Sociologia Ambiente e Territorio I

Materiale in consultazione utilizzato nel corso
delle lezioni
F.Callai
Università Scienze Politiche
Cagliari
Sociologia Ambiente e Territorio
Benedetto Meloni
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Benedetto Meloni
Dimensione territoriale e progetto
Ragionamenti di scenario
cos’è un territorio come sistema locale
Tre diversi livelli di sistema locale territoriale (A. Pichierri):

Un livello sociografico (livello atlantizzabile) delimitato da confini
e separato rispetto a un sistema più vasto, sia dal punto di vista
fisico che dal punto di vista storico: sistemi naturali, confini fisici,
ambientali, popolazioni, regioni storiche, confini amministrativi.
Questo livello caratterizzato dai confini esiste anche perché spesso,
ma non sempre, oggetto di politiche e interventi:Regioni, Provincie,
Comunità Montane, Gal, ATO, Comuni
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Dimensione territoriale e progetto
Ragionamenti di scenario
Un secondo livello di sistema territoriale è dato dall’esistenza di fattori
originari,
 di specificità, economiche, culturali (per es. sistemi agrari: cascina
latifondo; sistemi urbani: città barocche, medioevali; agroalimentari….

di identità collettive: “sistema locale per sé”, che si caratterizza per
appartenenza consapevole, in qualche maniera riconosciuta anche
all’esterno.

Nel pensare lo sviluppo bisognerebbe prestare attenzione a questa
dimensione frutto di lunghe tradizioni, quali le regioni storiche della
Sardegna, che per lungo tempo hanno costituito unità territoriali
contraddistinte da economia, cultura: il territorio come oggetto di
sviluppo.
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Dimensione territoriale e progetto
Ragionamenti di scenario

Le specificità sono frutto di un lungo processo di adattamento umano a un
determinato territorio: gli uomini costruiscono paesaggi, beni architettonici,
ma selezionano anche specie animali e vegetali uniche, le uniche possibili,
non intercambiabili.

Vantaggi comparati: i beni specifici ambientali, artistici, agro-alimentari di
cui godono i territori costituiscono risorse per lo sviluppo perché essendo
beni non riproducibili permettono di difendersi dalla concorrenza.
NB: tutti i territori presentano specificità, tuttavia risorse e saperi spesso si
presentano in maniera dispersa, sono poco conosciuti e non valorizzati,sono
spesso dispersi
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Dimensione territoriale e progetto
Ragionamenti di scenario

I progetti non si pongono mai dall’esterno, ma devono fare emergere il per
sé di quelle regioni in termini di identità territoriale. In questo senso è
possibile affermare che le esperienze progettuali servono a rafforzare il “per
sé dei luoghi”, sia verso l’interno che verso l’esterno

La giusta conoscenza e messa in valore del luogo per se è la
precondizione di un progetto locale: in questo senso, la scuola di De
Matteis ha utilizzato il concetto di capitale sociale territoriale, in un’accezione
che tende a connettere le specificità territoriali con quelle economiche,
sociali e culturali.

Il carattere antropizzato dei luoghi è fonte di identificazione di piccole e
grandi differenze che possono pesare sulle dinamiche dello sviluppo, come
forme di ancoraggio a risorse specifiche (C. Donolo)
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Dimensione territoriale e progetto
Ragionamenti di scenario

Esiste poi un terzo livello: il territorio si pone come soggetto di
sviluppo, come attore collettivo, come complessa interazione fra attori,
diventa un sistema locale. Non è solo un territorio geograficamente definito,
con una sua identità e le sue specificità, ma anche un’amalgama territoriale
di economia e società che mette in rete specificità e soggetti, che in
tempi successivi evoca, cerca e si afferma con una sua rappresentanza
politica (governance).

Ossia un percorso di auto-costituzione come soggetto e attore unitario,
strutturato socialmente, effettivamente abilitato a decisioni e capace di
strategie. In questo senso si indirizzano le azioni di distretto
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Dimensione territoriale e sviluppo locale
L’assunzione del territorio come oggetto e soggetto di sviluppo fa emergere la
centralità e la specificità delle azioni di sviluppo locale e territoriale:





Si può valorizzare l’ambiente, fare uso intelligente dei beni culturali,
valorizzare le produzioni agro-alimentari solo se si migliorano le capacità di
coordinamento
Non c’è nessun soggetto privato che da solo possa valorizzare il territorio
in questa chiave
Non c’è nessun soggetto pubblico che possa farlo da solo
Se agissero come singoli potrebbe essere persino inutile
L’integrazione progettuale e lo stare in rete costituisce la precondizione
per uno sviluppo locale durevole.
F.Callai
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I diversi approcci allo sviluppo
Il modo di leggere, di pensare la dimensione locale è centrale in
qualsiasi progetto di sviluppo. Esso si presta ad usi sociali, politici e
culturali assai diversi.
 Pensare il territorio e lo sviluppo non è solo un'operazione di
ingegneria economico sociale, ma assume e genera visioni
d’insieme che hanno a che fare con modi specifici di costruzione di
rapporti e identità locali e regionali.

NB: pensare lo sviluppo (vedi il caso della scorciatoia
dell’industrializzazione in Sardegna) implica la messa in moto della
costruzione di un'identità locale collettiva.
F.Callai
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Gli approcci
L’azione progettuale che si voglia rapportare alla dimensione locale dello
sviluppo metodologicamente attrezzata deve evitare due approcci, due
rischi, che contraddicono l’assunzione del territorio come articolazione
interconnessa dei tre livelli:

la mitizzazione della tradizione e delle appartenenze locali come
naturalmente (e solo esse) capaci di produrre agire comunitario, solidarietà
tra gli individui, regolazione sociale basata sul consenso. L'identità
territoriale costituisce in questo caso l'insieme dei caratteri che servono a
definire una comunità e i suoi individui in contrapposizione con altre
comunità ed altri valori. È un approccio che esalta un localismo autarchico
che tende a proteggere un microcosmo in una chiusura difensiva, per la
Sardegna su connottu, l’esaltazione della cultura della diversità, della
cultura resistenziale;

l’esaltazione della modernizzazione come strumento per superare
l'arretratezza, considera la tradizione e le appartenenze locali tradizionali un
ostacolo allo sviluppo. Una modernizzazione così intesa è stata essa stessa
elemento di freno allo sviluppo.
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Gli approcci

Ciò che accomuna le due rappresentazioni, quella dei nostalgici del tempo
che fu e quella dei detrattori del presente, è per quanto riguarda la
Sardegna l'uso dello stereotipo del concetto di isolamento, così come il
ricorso alle categorie dell’arcaico e dell’immobilismo per spiegare la storia
della Sardegna.

Perché quest’immagine di società arcaica è andata prendendo piede? Più
che rispondere ad una realtà di fatto è in qualche maniera il prodotto di un
lavoro intenso, organizzato, posto in atto da gruppi intellettuali e dirigenti
politici impegnati a sostenere la funzione strategica di questa diversità, sul
versante delle rivendicazioni e della gestione delle risorse pubbliche
connesse alle politiche della diversità.
F.Callai
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L’ approccio territorialista
Accanto a queste due rappresentazioni, apparentemente contrapposte, in
realtà entrambe improntate ad azioni dall’alto molto simili, è andata
facendosi strada un'attenzione alla dimensione territoriale intesa come


dimensione materiale e culturale,
in parte esistente ma in gran parte da costruire.
Una dimensione territoriale attenta



alle risorse e ai saperi frutto del lento stratificarsi delle relazioni tra
popolazione e territorio,
all’integrazione dei saperi dispersi da mettere in rete
all'interconnessione sociale: reti sociali, capitale sociale, meccanismi di
regolazione non scritti: il sistema locale come attore collettivo.
F.Callai
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L’ approccio territorialista
Filone di indagine e intervento sullo sviluppo locale che, a partire dagli anni
Settanta, pone in risalto



la dimensione spaziale e territoriale (quindi locale) come variabile
esplicativa dei processi di crescita (le tre Italie, i Distretti di Bagnasco)
l’importanza della configurazione socioculturale endogena ereditata dal
passato per spiegare le diverse modalità regionali e locali di ingresso
nei percorsi di sviluppo (G. Becattini, G. Bianchi, 1982).
centralità originaria delle economie delle regioni storiche che
caratterizzano la realtà italiana e regionale delle “società locali originarie”
(Sabel, 1989): specifici modi di produzione, sistemi di relazione (familiari e
di parentela), situazione culturale ed ambientale della comunità o di aree
omogenee come fattori per la comprensione dei distinti sistemi territoriali e
delle capacità locali di adattamento ai mutamenti provenienti dall’esterno.
F.Callai
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L’ approccio territorialista

Le ricerche sulle dinamiche sociali dello sviluppo locale focalizzano l’analisi
non solo sulla compresenza in uno stesso territorio di specifiche economie,
ma soprattutto sui processi di integrazione e interconnessione sociale,
su quella che Becattini ha individuato come “la comunità delle persone”:
il sitema è attore sociale collettivo.

N.B. Il che significa che l’ economia funziona perché gli attori sono
tra loro interrelati, anche da rapporti fondati sulla conoscenza,
l’appartenenza, la condivisione di identità.

Ecco perché il corso parla di “tracce di comunità”
F.Callai
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Fattori sociali delle sviluppo nella progettazione
delle azioni di sviluppo locale

Se si accetta questo assunto della dimensione sociale dello sviluppo
emerge: il ruolo dei fattori non economici e del contesto istituzionale, il ruolo
del capitale umano e soprattutto la portata del capitale sociale e della
fiducia che possono considerarsi le precondizioni immancabili dei progetti
di sviluppo locale.

Ne deriva che nelle politiche e pratiche di sviluppo locale (Progetti integrati,
Patti Territoriali, Progetti pilota, etc.) particolare attenzione dovrebbe essere
data alla combinazione degli interventi strutturali con le dinamiche
sociali.

In quest’ottica, le azioni sul sociale e le metodologie in grado di
sostenere i processi di empowerment favorevoli allo sviluppo di capitale
sociale (progettazione partecipata, tavoli sociali, animazione allo sviluppo
etc.) dovrebbero integrarsi nel progetto e non avere un ruolo esornativo e
rituale.
F.Callai
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Strumenti

Per avere successo e non essere ulteriore occasione di spesa
improduttiva e assistenziale, l’intervento a sostegno dello sviluppo
locale debba essere
integrato
 concertato
 partecipato

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Strumenti
Integrazione

Il problema dello sviluppo va affrontato in modo integrato, agendo
contemporaneamente su più fronti e contenuti: integrazione verticale di
tipo economico e per filiera (dalla produzione alla valorizzazione);
integrazione orizzontale (tra filiere, riqualificazione del territorio e
dell’ambiente)

Dal punto di vista delle scelte strategiche, questa convinzione deve
orientare fortemente le scelte non verso generiche e ordinarie attività, ma
verso quelle che per la loro natura sono strettamente connesse al
territorio e sono quindi capaci di realizzare un rafforzamento e
valorizzazione della tradizione e la sua innovazione.
F.Callai
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Strumenti
Concertazione

L’elemento costitutivo dello sviluppo è costituito dalla capacità dei
soggetti istituzionali di avviare e condurre processi di sviluppo condivisi
che mobilitino risorse, soggetti e competenze spesso disperse

L’intervento integrato a livello territoriale deve basarsi sulla concertazione
tra i decisori pubblici (amministratori locali), gli operatori privati, i vari
soggetti che formano il cosiddetto «terzo settore» (organizzazioni di
volontariato, imprese sociali ecc.).
F.Callai
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Strumenti
Concertazione

NB: la logica dell’intervento congiunto implica che lo Stato, le istituzioni
facciano un passo indietro rispetto alla presunzione (spesso dimostratasi
inefficace in passato) di poter elaborare e realizzare, con le sole proprie
forze, progetti capaci di orientare lo sviluppo verso obiettivi prestabiliti. Ora,
piuttosto, il momento pubblico si propone come catalizzatore e
coordinatore di energie che provengono da più parti: dal pubblico stesso,
nelle sue articolazioni centrali e locali, ma anche da diversi tipi di operatori
individuali o associati.

