Natalie Zemon Davis Fra storia e antropologia Natalie Zemon Davis 1928 - Nasce a Detroit (Michigan), in una famiglia di commercianti ebrei di origine Lituana 1946-49 - frequenta lo Smith College all’Università del Michigan, risiedendo alla “Maison française” ove si appassiona alla cultura e alla storia di quel paese. “In quegli anni ero molto impegnata politicamente e in un certo senso, benché fossi un’ebrea americana, ritenevo che quella storia fosse la mia storia”. 1948 – frequenta un corso di storia delle scienze alla Havard University, dove conosce il giovane matematico Chandler Davis, simpatizzante comunista, che sposa clandestinamente e dal quale in seguito avrà tre figli. 1950-52 – frequenta un dottorato in storia ad Harvard; nel frattempo si batte contro il “maccartismo” e per il diritto alla libertà di espressione negli USA. 1952 – si reca per la prima volta in Francia, a Lione (semestre estivo), per studiare la cultura del Rinascimento. 1952 – al suo ritorno negli USA la FBI le toglie il passaporto per otto anni come persona “sospetta di attività antiamericane”. 1955-59 – pubblica i primi studi sull’editoria protestante nella Francia del Cinquecento 1959 – consegue il dottorato (PhD) in storia ed inizia ad insegnare alla J. C. Brown University di Providence (Rodhes Island). G.B. Vico, K. Marx e M. Weber sono ricordati da Natalie come gli autori fondamentali per la sua formazione nell’ambito delle scienze sociali Chandler Davis: un americano senza patria Chandler Davis laureato brillantemente in matematica ad Haravd, inizia ad insegnare di matematica nell’Università del Michigan 1948 – sposa la storica Natalie Davis con la quale condivide l’impegno politico a sinistra 1953 – docente di matematica all’Università del Michigan, viene convocato dal “Comitato per le attività antiamericane”, accusato di essere un comunista, processato e sospeso dall’insegnamento. 1953-60 - per mantenersi lavora per una rivista scientifica e tiene corsi serali, collabora anche con un’agenzia di pubblicità, mentre la moglie Natalie lavora alla tesi di dottorato. 1960 – giudicato colpevole di “attività antiamericane”, dopo un processo durato sei anni, è incarcerato per cinque mesi nella prigione di Danbury. 1962 – viene escluso per motivi politici da tutte le università degli Stati Uniti, ma riesce ugualmente ad ottenere una cattedra all’Università di Toronto, in Canada, dove si trasferisce con la moglie Natalie. 1971-77 – pur continuando a vivere e ad insegnare in Canada, è nominato visiting professor all’Università di Berkeley (California), dove insegna Natalie. Fra Toronto e Berkeley 1960 – Natalie ottiene la restituzione del passaporto, mentre Chandler, giudicato colpevole di “attività antiamericane”, è incarcerato per cinque mesi a Danbury. 1962 – escluso da tutte le università degli Stati Uniti, Chandler Davis ottiene una cattedra all’Università di Toronto e si trasferisce in Canada con Natalie. 1962-65 - Natalie insegna per un po’ alla York University di Toronto, quindi, per quattro anni, insegna storia economica al Dipartimento di economia politica dell’Università di Toronto. 1966 - è invitata come visiting professor dall’Università di Berkeley; solo a questo punto l’Università di Toronto le offre un posto fisso al Dipartimento di storia. 1968 – è ancora a Berkeley come visiting professor; qui vive l’esperienza della rivolta studentesca e partecipa alle manifestazioni contro la guerra del Vietnam. Studia lo charivary inglese e la violenza ritualizzata. 1971-77 – ottiene una cattedra all’Università di Berkeley (California), dove Chandler si reca come visiting professor. 