Da Diocleziano alla fine dell’Impero Il tramonto della civiltà antica Il tramonto della civiltà antica fu dovuto a una serie di fattori concomitanti La pressione dei Germani sui confini portò a un inasprimento delle spese militari e della pressione fiscale L’aristocrazia romana, arroccata nei propri privilegi, fu incapace di rinnovarsi, tentando l’integrazione con i barbari J.-P. Laurens, L’imperatore Onorio (1880) La crescente forza del cristianesimo portò a feroci conflitti religiosi e culturali con il paganesimo L’epoca tardoantica Con il passaggio dal III al IV secolo si apre l’epoca definita “tardoantica”, contrassegnata da una serie di eventi di grande portata che determinarono una frattura irreversibile rispetto al periodo precedente Molti processi storici e socio-culturali che avevano caratterizzato l’antichità si esaurirono, mentre se ne delinearono altri del tutto nuovi La fine di questo periodo, e dell’antichità, è fissata per convenzione nel 476, quando fu deposto l’ultimo imperatore d’Occidente, Romolo Augustolo Centurione di origine barbara, stele funeraria conservata ad Aquileia La vittoria del cristianesimo Nel corso del IV secolo il cristianesimo, da oggetto di persecuzione, divenne religione ufficiale dell’Impero I missionari cristiani si spinsero oltre il confine nord-occidentale dell’Impero, cominciando a convertire le tribù germaniche Nuovi popoli vennero attirati nell’orbita cristiana ancora prima di diventare protagonisti della vita politica Mausoleo di S. Costanza, Roma (340-345 ca.) La peculiarità della cultura di quest’epoca fu la convivenza di forma classica e contenuto cristiano Nel IV sec. il cristianesimo incorporò nel suo sistema dottrinale e culturale l’eredità classica, greca e latina Una nuova geografia storica Nell’Età tardoantica si sgretolò l’unità del mondo mediterraneo realizzata da Roma a partire dalle guerre puniche L’asse politico europeo si spostò verso nord e regioni fino ad allora strettamente legate a Roma (come l’Egitto e la Siria) presero a differenziarsi radicalmente Battaglia tra Romani e barbari, fregio dell’arco di Costantino a Roma (312-315) La cultura latina si impose sui dominatori germanici Diocleziano: l’ordine nuovo Nel 284 il potere passò a Diocleziano, un soldato dalmata di umili origini, che in pochi anni riuscì a rinnovare completamente l’Impero Riforma dell’esercito Fu aumentato il numero delle legioni e diminuito quello dei legionari, in modo che nessun comandante disponesse di armate sufficienti a un colpo di Stato Diocleziano (fine III sec.) L’esercito fu diviso in truppe di frontiera (limitanei) e truppe da combattimento (comitatus) La tetrarchia L’Impero fu ripartito in dodici diocesi, raggruppate in quattro distretti più ampi, detti prefetture Il governo divenne collegiale e fu chiamato tetrarchia («governo di quattro») Diocleziano assunse il titolo di Augusto insieme a Massimiano Ciascun Augusto doveva nominare un proprio Cesare, che avrebbe preso il suo posto in caso di morte o abdicazione I tetrarchi Diocleziano Galerio Massimiano Costanzo Cloro La tetrarchia Ciascuno dei quattro governava una prefettura, ma l’autorità suprema spettava a Diocleziano Per ragioni militari, le quattro capitali furono poste nelle vicinanze dei confini delle quattro regioni: Milano, Treviri, Sirmio e Nicomedia La riforma fiscale Per garantire allo Stato introiti fissi, Diocleziano attuò una riforma fiscale Fu calcolata per ogni provincia la quantità di terra coltivabile: a ogni estensione di terra (iugum) corrispondeva un cittadino da tassare (caput) Aureus raffigurante Diocleziano (284-305) Gli abitanti dell’Impero dovevano inoltre