Le istituzioni svolgono una funzione di coordinamento e fissano le regole
appropriate, non sostituiscono i privati come operatori di sviluppo.
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Strumenti
Partecipazione



In coerenza con ciò, e per rendere più efficace il processo, la partecipazione
diretta dei soggetti interessati alla elaborazione e alla gestione dei
programmi di intervento diventa un prerequisito indispensabile per il
successo. Le iniziative possono incidere positivamente sulla situazione nelle
zone di crisi solo se sono in grado di suscitare energie sociali ed
economiche, mobilitando attori sociali capaci di svolgere una funzione
trainante. L' obiettivo è
stimolare chiunque abbia risorse, abilità e conoscenza, capacità di iniziativa,
volontà e intelligenza per mettere in gioco ciò di cui dispone e
"scommettere" sul successo delle proprie iniziative,
rafforzare l'idea progettuale attraverso la connessione tra il livello della
razionalità programmatica e tecnica e quello del sapere diffuso legato
alla razionalità sociale locale.
F.Callai
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Strumenti

La partecipazione quindi non è solo una procedura, quanto un obiettivo
di un progetto: è sì l'avvio di un processo ma è anche il fattore che
moltiplica le risorse, perché facilita la condivisione e la trasmissione delle
conoscenze, la costruzione di un'identità locale collettiva.

Rafforza il capitale sociale necessario per lo sviluppo, attraverso il
coinvolgimento attivo e anche emotivo della popolazione. La valorizzazione
delle risorse delle territorio passa attraverso il loro riconoscimento fino ad
arrivare alla rivitalizzazione delle risorse materiali e immateriali e al
rilancio simbolico di un'area.
F.Callai
Benedetto Meloni
Governance come strumento e
come obiettivo
Il risultato della messa in atto strutturata e consapevole dell’insieme degli
strumenti basati su integrazione, concertazione e inclusione
progettuale, è lo strutturarsi di forme di governance adeguate.
All’interno dello sviluppo locale integrazione, concertazione e partecipazione
non sono attuate come azioni singole, pensate sporadicamente, ma
come azioni interconnesse che durano nel tempo, che puntano su una
sorta di pedagogia della governance, strutturata a partire dal singolo
contesto e dalla sua storia e per singole realtà culturali
F.Callai
Benedetto Meloni
Governance come strumento e
come obiettivo
La somma delle azioni legate alla progettazione integrata strutturano
quindi nel tempo
 non forme istituzionali nuove,
 ma relazioni tra soggetti che durano nel tempo,
 che contengono sia elementi spesso informali di governo (regole condivise,
obiettivi condivisi),
 sia elementi formali (patti, protocolli), che strutturano il territorio come
soggetto di azione.
Se io penso la progettazione in questo modo creo capitale sociale,
autoalimento e riproduco costantemente le condizioni della governance

La governance può essere definita un processo condiviso e consapevole di
gestione delle decisioni, finalizzato a obiettivi specifici di sviluppo.
F.Callai
Benedetto Meloni
Governance come strumento e come obiettivo
La governance rimanda in prima istanza alla integrazione progettuale dei
contenuti (cluster di imprese o distretto).
 Il processo coinvolge attori di diversa natura: amministratori locali,
istituzioni sovralocali, attori economici. In questo senso realizza una forma
di relazione multi-attoriale.
 La dimensione fondamentale in cui si realizza, soprattutto nei progetti di
sviluppo locale, è la costituzione di partenariati di tipo socio economico,
attraverso un accordo formalizzato tra gli attori veri dello sviluppo locale
(protocolli di intesa).
 Ciò rimanda alla costituzione di un soggetto territoriale della
governance (Gal, Agenzia di sviluppo, Distretto).
F.Callai
Benedetto Meloni
Governance come strumento e come obiettivo

In virtù di queste stesse caratteristiche, la governance è capace di
condurre a meccanismi e processi di governo in un contesto locale e
può ben essere definita come una forma di integrazione e strutturazione di
un campo pluralistico di interessi, finalizzata a costruire strategie
coerenti e unitarie: un progetto del territorio.

Per analoghe ragioni, è anche un meccanismo strutturato e flessibile di
pilotaggio, efficace nell’innescare fasi non solo di progettazione, ma anche
di implementazione, gestione e valutazione: cabine di pilotaggio, tavoli.

In definitiva è il carattere di integrazione plurilivello che dura nel
tempo il tratto sostanziale della governance: ciò che permette al
territorio di essere soggetto collettivo.
F.Callai
Benedetto Meloni
Cos’è lo sviluppo locale?
È un progetto condiviso
Lo sviluppo locale nasce dal territorio e deve essere inteso come il
risultato della capacità di valorizzare in modo integrato l'insieme delle sue
risorse potenziali, materiali e immateriali.
 Le risorse sono, tuttavia, reali e sono un’opportunità per lo sviluppo solo se
sono riconosciute come tali da una comunità locale, attraverso le azioni
di partecipazione ed empowerment. Il progetto del territorio è quindi
intrinsecamente connesso alle identità locali condivise, alla conoscenza e alle
azioni che portano al riconoscimento diffuso delle risorse territoriali da parte
degli abitanti.
 Lo sviluppo in questo senso va progettato con strumenti e
competenze adeguate. Passa attraverso il riconoscimento delle
specificità locali sono una risorsa fondamentale. I diversi sistemi
territoriali vanno pensati come differenti modelli di sviluppo.
 La
scommessa del futuro è riuscire a coniugare innovazione e
globalizzazione con i caratteri specifici di ogni contesto e la sua identità
esclusiva.

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È anche un’identità in costruzione

Puntare soprattutto sullo sviluppo locale, concertato e partecipato aiuta a
fare emergere l'identità positiva e condivisa di un territorio, in quanto
scenario per ricongiungere ambiente, storia, economia, società e
progetto futuro.
I territori e luoghi prendono forma e significato solo in relazione alla
cura che se ne ha, solo se diventano oggetti di una ricostruzione attiva e di
una reinvenzione. L'identità in quanto tale si costruisce, è un prodotto
culturale, cioè il risultato di uno sforzo di conoscenza condiviso, di
attribuzione di valore, di sistematizzazione e di acquisizione
consapevole.
 L'identità diventa così uno dei fattori essenziali dello sviluppo, perché è un
potente fattore di legame civico, che orienta e stabilizza le direzioni di un
governo e di una comunità. Ha un ruolo nell'orientare la volontà, le
ambizioni e gli obiettivi con cui le comunità guardano al proprio futuro,
perché definisce nuove compatibilità e nuovi bisogni collettivi, fornisce nuovi
strumenti di valutazione delle politiche

F.Callai
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Strumenti




Un esempio: i parchi
Un esempio di come possa emergere la questione della progettazione integrata,
concertata e partecipata è quello dei parchi.
Nel passato la filosofia dell'intervento pianificatorio in queste aree era fondata sull'idea
che tutela dell'habitat ed esigenze di sviluppo locale fossero sostanzialmente
inconciliabili. Ciò produceva Piani essenzialmente orientati a separare aree tutelate (con
vincolistica piuttosto rigida) dalle aree esterne (convincoli ambientali laschi o nulli).
Oggi i nuovi indirizzi di pianificazione delle aree naturalí sono ispirati all’idea di sviluppo
sostenibile, enfatizzando l'esigenza di conciliare l’attenzione per l'ambiente con la
dimensione economica e quella sociopolitica. Una politica di sviluppo sostenibile deve
valorizzare risorse culturali, istituzioni locali e comunità (compito di gestire le risorse
ambientali). Ciò significa che sviluppo locale e tutela del patrimonio naturale debbono
viaggiare congiuntamente. La partecipazione delle popolazioni, delle comunità, degli
organi di governo locali ai processi di pianificazione e di gestione delle risorse
ambientali sono condizioni irrinunciabili per evitare nuove forme di pianificazione calata
dall'alto, destinata dunque ad un sicuro insuccesso
F.Callai
Benedetto Meloni
Finalità delle azioni di sviluppo locale
Finalità delle azioni di sviluppo locale: creare beni pubblici locali
per la competitività (A. Pichierri)
Particolare categoria di beni localizzata
•
Materiali (ambiente, asili nido, scuole professionali, servizi alle
imprese, cooperative di servizi)
•
Tangibili (trasferimento tecnologico, formazione professionale);
•
Intangibili (capitale sociale, accordi formalizzati tra le persone,
fiducia, patti)
•
Finalizzati all’aumento della competitività indirettamente
(paesaggio, clima, qualità insediativa di un luogo)
•
Finalizzati all’aumento della competitività direttamente
(formazione, credito)
F.Callai
Benedetto Meloni
Finalità delle azioni di sviluppo locale
Beni pubblici locali per la competitività
•
•
Le azioni di sviluppo locale mirano a creare beni pubblici
locali per la competitività attraverso
•
Consenso e condivisione progettuale
•
Concertazione
•
Patti, regole su obiettivi specifici (GAL, Distretti, OP)
Le azioni di sviluppo locale mirano a mettere insieme attori con
interessi comuni o in contrasto, individuando beni comuni e terreni
comuni possibili di cooperazione, puntando sul consenso, sulla
fiducia, sul senso di appartenenza che possono evolvere in Local
Collective Competition Goods ed essere importanti quanto e più
delle infrastrutture fisiche e della diffusione della tecnologia.
F.Callai
Benedetto Meloni
Finalità delle azioni di sviluppo locale
Beni pubblici locali per la competitività
•
Solo una cooperazione formale ed informale e tra i diversi
livelli istituzionali e tra questi e gli attori collettivi privati
può portare alla creazione di beni collettivi dedicati,
ovverossia quei beni realizzati intenzionalmente per
perseguire un percorso di sviluppo di qualità.
•
Da ciò deriva la centralità di forme di governance adeguate
F.Callai
Benedetto Meloni
Finalità delle azioni di sviluppo locale
Finalità delle azioni di
sviluppo locale è creare beni individuali
socialmente utili: Diffusione sociale dalle capacitazioni (A. Sen)

L’ integrazione progettuale può svolgere un ruolo sinergico tra i settori e
i soggetti del sistema locale, per dare luogo a processi di sviluppo sostenibile
altrimenti irrealizzabili, in quanto incide sulla capacità di riorientamento
motivazionale.