1972 – pubblica sulle «Annales» il fondamentale saggio sullo charivary inglese: Rough Music: le charivary anglais. Natalie Zemon Davis e la storiografia francese Emmanuel Le Roy Ladurie è stato, dopo Fernand Braudel, il più autorevole esponente della scuola francese delle “Annales”. Studioso del Cinquecento, ha raggiunto la notorietà con Storia di un paese: Montaillou (1975) e con Il carnevale di Romans (1979). Natalie Zemon Davis e la storiografia inglese N.Z.D. entra in rapporto con gli storici inglesi Edward Paul Thompson e Peter Burke alla fine degli anni sessanta. Con Thompson condivide l’interesse per la pratica dello charivary e per la cultura popolare, studiata anche in chiave antropologica. Con Burke condivide l’interesse per il Cinquecento e per la storia culturale. Il libro d’esordio: Le culture del popolo (1975) 1975 – raggiunge la notorietà con il volume Society and Culture in Early Modern France. Eight Essays traduzione italiana: Le culture del popolo. Sapere, rituali e resistenze nella Francia del Cinquecento, 1980. Le culture del popolo (1975): lo sguardo antropologico di una storica sulla “civiltà” francese del Cinquecento Costruito come raccolta di saggi collegati fra loro, sullo sfondo della Lione cinquecentesca, il libro ha per protagonisti artigiani e contadini, non più mero oggetto passivo della storia, ma veri attori sociali. Stimolata dai contributi dell’antropologia culturale (Mauss, Van Gennep, in particolare) l’autrice indaga sul significato simbolico e sociale dei rituali e dei comportamenti collettivi considerandoli veri e propri “prodotti culturali”. Il libro di NZD costituisce un punto di riferimento indispensabile nel dibattito sul rapporto fra cultura alta e cultura bassa, fra oralità e scrittura e sulla natura della cosiddetta “cultura popolare”. NZD contribuisce a ridimensionare l’idea tradizionale di un contrasto netto fra mondo cattolico e mondo riformato, sul piano dei modelli culturali e dei comportamenti, nei decenni precedenti alle guerre di religione. Con questo libro si afferma anche un modello di storia delle donne – che NZD svilupperà in altri studi - come storia dei rapporti tra i sessi e delle loro rappresentazioni simboliche all’interno di un contrasto sociale di cambiamento. Gli anni della notorietà: da Le culture del popolo (1975) a Il ritorno di Martin Guerre (1982) 1977 - pubblica il saggio Women’s History in Translation: The European Case (traduzione italiana: Storia delle donne in transizione: il caso europeo, ora in Altre storie. La critica femminista alla storia, a cura di P. Di Cori, 1996). 1978-1996 – viene chiamata all’Università di Princeton (Boston) dove ottiene il titolo di professore emerito. Da Boston si sposta settimanalmente a Toronto per raggiungere il marito. 1979 – recensisce sulle “Annales” il libro su Montaillou di E. Le Roy Ladurie. 1982 – collabora con il regista francese Daniel Vigne e pubblica in francese il volume Le retour de Martin Guerre (traduzione italiana: Il ritorno di Martin Guerre. Un caso di doppia identità nella Francia del Cinquecento, 1984). Partecipa a molte discussioni sul rapporto fra linguaggio cinematografico e ricerca storica. Natalie Zemon Davis e la storiografia italiana Il rapporto fra N.Z.D. e l’Italia è mediato da due storici molto legati alla scuola francese delle “Annales”: i torinesi Carlo Ginzburg e Giovanni Levi, entrambi di famiglia ebraica, il primo a lungo docente a Bologna e poi negli Stati Uniti; il secondo docente a Torino e poi a Venezia, sono considerati gli inventori della “microstoria”. Gli anni della notorietà: dalle Storie d’archivio (1987), a Donne ai margini (1995), a 1987 – pubblica il volume Fiction in the Archives (traduzione italiana: Storie Il dono (2000) d’archivio. Racconti di omicidio e domande di grazia nella Francia del Cinquecento, 1992). 