La civiltà araba L’Arabia preislamica Fin dall’antichità l’Arabia è stata al centro di una rete di intensi traffici commerciali, grazie alla sua disponibilità di merci preziose (oro, spezie, aromi) Prima dell’unificazione politica sotto l’islam, l’Arabia era suddivisa in tanti piccoli e prosperi regni (Arabia felix, «Arabia felice») Regno di Saba: prosperò tra il X e il VI secolo a.C. Regno dei Nabatei (capitale Petra): fu assorbito dall’Impero romano nel 105 d.C. (divenne la provincia di Arabia) Regno di Palmira (Siria): fu sottomesso da Aureliano I beduini: nomadi del deserto Nelle zone desertiche, al centro della penisola, vivevano tribù nomadi di beduini («abitanti del badw», cioè della steppa desertica), dedite alla pastorizia e alle razzie Nelle oasi e sulla costa del mar Rosso, dove le condizioni ambientali erano migliori, si erano stanziati agricoltori, artigiani e commercianti Alla base dell’organizzazione sociale delle popolazioni nomadi vi era la tribù, a capo della quale veniva eletto uno sceicco (in arabo sayyid), che in tempo di guerra veniva sostituito da un comandante militare (rais) Una donna guida una mandria di dromedari, miniatura dell’XI sec. Le guerre intertribali erano frequenti Le tribù erano responsabili collettivamente degli atti compiuti dai loro membri La città santa di La Mecca Quasi ogni tribù aveva propri dei, spesso venerati sotto forma di pietre o di alberi: i loro simulacri erano custoditi all’interno di recinti sacri posti per lo più lungo le vie carovaniere Il santuario più prestigioso sorgeva al centro della città sacra de La Mecca, dove ogni anno gli Arabi si recavano in pellegrinaggio, sospendendo per l’occasione ogni conflitto Fedeli musulmani radunati in preghiera intorno alla Kaàba All’interno del santuario si trovava la Kaàba, un edificio di forma cubica che custodiva la pietra nera, caduta sulla Terra per volontà divina: originariamente bianca, sarebbe diventata nera a causa dei peccati degli uomini Le fiere organizzate presso La Mecca erano un’importante occasione di scambi economici e culturali Il profeta Maometto Maometto (Muhammad, «il Lodato») nacque a La Mecca intorno al 570: rimasto orfano, fu allevato dallo zio mercante A venticinque anni sposò la ricca vedova Cadigia, di cui amministrò le finanze A La Mecca e durante i suoi viaggi Maometto entrò in contatto con comunità cristiane ed ebraiche Intorno al 610, durante il ritiro sul monte Hirà, ebbe la sua vocazione profetica ed elaborò la dottrina islamica, incentrata sul culto di un unico dio, Allah Maometto in compagnia di Mosè, miniatura (XV sec.) Inizialmente la predicazione di Maometto incontrò molte ostilità: condannando il culto degli idoli, rappresentava una minaccia per la società araba tradizionale e per gli interessi economici legati ai centri di pellegrinaggio L’avvio dell’era islamica A causa dell’ostilità crescente, Maometto e i suoi seguaci furono costretti a trasferirsi a Medina (622): l’ègira («migrazione») segnò l’inizio dell’era islamica A Medina si impose come capo religioso e militare, raccogliendo un numero sempre maggiore di proseliti: nel 630 rientrò trionfalmente a La Mecca, ormai convertita all’islam Stabilita una serie di alleanze con le tribù arabe, Maometto conquistò in pochi anni l’Arabia centrale e lo Yemen, giungendo fino ai confini dell’Impero bizantino. Morì l’8 giugno del 632 Intorno al 650 la dottrina di Maometto fu raccolta per iscritto nel Corano («recitazione»), composto da 114 capitoli detti sure; il Corano copre ogni aspetto della società islamica Sepoltura di Maometto a Medina L’espansione dell’islam Alla morte di Maometto, la penisola arabica era unificata per la prima volta in un’unica confederazione di tribù, legate dalla fede religiosa Il principio scelto per la successione al comando fu quello elettivo: si succedettero quattro califfi (632-661: Abu Bakr, Omar, Othman, Ali), dotati di potere religioso e politico