Fabio PASQUALETTI es profesor en la Facultad de Ciencias de la

annuncio pubblicitario
Fabio PASQUALETTI es profesor en la Facultad de Ciencias de la Comunicación Social en la Pontificia
Universidad Saleciana en Roma. Enseña Producción Radial, Música y Comunicación y Comunicación
Participativa. Tiene una Licenciatura en Filosofía 1986 y Teología 1989 (Universidad Pontificia Salesiana ) se
graduó en Pedagogíay 1986 (Universidad Estatal de Parma) y un Master en Telecomunicación 1994 (Michigan
State University). Su tesis de maestría versó en drama radial e Hipermedia, escribió diferentes artículos sobre
música rock y jóvenes, enfocando particularmente la dimensión pedagógica de la música. Está analizando las
implicaciones de la cultura digital y la percepción de trascendencia.
The Catacombs of St. Callixtus:
Comparing the Design and Impact of Dramatic Teaching Content for Radio and Hypermedia
Masters Project in Telecommunications, Michigan State University
Fabio Pasqualetti
Completed in 1994
Faculty Committee:
Dr. Carrie Heeter ([email protected])
Dr. Tom Muth ([email protected])
Dr. Robert Albers ([email protected])
Abstract:
Hypermedia is a new emerging technology that combines different forms of art expression such as graphics,
sound, image, animation, and text recreating a new experience that allows the user to interact with them.
Knowing how to use properly the different forms of art expression becomes vital if we want to be able to
reshape and tailor them for hypermedia activities.
This project, that involves the creation of a prototype of interactive hypermedia and a radio drama on the
catacombs of St. Callixtus, wants, comparing the two media, to illustrate the efficacy of dramatic teaching
content, to stress the importance of sound as powerful medium able to sculpture experience, and to point out
how thinking and designing sound for radio drama is quite different than doing it for interactive hypermedia.
Additional Information:
N/A
da un articolo apparso su "Note di Pastorale Giovanile" Marzo 2002
Dimmi che musica mangi e ti dirò chi sei...
di Fabio Pasqualetti - Università Pontificia Salesiana di Roma
Nell'ultimo articolo (NPG n. 1 gennaio 2002) avevamo percorso brevemente l'evoluzione della musica rock dagli
anni 50 fino ad oggi. In questo, già il titolo suggerisce che la musica per i giovani è qualcosa di più di un
semplice consumo o di un passatempo estetico, è un nutrimento culturale e spirituale.
Questo nutrimento, combinato al tipo di compagnia che si frequenta, ai discorsi che girano attorno alla "loro
musica" e ad altri ingredienti dell'esperienza giovanile, genera in loro atteggiamenti e visioni nei confronti della
vita, dei coetanei, degli adulti, delle istituzioni e della realtà in generale. Come si è visto, sono vari i movimenti
culturali, gli stili, le mode legati all'ambiente musicale che si sono imposti dagli anni '50 ad oggi: boppers, teddy
boys, modes, rockers, beatniks, hippies, punks, rockabillies, skinheads, skas, heavy metal, rastas, rappers, rude
boys, soul boys, new wavers, neopsichedelici, postmoderni, ecc. La scena è molto complessa; perciò in questo
intervento ci limiteremo a due esempi di movimenti culturali che spesso fanno problema negli ambienti
educativi: il movimento culturale hip hop e quello heavy metal. Alcuni siti internet potranno servire per
conoscere i principali generi musicali, sapendo però che conoscere tecnicamente un genere non serve a capire
ciò che gli sta attorno.
Scopo di questo intervento è di suggerire ad educatori ed animatori di andare oltre l'apparente, per non
pregiudicare il rapporto educativo semplicemente a causa di una fenomenologia comportamentale superficiale
che probabilmente non è altro che un segnale in codice di ciò che il giovane sta vivendo e, a volte, soffrendo.
Vediamo dunque questi due generi musicali che nelle loro manifestazioni non sono sempre facili da accettare,
ma che nascondono tentativi di dare risposte a situazioni di vita concrete, e fanno intravedere il travaglio
spirituale di vite a volte grigie che cercano a tentoni un po' di luce.
Hip Hop
Come afferma Bazin nel suo libro 'La cultura Hip-Hop', "lo hip è un modo di parlare proprio dei ghetti neri
d'America (dotato di un vocabolario, una sonorità e un ritmo peculiari). La parola deriva da hep, che nel jive
talk (gergo di strada) indica il fatto d'essere trendy [alla moda n.d.r.], di avere un atteggiamento cool [uno che
sa il fatto suo n.d.r]; attesta il virtuosismo del locutore che ricerca l'ammirazione dell'ascoltatore. To hop vuol
dire danzare; in associazione con lo hip, segnala come la danza sia stata la prima componente artistica a
rendere visibile l'hip hop"'.
E' impensabile ricostruire in poche righe la storia dell'hip hop; è però importante ricordare che nasce come una
risposta ad un ambiente urbano americano socialmente problematico e violento com'è il Bronx. La popolazione
afroamericana che per molti aspetti rimaneva ghettizzata nelle periferie delle metropoli americane, negli anni
'70 si stava dilaniando e dividendo con lotte intestine e stragi fra gangs. I giovani morivano per mano d'altri
giovani nell'indifferenza totale della società.
