Tommaso Dorigo INFN, sezione di Padova L’esplorazione del microcosmo con gli acceleratori di particelle Liceo Tiziano - Belluno, 13 febbraio 2015 Breve introduzione • • • • • La dote fondamentale di un ricercatore non è tanto quella di saper trovare risposte, ma di sapersi porre le domande giuste Di cosa è fatto il mondo ? Cosa lo tiene insieme ? Democrito, nel IV secolo a.C., ipotizza che la materia sia fatta di atomi, (“che non possono essere tagliati”) dotati di dimensioni, forma, e peso diversi, e vuoto tra essi.Tutte le proprietà della materia che sperimentiamo sono dovute alle interazioni fra essi. Democrito ha ragione. Ma per rispondere alla domanda un po’ più in dettaglio dobbiamo trovare i costituenti davvero elementari della materia, e capire come interagiscono per creare l’incredibile varietà del nostro mondo. Cosa vuol dire “elementare” ? – Elementare: • semplice • che non ha struttura • che non può essere ulteriormente semplificato, o suddiviso in parti più semplici – Elementare: • che rappresenta l’ingrediente base di tutto Particelle e forze • Se scopriamo che la materia è fatta di un certo numero di particelle elementari, non abbiamo spiegato ancora quasi nulla… Serve una precisa comprensione del modo in cui esse interagiscono, come si combinano per creare ciò che ci circonda • Scopriremo che le possibili interazioni tra le particelle sono dovute alla propagazione di forze dovute allo “scambio” di altre particelle, dette “bosoni vettori” dell’interazione • Si tratta di un salto logico piuttosto forte rispetto al modo che abbiamo di percepire le forze a noi note per esperienza quotidiana (gravità, magnetismo) • Lo scambio di questi bosoni vettori è governato da leggi fondamentali: il nostro scopo è di comprenderle – Una volta capito come le particelle di materia “sentono” i loro vicini, ci è possibile formulare un modello delle “strutture” che si possono costruire con esse. • Ci servono alcune armi fondamentali nella nostra indagine. Vediamo quali sono. 1- il principio di Occam William of Ockham, monaco inglese del 14esimo secolo, espresse una lex parsimoniae che è un fondamentale strumento nella ricerca: “Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem” Ovvero, le spiegazioni economiche della natura che ci circonda sono da preferirsi a quelle più fantasiose e complicate, che introducano più assunzioni e postulati. Questo principio è sottovalutato, ma i fisici delle particelle lo posseggono nel proprio “patrimonio genetico”: è un modo rigoroso di pensare e di ragionare sui fenomeni naturali. 2 – La classificazione La classificazione è un potente strumento di analisi, utile in tutte le scienze. – Identificare delle caratteristiche comuni degli oggetti che si studiano permette di dividerli in classi – Le proprietà di ogni nuovo oggetto identificato possono essere desunte dalla sua appartenenza a una classe, per similarità con gli altri elementi già studiati – Una eventuale struttura ripetitiva nell’organizzazione interna delle classi può permettere di prevedere l’esistenza di nuovi elementi o anche di nuove classi, e indovinarne a priori le caratteristiche. • Nel XIX secolo grazie alla classificazione delle sostanze note e il lo studio quantitativo si comprese come la materia è fatta di molecole di vari elementi, dotati di distinte caratteristiche e proprietà • L’analisi chimica degli elementi conosciuti spinse gli scienziati del tempo a cercarne un’organizzazione semplice, una classificazione che potesse ricondurre a uno schema semplice. Mendeleev nel 1869 dimostrò che gli elementi, se organizzati secondo la massa atomica, mostrano una periodicità nelle loro proprietà fisico-chimiche La classificazione degli elementi nuovi permette di prevedere l’esistenza di elementi ancora non scoperti, e le loro proprietà. Usando la sua classificazione, Mendeleev previde l’esistenza di nuovi elementi come germanio (eka-silicon) e gallio (eka-aluminum). La classificazione come metodo scientifico è un paradigma di fondamentale importanza anche per la fisica nel XX secolo, come vedremo. 