I califfi attuarono una decisa politica espansionistica: l’Impero bizantino perse la Siria, la Palestina, l’Egitto e la Libia, mentre l’Impero sasanide fu abbattuto La Grande moschea della città santa di Kairouan, Tunisia (670) Il successo militare fu dovuto anche al fanatismo religioso (il compenso per i combattenti era il paradiso) e alla tolleranza nei confronti delle popolazioni sottomesse La dinastia degli Omayyadi Il periodo dei primi quattro califfi fu caratterizzato dalla rapida espansione dell’islam, ma anche da violente lotte interne: il terzo califfo, Othman, fu assassinato dalla fazione opposta, che fece eleggere Ali, genero del Profeta La guerra civile che ne scaturì si concluse con la morte di Ali, nel 661, e l’ascesa degli Omayyadi, la dinastia di Othman, che furono a capo dell’islam per circa un secolo (661-759) Mosaico di Khirbat al-Mafjar, Giordania (735 ca.) L’espansione islamica proseguì (Africa occidentale, Spagna, Kabul, Samarcanda) Il califfato da elettivo divenne dinastico L’islam riunì numerose etnie, diverse per storia e cultura: gli Omayyadi seppero imporre un governo fortemente organizzato con capitale Damasco (Siria) La divisione tra sunniti e sciiti Il califfato omayyade non fu riconosciuto da tutti i musulmani: dopo la morte di Ali, i suoi seguaci si organizzarono nello schi’a Ali («partito di Ali») e furono perciò detti sciiti Gli sciiti sostenevano che il sovrano legittimo dei musulmani dovesse appartenere alla stirpe di Maometto e Ali Un imam mentre pronuncia il suo sermone Questa spaccatura religiosa è tuttora esistente Gli sciiti considerano infallibile il capo religioso detto imam, dotato di autorità spirituale e politica I sunniti distinguono tra l’autorità civile, che ha potere esecutivo e deve applicare la shari’a, e quella religiosa, cui spetta l’interpretazione dei testi sacri In seguito accentuarono anche le differenze dottrinali con il resto dei musulmani fedeli agli Omayyadi, detti sunniti per l’importanza attribuita alla Sunna (la tradizione che tramandava il comportamento di Maometto) La dinastia degli Abbasidi L’estensione territoriale, le rivalità per la successione e i conflitti intertribali portarono alla fine del califfato degli Omayyadi Nel 750 una rivolta capeggiata dalla famiglia degli Abbasidi, imparentata con Maometto, portò alla caduta e allo sterminio degli Omayyadi Con l’avvento degli Abbasidi cessò il predominio arabo: il califfato divenne l’istituzione portante di uno Stato cosmopolita, amministrato da tutte le etnie che lo formavano Sotto gli Abbasidi la civiltà islamica raggiunse vette altissime e la nuova capitale dell’Impero, Baghdad, fondata nel 762, divenne una delle più grandi e splendide città del tempo La frammentazione dell’islam L’ascesa al potere della nuova dinastia segnò l’inizio della frammentazione del mondo islamico Tra l’VIII e il IX secolo si resero indipendenti il Marocco, la Tunisia, l’Egitto e numerose province asiatiche Moschea di Cordova (VIII sec.) Abd ar-Rahman, un omayyade sopravvissuto alla rivolta abbaside del 750, si rifugiò in Spagna e si insediò nella città di Cordova con il titolo di emiro: in seguito trasformò il suo emirato in uno Stato indipendente Questo smembramento favorì l’infiltrazione dei Turchi, popolazione proveniente dalle steppe del Turkestan, già convertita all’islam Il califfato di Cordova si distinse per l’amministrazione capillare e per lo splendore culturale I pilastri della fede islamica Il nucleo dell’islamismo è la concezione rigidamente monoteista della divinità: esiste un solo Dio, Allah, creatore e padrone dell’universo, perfetto e onnisciente, cui l’uomo deve sottomettersi (islam significa «sottomissione» e «pace») Ogni fedele è tenuto a rispettare obblighi precisi, i cosiddetti cinque pilastri della fede Fede assoluta in Allah, di cui Maometto è il sommo profeta Digiuno nel mese sacro del ramadàn (sempre occorre astenersi da vino e carne