Un alfabeto tettonico. Le forme della costruzione “a scheletro” Un grande architetto della modernità, Mies van der Rohe ci dice: “chiarezza costruttiva portata alla sua espressione esatta. Questo è ciò che io chiamo architettura.” Attraverso la forma architettonica si rappresenta la forma tecnica; gli elementi della costruzione assumono una forma esatta e si caricano di espressività in riferimento alla ragione costruttiva. La costruzione “a scheletro” è caratterizzata dalla discretizzazione della struttura in elementi distinti, attraverso cui il peso rifluisce al suolo. Gli elementi della costruzione si presentano discontinui, dotati di una propria finitezza, che permette di identificarli. La costruzione avviene attraverso l’addizione e il legamento degli elementi; il senso della costruzione è contenuto nel significato che i greci attribuivano alla parola ‘tektonike’: “arte della connessione”. I caratteri della costruzione “a scheletro” si riverberano nel carattere dello spazio costruito e nella figurazione degli elementi della costruzione (gli elementi acquistano identità e carattere attraverso una propria figura e misura). La colonna, ad esempio, identifica nell’ordine trilitico il ritto-sostegno: la forma circolare connota la condizione di isolamento del sostegno, l’ombra delle scanalature ne sottolinea la verticalità, adeguata a accogliere il carico e condurlo al suolo, la base e il capitello ne misurano la estensione e la connettono allo stilobate e alla trabeazione. Il telaio in calcestruzzo armato “L’introduzione del ferro nel calcestruzzo armato permette a quest’ultimo di lavorare a flessione: in una parola il calcestruzzo è diventato una struttura a scheletro; che sia antica o dell’epoca detta classica non esiste architettura che non imiti la struttura a scheletro” Auguste Perret Hennebique aveva individuato nel ritto, nella trave e nell’orizzontamento ordito gli elementi della costruzione a telaio La colonna perretiana Perret stabilisce una relazione di “imitazione” tra le forme architettoniche e le forme strutturali: le forme dell’architettura devono rendere espressivi i caratteri della tettonica ed identificarne gli elementi. La definizione dell’identità degli elementi e della sintassi delle forme della costruzione in calcestruzzo armato, sono gli obiettivi costanti della sua ricerca; Nell’opera di Perret, gli elementi della costruzione a telaio acquistano identità formale e diventano elementi di un ‘ordine’. Egli stabilisce un’analogia tra costruzione a telaio e costruzione trilitica, mutuando dal sistema trilico la distinzione tra elementi verticali di sostegno ed elementi orizzontali portati. Perret riconosce come proprietà distintiva della costruzione in cemento armato il “monolitismo dell’ossatura, monolitismo in cui tutte le parti sono incastrate le une nelle altre”. “Per esprimere quest’incastro” con la forma del sostegno decide di “fare i punti di appoggio più grossi in alto che in basso, al contrario di quanto veniva fatto per le colonne”. Perret interpreta la costruzione in cemento armato come costruzione organica e conseguentemente ricerca una sintassi fondata sulla continuità tra gli elementi. La colonna si raccorda con la trave, che ha sezione rettangolare, attraverso un “tronco di piramide a base quadrata con curva di raccordo al cilindro”. Quest’elemento ha anche il compito di misurare la colonna distinguendola dalla trave. Il riparo sovrano Il carattere generale della costruzione è espresso dall’idea di “abri souverain”: i sostegni, che delimitano ma non racchiudono l’interno, e la copertura, che definisce il luogo dell’edificio, costituiscono le figure rappresentative della sua costruzione. Il Musée des Travaux Publics (1936-1946), è un edificio ‘portico’. Nel museo la complessità delle parti è subordinata al portico d’ordine gigante che definisce l’immagine sintetica dell’edificio. Mies. La costruzione a scheletro in acciaio La costruzione a scheletro in acciaio è caratterizzata dalla finitezza e dalla discontinuità