Proprio negli anni fra il '77 e il '79 la cultura hip hop nasce come risposta morale di un codice capace di
sostenere delle reazioni non violente basate sulla creatività. Si potrebbe quindi dire che l'hip hop è
un'esperienza culturale che partecipa alla produzione di modelli di comportamento che regolano i rapporti dei
gruppi urbani con il loro ambiente. In una cultura carica di simbolismo e ritualità. Lo stesso nome di uno dei
pionieri di questa cultura, Africa Bambaataa, è preso dal nome di un capo Zulu che si oppose alla colonizzazione
inglese in Africa. Come ricorda Bambaataa: "con la mia organizzazione, la Zulu Nation, ho cercato di far capire
ai ragazzi quanto sia importante la tolleranza nei confronti degli altri, volevo che la smettessero con le bande di
strada e incanalassero le loro energie verso obiettivi positivi e verso l'hip hop, il rap, i graffiti"'. La forza di
questo movimento culturale viene dalle sue stesse pratiche artistiche come il rap, la danza e i graffiti; a questo
va aggiunto un certo modo di vivere, vestire e parlare. Inoltre, nell'hip hop si deve parlare più di maestri che di
leaders. Vale la pena ricordare che l'Mc (Master of ceriniony) è uno al quale è stata riconosciuta l'abilità dell'uso
della lingua in modo creativo, uno che sa evitare gli usi comuni per sviluppare una "parola autentica". Questo
stile affonda le sue radici in Africa. Oyewole Abiodun afferma che "il rap è sempre esistito in Africa. I griot
cantavano nella lingua corrente utilizzando i mezzi espressivi dell'epoca. Suonavano la kora o picchiavano il
tamburo raccontando tutti i piccoli avvenimenti. Si divertivano e informavano la gente di villaggio in villaggio"'.
Due elementi importanti nella cultura hip hop sono la sfida e il rispetto. La sfida sia nel rap, nella danza o
nell'arte dei graffiti è un modo di incanalare il meglio di se stessi. In questa prospettiva l'energia e l'aggressività
sono finalizzate nella ricerca di una perfezione espressiva. Il riconoscimento avviene quindi attraverso una
performance o produzione artistica che deve avere certe qualità riconoscibili dal gruppo come originali e fedeli
alla cultura hip-hip.
"Il rispetto occupa un posto centrale come valore rivolto soprattutto ai membri del gruppo e più in generale agli
esclusi, alle persone colpite nella loro dignità". Questo atteggiamento è ritualizzato attraverso il saluto, le
parole, le dediche. La cultura hip hop, il rap in particolare, ha subìto varie evoluzioni artistiche e culturali, legate
alla continua e rapida innovazione elettronica. Grazie a campionatori, drum machines e altri marchingegni
elettronici, i dj rap hanno potuto sperimentare nuove forme di bricolage, nuove sonorità e composizioni ritmiche
costruendo paesaggi sonori che vanno da un minimalismo essenziale ad una complessa articolazione ritmica
che ingloba vari generi come il jazz, il funky, il rock, il soul, il pop, ecc.
Un capitolo intero andrebbe poi dedicato alla tecnica dello scratching (effetto prodotto movendo ritmicamente
con la mano il disco di vinile che a contatto con la puntina dello giradischi produce un suono interessante) che è
diventato una specie di marchio sonoro del rap.
Altre evoluzioni sono dovute al fatto che il rap si è diffuso rapidamente in altre culture e nazioni, subendo
continue contaminazioni locali, rimanendo però fedele alla sua caratteristica fondante e cioè al primato dell'uso
ritmico della parola. Una prima svolta è avvenuta nel 1983 con l'apparire sulla scena di un trio proveniente dal
Queens, un quartiere di NY. Il trio, che si chiamava RUN-DMC, con il loro album Sucker M. Cs scioccarono tutto
l'ambiente artistico. Il loro sound minimale, immediato e violento ricollegava immediatamente la musica
all'esperienza di strada che molti giovani stavano vivendo: questo sound piaceva perché lo sentivano loro, come
qualcosa di autentico.
Un'altra evoluzione del rap è fu determinata dalla svolta politica. Circa un anno prima dell'uscita di Sucker M. Cs
dei RUN-DMC, un altro rapper Grand-manster Flash, colpito dal fatto che nei ghetti ci si continuasse ad
uccidere, pubblicò quello che probabilmente fu il suo brano più famoso, 'The message', dando origine ad un
genere e allo stesso tempo proponendo i rappers come guide sociali e politiche della coscienza della comunità
afroamericana. Il brano era una denuncia della mancanza di sbocchi sociali per chi viveva nei ghetti. L'unico
luogo per loro era la strada. E su questa strada si consumava la tragedia della degradazione. Grandmanster
Flash anticipava ciò che poi i Public Enemy e i Beatnigs avrebbero messo ancora più in luce, il problema della
discriminazione tra bianchi e neri e la necessità di una coscienza nera che si identificherà fortemente con gli
insegnamenti di Malcolm X e l'ideologia della Black Power.