3 – l’indagine spettroscopica Le sostanze chimiche in forma gassosa, se eccitate, emettono luce di particolari colori. Le lunghezze d’onda sono misurabili con strumenti che le separino spazialmente, come un prisma. Gli spettri di emissione atomici sono un complicato labirinto di molte diverse righe. Ogni “serie” di righe corrisponde a un diverso valore dell’energia finale dell’atomo. I livelli energetici dipendono dalle caratteristiche degli atomi, per cui ogni atomo ha una carta d’identità, costituita dalle sue righe di emissione. Un codice a barre! Un’ultima arma fondamentale: lo sviluppo tecnologico • La scienza non può progredire senza il supporto di una adeguata tecnologia; la tecnologia non può perfezionarsi senza passi avanti della scienza • Se guardiamo alla storia della scienza, scopriamo uno sviluppo logico di questi concetti: le due discipline procedettero a braccetto dall’invenzione della ruota ai giorni nostri. Il loro cammino fu però rallentato da “fattori di disturbo” per secoli: la religione e le altre forme di superstizione, le guerre, le malattie, la miseria…. Potrebbe sembrare che dall’illuminismo in poi ne siamo usciti: eppure, questi fattori di disturbo sono ancora intorno a noi e ritardano i progressi della ricerca. Cosa c’è dentro ? Per studiare le microstrutture si cerca di ingrandirne l’immagine con un microscopio • Vediamo una immagine ingrandita dell’oggetto da studiare facendoci rimbalzare contro o passare attraverso delle particelle di luce – i fotoni • Non si può andare molto al di sopra di qualche migliaio di ingrandimenti: si incontra il limite dovuto alla diffrazione della luce • Con fasci di elettroni si può fare molto meglio, ma anche in quel caso si rimane limitati dallo stesso effetto a circa 2 milioni di ingrandimenti. – Ma per studiare come sono fatti gli atomi, serve un ingrandimento ancor maggiore! • La risposta è nell’aumentare l’energia del corpo con cui si sonda la materia. Dobbiamo abbandonare l’idea di formare una “immagine”, e utilizzare invece l’interazione fra proiettile e bersaglio per capire la struttura di quest’ultimo. J.J.Thomson e l’elettrone • Thomson nel 1897 scopre l’elettrone, con un tubo a raggi catodici inventato pochi mesi prima da Karl Braun. Misurando la deflessione dei raggi in un campo elettrico e magnetico, ne determina il rapporto fra carica elettrica e massa. E’ un esperimento fondamentale anche per mostrare che è il progresso tecnologico, di solito, a rendere possibile una nuova scoperta. Il tubo a raggi catodici è il precursore non solo del televisore che ave(va)te in casa, ma anche degli strumenti che oggi usiamo per sondare la materia, gli acceleratori di particelle. Ernest Rutherford e la struttura dell’atomo • Nel 1907 non c’era ancora la tecnologia necessaria a creare proiettili dell’energia necessaria per sondare la struttura della materia, ma Rutherford usa ciò che ha: i decadimenti di sostanze radioattive. • Nel famoso esperimento da lui diretto, le particelle alfa (nuclei di atomi di elio, emessi da una sorgente radioattiva) vengono dirette contro una sottile lamina d’oro • Con un cristallo scintillante è possibile osservare le particelle alfa deviate dal fascio, a diversi angoli da esso • Se gli atomi sono formati da una “pappa” carica positivamente in cui alloggiano gli elettroni, le pesanti particelle alfa dovrebbero attraversare la lamina quasi indeflesse. • Invece, i suoi assistenti Geiger e Marsden osservano che in rari casi le particelle alfa subiscono “scattering” a grande angolo, alcune addirittura rimbalzando indietro! E’ il segnale che gli atomi hanno un nucleo duro all’interno. a a a sorgente Questo esperimento è il precursore della fisica delle particelle – tutti gli esperimenti agli acceleratori sono figli di esso. lamina d’oro L’invenzione di una nuova scienza I progressi teorici e sperimentali dell’inizio del XX secolo sono enormi – – – – La relatività di Einstein La formulazione della meccanica quantistica La scoperta del nucleo, del neutrone, dell’antimateria La teoria di Fermi dei decadimenti radioattivi Negli anni ’30, si conoscono l’elettrone, il protone, e il neutrone. Si sa descrivere la luce come formata da fotoni. Tutto pare chiaro e ben ordinato, ma ben presto la ricerca fondamentale pone nuovi enigmi Lo studio del decadimento del neutrone porta Pauli a ipotizzare l’esistenza di particelle invisibili, i neutrini. E poi ci sono i raggi cosmici, nei quali nel 1932 Andersson scopre il positrone, l’antiparticella dell’elettrone: antimateria. I raggi cosmici • I raggi cosmici si manifestano come radiazione ionizzante incidente sull’atmosfera: scoperti da Victor Hess nel 1912 con esperimenti ad alta quota • Si scopre negli anni ’30 che la radiazione primaria è elettricamente carica (prima si pensava fossero fotoni); oggi sappiamo che si tratta di protoni e nuclei leggeri. • Nei raggi cosmici secondari viene scoperto il muone – particella penetrante, con caratteristiche simili a quelle dell’elettrone Che c’azzecca il muone ? disse Isidor Rabi… Forse c’è di più da scoprire! Il ciclotrone Se esistono altre particelle oltre quelle conosciute (elettroni, protoni, neutroni, fotoni), deve essere possibile crearle in laboratorio, disponendo di un acceleratore sufficientemente potente Infatti, l’equazione di Einstein E=mc2 prevede che in collisioni che liberino sufficiente energia si possano materializzare particelle massive I