Diapositiva 1 - Scuola Media di Piancavallo

ARNICA MONTANA
Famiglia: Asteraceae
Nome volgare: arnica
montana, tabacco di
montagna.
Il suo nome deriva,
secondo alcuni, dal greco
ptarmiké che significa
sternuto, in relazione alle
sostanze aromatiche
contenute nel fiore, nelle
foglie e nella radice.
Secondo altri, deriverebbe
da arnakis, che significa
pelle di agnello, alludendo
alla fine peluria delle foglie.
Montana, per l’ambiente in
cui cresce.
Il nome volgare “tabacco di montagna” deriva dall’usanza dei montanari di
un tempo di fumarne le foglie essiccate.
Questa usanza era motivata dal fatto che intendevano in questo modo trarre
beneficio dalle proprietà antiasmatiche, anticatarrali e decongestionanti delle
vie respiratorie.
Il fiore è composto da due parti: un grosso bottone centrale con piccoli
fiorellini tubulari gialli e, esternamente numerose ligule di colore giallo
intenso che presentano tre “dentini” sulla punta.
L’odore è leggermente acre, il sapore amaro e un po’ piccante.
Il fusto è eretto,
semplice o
ramificato in alto.
La pianta
sopravvive al rigido
inverno grazie al
suo forte rizoma.
È una pianta erbacea, perenne, alta dai 20 ai 50 centimetri.
Le foglie alla base sono disposte a forma di croce e sono ricoperte da una
leggera peluria.
Il fiore non è singolo ma è una infiorescenza su un lungo stelo; è un capolino
con fiori di colore giallo-arancione lungo 6-8 centimetri.
Il fiore, piuttosto robusto, è ricoperto da una fine peluria ed ha l’aspetto di
una margherita un po’ “arruffata”.
Cresce bene nei pascoli e nelle praterie a quote
comprese tra i 900 e i 2600 metri. Predilige i prati aridi
e le brughiere sempre su terreno acido.
Fiorisce da giugno ad agosto.
È possibile confondere l’arnica montana con
alcune specie del genere Doronicum.
L’arnica è diffusa in tutta l’Europa centrale; in Italia si trova in tutto
l’arco alpino e sull’Appennino pavese e parmigiano.
È una pianta dalle proprietà
medicinali conosciute fin
dall’antichità.
Per uso interno viene utilizzata
come anticatarrale,
antispasmodica, eccitante del
sistema nervoso e del sistema
cardiovascolare.
Per uso interno si
preparano tinture e
infusi, che devono
essere utilizzati con
prudenza perché a dosi
elevate possono
provocare irritazione
gastro-intestinale,
tremori e accelerazione
del battito cardiaco.
Per uso esterno si
fanno impacchi
contro ematomi,
lussazioni e
reumatismi.
Gli impacchi
devono essere fatti
solo sulla pelle
perfettamente
integra.
Le parti utilizzate sono il fiore e la radice, meglio
se raccolti in autunno quando la concentrazione
di principi attivi è maggiore.
Si fanno macerare i fiori nella grappa o
nell’olio di oliva per circa 40 giorni e poi si
utilizza il liquido per frizioni in caso di
dolori, traumi, bronchiti, polmoniti.
La radice viene macerata in alcool a 60°
per dieci giorni.
Si riteneva persino che avesse poteri
magici in grado di influenzare anche
il tempo atmosferico. Motivo per cui
veniva bruciata durante i temporali.
CURIOSITA’
Un tempo, non solo i montanari fumavano le
foglie secche di arnica per curare la tosse e la
bronchite, ma a volte la pianta veniva utilizzata
per la cura della malaria, in sostituzione del
chinino che era troppo costoso e difficile da
trovare.
Per questo era anche chiamata”china dei
poveri”.
All’inizio del XX secolo si abbandonò questo
impiego perché l’uso eccesivo aveva un effetto
tossico sull’organismo.
Si narra che il noto poeta Goethe, in seguito ad un forte attacco di angina
pectoris,abbia trovato grande giovamento dopo aver bevuto una tazza di
decotto di arnica. Anche se già da tempo era nota la sua pericolosità e tossicità
per uso interno.
BIBLIOGRAFIA
L.Matonti – Arnica, la pianta dei traumi – da Piemonte Parchi
L.Poggio – Pillole di Botanica:Arnica Montana L. – Voci del Parco n.1/2010
–Notizie dal Parco Nazionale Gran Paradiso
Minicompact – Fiori di montagna – De Agostini Novara
AUTORE
Noemi, classe prima media Piancavallo
Fotografie: Rita Torelli, Massimo Sotto