Come sempre non è tutto rose e fiori. Gruppi come i Public Enem' v sollevarono notevoli discussioni. Da un
punto di vista musicale gli veniva riconosciuta una nuova svolta artistica, ma i loro atteggiamenti spesso
xenofobici e i loro testi esaltanti la droga, la violenza e la misoginia dividevano pubblico e critica. Da una parte
coloro che dicevano che le parole delle loro canzoni non erano altro che lo specchio della realtà che i giovani
neri vivevano ogni giorno nella strada, dall'altra coloro che dicevano che non c'era bisogno di versare altro
veleno nelle menti dei giovani che non facevano altro che idolatrare quelle canzoni e tradurle in azioni concrete.
Un altro fenomeno che esasperò ancora di più l'opinione pubblica fu quello dei gangsta rappers come Snoop
Doggy Dogg, Slick Rick e 2Pac, i quali non solo esaltavano la violenza ma la portavano in azione loro stessi nella
vita. Emblematico è il debutto di Me Against the World di 2Pac, n.1 nella classifi-ca mentre lui si trovava in
prigione. Fortunatamente nel 1989 avviene una nuova svolta con Three Feet High & Rising del gruppo De La
Soul. In un melange psichedelico degno di Frank Zappa, essi diedero vita ad un rap vivace e giocoso che
metteva al cuore dei propri interessi l'afrocentrismo. Questa nuova ondata ispirò gruppi come Jungle Brothers
and A Tribe Called Quest, Ar-rested Development, Digable Planets, and Digital Underground. Come capita
spesso in tutti i mo-vimenti culturali musicali, anche l'hip hop ha visto una progressiva commercializzazione, un
distanziarsi dai motivi ispiratori iniziali, un imborghesimento ostentato dei rappers e un atteggiamen-to sempre
più machista nei confronti delle donne rappers. Tutto ciò ha deter-minato un progressivo distacco dalla strada e
quindi da quell'ambiente socio-culturale che era la fonte di ispirazione. L'uso poi di artisti rap per la
commercializzazione di prodotti dell'industria viene visto come un'ulteriore rivincita del mondo bianco che con il
suo capita-lismo spietato ingoia qualsiasi forza di opposizione e di resistenza riciclando e riducendo le spinte
rivoluzionarie in pro-dotti di consumo. In Italia il rap arriva negli anni Ottanta, quando in America già iniziava a
subire varie critiche, inclusa quella di commerci ali zz azione. Per primo fu Jovanotti a far conoscere all'Italia un
rap sbarbatello e giocoso. Bisogna tuttavia riconoscergli una crescita e una maturità tematica non indifferente.
Il rap troverà però il suo terreno favorevole nelle "posse" (che nella lingua rasta del raggae significa
semplicemente "gruppo di amici"). Famose sono le sedi del Leoncavallo di Milano, del Forte Prenestino di Roma,
di Fata Morgana a Messina, dell'Officina 99 di Napoli; ne esistono però tante altre disseminate sull'intera
penisola. Come dice Ferraroti nel suo libro Rock, rap e l'immortalità dell'anima: "Le 'posse' sono, per i giovani, il
ventre della balena, una nuova aggiornata versione del racconto biblico di Giona, in attesa di una resurrezione
che forse non verrà. In questo senso, le 'posse' riuniscono ed esprimono in forme varie e originali, le ,culture
del conflitto', forse l'ultimo dissenso organizzato, inter-personale e territorialmente radicato che sia possibile nel
mondo totalmente amministrato delle società tecnicamente progredite. Sono dunque una realtà controcorrente,
un freno e un incessante 'sabotaggio' del commercialismo trionfante, il richiamo ad una società diversa, la
spinta utopica verso un mondo alternativo, non predatorio, non commerciale, meno utilitario e più umano, neoartigianale e pacifista"'.
E' difficile oggi, con ormai più di venti anni di presenza di cultura hip hop e musica rap, con tutte le
contaminazioni avvenute nel frattempo, trovare giovani che adottino lo stereotipo rap degli anni 70-80.
Tuttavia, si possono ritrovare degli indizi nella scelta di indossare scarpe da ginnastica griffate spesso slacciate,
jeans con cavallo basso o tute da ginnastica, il cappellino da baseball con la visiera posizionata in diversi modi,
la preferenza data agli occhiali scuri e ad un taglio dei capelli corto, spesso artisticamente scolpito con un
design originale. Jesús Martin Barbero (studioso latino americano di fenomeni mediatici) sostiene che
l'identificazione con la cultura dei media, in particolare con quella della popular music, diventa un luogo
importante per sperimentare nuove identità. "Per i giovani non è semplicemente intrattenimento, ma nuovi
linguaggi, un modo di esprimere la loro insoddisfazione, la loro rabbia, confusione, ricerca. I vari generi musicali
permettono loro di identificarsi rapidamente, deidentificarsi e reidentificarsi con culture diverse e così uscire
dalla pressione di ogni impegno"'.