progressi tecnologici vengono in aiuto: Lawrence costruisce il primo ciclotrone nel 1929. Il ciclotrone è un disegno primitivo: null’altro che un paio di elettrodi cavi all’interno dei quali le particelle eseguono traiettorie a spirale, accelerati da una differenza di potenziale e tenuti in orbite circolari da un intenso campo magnetico. Un salto in avanti: il sincrociclotrone • • • L’evoluzione degli strumenti per accelerare le particelle (protoni e elettroni, ma non solo) segna il passo delle più importanti scoperte in Fisica nel XX secolo Dal ciclotrone di Lawrence si passa al betatrone, al sincrotrone, e poi al sincro-ciclotrone... Due concetti di base: – 1) l’accelerazione avviene quando una particella carica attraversa una differenza di potenziale (un campo elettrico) – la massima d.d.p è limitata a un milione di volt delle due l’una: • o si costruiscono migliaia di cavità acceleranti acceleratori lineari (LINAC) • o si fa ripassare il fascio di particelle nelle stesse cavità molte volte acceleratori circolari – Nel secondo caso servono potenti magneti per curvare le traiettorie delle particelle • ma attenzione: cariche elettriche fatte curvare “irradiano” energia e decelerano Servono quindi grandi dimensioni per tenere piccola la perdita di energia • Lo sviluppo tecnologico (materiali superconduttori, elettronica di controllo) procede di pari passo con la costruzione di macchine sempre più potenti Come rivelare le particelle ? Tra gli anni ’30 e gli anni ’60 vengono scoperte dozzine e dozzine di nuove particelle: è l’inizio di una nuova scienza Lo strumento principe per la rivelazione e lo studio delle reazioni prodotte è la camera a nebbia, poi migliorata nella camera a bolle In una camera a nebbia, un vapore sovrasaturo condensa in goccioline microscopiche lungo la traiettoria delle particelle cariche ionizzanti La camera a bolle usa invece un liquido sovrariscaldato da una brusca variazione di pressione in coincidenza con l’attraversamento delle particelle ionizzanti si formano bolle lungo le traiettorie. Un intenso campo magnetico le curva in modo inversamente proporzionale all’energia Lo studio delle reazioni • • • • La collisione di alta energia fra un protone accelerato da un ciclotrone e un protone di un bersaglio può produrre nuove particelle La cinematica relativistica permette di calcolare la massima massa M dei corpi producibili in una collisione: M2 = 2 m E ove E è l’energia della particella incidente, m la massa del bersaglio Si trova però che non tutte le reazioni energeticamente possibili hanno luogo: vi sono delle quantità addizionali che si conservano, oltre all’energia e l’impulso solo le reazioni che conservano queste quantità possono avvenire Dallo studio delle reazioni osservate e non, si trova che è necessario ad esempio ipotizzare che il protone e il neutrone posseggano un numero quantico additivo, che si conserva nelle reazioni: il numero barionico. Non si può, ad esempio, creare un protone nella reazione p+p p+p+p (creo un protone dal nulla) mentre la reazione p+p p+p+p+anti-p (creo un protone e un antiprotone) non viola la conservazione del numero barionico – e infatti si osserva. La classificazione delle particelle • Con l’aumentare dell’energia disponibile nelle collisioni prodotte dagli acceleratore, si scopre una messe di nuove particelle – Tutte instabili, decadono in brevissimo tempo – Sembrano organizzabili in famiglie, secondo il modo in cui vengono più frequentemente prodotte, il modo in cui decadono, eccetera. Multipletti… Una parola che dovrebbe far suonare un campanello – I primi membri: • i pioni p+,p-, p0 hanno massa intorno a 140 MeV e numero barionico B=0; • i kaoni K+,K-,K0, di massa intorno ai 500 MeV, e pure B=0; • i barioni D-, D0, D+, D++ hanno massa di poco superiore al GeV e B=1. • NB: “scoprire una particella” significa osservarne il decadimento in corpi più leggeri, e dedurne da questi massa e altre caratteristiche. NNB: in fisica delle particelle si usa come unita’ di energia e massa l’elettronvolt, eV, e quantità derivate: il keV =1000eV, il MeV=1000 keV, il GeV=1000 MeV, il TeV=1000 GeV Un protone “pesa” 0.93 GeV; un elettrone solo 0.5 MeV, ovvero 1800 volte meno. Leptoni e Adroni • Elettroni, muoni e neutrini non sono di solito prodotti nelle interazioni primarie che si osservano grazie agli acceleratori. Essi appartengono a una classe a parte • Le particelle comunemente prodotte con grande intensità nelle collisioni (pioni p, kaoni K, barioni D, S, …) sono diverse anche perché soggette a rapidissima disintegrazione: sono altamente instabili. • I primi, leggeri e debolmente interagenti, sono detti leptoni. Le seconde sono chiamate adroni, in quanto soggette all’interazione forte. • Si tratta