Analisi delle reti sociali

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“Social Network Analysis”
Dott. Luigi Delle Cave
Corso di Sociologia urbana
Facoltà di Sociologia, Università di Napoli Federico II
Indice argomenti
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Definizioni
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Nascita e sviluppo dell’analisi delle reti sociali
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La descrizione delle reti sociali: alcuni concetti operativi
DEFINIZIONI
Social Network Analysis (SNA)
In uno specifico contesto relazionale formato da un insieme di soggetti detti nodi (unità
statistiche), la social network analysis consiste in un insieme di tecniche finalizzate a misurare le
relazioni sociali che scaturiscono da legami di diversa natura (in caso di aziende: commerciali
con altre aziende e clienti, legami istituzionali …).
Le caratteristiche di questi legami possono essere usate per interpretare il comportamento sociale
delle persone coinvolte nelle relazioni.
Il valore aggiunto della SNA rispetto all’approccio standard delle scienze sociali i si basa
sull’importante assunzione che il comportamento di un attore influenza quello degli altri.
Secondo i teorici dell’SNA è sensato e significativo considerare anche le interazioni tra i membri
di un determinato gruppo di appartenenza quali variabili responsabili di un preciso
comportamento e processo decisionale.
DEFINIZIONI
Social Network Analysis (SNA)
Rete sociale di un individuo
insieme degli scambi di relazioni tra le persone che si conoscono reciprocamente.
L’individuo è immerso in una rete di rapporti sociali multidimensionali.
L’individuo non è considerato come un’ unità a sé stante, ma come un soggetto sociale
che interagisce con il mondo che lo circonda, influenzandolo e/o restandone
influenzato.
Excursus storico dell’analisi delle reti sociali
Tre linee principali sono riconoscibili nell’albero genealogico dell’attuale
analisi delle reti sociali (da intendersi non comprensiva della modellazione):
1)Studiosi della teoria della Gestalt (Kohler, 1925) la quale, passando
attraverso la sociometria e le analisi delle dinamiche di gruppo, raggiunsero
la teoria dei grafi
2) Ricercatori di Harvard degli anni Trenta che, studiando le relazioni
informali, dimostrarono l’esistenza di sottogruppi coesi;
3) Antropologi di Manchester, che furono i primi a utilizzare il concetto di
rete in maniera sistematica.
Dalla Gestalt all’analisi sociometrica
e teoria dei grafi
Kurt Lewin, Jacob Moreno, Fritz Heider negli Stati Uniti diventano prestigiosi
esponenti di una psicologia sociale influenzata dalla Gestalt.
Obiettivo delle loro ricerche: individuare i modi in cui le relazioni di gruppo delle
persone funzionavano sia da limitazioni che da opportunità per le loro azioni e quindi
per il loro sviluppo psicologico personale.
B
F
Il sociogramma di Moreno = strumento
per rappresentare le proprietà formali
delle configurazioni sociali. Geometria
spaziale: individui = “punti” e loro
reciproche relazioni = “linee”.
A
C
E
D
Dalla Gestalt all’analisi
sociometrica e teoria dei grafi
La teoria del “campo” di Lewin
-Interesse per le relazioni tra gruppo e ambiente, elementi che rientrano in un
unico campo di relazioni.
-Le proprietà strutturali di questo spazio sociale possono essere analizzate con le
tecniche matematiche della topologia e della teoria degli insiemi.
Il modello del campo descrive le interdipendenze causali e interattive nelle
configurazioni sociali. Il campo sociale è visto come insieme di “punti” collegati
da “percorsi”.
Punti = singole persone con i loro scopi e le loro azioni;
Percorsi = sequenze interattive o causali che le collegano.
Dalla Gestalt all’analisi
sociometrica e teoria dei grafi
Cartwright e Harari applicano la teoria dei grafi ai comportamenti di gruppo.
Idea basilare
I gruppi sono rappresentati come collezione di punti collegati da linee. Il
sociogramma o grafo rappresenta la rete di relazioni interpersonali effettive tra i
membri di un gruppo.
Importante novità: costruzione di grafi “dotati di segno”, “orientati”.
Strutture sociali complesse = costituite dall’insieme e dalla sovrapposizione di
strutture semplici, definite da “triadi”.
Simmel (1908) = diadi e triadi come mattoni costitutivi della società.
I ricercatori di Harvard
degli anni Trenta e Quaranta
Obiettivi di ricerca
individuare tecniche adatte a rivelare la struttura di sotto-gruppi di cui ogni sistema
sociale è caratterizzato e per i quali fossero disponibili dati relazionali.
