Testimoni di violenza
vittime non viste
vittime dimenticate
Dottoressa Giuditta Anna Saba
Psicologa – Psicoterapeuta
Perito Psicologo - Consulente Tecnico
Tribunale per i minorenni di Firenze
Tribunali di Firenze, Prato, Siena, Pistoia
Non è possibile definire e comprendere la
“violenza assistita dai minori in famiglia”
senza considerare il problema della
“violenza domestica intrafamiliare”,
piuttosto, affrontare la V.A. permette di
approfondire le complesse dinamiche
sottostanti alla V.D.I.
Un assunto di base che si tende a sottovalutare
è che un trauma che sia imputabile ad una
causa naturale, per quanto grave, è solitamente
più tollerabile ed è più facile attribuirgli un
significato che aiuti ad elaborarlo, rispetto al
trauma provocato da un altro essere umano, che
è tanto più destrutturante nelle sue conseguenze
quanto più la persona che l'ha provocato è vicina
affettivamente ed è un significativo riferimento
per la vittima.
Uno dei principali fattori che aiutano la resilienza
è che il trauma sia in un qualche modo
condiviso: o perché si tratta di un evento che
colpisce più persone contemporaneamente o
perché si conoscono altre persone che hanno
vissuto traumi analoghi; questo aiuta a dare un
significato almeno accettabile all'evento, ovvero
a non sentirsi responsabili o colpevoli o complici
di quanto accaduto o l'unica persona che lo ha
vissuto e per questo diversa dal resto degli
esseri umani.
Violenza domestica intrafamiliare
Violenza a cui si è esposti
È un maltrattamento e un
RISCHIO EVOLUTIVO per i minori
Un maltrattamento subito per anni influenza fortemente la
relazione madre/figli e le capacità di accudimento e di
attenzione verso i loro bisogni
Violenza Assistita è fattore di rischio per abuso sessuale,
trascuratezza, maltrattamento fisico sui figli
È necessario un approccio INTEGRATO alla protezione
dell’adulta/o vittima e dei minori testimoni di violenza
Con l'espressione "violenza assistita" traduzione dell'inglese witnessing violence
- si indicano quegli atti di violenza (fisica,
psicologica, sessuale ed economica)
compiuti su figure affettive di riferimento,
di cui il bambino può fare esperienza e di
cui può patirne successivamente gli effetti.
Nel 1999 il Coordinamento Italiano dei Servizi contro il
Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia (CISMAI) ha
costituito una commissione di studio che ha formulato
una definizione per indicare i limiti necessari per una
valutazione dell’esposizione ai conflitti familiari in termini
di violenza: “Si intende per violenza assistita
intrafamiliare : atti di violenza fisica, verbale, psicologica,
sessuale ed economica compiuti su figure di riferimento
o su altre figure – adulte o minori - affettivamente
significative di cui il/la bambino/a può fare (quando il/la
bambino/a è a conoscenza della violenza) e/o
percependone gli effetti” .
LA VIOLENZA ASSISTITA
Per Violenza Assistita Intrafamiliare si intende l’esperire da
parte del bambino/a qualsiasi forma di maltrattamento
compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale,
psicologica, sessuale ed economica su figure di riferimento o
su altre figure affettivamente significative adulte o minori. Il
bambino può farne esperienza direttamente (quando essa
avviene nel suo campo percettivo), indirettamente (quando
il minore è a conoscenza della violenza), e/o percependone
gli effetti. Si include l’assistere a violenze di minori su altri
minori e/o su altri membri della famiglia e ad abbandoni e
maltrattamenti ai danni di animali domestici.
(C.I.S.M.A.I. - Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e
l’Abuso all’Infanzia - 2005)
______________________________________________-
Sempre e comunque la conflittualità tra i
genitori danneggia lo sviluppo dei figli
Figli e figlie sono sensibili alle atmosfere
familiari, ancor più che ai fatti che
accadono in famiglia
È necessario definire limiti e differenze tra
conflitto e violenza
Clima familiare violento
Ambiente caratterizzato da coercizione
fisica e psicologica, da paura, da
vergogna, da impotenza, da
umiliazione, da orrore.
Ambiente patogeno, che altera e
scompensa lo sviluppo psicoaffettivo
e sociale delle vittime (dirette o
indirette) della violenza risignificando ogni altra loro
esperienza
Assistere alla violenza di un genitore nei
confronti dell’altro crea confusione nel
mondo interiore dei bambini su ciò che è
affetto, intimità, violenza e va a minare il
cuore delle relazioni primarie
La violenza di cui si fa esperienza avviene
all’interno della relazione affettiva primaria
e fondativa, diventando rappresentativa di
essa e di ogni altra relazione intima
L’esposizione alla violenza intrafamiliare
è un grave trauma per i bambini e le
bambine ed è il principale fattore
della trasmissione intergenerazionale
della violenza
Bambini/e vittime di Violenza Assistita
Testimoni passivi
(esterni ma non distanziati emotivamente)
Testimoni partecipanti
(in mezzo ai due genitori: difensori o scudi)
Oggetti bersaglio
(colpiti direttamente)
Vivere e crescere all’interno di una situazione di violenza
familiare mina il diritto alla salute
Stato di benessere fisico, mentale, sociale (Art. 32 Cost.)
Potenziale danno coinvolge TUTTE le aree di
funzionamento della persona:
Psicologica
Relazionale
Emotiva
Cognitiva
Sociale
Fisica
Comportamentale
Emozioni
Paura
(per sé e per il genitore vittima)
Orrore
Impotenza
Vergogna
Umiliazione
Rabbia
(per l’ingiustizia percepita e vissuta)
Aggressività
Mancanza di empatia
Sfiducia
Compromissione nello sviluppo dei meccanismi di
regolazione emotiva
Ripercussioni nelle relazioni coi gruppi dei pari,
negli inserimenti scolastici,
nel funzionamento familiare,
nell’inserimento nel mondo lavorativo
Ritardi nello sviluppo del linguaggio
Costruzione narrativa caotica
Ripercussioni negative su:
competenze di lettura, scrittura e
comunicazione
Disturbi da deficit dell’attenzione/iperattivitità
Disturbi dell’alimentazione
Ritardi nello sviluppo
Scarsa coordinazione motoria
Sintomi psicosomatici
Enuresi - Encopresi
Crudeltà verso gli animali
Uso di alcool/sostanze (anche in bambini piccoli)
Autolesionismo
Isolamento - Depressione
Comportamenti aggressivi e controllanti
(verso genitore maltrattato e fratelli)
Compromissione della relazione
con entrambi i genitori
Attaccamento disorganizzato
Danni al rapporto di reciprocità
Viene a mancare la fonte della sicurezza
emotiva interna
Crolla la base sicura
Inversione dei ruoli
Adultizzazione
Connessioni consistenti tra maltrattamento psicologico,
inclusa la violenza assistita, e:





Legame di attaccamento,
Adattamento e competenze sociali,
Problemi comportamentali,
Abilità cognitive e problem solving,
Apprendimento scolastico
(Psicologia del bambino maltrattato. Di Blasio, 2000)
Problemi ricorrenti nei minori vittime di V.A.
Depressione – Inquietudine – Aggressività –
Crudeltà verso gli animali – Tendenza all’atto –
Immaturità – Ipermaturità – Ansia –
Minori competenze sociali e prosociali –
Difficoltà nel comportamento alimentare –
Alterazioni del ritmo sonno/veglia – Incubi –
Enuresi notturna – Comportamenti regressivi –
Comportamenti autolesivi – Uso di alcool e sostanze –
Minori livelli di interazioni affettive con altri bambini –
Deficit dell’attenzione - Scarse abilità motorie –
Scarse abilità verbali e visivo-spaziali (dovute alla depressione materna
e alla qualità scadente dell’ambiente familiare)
(Quaderni del Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza
Vite in bilico. Indagine retrospettiva su maltrattamenti e abusi in età infantile - 2006)
Stress cronico
Lo stress è una reazione tipica di adattamento del corpo ad un
generico cambiamento fisico o psichico.
Congelamento e iperallarme
 Insieme
 Come accelerare e frenare contemporaneamente