Punti di riflessione per l'educatore
Da queste poche righe, che non fanno giustizia di questo importante movimento culturale musicale, possiamo
tracciare qualche punto di riflessione utile all'educatore o all'animatore che si trova di fronte ad un giovane che
ama radicalmente questo genere musicale. La prima cosa che emerge è che l'hip hop nasce all'interno di un
ambiente connotato da una situazione socio culturale particolare, la ghettizzazione afroamericana nelle
metropoli degli USA. L'intuizione di alcuni giovani artisti di canalizzare la rabbia e l'energia dei giovani in forme
non violente di comportamento, dà origine a quell'insieme di espressioni che sono la danza, i graffiti, il rap e a
tutto un modo di parlare, vestirsi, celebrare, ecc. che va sotto il nome di hip hop. E' un ' modo di rispondere,
dar voce, dare visibilità a problemi ed esperienze che i giovani stanno vivendo sulla loro pelle. Questo
movimento culturale incide nell'immaginario dei giovani neri che trovano nell'hip hop e in particolare nel rap
uno spazio per raccontarsi e celebrarsi. Proprio perché nasce da situazioni estreme di vita - la strada quest'arte riflette nei suoi suoni e nei suoi testi questo ambiente. E' musica che interpreta, provoca, profetizza,
da sfogo, intrattiene, distrae, diverte, divide, polarizza, scandalizza. Come tutti i linguaggi, assume varie
sfumature e toni diventando anche veicolo e sfogo di violenza, rabbia, ostentato machismo, incoerenza, ecc. E'
un genere che privilegia la parola e dà spazio alla narrazione della vita quotidiana. La danza è il suo naturale
supporto coreografico. Il corpo e i movimenti delle mani integrano e accentuano i passaggi verbali.
Come si deve comportare quindi un educatore/trice davanti ad un/a giovane appassionato/a di musica rap?
E' molto probabile che quando un giovane approfondisce la sua passione e conoscenza di questo genere
musicale, condivida un tipo di visione della vita socialmente critica e politicamente orientata. E' probabile anche
che questa identificazione scaturisca dalla sua esperienza di vita, da un tipo di marginalità sperimenta in
famiglia o a scuola. La musica allora diventa per lui luogo di identificazione, di riconoscimento della propria
esperienza e identità. Questo tipo di identificazione lo porterà a disprezzare tutta quella musica commerciale
simbolo di quel mondo di gente che lo ha in un certo senso marginalizzato. Anche nel modo di vestire
rispecchierà il suo sentire e vedere.
Ci troviamo quindi davanti a qualcuno con i gusti forti e distinti, con quell'uso della musica che Simon Frith
definirebbe discriminante e, proprio per questo, capace di imprimere forte identità. Alla base di qualsiasi
processo educativo, che voglia stabilirsi al di fuori di istituzioni come la scuola, indispensabile è l'amicizia:
bisogna saper gettare segnali sinceri di empatia. Come sempre il nostro interesse per il mondo musicale è
duplice. Il primo deve essere una sincera curiosità per i gusti musicali dei giovani. Anche se il rap lo sento come
un'accozzaglia di suoni soverchiati da una voce a mitraglietta che mi spara addosso parole, non ha importanza,
voglio sapere come le loro orecchie lo ascoltano, e come il loro cuore vive quell'esperienza di ritmo ipnotico e
ossessivo.
Ci lasceremo quindi guidare da loro. Facciamo l'esperienza di farci spiegare quali sono i passaggi importanti di
un brano e scopriremo cose che le nostre orecchie non avevano "visto". Poi lasciamoci illustrare i testi che
amano. Ne riporto uno che condensa in mirabile sinteticità e forza espressiva tutto quello che ho cercato di dire
sul rap, convinto che potrà essere una piattaforma di interessanti discussioni. Il brano si intitola Potere alla
parola (di Gesú) ed è tratto dall'albumVerba Manent di Franckie HI-NRG MC.
Potere alla parola Rap parola in effetto coacervo di metafore che esprimono un concetto assoluto e perfetto, un
colpo diretto assestato al sistema dal profondo del ghetto spirituale in cui voglion relegarci ad affogare in quel
mare di chiacchiere impastate solo di quella morale falsa e opportunista che usa la censura come arma di difesa
e spara a vista su quanti - credimi non tanti - rifiutano ogni forma di controllo messa in atto dai potenti, dai
signori che controllano l'opinione, da quelli che correggono le bozze del copione chiamato informazione in scena
tutti i giorni sugli schermi di un'intera nazione... Questo è il veleno che ci vogliono inoculare, non esiste antidoto
è la morte mentale, opponi resistenza non farti plagiare se non ti vuoi ridurre in uno stato terminale nella stasi
cornatosa di chi è incapace di pensare e preferisce lamentarsi se qualcosa gli va male. Agire, pensare, parlare,
esplorare ogni capanna del villaggio globale, spalancare le finestre alla comunicazione personale, aprire il
canale universale, dare fondo all'arsenale di parole soffocate dalle ragnatele di un'intera generazione di silenzio,
questo è ciò che penso, la vita è la mia scuola e do potere alla parola. Soggetto, predicato, complementi, senza
troppi complimenti come un pugno sopra ai denti, il silenzio è dei perdenti, muti e sorridenti, immunodeficienti
agli attacchi dei potenti che spingono la massa a colpi di grancassa nel basso del fosso, sull'orlo del baratro
sigillano il feretro del dialogo con chiodi di garofano, grida represse in un clamore afono e il megafono catodico
raccoglie e amplifica chiacchere diafane come ali di tafani che ronzano nell'afa del deserto culturale in mezzo ai
ruderi di un epoca fatta di ideali mai raggiunti, vuoi per mancanza di costanza, vuoi di fortuna, vuoi di coraggio,
vuoi cambiare cambia: questo è il momento di passare in vantaggio... Questo è il messaggio che ti sto
indirizzando il crimine sonoro che sto perpetrando violando quel tacito codice incivile del silenzio da cui mi
differenzio in quanto presenzio e sentenzio: ritmica la rima ossessiva e percussiva offensiva e persuasiva dirada
la nebbia luminosa come il sole perché la lingua batte se la mente vuole... Scruto l'orizzonte vedo un punto
d'arrivo un traguardo e vado a rotta di collo ìnciampo e cado mi sbuccio le ginocchia ma non bado tiro il fiato
mi rialzo mi tuffo e guardo la palude che ricopre quell'eldorado di ideali che sedimentati come fango ricoprono il
fondo dello stagno in cui mi bagno, torbido e malsano si sa come è così, torbido e malsano ricettacolo di stimoli
sopiti d'un passato ormai lontano sospesi in un limbo di silenzio inumano rotto dal vortice verbale che penetra
sotto la pelle e fa male ma è giunto il tuo momento non stare a guardare dai, urla a squarciagola dai potere alla
parola.
