LA MATERIA Il componente base della MATERIA è l’atomo costituito dai nuclei (protoni e neutroni) e dagli elettroni su orbite esterne. L’interazione nucleo-elettroni mantiene l’atomo compatto e neutro. Atomi interagenti possono rimanere isolati o aggregarsi in molecole che interagiscono elettricamente tra loro per dare ai diversi materiali la loro forma caratteristica. Acqua Idrogeno Ossigeno 1 STATI DI AGGREGAZIONE DELLA MATERIA Solido: Il corpo ha volume e forma ben definiti Liquido: Il corpo ha volume ben definito, ma assume la m r = = cost ) forma del recipiente che lo contiene ( V Gassoso: il corpo occupa tutto lo spazio disponibile Si dice fluido un corpo allo stato liquido o gassoso 2 STATI DI AGGREGAZIONE DELLA MATERIA Disposizione degli atomi in: (a) un solido cristallino (b) un liquido (c) un gas 3 SOLIDI Reticolo cristallino In un materiale solido gli atomi e le molecole sono distribuiti nello spazio in modo ordinato e le forze di interazione si oppongono ad ogni cambiamento delle distanze reciproche. Ogni sollecitazione esterna determina una deformazione e forze di richiamo (elastiche) che tendono a riportare gli atomi nelle posizioni originali. 4 SFORZI E DEFORMAZIONI Un solido può essere in equilibrio statico anche se sottoposto a forze (che tendono a deformarlo). F Lo sforzo è: = S S L L F u.d.m. nel S.I.: N m-2 Se si ha una variazione lunghezza si può definire deformazione: di la L = L 5 Elasticità Dei Materiali Solidi S L L F F L = =Y = Y S L Sforzo Modulo di Young Se, quando la sollecitazione viene tolta la dimensione del corpo torna al valore iniziale, si parla di elasticità Deformazione Sforzo= Mod.Young x Deformazione 6 Legge di Hooke Sforzo Per deformazioni di piccola entità esiste una proporzione diretta e lineare tra sforzo e deformazione F = S Rottura L = L Deformazione = Y Y= Modulo di Young (N/m2) 7 LEGGE DI HOOKE La deformazione ha un andamento lineare fino al punto 1 poi una deformazione plastica non reversibile fino al punto 3 che è il punto di rottura Se la deformazione è prodotta da una forza crescente e varia in modo proporzionale alla forza si dice che il materiale segue la legge di Hooke Sforzo Rottura F = S 2 3 1 L = L Deformazione = Y 8 TRAZIONE E COMPRESSIONE Molti materiali non omogenei hanno un comportamento diverso a secondo che lo sforzo sia applicato in trazione o compressione. S l l S l F F l =Y S l F l 9 I corpi con Y elevato si deformano meno; quelli con Y basso sono duttili. A parità di sforzo applicato si deformano meno quelli con Y maggiore. Il valore di Y è diverso per lo stesso materiale se si tratta di trazione o di compressione. Es: le ossa hanno un Y=1.8 1010 N/m2 in trazione mentre il valore si dimezza in compressione, le ossa cioè si deformano elasticamente deformandosi di più e sopportando carichi più elevati in compressione rispetto alla trazione. Le ossa Sforzo Trabecole Carico di Rottura Allungamento Deformazione Collagene Compressione Collagene Trabecole allungamento compressione Carico di Rottura 10 FLESSIONE Compressione Trazione Se il corpo è costituito da fibre parallele le superiori sono sottoposte a compressione le inferiori a trazione, le centrali né l’una né l’altra. Strati sottoposti a sforzi differenziali. Un tubo e un cilindro pieno oppongono la stessa resistenza 11 TAGLIO E TORSIONE F S F F R Se la sollecitazione è applicata tangenzialmente ad una superficie, si parla di sforzo di taglio: le superfici interne del materiale tendono a scorrere le une sulle altre In torsione la parte più vicina all’asse viene meno sollecitata di quella esterna L 12 Fratture Ossee Frattura per compressione (urto) Frattura per flessione La contrazione muscolare contrasta l’eccessiva flessione dell’osso. La sollecitazione