Arnold Gehlen
1904-1976
S. Freud, Introduzione alla
psicoanalisi
“Copernico ha stabilito che la terra non è il
centro dell’universo, Darwin ha relegato
l’uomo nel regno animale, e adesso lui,
Freud, insegna al mondo che l’Io è
largamente soggetto a forze psichiche
inconsce e incontrollabili”.
Perdita dell’identità umana
• Gli sviluppi della teoria dell’evoluzione
avevano finito per collegare strettamente
l’uomo all’animale, considerandolo
discendente direttamente dalle scimmie
antropoidi; la teoria psicoanalitica aveva finito
per fondare la sua coscienza su una primaria
pulsione di natura sessuale, ritenuta alla base
anche delle prestazioni più nobili ed elevate.
L’uomo come “progetto
particolare” della natura
• Gehlen intende reagire e ristabilire le distanze tra gli
animali e l’uomo, interpretando quest’ultimo come un
essere speciale, peculiare, unico, che non può
essere ricondotto, per gli aspetti essenziali, agli altri
mammiferi. Nel percorrere questa via però non vuole
seguire le orme di Scheler che che aveva compiuto
un salto metafisico, facendo derivare la peculiarità
dell’essere umano dalla presenza di una scintilla
divina. Seguendo l’orientamento della
Lebensphilosophie preferisce considerare l’uomo
figlio della natura, anche se un figlio speciale, un
“progetto particolare”: un essere capace di
prestazioni incomparabili e stupefacenti a cui nessun
animale potrebbe mai avvicinarsi.
L’uomo come “progetto
particolare” della natura
• Se questo è l’assunto, la sua intuizione filosofica, si
tratterà di vedere quale sarà la strada che intende
perseguire per raggiungere questo obiettivo.
• Gehlen cercherà di dimostrarlo attraverso un’attenta
e articolata analisi dei risultati conseguiti dalle
scienze biologiche, psicologiche e sociali.
Antropologia “elementare”
• Il posto peculiare dell’uomo nella natura
costituisce il punto di partenza
dell’antropologia di Gehlen che muove dagli
aspetti più semplici dell’essere umano, cioè
da quei fattori che più lo avvicinano
all’animale. Ma da questo primo gradino
l’analisi si estende verso quelle attività
precipuamente umane, verso le “latitudini
straordinarie”, come il linguaggio,
l’immaginazione, la volontà, la conoscenza, la
morale, che differenziano l’uomo dall’animale
e che anche a livello evolutivo implicano
l’ipotesi di un salto.
Progetto particolare
• Non occupa un luogo privilegiato nel mondo,
ma è egli stesso il prodotto di un “progetto
particolare” della natura e non può essere
considerato come l’ultimo anello di un unico
processo evolutivo che accomuna tutti gli
esseri viventi, ma deve essere interpretato
come il risultato di un progetto separato, di
una qualche linea evolutiva distinta da quella
degli animali.
Progetto particolare
• Gehlen rifiuta la concezione del vivente “a
gradi”, secondo la quale l’uomo ha in comune
con tutto il mondo animale i primi gradini della
vita psichica, comprendenti gli impulsi
affettivi, gli istinti, la memoria associativa,
l’intelligenza pratica, ma si differenzia per un
principio spirituale che caratterizza l’umana
capacità di ragionamento e di astrazione.
Progetto particolare
• “non ci si deve lasciar indurre alla supposizione che
l’uomo sia solo gradualmente diverso dall’animale,
oppure definirlo in base al solo ‘spirito’, e dunque per
lo più nel senso di una caratteristica essenziale
concepita in opposizione alla natura. L’antropologia
conquista il suo campo proprio soltanto se si lascia
alle spalle questi pregiudizi; essa deve tenere fermo
a una legge strutturale particolare, la quale è la
medesima in tutte le peculiari caratteristiche umane e
va compresa muovendo dal progetto posto in essere
dalla natura di un essere che agisce”
Progetto particolare
• Nell’ambito della costituzione biomorfologica
specifica di quell’unico e globale “progetto della
natura” che è l’uomo, vengono iscritte tutte le
capacità precipuamente umane, senza ricorrere né
alla concezione evoluzionistica dell’affinamento e del
potenziamento di qualità già esistenti nel mondo
animale, né all’introduzione di un principio spirituale
che “informerebbe” di sé l’uomo e lo renderebbe
capace di prestazioni intellettuali di livello superiore.