La premessa vera di ogni sviluppo è costituita da una vasta diffusione
sociale dalle capacitazioni a ricoprire un ruolo attivo e consapevole nella
società, coerente con le proprie conoscenze , risorse e i propri obiettivi
esistenziali.
F.Callai
Benedetto Meloni
Finalità delle azioni di sviluppo locale
Finalità delle azioni di
sviluppo locale è creare beni individuali
socialmente utili: Diffusione sociale dalle capacitazioni (A. Sen)

La teoria delle capacitazioni può essere considerata una rivoluzione nel
campo dell'economia: riesce ad inquadrare meglio lo scopo a cui tendono
tutte le attività economiche, che non è solo quello di incrementare il
reddito, quanto quello di migliorare la qualità della vita tramite
l'acquisizione di nuove risorse, non solo materiali ma anche immateriali,
necessarie alla corretta definizione e al perseguimento di obiettivi
individualmente e socialmente significativi.
F.Callai
Benedetto Meloni
Finalità delle azioni di sviluppo locale
Empowerment
F.Callai
Benedetto Meloni
Interrogativo



A monte si pone questo interrogativo se le politiche pubbliche e le
politiche di sviluppo locale possano migliorare o indurre capitale
sociale, soprattutto laddove questo è debole.
Questo interrogativo è particolarmente pregnante se riferito alle diverse
realtà del Mezzogiorno, spesso descritte con i tratti comuni del
particolarismo e dell’assenza di solidarietà e fiducia diffusa. Secondo questo
paradigma, declinato nella letteratura sociologica come “familismo
amorale”, Banfield (1976 ).
Gli abitanti del Sud agirebbero in funzione della massimizzazione degli
interessi a breve termine del proprio nucleo familiare, avulsi e in
contrapposizione con gli interessi della comunità.
F.Callai
Benedetto Meloni
Interrogativo


Per la Sardegna, in particolare, si è parlato di “famiglia esclusiva” (Pinna
1971) caratterizzata dalla chiusura del singolo nucleo famigliare rispetto
all'esterno, «dal rifiuto di stabilire rapporti che superino il proprio ambito e
quindi anche dei rapporti comunitari» (invidia).
Il familismo è un’attitudine etica ed è anche amorale perché manca di
morale pubblica, nel senso che i principi di bene e male rimangono e
vengono applicati solo nei rapporti familiari. L'amoralità non è quindi relativa
ai comportamenti interni alla famiglia, ma all'assenza di ethos comunitario,
all'assenza di relazioni sociali morali tra famiglie, tra individui all'esterno
della famiglia:assenza di capitale sociale.
F.Callai
Benedetto Meloni
Interrogativo
Invece, il punto centrale nel pensare il capitale sociale, nella rilettura che ne
ha fatto Bagnasco, è capire





come ha origine il capitale sociale nel passaggio dalla società tradizionale
che si suppone ne sia ricca(?),a quella moderna; cosa si perde e cosa si
ristruttura;
come si forma oggi il capitale sociale nella società di piccola scala;
come le reti individuali strutturino relazioni stabili; come l'integrazione
sociale - anche indotta generi regole informali, norme, fiducia
interpersonale, fiducia istituzionale; come le azioni di governance possano
indurre “giochi cooperativi”;
soprattutto, come gli assetti istituzionali e le loro regole (in particolare
quelle relative all'accesso alle risorse pubbliche, quali la progettazione
integrata) possano essere compatibili con la crescita del capitale sociale
e possano stimolare le capacità di auto-organizzazione della società
civile.
F.Callai
Benedetto Meloni
Interrogativo



N.B. Quando si pone l’accento sull’ attitudine etica ereditata, sul familismo si
sottovalutata, come osserva Bagnasco, la possibilità - presente nella
formulazione di Coleman – “che la fiducia possa essere prodotta
dall'interazione sociale anche dove non c' è.
In questa direzione si può anche sostenere che l'attitudine a collaborare
può essere sviluppata dall'azione politica, dagli assetti regolativi
dell’economia posti in essere e dal successo stesso dell'interazione che ne
deriva.
La fiducia deriva meno da un serbatoio culturale e in misura
relativamente importante dalle interazioni di successo ripetute
F.Callai
Benedetto Meloni
Interrogativo

Se si pone l'accento sulla lunga durata e sulle culture originarie (familismo,
invidia..), si ha l'impressione che tutto sia stato scritto e che le politiche
pubbliche - a breve e a medio periodo - non servano (D. Cersosimo C.
Donzelli 1996 ).
Niente si dice sulla funzione di queste politiche per il passato più
recente soprattutto nel secondo dopo guerra: se esse abbiano influito sulla
manifestazione o consolidamento di certi tratti culturali o se siano state
persino in grado di generarli o rafforzarli
 "E' che le istituzioni stesse, nell'impatto con la società meridionale,
nell'interazione necessariamente svolta dal contesto, hanno creato quel
deficit di senso civico che poi si lamenta" (ivi p. 58)

F.Callai
Benedetto Meloni
Prime conclusioni
Alcune questioni chiave del tutto attuali in tema di sviluppo locale:




la necessità di adottare un approccio che ponga al centro le dimensioni
sociali dello sviluppo;
l’importanza decisiva del capitale umano, ma soprattutto del capitale
relazionale e del capitale sociale, come condizioni dei progetti di sviluppo
locale;
l’attenzione da accordare alla combinazione degli interventi strutturali con le
dinamiche sociali nelle politiche e pratiche di sviluppo locale
(informazione, formazione, governance, integrazione …);
l’utilità di interventi e metodologie in grado di sostenere i processi di
empowerment (diffusione sociale dalle capacitazioni) e di
governance favorevoli allo sviluppo e alla produzione di capitale sociale
(progettazione partecipata, tavoli sociali…), che si integrino nel progetto
senza limitarsi a un ruolo meramente esornativo e rituale.
F.Callai
Benedetto Meloni
Prime conclusioni
Da queste istanze propositive è altamente probabile, oltre che auspicabile, che
derivino interventi:

meno centrati sulle culture unificanti esplicatrici a senso unico
dell’arretratezza (familismo, invidia);

focalizzati più sulle regole e sulle pratiche;
orientati alla combinazione di risorse;
disponibili ai giochi di codici, piuttosto che alle norme uniche tradizionali;
aperti alla creazione di cultura e identità e non solo sedimentati sui codici
ereditati;
innestati sulla capacità di auto-organizzazione della società;
proiettati verso i risultati delle buone regole.





F.Callai
Benedetto Meloni
Prime conclusioni alcune regole del buon sviluppo di un sistema
locale
A questo punto, sulla base delle esperienze in corso, possiamo tentare di
suggerire in forma schematica, e senza pretese di esaustività, alcune
regole del buon sviluppo di un sistema locale, in grado di orientare in
un prossimo futuro un localismo virtuoso, che si proponga come capacità di
orientare lo sviluppo dal basso:
 Progettare
lo sviluppo: contrariamente a quello che a volte sembra, i
sistemi locali non sono formazioni spontanee, non sono funghi. Essi
vanno pensati e progettati già come sistemi, soprattutto qualora esistano,
esperienze e pratiche pregresse. Lo sviluppo locale è sempre meno un
evento “naturale” o spontaneo, che il mercato si limita a suscitare e
regolare. Richiede un progetto (Bagnasco ….). è uno “sviluppo costruito
(Zanfrini ….).
 Centralità
delle risorse endogene: il buon sviluppo locale non pone al
centro la ridistribuzione di risorse provenienti dall’esterno, ma
l’individuazione e valorizzazione di risorse locali: è cioè del tutto inclusivo
(tanto all’interno quanto all’esterno). Punta cioè sulla creazione di
vantaggi competitivi localizzati.
F.Callai
Benedetto Meloni
Prime conclusioni
 Un
buon sviluppo locale non si basa solo sulle risorse specifiche locali
ereditate, ma si attrezza nella direzione della valorizzazione e creazione di
beni comuni condivisi, che accrescono i vantaggi competitivi localizzati di
un sistema locale (materiali e immateriali).
 Dal
punto di vista qui assunto un buon sviluppo, se vuole contribuire alla
creazione di un sistema locale, deve generare o indurre beni relazionali.
Si tratta di un patrimonio che richiede tempo per essere creato e
riprodotto, ma fondamentale per le economie delle società locali. In altri
termini “la fiducia deriva meno da un serbatoio culturale e in misura
relativamente importante da interazioni di successo ripetute” (Bagnasco …).

A questo punto le relazioni fiduciarie e cooperative sono
attivatrici endogene di sviluppo.
F.Callai
Benedetto Meloni
Sociologia Ambiente e territorio
Un percorso per comprendere
la dimensione territoriale
 l’importanza delle variabili endogene
 le caratteristiche delle società locali che sono andate rapidamente
trasformandosi

Un percorso a partire dalla sociologia che si occupa di comunità
 sia come concetto
 sia in connessione con l’aggettivo locale
Un secondo percorso per vedere come il filone degli studi di
comunità nati per spiegare il mutamento delle società tradizionali
ci consenta di avere strumenti nuovi per comprendere le
società locali oggi
F.Callai
Benedetto Meloni
Il concetto di Comunità
Sociologia Ambiente e territorio 2°parte
Il concetto di comunità è stato usato dai classici per costruire
categorie interpretative
a partire dalle caratteristiche delle società tradizionali in
rapida trasformazione
 per capire ciò che si perdeva
 per apprezzare le differenze emergenti


Ciò che si perdeva: l’ottica è molto diversa dalla sociologia della modernizzazione,
non considera la società tradizionale da superare o negativa, ma si pone il problema
delle permanenze (compresenza di comunità e mercato).
Sono nate così copie concettuali che stanno alla base di molti
discorsi



comunità-società
status-contratto
tradizione-razionalizzazione
F.Callai
Benedetto Meloni
Il concetto di Comunità

Il concetto di comunità echeggia l’uso corrente: relazioni faccia a
faccia, coinvolgenti, esclusive, piccole unità sociali, naturali, non
artificiali, caratterizzate da fiducia, reciprocità, identità, appartenenza.
Si oppone al concetto di società.
Pur con una serie di contraddizioni orienta la ricerca.

Che cosa si perde nel passaggio?

La società è in grado di sostituirle?

Quale è il destino delle relazioni di comunità all’interno della
società moderna?
F.Callai
Benedetto Meloni
Il concetto di Comunità

Il termine presenta una seconda possibilità d’uso.
 Si
coniuga con locale. Fa riferimento a una società che si organizza
nello spazio, in uno spazio circoscritto (il paese, il distretto....).

Le ricerche di comunità hanno ripreso considerazione negli studi
recenti.
F.Callai
Benedetto Meloni
Il concetto di Comunità
Lavoreremo sui concetti seguendo due percorsi

1.
Tracce

Residui di comunità nella società attuale: non è ciò che interessa

Traiettorie che un rilevatore individua dopo la disintegrazione
del nucleo.
Il concetto è esploso a causa dell’uso ideologico, dicotomico, e ha
dato luogo a problematiche diverse, imparentate, che hanno a che
fare con la disintegrazione del nucleo centrale di comunità:

fiducia, capitale sociale, economia informale,
territoriale dello sviluppo, regolazione sociale
F.Callai
dimensione
Benedetto Meloni
Il concetto di Comunità
2.
Compresenza

È un altro concetto che consente percorsi di ricerca ed
esperimenti analitici.

