Luca Beltrami
1854 Milano - 1933 Roma
Amedeo Bellini, Luca Beltrami,
in
La Cultura del restauro. Teorie e fondatori,
Saggi Marsilio, Venezia, 1996
(a cura di Stella Casiello)
pp. 205 – 219
appunti
1
Beltrami Luca 1854 Milano - 1933 Roma
• vita:
• 1854 nasce a Milano da un facoltoso artigiano e
commerciante in oreficeria
• studi milanesi
• studi ad indirizzo tecnico
• s’iscrive all’Accademia di Brera che abbandona per
frequentare i corsi di architettura che Camillo Boito
aveva fondato nell’Istituto superiore di Studi (attuale
Politecnico, ingegneria civile)
• Primo laureato della nuova scuola
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Beltrami Luca 1854 Milano - 1933 Roma
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• Parigi
1877 si reca a Parigi dove partecipa brillantemente al concorso di ammissione
all’Ecole des Beaux Arts
s’inserisce nell’atelier di Pascal (uno dei professionisti di prestigio che vi tenevano
corsi liberi)
ammesso al cantiere dell’Opera di Charles Garnier
segue con un incarico ufficiale i lavori di restauro all’Hotel de Ville per il quale
esegue rilievi
amicizia con Ballu (con il quale in seguito collaborerà al progetto del municipio di
Charleroi in Belgio. In seguito manterrà contatti epistolari.
Non assiduo all’Ecole, preferisce dedicarsi, anche sotto l’influenza del pittore
Conconi (che l’aveva indirizzato all’architettura e col quale avrà in seguito molte
collaborazioni), a:
- viaggi di studio
- frequentazione di cantieri
- produzioni di incisioni (attività cui era stato iniziato dal pittore Luigi Conconi,
espone alcune sue opere ai Salons)
E’ un periodo di affinamento che lascerà profonde tracce in una costante
attenzione alla cultura francese.
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Beltrami Luca 1854 Milano - 1933 Roma
• Dalla Francia invia a Milano alcuni suoi
elaborati per partecipare al concorso per
l’insegnamento del disegno e del rilievo
architettonico presso l’Accademia di Brera:
risultando vincitore.
• Dalla Francia partecipa al concorso per il
monumento alle Cinque giornate, risulta
primo, ma rinuncia in favore dello scultore
Giuseppe Grandi.
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Beltrami Luca 1854 Milano - 1933
Roma
• Milano
• rientra a Milano per assumere
l’insegnamento a Brera,
• diviene assistente di Boito al Politecnico
(che sostituisce quando questi è chiamato
a Roma presso la Direzione generale di
Antichità e Belle Arti).
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Beltrami Luca 1854 Milano - 1933 Roma
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Progettazione
inizia prestigiosa carriera che lo condurrà a progettare numerosi edifici nella Milano
di fine secolo e dei primi anni del Novecento
- palazzo per l’Esposizione permanente delle Belle arti “(...) tendenza purista
neorinascimentale che lascerà posto in seguito a una più marcata attenzione verso
l’architettura cinquecentesca e in particolare per quella alessiana” (p. 206)
- rilievi, fatti con l’amico Conconi, del Lazzaretto di Milano, offerti al Ministero
- rilievi e restauri del Castello di Soncino
- costruzione della fronte del palazzo Marino, opera di Alessi, verso piazza della
Scala
- si batterà per la sopravvivenza del Castello di Milano: minacciato di parziale
demolizione e sventramento, in occasione della realizzazione di quartieri periferici di
grande prestigio nell’area nord-ovest di Milano, assai vicina al centro, ma fino ad
allora meno toccata dall’espansione edilizia tradizionalmente rivolta a nord-est, cioè
verso Vienna. Otterrà dal Ministero il vincolo per l’edificio, inizierà di lì a poco i
grandi restauri che lo impegneranno anche nel primo decennio del secolo” (pp. 206207)
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Beltrami Luca 1854 Milano - 1933 Roma
• L’attività di ricerca storiografica, intensa, è in questo momento in gran
parte legata ai monumenti milanesi: il castello, la Certosa di Pavia” (pp.206207)
• - Notorietà conseguita con gli studi,
• - partecipazione ai grandi concorsi internazionali per la costruzione della
facciata del Duomo di Milano (ammesso al concorso di secondo grado,
trionferà il suo allievo Brentano “che aveva tuttavia accolto le idee espresse
dal maestro durante la fase di primo grado)
• ne fanno il referente naturale del M.P.I. nell’opera di conservazione dei
monumenti; in ambito lombardo sarà delegato ministeriale e dal 1892
direttore dell’Ufficio regionale, costituito con questo scopo.