di una classificazione che permette di prevedere l’occorrenza di alcune reazioni, poi osservate, e la mancanza di altre, proibite dalla conservazione di un nuovo numero quantico, il “numero leptonico”: se non ho leptoni nello “stato iniziale” che genera la collisione, non posso averne nello stato finale, a meno che non produca un egual numero di antiparticelle degli stessi (antiparticelle hanno numero leptonico opposto). Classi di decadimenti – Il decadimento delle particelle è un concetto utile per aiutare la divisione in classi: maggiore è la forza dell’interazione responsabile della disintegrazione delle particelle, e più rapidamente essa avviene • Interazione forte: le particelle decadono in tempi di 10-20 s (un centimiliardesimo di miliardesimo di secondo!) e inferiori – Esempio: D++pp+ • Interazione elettromagnetica: le particelle decadono in tempi intorno ai 10-15 secondi (un milionesimo di miliardesimo di secondo) – Esempio: il pione neutro p0gg • Interazione debole: le particelle decadono in tempi di 10-10 secondi (un decimillesimo di milionesimo di secondo) – Esempio: i pioni carichi p mn, i kaoni Kpen La stranezza: il mistero si infittisce Alcune particelle scoperte a partire dalla fine degli anni ’40 appaiono “strane”: sono prodotte molto copiosamente –il che indica una produzione “forte”, ma decadono molto lentamente –con tempi tipici delle interazioni “deboli”, quelle responsabili dei decadimenti radioattivi. Vengono chiamate Kaoni e Lambda, ma anche “V-particles” perché sono caratterizzate dalle “V” che generano nelle fotografie in camera a bolle Nuovamente è la classificazione a fornire una potenziale soluzione dell’enigma: si scopre che le particelle “strane” sono prodotte in coppia, come le gambe della V. Si ipotizza allora che vi sia un nuovo numero quantico che le distingue dalle altre: la stranezza S. Positiva e negativa per particelle e antiparticelle strane, è additiva. Se S=0 all’inizio, S=0 alla fine +1-1=0 p p p p K+ K- si osserva, mentre p p p p p- K+ no; p p KL pp pp si osserva (vedi fotografia a destra), p p KD non si osserva. fascio di pioni L’ipotesi dei quarks La misura è colma negli anni ’60, gli indizi sono sufficienti. Murray Gell-Mann nel 1964 concepisce l’esistenza di una struttura soggiacente alla gran quantità di particelle fino ad allora classificate I mesoni e i barioni non sono altro che l'unione di due e tre quarks, aventi numero barionico 1/3, stranezza 0 o 1, e cariche elettriche +2/3, -1/3 Up (u), Down (d), Strange (s) sono i nomi loro assegnati E’ una spiegazione economica! u d s Carica el. 2/3 -1/3 -1/3 Stranezza 0 0 1 Numero barionico 1/3 1/3 1/3 Protoni, neutroni, pioni, kaoni, e gli altri adroni sono tutti descrivibili come somma di due o tre quarks. Simmetrie e strutture soggiacenti Ogni mesone (B=0) è composto da una coppia quark-antiquark: K+ (u anti-s) Q = 2/3 – (– 1/3) = 1 B = 1/3 – (1/3) = 0 S=0+1=1 Q = 1/3 – (– 1/3) = 0 B = 1/3 – (1/3) = 0 S= 0+1=1 K+ e K0 formano un “doppietto” e l’operazione di scambio (u d) li trasforma uno nell’altro K0 (d anti-s) il tripletto di pioni ha stranezza 0, ed è costituito da p-(anti-u d), p0(anti-d d), p+(u anti-d) Appare evidente una struttura, un gruppo di simmetria rispetto allo scambio di un quark con l’altro. Le interazioni forti, responsabili della produzione degli adroni, non distinguono il sapore dei loro quark: per esse ogni quark è uguale a un altro, e l’operazione di scambio non modifica nulla Simmetrie di barioni I barioni sono terne di quarks: p = (uud) ha B=1, S=0, Q = 2/3+2/3-1/3 = 1 n = (udd) ha B=1, S=0, Q = 2/3-1/3-1/3 = 0 Lo scambio di un quark u con un d è l’operazione di simmetria che trasforma protone in neutrone Consideriamo il decupletto barionico: gli stati D++(uuu), D+(uud),D0(udd),D-(ddd) si comportano allo stesso modo Invece se studiamo lo scambio ds: D-(ddd)S-(dds)X-(dss)W-(sss) Alla W- si arriva anche da D++ facendo us: D++(uuu)S+(uus)X0(uss)W-(sss) E’ grazie a questo schema che la W- viene ipotizzata, e poi scoperta: come il germanio! La scoperta della WA Brookhaven nel 1964 un fascio di 5 GeV di K- interagisce coi protoni del bersaglio generando la seguente sequenza: K p W K K 0 X 0p Lp 0 Successivamente la lambda decade in protone e pione,e i due fotoni emessi dal pione neutro convertono entrambi (caso raro) in coppie elettrone-positrone. La cinematica permette di calcolare la massa della W, in ottimo accordo con le previsioni. Il meccanismo GIM • L’ipotesi di Gell-Mann rimane un artificio matematico per un decennio. • Intanto Glashow, Iliopoulos e Majani, tre fisici teorici, nel 1970 hanno un cruccio: se calcolano la probabilità di decadimento di un mesone K neutro in due muoni, trovano un valore in contrasto con le osservazioni: il decadimento Kmm non si osserva, ma dovrebbe! A meno che… • Se esiste un quarto quark c (c sta per charm, fascino), il suo effetto sul decadimento studiato sarebbe di cancellarlo quasi completamente! Ma deve essere pesante, più del protone… Altrimenti i conti non tornano: un quarto quark leggero non basterebbe a spiegare la mancanza di decadimenti Kmm . • I tre fisici prevedono così l’esistenza di un quarto quark. Questo può implicare che si possano produrre nuove particelle che lo contengono... La rivoluzione di novembre Dunque i quarks non sono tre ma quattro ? Nel 1974 due esperimenti concorrenti, guidati da Burton Richter (a destra) e Samuel Ting (in basso), identificano una particella finora sconosciuta, chiamata J/ψ e di massa pari a 3.1 GeV. La J/ψ decade in coppie di muoni, ed ha tutte le caratteristiche che ci si aspetta dalla composizione di due quarks pesanti! 5 premi nobel per il charm! La J/ψ viene immediatamente riconosciuta come uno stato legato di due quarks charm. Il modello a quarks trionfa! Come è possibile convincersi che la nuova particella è formata da due quark charm ? …Con la spettroscopia! Proprio come lo studio degli spettri atomici ci permette di determinare i livelli energetici permessi a un elettrone in orbita attorno a un nucleo, così lo studio dello spettro di massa degli stati eccitati del charmonio – i vari stati simili alla J/ψ – permette di verificare che il modello fisico (stato legato di due quark charm) è accurato! Si scopre che i livelli energetici del charmonio hanno struttura identica a quelli del positronio, stato legato elettrone-positrone, nonostante vi siano otto ordini di grandezza di differenza fra le energie dei due stati! Infatti, la struttura del positronio e quella del charmonio è identica: si tratta di corpi composti da due fermioni di eguale massa, in orbita l’uno intorno all’altro. Ricordate il codice a barre ? E i quarks sono sei ! • La scoperta del charm convince tutti: i quarks sono corpi reali, non artifici matematici • I corpi elementari che costituiscono la materia sono dunque quarks e leptoni • Ma i quarks non sono 4, bensì 6 ! E qualcuno lo aveva previsto fin dal 1973: Kobayashi e Maskawa (2 premi nobel per la loro idea) Solo con almeno sei quarks si può spiegare una caratteristica dei mesoni K scoperta nel 1964: la violazione della simmetria CP (altri 2 premi nobel) • A partire dal 1974, tutti si mettono a caccia dei due rimanenti quarks: il bottom e il top. • E anche del terzo leptone carico, chiamato tau. • Il quark bottom viene scoperto nel 1977, e il quark top nel 1995 – entrambi al laboratorio Fermilab di Chicago • Il leptone tau viene invee scoperto dalla stessa macchina che ha trovato la J/ψ, SLAC nel 1975 – un premio nobel anche per Martin Perl E le forze ? 1 – La QCD • • L’interazione forte, responsabile della stabilità degli adroni, è descritta da una teoria chiamata Cromodinamica Quantistica (QCD). I quarks interagiscono scambiandosi particelle vettori della forza, otto gluoni I gluoni non hanno massa, e scambiano il colore dei quarks (la loro “carica”). g q q q q’ q’ q • • Una caratteristica dell’interazione forte è che la sua energia potenziale aumenta linearmente con la distanza, come quella di una molla Ne deriva che non si possono separare i quarks fra di loro! Se infatti immaginiamo di “tirare” due quarks allontanandoli, dobbiamo esercitare una sempre maggiore forza per separarli Spendiamo dell’energia che a un certo punto è sufficiente alla creazione di due nuovi quarks, che si ricombinano con i precedenti! Evidenza dell’interazione forte: Jets adronici • • I quarks e i gluoni non possono vivere liberi, a causa del confinamento del colore Se “scalciati” fuori dai protoni ad altissima energia, i quarks e gluoni estendono una stringa di colore, che si rompe, frammentano in un gran numero di adroni: l’energia del loro moto si converte in massa delle particelle prodotte La frammentazione crea un fiotto collimato di particelle • Misurando l’energia e la direzione dei corpi prodotti si può risalire all’energia iniziale del quark o gluone che ha dato origine al jet 2 - L’interazione debole Il modello di Fermi del decadimento b non è sufficiente a spiegare la fenomenologia delle interazioni deboli (decadimenti di adroni e muoni) Serve lavorare in analogia all’elettrodinamica quantistica, sviluppata negli anni ’50 e già verificata da esperimenti precisissimi. In essa, l’interazione elettromagnetica è ricondotta allo scambio di fotoni. E’ quindi economico supporre che l’interazione debole derivi dallo scambio di bosoni W, di massa elevata. Decadimento del π Decadimento del μ Tuttavia, con i soli bosoni W la teoria non sta in piedi. Alla fine degli anni ’60 nasce il modello elettrodebole