La società della conoscenza
come metafora dello
sviluppo
SEA - a.a. 2006-2007
La società contemporanea è definita come società
dell’informazione, quando si vuole sottolineare che in
essa v’è un uso generalizzato e a basso costo di
informazioni e di tecnologie della comunicazione e
dell’informazione;
ma viene definita anche società della conoscenza,
quando si vuole sottolineare il fatto che in essa i
fattori chiave sono la conoscenza e la creatività, per
cui la formazione del capitale umano e sociale
rappresenta l’investimento più potente per produrre
valore e rispondere alle sfide della competizione
globale.
Il momento storico da cui si fa partire questa grande
trasformazione è la produzione, e la crescente e
pervasiva applicazione, delle tecnologie informatiche.
Dati, informazioni e conoscenza: definizioni
Economie vincenti
capaci di produrre conoscenza, indispensabile per:
- l’applicazione della tecnologia più avanzata
- lo sviluppo della ricerca più innovativa
- il sostegno dei processi organizzativi più economici
- la creazione e la diffusione dell’intelligenza
collettiva
La società del futuro produrrà sempre più
attraverso la capacità di trasformare la conoscenza
e l’informazione in risorsa economica. Ovvero, lo
sviluppo prossimo futuro sarà possibile soltanto a
quelle società capaci di produrre, distribuire e
rinnovare le conoscenze e le informazioni
necessarie per generare nuova conoscenza e, magari,
brevettarla per rivenderla.
In questa ottica, la società della conoscenza
diventa metafora dello sviluppo, perché lo sviluppo
viene inteso come un’occasione disponibile per
tutte le società, qualunque sia il loro passato
industriale, purché abbiano la capacità di produrre
conoscenza e di venderla sotto forma di tecnologia.
Il percorso di trasformazione dell’economia industriale,
si è sviluppato in tre tappe, che possono essere
considerate tre tentativi di nuova organizzazione delle
forze produttive, sia in campo economico, sia in quello
sociale, che in quello culturale.
Le tappe sono state sintetizzate da Enzo Rullani con i
concetti di new economy, net economy e knowledge economy.
Il cambiamento paradigmatico dell’economia
Dal “paradigma ortodosso”: i sistemi economici SE sono
“macchine” - alla base: funzioni di produzione, quantità,
prezzi, costi
Al “paradigma eterodosso”: i SE sono basati sulle “relazioni”
- alla base: comunicazione e coordinamento (beni relazionali)
Il cambiamento investe un triplice aspetto:
Innovazione tecnologica
non codificabilità, apprendimento, evoluzione
Organizzazioni
riflessività organizzativa, convenzioni, interdipendenze
non mercantili e qualità relazionale
Territori
endogenizzazione, ambiente selettivo, sistemi
locali/regionali
New economy
Il nuovo modello di economia si sviluppa
intorno alla diffusione delle ICT: è
un’economia più aperta, globale che punta sul
ruolo della comunicazione e dell’innovazione
tecnologica
informatica
Le trasformazioni
tecnologiche, poi, sono
state così profonde da
riguardare le relazioni
tra tutti gli agenti
economici che adoperano
le reti e le nuove
tecnologie
ICT
telecomunicazioni
Net economy
La contrapposizione tra old e new economy non è destinata a
ridurre a poco più dello zero lo spazio della old economy; in
realtà, la nuova economia e tutti gli attori in essa impegnati
lavorano in modo sinergico con gli utilizzatori dei propri prodotti
e servizi, che appartengono in gran parte alla vecchia economia. In
altre parole, che new e old economy non possono essere separate né,
tanto meno, contrapposte: la rivoluzione nel calcolo e nella
comunicazione riguarda sia la prima sia la seconda economia.
Il link tra i due settori è garantito dalla presenza degli
utilizzatori: sono loro che creano la rete di connessione tra i due
settori.
Old economy
New economy
Net economy
usa computer e internet per favorire l’interazione comunicativa in
tutta l’economia.
Le conseguenze di questa dinamica propria della net-economy
sono molto importanti:
- ridurre i costi e i tempi delle transazioni (ovvero,
l’efficienza degli scambi),
- la realizzazione degli scambi a distanza, con un
consequenziale arricchimento valoriale dei rapporti, che
giungono ad essere globali.
Le nuove tecnologie consentono, grazie a questa dinamica,
relazioni che accrescono, sia la ricchezza del rapporto, sia
l’ampiezza del circuito di relazione.