di maiale) Pellegrinaggio a La Mecca almeno una volta nella vita Preghiera cinque volte al giorno, in direzione de La Mecca Elemosina Pagina manoscritta del Corano (XV sec.) Una religione senza clero A differenza del cristianesimo, l’islam non prevede una classe sacerdotale; il credente è detto musulmano, da muslim («colui che si abbandona completamente (a Dio)») Musulmani in preghiera Il Corano distingue tra gli idolatri, da convertire oppure sterminare, e i popoli del Libro (ebrei e cristiani), a cui venne di norma concessa la libertà di culto Il musulmano deve attenersi alla shari’a, la legge islamica, le cui fonti principali sono il Corano e la Sunna, che tramanda il comportamento del Profeta Il gihàd è la ricerca di un personale miglioramento religioso e morale: tale precetto, nel corso della storia, si è spesso tradotto nel dovere della guerra santa (difendere l’islam e convertire gli “infedeli”) La società islamica Le città islamiche erano anche centri amministrativi e giudiziari L’emiro (da amir, «comandante»), governava per conto del califfo, il successore di Maometto I cadì esercitavano la giustizia e si occupavano dei rapporti sociali Gli ulema controllavano il rispetto del Corano Si distinguevano quattro principali classi sociali I musulmani di più antica conversione (il ceto dominante) I musulmani di nuova conversione I seguaci di altre religioni, che pagando un tributo potevano mantenere le proprie tradizioni Il suk (mercato) di Marrakech, Marocco Gli schiavi La donna nella cultura islamica Con l’islamismo e la conseguente affermazione di una morale sessuale più rigida, venne rafforzata la concezione orientale della segregazione femminile Nel Corano non ci sono tracce di misoginia, ma piuttosto la convinzione dell’esistenza di un ordine naturale da rispettare nel rapporto tra i sessi Il matrimonio costituisce un contratto con cui l’uomo si obbliga al mantenimento della moglie in cambio dei diritti sulla sua persona Donne islamiche in preghiera durante il ramadàn Il Corano stabilì che le donne portassero il velo e vivessero nelle zone della casa a loro riservate (harem), e i giuristi inasprirono queste regole Nell’islam la segregazione portò alla perdita di qualunque possibilità di incidere sulla vita pubblica da parte della donna Il “rinascimento arabo” Gli Arabi svolsero un importante ruolo di mediazione culturale tra l’Europa occidentale e le civiltà orientali, rielaborando quanto avevano appreso dai popoli con cui erano venuti in contatto Il mecenatismo dei califfi promosse studi e traduzioni, in particolare di opere scientifiche e filosofiche greche Questo movimento culturale è noto come “rinascimento arabo” (VIII-XI secolo) Nel campo della filosofia, emerse Averroè (1126-1198) Nella medicina, si distinse Avicenna (980-1037) Grande fioritura ebbe la matematica, con lo sviluppo dell’algebra e della trigonometria, l’introduzione del sistema numerico posizionale, della numerazione araba e dello “zero” (derivato dall’India) Tavola anatomica persiana (XIV sec.) Scienza e tecnica L’occidente subì l’influsso della civiltà araba soprattutto nelle applicazioni tecniche Gli Arabi realizzarono progressi rilevanti nel campo della navigazione Approntarono carte nautiche dettagliate e strumenti di precisione per fissare la rotta (l’astrolabio e la sfera armillare) Astrolabio arabo in oro (XI sec.) I mercanti arabi diffusero in occidente prodotti agricoli, manufatti (ad es. i tappeti pregiati) e utensili prima sconosciuti; introdussero la lavorazione della carta, importata dalla Cina Giunsero in Europa l’arancio, l’albicocco, il carciofo, il limone; spezie come la noce moscata, la cannella, lo zafferano e lo zenzero L’arte islamica L’arte figurativa islamica raggiunse livelli di elevata raffinatezza L’islam, come l’ebraismo, è contrario alla rappresentazione della figura umana, in quanto potrebbe portare all’idolatria: nei Paesi musulmani l’arte figurativa