• (Nel 1895 la carica passa all’allievo e collaboratore Gaetano Moretti, che si
consulterà spesso col maestro; rimarrà in carica sino al 1905.)
• In questa veste Beltrami sarà l’autore o il controllore del restauro di
quasi tutti i principali monumenti lombardi, oltre un centinaio. (p. 207)
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Beltrami Luca 1854 Milano - 1933 Roma
• “(...) prevalentemente in settori affini alle sue
competenze fondamentali: membro delle Commissioni
d’inchiesta per la costruzione del Policlinico e del
palazzo di Giustizia di Roma e per le malversazioni
avvenute in quell’Ufficio regionale per la conservazione
dei monumenti; delle Commissioni di studio per la
sistemazione del Tevere; per la riorganizzazione della
tutela dei beni culturali; sarà interpellato anche per la
sistemazione delle aree attorno a piazza Venezia, ai
Fori Imperiali, per lo sbocco verso i Fori verso via
Cavour. Un aspetto questo che lo lega profondamente
alla cultura romana, oltre che a quella milanese.”
(p. 208)
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• - studi sul Pantheon
• - studi su S. Pietro
• - studi sulle antichità romane: amicizia con Giacomo
Boni
• “ Beltrami è senza dubbio la maggior personalità della
cultura architettonica lombarda nel periodo che va dal
1884 alla prima guerra mondiale e, come
confondatore, membro del comitato di redazione, e poi
collaboratore della rivista
• < Edilizia moderna>>
• svolgerà anche una funzione di orientamento della
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cultura professionale di quegli anni (...).”
Beltrami Luca 1854 Milano - 1933 Roma
• Nel periodo postbellico la sua influenza a
Milano viene declinando: rimane legato
alla cultura ottocentesca: “ (...) ai modi
dello storicismo eclettico, a una fedeltà ai
valori e agli ideali dell’Ottocento che non
gli consentono alcun rapporto con i nuovi
orientamenti dell’architettura e dell’arte”
(p. 209)
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Beltrami Luca 1854 Milano - 1933 Roma
• > il liberty
•  il modernismo
•  il neomonumentalismo classicista
dell’architettura piacentiniana
• 
• coerente con la sua posizione politica
• > novità del socialismo
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Beltrami Luca 1854 Milano - 1933 Roma
• tradizione posrisorgimentale: “ (...) rifiuto
profondamente motivato nei confronti di ogni
atteggiamento personale o politico che non si
determini all’interno della continuità della
storia, che si presenti con un carattere
sovversivo, che rifiuti il passato, la tradizione
come momento di esperienza e base per la
costituzione del presente” (p. 209)
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Beltrami Luca 1854 Milano - 1933 Roma
• - polemiche culturali: Ettore Verga (studioso
milanese), Calderini e Piacentini (architetti), Adolfo
Venturi (critico)
• - polemiche di carattere sociale volumi satirici
sull’immaginario borgo di Casate Olona in cui egli
ambienta fatti e polemiche milanesi e nazionali
• Dopo la prima guerra mondiale limita la sua attività,
1924 si trasferisce a Roma;
• per Pio XI (Achille Ratti) si dedica :
• ai restauri statici della cupola di S. Pietro,
• alla costruzione della Pinacoteca Vaticana
• (sempre lontano dal dibattito dell’architettura
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contemporanea)
Beltrami Luca 1854 Milano - 1933 Roma
• 1927 - 1933: architetture di gusto neorinascimentale:
abbandono di tendenze manieristiche, di influenze
neocinquecentesche, per ritornare al primo Rinascimento.
• “E’ importante riconoscere, per comprendere il suo
atteggiamento di restauratore, il carattere unitario del suo
pensiero, l’impossibilità di distinguere nella sua opera quella
dell’architetto da quella dello storico, da quella del restauratore,
pervase da un unico sentimento del passato.