fornire viveri all’esercito (annona militare) Gli abitanti delle città (curiali) erano responsabili collettivamente del pagamento delle imposte Per garantire la stabilità delle entrate, fu proibito di cambiare residenza e professione: ne risultò una società estremamente rigida, in cui il figlio era costretto a svolgere lo stesso lavoro del padre L’editto sui prezzi La tassazione opprimente contribuì a deprimere ulteriormente l’economia, già duramente provata dalla crisi del III secolo Per porre un freno all’inflazione, Diocleziano fissò nel 301 un calmiere (prezzo massimo di vendita) per i prodotti di largo consumo (edictum de pretiis) Iscrizione con parte del testo dell’editto (IV sec.) Quella imposta da Diocleziano fu un’economia pianificata dall’alto, che alimentò il contrabbando e aggravò la situazione complessiva Diocleziano e i cristiani La politica di Diocleziano mirava a controllare ogni aspetto della vita amministrativa, economica, sociale e religiosa dello Stato Il cristianesimo, ormai largamente diffuso e dotato di una solida struttura interna, rappresentava una minaccia per la coesione culturale dell’Impero Diocleziano avviò una nuova campagna di persecuzioni anticristiane Gli editti promulgati tra il 303 e il 304 imponevano la distruzione delle chiese e dei libri sacri, la proibizione dei riti, la reclusione del clero e l’esclusione dei cristiani dalle cariche pubbliche Ss. Savino e Cipriano torturati durante la persecuzione di Diocleziano (XI sec.) Costantino e la fine della tetrarchia Il meccanismo di successione ideato da Diocleziano si inceppò subito dopo la sua abdicazione, nel 305, quando vari pretendenti rivendicarono l’Impero Dopo una serie di scontri prevalsero due uomini: Costantino, nella parte occidentale, e Licinio in quella orientale Costantino (IV sec.) Costantino fu l’ultimo grande imperatore di Roma Costantino aveva conquistato il potere in occidente dopo aver sconfitto il rivale Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio (312) Scontratosi con Licinio, lo sconfisse definitivamente nel 324 e da quel momento concentrò tutto il potere nelle sue mani La politica religiosa Come Diocleziano, Costantino era consapevole della necessità di uno Stato forte e di una nuova classe dirigente favorevole alla monarchia, ma scelse di appoggiare il cristianesimo L’editto di Milano di Costantino e Licinio (313) concesse ai cristiani (e ai credenti delle altre religioni) la libertà di culto, restituendo loro i beni precedentemente confiscati Un numero sempre maggiore di cristiani poté occupare cariche importanti nell’amministrazione La Chiesa raggiunse un potere economico e un’influenza sociale senza precedenti Monogramma di Cristo, sarcofago romano (350 ca.) Impero e Chiesa saranno da questo momento solidali Il concilio di Nicea Costantino si pose ufficialmente come tutore della religione cristiana, intervenendo attivamente per evitare che le divisioni dottrinali indebolissero la Chiesa dall’interno Nel IV secolo una grave frattura fu provocata dall’arianesimo Il Concilio di Nicea presieduto da Costantino condanna Ario (X sec.) L’arianesimo si diffuse tra le popolazioni germaniche grazie alla predicazione del monaco Ulfila Per conciliare il monoteismo con la natura divina delle tre persone della Trinità, il prete Ario di Alessandria sostenne che il Figlio (Cristo) non era identico al Padre ma a lui subordinato, in quanto sua creatura Per ristabilire l’unità, nel 325 Costantino convocò a Nicea il primo concilio ecumenico cristiano, che respinse le tesi di Ario e fissò i dogmi della Chiesa (credo niceno) Costantinopoli, una nuova capitale Costantino accentrò