di Glashow, Salam e Weinberg: l’interazione elettromagnetica e quella debole vengono concepite come due manifestazioni di un solo meccanismo. Se la descrizione è corretta, devono esistere bosoni deboli neutri! La teoria GSW è economica (Ockham non protesta), è elegante, e nel 1971 viene provata la sua consistenza teorica. Ma serve una verifica sperimentale... Alla ricerca dei bosoni W e Z • Bisogna aspettare 10 anni per osservare direttamente la creazione e il decadimento di queste particelle, fondamentali ingredienti del modello elettrodebole • Nel 1983, gli esperimenti UA1 e UA2 al CERN fanno finalmente centro; l’anno seguente Rubbia e Van der Meer ottengono il premio Nobel per la Fisica 3 – l’interazione elettromagnetica • L’interazione elettromagnetica è trasportata dal fotone, particella priva di massa l’interazione ha un range infinito • Nel modello standard il fotone, la Z, il W+ e il W- sono quattro diversi bosoni che provengono dalla stessa interazione, “elettrodebole”. • Il fotone media interazioni fra particelle con carica elettrica: non si accoppia a particelle neutre. Quello che i fisici delle particelle chiamano “fotone” è il quanto della radiazione elettromagnetica. Le proprietà corpuscolari del fotone sono più evidenti ad alta energia, mentre a bassa energia sono più efficaci le descrizioni ondulatorie. Ma anche quando telefonate con un telefono cellulare, ricevete e emettete fotoni ! 4 – E la gravità ? • L’interazione gravitazionale non è compresa nel modello standard. Non è necessario considerare la gravità per comprendere la fenomenologia delle particelle elementari Si tratta di una tipica “approssimazione fisica”: quello che non è rilevante si trascura, per semplificare la descrizione dei fenomeni naturali La gravità è ridicolmente più debole delle altre forze. Il problema della sua descrizione assieme alle altre tre forze costituisce uno dei grandi enigmi ancora da risolvere. Il Modello Standard Il modello GSW, unito al meccanismo di rottura della simmetria elettrodebole ipotizzato da Peter Higgs – una spiegazione teorica del motivo per cui W e Z hanno grande massa mentre il fotone rimane a massa nulla – costituisce quello che chiamiamo Modello Standard. Tre famiglie di quarks, e tre famiglie di leptoni, costituiscono la materia Le interazioni forti sono mediate da 8 gluoni g Le interazioni elettromagnetiche dal fotone γ Le interazioni deboli dai bosoni W e Z La gravità non è inclusa nel modello Le ricerche ai moderni colliders • Il modello standard è un potentissimo strumento di calcolo, di enorme potere predittivo – I decadimenti, le reazioni di produzione, le leggi di conservazione, la classificazione delle particelle sono perfettamente spiegate da esso – Si osserva tutto –e solo– ciò che il modello predice, e con le caratteristiche quantitative calcolate. – Alla fine degli anni ’80 mancano all’appello i corpi più pesanti, e difficili da produrre: il quark top –che continua ad eludere le ricerche fino al 1995 – e il bosone di Higgs! – Per produrre questi stati servono gadgets più potenti! • • • • LEP (91 GeV), poi aumentato in potenza (LEP II, fino a 208 GeV) Tevatron, anch’esso migliorato (Run I Run II, 1.8 2 TeV) LHC (7813 TeV) SSC, cancellato dal governo americano nel 1993 (40 TeV) Il bosone di Higgs • E’ la conseguenza osservabile del meccanismo di rottura spontanea della simmetria elettrodebole, cardine del modello standard – Non esistono altri meccanismi consistenti con il modello standard per spiegare la massa dei bosoni vettori • Ipotizzato a metà degli anni sessanta, è stato finalmente scoperto da CMS e ATLAS nel 2012 • Ancora una volta la Natura sembra obbedirci ! Ma la realtà è che l’esistenza del campo di Higgs era l’unica spiegazione logica, economica, elegante di quanto si era osservato. ATLAS E CMS: LE MACCHINE DI NUOVA FISICA I gadgets del futuro Le dimensioni dei rivelatori costruiti al CERN (ATLAS e CMS) sono sbalorditive Per progettare questi strumenti ci si è basati sulla estrapolazione delle tecnologie esistenti, scommettendo sul futuro ! Ciascun esperimento conta più di 3000 partecipanti LHC è stato costruito per scoprire il bosone di Higgs, e questo è già “in the bag”. Tuttavia per molti sarà un successo solo se LHC scoprirà fisica oltre il modello standard... Altrimenti, sarà estremamente difficile giustificare la costruzione di nuove macchine più potenti, in grado di farci vedere ancora più in profondità Il rivelatore CMS • CMS (Compact Muon Solenoid) è stato costruito con in mente un goal fondamentale: la scoperta del bosone di Higgs • Ovviamente però si tratta, come ormai ogni moderno rivelatore, di uno strumento multipurpose, che può “vedere” ogni dettaglio delle particelle prodotte • Si tratta di