Rilevanza degli studi di Warner e Mayo
-indagine sulla produttività dei lavoratori della centrale elettrica di Hawthorne di
Chicago che dimostrò il ruolo cruciale della struttura delle relazioni informali
(coinvolgimenti interpersonali nei giochi, battibecchi, contrattazione delle varie
incombenze, prestazioni di aiuto, amicizie, antagonismi) nel gruppo di lavoro.
Importante l’identificazione di sottogruppi: “gruppo in prima linea” e “gruppo in
retrovia”.
-studio sulla comunità del New England, “Yankee City” (idea della “nostra
compagnia”, “nostra cerchia” diffusa tra gli intervistati): l’integrazione degli individui
nella comunità avviene attraverso le relazioni informali non solo attraverso le relazioni
formali dell’economia e del sistema politico.
La scuola di Manchester
Dipartimento di Antropologia Sociale della Manchester University
John Barnes, Clyde Mitchell e Elizabeth Bott
Max Gluckman
Fondatore riconosciuto della Scuola di Manchester, studiò i mutamenti
dell’Africa coloniale e post-coloniale con particolare interesse all’ importante
ruolo giocato dal conflitto e dal potere nel mantenere o nel trasformare le
strutture sociali.
Conflitto e potere
Elementi integranti di ogni struttura sociale. Fu il primo a utilizzare
esplicitamente il concetto di rete per meglio descrivere il tessuto di legami di
interdipendenza che spiegano la solidità delle strutture comunitarie.
La rete totale di Barnes e i suoi sviluppi
Interesse per lo studio delle relazioni informali di parentela, amicizia, vicinato.
Dall’analisi di una comunità norvegese (1954) individuò tre campi di relazioni:
1) relazioni sociali che nascono dal contesto lavorativo
2) relazioni sociali che nascono dall’insediamento territoriale
3) relazioni basate su parentela, amicizia e vicinato
Rete Totale
“Totalità della vita sociale come un insieme di punti (gli individui) collegati da
delle linee (le relazioni)”.
Rete parziale
Sfera informale delle relazioni, vista come una parte, della rete totale.
La sistematizzazione di Mitchell
Mitchell (1969)
Riprende e rielabora il concetto di rete interpersonale di Barnes.
Definisce la rete sociale come
“insieme di legami personali che gli individui hanno con un insieme di persone e i
legami che queste persone hanno a loro volta fra di loro”.
Introduce una serie di concetti che descrivono la qualità delle relazioni coinvolte:
reciprocità = grado in cui la transazione o l’orientamento è ricambiato
intensità = forza degli obblighi di una relazione
durata = misura di quanto siano durature le relazioni
densità = grado di completezza del network = misura in cui tutte le relazioni
possibili sono di fatto presenti.
Anni ’60 – ’70
La scuola di Harvard
La Social Network Analysis diventa un metodo di analisi strutturale.
Elementi innovativi:
- sviluppo dei modelli algebrici dei gruppi per rappresentare legami di parentela
e altre relazioni;
- sviluppo di metodologie multidimensionali
Mark Granovetter: Getting a Job, 1974
Studia i processi con cui le persone acquisiscono informazioni sulle occasioni
di lavoro attraverso i loro contatti sociali informali.
La forza dei “legami deboli” nella trasmissione delle informazioni: “i conoscenti hanno
più probabilità degli amici stretti di fornire informazioni di lavoro”.
I legami deboli sono capaci di dare accesso ad un numero maggiore o più diversificato di
informazioni (meccanismo del “social learning”) di quelle normalmente accessibili
tramite i legami “forti” (parenti e amici stretti).
Alcuni pregi dell’analisi dei reticoli
1) la SNA permette di operativizzare una metafora e quindi di affrontare il
tema dell’esistenza concreta di reticoli e della loro rilevazione e descrizione
analitica.
2) l’analisi quantitativa permette il controllo empirico di ipotesi sulle forme, i
contenuti e le regole a volte implicite della relazione;
3) le ipotesi diventano più specifiche, meno generiche e costringono il
ricercatore ad una maggiore pulizia concettuale a causa della necessità di
adottare criteri operativi;
4) l’impiego dei diversi indici messi a disposizione dalla NA permettono di
studiare le proprietà strutturali di reticoli molto ampi, passando dalla
dimensione micro alla dimensione macro;
5) l’impiego del calcolo delle probabilità, utilizzato per confrontare tra loro
reti empiriche e modelli, permette di constatare il grado di adattamento, di
generalizzazioni e semplificazioni descrittive;
6) l’impiego di tecniche di simulazione può aiutare a trarre previsioni di
comportamento degli attori, partendo dalla descrizione delle loro posizioni
strutturali.