1987 – viene eletta presidente dell’American Historical Association., prima donna a ricoprire questa carica. 1995 – pubblica il volume Women on the Margins (traduzione italiana: Donne ai margini. Tre vite del XVII secolo, 1996). È eletta presidente della Historical American Society. 1997 – va in congedo per raggiunti limiti di età, ma ottiene il titolo di adjunct professor dell’Università di Toronto. 2000 – pubblica Slaves on Screen: Film and Historical Vision (traduzione italiana: La storia al cinema, 2007) Il libro sul dono (2000): il confronto con il modello di M. Mauss Marcel Mauss 2000 – pubblica il volume: The Gift in Sixteenth-Century France traduzione italiana: Il dono. Vita familiare e relazioni pubbliche nella Francia del Cinquecento, 2002. Il dialogo-intervista con Denis Crouzet (2004) 2004 – Natalie Zemon Davis pubblica in francese il dialogo: L’histoire tout feu tout flammes. Entretiens avec Denis Crouzet. traduzione italiana: La passione della storia. Un dialogo con Denis Crouzet, 2007. Denis Crouzet, professore di storia moderna alla Sorbona (Paris IV), è uno dei maggiori specialisti francesi di storia del XVI secolo. Le nuove ricerche su Leone Africano 2006 – pubblica il volume Trickster Travels in search of Leo Africanus, a Sixteenth-Century Muslim between Worlds, dedicato alla figura del viaggiatore e intellettuale arabo cinquecentesco Al Wazzin, noto in Europa col nome di Leone Africano. FINE Il libro d’esordio: Le culture del popolo (1975) 1975 – raggiunge la notorietà con il volume Society and Culture in Early Modern France. Eight Essays traduzione italiana: Le culture del popolo. Sapere, rituali e resistenze nella Francia del Cinquecento, 1980. Le culture del popolo (1975): lo sguardo antropologico di una storica sulla “civiltà” francese del Cinquecento Costruito come raccolta di saggi collegati fra loro, sullo sfondo della Lione cinquecentesca, il libro ha per protagonisti artigiani e contadini, non più mero oggetto passivo della storia, ma veri attori sociali. Stimolata dai contributi dell’antropologia culturale (Mauss, Van Gennep, in particolare) l’autrice indaga sul significato simbolico e sociale dei rituali e dei comportamenti collettivi considerandoli veri e propri “prodotti culturali”. Il libro di NZD costituisce un punto di riferimento indispensabile nel dibattito sul rapporto fra cultura alta e cultura bassa, fra oralità e scrittura e sulla natura della cosiddetta “cultura popolare”. NZD contribuisce a ridimensionare l’idea tradizionale di un contrasto netto fra mondo cattolico e mondo riformato, sul piano dei modelli culturali e dei comportamenti, nei decenni precedenti alle guerre di religione. Con questo libro si afferma anche un modello di storia delle donne – che NZD svilupperà in altri studi - come storia dei rapporti tra i sessi e delle loro rappresentazioni simboliche all’interno di un contrasto sociale di cambiamento. Arnold van Gennep (1873-1957) Antropologo francese È uno dei primi a studiare lo charivary francese come rito legato all’equilibrio fra le diverse classi di età Lione a metà Cinquecento 60.000 abitanti di cui 22.000 protestanti 600 tipografi: Mercanti-editori Editori-tipografi Maestri artigiani Lavoratori giornalieri Riforma e lotte sociali A Lione la Riforma parte dai lavoratori tipografi Quale legame fra idee religiose e rivendicazioni economiche? CALVINO MERCANTE TIPOGRAFIA LIONESE Donne di campagna e donne di città Quale richiamo esercita la Riforma sulle donne? Quali innovazioni porta la Riforma nella vita quotidiana delle donne? Fine del celibato ecclesiastico