Abbattendo i costi di transazione si incoraggia la divisione
del lavoro tra imprese, e si favorisce la possibilità che i
diversi attori della supply chain possano co-progettare la
prestazione di ciascuno in funzione delle esigenze e delle
capacità degli altri.
In tal senso, si può affermare che la new economy è dominata
dalle economie di scala, legate ancora al processo di
standardizzazione, mentre la net-economy è caratterizzata da
economie di varietà, cioè dalla riduzione dei costi medi
unitari, connessi all’aumento del volume di produzioni
diversificate.
Due importanti aspetti della net economy sono:
1. Economia dell’esperienza (grazie alle nuove possibilità di
interazione a distanza, i bisogni/desideri dei consumatori
possono essere costruiti insieme al produttore stesso)
2. Economia dell’accesso (l’economia della rete altera le
convenienze relative alla proprietà e all’accesso di molte
risorse materiali e immateriali)
ECONOMIA DELL’ESPERIENZA
l’uso condiviso della rete diventa indispensabile, per realizzare
un ragionevole compromesso tra l’unicità delle esperienze
personalizzate e le economie di replicazione che il produttore
deve comunque realizzare, per contenere i costi a livello
industriale. La rete, infatti, consente una comunicazione ricca
e personalizzata in mercati potenziali molto ampi, inoltre,
permette al produttore di vendere la sua idea a una
molteplicità di consumatori, ciascuno dei quali viene seguito
in modo individuale, ma anche replicando dall’uno all’altro il
sapere acquisito.
ECONOMIA DELL’ACCESSO
Nella precedente organizzazione economica, alcuni beni di lusso
(automobile, seconda casa, libri, dischi musicali, apparecchi
elettronici, ecc.) venivano acquistati per poi averli a
disposizione nei momenti in cui si pensava di averne bisogno.
L’immobilizzazione di capitale si giustificava con la
difficoltà di averli a disposizione nel momento del bisogno e
con le modalità richieste.
Nella net-economy questi beni e servizi possono essere ottenuti
rivolgendosi a fornitori che, utilizzando la rete, sono in
grado di produrre il servizio in tempi brevi e con le modalità
desiderate. È la stessa logica che ha portato le imprese a
privilegiare l’outsourcing.
PROBLEMA!
La rete può mettere a disposizione le risorse se esistono le
connessioni adatte a velocizzare gli scambi e a ridurre i
rischi di reciproca dipendenza.
Un’impresa rete richiede due condizioni:
- tutti i componenti della rete devono essere idonei a raggiungere
risultati di efficienza ed efficacia validi, sia per l’intero
sistema, sia per i singoli nodi;
- un sistema sociale ed economico capace di generare consenso e
cooperazione tra i soggetti, capace di assicurare il controllo
sui processi essenziali del sistema e risorse adeguate
all’innovazione.
Comunità virtuali
“nuclei sociali che nascono nella rete, quando alcune persone
partecipano costantemente a dibattiti pubblici e intessono
relazioni interpersonali”.
Esistono tre tipi di beni collettivi che rinsaldano i rapporti
sociali all’interno delle comunità virtuali:
1. il capitale sociale della rete (acquisizione di nuovi spazi
virtuali e di nuovi utenti all’interno delle comunità
virtuali);
2. il capitale di conoscenze (le competenze, le abilità e il sapere
che i membri posseggono e mettono in comune);
3. la comunione sociale (il senso di solidarietà e vicinanza che
accomuna i membri).
Comunità virtuali
Le comunità virtuali sono diverse da quelle alle quali siamo
abituati (e che non smetteremo mai di vivere, anche in un
futuro virtuale, fosse solo perché abbiamo bisogno di famiglia,
di coppia, di amicizia, di cibo e di protezione), perché non
seguono gli stessi schemi di comunicazione e di interazione
delle comunità fisiche, ma pur tuttavia non sono irreali, né
false, né troppo leggere. Esse soddisfano gli stessi bisogni di
appartenenza, di sicurezza, di necessità di contatto propri
dell’essere umano. Che il contatto avvenga face to face, oppure
tramite attraverso un flusso di bit gestiti da un computer,
comunque esiste, non a caso, in molte comunità virtuali, la
motivazione alla base delle relazioni virtuali sembra essere la
condivisione emotiva dei propri vissuti esperienziali.
Knowledge based economy
l’economia, oggi, diventa sempre più
economia della conoscenza, risorsa
strategica la cui gestione risulta
cruciale per il successo e la
competitività delle imprese e dei
territori su cui esse operano
Senza lo sviluppo delle ICT non sarebbe stato
possibile la nascita della nuova economia e, ancor
meno, della società basata sulla conoscenza
Grazie allo scambio continuo e rapido di
informazioni, conoscenze e competenze, viene
prodotta nuova conoscenza, che alimenta a sua volta
il progresso tecnologico e consente alle imprese
operanti nei settori dell’economia di migliorare i
propri processi produttivi e di competere a livello
globale.