una impresa ciclopica – ATLAS e CMS sono considerati la più colossale e complessa impresa della tecnologia umana CMS inside-out I rivelatori di oggi – in una slide • Dalle camere a bolle degli anni 60 abbiamo fatto notevoli passi avanti... • I rivelatori ai colliders oggi utilizzano tecnologie molto avanzate – Tracciatori: l’evoluzione delle camere a bolle, in cui elettroni e ioni prodotti dalle particelle cariche in moto in un gas vengono accelerati da un campo elettrico e raccolti da fili sensibili precisione tipica di 100 micron – Rivelatori al silicio: invece di un gas, si tratta di sottili strati di silicio dove gli elettroni liberati dalla ionizzazione vengono letti da sottilissime striscie sensibili precisione di pochi micron – La curvatura nel campo magnetico determina l’impulso delle particelle cariche, ma quelle neutre come vengono viste e misurate ? – dai Calorimetri: lastre di piombo o ferro intervallate da scintillatori. Distruggono le particelle misurandone l’energia dal numero di corpi secondari prodotti ! Come si misurano i jets ? • I calorimetri sono sensibili sia a particelle cariche che neutre, tranne quelle che interagiscono solo debolmente con la materia • Nei calorimetri e.m. si misura il numero totale di corpi secondari prodotti in una cascata elettromagnetica e l’energia è proporzionale a questo numero ! Nei calorimetri adronici i processi sono più complessi ma il concetto è lo stesso • • • La corretta misura dell’energia dei jet permette di ricostruire il decadimento di particelle massive La misura dell’energia è anche fondamentale per ricostruire bene l’energia mancante, che può segnalare un neutrino o altra particella non interagente La Scoperta del Bosone di Higgs • Per produrre il bosone di Higgs, ed osservarne i decadimenti, servono MOLTE collisioni di alta energia: la probabilità di produrlo in ogni collisione è inferiore a una su un miliardo: P(ppH)=3*10-10 • Inoltre, solo alcuni dei decadimenti possibili possono essere distinti con successo dai processi di fondo: – HZZ μμμμ – H γγ – Η WW eνμν • Si tratta quindi della classica ricerca dell’ago nel pagliaio... Le collisioni vengono raccolte da elettronica veloce, e gli eventi che assomigliano di più a ciò che ci si aspetta dal decadimento di un bosone di Higgs vengono selezionati Viaggio alla scoperta della natura della massa – il campo di Higgs Distribuzioni di Massa Ricostruita • L’attributo fondamentale più evidente di una particella è la sua massa. – Questa può essere misurata usando l’energia dei prodotti del suo decadimento • Eventi di segnale hanno tutti la stessa massa M=MH, e perciò creano un “picco” nell’istogramma di masse ricostruite – Stati finali diversi soffrono di contaminazioni di fondo diverse. Hγγ ha un fondo molto grande, HZZ un fondo più contenuto • Un’analisi statistica decide poi quanto significativo è un picco osservato nei dati. – Per poter dichiarare di aver osservato una nuova particella ci si accontenta solo di segnali che possono verificarsi per caso solo con una probabilità p<3*10-7 ! Sottraendo il fondo previsto si vede meglio il segnale ! Studi sull’Higgs Il segnale Hγγ di CMS Ora che lo abbiamo scoperto, misuriamo in dettaglio tutte le caratteristiche che possiamo, confrontandole con le attese cerchiamo discrepanze ! Finora però non ne abbiamo trovata nessuna. “If it walks like a duck and quacks like a duck...” L’incompletezza del Modello Standard • Nonostante i suoi enormi successi, il Modello Standard non è del tutto soddisfacente – Vi sono ben 25 parametri liberi di cui non è data spiegazione: le masse di quarks e leptoni, la forza degli accoppiamenti… – Non è data alcuna spiegazione della interazione gravitazionale – La teoria soffre di problemi di autoconsistenza • Cosa c’è oltre ? – GUT, teorie che cercano di unificare la QCD con le interazioni elettrodeboli e la gravità – Supersimmetria: una ipotizzata simmetria fra particelle a spin ½ (leptoni e quarks) e particelle a spin intero (bosoni vettori). Implica l’esistenza di un “superpartner” per ogni particella elementare conosciuta – Superstringhe: le particelle elementari sono stringhe vibranti in un mondo a 10 dimensioni • Teoria affascinante ma senza alcun potere predittivo! – Leptoquarks, technicolor, large extra dimensions, preoni… LHC forse risponderà a questa domanda. Due parole su SUSY La supersimmetria, inventata nei primi anni ’70, è una teoria –o meglio un framework- che prevede l’esistenza di “superpartners” per ciascuna delle particelle del MS SUSY ha tre caratteristiche che la rendono molto interessante: – L’evoluzione delle tre costanti di accoppiamento fondamentali del modello standard dipende dalle particelle esistenti nella teoria. Con le particelle supersimmetriche, le