CONDUZIONE ELETTRICA
ESISTONO MATERIALI CHE POSSONO
CONDURRE ELETTRICITA’ O MENO.
Un conduttore elettrico è un elemento fisico in
grado di far scorrere al suo interno la corrente
elettrica con facilità. I metalli, solitamente, sono
buoni conduttori, i migliori in ordine decrescente
sono: argento, rame, oro, alluminio, tungsteno,
bronzo, nickel, platino, ferro e piombo. D'altra
parte possono condurre facilmente l’elettricità
anche l’acqua, la terra e il corpo umano.
Tra questi si differenziano i superconduttori cioè quei
materiali che mostrano un complesso fenomeno detto
superconduttività o superconduzione.Al di sotto di una
determinata temperatura detta di transizione alla
superconduttività, in modo repentino cessano di avere
alcuna resistenza al passaggio della corrente elettrica, ed
espellono (completamente o in parte) i campi magnetici
presenti al loro interno (Effetto Meissner).La temperatura di
transizione, dalla natura del materiale e dalla presenza di
campi magnetici e dalla densità di corrente che attraversa il
materiale. In particolare il campo elettro-magnetico ostacola
la superconduttività e abbassa la temperatura di
transizione.
La temperatura di transizione dallo stato normale allo
stato superconduttore è molto diversa a seconda del
materiale: nei metalli puri è di pochi kelvin sopra lo zero
assoluto, mentre è più alta nelle leghe metalliche. In
molti materiali ceramici contenenti rame e ossigeno è
particolarmente alta: tali ceramiche hanno una
temperatura critica di oltre 120 kelvin e permettono di
usare semplice azoto liquido, economico e facilmente
disponibile, come refrigerante. Contrariamente a quanto
si potrebbe pensare, i migliori conduttori elettrici (rame,
argento, oro) non sono di fatto superconduttori, o se lo
sono presentano superconduzione instabile anche con
minimi valori di campo magnetico, e solo a temperature
assolute estremamente basse; sono invece buoni
superconduttori i cattivi conduttori come il piombo e il
niobio, che hanno temperature critiche più alte in
assoluto per i metalli puri.
Invece gli isolanti sono tutte quelle sostanze la cui
conducibilità elettrica è estremamente bassa (in alcuni casi si
può tranquillamente supporre nulla). Questa proprietà degli
isolanti è dovuta al fatto che in loro è presente una banda
energetica proibita molto ampia e che l'energia termica non
basta ad eccitare gli elettroni a sufficienza per andare oltre
tale banda. Pertanto la banda di conduzione, che si trova al
di là, rimane vuota; la conduzione risulta impossibile. Da
notare è la differenza fra "isolante" e "dielettrico", molto
spesso non considerata, anche perché nella maggior parte
dei casi un dielettrico è anche un isolante e viceversa;
"isolanti" sono quelle sostanze che si oppongono al
passaggio della corrente, "dielettriche" sono invece quelle
che hanno molecole che possono essere polarizzate e se
vengono inserite in un condensatore diminuiscono la
tensione fra le due armature del condensatore stesso.
Ci sono poi i semiconduttori che sono materiali che
hanno una resistività intermedia tra i conduttori e gli
isolanti. I semiconduttori sono alla base di tutti i
principali dispositivi elettronici e microelettronici quali i
transistor, i diodi e i diodi ad emissione luminosa (LED).
Le proprietà dei semiconduttori diventano interessanti
se vengono opportunamente drogati con impurità. Le
loro caratteristiche quali resistenza, mobilità,
concentrazione dei portatori di carica sono importanti
per determinare il campo di utilizzo. La risposta di un
semiconduttore a una portante dipende dalle sue
caratteristiche intrinseche e da alcune variabili esterne
come la temperatura.
I semiconduttori estrinseci o drogati sono quei
semiconduttori ai quali vengono aggiunte impurità
tramite il processo di drogaggio. Piccole percentuali di
atomi diversi aumentano le proprietà di conduzione del
semiconduttore: per quanto detto sui legami dei
semiconduttori intrinseci, sappiamo che questi hanno
legami tetravalenti cioè ogni atomo è legato ad altri
quattro atomi dello stesso tipo nel reticolo cristallino, ciò
è dovuto all'esistenza di quattro elettroni di valenza
degli atomi (silicio, germanio) del semiconduttore.