L'Heavy Metal e i suoi derivati
E' più probabile trovare un ago in un pagliaio che stabilire quale sia stata la data di inizio dell'Heavy Metal (HM).
Ciò che probabilmente si può prendere come caratterizzante l'HM è l'esagerazione sonora e scenica che ne
accompagnerà l'evoluzione; alla sua base poi si possono individuare alcuni generi che hanno fornito gli elementi
per l'alchimia heavy: la psìchedelia, il blues, il rock'n'roll e il progressive. Questi ingredienti iniziarono a
prendere forma del metallo pesante in gruppi come i Led Zeppelin, i Black Sabbath, i Deep Purple, i Grand
Funk. Siamo alla fine degli anni Sessanta e non si può certo parlare ancora di HM, ma più propriamente di hard
rock.
E'importante tenere presente però la decade degli anni Sessanta perché il rifiuto - da parte di una buona parte
della gioventù - di quei valori cristiani che avevano modellato intere generazioni, fece allora fiorire l'interesse
per le religioni orientali, per l'astrologia, per la magia, l'esoterismo e l'occultismo. Fu proprio in quegli anni che
la figura dell'occultista inglese Aleister Crowely, fino allora ignorata, emerse con vigore. Grazie a due pellicole
del regista Kenneth Anger Invocation of my demon brother e Lucifer Rising, per le quali Mick Jagger dei Rolling
Stones e Jimmy Page dei Led Zeppelin composero le colonne sonore, il nome di Crowely si diffuse con
successo. La sua immagine fu introdotta anche nel famoso disco dei Beatles Sgs. Peppers Lonely Hearts Club
Band. Jimmy Page spargerà un po' dovunque all'interno della produzione dei Led Zeppelin l'immaginario
crowleyano.
Come sostiene Cedric Cunnìngham "Nei propri giorni di gloria, i Led Zeppelin (e Page in particolare) furono ben
consapevoli del grande valore a livello pubblicitario di una pessima reputazione; nel corso di tutta la sua
esistenza, la band fu sempre circondata da voci sinistre di ogni genere, che andavano da quelle relative a un
patto da loro siglato col Diavolo in cambio del successo (come altrimenti, ci si chiedeva, avrebbero potuto
diventare tanto famosi tanto in fretta dopo essere apparsi praticamente dal nulla?) a quelle riguardanti gli
esperimenti fatti con la magia nera da Page, e che avrebbero avuto una parte nella morte del batterista del
gruppo, John.Bonham (il quale peraltro contribui in larga misura al proprio trapasso con un consumo di alcol e
di eroina decisamente smodato)"'.
Ma è soprattutto il gruppo di Black Sabbath che daranno il via al genere metal. E' curioso vedere come il fatto
che questa band sia diventata il canale di ingresso della tematica infernale nel rock sia dovuto più al caso che
ad una operazione studiata. Il nome fu tratto da un romanzo di Dennis Wheatley che uno dei componenti del
gruppo aveva letto. La convinzione che questa band fosse legata con forze occulte e che disseminasse il culto di
satana non trova una giustificazione nei testi dei primi album che erano più impegnati sul fronte di tematiche
come la guerra, la droga, l'alienazione nello spirito del tempo. Assai rilevante da un punto di vista musicale fu il
fatto che la band si ispirasse ad un blues rallentato ritmicamente fino a ridurlo quasi ad una marcia funebre. Su
questo sfondo si introdusse il tagliente suono della voce di Ozzy Osbourne che si esibiva in lancinanti lamenti. Il
successo della band era dovuto anche al fatto che stava finendo un periodo storico di idealismo e pacifismo; si
affacciavano all'orizzonte anni di crisi e precarietà, nuvole nere incombevano sulla vita di molti giovani. Una
seconda fase che diede ulteriore spinta all'heavy metal fu il periodo che va dagli anni '77 fino ai primi anni '80.
La scolta punk con la sua carica di immediatezza, rozzezza, energia, volgarità, ecc. offre nuovi stimoli e impulsi
al "metallo pesante". Sono nomi come i Motorhead, Iron Maiden, Def Lepard, Saxon, Sampson, Angelwitch,
Raven, ACIDC, Judas Priest che dominano la scena incendiando la working class britannica.