Non si danno mai forme pure di comunità o società, ma
combinazioni (Weber) in forme storiche specifiche.
F.Callai
Benedetto Meloni
Il concetto di Comunità: Temi
1.
Tracce del concetto sociologico di comunità



2.
Il vecchio concetto sintetico non regge.
Emergono dalla disintegrazione problematiche parziali:
Economia informale, capitale sociale, distretti,fiducia, regolazione
sociale, concetti di comunità che vengono usati senza riferimento
al vecchio concetto.
Economia informale


Ricerca e mette a fuoco non tanto l’economia nascosta (illegale),
quanto le forme di produzione o gli scambi economici informali,
basati su fiducia, reciprocità, regolazione sociale, che esistono
accanto all’economia di mercato (rapporto)
Ciò ha permesso di allargare gli orizzonti di ricerca, l’interesse per
il micro, per le relazioni di tipo “comunitario” in forme diverse.
F.Callai
Benedetto Meloni
Il concetto di Comunità: Temi
3.
Capitale sociale (J. Coleman) termine più recente

Anche qui ritornano temi che hanno a che fare con fiducia
Reti di relazioni, usi analitici tesi a complicare l’approccio
all’economia e la lettura unilineare sulla base dello scambio di
mercato.

Si tratta di temi che richiamano la comunità:
La preoccupazione oggi per la perdita dei tessuti di relazione
autonomi, spontanei, microscopici che costituiscono il tessuto
connettivo della società (civic ness).
F.Callai
Benedetto Meloni
Il concetto di Comunità: Temi
4.
Distretti industriali. Piccola impresa

Per i sociologi il problema è stato quello di capire il tipo di società
locale all’interno della quale si sviluppa un certo tipo di economia,
la piccola industria data poco prima per spacciata.

Identità, fiducia, reciprocità, economia informale, capitale sociale,
tutte derivanti dal termine comunità, fanno parte della ricerca sui
distretti.
F.Callai
Benedetto Meloni
Comunità e mutamento
Lezione di un ciclo sul tema comunità locale e mutamento per vedere come
chiunque voglia studiare una comunità spazialmente circoscritta deve fare
i conti con le grandi visioni storiche analitiche, come fonte di ipotesi e
serbatoi concettuali alle quali attingere
(scatola degli attrezzi)
F.Callai
Benedetto Meloni
Comunità locale e mutamento

Il termine comunità nella tradizione sociologica si sposa con altri
due termini
Società
comunità e società
Locale
comunità locale
F.Callai
Benedetto Meloni
Comunità locale e mutamento

Si tratta di usi molto diversi
1.
Descrive rapporti, relazioni sociali senza che
per ciò esista riferimento a società concrete:
rapporti sociali confidenziali esclusivi.
Concetto
2.
Individua un tipo di studio su una struttura
sociale spazialmente circoscritta:
società che si organizza nello spazio.
Metodo monografico, tecniche di ricerca
F.Callai
Benedetto Meloni
Comunità locale e mutamento

L’uso dei concetti nei classici:
F. Tönnies, M. Weber, S. Maine, E. Durkheim, T. Parsons.
 Vedere come questo sia uno dei temi più classici della sociologia, sul
quale i classici si sono confrontati.
 La scoperta di questi concetti rappresenta senza dubbio lo sviluppo
più caratteristico del pensiero sociale del diciannovesimo secolo
 Uno sviluppo che va ben oltre i limiti del pensiero sociologico
(R. Nisbet p. 67).
 Per vedere come, via via, la contrapposizione comunità-società, pur
permanendo come schema concettuale (portato a esprimere grandi visioni, e
quindi come fonte di ipotesi interpretative),
 cede il passo a ipotesi basate sulla combinazione di società e comunità e
sulla compresenza, superando una visione positiva o negativa.
Questo è un modo per dar senso a una rilettura.
F.Callai
Benedetto Meloni
Comunità locale e mutamento

Restringimento del concetto di comunità e uso solo di quello di comunità
locale, che non è un concetto ma una scala di analisi, un metodo di
lavoro:
Parsons
usa comunità solo per indicare quel tipo di collettività i cui
membri condividono un’area territoriale come base delle
operazioni e delle attività giornaliere.
(Parsons, 1951 trad. it. P. 9 )
 Quello che importa anche a questo livello di analisi è vedere come la lezione
dei classici ci porti a evidenziare, a livello di relazioni e di regolazione locale, i
processi di compresenza, di combinazione.
 La comunità territoriale come luogo di intersezione. Nel mutamento sociale la
struttura originaria si combina con il contesto e con i fattori esogeni. Sono molte le
ricerche italiane su quest’argomento: Pizzorno, Piselli, Ardigò, Donati ….
F.Callai
Benedetto Meloni
Comunità locale e mutamento

C’è infine un altro aspetto che solo in parte deriva dalla
problematizzazione e dal raffreddamento del concetto di comunità.
Riemergere di concetti di comunità: tracce in ambiti
sociologici estranei agli studi di comunità.

Il problema degli schemi di regolazione della complessità nelle
nostre società (C. Polanyi, Ph. Schmitter).


Modelli generali: comunità, mercato,
funzionamento
1. solidarietà spontanea - reciprocità
2. competitività dispersa
3. controllo gerarchico - redistribuzione
stato:
principi
di
Bagnasco pone l’analisi al confine tra mercato, stato e società.
Nell’analisi del carattere del sistema basato sulla piccola impresa e
sull’economia diffusa individua più principi regolativi delle attività
economiche.
F.Callai
Benedetto Meloni
Comunità locale e mutamento

Altri temi legati una volta alla comunità sono quelli dell’identità, della
fiducia, delle reti sociali, del capitale sociale.

Altro tema connesso a questi è il rapporto tradizione-modernità nello
sviluppo.
Conclusione
Questa tematica ha lasciato e depositato molto nella storia delle
scienze sociali.
F.Callai
Benedetto Meloni
Comunità locale e mutamento

Metodologia di studio a scala ridotta delle “sociologie locali”, lette come
“formazioni sociali territoriali”, dotate di una relativa congruenza tra diversi
aspetti del sociale, ricostruibili come esito di combinazioni di principi di
strutturazione sociale, con regole e risorse combinate dagli attori
(A. Bagnasco, 1992 p.62)

La definizione e l’evoluzione dei concetti di comunità e comunità locale
portano a evidenziare che le relazioni sociali sono caratterizzate da forme di
combinazioni e compresenza di plurimi aspetti del sociale.
F.Callai
Benedetto Meloni
Uso classico dei due concetti di
comunità società
Ferdinand Tönnies (1887)

La formulazione definitiva dei due concetti nelle scienze sociali risale a F.
Tönnies che, alla fine del secolo scorso, introduce la tipologia
comunità - società come strumento fondamentale per la comprensione
del mutamento sociale.

Nisbet, che ritiene il concetto di comunità centrale nelle scienze sociali
osserva che Tönnies lo introduce e lo riscopre come critica all’economia
politica, la quale, esaltando l’impostazione contrattualista della
trasformazione in atto, non era in grado di cogliere gli elementi negativi di
questa trasformazione
F.Callai
Benedetto Meloni
Ferdinand Tönnies (1887)

È interessante osservare che per Tönnies l’introduzione di questa tipologia
fa da ponte col discorso corrente nel quale si evidenziano le
caratteristiche distinte di:
Comunità
Società
matrimonio - comunità di vita
società di vita –
(contraddizione in termini)
comunità di luogo, di fede,
di costume
società di profitto
F.Callai
Benedetto Meloni
Ferdinand Tönnies (1887)

In sostanza nel linguaggio corrente “ogni convivenza confidenziale, intima,
esclusiva viene intesa come vita di comunità; la società invece è il
pubblico, è il mondo. Il giovane viene messo in guardia contro la cattiva
società, ma parlare di cattiva comunità è contrario al senso comune.

Nel passaggio al linguaggio sociologico i due termini comunità e società
vanno intesi come “forme associative”, come “rapporti sociali strutturati”,
come “relazioni tra volontà umane”. Come “vita organica” = comunità;
come formazione meccanica=società.

La comunità deve quindi essere intesa come un “organismo vivente, la
società come un aggregato, un prodotto meccanico".

I concetti di comunità e società non sono separabili, dal momento che
sono costruiti per opposizione come elementi di un unico schema
interpretativo che assume in se elementi diversi.
F.Callai
Benedetto Meloni
Ferdinand Tönnies (1887)
COMUNITÀ
Comunità rimanda ai rapporti tra vicini, tra familiari,
rapporti di fiducia, caratterizzati dalla comunione di idee,
di pensieri, di vita.
SOCIETÀ
Società rimanda a distacco, lontananza, rapporti formali.
F.Callai
Benedetto Meloni
Ferdinand Tönnies (1887)
Conseguenze e implicazioni analitiche di questa diade per
Tönnies

La comunità così concepita serve a definire rapporti sociali più
direttamente connessi alla discendenza, alla vicinanza fisica o
spirituale:
comunità di sangue, madre-bambino, uomo-donna, la parentela. Il
riferimento ideale è alla famiglia, al gruppo umano fondamentale
comunità di luogo, il vicinato, comunità
comunità di spirito, l’amicizia, quest’ultima fondata sulla libera scelta,
avente un carattere non necessario.

Ciò che conta è il contenuto delle relazioni, non la loro spazializzazione.
F.Callai
Benedetto Meloni
Ferdinand Tönnies (1887)
Sono due le categorie che servono a spiegare il cambiamento sociale:


l’emergere dell’individuo rispetto a qualunque forma di aggregazione
precedente: individualizzazione come isolamento, non autonomia
l’emergere del carattere contrattuale e convenzionale di ogni rapporto

la tensione delle relazioni interpersonali come situazione normale (cit
p.22)

Queste opposizioni esprimono le tensioni alla base della modernizzazione,
l’emergere della divisione di interessi, del conflitto endemico, di riduzioni
di appartenenza e valori morali, della discrezionalità non controllata.
F.Callai
Benedetto Meloni
Ferdinand Tönnies (1887)

Critica della società contemporanea. La comunità rappresenta quello
stadio dello sviluppo storico della società rurale europea, il borgo e il
villaggio contadino emarginato dalla società industriale

La teoria di Tönnies è stata influenzata dal pensiero filosofico e giuridico
dei suoi contemporanei.

In particolare va ricordato Sumner Maine, (1861) per la sua influenza più
propriamente sociologica. A lui si deve la descrizione del mutamento
sociale come passaggio dallo status al contratto.

L’emergere di rapporti giuridici basati sul libero contratto individuale, che
ne sostituiscono altri basati sull’appartenenza a gruppi (V. Guckman,
Potere diritto e rituale nelle società tribali, 1977).

L’impostazione di Tönnies influisce su molti studiosi, soprattutto su Weber
F.Callai
Benedetto Meloni
Critiche al concetto di comunità
Tönnies

Usa i concetti comunità e società in maniera contrapposta, riducendo a
uno la molteplicità dei concetti sociologici che caratterizzano l’agire
comunitario: appartenenza, solidarietà, fiducia … (Koning, 1967).

Ha dato al termine un’accezione realistica (R.Boudon, 1985 p. 275), come se
un tipo di legame fosse una cosa, una sostanza, un’istituzione concreta, non
invece un sistema di attributi

Concetto ideologico: comunità rappresenta i tempi passati, il mondo
perduto
della
solidarietà,
la
società
si
caratterizza
per
individualismo:isolamento non autorealizzazione, conflitto, profitto.

I raggruppamenti individuati (comunità familiare, comunità di luogo
comunità di spirito) non sono regolati solo ed unicamente dalla
comprensione, dalla concordia e dalla solidarietà.