L’uomo rappresenta un’eccezione, ma sempre
nell’ambito esclusivamente naturale. Infatti, pur
essendo “carente di strumenti”, privo cioè di armi di
offesa e di difesa e assolutamente “non definito”, in
contrasto con gli animali assai più specializzati e
determinati da forti pressioni istintive, si è tuttavia
diffuso su tutta la terra e ha assoggettato, in misura
sempre crescente, la natura alle sue esigenze.
Seconda natura
• L’uomo, come essere agente, riesce quindi a
crearsi una seconda natura, un mondo
artificiale in cui sopravvivere agevolmente pur
con una “difettosa dotazione organica”. “Egli
vive, per così dire, in una natura
artificialmente disintossicata, manufatta e da
lui modificata in senso favorevole alla vita. Si
può anche dire che egli è biologicamente
condannato al dominio della natura”.
Organicamente “carente”
• Considerato dal punto di vista morfologico
all’interno del mondo animale, l’uomo
rappresenta un “problema biologico
particolare”.
• Egli è privo di strumenti ed armi naturali, è
sprovvisto di rivestimento pilifero, manca di
istinti altamente specializzati, è, in definitiva,
un essere “organicamente” carente.
conseguenze
• In condizioni “naturali” originarie,
trovandosi lui terricolo in mezzo ad
animali valentissimi nella fuga e ai
predatori più pericolosi, l’uomo sarebbe
già da tempo eliminato dalla faccia della
terra.
“Errore della natura”
• A questa concezione negativa dell’uomo
come essere carente, che ce lo presenta in
maniera negativa come “errore della natura”
o come la “negazione della finalità della
natura”segue il riconoscimento positivo che
nonostante tutte le sue carenze, primitivismi e
inadeguatezze, l’uomo è riuscito a
sopravvivere, adattandosi all’ambiente: privo
di un suo habitat specifico, ha fatto di
qualsiasi ambiente il suo ambiente.
indeterminatezza
• L’uomo di Gehlen non ha un ambiente, ma ha
il mondo. Essendo infatti privo di organi
specializzati, non è legato ad un determinato
habitat ma può sopravvivere nelle più diverse
condizioni grazie alla sua attività
previsionale, pianificata e collettiva, che li
permette di preparare tecniche e mezzi della
sua esistenza attraverso una trasformazione
attiva e previsionale di ogni genere di
costellazione di condizioni naturali.
Novello Prometeo
• L’uomo non vive in rapporto do adattamento
organico o istintivo a queste o a quelle
condizioni esterne determinate, ma compie
un’attività intelligente e pianificante che gli
consente di ricavare da ogni e qualsiasi
costellazione di condizioni naturali,
modificandole, delle tecniche e degli
strumenti per la sua esistenza. Perciò lo
vediamo vivere dappertutto a differenza di
tutti gli animali specializzati i cui habitat sono
geograficamente ben circoscritti.
Dominatore della natura
• Dotato di intraprendenza e spirito di
iniziativa, è riuscito a compensare le
sue carenze organiche e a sopravvivere
in ogni ambiente. In definitiva è stato in
grado di dominare la natura in virtù della
sua attività creatrice di cultura, della sua
capacità di costruirsi un ambiente
artificiale.
risarcimento
• L’uomo capovolge la sua sprovvedutezza
biologica e da essere più debole si rivela in
realtà l’unico capace di dominare la natura.
L’uomo è in grado di compensare la sua
carenza biologica per mezzo della sua
capacità razionale. Il linguaggio, la ragione, la
riflessione, in sostanza tutta la sua attività
creatrice di cultura, costituiscono il
“risarcimento” per la sua iniziale deficienza
fisiologica e gli permettono di superarla tanto
ampiamente da divenire l’unico essere in
grado di dominare la natura, piegandola alle
sue esigenze.
esonero
• Nell’affrontare questa complessa attività
l’uomo dispone di un processo
adattativo che si fonda su un particolare
ed efficace meccanismo: l’esonero. Di
fronte alla ricchezza degli stimoli,
all’essere potenzialmente disponibile
per una varietà di risposte, l’uomo è
attrezzato per alleggerirsi e esonerarsi
dagli oneri.
plasticità
• Di fronte al bombardamento degli stimoli,
l’uomo ha la capacità di prendere le distanze
da essi, di non reagire con quei
comportamenti istintivi, immediati ed
automatici propri degli animali; ed è questo
allontanamento dal proprio ambiente fisico
che gli consente grazie alla sua “plasticità”,
intesa come possibilità di dare risposte
multiformi e polivalenti di progettare e
orientare l’azione, di fornire prestazioni
motorie, sensoriali ed intellettive adatte allo
scopo.
abitudine
• Il costituirsi di stabili e basilari abitudini
di fondo esonera l’energia in esse
originariamente impiegata per le
motivazioni, i tentativi, il controllo,
liberandola per le prestazioni di specie
superiori.