femminile Nuovo modello di matrimonio La donna sculacciata dal marito (incisione del XVI secolo) La famiglia deve ribadire l’ordine e impedire l’inversione dei ruoli La donna al comando (anche solo nell’ambito domestico) mette paura Tumulti religiosi urbani in Francia 1560-1572 24-26 agosto 1572: il massacro di San Bartolomeo 17 agosto 1572: matrimonio fra il re di Navarra Enrico di Borbone, capo della fazione ugonotta, e Margherita di Valois, figlia di Caterina de’Medici e sorella di re Carlo IX. Segno di pacificazione religiosa o provocazione? All’indomani del matrimonio, nel corso di una notte, 3.000 ugonotti sono massacrati nelle loro case e per le strade dalla folla cattolica a Parigi, inferocita. 7800 morti a Lione, 500 a Orléans: il 30 agosto il re Carlo IX si assume la responsabilità dell’accaduto e revoca la libertà di culto in Francia. Bruegel, Il trionfo della morte Il ritorno di Martin Guerre : la ricerca storica, il libro e il film Una ricerca storica si confronta con una realizzazione cinematografica: Il libro di Natalie Zemon Davis Il film di Daniel Vigne, con Gérard Depardieu La famiglia Danguerre dai Paesi Baschi alla contea di Foix 1525: Martin Danguerre nasce a Hendaye (Paesi Baschi francesi) figlio primogenito di Sanxi Danguerre, agricoltore. 1527: Sanxi Danguerre si trasferisce con la famiglia (moglie, figlio e fratello Pierre) dai Paesi Baschi alla contea di Foix stabilendosi nel villaggio di Artigat (distretto di Tolosa). La comunità contadina è fondata sulla proprietà frazionata della terra e sulla trasmissione suddivisa dell’eredità. Il villaggio gode di una relativa autonomia amministrativa: non è sottoposto ad alcun signore feudale, ma è amministrato dai consoli elettivi (notabilato di villaggio). I Danguerre, dopo aver trasformato il loro cognome in Guerre, impiantano una fornace di tegole e mattoni, poi si dedicano all’agricoltura, raggiungendo una discreta agiatezza. Il matrimonio e la scomparsa di Martin Guerre 1538: Martin Guerre (14 anni) sposa Bertrande de Rols (10-12 anni) di famiglia benestante. 1538-1546: per otto anni la coppia non genera figli (22-18); poi Martin ricorre ad una strega e agli esorcismi e finalmente concepisce un figlio, battezzato con il nome del nonno: Sanxi. 1548: insoddisfatto della vita coniugale e insofferente della vita nel villaggio, dove è ritenuto un buono a nulla, dopo aver rubato al padre, Martin Guerre lascia Artigat in cerca di fortuna. 1548-60: in base alle ricostruzioni degli storici ora sappiamo che Martin Guerre si trasferisce in Spagna; a Burgos entra al servizio del cardinale Francisco de Mendoza, poi del fratello Pedro de Mendoza, ufficiale dell’esercito spagnolo al servizio dell’imperatore Carlo V, che segue nelle Fiandre dove combatte contro i Francesi. Nel 1557 partecipa alla battaglia di San Quintino e viene ferito ad una gamba che gli viene amputata. Nel 1559, mutilato, ritorna in Francia. 1550: muore Sanxi Guerre, padre di Martin; il fratello Pierre sposa la madre di Bertrande per aiutarla, riparare al torto commesso dal nipote e mantenere uniti i beni di famiglia Il “ritorno” di Martin Guerre 1556: dopo otto anni di assenza “Martin Guerre” viene riconosciuto da alcuni abitanti di Artigat. Dopo qualche tempo si presenta spontaneamente al villaggio. Bertrande ha 26-28 anni. 1556-60: Martin si ristabilisce in casa Guerre e trascorre felicemente quattro anni con Bertrande dalla quale ha due figlie. È possibile (e probabile) che la coppia si sia avvicinata alle idee della Riforma. 