N.B. Rimane tuttavia il fatto che la contrapposizione comunità - società esprime la preoccupazione
per un mondo che cambia.
F.Callai
Benedetto Meloni
Weber

Utilizza ampiamente il concetto di comunità: individua diversi tipi di
comunità

Fonda meglio la definizione, all’interno di un sistema sociologico di comunità
molto articolato

Comunità - società: associazione, è collocato al livello delle relazioni
sociali, dell’agire sociale dotato di senso

Sono noti i quattro tipi di orientamento sociale all’azione:
affettivo
simpatetico
tradizionale
“così fan tutti”
valutativo
orientato rispetto al valore morale e
religioso
finalistico
orientato rispetto allo scopo
F.Callai
Benedetto Meloni
Weber

Per relazione sociale Weber intende “un comportamento di più individui
instaurato reciprocamente secondo il suo contenuto di senso, e orientato in
conformità” (1922 trad. it. vol. I p. 23).

Una relazione sociale è definita comunità "se e nella misura in cui la
disposizione all’agire sociale poggia su una comune appartenenza,
soggettivamente sentita, affettiva e tradizionale, dagli individui che a essa
partecipano” (p. 38).

È definita invece associazione “se, e nella misura in cui, la disposizione
all’agire sociale poggia su identità di interessi, oppure su un legame di
interessi motivato razionalmente: rispetto al valore e rispetto allo scopo
(p.38).
F.Callai
Benedetto Meloni
Uso di Weber di comunità e associazione
Implicazioni per la ricerca oggi

Comunità e associazione, pur essendo definiti nei contenuti, non sono
usati da Weber in opposizione, come in Tönnies.

Uso che mostra interesse alla combinazione e alle varietà che stanno tra
le forme polari. Questo perché esiste in Weber una maggiore
consapevolezza metodologica, dovuta all’elaborazione di natura puramente
strumentale di ogni concetto sociologico.

Qualsiasi relazione sociale può avere, infatti, sia il carattere di comunità,
sia quello di associazione: molte relazioni di comunità non escludono
finalità di scopo, finalità di interesse; così come molti gruppi economici
possono incorporare orientamenti simpatetici o tradizionali (cit p. 39 17,
comunità locale).

Il concetto di comunità, pur individuando elementi di società tradizionale
non fa riferimento a un particolare tipo di società spazialmente
definito (mentre in Tönnies i riferimenti spesso esistono) (vedi conferenza Saint Luis 1904).
F.Callai
Benedetto Meloni
Uso di Weber di comunità e
associazione
Implicazioni per la ricerca oggi

Questo rende più semplice l’uso per spiegare il mutamento.

Rifiuta di legare comunità al rurale, e lo usa per l'analisi dei fenomeni
religiosi nascenti: nuove forme di identità, movimenti

Per spiegare il cambiamento sociale Weber usa non comunità-associazione
ma tradizione-razionalizzazione. In questo caso fa riferimento ai diversi tipi
di società.

Razionalizzazione sottende non tanto l'idea di sensatezza, ma un tipo di
azione definita da regolarità, ripetibilità, controllabilità, dominabilità,
conformità rispetto allo scopo, efficienza calcolabile.
N.B. Anche qui Weber è attento a cogliere all’interno di strutture razionali, come la
burocrazia o il capitalismo moderno, spazi che non escludono la rielaborazione della
tradizione.
F.Callai
Benedetto Meloni
Uso di Weber di comunità e
associazione
Implicazioni per la ricerca oggi

Quindi la questione decisiva per Weber sembra essere quella dei rapporti
tra tradizione e modernità, tra comunità e associazione, non quella della
trasformazione dell’una nell’altra.

Weber usa i concetti come tipi ideali definiti in maniera precisa e capaci di
differenziare e ricombinare.
F.Callai
Benedetto Meloni
Uso di Weber di comunità e
associazione
Implicazioni per la ricerca oggi
La lezione weberiana è fondamentale per i sociologi della comunità, che
studiano i processi di mutamento sociale nella società contemporanea
(Boudon).
Da una parte è vero che gli schemi basati su binomi oppositivi esprimono le
grandi visioni e l’emergere progressivo della società contemporanea.
Dall’altra la complessità dei processi, le forme diverse della modernizzazione,
la necessità di tematizzare ostacoli e blocchi tendono a fare emergere il
problema della concettualizzazione delle forme che “stanno nel mezzo”,
l’importanza decisiva di forme di permanenza, il discorso della compresenza
così come è stato tematizzato in Italia, l’importanza di studiare le comunità
territoriali a qualunque scala come "luogo di intersezione”.
Quindi queste concettualizzazioni sono fonte di ipotesi interpretative e
serbatoi concettuali.
F.Callai
Benedetto Meloni
E. Durkheim
E. Durkheim può essere considerato un altro studioso classico della comunità.
Usa la dicotomia:
1.
2.

Solidarietà meccanica: tipica delle società semplici in cui le differenze non
sono individuali, ma riguardano i gruppi, la coscienza è collettiva, le regole
sono prescritte e repressive.
Solidarietà organica: tipica della società moderna, deriva dalla divisione
tecnica e sociale del lavoro, che definisce funzioni interconnesse e ruoli a
partire dall’individuo (processo di individualizzazione). Le sanzioni sono
restrittive, i contratti sono alla base delle relazioni. L’esistenza di queste
regole costituisce la base della solidarietà organica, si tratta di regole che
tendono ad esaltare i diritti dell’individuo.
N.B. Durkheim è quello che più di ogni altro ha insistito sui rapporti e sullo spazio delle forme sociali
preceduti nelle forme più evolute, sul riconoscimento che nessuna società è possibile senza legami e
premesse di ordine morale (solidarietà organica). Parla di premesse non contrattuali del contratto,
premesse contrattuali dello scambio (M. Mauss).
F.Callai
Benedetto Meloni
Conclusioni dell’excursus sui
classici

Abbandono della problematica complessiva ed emergere di
problematiche parziali al di fuori di studi di comunità, che “fanno rivivere
in modo nuovo problemi, in precedenza caricati sul concetto di comunità”:
identità, fiducia, compresenza di sistemi regolativi, di reti sociali, capitale
sociale.

Restringimento del concetto di comunità a comunità locale, come
studio di una struttura sociale, spazialmente circoscritta, considerata
nel suo insieme come socialmente significativa. Non si tratta di studi
totalizzanti, ma di studiare temi, relazioni sociali, potendo “dominare”
variabili di contesto e tendendo a dare conto delle permanenze e delle
complessità (Pizzorno è il primo che in Italia ha fatto questo).
F.Callai
Benedetto Meloni
Conclusioni dell’excursus sui
classici

Raffreddare il concetto di comunità. Sono le permanenze, le
compresenze, i tipi sociali che stanno nel mezzo che rendono difficile
l’uso del concetto di comunità come concetto capace di individuare un tipo
reale di società. Le conseguenze sono varie.

Ricerca di strumenti di indagine più versatili: il risultato più compiuto è
quello di Parsons: variabili strutturali, che si presentano come variabili
analitiche più sottili e versatili e si prestano alla combinazione di caratteri
distinti.
F.Callai
Benedetto Meloni
Variabili strutturali, Talcott
Parsons

Usa comunità in riferimento al tipo di collettività i cui membri
condividono un’area territoriale come base delle attività giornaliere”
(1951 p. 165).

Rielabora la tipologia di Tönnies, ma tiene distinti i caratteri che questi
affiancava l’uno all’altro nella definizione di comunità (particolarismo,
ascrizione, diffusione, affettività)

Integra i tipi ideali di Weber di orientamento all’azione (tradizionale,
affettivo, razionale rispetto al valore e rispetto alla scopo), che sono
quindi alla base poi di una serie di relazioni sociali o servono a spiegare
l’orientamento all’azione di vari ruoli.

Una volta distinti, i caratteri (che Tönnies teneva uniti) sono definiti come
variabili analitiche più sottili, con l’esito di ottenere uno strumento più
versatile per l’analisi dei ruoli e dell’interazione sociale.
F.Callai
Benedetto Meloni
Variabili strutturali

Affettività - neutralità affettiva: gli individui si trovano a scegliere tra
azioni affettivamente motivate e azioni affettivamente neutre.

Orientamento verso l’io – verso la collettività: la motivazione è
orientata verso i propri interessi privati o verso norme, valori morali o
bene pubblico: queste variabili sono state poi trascurate perché simili alle
seguenti

Particolarismo – universalismo: si considera l’altro soggetto della
relazione sulla base di criteri standardizzati e universali, oppure come
fonte di gratificazione e interesse personale e privato

Ascrizione – acquisizione: il soggetto con cui si è in relazione è visto
in base ad appartenenze date, oppure in base a prestazioni frutto di
scelte o processi (professioni) (essere-fare).

Diffusione – specificità: prestazioni di carattere indefinito, prestazioni
specifiche.
F.Callai
Benedetto Meloni
Variabili strutturali : considerazioni

Mentre la tipologia di Tönnies costituisce una dicotomia, perché
individua gruppi omogenei di relazioni sociali, le variabili strutturali si
prestano a formare combinazioni complesse e differenti: “non esistono
due tipi fondamentali di relazioni ma un numero larghissimo di
tipi” (Gallino).

È possibile poi stabilire caratteri simili per differenti ruoli o relazioni, ma
anche differenze interne

Le combinazioni e le differenze possono essere viste sia in riferimento
alle relazioni sociali (rapporto medico paziente), sia in termini di
aspettative di ruolo, sia in riferimento ai valori culturali e al sistema
normativo.

N.B. Nonostante siano state costruite come variabili sottili e versatili, Parsons, e soprattutto le
teorie funzionaliste, le usano anche per interpretare il processo di modernizzazione, sullo sfondo
della tendenza generale alla razionalizzazione dei comportamenti e delle strutture. Modernità
implica differenziazione sociale e strutture: la teoria della modernizzazione contrappone
modernità e tradizione.
F.Callai
Benedetto Meloni
Variabili strutturali : Considerazioni

Le combinazioni e le differenze possono essere viste sia in riferimento
alle relazioni sociali – rapporto medico paziente – sia in termini di
aspettative di ruolo, sia in riferimento ai valori culturali e al sistema
normativo.

N.B. Nonostante siano state costruite come variabili sottili e versatili, Parsons, e
soprattutto le teorie funzionaliste, le usano anche per interpretare il processo di
modernizzazione, sullo sfondo della tendenza generale alla razionalizzazione dei
comportamenti e delle strutture. Modernità implica differenziazione sociale e
strutture: la teoria della modernizzazione contrappone modernità e tradizione.
F.Callai
Benedetto Meloni
Teoria della Modernizzazione


Orientamento dell’azione: particolarismo nella società tradizionale e universalismo
nella società moderna.
La teoria della modernizzazione legge in opposizione :
•Particolarismo
•Universalismo
•associato ad egoismo sociale,
economico, politico, interessi di
parte, lealtà ristrette
•connesso a uno spirito cooperativo
diffuso, solidarietà estesa, fiducia
generalizzata
•si collega a rapporti sociali ascritti
funzionalmente diffusi e affettivi
•si collega con rapporti acquisiti,
funzionalmente specifici, affettivamente
neutrali
F.Callai
Benedetto Meloni
Teoria della Modernizzazione

I rapporti sociali moderni vengono considerati incompatibili con quelli
tradizionali. Non c’è evoluzione dall’uno all’altro.

La modernizzazione è concepita come radicale rottura con il passato.

I rapporti sociali tradizionali vengono definiti come residuali e confinati
nell’ambito del privato. Diventano “immorali” se invadono il pubblico.

Rovesciamento della dicotomia comunità - società di Tönnies, che
esprime la preoccupazione per la nascita di una società moderna basata
sul conflitto e sul profitto, per la perdita della solidarietà comunitaria.
Nella teoria della modernizzazione le appartenenze tradizionali sono
connotate negativamente per il prevalere dell’egoismo sociale e degli
egoismi di parte.
I legami familiari e parentali appaiono particolaristici, residuali, tipici
della società arretrate. Tali legami invadono le sfere della politica, le
sfere delle relazioni di lavoro e ostacolano la modernizzazione.