Alcuni limiti dell’analisi dei reticoli
1) Il rapporto tra concetti operativi e teorie sottostanti spesso risulta debole,
poco realistico o non adeguatamente specificato;
2) la ricchezza dell’apparato tecnico-analitico contrasta con la modestia dei
risultati sostanziali, sia teorici che empirici;
3) la modestia dei risultati empirici è in parte determinata dalla difficoltà di
rilevazione sul campo dei dati relazionali.
4) scarsità delle basi informative sulle reti complete;
La descrizione della struttura di rete
Enfasi della letteratura sugli aspetti di descrizione della “static network
structure”.
Migliore trattazione presente nel testo di Wasserman e Faust (1994), ma anche
Scott, 1997 (in italiano).
1) Attributi e dati relazionali
2) Reti egocentrate
3) Reti primarie e reti secondarie
4) Reti totali
Alla ricerca di dati relazionali
L’analisi delle reti sociali è emersa come un insieme di metodi per l’analisi
delle strutture sociali, metodi rivolti in particolare all’indagine relativa agli
aspetti relazionali di tali strutture.
L’impiego di questi metodi, dunque, dipende dalla disponibilità di dati
relazionali piuttosto che di attributi.
Chiesi, 1996:
“l’approccio classico della survey tratta l’individuo come un soggetto isolabile
dal suo contesto sociale, di cui conserva alcune caratteristiche, le quali
vengono concepite in modo statico, come degli attributi, che prendono la
forma di variabili individuali e alcune di queste riguardano eventualmente la
disposizione dell’individuo a intrattenere rapporti sociali. L’approccio di rete,
invece, rovescia la prospettiva: lo scopo è di raccogliere dati su qualche tipo
di relazione concreta tra individui e stimare le caratteristiche individuali sulla
base della forma delle relazioni”.
Attributi
Attributi:
possono essere ascritti (sesso, età, razza, ecc.) o acquisiti (posizione lavorativa,
istruzione, ecc.); si riferiscono inoltre agli atteggiamenti, alle opinioni e ai
comportamenti di individui o gruppi: tali attributi vengono considerati come
proprietà, qualità o caratteristiche appartenenti ai soggetti agenti. Infatti le
informazioni raccolte attraverso sondaggi e interviste, vengono considerate
semplicemente come attributi di singoli individui, suscettibili di essere
quantificati e analizzati attraverso le molte tecniche statistiche disponibili.
I metodi appropriati agli attributi sono quelli dell’analisi delle variabili, in cui gli
attributi stessi sono misurati come valori di particolari variabili (reddito,
occupazione, istruzione, ecc.).
Dati relazionali
Dati relazionali:
I dati relazionali si riferiscono ai contatti, ai vincoli e ai collegamenti, alle
appartenenze e agli incontri di gruppo, che mettono in relazione un attore con
l’altro e non possono quindi essere ridotti a proprietà degli stessi individui agenti.
Le relazioni non sono caratteristiche degli attori considerati singolarmente, ma di
sistemi di attori; esse collegano coppie di individui in più ampi sistemi di
relazioni.
I metodi appropriati ai dati relazionali sono quelli dell’analisi delle reti, in cui le
relazioni sono esaminate in quanto esprimono i legami che intercorrono fra gli
attori.
Spostamento dell’interesse teorico da un’ipotesi che cerca di spiegare l’azione
sociale con le caratteristiche sociali (attributi) dell’individuo, ad un’ipotesi che
cerca di chiarire tale azione sulla base della struttura del reticolo di cui
l’individuo è parte (Chiesi, 1989).
Attori e legami
Wellmann e Berkowitz: “le strutture sociali possono essere rappresentate come
networks, cioè come insieme di nodi (o membri del sistema sociale) e come
insiemi di legami che indicano le loro interconnessioni”.
Il termine attore sociale indica un tipo distinto di entità che compone uno
specifico network, il quale può essere rappresentato da:
Persone;
Gruppi;
Organizzazioni;
Aggregati (comunità - nazioni).
I legami sono usati per rappresentare flussi di risorse, relazioni di amicizia,
trasferimenti, o altre relazioni strutturate tra nodi.