Da questa musica si sprigiona energia, come sostiene Luca Signorelli: "II metal ha nel proprio DNA una serie di
peccati originali che lo rendono, ora più che mai, poco accettabile. E' rumoroso ( ... ), immensamente poco
corretto, politicamente o non ( ... ) tocca una serie di aspetti 'prirnari', soprattutto nel campo della sessualità,
morte e violenza, tuttora ritenuti di cattivo gusto dal resto del mondo"'. Se il metal non è esagerato non è
metal: è musica primaria, energia allo stato puro, non ha mezze misure. Negli anni '80, anni del trionfo dello
starsystem con il dominio della scena mondiale di figure come Madonna e Michael Jackson, per molti giovani
l'alternativa è rappresentata dal thrash e dal metal. Sono bands come i Metallica, gli Slayer, Megadeth,
Testament, ecc. che denunciano il marcio nascosto dietro l'apparente benessere degli anni '80 attraverso una
musica sempre più violenta e un ritmo sempre più veloce, derivati dal punk. Sono anche gli anni di un HM più
spettacolare e commestibile come Bon Jovi e gli Europe. Più ambiguo e altrettanto sinistro è invece il glam
heavy di gruppi come Motley Crue, Poison, eccessivi in tutto: nel sesso, nell'uso della droga, nel modo di
vestirsi, in atteggiamenti folli.
La dimensione del Metal più sinistra però deve ancora arrivare e sono gli anni '80 e '90 ad introdurla. Si chiama
Black Metal, espressione di un miscuglio di disagio sociale, occultismo, ideologia di estrema destra, spirito
ferocemente anticristiano e anticommerciale. "I Venom si resero famosi per il loro appoggio e la loro
approvazione del satanismo; dal punto di vista tematico, essi fecero della blasfemia la propria caratteristica
principale, e alla luce di ciò non sorprende il fatto che molti ragazzi, cresciuti in ambienti dominati da una
soffocante morale cristiana, considerassero la loro musica una sorta di via d'uscita, perlomeno mentale, da tale
ambiente: insomma il fatto che i Venom praticassero i riti da loro descritti era nel complesso irrilevante per quei
ragazzi che trovavano diletto nel leggere affermazione come quella reperibile sulla coperfina del secondo LP del
trio inglese, Black Metal: "beviamo il vomito del prete /facciamo l'amore con la meretrice morente / succhiamo
il sangue della bestia / e teniamo la chiave della porta della morte"`.
Queste demenzialità aprirono la strada al rock satanico tratteggiandone i lineamenti principali: opposizione alla
tradizione giudeo-cristiana, incessante ricorso alla bestemmia, ricerca del kitsch che raggiunge forme
paranoiche, esaltazione della violenza. Ed è interessante notare come nei generi estremi siano proprio i fans a
spingere per rinnovamenti sempre più esagerati: infatti, appena una band non dà il massimo - in senso positivo
e negativo -immediatamente è considerata commerciale. La ricerca dei fans di questo genere musicale si rivolge
quindi a esperienze di qualcosa di forte ed esagerato; qualcosa che si avvicina alle sensazioni che si provano
neeli sDort estremi. E' interessante notare come il Black Metal sia nato in Norvegia e in questa nazione prosperi
alla grande. Cunningham propone un'interessante ipotesi sulle ragioni di questa esaltazione per il Black Metal.
Egli nota anzitutto come il Cristianesimo, organizzato in una chiesa nazionale nel 1537 sotto il patrocinio dello
Stato, abbia profonde radici storiche ma una irrilevanza quasi assoluta nella vita della gente, tanto che solo il
3% frequenta la chiesa. Questo vuoto religioso è stato colmato nel corso degli anni da vari orientamenti
religiosi e secolari. Così nelle coste meridionali del paese si è insediata la cultura evangelica, molto
conservatrice e rigida: il consumo d'alcool e il ballo sono ritenuti altamente biasimevoli. Nel nord invece
esistono comunità cristiane dove è proibito il possesso di televisori come anche il tenere le tende alle finestre.
A questo va aggiunto un atteggiamento rigido contro ogni forma di violenza, censurata in qualsiasi mezzo di
comunicazione di massa norvegese. La tradizione folkloristica presenta poi un mondo popolato di creature
malefiche come i troll, streghe e tetre foreste: questo immaginario svolge certamente un ruolo ispiratore del
black. Un'altra possibile ragione è il benessere che regna tra giovani e giovanissimi, che finiscono per non avere
altro da desiderare se non esperienze estreme. Non è possibile trarre conseguenze dirette tra quanto ipotizzato
da Cunningham e il proliferare di Black Metal in Norvegia. Fa riflettere comunque il fatto che da una parte il
leader di una band come l'inglese Venom dichiari in un'intervista "Guarda, io non predico nulla, né il Satanismo,
né l'occultismo, né la stregoneria, niente; il rock è essenzialmente intrattenimento, e più in là di così non va",
mentre poi molti giovani norvegesi abbiano preso e prendano estremamente sul serio questo tipo di musica.
Come esiste un Black Metal con i suoi temici occulti e satanici, esiste un Christian Heavy Metal i cui nomi sono:
Die Happy, Eternal Decision, Bride, Gears of Redemption, Delivarence, Strypers, Believer, White Cross,
Deuteronomíum, Redemption, Metanoia.
