LRUpres 2013-14 - Dipartimento di Sociologia

Università degli Studi di Milano Bicocca
Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale
Corso di Laurea Triennale in Scienze dell’Organizzazione
A.A. 2013-2014
Sociologia economica e del lavoro –
Lavoro e risorse umane
Prof. Serafino Negrelli
Contenuti

analisi sociologica delle trasformazioni del lavoro

modelli di scambio e di regolazione sociale del lavoro

tendenze evolutive:
•
•
•

divisione sociale e tecnica del lavoro,
forme e modelli del lavoro organizzato
mercati del lavoro e regimi di welfare
cambiamenti nelle concrete forme e condizioni di lavoro
•
•
•
qualità del lavoro
sistemi retributivi (con riferimento a concetti rilevanti per le scienze sociali quali
retribuzione “equa”, “salario di efficienza”, ecc.) e
dimensione temporale del lavoro, incluse le forme di conciliazione tra tempo di
lavoro e tempo di vita, tra lavoro e sapere (sociale).
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Obiettivi
Sulla base delle analisi e dei concetti
della sociologia del lavoro, offrire
strumenti in grado di interpretare le
trasformazioni che hanno interessato il
lavoro, secondo approcci comparati ed
evolutivi.
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Argomenti delle lezioni

Presentazione corso. Lavoro e sociologia del lavoro

Le trasformazioni del lavoro nel contesto dei cambiamenti
economici e sociali: globalizzazione dei mercati,
innovazione tecnologica, sviluppo del capitale umano

La divisione sociale del lavoro: Smith, Marx, Durkheim

La divisione “tecnica”del lavoro: taylorismo, fordismo,
lean production
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Argomenti delle lezioni

L’azione collettiva: le forme del lavoro organizzato e della
relativa “rappresentanza”

Azione collettiva e azione individuale: relazioni di lavoro,
contrattazione, partecipazione e gestione delle risorse umane

Il mercati del lavoro come istituzione sociale: flessibilità e
“diversità” del lavoro

L’erosione dei mercati interni del lavoro: status e contratto

Politiche del lavoro e sistemi di welfare
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Argomenti delle lezioni

La qualità del lavoro: doti cognitive e di creatività del “saper essere”

La qualità del lavoro: le capacità relazionali del lavoratore in rete

La qualità del lavoro: autonomia e responsabilità, dalla mansione al
ruolo

Qualità e soddisfazione del lavoro: le survey della Fondazione di
Dublino

La retribuzione “equa”

La conciliazione dei tempi di lavoro e di vita
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Testi per la preparazione dell’esame

Negrelli S., Sociologia del lavoro, Laterza,
Roma-Bari, 2011

Negrelli S., Le trasformazioni del lavoro:
modelli e tendenze nel capitalismo globale,
Laterza, Roma-Bari 2013
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Le idee dei classici
sul significato del lavoro

Lavoro è libertà (J. Locke, Il secondo trattato sul governo, 1690):
il lavoro dell’uomo esprime il mezzo e il diritto di appropriazione individuale dei
prodotti della terra ed è quindi all’origine della società civile;

Lavoro è produttività (A. Smith, La ricchezza delle nazioni, Abbozzo
1763):
“Solo la divisione del lavoro, in base alla quale ogni individuo confina se stesso
in un particolare ramo di attività, può spiegare la superiore prosperità che si
verifica nelle società civilizzate e che, nonostante le ineguaglianze della proprietà,
si estende fino al più infimo membro della comunità.”
“Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio e del fornaio che ci
aspettiamo il pranzo, ma dalla loro considerazione del loro proprio interesse. Noi
ci rivolgiamo non alla loro umanità, ma alla loro attenzione al loro proprio
interesse e non parliamo mai loro delle nostre necessità, ma dei loro vantaggi”.
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8
Le idee dei classici
sul significato del lavoro

Lavoro è felicità (A. Ferguson, Saggio sulla storia della società civile,
1767)
quando “le nostre menti vengono utilizzate appropriatamente”

Lavoro è alienazione (K. Marx, Il capitale, Libro I, 1867)
la divisione del lavoro nel capitalismo genera “operai senza abilità” (che erano la
classe esclusa nella produzione artigiana); lavoro delle donne e dei fanciulli;
prolungamento della giornata lavorativa; intensificazione del lavoro

Lavoro è solidarietà (E. Durkheim, La divisione del lavoro sociale, 1893)
“la specializzazione è un fatto moralmente positivo, va perseguita in quanto
corrisponde al bisogno sociale della solidarietà (organica) nella società moderna
altamente differenziata”
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Fine o metamorfosi del lavoro?

“Tecnologie software sempre più sofisticate porteranno la
nostra civiltà sempre più vicino al mito di un mondo senza
lavoratori” (Rifkin, La fine del lavoro, 1995)

“…partiti da una società dove gran parte della vita delle
persone adulte era dedicata al lavoro, stiamo andando
verso una società in cui gran parte del tempo sarà, e in
parte già è, dedicato a qualcos’altro” (De Masi, Ozio
creativo, 2000)

“Una società di lavoratori senza lavoro”? (Hannah Arendt,
Vita Activa, 1958). L’utopia del “regno della libertà”
contrapposto al “regno della necessità”? Naturalità o
artificialità del lavoro?
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Dal saper fare al saper essere

I “lavoratori del sapere”: coloro che dispongono delle capacità e delle
nozioni necessarie a tradurre il sapere specialistico in innovazioni
capaci di produrre profitto (prodotti, innovazioni tecniche e
organizzative), diventeranno il gruppo privilegiato all’interno della
società (Beck, Il lavoro nell’epoca della fine del lavoro, 1999)

il lavoro è “prodursi”, il lavoratore è “qualcuno che si è prodotto e
continua a prodursi da solo” (Moulier-Boutang, 2000);

i lavoratori post-fordisti…devono entrare nel processo di produzione con
tutto il bagaglio culturale che hanno acquisito con i giochi, gli sport di
squadra, le lotte, le dispute, le attività musicali, teatrali, ecc. (Gorz,
L’immateriale, 2003);
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Dal saper fare al saper essere

I “servizi di tipo simbolico-analitico” (Reich): attività di
soluzione dei problemi e intermediazione strategica (20%
dei lavoratori americani);

La “classe creativa” dei lavoratori senza colletto bianco o
blu (R. Florida, 2003): negli Usa il 30% della forza lavoro, il
doppio rispetto all’Italia!

Richieste di capacità di padronanza intellettuale, capacità di
integrazione dei compiti e capacità di relazioni sociali;

Capitale umano ma anche “capitale sociale” per superare
il rischio di “rinascita di una classe servile”, di neo-fordismo
e di precarietà del lavoro.
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