F.Callai
Benedetto Meloni
Teoria della Modernizzazione

In questo modo le variabili strutturali sono considerate come gruppi
omogenei di orientamento all’azione, la cui presenza o assenza
caratterizza un dato sistema sociale: quello tradizionale e quello
moderno.

Le variabili strutturali vengono trattate in modo realistico (si confondono
gli orientamenti all’azione con le singole istituzioni), come elementi
opposti di singole variabili, come se facessero riferimento a società e
istituzioni specifiche.

Viene meno così la lezione weberiana dei tipi ideali e l’interesse per le
combinazioni di forme di orientamento all’azione. Questo vale sia per
associazioni create per fini specifici (la clientela), che possono
incorporare valori soggettivi e orientamenti all’azione di carattere
generale, sia per gruppi familiari o parentali, che possono essere
orientati come interesse specifico ed efficacia delle prestazioni.
F.Callai
Benedetto Meloni
Teoria della Modernizzazione

Il particolarismo (familistico o parentale), quando si associa a principi
di prestazione e ad adempimenti di ruolo, può favorire apertura,
cooperazione, estensione di fiducia (A.Mutti).

Le associazioni nate per fini particolaristici possono evolvere e
riformulare le loro prestazioni in termini universalistici (G.Turnaturi
91)

La tradizione è anche tradizione cognitiva che crea legittimità e
relazione sociale ed efficacia delle prestazioni.
F.Callai
Benedetto Meloni
La crisi del concetto di comunità
ha come conseguenza:

Non abbandono delle questioni che venivano poste, bensì conservazione
sottoforma di tracce, di queste questioni in problematiche differenziate,
non incompatibili in modo unitario.

Tre esempi di tracce:
1.
Identità: fa riferimento alle azioni degli individui poste in atto per
adattarsi alle situazioni di contesto, talvolta di incertezza. Riguarda sia
integrazione personale (identità individuale) sia i modi di essere collettivi
(identità collettiva).
Cos'è: i modi con cui gli individui definiscono se stessi e la propria
situazione, attraverso il collocamento in un campo simbolico, tracciando
dei confini; in questo modo si seleziona e si ordinano le proprie
preferenze; si stabiliscono e si mantengono nel tempo i confini e le
differenze tra se e il mondo, trovando il senso della continuità del proprio
essere sociale. identità antropologiche(.........),nuove identità ( europea)
F.Callai
Benedetto Meloni
Crisi del concetto di comunità

Differenze rispetto a comunità: l’individuo si pone in modo autonomo
rispetto al tutto organico di cui fa parte

Similitudini: critica gli approcci utilitaristi: identità è usata in
opposizione a interesse (vedi analisi politiche, ma le identità possono
essere sfruttate a fini politici).
F.Callai
Benedetto Meloni
Comunità locale
Anfossi
Territorio definito, sistema socioeconomico all’interno del
quale si svolgono funzioni, interazioni con l’esterno
senza perdere di specificità
Gallino
Territorio,gruppo di dimensioni ridotte. Funzioni della vita
associata.
Sede privilegiata del sentimento e dell’agire di comunità
F.Callai
Benedetto Meloni
Crisi del concetto di comunità

Gli aspetti che accomunano queste definizioni sono:

Comunità di luogo (Tönnies), di dimensioni ridotte, micro società, dotate
di una qualunque autonomia e specificità (il Comune, in un certo qual
senso il quartiere).

Funzioni, principali aspetti della vita sociale
educazione, commercio, assistenza, tempo libero).

Sede dell’agire comunitario: mondo di relazioni, scambi basati sulla
reciprocità, sulla percezione di interessi comuni, sull’azione simpatetica o
tradizionale. N.B. Non sono fenomeni che definiscono solo una
dimensione locale: nella comunità locale le relazioni sociali sono sia di
tipo comunitario sia di tipo societario.
F.Callai
(lavoro,
famiglia,
Benedetto Meloni
L’approccio e il metodo

Non è l’oggetto di studio che da solo individua la comunità, ma il modo
di trattare questo oggetto: l’approccio e il metodo.
Gli elementi di questo approccio :
1.
Studio empirico di scala ridotta, che consente:

Un esame analitico e sintetico, più problematico su scala più ampia. Esistono
problemi che la scala ridotta consente di mettere a fuoco. La lente ravvicinata
mostra la società nel suo status nascens. Naturalmente non nel suo inizio assoluto,
storicamente imperscrutabile, bensì in quello che si fa ogni giorno, ogni ora.
L’associazione tra gli uomini si allaccia, si scioglie, si riallaccia costantemente, con
un eterno fluire e pulsare che incatena gli individui, anche quando non perviene a
organizzazioni vere e proprie (Simmel 1989 p. 20).
Alcuni problemi si possono studiare meglio (accessibilità) che su scale più ampie:
l’informale, la disoccupazione, i comportamenti migratori, gli scambi,
l’organizzazione del lavoro, il mutamento, le grandi astrazioni si concretizzano e si
specificano.
La scala è mediatrice della configurazione osservata: esempio O.C.S.: famiglia,
parentela, reti sociali, economia informale, stratificazione, mutamento. Alcune
grandi ricerche su questi temi sono ricerche di comunità:Il contadino polacco.
F.Callai
Benedetto Meloni
L’approccio e il metodo
2.
Il contesto incide nel modo di essere dei fenomeni analizzati, perché il
modo in cui si presentano può dipendere da una serie di fattori
(morfologici, tecnici, culturali, storici) territorialmente connotati, non
deducibili da tendenze generali della società più ampia.

Esempi di contesto che incide nel modo di essere dei fenomeni analizzati. Le
variazioni di sviluppo della piccola impresa sono spiegabili se si fa riferimento a
risorse dovute all’imprenditorialità a fattori tecnici o politici. Questa relazione
presenta variazioni dovute non solo a variabili funzionali o causali, ma anche alla
collocazione spaziale (Bagnasco).Si possono fare altri esempi, funzionamento del
mercato del lavoro in riferimento al ciclo di sviluppo familiare, presenta connessioni
causali con il ciclo di sviluppo familiare, ma le variabili di contesto incidono sui
comportamenti concreti (INEA) (cit in Ricerche territoriali). Famiglia mezzadrile
come organizzazione del lavoro complessa orizzontalmente, condivisione del
lavoro, stabilità, elastica rispetto alle dimensioni del podere.
F.Callai
Benedetto Meloni
L’approccio e il metodo
3.
Comunità locale come società locale, letta nella sua totalità, come un
tutto costituito da elementi interdipendenti. La località è trattata dai
ricercatori come “terreno di indagine”, di esplorazione nel senso
adottato dagli antropologi.

A questo carattere degli studi di comunità locale è stato spesso attribuita
una sorta di tendenza totalizzante, a esaurire l’oggetto della ricerca. In
realtà è un'ingenuità pretendere di esaurire la totalità degli aspetti della
società locale.

Diventa plausibile, invece, studiare interconnessioni
molteplicità di relazioni sociali e di diversi livelli di realtà.

Questo avviene se si “trova in modo esplicito un asse secondo il quale
selezionare i riferimenti ai diversi livelli della struttura sociale”
(Bagnasco, 1992 p. 46).
F.Callai
di
una
Benedetto Meloni
L’approccio e il metodo

L’adozione di quest’asse esplicativo implica che attorno a
esso vadano organizzati una insieme di fatti sotto osservazione,
stabilendo connessioni tra questi. Si tratta comunque di “limitati
aspetti di una società ritenuti pertinenti” che, messi in relazione
tra loro, delineano “un modello semplificato di una struttura
sociale localizzata” (Bagnasco, p. 46).Cit. Bagnasco p. 48,Ric. sociali p. 115

Nella ricerca sociologica non ha significato che uno studio debba
contenere un’accurata indagine di tutti gli elementi della totalità
sociale (dalla stratificazione all’attività economica, alla
socializzazione, alla struttura e funzioni della famiglia e della
parentela, alle pratiche religiose, potere locale ...) quanto che,
se assumiamo uno di questi elementi come oggetto di studio,
questo viene posto in relazione con la maggior parte degli
altri.
F.Callai
Benedetto Meloni
L’approccio e il metodo

Ciò consente di elaborare un modello di società locale a partire da
una particolare angolatura. Esempi: studi sulla parentela, sulle economie
locali, sull’emigrazione, sulla disoccupazione.

Così concepite le ricerche di comunità locali sono ricerche sulle società
locali (vedi Bagnasco). Nella comunità locale le relazioni sociali sono sia
di tipo “comunitario” sia di tipo “societario”. La piccola comunità, il
paese, il quartiere continuano a essere, anche se non solo, luogo di
dense relazioni significative, basate sulla compresenza di principi
regolativi e di istituzioni (Bagnasco p. 45).

La concezione della monografia, come ricerca a scala ridotta,
chiama in causa variabili di contesto, permette di leggere le
comunità come società locali.
Essa presenta alcuni problemi.

F.Callai
Benedetto Meloni
Problemi: Confini

È possibile definire in modo univoco i confini di una unità sociale
localizzata? Dove finisce e dove comincia una società locale? Il
riferimento non è al confine fisico.

Simmel mostra che la definizione di confine rimanda a contenuti
relazionali, storici, economici sociali, con chiusure, aperture,
connessioni. In questo senso gli attori delle comunità locali sono inseriti
in reti relazionali esterne (economiche, politiche, culturali), che tendono
a saltare (e saldare) il locale in quanto contesto significativo di
interazione.

Esempi di confini:
Ambientali:confini naturali( Sardegna per Le Lannou)
Strutture produttive: distretti
Culturali: Regioni Storiche .
F.Callai
Benedetto Meloni
Problemi : Confini

È legittimo chiedersi fino a che punto le società locali siano
ancora collettività, oggi che la società ingloba tutte le sue parti.

Molti fenomeni hanno fatto pensare a una “esplosione delle società
locali": uno dei problemi dell’OCS (Programme d’Observation du
Changement Social, 10 anni di ricerca su 60 località, L’esprit de Lieu
1986). In molti si chiedono che senso abbia in un mondo globalizzato lo
studio e la descrizione di singoli contesti, di singole culture, come se essi
avessero autonomia e indipendenza da flussi, stimoli, informazioni,
messaggi, simboli, immagini, che fluiscono attraverso internet, i media,
gli spostamenti

Tuttavia, dopo un periodo di delocalizzazione si assiste a fenomeni di
rilocalizzazione. La comunità locale può mantenere gradi diversi di
integrazione sociale: minime o ricche e complesse. Appartenenze più o
meno ricche di senso.
F.Callai
Benedetto Meloni
Problemi : Confini

Questo è dovuto a fenomeni di persistenze

la crisi della “ruralità” è meno radicale di quanto si potesse immaginare
(diminuisce la popolazione addetta all’agricoltura non tanto le famiglie
agricole – Barberis).
Per lungo tempo si è parlato di campagne che si urbanizzano, oggi non
sono pochi coloro che parlano di rovesciamento di gerarchie territoriali.


