UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI VERONA FACOLTA’ DI ECONOMIA CORSO DI POLITICA ECONOMICA A.A. 2003/2004 ACCUMULAZIONE, DISTRIBUZIONE E RISPARMIO MACRO-ECONOMIA AVANZATA di Mauro Baranzini e Giovanni Tondini Relatore: dott. Umberto Romani. Secondo la Scuola Marginalista, gli equilibri parziali o generali sono determinati dagli elementi seguenti: meccanismi di libero mercato, utilità marginale, produttività marginale e dall’eguaglianza in equilibrio tra utilità marginali e produttività marginali, ponderate con i rispettivi prezzi. concorrenza perfetta, in cui si verificano simultaneamente sei condizioni: atomizzazione del mercato, omogeneità del prodotto ed anonimato di produttori e consumatori, assenze di barriere all’entrata ed all’uscita, perfetta mobilità dei fattori produttivi, perfetta conoscenza delle condizioni tecniche ed economiche, impossibilità di conseguire nel lungo periodo un extra-profitto. Il concetto di equilibrio (parziale e generale, stabile ed instabile): Elementi demografici; Elementi istituzionali; Elementi fiscali; Aspetti storici; Aspetti tecnologici o di tecniche di produzione; Componenti socio-economiche. I fisiocrati furono tra i primi economisti a concepire l’economia come un’attività positiva e non solo normativa L’economia considerata come un ramo della “natural philosophy” spinse gli economisti teorici a considerare le modalità di distribuzione e consumo della ricchezza prodotta. L’economia politica classica si preoccupava di studiare il funzionamento di un sistema economico per la produzione e la distribuzione delle risorse materiali. L’obiettivo dell’economia politica si sposta dalla soluzione del problema dell’allocazione di risorse date fra usi alternativi per massimizzare la soddisfazione del consumatore, alla soluzione del problema di come aumentare la produttività fisica del lavoro ed il volume totale dell’attività economica. La produzione di beni e servizi attraverso l’utilizzazione di una quantità sempre crescente di inputs (terra, lavoro, capitale) divenne il centro dell’attenzione degli economisti marginalisti. Il concetto di massimizzazione dell’utilità dei consumatori venne esteso poi al settore produttivo. La critica sosteneva che la scienza economica doveva studiare produzione e circolazione della ricchezza in funzione dell’organizzazione economica della società in esame, cioè valutare i comportamenti economici in base alle loro motivazioni ed ai risultati ottenuti. I marginalisti dominarono la scena economica dal 1870 al 1936, anno della pubblicazione della Teoria Generale di Keynes, e rappresentarono la mainstream economics per diversi anni dopo la fine della IIa Guerra Mondiale. Essi diedero e danno tuttora importanza alla scarsità dei mezzi produttivi. Tre sono gli aspetti relativi al metodo della scienza economica che caratterizzano la diversità d’approccio da parte degli studiosi della scienza economica: • I processi cumulativi; • Le tecniche matematiche; • La verifica empirica. CARATTERISTICHE DEL MODELLO KEYNESIANO: attenzione alle variabili macro-economiche aggregate o di domanda dei consumi; pieno impiego e relativo livello di produzione totale; rilevanza della moneta come unità di misura delle variabili economiche; politiche di fine tuning dello Stato (monetaria e fiscale); breve periodo La critica più importante di Keynes alle teorie precedenti riguarda l’assenza dello studio dei meccanismi endogeni ed esogeni che determinano il livello di utilizzazione delle risorse, il livello di produzione effettiva, il livello di reddito e la sua eventuale distribuzione in un sistema economico. rilancio economia con investimenti pubblici; I = S ex post; sistemi economici in squilibrio e dinamiche crono-evolutive. Diversi elementi di natura economico-sociale differenziano gli anni dell’anteguerra e della IIa Guerra Mondiale da quelli del dopoguerra: l’intervento dello Stato in