degli elementi. Attraverso la costruzione se ne definiscono le connessioni appropriate. L’atto stesso della costruzione si può descrivere come il definirsi di una relazione stabile tra gli elementi. Della costruzione in acciaio Mies ricerca le forme ‘convenienti’ a rendere manifesto, gni volta, il carattere prescelto. La definizione dell’idea strutturale, del principio generale della struttura, e la ricerca della “forma esatta” degli elementi costruttivi hanno un valore fondativo per il progetto. Come per gli edifici degli antichi non esiste separazione tra ragione costruttiva e ragione espressiva delle forme Nel museo di Berlino è soprattutto la forma della copertura a conferire carattere allo spazio. L’assenza del pilastro d’angolo rende più evidente l’autonomia del tetto come parte e ne esalta il ruolo rappresentativo del senso dell’edificio. Nella ricerca della forma del sostegno e della trave Mies sembra porsi l’obiettivo di definire le forme del sistema trilitico. Nella Convention Hall è ancora il tetto, insieme questa volta al recinto, a rappresentare, con la forma della loro costruzione, il senso dell’edificio. Due sembrano le questioni poste dall’edificio: la forma della copertura in grado di coprire la grande luce e la natura dei sostegni disposti lungo il perimetro dell’aula. Nella Crown Hall (1952) Mies affida, ancora una volta, alla costruzione del tetto e del recinto la connotazione dello spazio dell’edificio. Il recinto si costruisce attraverso la successione di due ordini di pilastri; il maggiore che stabilisce la relazione con le travi di copertura, il minore che si succede lungo l’intero perimetro dell’edificio definendo un’aula periptera. Sperimentazioni contemporanee sulla costruzione a scheletro: edifici di Livio Vacchini e Peter Zumthor Negli atti del ‘delimitare’ e del ‘coprire’ si rappresenta, attraverso la costruzione, la natura dell’edificio. Nelle forme costruttive del recinto (palestra a Losone di Vaccini) e dell’involucro (Centro internazione di documentazione a Berlino di Zumthor), si esprime il ‘carattere’ di questi edifici. La copertura ha la forma di un tetto cassettonato; i pilastri, coerentemente con il comportamento statico della copertura, rigirano uguali sui quattro lati. Il recinto periptero e il tetto cassettonato stabiliscono la centralità del luogo. L’attenzione è posta sulla natura del recinto definito dalla successione dei sostegni.La separazione dello spazio interno dall’esterno, attraverso la delimitazione del recinto, è la condizione che Vacchini ricerca per connotare lo spazio dell’edificio. Per questo ha grande rilievo la forma del sostegno, o meglio, il rapporto tra i sostegni, il ritmo della successione; è attraverso la tensione stabilita dal ritmo che la teoria dei pilastri diviene limite, ‘recinto’. Il pilastro non è un elemento dell’ordine tradizionalmente inteso; a differenza della colonna non rappresenta il ruolo del sostenere (si staglia libero contro il cielo). Per il rapporto tra pieno e vuoto si potrebbe interpretare il pilastro quasi come residuo di un muro fessurato. Se nell’edificio di vacchini la condizione di trasparenza del recinto è ricercata attraverso l’accostamento di profondi e solidi pilastri, nell’edificio di Zumthor, la condizione di consistenza e trasparenza è conseguita attraverso l’accostamento di elementi esili. Alla snellezza dei sostegni fa riscontro la loro fittezza e soprattutto il loro raddoppiarsi a costruire una parete di facciata dotata di una propria consistenza e profondità. Questo edificio è pensato come un involucro, la cui natura è espressa attraverso la continuità di forma tra pareti e orizzontamenti. La costruzione nega dunque la distinzione tra elementi portanti verticali e elementi portati orizzontali. Le pareti e i solai sono costruiti assemblando sempre lo stesso elemento: un palo prefabbricato di calcestruzzo armato. Per la consistenza degli elementi e la sintassi di ‘accostamento’ adottata, è evidente l’analogia con la carpenteria lignea.