Si assiste a una ripresa di fenomeni locali, dovuta a fattori culturali, a
riscoperta di identità, alla rinascita di

movimenti politici a base locale, all’emergere di forme di
sviluppo locale inattese. Da questo punto di vista l’apertura
maggiore all’esterno, la dilatazione dei confini crea nuovi tipi di
relazioni spazializzate, nuove relazioni, che la dimensione locale
permette di cogliere nella interconnessione.
F.Callai
Benedetto Meloni
Problemi : Confini

In fondo più le società locali si complicano, più esse estendono a
livello di individuo e di collettività il campo delle loro relazioni
esterne, più lo studio guadagna di interesse, senza perdere di
accessibilità.

Rimane comunque il problema di come leggere le interrelazioni e
come leggere la dimensione locale, e ciò rimanda di nuovo al metodo.
La lettura (e la letteratura) può portare alla esaltazione delle specificità,
o alla perdita delle specificità e alla riduzione alla società complessiva.

Per evitare questo: distinguere analiticamente il campo delle variabili
endogene relative alla società locale viste in relazione tra di loro, dalle
variabili esogene (pag. 26 bis). Cos’è interno e cos’è esterno.
F.Callai
Benedetto Meloni
La sociografia




Gli studi di comunità sono stati compresi tra gli studi sociologici
descrittivi, visti in opposizione a quelli esplicativi. La Sociografia
segnala l’emergere della ricerca empirica.
Segnala anche l’emergere di un problema: il rapporto tra descrizione
della realtà concreta (che l’approccio verso l’astrazione trascura) e la
verifica di alcuni enunciati formali, leggi, tendenze generali; il
rapporto tra ricerca empirica e modelli generali, tra la descrizione dei
casi e l’interpretazione.
Esempio classico di Le Play, “Monografia delle famiglie europee”,
costruite attraverso l’osservazione diretta, raccolta sulla base di uno
schema di osservazione unificata, che presta particolare attenzione al
bilancio delle famiglie.
Ernest Engel usa gli aspetti quantitativi delle monografie e arriva a
formulare una legge sui consumi: rapporto inverso tra il reddito e la
parte di esso spesa per l’alimentazione. Egli osserva: senza questa
conclusione generale le monografie sono perle senza filo. Ma Hans Zeisel
osserva: ”nel corso del processo le perle hanno perso una parte del loro
valore, l’importante calore del particolare” (v. Per una storia della
sociografia Jahoda, Lazarsfeld, Zeisel, 1986).
F.Callai
Benedetto Meloni
La sociografia

Come è stato risolto il problema del rapporto descrizionespiegazione?

Individuare un asse secondo il quale selezionare i riferimenti ai diversi
livelli della struttura sociale. Può essere un problema emergente:
emigrazione (Thomas e Znaniecki), disoccupazione (Jahoda, Lazarsfeld,
Zeisel).
Il caso del contadino polacco costituisce un classico nella soluzione di questa
antinomia. Non si studia l’intera società ma un problema, che diventa il punto di
vista per leggere e selezionare la totalità delle relazioni: “nello studio della società
partiamo dall’intero contesto sociale per giungere al problema e (una volta
individuato) nello studio del problema partiamo da esso per giungere all’intero
contesto sociale” (p.24).
F.Callai
Benedetto Meloni
La sociografia

Descrizione concepita non come esaustiva dell’oggetto. “È la natura ben
esplicitata del problema che si pone – sociale, politico, ma anche teorico –
a essere la guida nel processo di costruzione del modello (Bagnasco).

Questo concretamente significa che a seconda del problema da analizzare
è necessario attrezzare le modalità di articolazione dell’analisi. In Le Play
la famiglia letta a partire dai bilanci familiari.

Allora esistono modelli (percorsi di lettura) più o meno formalizzati
per leggere le comunità locali a seconda del punto di accesso prescelto. (Q
1 pag. 26-27).
F.Callai
Benedetto Meloni
La sociografia

La comparazione. È un aspetto di cui si parla poco in sociologia, in
antropologia si distingue:

la descrizione a partire da modalità prefissate

la comparazione finalizzata a cogliere modalità specifiche con cui si
presenta il fenomeno in asserzione e le diversità con altri contesti
simili

ciò consente un’interpretazione individuazione delle funzioni

e una generalizzazione: costruzione di un modello di società locale.
F.Callai
Benedetto Meloni
La sociografia





Anche qui sembra importante la lezione di Thomas e Znaniecki: “È necessario
prendere in considerazione la vita di una determinata società nel suo complesso,
anziché isolare arbitrariamente certi gruppi particolari di fatti”.
E’ un errore, per la scienza e per la sociologia comparata, studiare “un’istituzione
un’idea, un mito, una norma legale o morale, una forma d’arte, e così via,
semplicemente comparando il suo diverso contenuto nelle diverse società, senza
studiarlo nel significato complessivo che riveste in una società particolare, e poi
compararlo con il significato complessivo che assume nelle altre” (p.24).
Nel caso specifico la comparazione riguarda la situazione e i comportamenti (azione)
nella società di partenza (famiglia, matrimonio, sistema delle classi, ambiente
sociale, vita economica, atteggiamenti religiosi) e nella società di arrivo.
Pastoralismo in Sardegna e in Toscana.
In altre ricerche la comparazione può avvenire perché gli stessi fenomeni sono
studiati contemporaneamente in più realtà territoriali contigue. La Valdelsa e
il Triveneto per Bagnasco, le Tre Calabrie per Piselli.
Così la stessa realtà può essere studiata a distanza di tempo prima e dopo un
fenomeno, o un impatto.
F.Callai
Benedetto Meloni
Comparazione come strumento fondamentale
della ricerca localizzata

Comparazione tra realtà spazio temporali contigue, come le società
europee mediterranee

La comparazione non può avvenire tra fatti o situazioni sociali
decontestualizzati, ma tra relazioni, tra funzioni che questi svolgono
(esempio funzioni della famiglia, non dimensioni, come la famiglia
riproduce la società)

Questa comparazione consente la costruzione di modelli di società locale
– vedi caso Siniele

La comparazione consente una generalizzazione prima e dopo un
determinato fenomeno
F.Callai
Benedetto Meloni

Soluzioni più tecniche al rapporto descrizione-spiegazione: analisi
formalizzata di tipo generale, sommata a ricchezza dei fatti sociali. Sul piano tecnico
il maggior contributo di Thomas e Znaniecki alla monografia deriva dal massiccio uso
di documenti personali:
1.
lettere del primo volume ordinate per gruppi familiari: quadro minuzioso
dei comportamenti e valori delle famiglie contadine.
2.
lettere del secondo volume: scritte a un giornale degli emigrati
riguardanti i problemi degli emigrati in ambito urbano.

Le lettere sono precedute da un’ampia analisi, da un quadro di insieme sulla
situazione che ha generato e permesso l’emigrazione, e sulla “disoccupazione e
organizzazione in America”. Le lettere sono tessere policrome che vanno a collocarsi
nel quadro d'insieme.
Per concludere su questo punto: la descrizione non può prescindere dalla
spiegazione. Anche uno studio su strutture spazio-temporali concrete ha bisogno di
modelli generali.
La descrizione da una parte richiede una “spiegazione, dall’altra porta, attraverso la
comparazione, a una interpretazione e generalizzazione, a una sorta di “tipizzazione”
delle strutture spazio temporali.


F.Callai
Benedetto Meloni
Fonti di ricerca diversificate

Gli studi di comunità locale si caratterizzano per la tendenza a usare
insieme, a seconda dei casi, più tecniche di ricerca e più fonti: l’uso e
il trattamento di statistiche, l’osservazione partecipante, fonti qualitative
(l’analisi del contesto, le storie di vita, stampa locale, epistolari) (vedi p. 9
e seguenti Famiglia di pastori).

Queste fonti tendono a dare immagini sovrapposte non sempre
congruenti tra loro.

Esempio di ricerca: le fonti quantitative, relative alla distribuzione delle
risorse (Catasto) e alle datazioni aziendali, esaltano le differenze tra
gruppi sociali, in base alla quantità delle risorse disponibili. Lette
nel lungo periodo mostrano mobilità e mutamento. Fonti e
indicatori statistici …
Le fonti orali, tipo storie di vita, esaltano l’egualitarismo, le
compresenze di valori e di norme. Tacciono spesso i conflitti
interni alle famiglie.

F.Callai
Benedetto Meloni
Fonti di ricerca diversificate

Gli epistolari costituiscono, da questo punto di vista, una fonte unica:
eliminano molte ambiguità della storia di vita. Sono l’unico canale di
comunicazione tra emigrato e famiglia, tra emigrato e comunità locale.

Un’ analisi del contenuto per categorie analitiche fornisce informazioni di
grande rilievo, non solo sulle motivazioni dell’emigrazione e sul lavoro nei
luoghi di arrivo, ma anche sulle economie familiari, sui comportamenti
familiari, sugli investimenti e sui risparmi, sui consumi.

Anche in una ricerca di dottorato di A. Tribes, che studia una comunità
agricola della Sardegna cerealicola attraverso un aspetto strutturale
rilevante della riproduzione sociale, i comportamenti matrimoniali, letti a
partire da più livelli (registri parrocchiali, genealogie, interviste,
osservazione diretta, tenuti volutamente distinti).

Ogni singola fonte offre indizi per la comprensione della complessità a
partire dai diversi livelli di osservazione.
F.Callai
Benedetto Meloni
Fonti di ricerca diversificate

La ricerca assume queste ambivalenze. L’ambivalenza è insita nel
metodo monografico, che viaggia all’interno dell’oscillazione costante tra
costruzione delle ipotesi e raccolta dei dati. Dove le ipotesi sono
costantemente messe in discussione perché bisogna interpretare i dati
raccolti.

La ricerca sui significati è animata dal postulato euristico che si basa sul
fatto che tutti i fatti osservati hanno un senso. Ma l’osservazione
immediata è lontana dal dare questo senso.

Compito della ricerca è quello di stabilire nessi tra questi livelli, tra fatti
che attendono a diversi livelli di realtà (Gurvitch, La vocazione attuale
della sociologia 1963, trad. 1967), comprendendo le contraddizioni ma
non escludendole
F.Callai
Benedetto Meloni
Fonti di ricerca diversificate



Fa parte del metodo la concezione dello studio di comunità locale come
luogo d'interconnessioni e come totalità significativa, all’interno della
quale ciascun elemento ha significato solo se rapportato alla totalità dei
fatti osservati.
“Ho cercato di distinguere, tramite l’osservazione partecipante (e qui era
necessaria la restrizione del campo di indagine) ciò che la gente dice su
quanto fa, da ciò che effettivamente fa e da ciò che pensa. Ho cercato di
approfondire la distinzione tra l’occasionale e lo strutturale. Potevo avere
e avevo, a volte, le stesse manifestazioni del fenomeno in tutte e tre le
comunità, ma il loro senso era diverso” (Piselli 1972).
Se le società locali sono luogo di interconnessioni tra esogeno ed
endogeno, tra modernità e tradizione, le fonti riflettono questa
compresenza.
F.Callai
Benedetto Meloni
Contatti tra discipline

L’interesse per i diversi aspetti della vita sociale mette gli studi sociologici
a contatto con altre discipline, con diversi campi disciplinari, che sono
andati differenziandosi con lo sviluppo della sociologia. Le società locali
sono, infatti, società tutte intere e per questo è problematico definire
confini disciplinari, un plausibile campo delimitato: Middle Town classico
per sociologi e antropologi, le analisi di rete sono luoghi d'incontro.

