THÉATRON
Lo spazio teatrale nel mondo antico
La Grecia:
origini e sviluppo dello spazio scenico
Il mondo greco e i principali teatri dell’antichità
La parola théatron, da cui deriva nelle lingue moderne il termine “teatro”, compare per prima volta nei testi
letterari greci arrivati fino a noi attorno al V secolo a. C. Si tratta di un sostantivo derivato dal verbo
theàomai, “vedere”, che può designare sia il luogo adatto per assistere ad uno spettacolo sia la collettività
degli spettatori che guardano quello spettacolo (per cui un attore può dire, ad esempio, che si sta rivolgendo
al théatron).
Il teatro come forma d’arte drammatica nasce nel VI secolo a.C. in Atene. Tuttavia, già nella società greca
arcaica a partire dall’VIII secolo esistevano forme di intrattenimento di lunga tradizione, probabilmente
micenee (danze, acrobati, giochi e competizioni atletiche) che richiedevano l’individuazione e la preparazione
di spazi adatti.
I testi letterari e le testimonianze iconografiche ci documentano primitive forme di spettacolo nelle quali il
pubblico tendeva a disporsi a cerchio attorno ai performers. Ad esempio nell’Odissea (VIII 256 ss.: siamo
attorno all’VIII secolo a. C.) si narra della preparazione ed esecuzione di una danza in onore di Ulisse da parte
dei Feaci.
Ma su, voi che siete i migliori danzatori Feaci,
danzate, perché l’ospite racconti ai suoi cari,
Tornato a casa, quanto siamo più bravi degli altri
Nell’arte navale, e a correre, nella danza e nel canto. (…)
Tutti e nove si alzarono gli arbitri scelti
del popolo, che nelle gare preparavano bene ogni cosa,
spianarono un coro, allargarono bene il campo di gara.
S’accostò l’araldo recando la cetra sonora
a Demodoco, ed egli avanzò fino al centro. L’attorniavano
Giovani nel primissimo fiore, esperti di danze:
scandirono coi piedi la danza divina. Ulisse
guardava il balenare dei piedi e stupiva nell’animo.
Notiamo che il tratto di terreno che viene spianato è definito choròn, la stessa parola che in greco indica la
danza e anche il gruppo dei danzatori. Su di esso i giovani eseguono le figure del ballo (orkhethmos. dalla
radice del verbo orkheisthai, danzare, da cui deriva anche la parola orchestra, sul cui significato teatrale
torneremo più avanti).
Alcune rappresentazioni iconografiche assai antiche, inoltre, ci mostrano situazioni in cui gli spettatori di un
evento spettacolare si dispongono in modo da ottenere una visuale dall’alto verso il basso. In particolare, un
frammento di vaso ateniese del pittore Sofilo (VII secolo a. C.) da cui è tratto il disegno qui sotto, mostra il
pubblico che assiste ad una gara atletica disposto su una sorta di rudimentale tribuna probabilmente eretta
per l’occasione. La visione dall’alto verso il basso sarà destinata a restare una costante nella storia degli
edifici teatrali greci.
L’edificio teatrale è certamente uno dei prodotti architettonici più caratteristici della civiltà greca antica, una
forma d’arte nella quale la ricerca della perfezione geometrica e dell’armonia formale raggiunge risultati
altissimi. Dalle città della Grecia continentale, dove si origina, il teatro nel corso di quattro secoli si diffonde a
tutto il mondo colonizzato e abitato da Greci, diventando un elemento di prestigio dell’arredo urbano, fino a
raggiungere in alcuni casi dimensioni imponenti, come quelle del teatro di Pergamo.
Le rovine del grande
teatro di Pergamo, in
Asia Minore (Turchia),
realizzato durante il
regno del re Eumene I
(197-159 a. C.)
Una delle più perfette e meglio conservate realizzazioni del teatro greco di età classica è rappresentata dal
teatro di Epidauro, nell’Argolide, costruito all’interno di un grande santuario dedicato al dio della medicina
Asclepio. Il teatro di Epidauro costituisce per molti versi un modello della ‘forma teatro’, caratterizzato da un
finissimo studio della struttura circolare e da una perfetta acustica, tanto più stupefacente in quanto realizzata
su basi solamente empiriche.
Epidauro, visione
aerea assiale del
teatro, costruito
nel IV secolo a. C.