Aggiungendo atomi pentavalenti cioè che hanno cinque
elettroni di valenza entro il conduttore (fosforo,
arsenico, antimonio) si ha un aumento di elettroni di
conduzione: questo tipo di drogaggio viene chiamato
drogaggio di tipo n.
Se invece aggiungiamo atomi trivalenti al
semiconduttore cioè atomi che hanno tre elettroni di
valenza nei livelli energetici più esterni (boro, gallio,
indio), questi creano delle cosiddette trappole per gli
elettroni, cioè creano legami che non sono stabili entro
il conduttore e attraggono gli elettroni liberi in modo da
stabilizzarsi. A tutti gli effetti, l'assenza di elettroni
all'interno del reticolo cristallino di un semiconduttore
può essere considerata come una presenza di una
carica positiva detta lacuna che viaggia entro il
conduttore esattamente come l'elettrone (ovviamente
tenendo conto della carica). Questo tipo di drogaggio
viene chiamato drogaggio di tipo p.
ESISTONO TANTI COMPONENTI ELETTRONICI COSTITUITI
DAI SEMICONDUTTORI COME:
IL DIODO
Il diodo è un componente elettronico passivo non
lineare a due terminali (bipolo), la cui funzione ideale è
quella di permettere il flusso di corrente elettrica in una
direzione e di bloccarla nell'altra, la qual cosa viene
realizzata ponendo dei vincoli alla libertà di movimento
e di direzione dei portatori di carica.
Il simbolo circuitale del diodo esprime chiaramente
questa funzione: il triangolo indica la direzione che
permette il flusso di corrente elettrica considerato
convenzionalmente positivo (dal polo negativo a quello
positivo), mentre la sbarra ne indica il blocco.
Da questa struttura iniziale si sono evoluti nel tempo sia
componenti con struttura più complessa basati su un
principio differente, come i diodi a tempo di transito, sia
nuovi dispositivi a tre terminali, come gli SCR e i triac,
che hanno abbandonato il nome di "diodo".
Diodo Ideale
In molte applicazioni di interesse, la caratteristica
tensione-corrente di un diodo ideale, ottenuta in
condizioni statiche, può essere sostituita con una
funzione lineare a tratti. In tale funzione la corrente è
esattamente zero se la tensione tra anodo e catodo non
raggiunge un certo valore Von e diviene un valore
arbitrario e positivo quando la tensione ai capi del
dispositivo è esattamente Von. Il valore di Von
rappresenta quel valore di tensione al di sotto del quale
il reale valore della corrente che scorre nel dispositivo è
trascurabile ai fini dei nostri calcoli. Nessuna
approssimazione del funzionamento del dispositivo
mediante effetti resistivi è, in alcun caso, accettabile.
La figura a lato mostra a confronto le caratteristiche di
un diodo ideale ipoteticamente realizzato tramite un
dispositivo a semiconduttore, chiamato diodo a
giunzione, a sinistra ed una sua approssimazione
lineare a tratti a destra.
Quando la differenza di potenziale ai capi del diodo
ideale è maggiore di 0 (cioè quando la corrente elettrica
fluisce nel verso convenzionalmente positivo, dal polo
positivo a quello negativo), questo è detto essere
polarizzato in diretta, mentre quando la differenza di
potenziale è minore di 0, questo è detto essere
polarizzato in inversa. Questa nomenclatura viene
utilizzata anche per i diodi reali. si osservi che il valore
di 0,7 V in figura è solo un tipico valore comodo nei
conti, ma che non può essere legato a proprietà fisiche
o costruttive dello stesso dispositivo.
Diodo in corrente Continua
Il Diodo quando viene attraversato da una corrente
continua è riconducibile ad una resistenza,in serie,e un
generatore di tensione.Gli ohm della resistenza
ovviamente sono definiti dal costruttore,come anche il
voltaggio del generatore.
Diodo in corrente Alternata
Il diodo attraversato da corrente alternata fa passare
solo la parte alta della sinusoide, e quindi è chiamato
raddrizzatore di onde.
Diodo a giunzione
I diodi a giunzione p-n sono dei diodi realizzati mediante
processi metallurgici che prevedono la diffusione di
impurità di tipo accettore in cristalli di silicio
preventivamente drogati mediante atomi donori (o
viceversa) e la loro caratteristica tensione corrente è
approssimabile tramite l'equazione del diodo ideale di
Shockley. La caratteristica tensione corrente del
dispositivo è una funzione non lineare; per valori di
polarizzazione sufficientemente grandi rispetto alla
tensione termica ( a temperatura ambiente 26mV) vale
la ln(I/Io)=Vd/Vt. È necessario limitare la corrente
condotta da un diodo affinché non superi mai la
massima corrente prevista per quello specifico diodo,
oltre la quale può verificarsi la rottura fisica del
dispositivo.