Caratteri delle Knowledge based economy
Il significato dell’economia cognitiva
ieri
oggi
La produzione di merci a
mezzo di merci
La produzione di valore a
mezzo di conoscenza o
produzione di conoscenza a
mezzo di conoscenza
Il significato dell’economia cognitiva
lavoro
Lavoro cognitivo
Speso per produrre, trasformare,
trasferire o usare conoscenze
lavoratori
Knowledge workers
Una risorsa cognitiva che deve essere remunerata non per
la fatica ma per le competenze distintive apportate al
processo lavorativo o per i risultati raggiunti
Knowledge workers
Ma quali sono le peculiarità di questo ceto di professionisti?
1. Si è in presenza di figure professionali impegnate ad
acquisire abilità, elementi distintivi dei lavoratori della
conoscenza, qualunque sia il ruolo professionale che essi
svolgono all’interno del mondo del lavoro.
Le abilità sono le specifiche capacità professionali dei
lavoratori della conoscenza
Knowledge workers
Categorie
Capacità comprese
Comunicative Comunicazione
diretta,
comunicazione
interattiva,
trasferimento
delle
informazioni
Relazionali
Negoziazione, persuasione, attitudine al
confronto, flessibilità decisionale
Di problem
solving
Prendere decisioni, intraprendenza,
orientamento allo scopo, analiticità,
pianificazione organizzata, gestione
del rischio
Innovative
Disponibilità al cambiamento, creatività
Knowledge workers
2. Per competenze intendiamo le conoscenze necessarie al
professionista per lo svolgimento del proprio lavoro.
Ogni tipo di lavoro richiede competenze per essere
svolto, ma i lavori nella economia della conoscenza
richiedono competenze di livello elevato e con confini
che rimandano alla complessità. I professionisti
dell’economia basata sulla conoscenza, non a caso, sono
diplomati o, molto più spesso, laureati, non di rado in
possesso di specializzazioni professionali acquisite
dopo il percorso formativo istituzionale, e rinfrescate
con una frequenza bi-triennale.
Knowledge workers
I professionisti dell’economia della conoscenza si
distinguono anche per un’altra specificità, che viene
richiesta sempre più di frequente: la capacità di
lavorare all’interno di comunità di pratiche:
veri e propri contesti lavorativi, caratterizzati da tre
fattori:
1. un impegno reciproco
2. un’impresa comune
3. un repertorio condiviso
Knowledge workers
3. I ruoli di questi professionisti si caratterizzano
per la loro poca definizione:
1) raramente ruoli identificabili con semplici mansioni,
e molto di più con il riferimento a un insieme di
compiti e di interazioni interne/esterne al mondo
lavorativo;
2) sono ruoli basati sui risultati operativi, ma anche
sulla gestione delle relazioni;
3) sono ruoli con un elevato livello di autonomia, che
producono risultati immateriali, ma anche innovativi
processi di integrazione tra le parti.
Knowledge workers
I manager professionali sono figure responsabili di
progetti di cambiamento, di innovazione e di
implementazione; solitamente sono in possesso di un alto
livello di qualificazione (laurea o master), di elevata
posizione formale (dirigenti e quadri). Sono figure
manageriali non gerarchiche, nel senso che non svolgono
più ruoli di comando, ma si occupano dell’immissione di
conoscenze e di esperienze nelle strutture operative, e
garantiscono il raggiungimento dei risultati in processi
complessi (es. i team leaders).
I professional (detti anche esperti dotti) sono figure in
possesso di conoscenze teoriche approfondite e ben
strutturate, nonché importanti esperienze e competenze. Il
loro ruolo consiste nel contribuire allo sviluppo e
all’integrazione di conoscenze importanti per i processi
aziendali, e si assumono responsabilità professionali
verso l’azienda e verso la clientela (es. esperti
informatici, di marketing, le figure tecnico-commerciali
ad alta qualificazione, i consulenti interni e i
ricercatori).
Knowledge workers
I tecnici (o esperti pratici) sono figure con formazione
media, in possesso di un’elevata esperienza pratica, con
conoscenze tecniche e metodologiche, unite a conoscenze
del contesto aziendale. Svolgono i loro ruoli nella
risoluzione di problemi o nella realizzazione di
processi incerti(es. i tecnici di progettazione, di
prodotto, di assistenza cliente, i programmatori, i
venditori qualificati).