1559: Martin entra in urto con Pierre Guerre per questioni economiche. Insospettitosi, Pierre Guerre denuncia Martin come e impostore, dichiarando di non riconoscere in lui il nipote, ma il villaggio si divide. Un soldato di passaggio dichiara che il vero Martin Guerre è vivo ed ha perso una gamba in guerra. Il falso “Martin” viene arrestato e incarcerato a Tolosa con l’accusa di incendio di una cascina. Il processo e la condanna di Arnauld du Tilh, detto Pansette 1560: sottoposto ad un primo processo e giudicato non colpevole, “Martin”/Pansette ritorna ad Artigat, ma Pierre Guerre lo fa nuovamente arrestare (in nome di Bertrande) come impostore. Anche Bertrande si costituisce parte civile contro il falso “Martin”/Pansette (spera di perdere la causa, o vuole tutelare il proprio onore di fronte alla famiglia, vistasi scoperta?). 1560: Primo processo presso il tribunale di Rieux (giudice Firmin Vayssière): vengono ascoltati 150 testimoni. Il giudice ritiene Pansette colpevole e ne chiede la pena di morte. Ricorso di Arnaud al parlamento di Tolosa. Processo d’appello presso la corte di Tolosa (giudice Jean de Coras): i giudici si predispongono a rivedere la sentenza e a dichiarare “Martin”/Pansette innocente e vittima di una macchinazione, quando si presenta a Tolosa l’uomo dalla gamba di legno: il vero Martin Guerre. Dopo una nuova serie di interrogatori e di confronti la corte conferma la sentenza di primo grado e pronuncia la condanna a morte contro Arnaud du Tilh che viene impiccato. 1561: escono gli scritti di Jean de Coras e di Guillaume Le Sueur sul caso Martin Guerre. Donne ai margini. Tre vite del XVII secolo (1995) “Uno dei momenti più forti della mia esperienza è stato l’incontro con tre donne: un’ebrea tedesca, una protestante – anche lei tedesca – e una cattolica francese, Marie de l’Incarnation, che trascorse gran parte della sua vita in Québec. In questa occasione, per quanto concerne gli archivi, ho per la prima volta “lasciato la Francia”. Ho dovuto imparare a leggere altre lingue, tra cui un poco di yiddish. Allora ho davvero capito che la storia era un’autentica “avventura”. Ero proprio stupefatta al pensiero di poter continuare a imparare”. Glikl bas Yehudah Leib (Amburgo 1646 - Metz 1724): due mariti, dodici figli 1646: Glikl (Glückel), figlia di Giuda Levi, nasce nella comunità ebraica di Amburgo da una famiglia di agiati mercanti. 1646-1757: vive spostandosi di continuo fra Amburgo e Altona, subendo l’intolleranza delle autorità cittadine (1650). 1660: a quattordici anni sposa Chaim Hamel, mercante ebreo tedesco, dal quale avrà dodici figli (otto dei quali raggiungeranno l’età adulta). Glikl partecipa a tutte le decisioni relative agli affari del marito (commercio di oro, argento e pietre preziose). 1689: rimane vedova per la prima volta, ma – con l’aiuto dei figli - prosegue le attività commerciali del marito: commercio di preziosi, manifattura di calze, importazioni dall’Olanda, prestiti internazionali. 1699: dopo dieci anni di vedovanza accetta la proposta di nozze di un vedovo di Metz e si trasferisce in Francia. 1700: a Metz sposa Hirsch Lévy, ricco mercante ebreo francese. 1702: bancarotta di H. Lévy: la famiglia si riduce in condizioni molto modeste, ma Glikl prosegue nel commercio di gioielli. 1712: rimane vedova per la seconda volta e si trasferisce presso la figlia Esther, ma riesce a ricomporre una parte della sua fortuna. Scrive in yddish la sua autobiografia per i figli. 1724: muore a Metz. Marie Guyart “de l’Incarnation”(Tours 1599- Québec 1672): una vita di vocazione fra due continenti 1599: nasce a Tours (Francia) da un modesto fornaio. 1616: a diciassette anni sposa Claude Martin, fabbricante di seta e proprietario di una piccola manifattura. 1618: a diciannove anni resta vedova con un figlio piccolo e perde gran parte dei beni del marito. Si dedica alle pratiche devote e rifiuta di risposarsi. 