La devianza La devianza non è la proprietà di certi atti o comportamenti, ma una qualità derivante dai significati attribuiti a questi atti dai membri di una collettività Non bisogna dire che un atto urta la coscienza comune perché è criminale, ma che è criminale perché urta la coscienza comune - E. Durkheim Dato che le risposte della collettività sono assai variegate, nello spazio e nel tempo, un atto può essere considerato deviante solo in riferimento al contesto culturale in cui ha luogo. Per questi motivi la devianza è definitiva come relativa La devianza La relatività della devianza può essere in tre differenti ambiti: Un comportamento può essere deviante in una determinata situazione ma non in un’altra Un comportamento può essere giudicato deviante a seconda del ruolo di chi lo commette Un comportamento considerato deviante in un paese o in un’epoca storica può essere accettato o considerato del tutto positivo in un paese o in un’epoca diversi La devianza Tuttavia non tutte le norme sociali e forme devianza sono relative. Le ricerche hanno dimostrato che certi atti sono stati, salvo rare eccezioni, sempre giudicati devianti e condannati L’incesto tra madre e figlio, figlia e padre, sorella e fratello Furto ai danni di una persona del proprio gruppo Lo stupro di una donna sposata L’uccisione di un membro del proprio gruppo Organizzazione sociale della devianza Capita molto spesso che i soggetti devianti, nel mettere in atto le proprie azioni si servono di qualche forma di organizzazione sociale. Ne esistono cinque, alle quali corrispondono quattro tipologie di caratteristiche. Magnaccia, computers hackers Suicidi, falsari Forma di organizzazione Caratteristiche Frequentazione reciproca Associazione Divisione elaborata del lavoro no no no no si no no no Pari si si no no Squadre si si si no Organizzazioni formali si si si si Solitari Colleghi Baby gang Squadre di rapinatori Squadre organizzate con più di 10 membri Organizzazione estesa Le teorie della devianza e della criminalità 1. Le spiegazioni biologiche i comportamenti devianti dipendono dalle caratteristiche fisiche e biologiche degli individui Cesare Lombroso: il delinquente nato presenta delle caratteristiche ataviche simili a quelle degli animali inferiori e dell’uomo primitivo, che rendono impossibile il suo adattamento alla società civile e lo spingono a commettere Piccolo, reati tondeggiante, pelle morbida William Sheldon: esistono tre tipi di costituzione fisica a cui corrispondono tre tipologie differenti di personalità: - tipo endomorfo, carattere socievole, accomodante e indulgente Imponente, robusto, con molti muscoli - tipo mesomorfo, attivo dinamico, irrequieto, instabile - tipo ectomorfo, introverso, nervoso, insonne Magro, fragile, delicato Gli individui mesomorfi sono quelli che, rispetto agli altri, hanno maggiori possibilità di diventare criminali Le teorie della devianza e della criminalità 1. Le spiegazioni biologiche Sindrome XYY: Nei decenni passati ebbe un certo credito la teoria del cromosoma Y soprannumerario. Nel patrimonio genetico umano normale sono presente due cromosomi sessuali: XX nel caso delle femmine e XY nel caso dei maschi. Il cromosoma Y è quindi quello che determina l'acquisizione del sesso maschile. In un certo numero di casi di soggetti ricoverati in manicomi criminali, o incarcerati per gravi reati, si è osservata la presenza della trisomia XYY, cioè la presenza di un cromosoma Y aggiuntivo. Poiché la frequenza statistica dell'anomalia XYY appariva piuttosto elevata tra i soggetti internati e caratterizzati da comportamenti violenti, si è pensato che questa anomalia potesse essere una delle basi della condotta criminale. In realtà, dal punto di vista metodologico, c'era un grosso problema in questi studi: mancava il confronto con un gruppo di controllo di non internati. Può darsi infatti che la frequenza statistica della sindrome XYY sia la stessa nella popolazione generale, in cui non è stata misurata. In assenza del confronto con il gruppo di controllo, non è possibile trarre alcuna conclusione attendibile. Le teorie della devianza e della criminalità 2. La teoria della disorganizzaizone sociale Scuola di Chicago: la divisione della città in cinque cerchi concentrici per studiare le conseguenze sociali di tre grandi processi: industrializzazione, urbanizzazione, immigrazione. Zona dei pendolari Quartieri dei ceti medi Quartieri degli operai specializzati Zona residenziale Zona di case per operai Zona di transizione Centro