Le stagioni delle foglie www.pianteonline.com/ di Maria Ansaldi http://www.myristica.it/feb-2003/foglie.html "Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie ..." Le celebri parole di Giuseppe Ungaretti aprono il campo a profonde considerazioni di tipo esistenziale. Myristica, invece, parla di Botanica. E allora occupiamoci delle foglie: d’autunno, sugli alberi, stanno lì lì per essere portate via da un soffio di vento. La foglia è il laboratorio fondamentale della pianta. Qui vengono elaborate le sostanze nutritizie necessarie per la vita, grazie ad un importante pigmento: la clorofilla. Attraverso la foglia si svolgono gli scambi di gas e di acqua. Queste attività risentono in modo determinante delle condizioni climatiche. Nelle nostre regioni, a clima temperato o temperato freddo, sono infatti molto diffuse le caducifoglie (= piante a foglie caduche); basta pensare a molti degli alberi che formano i boschi vicini a noi. Faggi, aceri, castagni e larici che d’estate ci ombreggiano con rigogliose chiome verdi, in seguito mostrano i caldi colori autunnali, che preludono alla caduta delle foglie. Questo fenomeno - denominato defogliazione o corismo - rappresenta una totale riduzione della superficie traspirante e consente alla pianta di trascorrere i periodi freddi (o quelli molto secchi). Ciò è vantaggioso nelle zone temperate, dove le stagioni sono marcatamente differenziate, con una notevole escursione termica tra estate e autunno e inverni freddi, con temperature minime sotto lo zero, che possono danneggiare i tessuti fogliari. In risposta a queste condizioni, in autunno le caducifoglie entrano in riposo, sospendendo ogni tipo di attività e spogliandosi completamente della loro chioma. Nelle zone a clima freddo, nelle regioni ad alta latitudine o nelle parti più elevate delle montagne europee, la stagione favorevole, l’estate, è molto breve e una attività fotosintetica limitata a questo periodo risulterebbe insufficiente alla vita della pianta. Queste regioni molto fredde sono colonizzate da piante sempreverdi che formano una vasta e monotona estensione di conifere: la taiga. Adattamenti ai cambiamenti stagionali: http://curiosidelmare.splinder.com/archive/2006-02 per sopravvivere a periodi difficili, le piante utilizzano metodi differenti: annuali, in cui l’intero ciclo vitale si svolge in un anno (erbacee); biennali in cui servono due stagioni di crescita dalla germinazione alla formazione dei semi, infatti durante il primo periodo si forma un breve fusto, una radice, che serve per immagazzinare sostanze, e foglie vicine al terreno e durante la seconda stagione le riserve vengono usate per la fioritura, la fruttificazione e la formazione di semi, dopo di che la pianta muore; perenni invece resistono da un anno all’altro: le erbacee rimangono quiescenti sotto forma di strutture sotterranee modificate, mentre le legnose sopravvivono sopra il livello usando adattamenti quali la perdita annuale delle foglie e sono chiamate decidue; questo procedimento è però molto dispendioso e adatto solo a piante che vivono su suoli fertili. Altro metodo è quello della quiescenza del seme, in cui l’embrione vive in uno stato latente; uno dei fattori che permette il controllo della quiescenza è il tegumento che funge da isolante per l’acqua e i gas impedendo lo sviluppo del seme; altre volte invece sono degli inibitori chimici del tegumento che impediscono lo sviluppo del seme finchè determinati fattori come luce, acqua e freddo, non li modificano L’abscissione o caduta delle foglie L’ abscissione della foglia non è la conseguenza indiretta dell’invecchiamento e morte della foglia ma un processo attivo, spesso preparato da lungo tempo che comprende: 1. transizione cloroplasti in cromoplasti con diminuzione della produzione della clorofilla verde, che mascherava gli altri pigmenti. 2. cambiamento di colore delle foglie autunnali 3. profonde modificazioni de gli altri organuli cellulari 4. macromolecole vengono idrolizzate e i prodotti solubili che ne derivano vengono trasportati al fusto e poi alle radici 5. morte di alcune cellule poste alla base del picciolo (strato di abscissione) La caduta (abscissione) delle foglie è regolata da alcuni ormoni (tra cui l'acido abscissico) e dall’etilene. Alla base del picciolo si forma la zona di abscissione,, formato da 2 aree uno strato in cui si verifica lo stacco uno che cicatrizza la parte dove avviene l’abscissione: infatti viene prodotto nello strato di abscissione ed agisce stimolando la sintesi e la liberazione dell’enzima cellulasi che disintegra la parete cellulare ed in cui la parete cellulare delle foglie viene riempita di acido peptico sotto forma gelatinosa, in modo da formare un tappo resistente all’acqua ed ad altro NB : Nelle piante superiori, come gli alberi, ci sono cinque sostanze chimiche conosciute come fitormoni: 1. tre di questi promuovono la crescita (le auxine, le gibberelline e le citochinine), 2. due la inibiscono (l’etilene e l’acido abscissico). La quantità di questi ormoni nella pianta dipende dalla lunghezza del giorno (fotoperiodo) e dalla temperatura. In primavera la temperatura favorevole e la lunghezza del giorno inducono la pianta a produrre ormoni della crescita, mentre in inverno il freddo e la minore quantità di ore di luce determinano la produzione di ormoni inibitori. E sono proprio gli ormoni inibitori che in autunno provocano la formazione, alla