Adrenalina Noradrenalina Dopamina Serotonina
Produzione paradossa di Endorfine
Iperproduzione di Cortisolo >> adattamento allo stress
Lo stress cronico modifica in modo permanente il
sistema soglia-spegnimento-riattivabilità
Disturbo da stress post-traumatico
Secondo il DSM-IV (APA, 1994), sintomi marcati
di ansia, agitazione, distacco o assenza di
reattività emozionale, difficoltà nell'area del
sonno, senso di responsabilità ingiustificato per
le conseguenze del trauma, sono alcuni degli
elementi sintomatici comunemente presenti nelle
persone che sono state esposte ad eventi
traumatici e che possono portare ad un Disturbo
Acuto da Stress, se insorgono e si risolvono
entro un mese dall'evento stressante o ad un
Disturbo da Stress Post Traumatico se
permangono oltre un mese.
Il Disturbo da Stress Post Traumatico è in realtà un
processo di adattamento temporaneo ad eventi
fortemente stressanti e traumatici, ma quando si tratta
di eventi quali lunghi periodi di imprigionamento e
tortura, o episodi di violenza familiare ripetuti e
persistenti nel tempo, le vittime strutturano una
sensazione di totale dipendenza dall'abusante, a cui
spesso sono legate da sentimenti di affetto ambivalente,
ed è proprio questa sensazione di essere sotto il
controllo del persecutore che origina una forma
complessa di PTSD che spesso viene erroneamente
valutato come disturbo borderline di personalità (Di
Blasio, 2000; Herman, 1992; Sironi, 1999).
Disturbo post traumatico da stress
complesso Judith Herman (1992)







Storia di sottomissione a sistema totalitario
Alterazioni nella regolazione degli affetti, inclusi preoccupazione
suicidaria, rabbia esplosiva, autolesionismo, sessualità compulsiva o
inibita
Alterazioni dello stato di coscienza, inclusi amnesie o ricordi
intrusivi, episodi dissociativi, flashback
Alterazioni nella percezione del Sé, inclusi impotenza, vergogna,
stigmatizzazione, diversità
Alterazioni nella percezione dell’abusante, inclusi attribuzione
irrealistica di potere, idealizzazione, convinzione di intrattenere una
relazione speciale
Alterazioni nei rapporti con gli altri, inclusi isolamento, fallimento
nelle relazioni intime e nella capacità di autoprotezione
Alterazioni nel sistema dei significati, inclusi perdita di un senso di
fiducia durevole, senso d’impotenza e di disperazione
Eterogeneità
Disorganizzazione grave e perseverante
della personalità.
Disturbo di somatizzazione
Disturbo della personalità borderline
Disturbo della personalità multipla
Alti livelli di ipnotizzabilità o dissociazione
Schizofrenia
Prevenire

Prevenzione primaria:
- nel contesto sociale, in particolare nelle scuole

Prevenzione secondaria:
- rilevazione precoce della violenza, interventi
rapidi per interrompere la violenza e proteggere
tutte le vittime

Prevenzione terziaria:
- aiutare ad affrontare la violenza subita e a
superare il danno da questa provocato
(Casa delle donne per non subire violenza
Violenza assistita, violenza vissuta. La violenza domestica assistita dai bambini – 2005)
Rilevare







Rilevare la violenza assistita implica necessariamente
rilevare la violenza domestica subita dalle madri e
valutare le capacità protettive
Ascoltare e accogliere i loro racconti
Valutare la situazione con particolare attenzione alla
violenza che i minori subiscono
Individuare i segnali di malessere dei minori e i rischi per
la loro crescita
Valutazione del rischio e della pericolosità
Preventivare gli interventi da attuare con immediatezza
Attivare, prima di tutto, la PROTEZIONE cioè
l’interruzione della violenza subita dai familiari
(Documento sui requisiti minimi degli interventi nei casi di violenza assistita
da maltrattamento sulle madri. 2005 C.I.S.M.A.I. - Coordinamento Italiano
dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia –)
LA RILEVAZIONE

Indicatori Aspecifici
appartengono ad aree diverse: fisica, psicologica,
cognitiva, sociale e comportamentale (es. disturbi
del sonno, sintomi somatici, disturbi di ansia,
ecc.) e possono interessare uno o più membri
della famiglia.
Indicatori Specifici sono:
- Sospetto o accertato maltrattamento e/o abuso
su altri membri della famiglia
- Sospetto o accertato maltrattamento sul bambino
stesso in quanto sappiamo essere spesso
associato a maltrattamenti su altri familiari
- Sospetto o accertato comportamento
maltrattante/abusante da parte di un membro
della famiglia