La parte superiore
della cavea,
aggiunta in epoca
posteriore, è ben
distinguibile
dall’impianto
originale
Questa immagine del teatro di Epidauro, ripresa dalla parte centrale superiore della cavea, evidenzia l’inserimento della
struttura teatrale nello spazio naturale circostante. Al di là dello spazio dell’orchestra e degli edifici scenici di cui restano
solo le fondamenta, lo sguardo degli spettatori poteva spaziare in lontananza sul santuario e fino al monte Aracnèo, nella
piena luce del paesaggio greco. In quella piena luce si svolgevano le rappresentazioni, senza alcun concorso di
illuminazione artificiale.
Ricostruzione del teatro di Epidauro
con indicazione dei principali elementi costitutivi della struttura
di un teatro greco della prima età ellenistica
Il teatro di Epidauro ci offre una immagine dello stadio di sviluppo cui le costruzioni teatrali erano giunte
nel IV secolo a.C., alle soglie dell’età cosiddetta ellenistica (che si suole far cominciare con la morte di
Alessandro Magno, nel 321 a. C.). A quell’epoca i teatri erano già diventati solidi edifici in pietra, ed
avevano raggiunto dimensioni cospicue.
Le origini del teatro tragico e comico risalgono però a circa un secolo e mezzo prima, e tutta la grande
fioritura del teatro tragico e della commedia antica è contenuta nell’arco del V secolo a.C., una fase in cui
la produzione teatrale è fenomeno quasi esclusivamente ateniese.
E’ dunque nella città di Atene e nei suoi dintorni che si devono cercare le tracce della forma originaria
dello spazio teatrale. Questa ricerca, come vedremo, risulta molto difficile per una complessa serie di
motivi, e abbiamo ragione di sospettare che il teatro in cui misero in scena le loro opere i grandi
drammaturghi del V secolo fosse sensibilmente diverso da quello che abbiamo appena descritto.
Il teatro di Dioniso in Atene
Il teatro di Atene fu costruito, in epoca non precisabile (fine VI secolo a.C.?) all’interno del santuario di
Dioniso Eleutereo, a sua volta realizzato alle pendici meridionali dell’Acropoli nella seconda metà del VI
secolo a.C. L’area del teatro è stata oggetto di scavi accurati tra la fine dell’Ottocento e i primi del
Novecento, ad opera degli archeologi tedeschi W. Dörpfeld e E. Fiechter, che riportarono alla luce le
rovine oggi visibili.
Le rovine del
Teatro di
Dioniso, sul
pendio sud
dell’Acropoli,
come
appaiono
oggi. Sullo
sfondo a
destra si
notano i resti
del piccolo
tempio di
Dioniso,
preesistente al
teatro (freccia
verde) e quelli
di un altro
tempio dello
stesso dio, più
recente
(freccia rossa)
L’orchestra e la parte inferiore
della cavea del teatro di Dioniso
visti
da
NE.
Da
questa
immagine,
come
dalla
precedente, si nota come il
pendio della collina fu in parte
sbancato per far posto alla
struttura teatrale.
Particolare dell’orchestra, che
evidenzia la pavimentazione
intarsiata. Si notino anche la
fila
dei
sedili
privilegiati
(proedrie,
indicate
dalla
freccia rossa) e i gradini che
davano accesso alla zona
rialzata su sui recitavano gli
attori (freccia verde).
Le rovine oggi visibili non corrispondono
però all’aspetto originario del teatro, ma
ad una delle numerose ristrutturazioni di
epoca successiva, e precisamente a quella
operata in età imperiale romana (II secolo
d. C.). A quell’epoca il teatro doveva
apparire all’incirca come in questa
ricostruzione virtuale.
Una parte dei resti appartiene ad una fase
precedente, quella dell’epoca ellenistica (IV-I
secolo a.C.), durante la quale il teatro appariva
più o meno così (si noti la somiglianza con le
strutture ricostruite per il teatro di Epidauro).
Caratteristica di questa fase è la presenza di
un alto palco (chiamato logheion) sul quale
recitavano gli attori (freccia)
Ma qual era dunque l’aspetto originario del teatro, o quanto meno quello del teatro in cui furono messi in scena i drammi più antichi
che conosciamo, nella prima metà del V secolo a. C.? Per cercare questa risposta, gli archeologi hanno scavato al di sotto delle
rovine ellenistiche e romane, fino a trovare lo strato di roccia originario della collina, a contatto del quale dovevano trovarsi le
strutture originarie. Il risultato di questa ricerca è scarno e problematico, ma di grande interesse.