ebbe uno sviluppo minore che in occidente Tipico dell’arte islamica è l’arabesco Forme espressive congeniali alle esigenze arabe si rivelarono la miniatura e la calligrafia (esercitate soprattutto nella realizzazione di copie del Corano) Ricevette un impulso particolare l’architettura, con la costruzione di palazzi, moschee, bagni pubblici Studiosi arabi, miniatura (XIV sec.) L’influsso arabo sull’occidente Soprattutto in Spagna e in Sicilia (conquistata nel IX secolo), la cultura araba si fuse con quella dei popoli conquistati, dando vita a civiltà originali In Sicilia venne dato impulso all’agricoltura e ai commerci (Palermo divenne un centro nevralgico del Mediterraneo) In Spagna fiorì l’architettura araboispanica (Cordova, Granada) In Sicilia e in Spagna gli Arabi diedero nuovo impulso alle lettere e alle scienze: tracce notevoli della loro cultura restano in ambito linguistico, soprattutto nel lessico scientifico Il Palazzo dei Leoni nel complesso dell’Alhambra, a Granada, costruito durante il califfato abbaside La conquista araba stimolò un occidente economicamente e culturalmente regredito, ma creò anche i presupposti di futuri contrasti Bisanzio e la minaccia araba Nella loro rapida espansione, gli Arabi conquistarono un’ampia parte dei territori orientali: furono occupati Gli Arabi assediarono Costantinopoli nel 674 (per 4 anni) e nel 717, senza successo: nel 739 l’imperatore Leone III (717-741) li sconfisse ad Akroinos (nell’attuale Turchia), arrestandone l’espansione nel Vicino Oriente Solidus di Leone III Isaurico (VIII sec.) Siria e Palestina (639) Egitto (640) Cipro e Rodi (VII sec.) Creta e Sicilia (IX sec.) Cartagine e Africa bizantina Dall’Africa, nel 711 gli Arabi sbarcarono in Spagna (a Gibilterra) e conquistarono il Regno visigoto: la loro avanzata fu arrestata nel 732 dai Franchi di Carlo Martello presso Poitiers La crisi iconoclasta Nell’VIII secolo l’Impero bizantino, oltre all’espansione araba, dovette affrontare anche una grave crisi religiosa interna: nel 726 Leone III proibì il culto delle immagini sacre e ne ordinò la distruzione (iconoclastia) per contrastare la propaganda musulmana, che accusava il cristianesimo di idolatria per indebolire l’influenza dei monaci che custodivano le icone e godevano di largo seguito popolare La distruzione di una chiesa per ordine dell’imperatore iconoclasta Costantino V, miniatura (XV sec.) Scoppiò una guerra civile che si protrasse fino all’842, quando l’imperatrice Teodora ristabilì il culto delle immagini L’età d’oro di Bisanzio Composta la crisi iconoclasta, l’Impero visse il periodo di massimo splendore politico, economico e culturale sotto la dinastia macedone (867-1025) Politica estera Niceforo Foca recuperò all’Impero Creta (962) e Antiochia, riportando i confini in Mesopotamia Basilio II (976-1025) debellò il Regno bulgaro nei Balcani e riportò la frontiera sul Danubio Politica interna Basilio II promosse delle riforme volte a ridurre l’influenza dell’aristocrazia fondiaria e a risollevare le condizioni delle fasce più deboli Basilio II incoronato dagli angeli e venerato dai sudditi (XI sec.) La salute: dai medici arabi a oggi Nell’Alto Medioevo le grandi malattie erano definite generalmente epidemie («malattie del popolo»), in quanto colpivano tutti indiscriminatamente Gli Arabi furono tra i primi a studiare cause e rimedi delle malattie, dando un impulso fondamentale agli studi di medicina (in particolare con Avicenna) Gli ospedali, inizialmente luoghi di accoglienza per i poveri, iniziarono a occuparsi della cura dei malati solo nel XI secolo La Costituzione italiana stabilisce che lo Stato cura la salute di tutti i cittadini, indipendentemente dalle loro disponibilità economiche (modello della sanità pubblica) Reparto di ospedale In altri Paesi, come gli Stati Uniti d’America, il modello prevalente è invece quello della sanità privata, che esclude dalle cure gratuite molti cittadini