Anche qui le reazioni del pubblico e della critica, nonché delle istituzioni religiose, si dividono tra chi guarda con
favore a questo genere di musica e chi invece vede un ulteriore attacco all'istituzione religiosa camuffata da
temi cristiani. La situazione attuale dell'HM presenta una scena sempre più articolata e contaminata di generi,
dove forse l'elemento che rimane costante rimane il gusto per l'esagerazione. "Troppo brutali, troppo espliciti,
troppo muscolari, troppo emotivi, troppo maleducati, troppo semplici, troppo chitarristici, troppo popolari" 12 e
tuttavia nonostante la dichiarazione della morte del rock e i suoi derivati, fatta da nomi prestigiosi come Simon
Frith, basta entrare in qualsiasi negozio di CD per vedere che uno dei settori fiorenti è proprio l'HM.
Punti di riflessione per l'educatore
Anche per l'heavy metal queste poche righe non fanno giustizia di tutto il complesso panorama culturale e di
tutti i gruppi che si sono avvicendati e si avvicendano sulla scena. Ancora una volta però possiamo tentare di
far emergere qualche traccia di riflessione in prospettiva educativa per coloro che si trovano di fronte a giovani
che amano visceralmente questo genere musicale. Mi sembra di poter individuare in esagerazione e alta
energia i due aspetti caratteristici di questo genere. Il forte impatto del "metallo pesante" è percepito prima di
tutto a livello risico; è un suono maschio, che apre subito l'immaginario alla sfida, alla lotta, alla guerra, siano
queste personali, razziali, cosmiche o apocalittiche. In questo senso proprio l'Apocalisse è il libro biblico che può
illuminare l'educatore su certi aspetti dell'heavy metal. In esso infatti viene presentato lo scatenarsi di una
guerra tra Dio e le forze del male, con grandi segni, cataclismi e simboli che costellano il racconto, ci sono poi
tutti i riferimenti alla bestia, al suo numero, alla sua seducente azione sugli uomini. Anche se oggi il 'metallaro'
non porta necessariamente i segni della sua musica, tuttavia nell'immaginario collettivo è caratterizzato dai
capelli lunghi alla vichinga, dal 'chiodo' (giubbotto di pelle nera borchiato), dal gusto per il colore nero, dalle
magliette con disegni che mescolano personaggi tratti dalla mitologia nordica con tecnologia futurista, da
tatuaggi su bicipiti muscolosi e da sguardi penetranti. Le tematiche toccano aspetti primordiali come il sesso, la
morte, la guerra, il diavolo, la dannazione, l'inferno, la violenza, ecc. sempre con toni estremi. I fans dell'HM
provengono spesso dalla classe giovanile operaia, anche se sono reclutati anche fra i cosiddetti ragazzi per
bene o insospettabili. L'HM si lega e contamina con generi forti e discriminanti come il punk, il thrash,
l'harticore, l'hip hop, o la tecno estrema, ma non potrà mai diventare musica pop.
Come comportarsi con giovani metallari?
Anzitutto ricordandosi sempre che davanti a noi abbiamo una persona che, per quanto esaltata o strana possa
sembrare, nasconde il desiderio di essere capita e amata per quello che è. Spesso poi dietro alcune tipologie di
metallaro si nascondono ragazzi/e molto timidi, che trovano in questa musica quello che vorrebbero avere forza, coraggio, orgoglio, energia, fisico, ecc. - che, però non hanno e, per questo, spesso sono vittime,
emarginati da quelle piccole ma potenti cattiverie che si sperimentano nella difficile età della crescita, in
particolare nel passaggio dalla scuola media alle superiori. Proprio perché il mondo dell'heavy metal copre
tematiche come l'occultismo, l'esoterismo, il satanismo, la necrofilia, ecc. non bisogna essere banali nei giudizi,
né stroncare con battute ciò che i giovani, in questo momento, considerano importante. Conquistata la loro
amicizia, bisogna entrare in un processo educativo sulle grandi tematiche che sono il bene, il male, la morte, la
vita.
Nel dialogo potrebbero emergere interessanti storie d'esperienze negative che il giovane ha vissuto e che ora
fanno parte della sua morbosità od ossessione. Bisogna ricordare che i giovani hanno più buon senso di quello
che gli adulti concedono loro, e che sanno distinguere molto bene intrattenimento, finzione, apparato scenico
da realtà e convinzione. Spesso, l'avventurarsi in esperienze forti o estreme da parte di giovani è dovuto al fatto
che nella loro vita non hanno molte proposte dove sentirsi protagonisti. Per molti giovani che hanno lasciato la
scuola e lavorano, la giornata sovente vuol dire passare lunghe ore di duro lavoro. Questo grigiore orienta tutte
le aspettative e le frustrazioni sul fine settimana e su qualcosa che possa rompere questa monotonia. A questo
va aggiunto una carenza di ideali, una povertà culturale e un mondo di adulti capaci solamente di criticarli o
biasimarli. Questo è l'orizzonte nel quale si muovono molti giovani, anche oggi. Non c'è da stupirsi poi delle loro
bravate, dell'esplosione di forme di violenza, di rabbia.