Gli operativi qualificati sono figure professionali con
conoscenze ed esperienze sufficienti a controllare e
regolare processi di produzione di beni e servizi,
collaborando con i gruppi di lavoro in cui sono
inseriti. La loro formazione è medio-bassa, spesso
riqualificata grazie a programmi aziendali di formazione
e di aggiornamento (es. i conduttori di impianti, gli
operatori di processo e gli operatori di front-line).
Il significato dell’economia cognitiva
capitale
capitale cognitivo
Assume natura immateriale, invisibile
Capitale
relazionale
della rete
Capitale
sociale
del territorio
Cultura
internalizzata
negli individui e
nelle pratiche
sociali
(simboli, artefatti
e istituzioni)
Le nuove fonti di produttività
Quando l’economia comincia ad impiegare lavoro cognitivo
che produce conoscenze propagabili ad una miriade di
applicazioni…
…servono canali di propagazione adeguati e
un’organizzazione istituzionale che sia corrispondente ai
nuovi bisogni
Se queste condizioni si verificano la produzione viene
messa in moto da conoscenze che generano più valore
(utilità) del lavoro speso nella trasformazione
energetica della terra o del metallo
Le nuove fonti di produttività
Lavoro energetico
Lavoro cognitivo
Obiettivo di lungo periodo
Non si lavora più per realizzare apprendimenti rapidi ma
per produrre conoscenze che diventeranno:
Capitale
cognitivo
Conoscenze da usare
in tempi differiti
Eccedenze
cognitive
Conoscenze da “conservare”
perché potrebbero diventare
utili in futuro
Le nuove fonti di produttività
La conoscenza alimenta altra conoscenza e quindi
nuove e potenziali fonti di produttività, non
disponibili in precedenza, che costituiscono il
marchio di fabbrica della knowledge based economy
Le nuove fonti di produttività
1. Uso generalizzato
di energia artificiale
...sia nel consumo che nella produzione. Abbassa
i costi e aumenta l’utilità ritraibile dal
consumo di oggetti materiali
Le nuove fonti di produttività
2. La dilatazione del
consumo immateriale
...ossia dell’utilità ottenuta da prestazioni
cognitive che vengono fornite direttamente
all’utilizzatore senza la mediazione di un
oggetto materiale.
Le nuove fonti di produttività
3. L’economia
delle esperienze*
ossia quel modo di produrre valore che passa non per
la prestazione materiale ma per il significato che
questo acquista nel corso di un’esperienza di
produzione o di consumo.
Nella società contemporanea si consumano
significati e non oggetti
*Pine II, Gilmore, 1999
Le nuove fonti di produttività
4. Il moltiplicatore
... il lavoro cognitivo prestato per produrre
oggetti materiali, immateriali, esperienze può
produrre valore a seconda nel numero dei ri-usi
della conoscenza. Più si espande il bacino del riuso e più si incrementa la specializzazione del
lavoro cognitivo, più il costo di riproduzione si
abbasserà fino a comprimersi del tutto.
Le nuove fonti di produttività
5. La serendipty*
...ossia la possibilità di trovare, nella
propagazione delle conoscenze, cose diverse da
quelle che si stavano inizialmente cercando
* Merton, Baber, 1992
Una definizione di conoscenza ci viene fornita da
Davenport e Prusak, che intendono la conoscenza come
una combinazione fluida di diversi elementi:
l’esperienza, i valori, le informazioni contestuali
e le competenze specialistiche.
Conoscere “significa saper usare la conoscenza come uno
strumento o, se si preferisce, possedere conoscenza
significa praticarla”. In questo modo, si realizza
una transizione semantica: dal concetto di
conoscenza (knowledge), si passa a quello di
conoscere (knowing), volendo così sottolineare
l’importanza del processo di formazione dell’oggetto
conoscenza.
Secondo Blackler la conoscenza si forma nei corpi, nelle
menti, nelle routine, negli apparati simbolici; inoltre,
la conoscenza si forma e si usa tutte le volte che gli
attori sociali e gli apparati simbolici hanno un problema
da risolvere. Su questa base, ne deriva una
classificazione della conoscenza basata su quattro
elementi:
conoscenza embedded, cioè quella radicata nelle procedure,
nelle routine, nelle tecnologie e nelle pratiche
organizzative;
conoscenza embodied, è quella inserita negli skill taciti e
nel “sapere come” delle persone, rappresenta le competenze
e le abilità degli attori di un’organizzazione;
conoscenza encultured, è la conoscenza codificata e
decodificata da coloro che condividono linguaggi, simboli,
esperienze, valori e significati;
conoscenza embrained, è quella esplicita degli esperti, è la
conoscenza concettuale, è il bagaglio cognitivo degli
attori significativi di una organizzazione.
