Benedetto Croce
Logica, Storia e Filosofia
della pratica
Logica
Che cos’è la logica
• La forma teoretica dello Spirito
comprende,
 oltre alla conoscenza dell’individuale, quella
dell’universale,
 oltre l’intuizione delle immagini, l’intellezione
del concetto:
• La logica è la “scienza del concetto
puro”
Concetto e intuizione
• “Presupposto dell’attività logica [...] sono
le rappresentazioni o intuizioni”
 se l’uomo “non fosse spirito fantastico, non
sarebbe neppur loico”;
• “il concetto sorge dalle rappresentazioni
come qualcosa che è in esse implicito” ma
non è riducibile ad esse
 (la forma logica è una forma autonoma e
irriducibile).
Caratteri del concetto:
• Universalità, cioè la trascendenza
rispetto alle singole rappresentazioni:
“nessuna o nessun numero di queste è
mai in grado di adeguare il concetto”.
• Concretezza: cioè l’immanenza del
concetto nelle rappresentazioni,
 Il concetto, cioè, non è astratto (vuota e
irreale generalità) è concreto, reale, esiste
nelle rappresentazioni.
Idealismo
• Il concetto, ossia l’universale concreto,
per Croce è lo Spirito stesso:
 lo Spirito (l’Universale, l’Infinito) trascende le
determinazioni concrete finite e individuali,
non si riduce ad alcuna di esse
 e tuttavia esso non esiste a parte di esse,
ma soltanto in esse e mediante esse:
ciascuna realtà è lo Spirito senza poterlo
esaurire.
Pseudoconcetti
• Il concetto non va perciò confuso con le
“finzioni concettuali”, o pseudoconcetti:
 empirici (casa, gatto, rosa), schemi di cui ci
serviamo per indicare un gruppo di
rappresentazioni che, per quanto numerose,
sono sempre finite: mancano di universalità
 puri (triangolo, moto libero): hanno
universalità ma non concretezza, non
corrispondono a nulla di reale e
rappresentabile.
Le scienze sono pratiche
• Le finzioni concettuali non sono da
rigettare come errori o falsità
 non hanno valore teoretico, ma hanno pur
sempre significato pratico: sono utili ad
ordinare le nostre esperienze e a farci
ricordare varie rappresentazioni.
 Ne consegue che le scienze matematiche
ed empiriche non appartengono alla
dimensione conoscitiva del vero (logica) ma a
quella pratica dell’utile (economica).
Espressività del concetto
• Il concetto non è un “atto muto” dello
Spirito come le attività pratiche, ma “opera
espressa” come l’arte.
 Se un concetto è posseduto deve poter
esser espresso: pensare è in qualche modo
già parlare.
 Ne consegue che è in errore (o vuole
ingannare) chi asserisce di aver un pensiero
troppo elevato per essere formulato in
parole: in realtà non lo possiede.
Pensare è giudicare
• Come per Hegel il concetto non è un
qualcosa di statico e morto ma una realtà
fluida, dinamica;
• pensare un concetto significa “pensarlo
nelle sue distinzioni, metterlo in relazione
con gli altri concetti e unificarlo con essi”;
• per questo Croce può identificare il
concetto con il giudizio definitorio (e con
il sillogismo).
Giudizio definitorio
• Croce distingue due tipi di giudizio:
definitorio e individuale.
• Con il definitorio (es.: “l’arte è intuizione”)
cui chiarisco che cosa una determinata
realtà è.
• Tale giudizio non si distingue dal concetto
(il predicato esprime il medesimo che il
soggetto, non aggiunge nulla ad esso: è
un giudizio analitico).
Giudizio individuale
• Nel giudizio individuale (es.: “l’Orlando
furioso è un’opera d’arte”), il soggetto è
distinguibile dal predicato:
 il primo è una rappresentazione (individuale) il
secondo un concetto.
• Esso si identifica con la percezione,
distinta dalla rappresentazione in quanto
implica l’affermazione dell’esistenza
dell’immagine.
Sintesi a priori logica
• Nella realtà del pensare filosofico
giudizio definitorio e individuale
coincidono (= sintesi a priori):
 Quello individuale implica un precedente atto
definitorio (per dire «Pietro è un uomo»
occorre aver definito l’uomo)
 D’altra parte, ogni definizione è sempre
concretamente pensata in circostanze
storiche individuali.
Identità di filosofia e storia
• La filosofia, delucidazione logica dei
concetti, di basa sul giudizio definitorio.
• Il giudizio individuale è storico, riguarda
le particolari e mutevoli rappresentazioni.
• Se coincidono i due tipi giudizi, anche
filosofia e storia si identificano.
• D’altra parte oggetto della filosofia è lo
Spirito che non esiste al di fuori delle sue
manifestazioni teoretiche e pratiche.
E filosofia e storia non sono già due forme, sibbene
una forma sola, e non si condizionano a vicenda, ma
addirittura s’identificano. La sintesi a priori, che è la
concretezza del giudizio individuale e della definizione,
è insieme la concretezza della filosofia e della storia; e il
pensiero, creando sé stesso, qualifica l’intuizione e crea
la storia. Né la storia precede la filosofia né la filosofia la
storia: l’una e l’altra nascono a un parto. […]
Il concetto, con un sol colpo d’ala, afferma sé stesso e
s’impadronisce della realtà tutta, che non è diversa da
lui, ma è lui stesso.
(B. Croce, Logica come scienza del concetto puro)
La teoria della storia
«La vita e la realtà è storia e
nient’altro che storia»
Lo storicismo crociano
• Le riflessioni di Croce sulla storia sono
contenute soprattutto in:
 Teoria e storia della storiografia (1917) e
 La storia come pensiero e come azione
(1938)
• Per Croce la realtà, in quanto Spirito, è
storia e ogni conoscenza è storica.