perpendicolare all’asse. La rottura parte dalla parte in trazione La contrazione muscolare ha il solo effetto di mantenere l’osso in linea con il carico ed evitare la flessione. Si ha per carichi alti e la frattura è multipla. L’osso esplode 13 frantumandosi. OSSO Torsione: la sollecitazione è tangente all’asse. La parte più vicina all’asse è meno sollecitata per cui la rottura parte dall’esterno Si rompe qui La contrazione muscolare: 1) limita gli spostamenti laterali e contrasta la flessione 2) applica una sollecitazione in compressione che carica la parte sollecitata in trazione per evitare frattura 14 Elasticità delle Strutture Muscolari MUSCOLO Il muscolo si allunga per trazione. Per valori piccoli dello sforzo l’allungamento è lineare. Oltre un certo sforzo gli allungamenti crescono rapidamente e si arriva alla rottura. 15 Elasticità delle Strutture Muscolari L’attivazione dello strato muscolare della parete vasale avviene per effetto del sistema nervoso autonomo (simpatico) che cambia la pendenza della curva rendendola più ripida inizialmente a maggiore deformabilità (compliance) e si ripercuote sulla ampiezza del polso pressorio e sulla pressione arteriosa media. Curva sforzo-deformazione della parete arteriosa per l’attivazione contrattile dello strato muscolare interno alla parete vasale Muscolo attivo Muscolo passivo 16 VASI I vasi sono composti da elastina (deformabile) e collagene (rigido). Globalmente sono come la gomma, si deforma per piccole sollecitazioni e per grandi si irrigidisce Strato endoteliale Elastina Strato muscolare Tunica Collagene 17 Elasticità delle Strutture Vascolari Nel caso delle arterie la deformabilità diminuisce con l’età; la ripetuta dilatazione determina la rottura dell’elastina. Un fattore che determina la curva è l’attivazione contrattile del muscolo circostante. 80 età 60 45 30 20 10 18 Sforzo-deformazione per i diversi materiali = Trazione F S Vasi 70 40 10 anni Acciaio Compressione Osso = Y Y = N2 m r=Carico di rottura 19 FORZE INTERMOLECOLARI Forza attrattiva Forza repulsiva Le forze intermolecolari dipendono dalla reciproca distanza, dell’ordine di 2 3 10-10 m. r0 è di equilibrio r> r0 genera forze attrattive r0 r1 r r< r0 genera forze repulsive 20 FLUIDI Hanno forze intermolecolari deboli : le molecole possono muoversi le une rispetto alle altre. Si definisce densità del fluido m il rapporto tra la massa del fluido e il volume occupato: r = V Unità di misura nel S.I.: Kg/m3 Nel caso dei liquidi esistono forze di attrazione (Van Der Waals) tra le molecole che le mantengono ravvicinate senza creare un rigida struttura geometrica per cui non hanno una posizione fissa nello spazio: il liquido ha un volume ben definito ma assume la forma del recipiente e la densità è costante. 21 Nel caso dei gas le forze intermolecolari sono così deboli da permettere lo spostamento libero di ogni particella per cui il gas occupa tutto lo spazio disponibile e la densità non è costante. Si può dire che le molecole del gas si muovono di moto rettilineo fra un urto e l’altro. Mole: è la quantità espressa in grammi di una sostanza uguale al peso molecolare della sostanza. Es: una mole di O2 è costituita da 32 g di ossigeno. Unità di misura nel S.I.: mol In una mole è contenuto un numero di Avogadro di molecole: NA= 6.02 1023 molecole/mole 22 STATO GASSOSO Gas perfetto: insieme di molecole libere di muoversi in un recipiente interagendo elasticamente e soggette all’agitazione termica. Si parla di energia cinetica media che è legata alla temperatura. I gas reali sono approssimabili a perfetti se rarefatti e a temperatura ambiente. 