1620: si pone sotto la guida di un direttore spirituale e incomincia a scrivere le sue confessioni, mentre mortifica il corpo con penitenze. 1631: lascia il figlio in collegio e si fa monaca nell’Ordine delle Orsoline con il nome di Marie de l’Incarnation. 1635: inizia ad insegnare alle novizie del suo convento. Marie Guyart “de l’Incarnation”(1599-1672) 1639: si imbarca per l’America con un gruppo di consorelle, decisa a fondare una missione, sostenuta sul piano finanziario dalla nobile vedova Madeleine de La Peltrie. 1640: sta stabilisce in Canada, Qébec (colonia francese) dove fonda un convento di clausura. Marie Guyart “de l’Incarnation”(Tours 1599- Québec 1672): una vita di vocazione fra due continenti 1641: il figlio Claude, ventunenne, entra come novizio nell’ordine dei Benedettini di Saint-Maur. 1642-70: per tre volte eletta Superiora del convento, apre una scuola per le ragazze indigene e diffonde il cristianesimo nella zona dei Grandi Laghi fra gli indigeni Algonchini e Irochesi dei quali impara le lingue; mantiene i rapporti con la Francia tramite il figlio, priore dei Benedettini. - osserva la civiltà amerinda con minor distanza dei Gesuiti, ma non la conosce se non nell’ambito del convento dal quale non si sposta mai: rivela “un paesaggio mentale europeo, modificato dall’acquisizione di nuovi motivi e nuove forme di sensibilità”. 1654: scrive la sua autobiografia spirituale. 1672: muore in Canada. Le sue opere saranno pubblicate a cura del figlio dom Claude. Maria Sibylla Merian (1647-1717) una pittrice e naturalista tedesca in Suriname 1647: nasce a Francoforte sul Meno, figlia di Johanna Sibylla Hein e di Mathias Merian, noto incisore ed editore di religione luterana, originario di Basilea, ma borghese di Francoforte. 1650: rimane orfana di padre, ma viene allevata dal secondo marito della madre: il vedovo Jacob Marrel, pittore, incisore e mercante d’arte e anch’egli borghese cittadino, ma originario di Utrecht. 1660: a tredici anni Maria Sibylla inizia a collezionare bruchi e ad osservarne le trasformazioni. 1665: a diciott’ anni sposa il pittore Johann Andreas Graff, di Norimberga, allievo di Marrel, con il quale vive per vent’anni, prima a Francoforte e poi a Norimberga, affermandosi come pittrice naturalistica specializzata in raffigurazioni di insetti, farfalle e piante. 1675-80: pubblica tre volumi di tavole illustrate a carattere floreale. 1679-1683: pubblica due volumi illustrati sulla metamorfosi dei bruchi, osservati con l’occhio dell’entomologo. 1685: lascia il marito e si trasferisce a Wieuwerd, nei Paesi Bassi, ritirandosi con la madre e le figlie in una comunità religiosa di Labadisti, dove si era già ritirato il fratellastro Caspar. Il marito chiede il divorzio. “Il bruco si trasforma in crisalide”. Maria Sibylla Merian (1647-1717) una pittrice e naturalista tedesca in Suriname 1691: abbandona la comunità, stufa del fanatismo e si trasferisce ad Amsterdam, dove vive della sua professione di pittrice e frequenta gli ambienti scientifici dell’Orto Botanico: “la crisalide si trasforma in farfalla” 1699-1701: incuriosita dagli insetti provenienti dal Nuovo Mondo, si trasferisce con la figlia minore Dorothea nella colonia olandese del Suriname (Guayana Olandese) per un’esperienza naturalistica. Aiutata dai suoi servi indigeni ritrae ogni sorta di insetti e viene a contatto con una civiltà completamente diversa dalla sua, guardando con grande rispetto gli amerindi. 