economia; la relativa perdita d’interesse, sia dal punto di vista analitico che empirico, dello studio del ciclo economico di breve, medio e lungo periodo (livellamento dell’attività economica rilevante per il trentennio 1945-1975); il problema della disoccupazione venne considerato solo marginalmente per qualche decennio, dopo l’interesse di molti economisti, fra cui anche Keynes, per tutti gli anni Trenta; il fenomeno inflazionistico, acuitosi dagli anni Settanta fino agli anni Novanta; professionalizzazione della scienza o disciplina economica. Gli ultimi cinquantanni del XX secolo sono etichettati come periodo della ricostruzione delle teorie generali, che generò i seguenti programmi di ricerca (non vere e proprie scuole di pensiero): crescita economica ed esaurimento delle risorse disponibili; schema marginalista aggiornato e perfezionato; filoni post-keynesiani (Cambridge – UK) che hanno perfezionato ed esteso la teoria di Keynes; Dagli anni Sessanta agli anni Novanta del XX secolo sono riscontrabili tre controversie tra la Scuola post-keynesiana di Cambridge (UK) e quella marginalista o neoclassica del MIT di Cambridge (USA), e cioè: distribuzione del reddito e determinazione del saggio di profitto; teoria del capitale; teoria del ciclo vitale. PRIMA CONTROVERSIA: Cambridge – USA (Marginalisti): Quota reddito fattore produttivo = Quantità fattore X Produttività marginale. Cambridge – UK (Post-keynesiani): No criterio produttività marginale, ma utilizzo di parametri economici derivanti da strumentazione matematica che elabora evidenze empiriche. SECONDA CONTROVERSIA: Cambridge – UK: capitale inteso come fondo di risorse liberamente mobilitabili da un settore all’altro e set di fattori produttivi difficilmente permutabili, trasferibili o sostituibili tra loro; Cambridge – USA: impossibilità di far coincidere il concetto finanziario e tecnico del capitale, se non in particolari condizioni. TERZA CONTROVERSIA Cambridge – USA: accumulazione ed impiego del risparmio e del reddito lungo il ciclo vitale (andamento a gobba), con scarsa propensione alla trasmissione intergenerazionale di reddito e capitale; Cambridge – UK: componente altruistica di una generazione verso la successiva; la maggior parte delle risorse e del capitale derivano da trasferimenti intergenerazionali. Negli ultimi tre decenni, una linea di ricerca molto importante concerne l’estensione al lungo periodo del modello keynesiano e la sia disaggregazione settoriale. I contributi più importanti sono quelli di Pasinetti con la sua teoria generale della dinamica economica, del progresso tecnico e della distribuzione del reddito (combinazione dei fondamenti classici e keynesiani). Gli elementi fondamentali dello schema teorico di Pasinetti sono i seguenti: integrazione verticale dei settori; teoria della dinamica economica strutturale; le proprietà naturali di un sistema economico allo scopo di situare l’analisi nel più ampio contesto istituzionale. IL RUOLO DELLE ISTITUZIONI Le istituzioni sono definite come le mentalità prevalenti quanto a relazioni ed a funzioni particolari dell’individuo e della società (Veblen, 1953). Sono il risultato di un’evoluzione storica piuttosto che di una concezione dell’uomo. Fattori dinamici fondamentali: crescita e struttura demografica; conoscenza umana; accumulazione dei risparmi del ciclo vitale, del capitale umano e delle riserve finanziarie e fisiche inter-generazionali. Analisi effettuabile di breve, medio e lungo periodo sulle caratteristiche della società (tasso di fertilità, processo di apprendimento delle conoscenze disponibili, tecniche produttive ed organizzative, comportamenti di consumo e risparmio preesistenti). SCUOLA POSTKEYNESIANA (CAMBRIDGE – UK) SCUOLA MARGINALISTA O NEOCLASSICA (CAMBRIDGE – USA) N. KALDOR P. A. SAMUELSON L. PASINETTI F. MODIGLIANI J. V. ROBINSON R. M. SOLOW P. SRAFFA J. E. MEADE (Cambridge – UK) R. F. KAHN G. C. HARCOURT