Pianta delle rovine riportate alla luce dagli scavi di Dörpfeld e Fiechter. Il solo elemento che possa essere riportato con buona
probabilità al V secolo a. C. sono le sei pietre siglate SM1 e indicate dalla freccia, che si trovano a circa un metro sotto il livello
degli altri resti e appaiono disposte secondo una linea curva che disegna un arco appartenente ad un cerchio assai grande.
Le sei pietre SM1 come appaiono oggi
(Dörpfeld in realtà ne trovò 7, ma una è
sparita). L’andamento curvo delle pietre
fece ipotizzare all’archeologo tedesco
che si trattasse dei resti di un grande
muro di sostegno, costruito
per
delimitare e sostenere una vasta
spianata circolare realizzata con terreno
di riporto. Sarebbe stata questa
l’orchestra
originaria
del
teatro
ateniese.
Particolare delle pietre SM1
Se accettiamo l’ipotesi di Dörpfeld e
ricostruiamo
la
circonferenza
dell’orchestra
sulla
base
della
curvatura del muro SM1, si vede che
l’orchestra arcaica (molto grande, del
diametro di 20-25 m) si estendeva
sulla zona dove poi sorsero gli edifici
scenici in pietra, che dunque in origine
non dovevano esserci o dovevano
essere molto semplici e leggeri,
perché si sarebbero trovati nei pressi
del bordo del riempimento. Si capisce
anche che l’orchestra attualmente
visibile
è
il
risultato
di
un
arretramento rispetto alla posizione
originaria, effettuato in occasione di
successive ristrutturazioni del teatro.
Sezione che ricostruisce il pendio originario della collina e il primo sbancamento del terreno. In nero il muro di sostegno SM1, in
grigio il riporto di terreno che formava l’orchestra arcaica. I cerchi evidenziano la posizione reciproca dell’orchestra arcaica e di
quella più tarda
La ricostruzione di Dörpfeld, largamente condivisa tra gli studiosi, parte dall’idea che nei teatri greci fin dalle origini la forma
dell’orchestra sia sempre stata circolare. Le ragioni principali di questo convincimento sono:
1. La naturalezza della disposizione circolare del pubblico, che si riscontra in molte forme di spettacolo popolare, come danze,
rappresentazioni ecc., e che è proseguita nella tradizione popolare greca.
2. L’assoluta prevalenza del modello circolare nei teatri dal IV secolo a.C. in poi, che hanno orchestre o circolari, come lo splendido
esempio di Epidauro, o semicircolari. Questa circostanza potrebbe essere dovuta all’imitazione del modello più autorevole, quello del
teatro ateniese del V secolo a. C.
Il
teatro
di
Epidauro
durante
una
rappresentazione
moderna.
L’immagine
evidenzia la grandezza dello spazio circolare
dell’orchestra, che trova riscontro nelle
grandi dimensioni dell’orchestra ateniese. Le
costruzioni
sulla
sinistra
sono
una
scenografia moderna ricostruita sulla base
delle fondazioni antiche
Orchestre circolari, rettangolari, trapezoidali?
Non tutti gli studiosi tuttavia concordano con Dörpfeld. Molti, tra cui l’italiano Carlo Anti, e di recente il
tedesco Egert Pöhlmann, sono convinti che l’orchestra originaria del teatro di Atene fosse di forma
rettangolare allungata o trapezoidale. Tale convinzione riposa su due ordini di considerazioni.
1. Nella civiltà minoica e micenea (XV-XII secolo a. C.) ci sono tracce di spazi destinati al pubblico di
spettacoli e giochi in forma di gradinate rettilinee.
2. In alcune zone periferiche dell’Attica, la regione cui appartiene Atene, sono stati ritrovati resti di teatri
che presentano orchestra rettangolare o trapezoidale, il più antico dei quali è il teatro di Torico.
Orchestra e cavea del “teatro” di Torico, una piccola
struttura realizzata a partire dalla metà circa del VI secolo
a. C., nella quale un’orchestra di disegno rettangolare
appare adattata alla curva del pendio. I primi diciannove
gradini della cavea appartengono alla struttura più antica,
che fu rimaneggiata in un secondo momento, come risulta
dalla pianta che segue.
La pianta evidenzia in nero la parte più antica del
teatro, delimitata da un muro (analemma) che cinge la
cavea, e la linea del muro che costitutiva il limite
dell’orchestra primitiva, che si arrestava un paio di
metri prima di quella attualmente visibile.
L’aspetto del teatro di Torico nella sua fase più arcaica (VI sec. A. C.), secondo la ricostruzione di Chr.