È questo un campo in cui antropologia e sociologia si incontrano, anche se
con interessi e ottiche di lettura diversi. “A queste differenze
sottostanno differenti interessi e sensibilità disciplinari di antropologi e
sociologi, anche se le sovrapposizioni invitano alla prudenza nei confronti
delle separazioni nette” (Bagnasco).

Per i sociologi lo studio di una società locale richiede la definizione del
punto di accesso, e quindi degli strumenti, in riferimento alle teorie
elaborate.
F.Callai
Benedetto Meloni
Contatti tra discipline

A seconda dei problemi toccati si potranno trovare strumenti di analisi
nelle scatole degli attrezzi della sociologia economica, del lavoro, della
famiglia, della politica, dello sviluppo.

Se la ricostruzione della società locale avviene lungo l’asse
dell’organizzazione economica, della partecipazione politica o del
clientelismo di massa, questi aspetti non possono essere attrezzati in
modo generico al di fuori delle teorie pertinenti (Bagnasco 1992 p. 57).
L’esempio, anche in questo caso, è quello della lettura delle economie
locali a partire dalla compresenza di principi regolativi (comunità, stato e
mercato).

Pur con queste precauzioni gli studi sociologici, come studi di società
locali, presentano un carattere nodale, di studi clinici di sintesi, perché,
pur dovendo studiare particolari aspetti, non si riducono esclusivamente a
questi.
F.Callai
Benedetto Meloni
L’analisi di Network

Origine legata agli sviluppi dell’antropologia sociale britannica nel
Secondo Dopoguerra (Scuola di Manchester).

Insoddisfazione per l’approccio strutturale funzionalista, il quale
era stato messo a punto per studiare le società tradizionali di piccole
dimensioni, e considera le società statiche, delimitate da campi precisi,
composte da gruppi e situazioni stabili, con ruoli standardizzati (ascritti),
e norme date. “L’unità di analisi è il gruppo corporato”, un insieme di
persone che stanno insieme in base a principi riconosciuti, con interessi
comuni e norme che fissano diritti e doveri dei membri, in relazione l’uno
all’altro e a tali interessi (Boissevain, 1968 pp.545-6).
F.Callai
Benedetto Meloni
L’analisi di Network

La società coloniale e post-coloniale è sconvolta dal mutamento:
complessità di sistemi politici, penetrazione del mercato nella società
africana, sfruttamento industriale, urbanizzazione, circolazione della
manodopera. Nasce quindi all’interno di problematiche vicine a comunitàsocietà nelle società occidentali. (vedi Hannerz)
F.Callai
Benedetto Meloni
L’analisi di Network

Quale relazione esiste tra analisi di rete e analisi strutturale dei
gruppi (famiglia, parentela, vicinato, villaggio, parrocchia,
fabbrica,) dotati di confini, dimensioni, norme, che sono dati ?

I ricercatori hanno dato varie risposte:

Residuale (J.A. Barnes 1968): esiste una distinzione tra relazioni durevoli, che
si stabiliscono in base all’appartenenza territoriale, gerarchizzate (l’unità
residenziale, il rione, la borgata, la parrocchia, unità territoriali più ampie), relazioni
che si stabiliscono sulla base del sistema industriale, organizzate interamente in
base a gerarchie di comando (imbarcazione da pesca, cooperative di pesca,
cooperative di vendita, fabbriche) e un terzo campo sociale che taglia
trasversalmente i primi due: non ha né unità né confini, non ha un’organizzazione
coordinata. È formato da legami di parentela e amicizia, in parte si eredita in parte
si costruisce da soli. Pur essendo distinti dal sistema territoriale e da quello di lavoro
i network personali spiegano il funzionamento delle classi sociali e dell’azione
collettiva (associazioni, amministrazioni comunali).
F.Callai
Benedetto Meloni
L’analisi di Network

Variabile interveniente (E. Bott 1971). Il network (amici, parenti, club)
e soprattutto le sue caratteristiche (a maglia larga o a maglia stretta:
grado di connettività) hanno un’importanza molto maggiore delle
regolazioni formali nei processi emotivi e normativi.

Complementare (N.B. Mitchell 1973). Distinzione tra relazioni che si
stabiliscono in base ad appartenenze o strutture istituzionali (ordine
strutturale), quelle che si stabiliscono in base all’appartenenza a categorie
sociali (ordine categoriale), quelle che si stabiliscono in base a legami
personali (ordine personale). Diverse maniere di cogliere gli stessi
oggetti.

Sostitutiva. A livello di metodo le proporzioni soggiacenti alla network
analysis sono in opposizione con il livello di astrazione che considera
l’individuo facente parte di un gruppo o di una struttura dai confini precisi,
che svolge un ruolo a partire dalla condivisione con altri diritti e doveri.
Distingue e individua funzioni specifiche dei network all’interno di
situazioni urbane di grandi dimensioni, e situazioni di villaggio di piccole
dimensioni.
F.Callai
Benedetto Meloni
Rapporto tra rete e comunità locale

Nell’approccio di rete il gruppo e la sua forma non preesiste, vanno
costruiti a partire dai comportamenti individuali. L’individuo svolge molti
ruoli, che può manipolare per modificare la posizione.

Il luogo di studio non è l’oggetto di studio. Non si studiano i gruppi e le
istituzioni ma gli individui dentro i gruppi e le istituzioni.

Il network è ancorato a individui focali ma coinvolge tutti i legami:
famiglia, parentela, vicinato, amicizia, protezione, clientela e via dicendo.
F.Callai
Benedetto Meloni
Rapporto tra rete e comunità locale

Dal punto di vista degli studi delle comunità locali non si parte dal
luogo, ma dall’individuo e dalle relazioni, per costruire come
eventualmente si sedimentano e si formano i livelli di relazione
all’interno di spazi sociali individuati (piccolo villaggio, quartiere,
città). Questo consente di tematizzare la realtà sociale anche localizzata
come sistema complesso di interdipendenze, che si forma e si modifica di
continuo attraverso le azioni degli individui (Weber, Simmel).

L’approccio di rete ha consentito di ritematizzare la comunità a partire
da questo particolare angolo di visuale.
F.Callai
Benedetto Meloni
Rapporto tra rete e comunità locale

I concetti di configurazione e comunità personale sono il risultato più
evidente del modo di tematizzare la comunità, e, in ogni caso, la
compresenza di forme sociali o della complessità sociale, che include sia
relazioni di società sia relazioni di comunità.

Configurazione. Concetto che richiama il tentativo di sistematizzazione
morfologica, e il tentativo di superamento della dicotomia tra analisi di
network e struttura (gruppi). La configurazione fa riferimento al formarsi
delle società, alle interdipendenze tra le dimensioni soggettive e quelle
strutturali dei processi sociali. Elias parla di “interpenetrazione” dei singoli
piani e delle singole azioni umane (1983 p. 298). Una sorta di “rete
strutturata”, un tessuto sociale formato che costituisce il substrato sul
quale l’individuo tesse e fila di continuo i suoi fini individuali” (p. 300).
F.Callai
Benedetto Meloni
Rapporto tra rete e comunità locale

È un concetto non lontano da sistema e formazione sociale. Nel senso che
tende a cogliere “regolarità” a cui i network sono ancorati (Mitchell 1979
p. 33), senza rinunziare al cambiamento. Riflette la prudenza con cui
soprattutto la scuola di Manchester affronta i problemi di struttura.

Comunità personale. (Welman) Concetto elaborato dall’analisi
strutturale americana, che ricorre al network come strumento per la
lettura della struttura sociale.

Amicizia, parentela, comunità possono essere studiati a partire dagli
individui, dai network egocentrati. Le comunità personali sono i sistemi di
integrazione dei network personali (vedi sistemi pp. 18-19 quaderni).
F.Callai
Benedetto Meloni
Rapporto tra rete e comunità locale

Superamento e critica delle impostazioni dicotomiche che postulano
la rottura dei legami personali, l’isolamento e la perdita di funzioni della
famiglia e delle comunità locali nel processo di modernizzazione.

La specificità introdotta dall’analisi di rete è stata quella di porre
fortemente
l’accento
sull’importante
ruolo
che
le
relazioni
interpersonali
particolaristiche
(o
per
estensione,
ascritte,
funzionalmente diffuse, affettive, informali) esplicano non solo nei
contesti tradizionali o nei processi di transizione, ma anche nella
modernità più avanzata, sottolineando inoltre che ciò vale per tutti i livelli
della società (economica, politica, culturale), non solo per la sfera privata.
(Mutti 1996 pagg. 27-28).
F.Callai
Benedetto Meloni
Rapporto tra rete e comunità locale

Relazioni forti e relazioni deboli, relazioni particolaristiche e
universalistiche costituiscono le modalità attraverso cui i network
strutturano opportunità e risorse. Vengono attivati in modi e su contenuti
talvolta differenti, ma insieme contribuiscono a individuare la “comunità
personale” di individui e famiglie.

Comunità locale come luogo dell’agire comunitario e societario.

La comunità locale non viene letta come struttura sociale a se stante, ma
a partire dai comportamenti individuali.

Se la comunità locale non preesiste non viene tuttavia dissolta, ma
diventa una delle possibili configurazioni, o, in senso meno connesso
all’area locale, una comunità personale dotata di una qualche
strutturazione.
F.Callai
Benedetto Meloni
Tradizione

Tema che attraversa tutte le scienze sociali su cui insiste la letteratura
vicina al tema dell’appartenenza. Un’analisi della nozione in Weber, e la
rilettura che ne ha fatto Shils, consente di elaborare una tipologia con
significati distinti, che possono essere attribuiti ala tradizione, che
consentono di leggere la tradizione dall’interno, in base ai contenuti di
senso.
Forme in cui la tradizione si manifesta
1.
Tradizione meccanica: “così fan tutti” (Weber) riguarda la ripetitività
delle azioni, gli aspetti ordinari della vita quotidiana, a basso contenuto di
senso soggettivo; la legittimità deriva dall’esterno, dal contesto. La
trasmissione avviene in modo adattivo, i contenuti sono acquisiti senza
alcuna elaborazione.
F.Callai
Benedetto Meloni
Tradizione
2.
Tradizione cognitiva non riguarda comportamenti meccanicamente ripetuti,
riguarda aspetti non ordinari, a forte contenuto di senso soggettivo, la legittimità è
in base a valori condivisi. La trasmissione è cosciente e fortemente sentita, i
contenuti sono costantemente elaborati. Vedi il libro dell’Esodo.
Diversità nei processi di cambiamento

Tradizione meccanica è connessa ai fenomeni di resistenza, adattamento passivo,
uso manipolativo delle opportunità della modernizzazione per fini personali.

Tradizione cognitiva favorisce orientamenti volti a orientare la modernizzazione
(caso Giappone), favorisce la formazione di nuove identità, a partire dalle
persistenze, la catena della regolazione (opposta alla manipolazione per fini
personali).
F.Callai
Benedetto Meloni
Tradizione

Da questo punto di vista non è tanto la persistenza delle appartenenze
comunitarie a spiegare la difficoltà dello sviluppo o la mancata
integrazione societaria, quanto i modi concreti che le appartenenze vanno
assumendo.

Fra i molteplici caratteri che i rapporti intercorrenti tra comunità e società
possono assumere nel Mezzogiorno, ci sembra che la manipolazione delle
appartenenze di ruoli e delle istituzioni sia il tratto prevalente (40)

N.B. il clientelismo come manipolazione delle appartenenze.
F.Callai
Università Scienze Politiche
Cagliari
Sociologia Ambiente e Territorio
Benedetto Meloni
[email protected]