23 I LIQUIDI Le forze elettriche tra le molecole: 1. Non sono tali da determinare un reticolo cristallino come nei solidi 2. Sono sufficienti a mantenere le particelle a distanza costante e quindi il volume resta definito e la densità costante Se la temperatura del liquido: 1. viene aumentata sopra un valore di soglia, i legami tra le molecole si spezzano e il liquido diventa gas 2. Viene diminuita sotto un limite definito, i legami si rafforzano e il liquido si solidifica Le temperature di transizione da una fase all’altra dipendono dal liquido e dalla pressione esterna. I tre parametri fondamentali di un liquido che ne definiscono il comportamento sono: 1. la densità ρ 2. la tensione superficiale τ 3. la viscosità η 24 PRESSIONE Si definisce pressione il rapporto fra la componente normale della forza agente su una superficie Fn e l’area A della superficie sulla quale la forza agisce: Fn p= A Fn F A 25 UNITÀ DI MISURA DELLA PRESSIONE Unità di misura nel S.I. 1N = 1Pa (Pascal) 2 1m Unità di misura nel c.g.s. 1dina = 1baria 2 1cm 5 1N 10 dine dine 1 Pa = 2 = 4 2 = 10 2 = 10 barie 1m 10 cm cm 26 PRESSIONE I fluidi esercitano pressione in tutte le direzioni. La pressione in un fluido ad una data profondità è la stessa in ogni direzione: isotropia della pressione. Quindi si parla di pressione in un punto generico P. 27 PRINCIPIO DI PASCAL La pressione esercitata in un punto di un fluido si trasmette inalterato in ogni punto di esso. F2 F1 p1 A1 A2 p2 F1 F2 F2 A2 = = A1 A2 F1 A1 Dispositivo per l’amplificazione di forze (pressa idraulica) 28 PRESSIONE IDROSTATICA La pressione in un punto del liquido in equilibrio è uguale alla pressione esistente sulla superficie più quella dovuta al peso della colonna di liquido sovrastante. Forza agente = forza peso = mg m = r V = rS h h S p= F mg r S h = = g S S S p = r g h 29 LEGGE DI STEVINO Condizioni di equilibrio: i Fi = 0 1 p2 A = p1 A mg = p1 A rAhg 2 p2 = p1 rgh m dove r = è la densità del fluido V 30 CONSEGUENZE DELLA LEGGE DI STEVINO La pressione esercitata da una colonna di liquido sulla sua base dipende dalla sua altezza, ma non dipende dalla sezione. h mg rAhg p= = = rhg A A 31 CONSEGUENZE DELLA LEGGE DI STEVINO PRINCIPIO DEI VASI COMUNICANTI Poiché la pressione è uguale alla stessa profondità, il liquido si dispone in recipienti comunicanti, ma di varia forma, alla stessa altezza. 32 La pressione idrostatica dipende dalla profondità non dalla forma del recipiente. Per misurare la pressione in una cavità si può collegare la cavità con un trasduttore esterno attraverso un tubo. Il trasduttore deve essere alla stessa altezza della cavità. Pressione più bassa catetere Pressione più alta 33 Nello sfigmomanometro a colonnina di mercurio la pressione idrostatica della colonnina è equilibrata dalla pressione che si vuole misurare. La corrispondenza fra l’altezza della colonna di mercurio e la pressione che si genera alla base dà la pressione p h p1 r=13600 kg/m3 per Hg La pressione generata da 1 mm di Hg è P= 1.36 104 9.8 10-3 = 133 Pa Un cm di H2O genera: P= 103 9.8 10-2=98 Pa 34 PRINCIPIO DI ARCHIMEDE Un corpo immerso in fluido è sottoposto ad una forza, detta spinta di Archimede Sa: • diretta verticalmente verso l’alto; • di intensità uguale al peso del fluido spostato. Sa Sa P=mg FA=SA=r0Vg P’=Sa 35 PRINCIPIO DI ARCHIMEDE FP = m g h1 m = r V = r S (h2 h1 ) FP = r g (h2 h1 ) S = V r g h2 S p1 = r 0 g h1 p2 = r 0 g h2 FA = ( p2 p1 ) S = r 0 g ( h2 h1 ) S = V r 0 g F1 = p1 S FA FP FA = ( r r 0 ) g V F2 = p2 S 36 PRESSIONE ATMOSFERICA La pressione esercitata dall’atmosfera su tutti i corpi immersi in essa è uguale, al livello della superficie terrestre, alla pressione esercitata da una colonna di Hg alta 760 mm. Esperienza di Torricelli pa = rgh = 13590 9.8 0.76 100 kPa 37 UNITÀ DI MISURA DELLA PRESSIONE 1 mmHg = pressione esercitata