Pregiudizi da correggere
1. Pregiudizio settoriale: alta intensità conto bassa
intensità
2. Pregiudizio storico: nuovo contro vecchio
3. Pregiudizio competitivo: produttori contro
utilizzatori
4. Pregiudizio epistemologico: ricerca contro
propagazione
Pregiudizio settoriale
Si verifica quando nell’economia della conoscenza si comprendono
solo i settori knowledge intensive, cioè quei settori che
investono maggiormente in tecnologie, in innovazioni di prodotto
e di processo, in formazione del capitale umano. In base a
questo pregiudizio, rientrerebbero nell’economia della
conoscenza solo pochi settori: quella parte dell’economia che
investe in ricerca e sviluppo, che usa le ICT ed adopera
lavoratori della conoscenza. In realtà, il pregiudizio si può
superare se si considera economia della conoscenza non solo
quella prodotta nei settori direttamente impegnati nella
produzione di conoscenza tecnico-scientifica, ma anche quella
derivata, con le diverse e diffuse applicazioni nei settori
della cosiddetta old economy. In questo modo, viene considerata
conoscenza anche quel sapere pratico che, insieme alla
conoscenza teorica, produce valore, anche se secondo modalità
diverse.
Pregiudizio storico
Riguarda il rapporto tra l’economia dell’innovazione e
l’economia della conoscenza. Secondo l’economia
dell’innovazione, la forza che muove l’economia è direttamente
data dalle scelte creative dell’imprenditore; secondo l’economia
della conoscenza, invece, la focalizzazione è sull’intero
processo in cui si genera un processo cognitivo di innovazione.
Secondo questa prospettiva, la conoscenza non ha l’obiettivo di
creare valore immediatamente spendibile, ma persegue anche altre
finalità, come quella di formare un clima generalizzato
disponente all’innovazione e all’acquisizione e produzione di
nuova conoscenza. Mentre l’economia dell’innovazione cerca di
contrapporre vecchio e nuovo, l’economia delle conoscenza mira
ad integrarli, nel tentativo di sostenere processi di conoscenza
che crea conoscenza.
Pregiudizio competitivo
Parte dalla convinzione che la conoscenza avvantaggia chi
la produce, rispetto a chi la utilizza soltanto. Nella
realtà dei fatti, è possibile acquisire vantaggio
competitivo sia producendo nuove conoscenze, sia
posizionandosi meglio nella filiera produttiva, sia
organizzando in modo innovativo la conoscenza messa a
disposizione dai produttori. È noto che il valore
prodotto da una nuova tecnologia si distribuisce tra chi
ha investito per produrla e chi la utilizza nella sua
filiera, e il vantaggio economico non è scontato, come
dimostra la vicenda della Cina, nota imitatrice della
conoscenza tecnologica prodotta da altri investitori.
Pregiudizio epistemologico
Attribuisce un primato alla ricerca di nuova conoscenza,
rispetto alla diffusione e applicazione di quella già
disponibile. L’esperienza recente ha dimostrato che il
processo innovativo è garantito anche, e più di
frequente, dallo sfruttamento delle conoscenze già
esistenti.
Nella società e nell’economia della conoscenza assume un
ruolo determinante il concetto di tecnologia. Due
possono essere le definizioni al riguardo:
1. l’applicazione razionalizzata di una tecnica
materiale o immateriale, a uno o più settori della
vita economica e sociale di un sistema
2. un insieme integrato di conoscenze tecniche,
organizzative, gestionali, economiche, commerciali,
legali, culturali, relazionali, il cui uso, insieme
a un opportuno ammontare di risorsa finanziaria,
consente a chi la possiede di realizzare una
innovazione
Conoscenza scientifica
Conoscenza manageriale
Livello tecnologico
Conoscenza sociale
I dati sono descrizioni oggettive di eventi o
situazioni, ma non forniscono alcuna interpretazione
di essi.
Le informazioni attribuiscono anche un significato
ai dati, ne indicano la rilevanza e lo scopo e
forniscono anche la base per poter compiere
ulteriori azioni.
La conoscenza viene definita come l’insieme di dati
e informazioni contenute nella testa delle persone,
per cui si identifica per il contributo umano che in
essa c’è e per il valore economico e sociale che
essa veicola.
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