• B, che in scritti giovanili relativi al Duomo di Milano, aveva
anche tentato una applicazione di concetti darwiniani alla
storiografia dell’architettura, fondamentalmente quelli
tecnico-costruttivi come dati permanenti, costitutivi
dell’organismo edilizio, da quelli decorativi che egli paragona ai
caratteri recessivi delle specie, quelli che si modificano per un
adeguamento all’ambiente, in termini architettonici un
adeguamento alla moda.” (p.210)
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Beltrami Luca 1854 Milano - 1933 Roma
• “B. rimane fedele a una concezione positiva della
storia: avrà sempre la fiduciosa certezza che
attraverso la ricerca, l’analisi del documento e la sua
comparazione con i dati reali della costruzione, con la
conoscenza dell’ambiente culturale e ideale ad esse
connesso sia possibile ricostruire un mondo storico,
ritrovare i valori significativi del passato, riproporli ed
attualizzarli per il presente. E’ questo un
atteggiamento che permea profondamente la sua vita
e la sua attività e che possiamo leggere molto
facilmente in tutti gli aspetti della sua copiosa
produzione” (pp. 210-211)
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Beltrami Luca 1854 Milano - 1933 Roma
• Monarchico
• liberal-moderato ( in certi casi reazionario)
• continuità dei valori risorgimentali
• “(...) vede in tutta la propria attività (...) una manifestazione positiva
del progresso sociale, che si realizza con la ricerca scientifica, le
applicazioni della tecnologia, la creazione di servizi, l’affermazione
di quei valori morali di probità, di ricerca del vero, di dedizione al
dovere che egli esercitava nel massimo grado” (p. 211)
• “Tutta la sua vita è un’esaltazione dell’operosità come momento di
formazione del progresso generale” (p. 211)
•

• la difesa di valori di continuità.
• “ Non esiste una contraddizione, ma anzi una profonda unità tra
questo atteggiamento, che è culturale, etico e politico assieme, e il
modo di concepire l’architettura.” (p. 211)
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RESTAURO STORICO
• Documento:
• A) archivio
• B) edificio
Positivismo: dal dato “positivo” all’evoluzione
Recupero valori del passato:
paternalismo, risorgimento, liberalismo
Storicismo  Romantico (manzoniano)
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Beltrami Luca 1854 Milano - 1933 Roma
• RESTAURO STORICO:
• “La cultura del passato ha continuità nel presente
attraverso il restauro. Il restauro narra gli avvenimenti
di ieri e quelli di oggi che ai primi si collegano,
manifesta il suo modo d’essere attraverso una serie
evidente di indicazioni la cui funzione didascalica
mette in qualche modo sullo stesso piano l’intenditore,
che lo comprenderà nelle scelta tecniche e stilistiche,
e l’illetterato che potrà vivere l’esperienza della storia,
percepirne praticamente i valori.” (p. 215)
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Beltrami Luca 1854 Milano - 1933 Roma
• Quando la documentazione non è sufficiente, come nel caso della torre
detta del Filarete “ (...) la verosimiglianza, la congruenza
complessiva con l’organismo, il suo appartenere a un mondo
storicamente determinato e conosciuto grazie all’indagine,
consentono la ricostruzione.
• Ciò darà all’edificio una compiutezza, un senso percepibile, una
verosimiglianza che è propria della narrazione storica, che si realizza
quindi nel restauro, nell’invenzione condizionata ai valori del contesto.
Una narrazione che è realizzata tanto con le pietre quanto con gli scritti. Gli
scritti fondamentali del restauro di B. sono simili a quelli che motivano il
romanzo storico, come i Promessi Sposi di Alessandro Manzoni.
L’ambientazione, condotta con la massima intenzione di verosimiglianza, è
comunque ciò che consente di individuare un mondo storicamente
determinato, alcuni valori morali, positivi o negativi, e di trarre da questa
condizione delimitativa (il collocarsi cioè di un tempo che non è più turbato
dalla passioni ma consente un distaccato giudizio oggettivo) insegnamenti
per l’età presente, di capire la verità propria della storia.” (p. 216)
• comparazione col pensiero di Selvatico ed il restauro analogico (pp. 216 19
217)
Castello Sforzesco
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•
Il nuovo piano regolatore di MIlano
Con l'unità d'Italia, la città iniziò una vertiginosa espansione territoriale, favorita anche
dall'annessione dei Corpi Santi (1873), cioè i comuni e i borghi sviluppatisi al di fuori
delle mura spagnole. Queste cominciarono pertanto ad essere atterrate a partire dal
1885, risultando ormai d'ostacolo allo sviluppo del tessuto urbano, anche se gli ultimi
tratti caddero solo nel 1946. Sopravvive oggi un baluardo a Porta Romana (p.