da una colonna di mercurio alta 1 mm 1 cmH2O = pressione esercitata da una colonna di acqua alta 1 cm 1 mmHg = 1.36 cmH2O 1 atm = 760 mmHg 1 atm 1.013 105 Pa = 106 barie 38 UNITÀ DI MISURA DELLA PRESSIONE 39 PRESSIONE Due colonne di fluidi diversi esercitano la stessa pressione se: r1 g h1 = r2 g h2 Le altezze sono inversamente proporzionali alle densità: r1 h2 = r 2 h1 h1 h2 40 MISURATORI DI PRESSIONE La differenza di pressione fra due ambienti è proporzionale al dislivello nel tubo ad U: p po = p = rgh Manometro a tubo aperto o differenziale 41 LA TENSIONE SUPERFICIALE = Energia Potenziale per unità di superficie Pi Pe = Lavoro = area N m N = m2 m Le molecole in superficie sentono solo le forze dovute alle molecole interne. Il liquido è incomprimibile per cui in superficie le molecole si comportano come se ci fosse una membrana elastica. 42 PRESSIONE E RAGGIO DI CURVATURA Come dipende la pressione che si esercita sulla calotta sferica dal raggio della calotta e dalla tensione superficiale p V = S 4 4 p( ( R R )3 R 3 ) = (4 ( R R ) 2 4R 2 ) 3 3 4 p(( R 3 3R 2 R 3R 2 R R 3 ) R 3 ) = 4 (( R 2 2 RR R 2 ) R 2 ) 3 3R 2 R 3R 2 R R 3 2 RR R P p= pi-pe p 2 p 3R 2 R 2 RR 3 2 Formula di Laplace p= R R R 43 R TENSIONE SUPERFICIALE E ALVEOLI POLMONARI Nei polmoni lo scambio gassoso avviene attraverso gli alveoli che sono collegati ai bronchi e sono rivestiti internamente da uno strato di liquido. Per riempire gli alveoli di aria si crea una depressione intratoracica (Pe) con il movimento delle costole e del diaframma, in modo che la pressione degli alveoli diventi come quella atmosferica (Pa). La depressione da generare deve essere inversamente proporzionale al raggio degli alveoli: 2 pa pe = R 44 TENSIONE SUPERFICIALE E ALVEOLI POLMONARI Ma gli alveoli nel polmone non hanno tutti uguale grandezza e quindi non potrebbero avere la stessa pressione interna ed esterna, uguale tensione della parete e diverso raggio. Questo è possibile grazie al liquido che ricopre le pareti degli alveoli che contiene un surfactante (un sapone) che modifica la tensione. La tensione varia con la dimensione dell’alveolo e fa sì che alveoli di diverso raggio possano coesistere con identiche pressioni interne ed esterne. 45 EMBOLIA GASSOSA 2 R= p p p p p1< p p p p=0 Se vengono iniettate bollicine nelle vene e/o arterie queste si incuneano a livello precapillare e bloccano il circolo. Perchè? La bolla arriva ad aver la forma di proiettile quando il suo diametro è superiore al vaso: la pressione interna della bolla è uguale a quella che genera il moto nel sangue; la deformazione della superficie anteriore con diminuzione del raggio di curvatura fa aumentare la pressione interna che diventa maggiore di quella del sangue e quindi non permette a quest’ultimo di circolare e la pressione a valle si annulla, per cui il moto di ferma. 46 Legge di Laplace per superfici elastiche La Legge di Laplace mette in relazione la pressione all’interno di una cavità a parete elastica con la tensione ed i raggi di curvatura “locali”. In questo caso la pressione interna non è dovuta alla tensione elastica del liquido ma alla deformazione elastica della parete di contenimento. pe pi R1 R2 1 1 pi pe = ( ) R1 R2 47 Legge di Laplace Normale 1 1 pi pe = ( ) R1 R2 Atleta Scompenso Nel caso del cuore la tensione contrattile τ della parete determina la pressione interna che deve raggiungere un valore adeguato (100mmHg). Quando per sport o malattia il cuore si dilata e quindi R aumenta, per avere la stessa pressione deve aumentare la tensione contrattile. Nell’atleta questo si ottiene con l’ispessimento della parete muscolare, nel caso di malattia si deve aumentare la forza contrattile delle singole fibre muscolari peggiorando la