Von Schieckel, conservata presso il Deutsches Theatermuseum di Monaco di Baviera. La validità di
questo esempio per la ricostruzione dell’orchestra del teatro di Atene è per altro limitata, perché
l’edificio preesiste alle più antiche manifestazioni teatrali ateniesi, e non ne conosciamo la destinazione
d’uso.
Un altro caso di teatro con orchestra rettangolare è offerto dal piccolo teatro di Trachones, un borgo alla
periferia di Atene, che è stato oggetto di scavo a partire dal 1973. Esso presenta una pianta sostanzialmente
rettangolare, qui sotto riprodotta, e risale a giudizio degli archeologi che conducono gli scavi alla prima metà
del IV secolo a. C. Alcuni studiosi traggono la conclusione che questi teatri periferici riprendessero la forma
del teatro principale di Atene, che dunque sarebbe stato rettilineo e non circolare.
Ecco dunque quale potrebbe essere stato l’aspetto del teatro di Dioniso nella prima metà del V secolo a. C., se si
accoglie la tesi di questi studiosi. Il modello è ancora di Chr. Schieckel, ed è conservato al Deutsches
Theatermuseum di Monaco di Baviera (il tempietto sullo sfondo a destra è il vecchio tempio di Dioniso, della
seconda metà del Vi sec. A.C.
Il problema della skene
Torniamo adesso alla prima sistemazione dell’area teatrale di Atene, che comprendeva probabilmente
solo tre elementi essenziali, raffigurati nel modello riprodotto qui sotto, e cioè
A) la cavea per gli spettatori, ricavata sul pendio della collina. In origine sappiamo che vi venivano
sistemati dei sedili di legno (ikria), poi, in epoca non precisabile il pendio fu sistemato ricavandovi sedili
in pietra.
B) l’orchestra, un grande cerchio spianato di circa 25 m di diametro
C) due rampe di accesso laterali (eisodoi o parodoi, indicate dalle frecce) che davano accesso
all’orchestra da est e da ovest. Nel modello la posizione delle rampe è scelta arbitrariamente, perché
nulla è rimasto di esse.
Possiamo dunque immaginare un teatro originario in cui alle spalle degli attori non compariva alcun
fondale, o al massimo poteva esservi un fondale neutro di legno, con funzione solo di riflessione acustica.
Questo troverebbe conferma nel fatto che alcuni drammi di Eschilo, come i Sette a Tebe e le Supplici non
presuppongono la presenza di alcun edificio, e sono ambientati all’aperto.
Tuttavia, almeno a partire dall’Orestea di Eschilo, quasi tutte le tragedie che possediamo presuppongono
la presenza di una casa, o tempio, o capanna dalla quale i personaggi entrano ed escono, e lo stesso vale
per tutte le commedie di Aristofane. Dunque, dobbiamo collocare in un qualche momento del V secolo a.
C., la prima realizzazione di un edificio scenico cui si dà il nome di skene (da cui il latino scaena e il
nostro termine moderno scena).
Una possibile ricostruzione
della prima skene del teatro di
Dioniso, secondo Fiechter.
Il teatro di Megalopoli
Visione aerea del teatro di Megalopoli in Arcadia, il più grande della terraferma greca
(21.000 posti), realizzato nel IV secolo a. C. Sulla destra la freccia indica i resti di un
edificio d’appogio (skenotheke) dal quale uscivano dei binari sui quali poteva scorrere
un pannello (la scaena ductilis di Vitruvio) che andava a posizionarsi davanti alla
skene cambiando la scena
Il teatro di Priene
Il bel teatro di Priene, in Asia Minore ha subito numerosi rimaneggiamenti. L’orchestra e la cavea risalgono al
300 a. C. circa, e dovevano avere in origine una skene lignea. Più tardi fu eretta una scena in pietra con
proscenio sul tetto del quale quale recitavano gli attori (logheion, metà II sec. A. C. indicato dalla freccia). La
cavea fu dotata di sedili di marmo. In età romana, poi la skene fu elevata di un piano e resa più compless.
Delfi
Il teatro è collocato nella parte alta del celebre santuario di Apollo, sulle pendici scoscese del M.
Parnaso. Costruito nel IV secolo, fu restaurato in epoca imperiale romana. Sulla sinistra, al di là
della cavea si scorgono alcune colonne e il basamento del tempio di Apollo, uno dei centri
religiosi più importanti del mondo greco.
Delo