1702: ritornata in Europa, si ristabilisce ad Amsterdam dove la figlia Dorothea sposa un chirurgo. Si dedica all’illustrazione di suoi reperti 1705: pubblica il volume illustrato La metamorfosi degli insetti in Suriname, elogiato dal grande naturalista svedese Linneo. “L’opera appartiene sicuramente alle fasi iniziali di questo progetto di un’Europa che osserva e descrive. Ma il suo occhio e la sua mano, orientati in senso ecologico, lasciano agli insetti e alle piante del Suriname ampio spazio in cui crescere liberamente nelle condizioni e relazioni specifiche del loro ambiente”. Sibylla raggiunge la fama internazionale e viene visitata da scienziati ed eruditi europei di passaggio ad Amsterdam. 1717: muore ad Amsterdam. Il dono. Vita familiare e relazioni pubbliche nella Francia del Cinquecento Natalie Zemon Davis Il libro sul dono (2000): il confronto con il modello di Marcel Mauss (1925) Marcel Mauss 2000 – Natalie Zemon Davis pubblica il volume: The Gift in Sixteenth-Century France traduzione italiana: Il dono. Vita familiare e relazioni pubbliche nella Francia del Cinquecento, 2002. Il confronto è serrato con l’antropologia culturale e con l’opera di Marcel Mauss Il dono in Rabelais: l’episodio di Gargamagna e Alpharbal Re Gargamagna, dopo aver sconfitto Alpharbal re delle Canarie, invece di tenerlo prigioniero o di chiedergli un riscatto lo lascia libero e lo rimanda a casa carico di doni. Alpharbal, a sua volta, decide di offrire tutte le terre delle Canarie, oltre a 9.038 navi cariche d’oro a Gargamagna, in segno di gratitudine. Gargamagna rifiuta i doni e distrugge l’atto di cessione in quanto esorbitanti, dichiarando che la cortesia usata verso Alpharbal era stata per lui un semplice dovere. Gargantua I Canariesi, allora, decidono di costituirsi tributari perpetui di Gargamagna versandogli annualmente un dono. Le risposte di Mauss (1925) e Zemon Davis (2000) Secondo Marcel Mauss la pratica del dono è destinata a perdere d’importanza e a scomparire in economie dominate dal denaro, dal mercato, dai contratti. Secondo Natalie Zemon Davis la fortuna del dono può variare in diversi periodi storici, ma non perde mai significato: neppure nelle società contemporanee. Il dono può convivere con il mercato ed assumere regole proprie. Il problema: il ruolo del dono nelle società arcaiche Nelle società arcaiche gli scambi prendono spesso la forma del dono; i doni sono apparentemente volontari e liberi, ma in realtà inscritti in una stretta rete di obblighi e reciprocità. Fino a che punto il dono e volontario e come si inserisce in una rete di obblighi non dichiarati? Come e in che misura la pratica del dono sopravvive anche nelle società complesse dominate dal mercato? Il dono come reciprocità Il dono presuppone un contro-dono di egual valore (se i soggetti dello scambio sono pari grado), o di valore diverso, ma simbolico (se i soggetti dello scambio sono diseguali). Il dono sancisce e conferma la diseguaglianza e la gerarchia sociale. Modelli di reciprocità secondo Marshall Sahlins (1965-72) Reciprocità generalizzata: i doni vengono dati incondizionatamente senza prevedere il contro-dono (pratica diffusa fra parenti stretti) Reciprocità bilanciata: il contro-dono è commisurato al dono e avviene in tempi abbastanza brevi (matrimoni e paci) Reciprocità negativa: lo sforzo di ottenere qualcosa in cambio del minimo o di nulla (dal baratto astuto al furto vero e proprio). Il dono come elemento della pace La pace è sancita e mantenuta con i doni Presentarsi con un dono è ovunque segno di pace (dono vs pace) Un esempio storico: il feudo come dono Il beneficio feudale è un dono del signore ad un suo servitore, che ha come corrispettivo la fedeltà e la disponibilità a versare il proprio sangue. L’omaggio vassallatico è un dono che ha come corrispettivo la protezione da parte del signore. Il