situazione da un punto di vista meccanico e biochimico. (aumento del consumo di ossigeno) 48 Rottura di un aneurisma R1 1 = p R1 s R2 2 = p R2 2 1 Dilatazione aneurismatica delle arterie In questo caso la pressione endoarteriosa rimane costante e per compensare l’aumento di diametro legato a traumi o degenerazioni, la parete vasale subisce un aumento di tensione elastica τ con conseguente assottigliamento della parete stessa fino alla rottura del vaso. 49 Effetti della Tensione Superficiale - Capillarità Forze di coesione La Capillarità è un fenomeno che si manifesta quando un liquido viene a contatto con altri materiali: ad esempio l’umidità che risale i muri, il comportamento del cotone idrofilo. L’origine del fenomeno è la differente forza di attrazione tra le molecole dei diversi materiali. Forze di coesione > Forze di adesione Caso: Hg - Vetro Pulito Forze di adesione Forze di adesione > Forze di Coesione Caso: H2O – Vetro Pulito 50 Innalzamento per capillarità pa h pa r 2 cos h= rgr Legge di Jurin 51 Innalzamento per capillarità 52 MOTO IN UN LIQUIDO IDEALE Nei liquidi reali c’è attrito interno, quindi viscosità. I liquidi ideali sono considerati privi di viscosità e incomprimibili. Quindi la densità del liquido ideale è considerata costante. 53 PORTATA DI UN CONDOTTO Portata Q: volume di fluido che attraversa una sezione del condotto nell’unità di tempo S V S vt Q= = = S v t t Unità di misura nel S.I. m3/s 54 Se il condotto non è a sezione costante attraverso S1 e S2 le velocità avranno modulo v1 e v2 e le portate: Q1 = S1v1 Q2 = S2v2 v2 v1 S1 S2 Se il condotto non è a sezione costante ma la portata è costante le sezioni attraversate e le velocità sono 55 inversamente proporzionali. (Legge di continuità o di Castelli) MOTO STAZIONARIO In un moto stazionario: • le caratteristiche del moto non dipendono dal tempo; • la portata è costante in tutte le sezioni del condotto. S1 v1 = S2 v2 S1 S2 La velocità è inversamente proporzionale all’area della sezione del condotto. 56 TEOREMA DI BERNOULLI Il teorema di Bernoulli si applica ad un fluido ideale (incompressibile e senza viscosità) in moto stazionario in un condotto a pareti rigide. b) d) a) c) p2 v1 p 1 h1 v2 h2 1 2 1 2 rv1 rgh1 p1 = rv2 rgh2 p2 2 2 57 Su qualunque sezione del condotto: 1 r v2 2 ↑ Pressione Cinetica r gh ↑ Pressione Idrostatica p = cos t. ↑ Pressione Idraulica Se moltiplico per il volume di liquido ottengo: 1 m v2 2 ↑ Energia Cinetica mgh ↑ Energia Potenziale p V = cos t. ↑ Energia di Pressione 58 In un t la quantità di liquido tra a) e c) è contenuta in b) e d). Se v1 e v2 sono le velocità del liquido in a) e b) rispettivamente, dopo t a) si è spostata di v1t e b) di v2t e le masse di liquido spostato saranno uguali. m = rV = rS1v1t = rS2v2t Spostare il liquido implica lavoro. Ci sono 2 contributi: L1 e L2. L1 è il contributo dovuto alla gravità per spostare la massa di liquido da h1 a h2 : L1 = mg(h1 h2 ) L2 è il lavoro fatto dalle forze legate alle pressioni p1 e p2 gli spostamenti sono v1 t e v2 t : L2 = p1S1v1t p2 S2v2 t = m r p1 p2 59 Quindi il lavoro totale L è dato da L1+L2 L = mg h1 h2 m r p1 p2 Ma L è dato anche dalla variazione di energia cinetica della massa di liquido quindi: 1 2 2 mg h1 h2 p1 p2 = m v2 v1 r 2 m Raggruppando i termini con lo stesso indice si ha: 1 2 1 2 p1 rgh1 rv1 = p2 rgh2 rv2 2 2 60 CONSEGUENZE DEL TEOREMA DI BERNOULLI (1) Se il fluido è in quiete, si ricava la legge di Stevino v1 = v 2 = 0 rgh1 p1 = rgh2 p2 p1 = p2 rg (h2 h1 ) 61 CONSEGUENZE DEL TEOREMA DI BERNOULLI (2) S1v1 = S2v2 1 2 1 2 rv1 p1 = rv2 p2 2 2 Condotto orizzontale a sezione costante: S1 = S2 v1 = v2 p1 = p2 Condotto orizzontale a sezione variabile: S1 S2 v1 v2 p1 p2 S1 S2 v1 v2 p1 p2 62 CONSEGUENZE