La musica sovente diventa la colonna sonora di queste vite e l'heavy metal è il genere musicale di questi
scenari di grigiore metropolitano. Concludo riportando uno stralcio dal libro di Patricia Wolf C'era una volta il
metal che sembra riassumere molto bene ciò che un giovane sente e vive con questa musica. Max è un giovane
che lavora nell'officina meccanica dello zio, che gli da montare un'autoradio su una Porsche; per veder se
funziona inserisce una cassetta che era nella macchina. "Alle prime note drizzo le orecchie. Cristo, come si
tratta il commenda. Ma questa è roba di Dumbo, il figlio. Il ragazzo pieno di grana. Musica modernissima, certi
svisi di chitarra da brividi e il rullo che spacca. Tiro fuori la cassetta. Chi sono? C'è scritto Saxson. Rinfilo il
nastro e me l'ascolto in beato silenzio per dieci minuti. Favoloso. Roba da non credere. Mai sentito prima. Mi
prende la voglia boia di ringraziare zio Mario e dirgli che può anche risparmiarsi l'extra per l'orario lungo. Mi ha
regalato un'emozione da sbraco". Il racconto prosegue con una serie di flash back dove ripensa a suo cugino
che vive a Milano, che veste sempre all'ultima moda e frequenta discoteche, ed esprime tutto il suo disagio e
disappunto per quel mondo di paninari. Poi finalmente Max, che abita invece a Centocelle in due camere e una
cucina da condividere con cinque persone, si reca nei pressi della stazione per comprarsi i suoi primi dischi di
metal. Non potendoli ascoltare sul suo giradischi perché troppo vecchio, si fa ospitare da un suo amico. "La sera
stessa ero da lui, a centellinarmi goccia dopo goccia quell'assalto frontale. Brividi lungo la schiena, caldo sul
viso, negli occhi. Le mani strette alle cuffie. Quella sì che era vita. Altro che mio cugino Filippo. Altro che discodance. Heavy rombante che ti penetrava i timpani e si distribuiva nel tuo sangue, nelle tue ossa. Sentivi le
corde delle chitarre che si strappavano dentro, ti arrivavano ai nervi. Era molto meglio che correre in moto,
meglio che fumare uno spino, meglio che azzardare il windsurf. Era roba magica. Da quel momento fu metal".
Alcuni siti per conoscere e approfondire i generi musicali
http://www.quil2o.it/atosi/rock/grul2-pi/_%5Cgeneri.html
http://it.dir.clubs.yahoo.com/Musica/Ge-neri-musicali/
http: //www. tuttite sti. it/ generi musicali/ge neri-musicali.html
http://www. sussidiario. it/musicalgeneri
http://www.samigo.it/tol2lOO/DE FAULT.html
http: //ww w. i tal ytravel net. i t/i t/generale/ne ws/generi/principale.html http://100Iinks.supereva.it/archi-vio/000717.html
Bibliografia
ADINOLFI F., Suoni dal ghetto. La musica rap dalla strada alla hit-pa-rade, Genova, Costa & Nolan, 1989.
BERGER M. H., Metal, rock andjazz. Perception and the phenomenology of musical experience, Hanover (NH), Wesleyan University Press,
1999.
CACHIN O., Il rap. L'offensiva me-tropolitana, Trieste, Electa-Gallimard, 1996.
CUNNINGHAM C. La legione nera. Black metal e rock satanico, Tremo-li (CB), Strade Blue, 2001.
FERRAROTTI F., Rock, rap e l'immor-talità dell'anima, Napoli, Liguori Editore, 1996.
KROES R., If you have seen one you'-ve seen the mall. Europeans andAme-rican Mass Culture, Urbana, Univer-sity of Illinois, 1996.
PACODA P. (ed.), Potere alla parola. Antologia del rap italiano, Milano, Feltrinelli, 1996.
ROSE T., Black Noise. Rap music and black culture in contemporary Ame-rica, Hanover (NH), Wesleyan Uni-versity Press, 1994.
SIGNORELLi L., Heavy Metal. I clas-sici, Firenze, Giunti, 2000.
SIGNORELLi L., L'estetica del metal-laro. Là fuori ci sono solo mostri, Roma, Theoria, 1997.
WALSER R., Running with the devil. Power gender and madness in heavy metal music, Hanover (NH), We-sleyan University Press, 1993.
WOLF P., C'era una volta il metal, Roma, Le streghe, 2001.
indietro
Aggiornato il 09-09-2003 e-mail: [email protected] Servizio diocesano per la pastorale giovanile (Mantova)
In the culture of interaction people began to look at the way the religion itself begin to change. People from different religious communities
use internet for different purposes. Their religious faith is also being influenced by the Internet. Fabio Pasqualetti<!--[if !supportFootnotes]->[27]<!--[endif]--> argues that the new Internet culture is challenging the global and local discrimination of the people. It has moved the
users from their institutional affiliation of a religion to seekers of personal spirituality. The Internet users changed their affiliation from
believing traditions to affiliation of meanings. They are seekers of subjective truth rather than objective truth. Their language is of a cultural
language rather than of a technocratic language. Thus internet users form their own relationship with others. They search for God and for
meanings in their own way. God is the one of the most popular searched subject of the Internet<!--[if !supportFootnotes]-->[28]<!-[endif]-->. The culture that has emerged in the internet is a complex as well as post modern type of culture.
Scarica