LA RILEVAZIONE

Grado di pericolosità/letalità fisica e psicologica:
Indicatori relativi alla tipologia, alla dinamica
degli atti violenti
Indicatori relativi alle madri e/o altri familiari
vittime di maltrattamento
Indicatori relativi ai bambini testimoni della
violenza
Indicatori relativi al maltrattante
Indicatori relativi alla presenza di fattori di rischio
nel contesto familiare e sociale
Indicatori relativi ai fattori protettivi individuali,
familiari e sociali
LA PROTEZIONE

Interruzione della violenza nei confronti del
genitore che la subisce

Attivazione dei Servizi e delle Istituzioni preposti,
ricorso all’autorità giudiziaria, minorile e
ordinaria

Inserimento madre-bambino in casa rifugio

Utilizzo di misure di protezione civili e penali

Inserimento del minore in comunità

Garantire ai minori vittime di v.a. il diritto alla
salute fisica e psicologica
LA VALUTAZIONE






Valutare la situazione traumatica nella sua
complessità e le interazioni tra fattori di rischio e
fattori di protezione (come l’assunzione di
responsabilità degli adulti coinvolti e le risorse
protettive disponibili nel contesto degli adulti di
riferimento)
Valutazione medica e psicologica dei/delle minori
Valutare i meccanismi di difesa (in particolare:
negazione, minimizzazione, normalizzazione) per
riconoscere il livello oggettivo di rischio e di danno
Valutazione medica e psicologica delle madri
Valutazione delle competenze genitoriali materne
Valutazione dei maltrattanti e delle loro
competenze genitoriali
La valutazione delle residue capacità delle madri
maltrattate, nelle prime fasi dopo la separazione, deve
tener conto della realtà di essere davanti a delle vittime
di violenze tese sistematicamente anche a ledere proprio
le loro competenze genitoriali.
In quel momento, le competenze genitoriali delle madri
sono fortemente compromesse, quindi la valutazione
deve essere vista nel tempo e PESATA considerando che
donne e figli/e subivano violenza.
Si tratta di donne che si sentono insicure, in colpa e
inadeguate riguardo alle loro capacità genitoriali perché
si sentono mamme che non hanno protetto i loro
bambini/e, che non sono riuscite a proteggere neanche
loro stesse, che come unica fonte di protezione sono
dovute scappare da casa e vivere in alloggi di fortuna,
cambiare la scuola ai bambini/e, cambiare lavoro,
cambiare amicizie, cambiare rete sociale.
Interventi sulle madri, concordati con loro,
considerando che sono traumatizzate, con
bassissima autostima e hanno bisogno di
essere sostenute nel loro percorso
personale di recupero di un senso positivo
di sé, di riattivazione delle proprie capacità
personali e ri-costruzione delle proprie
competenze genitoriali solitamente
particolarmente svilite e denigrate dai
maltrattanti
Interventi di riparazione del danno
Dopo la valutazione si attivano:
- presa in carico dei/delle minori
- sostegno alla genitorialità
(Documento sui requisiti minimi degli interventi nei casi di violenza
assistita da maltrattamento sulle madri. 2005
C.I.S.M.A.I. - Coordinamento Italiano dei Servizi contro il
Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia –)
Riuscire a salvare il legame con le
figure genitoriali o con almeno una di
esse, rappresenta un aspetto
fondamentale per la resilienza e per il
processo di elaborazione del trauma
nei bambini/e
Principali fattori di protezione e riparazione
dei danni subiti da bambine/i:
 CONSAPEVOLEZZA
 ATTIVAZIONE
MATERNA
DELLE CAPACITA’
PROTETTIVE MATERNE
GIUSTIZIA
A livello di interventi di protezione è importante sottolineare il
rapporto con la magistratura. La tutela giuridica dei diritti dei
bambini è di fondamentale importanza, per tale motivo
l’intervento giudiziario, in un progetto di sostegno, deve essere
considerato come complementare a tutti gli interventi di
protezione dal fenomeno della violenza. Anche se non è
semplice conciliare i compiti di cura con quelli di controllo, la
difesa dei diritti giuridici rappresenta lo snodo fondamentale per
i servizi chiamati ad esercitare entrambi gli interventi.
In questo contesto è importante sottolineare l’uso della
segnalazione al tribunale dei minorenni, spesso considerata
dagli operatori l’inizio di una storia senza fine che non tutti
hanno la consapevolezza o la voglia di affrontare. Occorre,
invece, riuscire ad utilizzare la segnalazione come strumento di
lavoro, non giudicante o di condanna verso una famiglia, ma
dandogli il significato di richiesta alla magistratura di strumenti
idonei per poter tutelare un bambino in difficoltà.
Mistero

Com’è che i pediatri e i medici di famiglia
non vedono praticamente nulla?