l’amministrazione dell’Impero e riformò l’esercito Rafforzò il ruolo del comitatus e arruolò un numero consistente di contingenti barbarici A compimento della sua politica, Costantino fondò una nuova capitale nel luogo dell’antica Bisanzio, sulle sponde del Bosforo: Nuova Roma (poi Costantinopoli) La Basilica di Santa Sofia, Istanbul (Costantinopoli; VI sec.) Inaugurata nel 330, venne abbellita da edifici sontuosi e opere d’arte provenienti da tutto l’Impero I successori di Costantino Alla morte di Costantino, nel 337, lo Stato appariva solido, ma le condizioni favorevoli non erano state sfruttate per un rinnovamento radicale Il potere fu spartito tra i suoi tre figli, Costantino II, Costante e Costanzo Dopo aver eliminato i fratelli, Costanzo designò come erede il cugino Giuliano (nato da un fratellastro di Costantino), che assunse il potere nel 361 Costantino con in mano la croce e il mondo (IV sec.) Roma venne sempre più relegata in una posizione di secondo piano; le vere capitali erano Milano e Costantinopoli Giuliano, l’ultimo imperatore pagano Giuliano concepì un profondo progetto di restaurazione, convinto che la decadenza politica fosse conseguenza di quella culturale Intendeva far rivivere le antiche virtù civili, a suo avviso corrotte dal cristianesimo I cristiani dovevano essere allontanati dai luoghi di potere e dall’insegnamento Riteneva l’imperatore non il padrone dello Stato, bensì il primo dei magistrati Per la sua politica anticristiana, Giuliano fu soprannominato dai suoi oppositori “Apostata”, disertore della fede cristiana a cui era stato educato Giuliano rappresentato come un filosofo greco (361-400) Il disastro di Adrianopoli Giuliano morì nel 363, durante un’imponente campagna contro i Sasanidi; i suoi successori si affrettarono ad abolire le leggi contro i cristiani Nel 375, i Visigoti (Goti dell’ovest) chiesero di essere ammessi nel territorio dell’Impero Valente (364-378), che regnava sulla parte orientale, acconsentì, sperando di impiegarli come esercito di frontiera Quando i Visigoti si ribellarono, Valente decise di affrontarli ad Adrianopoli, nel 378, senza aspettare i rinforzi del collega occidentale Graziano (375-383) Battaglia tra Romani e barbari, sarcofago di Elena (prima metà del IV sec.) L’esercito romano fu annientato, Valente cadde in battaglia e i Visigoti dilagarono in oriente L’ascesa di Teodosio Il disastro di Adrianopoli privò l’Impero delle forze necessarie a difenderlo e accelerò il processo di imbarbarimento dell’esercito Di fronte alla gravità della situazione, Graziano pose sul trono di Costantinopoli un generale di origine ispanica, Teodosio (379-395), che concluse un accordo con i Visigoti Teodosio raffigurato su un missorio argenteo (388-393) Nel 380 Graziano e Teodosio promulgarono l’editto di Tessalonica: il cristianesimo diventava la religione di stato dell’Impero, l’unica ammessa Il partito pagano tentò una reazione proclamando imperatore della parte occidentale il senatore Eugenio: Teodosio lo sconfisse nel 394 presso il fiume Frigido (vicino ad Aquileia) La divisione definitiva dell’Impero Alla morte di Teodosio, nel 395, l’Impero fu diviso tra i suoi due figli: Arcadio (395-408) ebbe la parte orientale e Onorio (395-423) quella occidentale Poiché nessuno dei due mostrò alcuna capacità politica, il vero arbitro dell’Impero fu il generale vandalo Stilicone, che aveva servito fedelmente Teodosio fino a diventare comandante supremo dell’esercito Onorio affiancato da Stilicone, mosaico ravennate (405) Stilicone costituì l’ultima difesa dell’Impero occidentale Nel 404 la capitale occidentale fu trasferita a Ravenna, meno esposta alle invasioni perché protetta da paludi Nel 402 sconfisse i Visigoti che si erano spinti fino in Piemonte Nel 406 annientò gli Ostrogoti a Fiesole Il sacco di Roma Approfittando della lontananza dell’esercito dai confini, ondate di barbari si riversarono in Gallia e in Spagna Stilicone, accusato di aver favorito le invasioni con il suo atteggiamento troppo accondiscendente, fu giustiziato nel 408 La morte di Stilicone segnò la fine della politica di integrazione dei barbari iniziata da Teodosio e privò l’Impero d’Occidente del suo protettore J.