Processo di esonero
• È posto a fondamento di tutte le funzioni
superiori dell’uomo e ci aiuta a vedere
come tutte le prestazioni umane
abbiano una radice collegata con la
struttura biologica dell’uomo.
Esonero e livello motorio
• Formazioni di riflessi condizionati
Esonero e percezione
• Fissazione di abitudini nel vedere, nel
toccare, nel sentire
Esonero e comunicazione
• Stabilirsi di simboli, di parole che
alludono ad esperienze percettive, che
sostituiscono un oggetto reale.
Esonero e pensiero
• Instaurarsi di una concatenazione di
concetti e di rappresentazioni abituali.
Processo dell’esonero
• Di fronte alla pressione degli istinti e
dell’ambiente, l’uomo mette in atto,
aiutato dal meccanismo dell’esonero, un
comportamento adeguato, scelto fra
tanti e finalizzato alla sua
sopravvivenza.
“non specializzazione” e la
teoria dell’evoluzione
• “Primitive”, “non specializzate”, “originarie”
sono le caratteristiche organiche dell’uomo.
• Si pone allora il problema di come conciliare
questo sistema con le teorie evoluzionistiche.
• Ci troviamo di fronte ad una antinomia che
Gehlen risolve ipotizzando la creazione di
due tronconi indipendenti. Questa ipotesi gli
permette sia di ribadire la parentela sia anche
di riservargli uno speciale posto nel mondo.
L’uomo come architetto
• Edifica la cultura con materiale da
costruzione naturale.
cultura
• Insieme delle condizioni naturali
padroneggiate, modificate ed utilizzate
dall’uomo con la sua attività, il suo lavoro,
incluse le abilità e le arti più condizionate,
esonerate, che divengono possibili solo su
quella base. È in questo ambito che l’uomo
ritrova il suo particolarissimo “ambiente
naturale”, mai dato semplicemente in natura,
ma sempre costruito ed elaborato attraverso
un’azione intelligente.
Uomo come essere che
agisce
• Attraverso l’azione l’uomo riesce a
compensare le sue carenze organiche,
facendo così fronte a quella che per lui
è la più urgente delle necessità:
trasformare questa natura selvaggia in
modo che divenga utile alla sua vita.
Uomo come essere che
agisce
• Per questo bisogna collocare al centro
di tutti gli ulteriori problemi l’azione e
bisogna definire l’uomo come un essere
che agisce, o anche come un essere in
grado di prevedere e creare cultura, il
che vuol dire la stessa cosa.
Teoria dell’azione
• Nell’uomo si produce un rapporto
circolare tra percezione e risposta
motoria, tale da essere esso stesso
sufficiente al proseguimento dell’azione.
L’uomo è attivo di fronte agli stimoli, non
subisce la risposta, ma la plasma.
Sistema tattile della mano
• Si palesano al contempo l’attività della mano
che afferra l’oggetto e la passività costituita
dalla sensazione tattile (di levigatezza,
asperità, calore, freddezza) trasmessa
dall’oggetto; l’individuo cioè avverte tanto la
propria mano che compie l’azione del
toccare, quanto l’oggetto che si lascia
sfiorare. Secondo questa prospettiva si
costituisce un mondo che è tanto interno
quanto esterno, tanto attivo quanto passivo.
Limiti dell’azione
• L’azione che l’uomo può compiere con i suoi
organi è tuttavia limitata e circoscritta, in
definitiva insufficiente per la sopravvivenza.
L’uomo quindi ha bisogno di arricchire le
potenzialità dei suoi organi di compensare
artificialmente la propria carenza biologica, di
creare strumenti che siano prolungamenti dei
suoi arti, con i quali agire in modo più efficace
nella realtà. Nasce così la tecnica.
Tecnica
• Intesa come quell’insieme di capacità e
mezzi con cui l’uomo mette la natura al
suo servizio fa dunque parte
dell’essenza stessa dell’uomo. È un
vero specchio dell’essere umano.