I diodi a giunzione p-n reali hanno una caratteristica
tensione corrente analoga a quella ideale, con alcune
differenze: quando polarizzati inversamente, invece di
impedire completamente il passaggio di corrente
vengono attraversati dalla Io, la corrente di saturazione
inversa, il cui valore è legato all'area del dispositivo ed
alla concentrazioni del drogante. Con l'aumentare del
modulo della tensione inversa fino ad un certo valore
(detto tensione di Zener Vzk (come si può notare nel
3° e 4° quadrante della caratteristica del diodo reale a
lato), che può andare da alcuni Volt ad alcune decine di
Volt), la corrente aumenta in modulo molto
rapidamente:
tale regime di funzionamento, detto regime di valanga
o di breakdown per il modo di generazione degli
elettroni di conduzione all'interno del diodo, non è
dannoso per il componente finché la potenza dissipata
rimane nei limiti tollerati: i diodi Zener per esempio
sono progettati espressamente per funzionare in regime
di valanga. Tuttavia, vista la caratteristica molto ripida, il
funzionamento in valanga nei normali diodi è molto
pericoloso e porta in genere alla rottura del
componente.
Diodo Zener
Il diodo Zener è costruito appositamente per sfruttare il
funzionamento in valanga del diodo. È infatti un diodo
costruito secondo caratteristiche particolari per
dissipare potenza con utilizzo in zona di "break down".
In questo stato la tensione ai capi del diodo rimane
approssimativamente costante al variare della corrente,
perciò il diodo può fornire una tensione di riferimento
relativamente costante: lo zener è un diodo ottimizzato
per questo uso, in cui la tensione di zener è resa il più
possibile insensibile alla corrente di valanga, anche se
comunque una tensione inversa eccessiva porta il diodo
alla rottura.
Il motivo della "brusca" pendenza della corrente
INVERSA è dovuta principalmente da due casi: l'effetto
"valanga" e l' effetto "zener".
un'accelerazione degli elettroni che, aumentando la loro
energia, ionizzano il reticolo cristallino (valanga); ma
possono anche spezzare i legami covalenti in modo da
estrarre elettroni (zener). Questi due effetti si
compensano per una tensione circa uguale a 6 V (a
seconda del diodo zener utilizzato si possono avere
tensioni diverse). Sopra i 6 V prevale l'effetto valanga,
sotto l'effetto zener. Tuttavia, per quanto lieve, la
dipendenza dalla corrente è sempre presente, e peggio
ancora la tensione di zener varia sensibilmente con la
temperatura ambientale: per questo motivo gli zener
vengono utilizzati soprattutto per generare tensioni di
polarizzazione e stabilizzazione di alimentatori e non
come campioni di tensione. Poiché i diodi zener
vengono utilizzati in polarizzazione inversa, si ha un
effetto capacitivo associato alla zona di svuotamento in
prossimità della giunzione, questa capacità detta di
transizione varia tra valori trascurabili di qualche nF ed
è rilevante per i diodi di elevata potenza in quanto
Diodo LED
Questi diodi emettono luce visibile se
polarizzati direttamente: di solito
vengono usati per segnalazione su
pannelli di controllo e come spie
luminose, oppure come trasmettitori
per telecomandi e fibre ottiche. Di
recente sono stati sviluppati modelli
ad alta luminosità adatti per
illuminotecnica, e già oggi esistono in
commercio numerosi apparecchi di
illuminazione che utilizzano i LED
come sorgenti in alternativa alle
tradizionali lampade ad
incandescenza e alle lampade
fluorescenti, con grossi vantaggi in
termini di risparmio energetico e
durata.
Colore
Tensione diretta
Infrarosso
1,3 V
Rosso
1,8 V
Giallo
1,9 V
Arancio
2,0 V
Verde
2,0 V
Azzurro
3V
Blu
3.5 V
Ultravioletto
4 -:- 4.5 V
La loro tensione di polarizzazione diretta varia a
seconda della lunghezza d'onda della luce che
emettono, ed emettono tanta più luce quanta più
corrente li attraversa: in genere è necessario una
corrente minima di 4 mA (corrente di soglia) perché
possano emettere luce in quantità percettibile. La
corrente varia in funzione del tipo di diodo led
impiegato. I diodi LED "normali" richiedono di media 15
mA per emettere una buona luminosità. Nel caso di
LED HL (alta luminosità) la corrente sale fino a valori di
circa 20-25 mA. LED di nuova concezione, ad altissima
luminosità possono assorbire fino ad 1 ampere di
corrente, per questi, è previsto l'accoppiamento
meccanico di un dissipatore di calore.