 Tale visione è stata definita “storicismo
assoluto”.
Conseguenze
• Non è possibile distinzione tra fatto
storico e fatto non storico.
 Un fatto è storico in quanto pensato; un fatto
non storico sarebbe un fatto non esistente,
giacché non c’è altro che il pensiero.
• Ogni storia è contemporanea:
 il giudizio storico su qualunque è sempre
attuale, nasce da un bisogno presente e
quindi vive nel presente dello Spirito.
La storia come conoscenza
• La storia non può essere riproduzione
passiva delle fonti della storia (documenti
e avanzi), deve superare la vita vissuta
per presentarla in forma di conoscenza.
• In tal modo perde la sua passionalità e
diventa visione logicamente necessaria:
non ci sono fatti buoni o cattivi, tutti sono
buoni se intesi nella loro razionalità.
Necessità della storia
• Non esiste una “soprastoria”, un dover
essere che la storia cerca di realizzare:
• storia e giudizio storico sono necessari nel
senso che in essi si attua una razionalità
immanente (non una Provvidenza di un
Dio-fuori-del-mondo).
• Perciò in storia non ha senso il se,
perché presuppone l’impotenza dello
Spirito.
La storia è giustificatrice
• La storia non dà giudizi di lode o
biasimo:
 essi spettano a chi agisce, quando agisce;
 il “tribunale” della storia non condanna né
assolve ma conosce e comprende.
 Perciò “la storia non è giustiziera ma
giustificatrice”
 e, in tal senso, esercita una funzione
catartica: ci libera dal “peso” del passato,
aprendoci ad una nuova azione.
Razionalità e progresso
• Per Croce l’irrazionale non fa parte della
storia se non come:
 “l’ombra del razionale”, quel negativo che è
indispensabile all’attuazione del positivo,
 o manifestazione di “vitalità”.
• Quindi la storia non conosce, in senso
assoluto, decadenza “che non sia insieme
formazione e preparazione di vita nuova,
e, pertanto, progresso”.
La storia, in questa concezione, come non è più
l’opera della natura o del Dio estramondano,
così non è nemmeno l’opera impotente, e ad
ogni istante interrotta dell’empirico e irreale
individuo, ma l’opera di quell’individuo
veramente reale che è lo spirito eternamente
individuantesi. Perciò essa non ha di contro
avversario alcuno, ma ogni avversario è
insieme suo suddito.
(B. Croce, Teoria e storia della storiografia)
Ripensamenti
• Negli ultimi scritti, per superare il
contrasto tra questa teoria e i tragici eventi
del ’900, introdusse la distinzione tra:
 razionalità della storia (tutto in essa ha la
sua ragion d’essere);
 razionalità dell’imperativo morale, ossia
“ciò che a ciascuno di noi, nelle condizioni
determinate in cui è posto, la coscienza
morale comanda di fare”.
Filosofia della pratica
Agire è volere
• La dimensione pratica dello Spirito è
l’ambito la volontà, coincidente con
l’azione:
 come non c’è intuizione senza espressione,
così non c’è volontà senza azione.
• L’azione va distinta dall’accadimento:
 La prima si riferisce all’individuo
 Il secondo è l’effetto comune di tutte le
volontà particolari, ovvero dello Spirito che
agisce tramite esse.
Economica
Economia
• La volizione, in quanto diretta
all’individuale, dà luogo all’economia,
 che comprende tutte le attività umane (dalla
scienze al diritto) che non rientrano in Arte,
Filosofia ed Etica
 e si esprimono nella ricerca dell’Utile,
concepito autonomo ed elevato allo stesso
rango della “triade” (Vero, Bello, Buono).
 Svolge il ruolo che aveva per Hegel la natura
(accogliendo il contingente e l’irrazionale).
Diritto
• Il diritto ha una sua autonomia dalla
sfera morale, (cf. Machiavelli): “il diritto
non è immorale ma amorale, cioè precede
la vita morale e ne è indipendente”.
• Le categorie del diritto sono soltanto la
forza e l’utile,
 esso “è forza in quanto azione efficace a
raggiungere un certo scopo utile”.
Lo Stato
• Non ha più valore etico e universale che
aveva in Hegel:
 È “un processo di azioni utili” che nascono
dagli individui
 e vive nella dialettica, mutevole, di forza e
consenso:
« […] nel più liberale degli Stati, come nella
più oppressiva delle tirannidi il consenso c’è
sempre, e sempre è forzato. »
Etica
Utile e bene
• A differenza dell’economia, l’etica
presuppone l’economia, rispetto alla
quale non può porsi in antitesi:
 Contro “il dovere per il dovere”, Croce
sostiene che il bene deve incorporare l’utile
 ma ciò non significa che esso possa ridursi
all’utile o con esso identificarsi,
 l’utile può rimanere a livello individuale o
progredire all’universalità propria del bene.
Funzione dell’etica
« […] la vita promuovono tutte le forme dell’attività
• Croce giunse ad identificare l’etica con la
spirituale con le opere loro, opere di verità, opere di
vita
stessa
dello
Spirito.
bellezza, opere di pratica utilità […]. E cosa mai
aggiunge […] la moralità? Si dirà: le opere buone.
Ma le opere buone, in concreto, non possono essere
se non opere di bellezza, verità e utilità. E la
moralità stessa per attuarsi praticamente, si fa
passione e volontà e utilità, e pensa col filosofo, e
plasma con l’artista, e lavora con l’agricoltore e con
l’operaio, e genera figli ed esercita politica e guerra, e
adopera il braccio e la spada.»