Presenza di case povere e immigrati di vari gruppi etnici Attività commerciali e industriali Le teorie della devianza e della criminalità 2. La teoria della disorganizzaizone sociale numero degli autori di reato residenti in un’area Tasso di delinquenza: totale della popolazione dell’area Applicando questo rapporto alla città di Chicago, gli studiosi videro che il tasso raggiungeva il punto più alto nella zona di transizione e diminuiva man mano che ci si allontanava dal centro. Inoltre il valore assunto dal tasso, nelle varie zone, non dipendeva tanto dalla caratteristiche fisiche individuali di chi le abitava quanto alla struttura e al grado di integrazione e organizzazione sociale. L’assenza di forti legami formali ed informali, l’incapacità ad associarsi, a cooperare e a convivere (disorganizzazione sociale), rendeva più difficile il controllo sociale informale, favorendo la criminalità. Teoria della subcultura: una persona commette un reato perché si è formata in una subcultura criminale. Chi commette un reato lo fa perché si conforma alle aspettative del suo ambiente Le teorie della devianza e della criminalità 3. La teoria della tensione Durkheim: l’assenza di norme, e di norme forti (anomia), favorisce fenomeni di devianza Merton: la devianza è generata dall’anomia, che a loro volta nasce da un contrasto tra struttura sociale e struttura culturale Struttura culturale: definisce le mete verso cui tendere e i mezzi con cui raggiungerle Struttura sociale: rappresenta le effettive opportunità che si hanno nel raggiungimento delle mete prefissate, con i mezzi scelti Le teorie della devianza e della criminalità 3. La teoria della tensione In caso di tensione tra struttura sociale e struttura culturale nascono forme di comportamento adattivo: - conformità: si accettano sia le mete che i mezzi per raggiungerle; tutti gli altri comportamenti saranno devianti - innovazione: si aderisce alle mete ma non si accettano i mezzi – imbroglioni, ladri - ritualismo: si abbandonano le mete e si rimane fedeli solo alle norme sui mezzi - tipico di chi si accontenta di quello che - rinuncia: sia ai fini (le mete culturali) che ai mezzi – i mendicanti - ribellione: rifiuto di mete e mezzi con la loro relativa sostituzione Le teorie della devianza e della criminalità 3. La teoria della tensione Cohen: la devianza è strutturale. I giovani delle classi più disagiate sono sottoposti a tensioni più degli altri e la fonte principale di questa tensione è la difficoltà che gli stessi incontrano nel raggiungere la stima e la considerazione sociale. Nascono spesso le bande criminali Cloward e Ohlin: la principale fonte di frustrazione per i giovani di classi più basse è la difficoltà nel raggiungere il successo finanziario Tre sono le possibili opportunità illecite - quella in cui vi è una subcultura criminale: i giovani entrano a far parte di gang e imparare a commettere furti e rapine - quella in cui vi è una subcultura del conflitto:i giovani entrano a far parte di gang che praticano violenza, ma non vengono addestrati - quella in cui vi è una subcultura della rinuncia: i giovani tendono a rinchiudersi in gruppi che rinunciano a ogni ambizione di successo economico o di prestigio sociale Le teorie della devianza e della criminalità 4. La teoria del conflitto di culture Sellin: alcuni reati vengono commessi quando c’è un conflitto tra norme sociali Conflitti primari: quelli che avvengono tra culture diverse Conflitti secondari: quelli che avvengono nell’ambito della stessa cultura 1. Quando codici diversi entrano in divergenza alla frontiera di zone di culture contigue 2. Quando un gruppo ne conquista un altro e gli impone le proprie regole 3. Quando i componenti di un gruppo emigrano in un altro che abbia norme di condotta diverse N. B. questa teoria è molto utilizzata per spiegare alcune forme di criminalità degli immigrati Le teorie della devianza e della criminalità 5. La teoria del controllo sociale Perché la maggior parte delle persone non commette reati? L’essere umano è moralmente debole e non commette reati solo se c’è un forte vincolo che lo obbliga a non farlo Controlli esterni: varie forme di sorveglianza istituzionale Controlli interni diretti: sentimenti di colpa, vergogna e imbarazzo Controlli interni indiretti: l’attaccamento emotivo agli altri e il desiderio di non perdere la loro stima Le teorie della devianza e della criminalità 5. La teoria del controllo sociale Hirschi – Bonding Theory: solo i legami sociali riescono a bloccare e