Medaglie d'oro), alcuni tratti a Porta Vigentina e il sopralzo a Porta Venezia,
attualmente percorribile in automobile.
Nel 1884 l'ing. Cesare Beruto elabora, su incarico della giunta municipale, il primo
vero piano regolatore organico che, pur con le inevitabile modifiche e varianti, rimarrà
alla base del riordino viario e dell'ampliamento di Milano.
Fu così che andò distrutto il lazzaretto (1882-1890), ormai alloggio abusivo per
decine di famiglie del sottoproletariato urbano, e al suo posto edificato un vasto
quartiere di case per il popolo. A nulla valsero le proteste di molti nemici della
speculazione, tra i quali l'architetto Luca Beltrami.
Questi riuscì però a salvare dalla stessa tristissima fine il castello, secondo i progetti
del tempo destinato a fare posto ad un lunghissimo corso che avrebbe dovuto
congiungere il Duomo, attraverso la neonata via Dante, all'attuale corso Sempione. Si
dice che, sapendosi in città che tale progetto nascondeva in realtà intenti di
speculazione edilizia privata, qualcuno riuscì a farlo cadere con l'ironia: fingendo
grande apprezzamento, chiese di demolire anche il Duomo, di modo che il corso così
ideato potesse raggiungere agevolmente il corso Venezia e continuare oltre, per lo
stradone di Loreto (oggi corso Buenos Ayres).
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Castello Sforzesco
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Castello Sforzesco
restauro iniziato nel 1893
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Al Beltrami furono affidati i lavori di ristrutturazione e reintegrazione del castello, che iniziarono
nel 1893. La sua paziente e meticolosa opera fu condotta sempre sulla base di rilievi e
documenti dell'epoca sforzesca.
La prima opera di restauro riguardò il torrione a destra di chi guarda, il quale fu sfruttato per
inserire al suo interno un enorme serbatoio d'acqua potabile, su proposta dell'assessore
Saldini. Nel 1905 fu completato il secondo torrione, anche questo adibito a serbatoio per
l'acqua.
Nel 1893-1894 si pose mano alla torre di Bona di Savoia, a spese del Comitato Cittadino
promotore delle Esposizioni Riunite, che si tennero in quegli anni proprio al castello.
Anche la torre del Filarete fu ricostruita, ispirandosi ai graffiti presenti a Chiaravalle e alla
Madonna Lia del pittore leonardesco Francesco Napoletano: prima dell'opera in muratura,
tuttavia, si preferì appoggiare alla facciata una imponente sagoma di legno a grandezza
naturale, onde verificare l'impatto visivo che una simile torre avrebbe avuto guardando il
fortilizio dalla via Dante.
Nell'inverno del 1893-1894, per iniziativa di Paul Muller-Walde si iniziarono anche le prime
indagini per scoprire le tracce originali della decorazione della sala delle Asse, intonacata, come
detto, dai Francesi invasori.
Il 24 settembre 1904 il Beltrami restituì alla cittadinanza il castello voluto dai Visconti, che però
fu ribattezzato "Sforzesco", come segno del recupero del tempo in cui aveva vissuto la sua
migliore stagione.
La retrostante piazza d'armi fu trasformata in parco cittadino dall'architetto Emilio Alemagna nel
1894 (lo stesso architetto che aveva già riqualificato i Giardini Pubblici nel 1881). Nonostante
l'ingente spesa (1.700.000 lire), solo 21 ettari vennero veramente destinati a verde. Il restante
spazio fu infatti occupato da case e strade.