dono stabilisce una gerarchia di potere. Un esempio etnografico: il “potlatch” degli indiani d’America come sacrificio rituale. I capi clan fanno a gara fra loro per vedere chi riesce a distruggere più beni (lo spreco come segno di forza e di potere). Il “più grande” è chi distrugge il maggior numero dei propri beni (o dei beni che gli sono stati donati). I doni di fine anno Strenne per le ricorrenze di fine anno (S. Nicolò, S. Lucia, Natale, Epifania, ecc.) Scambio di doni per Capodanno La questua dei ragazzi travestiti da Re Magi Santa Klaus (S. Nicolò, Babbo Natale, S. Lucia, ecc.) porta doni ai bambini creando con loro un vincolo implicito (“siate buoni”) e ricevendo in cambio biscotti e latte (contro-dono simbolico, ma non equivalente). L’adorazione dei Magi Sandro Botticelli Oggetto della ricerca di Natalie Zemon Davis sono i doni nella Francia del XVI secolo Le domande: Quali oggetti e quali servizi passavano da una mano all’altra? In quali circostanze avveniva questo passaggio? Chi era a dare e chi a ricevere? Quali legami si stabilivano attraverso i doni? Le tre Grazie come immagine della reciprocità del dono Eguaglianza assoluta e reciprocità del cerchio delle Grazie Gratia = concessione disinteressata Sandro Botticelli, Le tre Grazie L’elemosina come dono apparentemente disinteressato Anche l’elemosina crea un vincolo: Elemosina gratuita (dono) in cambio di gratitudine e preghiera per le anime del Purgatorio (contro-dono) L’elemosina di S. Elisabetta La carità come dono La carità come testimonianza di fede … … ma anche come viatico per il paradiso Giotto, S. Francesco dona il mantello al cavaliere I doni votivi L’ ex voto come dono “per grazia ricevuta” Dono materiale e simbolico in cambio di un dono immateriale L’ospitalità come dono Una casa ospitale implica: La mensa sempre imbandita Un letto sempre pronto L’ospitalità non è prerogativa dei soli ceti elevati La stampa La dedica di un libro come dono e atto di omaggio verso un signore… implica una tacita richiesta di favori (un incarico, una pensione di corte, un contributo in denaro, ecc.) Matrimonio e dono Raffaello Sanzio, Lo sposalizio della vergine Doni di fidanzamento come anticipazione della dote (matrimonio=patrimonio) La dote femminile rappresenta il corrispettivo del “buon partito” maschile. Dote e controdote come sanzione del patto matrimoniale (pace fra clan famigliari) Lo scambio degli anelli simboleggia il reciproco dono nuziale, ma anche il vincolo. Corredo nuziale romano La nascita come occasione di doni Nella Francia del XVI secolo quando nasce un bambino le mogli dei contadini visitano la madre recando doni (sidro, miele e noce moscata); il signore invia alla madre un dono in denaro. Al momento del battesimo i genitori danno una festa in onore dei padrini e dei parenti (che ricambiano con doni). Il neonato riceve dai padrini non doni, ma promesse. A distanza di poche settimane un altro banchetto segna le relevailles (il ritorno della madre in chiesa per la purificazione). Gli ospiti portano doni e si rallegrano che il piccolo sia sopravvissuto e che la madre sia in buona salute. Morte: eredità come dono Dono come prosecuzione della vita oltre la morte Il dono delle proprietà ai figli (=eredità) Il dono degli abiti ai servi Gli anziani, da vivi, distribuiscono doni (es. la casa) ai figli e ai nipoti in cambio dell’assistenza (reciprocità) Un ultimo esempio: il voto “di scambio” Doni in cambio di voti (le scarpe spaiate donate agli elettori napoletani dal sindaco Achille Lauro, prima del voto). Finanziamenti in cambio di voti. Voti in cambio di leggi di favore. “Se io ti voto tu fai qualcosa per me; se non lo fai io non ti voto più”.