a contenere l’inclinazione naturale degli individua a violare le norme. Una persona commetterà un reato quanto più debole è il vincolo che lo lega alla società I legami sociali presentano quattro elementi: 1. Attaccamento agli altri 2. L’impegno nel perseguimento degli obiettivi convenzionali (elemento materiale del legame sociale) 3. Il coinvolgimento nelle attività convenzionali (elemento temporale del legame sociale) 4. Le credenze, elemento morale del legame sociale Le teorie della devianza e della criminalità 6. La teoria dell’autocontrollo Gottfredson e Hirschi: il reato è un evento mentre la delinquenza è una caratteristica delle persone. Non basta la delinquenza perché venga commesso un delitto. Perché anche una persona con saldi principi morali può commettere un reato? Tutto dipende dalle opportunità e dalle occasioni: l’occasione fa l’uomo ladro! Variabile chiave della teoria: AUTOCONTROLLO la tendenza ad evitare atti i cui costi a lungo termine sono superiori ai benefici immediati o a breve termine Le teorie della devianza e della criminalità 6. La teoria dell’autocontrollo L’autocontrollo è una caratteristica individuale che non si eredita biologicamente ma che si apprende nei primi dieci anni di vita Le quattro condizioni affinché si acquisisca l’autocontrollo: I genitori devono investire tempo ed energie per vigilare su cosa fanno i figli I genitori devono esercitare un controllo effettivo sui comportamento dei figli Essi devono accorgersi subito dei figli Essi devono immediatamente punire i figli N.B. Basta che una di queste condizioni non si verifichi perché il processo di acquisizione dell’autocontrollo non si compia o avvenga in modo imperfetto. Le teorie della devianza e della criminalità 7. La teoria dell’etichettamento: per capire la devianza bisogna tener conto non solo della violazione ma anche della creazione e applicazione delle norme Lemert: una cosa è commettere un reato, un’altra è suscitare per questo una reazione sociale. In questo secondo caso l’individuo viene bollato con un’etichetta e si comincerà a pensare che egli si sia sempre comportato così. In questa prospettiva, esistono due tipi di devianza: Primaria i reati che si compiono hanno rilievo marginale e presto verranno dimenticati Secondaria l’atto compiuto suscita una reazione di condanna da parte degli altri, che lo considerano un deviante; da qui, la persona stigmatizzata riorganizzerà i suoi comportamenti sulla base delle conseguenze prodotte dal suo atto Le teorie della devianza e della criminalità 7. La teoria dell’etichettamento: Becker: il processo di creazione della devianza inizia non quando le norme vengono violate ma quando vengono prodotte. I gruppi sociali creano la devianza stabilendo le regole la cui infrazione costituisce la devianza e applicando queste regole a persone particolari, definite outsider Le teorie della devianza e della criminalità 8. La teoria della scelta razionale: i reati sono il risultato non di influenze esterne, ma di un’azione intenzionale adottata attivamente dagli individui, alla ricerca di un vantaggio che può essere economico, di piacere, di divertimento, di potere. La messa in atto di un atto deviante è il risultato di un ragionamento razionale rispetto allo scopo (dinamica mezzi-fini). Razionalità limitata Tsutomi: le persone commettono reati non perché affette da patologie o perché malvagie, ma perché normali e razionali (capacità di analisi dei costi della devianza). Le teorie della devianza e della criminalità 9. La teoria delle attività abituali scelta razionale (routine activity approach) Cohen L. e Felson: un reato si verifica quando in un dato luogo e in una dato momento si ha la convergenza di tre elementi: Potenziale autore del reato Mancanza di un guardiano Obiettivo Le teorie della devianza e della criminalità 9. La teoria delle attività abituali scelta razionale (routine activity approach): Data l’assenza di una qualsivoglia persona che con la propria presenza impedisce l’esecuzione del reato, per il potenziale autore l’interesse di un bersaglio dipende da quattro elementi (VIVA) : - visibilità, tutto ciò che facilita l’individuazione dell’oggetto da parte di chi se ne vuole impossessare - inerzia, è la resistenza che il soggetto oppone ad essere colpito e tutte le caratteristiche di ciò che serve a proteggere un oggetto - valore, la capacità di un oggetto di soddisfare i desideri/bisogni del potenziale autore - accessibilità, la facilità con cui l’oggetto/soggetto può essere raggiunto