tre costanti diventano eguali alla stessa scala energetica – La massa del bosone di Higgs riceve grandi correzioni quantistiche divergenti che vengono rinormalizzate. MH è “non naturale” e non stabile rispetto a queste correzioni. L’aggiunta delle particelle supersimmetriche “stabilizza” il campo di Higgs. – SUSY “prevede” l’esistenza del neutralino, che potrebbe essere ciò di cui è fatta la materia oscura nell’universo! E se invece di SUSY… ? • A dispetto delle sue accattivanti proprietà e del fatto che la supersimmetria fornisce un candidato ideale per la materia oscura, con massa “prevista” dalla coincidenza di scala fra sezioni d’urto delle interazioni deboli e materia mancante nell’universo, non siamo obbligati a crederci! • Il rasoio di Occam in effetti dovrebbe farci riflettere: “Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem” Se c’è un esempio più eclatante di una teoria che calpesta questo principio, vorrei conoscerlo!! Di cosa è fatta la materia oscura ? • A parte SUSY, esistono molti altri modelli di fisica oltre il modello standard che comprendono uno o più candidati di materia oscura : – – – – – – – – – – – UED KK gravitons RS KK gravitons sneutrino gravitino little higgs assioni buchi neri primordiali champs neutrini pesanti neutrini sterili you name it ? • Buona parte di questi stati dà un segnale identificabile a LHC tramite l’analisi inclusiva dello spettro di energia trasversa mancante. Alcuni modelli si confondono con SUSY… • Le ricerche “signature-based” sono fondamentali in questa situazione per stabilire l’esistenza di nuova fisica, ma la maggior parte del lavoro comincerà dopo, quando bisognerà cercare di capire con che teoria abbiamo a che fare. E le Extra Dimensioni ? • • • • • • Fra le teorie che estendono il modello standard, ve ne sono alcune che suggeriscono l’esistenza di dimensioni addizionali dello spaziotempo Le extra dimensioni sono come “arrotolate su se stesse”, e noi non ne abbiamo esperienza sensoriale La motivazione teorica delle teorie LED è di spiegare la debolezza della gravità rispetto alle altre forze Noi viviamo un una “brane”, una ipersuperficie di questo spazio multidimensionale; le forze sono ristrette in uno strato sottile La gravità si “estende” nelle dimensioni addizionali (bulk), “spargendo” la sua intensità in un volume maggiore. Si può investigare la correttezza di questa teoria studiando la gravità a distanze piccole (inferiori al millimetro) – sperimentalmente difficile! Si può però pensare che a LHC produrremo eventi in cui una particella viene prodotta e “sfugge” nel bulk Vi sono grandi quantità di studi sulla possibilità che vi siano extra dimensioni, e che siano accessibili alle energie di LHC –se hanno ragione, lo sapremo presto. CONCLUSIONI • La fisica fondamentale è affascinante • Va a braccetto con la tecnologia di punta, e spesso le necessità degli esperimenti portano a avanzamenti tecnologici significativi • Con la fisica delle particelle possiamo sperare di capire come davvero funziona il mondo, e come è nato l’universo • Le possibili scoperte di LHC potrebbero cambiare la nostra vita in maniera impredicibile oggi Siamo alla vigilia di una nuova rivoluzione scientifica ? Forse si... e forse no. E qual è il futuro della fisica delle particelle ??? Il futuro della fisica • Il futuro della fisica delle particelle… SIETE VOI! - Il modello standard è insufficiente Servono nuove idee (quelle vecchie muoiono con le persone che le sostengono) - Il panorama teorico è contraddittorio e fermo da 30 anni - Ma la tecnologia avanza a ritmo inarrestabile! - - Vi piace la Fisica ? Siete affascinati dallo scoprire come funzionano le cose ? Allora non vi spaventate, studiatela! Scoprirete che i fisici non sono “geni”, ma persone comuni con una dedizione alla ricerca scientifica e la voglia di scoprire l’ignoto Anche voi potete diventare scienziati ! - Fra tre-quattro anni potreste laurearvi con una tesi sulla nuova fisica di LHC, e fra sette-otto anni qualcuno di voi potrebbe lasciare il segno con una tesi di dottorato importante Non diventerete ricchi, ma diventerete sapienti, girerete il mondo, conoscerete persone straordinarie, e metterete le mani su strumenti fantascientifici… E se avete altre curiosità... • Vi invito a contattarmi se avete domande di qualunque tipo anche via mail, o nel mio blog – il blog racconta da vicino la ricerca in fisica delle particelle, cercando (a volte riuscendoci) a mantenersi a un livello di spiegazione adatto a tutti – è un mezzo “orizzontale” di comunicazione: nei threads dei posts si instaurano spesso discussioni interessanti tra autore e lettori • Sito web: http://www.science20.com/quantum_diaries_survivor • E-mail: [email protected] oppure [email protected]