Altro spazio fu poi tolto agli alberi quando nel 1931 vide la luce il tanto criticato Palazzo dell'Arte
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Castello Sforzesco
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Castello Sforzesco
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Beltrami Luca 1854 Milano - 1933 Roma
• “ Si tratta piuttosto di attualizzare la storia, di creare le condizioni
perché gli avvenimenti del passato diventino vita nel presente,
momento di cosciente continuità che va molto al di là della pura
rievocazione, della contemplazione, del richiamo accademico. Si
tratta di condizioni di vita e di cultura che permeano la sussistenza
dell’uomo e che continuamente possono e devono essere
attualizzati; forse, esasperando, si potrebbe riscontrare una assenza
di distinzione fra passato e presente, nella esperienza culturale in
generale e non soltanto nella produzione artistica.
• - l’autenticità dei materiali diviene un problema inessenziale
• “Ma il dato essenziale è il mondo dei valori figurativi e quello dei più
generali valori culturali ed etici che attraverso la forma sono
rappresentati; questo è quanto deve essere recuperato, riproposto,
attualizzato” (p. 218)
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Beltrami Luca 1854 Milano - 1933 Roma
- “(...) l’architettura non si esaurisce certamente
nelle forme intese come immagine, ma è un’unità
costruttiva nella quali gli aspetti <organici> (...)
non sono scindibili da quelli <simbolici>.
Atteggiamento che trova riscontro nell’attività
dello storiografo, per buona parte legata allo
studio dei monumenti restaurati, all’attività
progettuale, ma anche a quella politica, per
l’identità degli ideali perseguiti.” (p. 218)
- narrazione del passato per il presente
- scoperta della storicità per l’attualizzazione . 26
Beltrami Luca 1854 Milano - 1933 Roma
• “ In sintesi la concezione di B. è che il restauro sia un
fatto sufficientemente oggettivo quando sia conclusiva la
ricerca storiografica, un fatto delegabile alle concezioni
personali di un restauratore, alla creatività, quando ciò
non sussista. ma non si tratta affatto dell’affermazione di
una soggettività o di una separazione del momento
creativo e aggiuntivo rispetto a quello conservativo e e
filologicamente corretto, perché la creazione si esercita,
come per il nuovo, in un ambito definito e circoscritto
dalla coscienza della storia.” (p.219)
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Il Palazzo di Piazza Scala 6
L’architetto Luca Beltrami, nato a Milano nel 1854, si era distinto giovanissimo nel restauro di
Palazzo Marino, del quale aveva completato proprio la fronte verso Piazza della Scala,
interpretando i progetti e le linee architettoniche dell’Alessi; aveva poi restaurato il Castello
Sforzesco, anche qui reinterpretando l’opera del Filarete, con la ricostruzione della torre
d’ingresso tuttora conosciuta con il nome dell’architetto fiorentino del XV secolo.
Oltre ai palazzi del Cordusio, opere sue erano anche il Palazzo per l’Esposizione di Belle Arti
(in Via Turati), il Tempio Israelitico di Via Guastalla e la sede del Corriere della Sera.
Il prestigio di cui godeva il Beltrami avrebbe garantito alla Banca un processo sollecito
nella concessione delle autorizzazioni, neutralizzando le eventuali opposizioni al corso
dell’opera.
Già sin dall’inizio, infatti, si prospettò la possibilità di allargare il fronte della costruzione con la
demolizione della chiesa di S. Giovanni, per guadagnare il prospetto verso S. Fedele e Via
Case Rotte; malgrado le proteste dell’Associazione Artistica, la vecchia chiesa venne infatti
demolita.
La realizzazione durò cinque anni e il nuovo edificio venne inaugurato nel 1911.
La nuova costruzione diede uniformità e coerenza alla piazza, regolarizzandone il perimetro e
uniformandone lo stile rinascimentale. Beltrami, infatti, rielabora un’architettura
classicheggiante che riprende liberamente quella del Teatro alla Scala, costruendo
un’apparente simmetria con l’opera del Piermarini; inoltre la severa imponenza dello stile
classico meglio risponde, rispetto alla frivolezza del Liberty in voga nel periodo, a dare una
sensazione di solidità e serietà maggiormente confacenti ad un istituto bancario, che deve
raccogliere la fiducia della gente.