Fotodiodo
Lo scopo dei fotodiodi è di rivelare la radiazione
luminosa (visibile o infrarossa) che colpisce il corpo del
diodo stesso. La struttura interna di un fotodiodo è
molto simile a quella dei diodi PIN: la zona intrinseca è
progettata per reagire alla luce generando una coppia di
portatori (un elettrone e una lacuna) che contribuiscono
al passaggio di corrente attraverso il diodo. Si usano in
polarizzazione inversa: in questa condizione, la corrente
che attraversa il diodo è dovuta (quasi) esclusivamente
alla luce incidente, ed è proporzionale all'intensità
luminosa.
Superdiodo (o raddrizzatore di precisione)
A differenza dei precedenti, questo non è un
componente semplice ma un circuito composto da un
diodo e da un amplificatore operazionale: in pratica
l'operazionale amplifica lo stato di conduzione del
diodo. Il circuito nel suo insieme, quindi, si comporta
quasi come un diodo ideale con tensione di
polarizzazione diretta molto bassa, prossima agli 0V.
Questo circuito viene usato nei raddrizzatori di
precisione, nei circuiti per misure elettriche e in quei
casi dove il segnale da raddrizzare ha una ampiezza
minore degli 0,7 volt che rappresentano la soglia di
conduzione dei diodi normali. Non viene però usato
negli apparecchi radio, a causa dei limiti degli
amplificatori operazionali alle alte frequenze.
IL CONDENSATORE
Il condensatore o capacitore è un componente
elettrico che immagazzina l'energia in un campo
elettrostatico, accumulando al suo interno una certa
quantità di carica elettrica.
Nella teoria dei circuiti il condensatore è un componente
ideale che può mantenere la carica e l'energia
accumulata all'infinito, se isolato (ovvero non connesso
ad altri circuiti), oppure scaricare la propria carica ed
energia in un circuito a cui è collegato.
Nei circuiti in regime sinusoidale permanente esso
determina una differenza di fase di 90 gradi fra la
tensione applicata e la corrente che lo attraversa. In
queste condizioni di funzionamento la corrente che
attraversa un condensatore ideale risulta in anticipo di
un quarto di periodo rispetto alla tensione che è
applicata ai suoi morsetti.
Tipi di condensatori
Nei condensatori reali, oltre alle caratteristiche ideali si
deve tenere conto di fattori quali la tensione massima di
funzionamento, determinata dalla rigidità dielettrica del
materiale isolante, della resistenza ed induttanza
parassite, della risposta in frequenza e delle condizioni
ambientali di funzionamento (deriva). La perdita
dielettrica inoltre è la quantità di energia persa sotto
forma di calore nel dielettrico non ideale. La corrente di
perdita è invece la corrente che fluisce attraverso il
dielettrico, che in un condensatore ideale è invece nulla.
Sono disponibili in commercio molti tipi di condensatori,
con capacità che spaziano da pochi picofarad a diversi
farad e tensioni di funzionamento da pochi volt fino a
molti Volt. In generale, maggiore è la tensione e la
capacità, maggiori sono le dimensioni, il peso ed il
costo del componente.
Il valore nominale della capacità è soggetto ad una
tolleranza, ovvero un margine di scostamento possibile
dal valore dichiarato. La tolleranza spazia dall'1% fino al
50% dei condensatori elettrolitici.
I condensatori sono classificati in base al materiale con
cui è costituito il dielettrico, con due categorie: a
dielettrico solido e a ossido metallico (detti condensatori
elettrolitici).
A dielettrico solido
Ad aria: sono altamente resistenti agli archi poiché
l'aria ionizzata viene presto rimpiazzata, non
consentono però capacità elevate. I condensatori
variabili più grandi sono di questo tipo, ideale nei circuiti
risonanti delle antenne.
Ceramico: a seconda del materiale ceramico usato si
ha un diversa relazione temperatura-capacità e perdite
dielettriche. Bassa induttanza parassita per via delle
ridotte dimensioni.
chip ceramico: realizzati tipicamente in titanato di
piombo-zirconio, una ceramica piezoelettrica.