-H. Sylvestre, Il sacco di Roma (1890) Nel 410 i Visigoti guidati da Alarico penetrarono in Italia e sottoposero Roma a tre giorni di saccheggio: era il primo sacco subìto da Roma dopo quello compiuto dai Galli ottocento anni prima (390 a.C.) Visigoti e Vandali Alla morte di Alarico, il suo successore Ataulfo condusse i Visigoti nella Gallia sud-occidentale, dove fondò il primo regno barbarico sul territorio dell’Impero (con capitale Tolosa) Ataulfo sposò la sorella di Onorio, Galla Placidia Altre tribù germaniche si stanziarono nelle regioni occidentali dell’Impero, dotandosi di un’organizzazione statale I Vandali guidati da Genserico conquistarono l’Africa settentrionale nel 429 Attila e gli Unni Negli stessi anni penetrarono in Europa gli Unni, una popolazione nomade di origine asiatica, al comando di Attila Attila fu sconfitto nel 451 dal generale romano Ezio presso i Campi Catalunici, nella Francia settentrionale Nel 452 gli Unni però penetrarono in Italia e distrussero Aquileia Papa Leone I riuscì ad arrestarne la marcia con un accordo A. Algardi, Incontro di Attila e Leone I (1646-1653) Gli ultimi eredi di Teodosio A metà del V secolo, in Occidente il potere imperiale si esercitava direttamente solo sull’Italia e su alcune regioni della Gallia e dei Balcani L’unico in grado di difendere l’Impero, Ezio, fu ucciso da Valentiniano III durante una lite Nel 455, con l’assassinio di Valentiniano III, si estinse la dinastia di Teodosio Approfittando del vuoto di potere e nonostante l’intervento di papa Leone I, nel 455 i Vandali di Genserico sottoposero Roma a quattordici giorni di saccheggio Galla Placidia con i figli Valentiniano III e Giusta Grata Onoria (V sec.) La fine dell’Impero d’Occidente Dopo una successione di capi militari e imperatori fantoccio, il potere passò al patrizio Oreste, che fece acclamare imperatore il figlio Romolo Augustolo Nel 476 Romolo fu deposto da Odoacre, della tribù degli Eruli, generale dei contingenti barbarici al servizio dell’Impero Effigie di Romolo Augustolo su un solidus (V sec.) Odoacre inviò le insegne imperiali all’imperatore d’Oriente Zenone in cambio del titolo di patrizio e dell’autorizzazione a governare a l’Italia L’impero d’Occidente si era estinto Il fisco da Diocleziano a oggi Tra le riforme promosse da Diocleziano per frenare la disgregazione dell’Impero, una delle più importanti fu quella fiscale, che introdusse un nuovo sistema di tassazione Il fisco è l’apparato finanziario dello Stato che gestisce la riscossione delle imposte; l’evasione fiscale è il reato che commette chi si sottrae all’obbligo tributario Il sistema tributario italiano distingue tra imposte dirette e indirette Le imposte dirette sono applicate al reddito dei cittadini, secondo un criterio di progressività: maggiore è il guadagno, maggiore è la tassa da pagare (ad esempio l’IRPEF, “Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche”) Le imposte indirette dipendono da altre manifestazioni di ricchezza: acquisto e trasferimento di beni, pagamento di servizi e prestazioni, consumi (ad esempio l’IVA, “Imposta sul Valore Aggiunto”)