DEL TEOREMA DI BERNOULLI (3) In Fisiologia Cardiovascolare: Stenosi: restringimento di un vaso sanguigno Trasduttore U S S1 S2 p1 p2 Aorta P2 S P1 S1 Ventricolo 63 CONSEGUENZE DEL TEOREMA DI BERNOULLI (4) Aneurisma: allargamento di un vaso sanguigno S1 p1 p2 S2 S1 S2 p1 p2 64 PRESSIONE SANGUIGNA Si suppone il sangue un liquido ideale. Teorema di Bernoulli 1 2 1 2 1 2 pc rghc rvc = pt rght rvt = p p rgh p rv p 2 2 2 t c p hc = ht = h p Si suppone che la velocità del sangue sia la stessa: vc = vt = v p Allora anche la pressione è la stessa 65 La pressione idrostatica influenza molto il valore della pressione sanguigna c t ht = 0 h p = 120cm hc = 50cm p pc rghc = pt = p p rgh p pt = 100 mmHg pc = 60 mmHg p p = 185 mmHg 66 LIQUIDO REALE In un liquido reale le pur limitate forze esistenti tra le molecole di un liquido determinano una resistenza al moto ed una dissipazione di energia. Si introduce così il concetto di viscosità. 67 VISCOSITÀ Viscosità: attrito interno fra le particelle del fluido che produce un caratteristico profilo delle velocità (parabolico) in un condotto. Non servirebbe una forza per mantenere in moto il liquido perché l’energia cinetica si conserverebbe. 68 COEFFICIENTE DI VISCOSITÀ Il coefficiente varia con la temperatura e con la pressione: diminuisce all’aumentare della temperatura, aumenta con la pressione. Rappresenta la forza di attrito interno per unità di area e per gradiente unitario di velocità. v S v FA = S r r+r r v+v 69 COEFFICIENTE DI VISCOSITÀ Unità di misura di nel S.I. η = kg m1 s1 = Pa s Unità di misura di nel c.g.s. η = g cm1 s1 = poise 1Pa s = 10 poise Acqua a 20 °C: = 1 cpoise Sangue a 37 °C: = 3 - 5 cpoise 70 MOTO LAMINARE Non si conserva l’energia cinetica nel moto del liquido reale per cui per avere un moto costante bisogna applicare una forza. In un condotto la pressione diminuisce fra i due estremi Q P1 P2 L r 71 SANGUE Nel sangue non dipende solo dalla temperatura e pressione ma anche dalla composizione. Poiché man mano che scorre perde la sua energia meccanica per attrito, serve la pompa che fornisca energia. Il sangue è un liquido non newtoniano (è newtoniano se vale che è indipendente dalla velocità) 72 I Liquidi (moto laminare caduta di pressione) Q P1 P2 L r (P1 P2 ) r Q= 8 L 4 Legge di Hagen- Poiseuille L’effetto della viscosità si manifesta con moto laminare e caduta di pressione lungo il condotto (perdita di carico); il tutto è descritto come “resistenza idraulica”. 8L R= 4 r 73 Liquidi (Moto Vorticoso) r Quando il condotto che trasporta il liquido ha variazioni della sezione si avrà cambiamento della velocità media e del proflo di flusso: nei restringimenti si avrà aumento di velocità e profilo più appuntito (“ soffi vascolari”) Re vc = r r vc è la velocità critica, al di sopra della quale il moto da laminare diventa turbolento, Re è il numero di Reynolds 74 SEDIMENTAZIONE 4 Fa = r 3 r 0 g Spinta Archimede 3 F r0 Fa F = 6r v v Forza peso Forza di Stokes r r 4 Fp = r 3 r g 3 Fp 4 3 r g ( r r 0 ) = 6r v 3 2 r 2 g ( r r0 ) Velocità di sedimentazione v = 9 75 CENTRIFUGAZIONE Per aumentare la velocità di sedimentazione si genera una forza apparente che si sostituisce alla forza di gravità e può essere variata a piacere: la forza centrifuga R Fc = m 2 R 2 r 2 2 R (r r 0 ) v= 9 76 VES: vel di eritrosedimentazione 2 r g ( r r0 ) v= 9 2 Nel caso di infezioni, nel plasma si formano composti (fibrinogeno) che alterano la forza di repulsione elettrica tra gli eritrociti: il risultato è la formazione di corpuscoli più grandi, che sedimentano più rapidamente. 