Vetro: condensatori altamente stabili ed affidabili.
Carta - molto comuni in vecchi apparati radio, sono
costituiti da fogli di alluminio avvolti con carta e sigillato
con cera. Capacità fino ad alcuni μF e tensione
massima di centinaia di volt. Versioni con carta
impregnata di olio possono avere tensioni fino a 5000
volt e sono usati per l'avviamento di motori elettrici,
rifasamento e applicazioni elettrotecniche.
Poliestere, Mylar: usati per gestione di segnale, circuiti
integratori e in sostituzione ai condensatori a carta e
olio per i motori monofase. Sono economici ma hanno
poca stabilita' in temperatura.
Polistirene: capacità nella gamma dei picofarad, sono
particolarmente stabili e destinati al trattamento di
segnali.
Polipropilene: condensatori per segnali, a bassa
perdita e resistenza alle sovratensioni.
Politetrafluoroetilene: condensatori ad alte
prestazioni, superiori agli altri condensatori plastici, ma
costosi.
Mica argentata: ideali per applicazioni radio in HF e
VHF (gamma inferiore), stabili e veloci, ma costosi.
a circuito stampato: due aree conduttive sovrapposte
su differenti strati di un circuito stampato costituiscono
un condensatore molto stabile.
Elettrolitici
Nei condensatori elettrolitici non è presente un
materiale dielettrico, ma l'isolamento è dovuto alla
formazione e mantenimento di uno sottilissimo strato di
ossido metallico sulla superficie di una armatura. A
differenza dei condensatori comuni, la sottigliezza dello
strato di ossido consente di ottenere molta più capacità
in poco spazio, ma per contro occorre adottare
particolari accorgimenti per conservare l'ossido stesso.
In particolare è necessario rispettare una precisa
polarità nella tensione applicata, altrimenti l'isolamento
cede e si ha la distruzione del componente. Inoltre nei
condensatori elettrolitici è presente una soluzione
chimica umida che se dovesse asciugare porterebbe al
non funzionamento del dispositivo. Per consentire
l'utilizzo dei condensatori elettrolitici in corrente
alternata si usa connettere due condensatori identici in
antiserie, ovvero connessi in serie ma con polarità
opposta.
La capacità di un condensatore elettrolitico non è
definita con precisione come avviene nei condensatori a
isolante solido. Specialmente nei modelli in alluminio è
frequente avere la specifica valore minimo garantito,
senza un limite massimo alla capacità. Per la maggior
parte delle applicazioni (filtraggio dell'alimentazione
dopo il raddrizzamento e accoppiamento di segnale)
questo non rappresenta un limite.
Esistono diversi tipi di condensatori elettrolitici:
ad alluminio: il dielettrico è costituito da uno strato di
ossido di alluminio. sono compatti ma con elevate
perdite. Sono disponibili con capacità da meno di 1 μF a
1.000.000 μF con tensioni di lavoro da pochi volt a
centinaia di volt. Contengono una soluzione corrosiva e
possono esplodere se alimentati con polarità invertita.
Su un lungo periodo di tempo tendono a seccarsi
andando fuori uso, e costituiscono una delle più
frequenti cause di guasto in diversi tipi di apparecchi
elettronici.
al tantalio: rispetto ai condensatori ad alluminio hanno
una capacità più stabile e accurata, minori corrente di
perdita e bassa impedenza alle basse frequenze. A
differenza dei primi però, i condensatori al tantalio non
tollerano i picchi di sovratensione e possono
danneggiarsi, a volte esplodendo violentemente, cosa
che avviene anche qualora vengano alimentati con
polarità invertita o superiore al limite dichiarato. La
capacità arriva a circa 100 μF con basse tensioni di
lavoro. Le armature del condensatore al tantalio sono
differenti: Il catodo è costituito da grani di tantalio
sinterizzati ed il dielettrico è formato da ossido di titanio.
L'anodo è invece realizzato da uno strato semiconduttivo, depositato chimicamente, di biossido di
manganese. In una versione migliorata l'ossido di
manganese è rimpiazzato da uno strato di polimero
conduttivo (polipirrolo) che elimina la tendenza alla
combustione in caso di guasto.
