La localizzazione delle imprese
Corso di Pubblica Amministrazione e Sviluppo Locale
Massimo La Nave
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Una premessa
“La riduzione del ruolo dei costi di trasporto inficia la validità stessa dell’approccio
alla localizzazione delle imprese secondo le aree di mercato della propria
produzione”
Le imprese che svolgono una scelta localizzativa esplicita sono una minoranza.
La localizzazione della maggioranza delle imprese avviene attraverso la natalità
delle imprese, cioè attraverso una decisione implicita.
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(E. Ciciotti)
La teoria dell’incubazione
Il dove nasce un’attività economica è espressione di fattori che fanno riferimento ai
luoghi di riferimento dell’imprenditore:
• Il luogo di residenza dell’imprenditore
• Il luogo di incubazione dell’imprenditore
E allora il tema della localizzazione è essenzialmente funzione delle diverse
capacità dei sistemi economici-sociali-territoriali...
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Ma la scelta localizzativa è anche funzione del ciclo di vita dell’impresa, e cioè
in quale fase del ciclo del prodotto l’impresa decide di entrare nel mercato
Lo economie di agglomerazione
Le economie sono i vantaggi – le economie appunto – che un’impresa può
ricevere dalle scelte organizzative.
Richardson definì tre tipologie di economie di agglomerazione, e cioè:
• Le economie di scala
• Le economie di localizzazione
• Le economie di urbanizzazione
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Economie
di scala
Economie
di localizzazione
Economie
di urbanizzazione
interne all'impresa
esterne all'impresa
interne al settore
esterna all'impresa
esterne al settore
Le economie di scala
Le economie di scala sono definite interne all’impresa e sono innanzitutto i vantaggi
che si determinano nell’impresa dalla possibilità di ripartire i costi fissi su un numero
maggiore di prodotti finiti.
I costi di produzione si suddividono infatti in costi fissi e costi variabili. I primi – i costi
fissi – sono indipendenti dal numero di “pezzi” prodotti. Sono ad esempio costi fissi i costi
di gestione dell’impresa, l’ammortamento dei macchinari, l’affitto ed anche, in qualche
misura, la manodopera. Sono invece costi variabili le materia prime, i semilavorati,
l’energia, ecc..
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Una seconda economia di scala è dovuta ai vantaggi derivanti dalla divisione del
lavoro all’interno dell’impresa, secondo un concetto noto in economia (Adam Smith) per
cui una produzione di massa consente la ripartizione dei compiti tra lavoratori
specializzati a più elevata produttività.
Un terzo vantaggio è legato al fatto che la crescita dimensionale dell’impresa consente
di internalizzare funzioni che altrimenti non sarebbero accessibili per l’impresa
(economie di soglia). In sostanza la crescita dimensionale dell’impresa e la divisione
del lavoro rende possibile attivare ad esempio un ufficio progettazione, un divisione
marketing, un settore finanza ecc
Taylorismo e il modello della fabbrica fordista
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Le economie di localizzazione
Le economie di localizzazione sono dette esterne alla singola impresa ed interne al
settore.
Sui tratta dei vantaggi (economie) derivanti per un’impresa dalla localizzazione
prossima ad altre imprese operanti nel medesimo settore. I vantaggi sono:
Connessioni di produzione. La presenza nello stesso luogo di imprese operanti nel
medesimo settore induce una maggiore disponiblità di materie prime e semilavorati, oltre
che di manodopera specializzata e di macchinari.
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Connessioni di servizio. Il concentrarsi di imprese dello stesso settore fa sì che si
localizzino nell’area anche imprese specializzate nella manutenzione degli impianti e dei
macchinari.
Connessioni di mercato. La concentrazione di imprese favorisce una relazione più stretta
con il mercato. Intermediari commerciali e potenziali acquirenti sono motivati a spostarsi
nell’area in cui si concentra la produzione per razionalizzare gli acquisti.
Un ultimo vantaggio delle economie di localizzazione è dovuto alla diminuzione dei costi
di transizione. La qualità dei rapporti interpersonali che si instaurano tra i diversi
operatori, favoriti dalla vicinanza e dall’appartenenza alla medesima rete sociale,
favorisce lo scambio di informazioni e di conoscenze.
Le economie di localizzazione: I distretti industriali
I distretti industriali costituiscono un
quarto del sistema produttivo del Paese,
in termini sia di numero di addetti (il
24,5% del totale), sia di unità locali
produttive (il 24,4% del totale).
L'occupazione manifatturiera distrettuale
rappresenta oltre un terzo di quella
complessiva italiana.
All'interno dei distretti industriali risiede
circa il 22% della popolazione italiana.
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Le economie di urbanizzazione
Sono dette esterne all’impresa e esterne al settore.
Le economie di urbanizzazione sono i vantaggi derivanti dai legami che si instaurano tra
attività economiche per il semplice fatto di essere localizzate nella medesima area. Il
luogo privilegiato da questa economia è ovviamente la città.
I vantaggi sono:
• l’accesso a servizi non specifici del settore in cui si opera; ad esempio i servizi
bancari e quelli finanziari, le consulenze, ecc. E poi ancora, nel settore pubblico le
infrastrutture di trasporto, le telecomunicazioni, l’istruzione, ecc..
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•
la presenza di un mercato del lavoro altamente qualificato, non solo per le
funzioni strettamente operative (operai), ma anche per le funzioni direzionali e
manageriali
•
La disponibilità di informazioni. La città è il luogo privilegiato della diffusione delle
informazioni, in qualunque settore. È più facile in città acquisire importanti
informazioni riguardanti le tendenze di mercato, la conoscenza di nuovi mercati
potenziali, ecc…
Le diseconomie di agglomerazione
Le diseconomie di scala
Si tratta di diseconomie (svantaggi) determinati dalla scarsa flessibilità conseguente alla
crescita dimensionale dell’impresa. La conversione di un qualunque processo produttivo
richiede tempo ed investimenti: nuovi macchinari e/o adattamento dei vecchi, formazione
degli addetti..
Diseconomie di localizzazione
Gli svantaggi delle economie di localizzazione derivano soprattutto dalla competizione
interna tra le imprese operanti nel medesimo
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(concorrenza sul mercato di sbocco della produzione, concorrenza sul mercato del
lavoro, ecc..). Queste diseconomie si fanno rilevanti soprattutto nelle fasi di crisi del
settore.
Diseconomie di urbanizzazione
Le diseconomie sono principalmente quelle connesse ai costi di congestione urbana,
ovvero il valore della rendita fondiaria, il costo del lavoro (generalmente più elevato in
città), il costo dell’accessibilità
La vera scelta delle imprese:
Organizzazione interna o mercato?
L’impresa può cioè scegliere tra due diversi modelli organizzativi:
•
crescere dimensionalmente sfruttando le economie di scala (organizzazione
interna)
oppure
•
sfruttare le economie di scale esterne integrandosi funzionalmente con le altre
imprese presenti sul territorio (mercato).
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