Pochissime sono le denunce che arrivano
ai Pubblici Ministeri dai medici, nonostante
anche per loro esista l’obbligo di
segnalazione
Bambini: vittime dimenticate nei
procedimenti giudiziari quando solo il
coniuge è vittima diretta della violenza
Vittime non intenzionali (?)
Portatori di sofferenze di ordine secondario
(anche se il loro benessere è
PERMANENTEMENTE compromesso)
Lesione dell’integrità psicofisica
Intralcio al normale dispiegarsi
della sfera realizzativa
Perdita della capacità di produrre
reddito
Danno biologico (lesione integrità psicofisica)
Danno morale (sofferenza psichica – lesione alla
dignità umana)
Danno esistenziale (ogni pregiudizio arrecato alla
vittima, oggettivamente accertabile, inducente a
scelte di vita diverse da quelle potenziali)
Danno alla persona
Danno alla società
Il trauma è traumatizzante
Confrontarsi con le ipotesi di abuso sessuale e
maltrattamento infantile è un lavoro duro e faticoso.
 “Traumatizzante” perché il contatto col trauma non
concede a priori la distanza necessaria, che quindi deve
essere costruita tutte le volte.
 “Sporco” perché fa star male e fa sentire addosso tutto il
peso delle vicende raccontate e vissute, anche in quei
casi in cui non si rilevano dati di sostegno alle ipotesi di
partenza, ma in cui non manca la sofferenza delle
persone coinvolte, soprattutto dei minori quando siano in
gioco i rapporti tra e con i genitori e il disagio di vivere,
che può emergere anche in tenera età.

È falso che il trauma deve essere dimenticato!
 La violenza subita in età minore e l’abuso
sessuale in particolare sono un veleno potente e
sempre presente, una bomba pronta ad
esplodere
 Ogni vittima vuole che la sua sofferenza sia
riconosciuta e risarcita, moralmente ancor prima
che economicamente
 La rivelazione e tutto quello che ne consegue
possono anche essere estremamente dolorosi,
ma hanno la massima potenzialità di evoluzione
positiva

Assistere alla violenza all’interno della propria
famiglia costituisce un fattore di rischio per lo
sviluppo di
- aggressività, depressione, ansietà,
attaccamento disorganizzato.
I bambini provano paura, terrore, confusione
vedendo le figure di attaccamento o
terrorizzate, impotenti, disperate
o pericolose e minacciose
I bambini testimoni di violenza intrafamiliare
possono essere irruenti e aggressivi,
spesso convinti di essere loro i
responsabili dei comportamenti violenti del
genitore, preda di sensi di colpa per non
essere riusciti a fermare la violenza.
I bambini testimoni della violenza
intrafamiliare apprendono che l’uso della
violenza è normale nelle relazioni affettive
e che l’espressione di pensieri, sentimenti,
emozioni, opinioni è pericolosa in quanto
può scatenare la violenza.
Ripetere
I bambini testimoni di violenza intrafamiliare
possono mettere in atto comportamenti
violenti, per salvare il legame col genitore
aggressore e per avere l’illusione di
un’improbabile sensazione di controllo e di
potere.
Imparano che la violenza è un
comportamento lecito nei legami
affettivi e nelle relazioni sia di coppia
che amicali.
La vergogna e l’umiliazione possono
scatenare la violenza, sia quella
eterodiretta sia quella diretta contro se
stessi; possono indebolirsi le spinte verso
l’autoaffermazione e la realizzazione di sé,
mentre facilmente può essere alimentata
ed esplodere la rabbia distruttrice
Per chi è nato e vissuto in un ambiente
violento, prevaricante, svalutante, dove la
minaccia per sé o per le persone care era
una presenza continua e niente di buono
veniva riconosciuto o valorizzato, ma ciò
che contava era solo affermare la propria
capacità di vincere sull’altro umiliandolo,
terrorizzandolo, costringendolo a vivere
secondo le proprie regole,
è quel modo di essere e di essere in
relazione che diventa prioritario e
assume un valore primario