Supercondensatori o elettrolitici a doppio strato: sono
condensatori con capacità estremamente elevate, che
possono arrivare a decine di farad, ma a bassa
tensione. L'alta capacità è dovuta alla grande superficie
dovuta a batuffoli di carbone attivo immerso in un
elettrolita, e con la tensione di ogni batuffolo tenuta al di
sotto di un volt. La corrente scorre attraverso il carbone
granulare. Questi condensatori sono in genere usati al
posto delle batterie tampone per le memorie di
apparecchi elettronici.
Ultracondensatori o ad aerogel: hanno valori di
capacità fino a centinaia di farad, simili ai
supercondensatori ma basati su un aerogel di carbonio
che costituisce un elettrodo di immensa superficie.
Condensatori variabili
Nei condensatori variabili la capacità può essere variata
intenzionalmente e ripetutamente entro un intervallo
caratteristico di ogni dispositivo. L'applicazione tipica si
ha nei circuiti di sintonia delle radio per variare la
frequenza di risonanza di un circuito RLC.
Esistono due categorie di condensatori variabili:
quelli in cui la variazione è dovuta a cambiamento
meccanico di distanza o superficie sovrapposta delle
armature. Alcuni (chiamati anche condensatori di
sintonia) sono usati nei circuiti radio e manovrati
direttamente dall'operatore attraverso una manopola o
un rinvio meccanico, altri più piccoli (detti anche
trimmer o anche compensatori) sono montati
direttamente sul circuito stampato e servono per
calibrare finemente il circuito in fabbrica, dopodiché non
vengono ulteriormente alterati.
quelli in cui la variazione di capacità è data
dalla variazione di spessore della zona di
deplezione di un diodo a semiconduttore,
prodotta dal variare della tensione di
polarizzazione inversa. Tutti i diodi presentano
questo effetto, ma alcuni sono ottimizzati per
questo scopo, con giunzioni ampie e un profilo
di drogaggio volto a massimizzare la capacità, e
sono chiamati varicap.
IL TRANSISTOR
Il transistor, o transistore, è un dispositivo a stato
solido formato da semiconduttori. Il suo funzionamento
è basato sulle proprietà fisiche della giunzione P-N, che
era stata scoperta casualmente da Russell Ohl il 23
febbraio 1939, esaminando la differenza di conducibilità
tra due lati di un cristallo di silicio semiconduttore con
una crepa.
Transistor bipolare (BJT)
In un transistor BJT (transistor a giunzione bipolare)
una corrente elettrica è inviata nella base (B) e modula
(controlla) la corrente che scorre tra gli altri due
terminali noti come emettitore (E) e collettore(C).
Per fare questo, il transistor sfrutta la vicinanza di due
giunzioni P-N opposte: quando la giunzione baseemettitore viene polarizzata direttamente, i portatori di
carica (elettroni e lacune) che transitano attraverso di
essa diffondono verso la vicina giunzione collettorebase, dove vengono in gran parte catturati dal campo
elettrico interno alla giunzione stessa, che in questo
modo viene percorsa da corrente anche se polarizzata
inversamente. Tanto maggiore è la frazione di corrente
catturata dalla giunzione di collettore, tanto migliore è il
transistor: in un transistor ideale, perfetto, tutta la
corrente che entra dall'emettitore dovrebbe essere
deviata verso il collettore senza raggiungere mai il
contatto di base.
In pratica, in un normale transistor per usi generici la
corrente uscente dal collettore è il 98-99% di quella che
entra nell'emettitore, e dalla base esce solo l'1-2% di
essa. Il rapporto fra corrente di collettore e corrente di
base è detto del transistor, ed è uno dei parametri
fondamentali di questo dispositivo.
L'ordine delle giunzioni non è importante: si possono
usare sia una coppia di giunzioni P-N e N-P (ottenendo
un transistor P-N-P) oppure due giunzioni N-P e P-N
(ottenendo un transistor N-P-N, complementare al
primo): un transistor e il suo complementare funzionano
in modo quasi identico, ma le tensioni ai loro capi
devono essere invertite di polarità (da positive a
negative e viceversa).
IL MULTIVIBRATORE
I multivibratori sono una categoria di circuiti elettronici
con in comune la caratteristica di potersi trovare in uno
di due stati possibili.
Categorie
I multivibratori si suddividono in tre categorie:
Astabili
Nessuno dei due stati è stabile ed il circuito passa
continuamente da uno stato all'altro. Il circuito si
comporta pertanto come un particolare oscillatore a
rilassamento, in grado di produrre onde quadre.