Ma è soprattutto negli interni che Luca Beltrami fornisce il meglio della propria raffinatezza. Ne
sono testimoni la hall centrale (il salone) con i suoi due ordini, il velario, il ricco scalone che
porta al primo piano, le decorazioni, gli arredi, sino alle modanature e i ferri battuti, tutte cose
che l’architetto curò nei minimi particolari; persino gli scrittoi sono realizzati su suoi disegni. Il
visitatore coglie un’impressione di elegante opulenza nell’equilibrio dell’impianto architettonico
neocinquecentesco, nella profusione di materiali pregiati (marmi policromi, vetrate), negli
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elementi decorativi.
Beltrami
Il Palazzo di Piazza Scala 6
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palazzo della Direzione Centrale
Piazza della Scala,
restauro 1923 e il 1927
•
•
•
Il nuovo palazzo della Direzione Centrale
La Banca non aveva comunque finito di espandere i propri confini. Lo spostamento
della Banca d’Italia nella nuova sede dietro il Cordusio consentì, ancora nel 1911,
l’acquisizione di Palazzo Brentani-Greppi (ai numeri 6 e 8 di via Manzoni);
l’attenzione si volse però verso il lato opposto della Piazza, dove esisteva ancora il
palazzo rosso della primitiva sede.
Anche in questo caso la Banca si rivolse a Luca Beltrami che realizzò il nuovo
edificio, destinato alla Direzione Centrale, negli anni fra il 1923 e il 1927.
L’architetto milanese, ormai avanti negli anni, andò incontro a non poche polemiche
per il suo rigoroso perseverare nello stile neoclassico e nel rispetto
dell’uniformità architettonica della piazza. Le critiche vennero, in particolare,
dall’astro nascente Marcello Piacentini, che il vecchio maestro non mancò di tacciare
del titolo di saccente giovincello.
Successivamente all’insediamento della Direzione Centrale nel nuovo palazzo, il
Comune autorizzò la Banca a scavare un tunnel sotterraneo, tuttora esistente sotto
la piazza, per collegare i due palazzi.
La Direzione Centrale resterà nel palazzo nuovo poco più di dieci anni; nel dicembre
del 1938 esso verrà ceduto al comune di Milano, dato che la Commerciale aveva nel
frattempo iniziato ad allargarsi verso Via Case Rotte.
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palazzo della Direzione Centrale
Piazza della Scala
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Palazzo Marino
restauro 1888 - 1892
• L'acquisto del palazzo da parte del comune coincide con
la demolizione dell'isolato posto tra il palazzo e la Scala
e l'apertura della nuova piazza della Scala. Su questa
piazza, impreziosita dal monumento a Leonardo da
Vinci, si affaccia ora una sequenza di vecchi stabili, volto
indegno di rappresentare la nuova Amministrazione
Comunale.
• Anche l'interno del palazzo era molto malandato, a
cominciare dal grande Salone d'Onore. Nel 1872 Angelo
Colla si occupa del restauro Salone e viene bandito il
concorso per la nuova facciata su Piazza della Scala. La
crisi economica del periodo provocò un rinvio dell'opera
fino al 1888 quando venne approvato il progetto di Luca
Beltrami, portato a compimento nel 1892.
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Palazzo Marino
• Prima della realizzazione del progetto di
Luca Beltrami
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Palazzo Marino
• L’intervento di Luca Beltrami
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Virgilio (Piazza Virgiliana a Mantova)
1926
• L. Beltrami, E. Quadrelli, G. Menozzi
1926
Bronzo e marmo
Giardini di Piazza Virgiliana, Mantova
• Sotto la direttiva dell’architetto Luca Beltrami, Emilio Quadrelli e
Giuseppe Menozzi
• realizzano l’apparato decorativo del monumentale complesso
• con cui Mantova celebra il grande poeta latino a cui diede i natali.
• La figura cardine è il grande Virgilio in bronzo (ideata da Quadrelli)
• che campeggia sulla complessa macchina architettonica di gusto
eclettico.
• Menozzi appone invece la sua firma sulle due allegorie in marmo
• che chiudono prospetticamente i lati del monumento:
• esse rappresentano naturalmente i due celebri poemi
• delle Georgiche e delle Bucoliche.
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Virgilio (piazza Virgiliana - Mantova)
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Rocca di Soncino (Cr.)
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Sede del Corriere della Sera
via Solferino Milano
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Luca Beltrami e la satira
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