base del picciolo, di uno "strato di abscissione", in corrispondenza del quale la foglia si staccherà. Perdendo la chioma, la pianta si mette al riparo dalle insidie della brutta stagione; inoltre si sbarazza di tutti gli insetti che si nutrono delle foglie, come pure delle loro uova e larve, interrompendone lo sviluppo. Ciò non avviene nelle piante sempreverdi, che devono talvolta fare fronte ai problemi derivanti da popolazioni di insetti che vivono a spese delle loro foglie, generazione dopo generazione. Molte di queste piante cercano di difendersi con foglie dure, che risultano più difficili da masticare, o contenenti sostanze chimiche sgradevoli o velenose per gli insetti. Colori delle foglie Le foglie, durante la buona stagione, sono verdi. Questo colore è dovuto alla preponderante presenza di un importante pigmento, la clorofilla. La clorofilla assorbe solo una parte delle radiazioni solari; quelle che non vengono assorbite si riflettono fino ad arrivare ai nostri occhi. Così noi percepiamo verde il colore delle foglie. La clorofilla è continuamente prodotta dalla pianta per rimpiazzare quella che è stata distrutta; la produzione di clorofilla richiede forte illuminazione e alta temperatura. Ecco perché quando arrivano i primi freddi autunnali le foglie mostrano colori diversi dal verde: cessa la produzione di clorofilla e la foglie appaiono colorate da altri pigmenti, che erano presenti anche in precedenza, ma non si percepivano poiché "mascherati" dal verde della clorofilla. In autunno compaiono le tonalità più calde, nei toni del giallo(caroteni) e del rosso, dovute a pigmenti quali i caroteni e gli antociani e… per continuare… In Italia ed in altri Paesi d’Europa sono piuttosto diffuse anche molte specie sempreverdi, tipiche delle regioni temperate calde e subtropicali: ne sono esempi le magnolie, l’alloro, le palme, gli agrumi. Anche le piante mediterranee, molto diffuse lungo le coste italiane, vivono in condizioni climatiche che si possono definire subtropicali. Il clima si differenzia in quattro stagioni, ma l’escursione termica annuale non è molto rilevante; l’inverno è mite e l’estate è calda e arida. Le piante mediterranee sono sempreverdi, ma devono fare fronte ad una bassa disponibilità idrica estiva, e difendersi dalla eccessiva traspirazione: per questi motivi le loro foglie sono piccole e tipicamente rigide, per la presenza di tessuti ad alta resistenza meccanica, detti "sclerenchimi". Inoltre, la loro epidermide è ben impermeabilizzata grazie al rivestimento di materiali quali cutine e cere, che trattengono l'acqua all'interno e riflettono buona parte della luce incidente. E' alla elevata riflessione della luce che si deve la caratteristica lucentezza delle foglie di molte mediterranee. Il leccio (Quercus ilex L.), il mirto (Myrtus communis L.), il corbezzolo (Arbutus unedo L.), la fillirea (Phyllirea latifolia L.), il legnopuzzo (Rhamnus alaternus L.) sono piante mediterranee che, per le caratteristiche delle loro foglie, tipicamente piccole, dure e lucide, prendono il nome di "sclerofille sempreverdi". Nelle foreste pluviali equatoriali il calore e l’umidità sono pressoché costanti; le foglie "lavorano" più o meno nello stesso modo durante tutto l’arco dell’anno, e sono persistenti: queste foreste sono costituite da piante sempreverdi, con foglie a lamina larga. L’adattamento a condizioni di clima rigido è consentito da una "invenzione vincente: la foglia aghiforme, quella che forma le belle chiome verdi-scure degli abeti bianchi (Abies alba Miller), degli abeti rossi (Picea excelsa (Lam.) Link), dei pini mughi (Pinus mugo Turra), dei pini cembri (Pinus cembra L.), ecc. Le foglie aghiformi sono adattate sia al freddo sia alla siccità indotta dall’impossibilità di utilizzare l’acqua ghiacciata. Hanno uno spesso rivestimento ceroso esterno e gli stomi sono situati in una profonda infossatura che percorre tutta la lunghezza dell’ago. La linfa di queste piante, inoltre, difficilmente congela. Le foglie persistenti durano sulla pianta uno, due o tre anni, quindi a rotazione vengono rinnovate. In questo modo la pianta non resta mai priva di chioma: è una sempreverde. Inoltre possono fotosintetizzare anche d’inverno, sia pure con attività meno intensa che in estate; i diversi ritmi stagionali sono testimoniati dalla formazione delle cerchie annuali. Ma se i climi nel Mondo sono estremamente vari, altrettanto diversificati sono i modi che ha "escogitato" il mondo naturale, attraverso l’evoluzione, di adattarsi ad essi. Ed allora c’è anche una pianta - che possiamo facilmente osservare, poiché è piuttosto diffusa sulle coste mediterranea - per la quale la stagione avversa, quella da trascorrere in riposo vegetativo, è l’estate Si tratta dell’euforbia arborea (Euphorbia dendroides L.): i suoi rigogliosi cespugli colonizzano ambienti rupestri ed assolati prossimi al mare. Di un bel verde nel periodo autunno-invernale, fiorisce precocemente in primavera; all’avvicinarsi dei primi caldi le sue foglie diventano rosse, appassiscono e cadono. Durante l’estate - la calda ed arida estate mediterranea - queste belle piante, private della chioma, mostrano i rami nudi con un aspetto quasi scheletrico. Ma già dalla fine dell’estate rispuntano le foglioline che doneranno nuovamente l’aspetto rigoglioso a questo elegante arbusto. Stare "...come d’autunno sugli alberi le foglie" ... non sempre è un brutto segno !!!