77 Le Soluzioni Si ha una soluzione quando un solido si dissolve all’interno di un liquido. Se nella dissoluzione le molecole si dividono in ioni si ha una soluzione elettrolitica. Soluto Solvente Soluzione Concentrazione=Quantità di soluto / Quantità di solvente Concentrazione Ponderale = massa del soluto / volume soluzione [mg/l] Concentrazione Molare = moli di soluto / volume soluzione [n/l] Frazione Molare = moli di soluto / moli di solvente [n1 /n2] In medicina l’indicazione della concentrazione è importante per: 1. verificare il discostamento dal valore normale di una soluzione (colesterolo HDL nel plasma mg/l ) 2. Indicare la quantità di farmaco da iniettare al paziente (vitamina 100mg/ml 78 Le Soluzioni – Diffusione (1) d S C4 C2 C1 C3 C2 Legge di Fick C1 C C1 M = k S 2 t d La diffusione è il processo di dissoluzione che separa le molecole del soluto e le distribuisce nel solvente e dipende sia dal solvente che dal soluto con movimento delle molecole di soluto dalle zone con bassa concentrazione a 79 quelle con alta. Le Soluzioni – Diffusione (2) Nella funzione polmonare vale la medesima legge dove l’ossigeno diffonde nel sangue dall’interno degli alveoli attraverso la parete alveolare: in base alla legge di Flick lo scambio di ossigeno dipende da: 1. La differenza di concentrazione di ossigeno tra alveolo e sangue 2. La superficie di scambio 3. Lo spessore della parete alveolare Quindi per ossigenare il sangue si può: 1. Aumentare la concentrazione di ossigeno nell’aria inspirata dal paziente 2. Aumentare la superficie di scambio mantenendo una pressione più alta all’interno degli alveoli. 80 Le Soluzioni - Diffusione di un gas in un liquido Pi C i = k Pi Legge di Henry k= indice di solubilità Le molecole del gas si muovono libere e possono diffondere nel liquido dopo averlo urtato ma intanto le molecole del gas disciolte posso fuoriuscire e diffondersi nell’atmosfera gassosa. Il processo si stabilizza quando la concentrazione del gas nel liquido raggiunge un valore proporzionale alla pressione del gas nella zona di contatto (pressione parziale). Anidride carbonica è molto solubile in acqua mentre l’Ossigeno molto poco. 81 Le Soluzioni - Osmosi Membrana semipermeabile h C1 N1 N 2 RT = rgh = V1 V2 = (C1 C2 ) RT C2 r Osmolalità = i = C i RT Solvente Il solvente quindi si muove dal settore con minor concentrazione di soluto a quello con maggior concentrazione provocando un aumento di livello del settore a maggior concentrazione. Si ha equilibrio quando la pressione idrostatica compensa la differenza di pressione generata dal soluto nei due settori (pensando al soluto come un gas con diversa densità e quindi pressione). L’osmosi avviene a livello di liquidi intra ed extracellulari e la membrana è semipermeabile: la pressione osmotica totale dei diversi ioni dentro a fuori deve 82 portare ad un equilibrio senza svuotamento della cellula. Il Calore e la Temperatura Temperatura: percezione di “caldo” e di “freddo”. Termometro: strumento che quantifica (numero) la percezione di caldo e di freddo L L = k (T T0 ) ( Dilatazione ) ___h h V = k (T T0 ) ( Dilatazione volumetrica ) 950K ( Cambio di colore ) 450 K 680 K 83 Il Calore e la Temperatura nRT P = P0 r g h = V P(T) -273 0 0°C 273 100 °C 373 K 84 T Calore e Temperatura (Capacità Termica) Q T2 T1 = m cs m·cs= Capacità termica Cs=Calore specifico =quantità di calore da cedere alla massa unitaria di una sostanza per avere aumento di temperatura di un grado. Caloria = quantità di calore necessario per elevare da 14,5 a 15,5 oC la temperatura di un grammo di acqua distillata situata a livello del mare (pressione di 1 atm). (1Cal=4186 Joule) 85 Meccanismi di trasferimento del calore Conduzione Q S (T1 T2 ) = t L T1 Legge di Fourier S T 2 L Uno strato di grasso esterno (alto spessore e bassa conducibilità termica) è un ottimo isolante per molti mammiferi. Convezione Q = k S v (T1 T0 ) t Formula di Newton S T1 v k = coefficiente di conduttività esterna T0 86 Meccanismi di trasferimento del calore Irraggiamento Q 4 = S T t Legge di Stefan S S T (K) σ = cost. di Stefan = 5.67 10-8 W/m2 K4 ε = coefficiente di emissività 87 I GAS Nel caso di sostanze gassose le forze di coesione interatomica ed intermolecolare sono estremamente deboli e le particelle, nel loro moto disordinato tendono ad occupare tutto lo spazio disponibile. Gas Per i gas rarefatti vale la “legge di stato” p V = n R T T p R=8.314472 J K-1 mol-1 n V Costante dei gas perfetti 88 Cambiamenti di stato (o di fase) Liquido Solido Gas T1 T2 T T2 T1 t Calore latente: quantità di calore necessaria per il cambiamento di fase della unità di massa della sostanza (calore latente di fusione del ghiaccio è 80cal/kg, quello di evaporazione per H20 bollente è 540cal/kg). 89 Teoria Cinetica dei Gas Perfetti (1) T p V p V Lo “Stato” del sistema è univocamente determinato dalla misura dei valori delle Grandezze Fisiche (G.F.) macroscopiche p, V, T. Quali relazioni esistono tra le G.F. macroscopiche del sistema ed il comportamento delle singole particelle? (Velocità, energia cinetica etc.) 90 Teoria Cinetica dei Gas Perfetti (4) Temperatura ed energia cinetica delle particelle 1 2 3 ( mv ) medio = k B T 2 2 N T1 T3>T2>T1 T2 T3 kB = 1.38 10-23 J K-1 Energia Al variare della temperatura l’energia media delle particelle del gas aumenta. 91 Mettiamo una pentola sul fornello……. T T p tempo p tempo 92 Teoria Cinetica dei Gas Perfetti (5) E la Pressione? p = rKT La pressione può essere aumentata sia aumentando la temperatura (aumentando l’energia media delle particelle), sia aumentando la densità molecolare del gas. 93 Trasformazioni Termodinamiche p V T n P “Stato” del sistema pV T= nR pV = nRT V Trasformazione Termodinamica p B A V 94 Trasformazioni Termodinamiche (scambi energetici) S F = pS F p dW = F dL = p S dL = p dV dL p B A W = pdV A B V p • p=cost → B A • p • T=cost •B Isobara W = p·ΔV V Isoterma V W = ΔQ = p·ΔV, ΔE = 0 A p • A • ↓ p A V=cost •B • B Isocora W = 0, ΔQ = ΔE V Adiabatica ΔQ = 0, ΔE = p·ΔV 95 V Principi della Termodinamica E W Un sistema termodinamico può scambiare con l’ambiente calore e lavoro. Q 1° Principio della termodinamica: Calore, lavoro ed energia interna di un sistema termodinamico possono essere scambiati purché resti costante l’energia totale. E=Q-W 2° Principio della Termodinamica: non è possibile costruire una macchina che trasformi in lavoro tutto il calore prelevato da un corpo senza altri effetti. 96 Cicli termodinamici E W p Q V Ciclo termodinamico: sequenza di trasformazioni termodinamiche che riportano il sistema allo stato iniziale. Il ciclo è finalizzato alla trasformazione di una parte del calore scambiato in lavoro. Rendimento del ciclo termodinamico: rapporto tra il calore ceduto al sistema ed il lavoro prodotto dal sistema. Il rendimento è sempre minore di uno. 97 Ciclo Termodinamico di Carnot Q1 T1 E Q2 p W T2 A Ciclo di CARNOT T1 W = Q1 B D T2 C V 98 L’Entropia (1) T p V A p(V) Sistema B Ambiente V Q Sistema Universo TS TA E E=Q-W W Ambiente Siamo in grado di prevedere l’evoluzione del fenomeno? 99 L’Entropia (2) Il secondo principio pone limitazioni alla trasformazione totale di calore in lavoro, in quanto una parte di calore viene dispersa nell’ambiente con progressivo aumento della T dell’Ambiente e quindi anche dell’Universo. L’Entropia é una grandezza di stato di un sistema termodinamico e la sua variazione può essere quantificata come rapporto tra il calore scambiato e la temperatura alla quale è stato scambiato. Q S = T TA Universo=Sistema+Ambiente Q TS E Sistema S A = Q ; TA S S = Q TS SU = S S S A W Ambiente Universo SU ( Finale ) SU ( Iniziale ) 100