Rete egocentrata
(Ego network)
Reti egocentrate
L’analisi della rete avviene partendo da individui focali, chiamati ego.
L’obiettivo è di studiare come le reti sono percepite dagli individui che ne sono
al centro.
La rete è considerata a partire da una persona, dalla percezione che essa ha di
quelli che le stanno intorno (parenti, amici, vicini), dalle sue strategie di ricerca
di aiuto.
Ogni ego, riferisce su un insieme di alter a cui è
legato e sul tipo di legame.
Studio degli effetti delle differenze in dimensione,
composizione e molteplicità delle relazioni
personali di un individuo (benessere sociale, social
support, condizioni di salute, posizione nel
mercato del lavoro, carriera).
L’utilizzo dell’informazione sulla rete
egocentrata
- Analisi del sistema di influenza delle reti sui comportamenti individuali;
- Introdurre il concetto dell’interazione sociale all’interno dei meccanismi
esplicativi dei comportamenti individuali;
-Studiare se individui che riconoscono reti sociali con caratteristiche
identificative diverse hanno adottato comportamenti diversi.
Obiettivo: formulare un modello in cui il comportamento del singolo individuo
risulti funzione sia del suo stato individuale che di una matrice di riferimenti e
di concreti scambi, rilevata con il network.
Reti primarie (informali)
Le reti sociali primarie (o reti informali) sono quelle unità di vita sociale che
raggruppano delle persone, le quali si conoscono e sono unite le une alle
altre da legami di parentela, di amicizia, di vicinato o di lavoro.
Reti basate su legami forti che favoriscono l’accesso a risorse non
strumentali, meno tangibili, quali affetto, sicurezza, protezione, appoggio
psicologico, così come favoriscono l’accesso a quei beni e servizi anche
materiali, la cui erogazione richiede un alto coinvolgimento affettivo e un
elevato grado di intimità, di confidenza.
1) E’ un raggruppamento “naturale” di individui: i legami che uniscono i
nodi della rete sono di natura affettiva, positiva o negativa, piuttosto che
funzionale.
2) E’ un insieme dinamico e suscettibile di fluttuazioni nel tempo, in
funzione alle relazioni interpersonali che si creano in base alle circostanze.
3) Sono basate sulla reciprocità.
Reti secondarie (formali)
Le reti secondarie formali sono costituite dalle istituzioni sociali, che hanno
una esistenza ufficiale. Sono strutturate in modo preciso, svolgono funzioni
specifiche o forniscono sevizi particolari.
1) Non si costituiscono in modo naturale: la loro esistenza è connessa a una
precisa funzione sociale (imprese, comunità religiose, enti);
2) Sono determinate dai ruoli ricoperti dai diversi attori (operatori sociali,
clienti, ecc. );
3) Non sono caratterizzate da scambi di reciprocità, ma da scambi fondati sul
denaro o sul diritto.
4) Sono in funzione dei servizi da fornire o da ricevere.
Rete totale
Le ricerche sulla rete totale, hanno lo scopo di descrivere le relazioni che
legano tutti i membri di un sistema sociale.
Questi studi cercano di tracciare una mappa delle relazioni che legano i
membri di un sistema sociale.
In particolare cercano di studiare gli effetti strutturali di questi legami
sui flussi di risorse, in altre parole come diversi modelli di legami, nei
sistemi politici ed economici, allocano risorse in modo diverso. Alcune
delle più interessanti applicazioni di questo approccio si sono avute nel
campo della organizzazione economica; oggetto di indagine è stata la
struttura dei legami fra unità di vasta scala: grandi società,
multinazionali, gruppi di interesse, ecc. (Piselli, 1995).
Alcuni riferimenti bibliografici
Chiesi, A.M. (1999), L’analisi dei reticoli, Franco Angeli, Milano.
Corbisiero F. (2007), Social network analysis: princìpi e metodi, Franco Angeli.
Lomi A. (a cura di) (1997), L’analisi relazionale delle organizzazioni. Riflessioni
teoriche ed esperienze empiriche, Il Mulino, Bologna.
Piselli F. (a cura di) (1995), Reti. L’analisi di network nelle scienze sociali, I
centauri, Donzelli Editore, Roma.
Piselli F., La prospettiva della network analysis e le migrazioni, Sociologia
urbana e rurale, n. 58, 1999.
Scott J. (1997), L’analisi delle reti sociali, edizione italiana a cura di Enrica
Amaturo, NIS, Roma.
Wasserman S., Faust K. (1994), Social Network Analysis. Methods and
Application, Cambridge University Press.
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