BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI Svantaggio Linguistico Culturale DSA DISABILI Svantaggio Socio Economico Svantaggio Psicologico 1 dott.ssa Isabella Lettini Nella scuola italiana c’è da tempo l’Integrazione degli alunni con disabilità ma siamo ancora lontani dall’Inclusione, e cioè dal riconoscere e rispondere efficacemente ai diritti di individualizzazione di tutti gli alunni che hanno una qualche difficoltà di funzionamento. La legge 170/2010 sui D.S.A., la C.M. 8/2013 sui B.E.S. restituiscono dignità a tutti quei minori non riconducibili alla categoria della Disabilità, ma comunque limitati da ostacoli e barriere nell’approccio ai contesti di vita, sia scolastici che sociali. 2 dott.ssa Isabella Lettini Bisogno Educativo Speciale (BES) è qualsiasi difficoltà evolutiva, in ambito educativo e/o apprenditivo, che si manifesta sotto forma di funzionamento problematico a carattere transitorio e reversibile o permanente. I minori portatori di BES manifestano forme di apprendimento difficile, rallentato, disorganico e/o comportamenti inibiti, oppositivi, depressi; hanno un funzionamento per qualche aspetto problematico, che rende loro più difficile trovare una risposta adeguata ai propri bisogni, alle aspettative dei contesti di appartenenza e alla realizzazione del Progetto di Vita. 3 dott.ssa Isabella Lettini Quando si parla di BES ci si riferisce a minori con ritardo mentale, con disturbi specifici dell’attenzione e/o della condotta, con difficoltà visuo-spaziali e/o motorie, con disprassie evolutive, con disturbi dello spettro autistico, con disturbi specifici di apprendimento, con difficoltà emozionali, con compromissioni dell’area psicoaffettiva, con appartenenza a famiglie disgregate, patologiche, trascuranti o abusanti, con situazioni di deprivazione socioeconomica, con situazioni di deprivazione linguistica e culturale, 4 dott.ssa Isabella Lettini FONTI : CERTIFICAZIONI E INFORMAZIONI Famiglie Scuole precedenti Commissione di accertamento Neuropsichiatria infantile Psicologi e/o psicoterapeuti privati Logopedisti, motricisti, ecc.. Tribunale dei minorenni Tutela minori Servizi sociali Centri religiosi Volontariato sociale Gruppi sportivi 5 dott.ssa Isabella Lettini L’approccio secondo il modello ICF non parte dalle difficoltà di qualche alunno, ma dal diritto di tutti di realizzare il proprio massimo potenziale. Sulla base biopsicosociale e sulla visione sistemica della salute si può fondare un modo globale, e di conseguenza equo, di leggere i bisogni, perché si riescono a cogliere tutte le condizioni di difficoltà, anche quelle puramente socioeconomiche, che un modello medico biostrutturale non riconosce. 6 dott.ssa Isabella Lettini BAMBINO - ADOLESCENTE 7 dott.ssa Isabella Lettini Strumento privilegiato è il percorso individualizzato e personalizzato, redatto in un Piano Didattico Personalizzato (PDP), che ha lo scopo di definire, monitorare e documentare – secondo un’elaborazione collegiale, corresponsabile e partecipata - le strategie di intervento più idonee e i criteri di valutazione degli apprendimenti. In questa nuova e più ampia ottica, il P.D.P. è lo strumento in cui si potranno, ad esempio, includere progettazioni didattico-educative calibrate sui livelli minimi attesi per le competenze in uscita, di cui hanno bisogno moltissimi alunni con BES, privi di certificazione diagnostica. L’attivazione di un percorso individualizzato e personalizzato per un alunno con Bisogni Educativi Speciali deve essere deliberata in Consiglio di classe - ovvero, nelle scuole primarie, da tutti i componenti del team docenti che redigono il PDP, firmato dal Dirigente scolastico, dai docenti e dalla famiglia. 8 dott.ssa Isabella Lettini I quattro ambiti da presidiare e sviluppare i quali rappresentano altrettante scelte strategiche sono: •il coinvolgimento forte dei compagni di classe e di scuola, •lo sviluppo di autoregolazione attiva da parte dell’alunno, sia a livello cognitivo-apprenditivo che comportamentale e relazionale, •l’adattamento degli obiettivi curricolari della classe e delle attività, •l ’ intervento psicoeducativo positivo nelle situazioni di grave problematicità comportamentale. 9 dott.ssa Isabella Lettini 10 dott.ssa Isabella Lettini Contesto ambientale. Gli insegnanti si chiederanno se l’alunno ha un contesto ambientale problematico: • a livello familiare o di relazioni extrafamiliari, • nel gruppo dei pari, • nell’ambito extrascolastico delle opportunità per il tempo libero, • nella cultura dell’ambiente circostante , • a livello economico, nel livello logistico, come ad esempio il sistema dei trasporti, degli ausili, ecc. 11 dott.ssa Isabella Lettini Contesto personale. Gli insegnanti si chiederanno se l’alunno presenta qualche criticità nei fattori contestuali di tipo psicologico (affettivo, relazionale e comportamentale) che mediano lo sviluppo e l’apprendimento : • motivazione, • autostima, • senso di sé • emotività • autoefficacia, • comportamenti problematici. 12 dott.ssa Isabella Lettini Gli insegnanti rileveranno se l’alunno incontra delle difficoltà negli apprendimenti curricolari che poi contribuiranno a definire, in interazione con altri ambiti, la situazione di BES. In particolare, dovranno essere esaminate le competenze nell’area linguistica, logico-matematica, antropologica e sociale, nell’educazione motoria, nelle lingue straniere e comunque in ogni ambito disciplinare previsto dal curricolo di ogni livello di scolarità. 13 dott.ssa Isabella Lettini Le prime settimane di scuola sono fondamentali per iniziare a stabilire un rapporto con gli studenti, aiutarli a fare conoscenza gli uni degli altri e trasmettere i messaggi chiari in merito alle aspettative della socialità della classe. Senza l’intervento degli insegnanti, essi tendono ad associarsi solamente con i compagni che conoscono già e con i quali hanno molte affinità. Il tempo investito inizialmente per insegnare agli alunni come rispettare le regole, come comportarsi durante il lavoro individuale e con gli altri, nonché negli intervalli tra le varie attività, come trovare e utilizzare il materiale, nel lungo termine farà risparmiare molto tempo e creerà un clima interpersonale positivo e produttivo. 14 dott.ssa Isabella Lettini Per insegnare agli alunni cos’è una comunità, è necessario che gli insegnanti riconoscano la classe stessa come una comunità e si impegnino a promuovere gli atteggiamenti, le abilità, i diritti, le responsabilità e le interazioni che permettono a una comunità di funzionare, rendendo la classe un luogo sicuro e accogliente per tutti. Per fare ciò è necessario che gli insegnanti rendano l’apprendimento sociale una parte integrante ed esplicita del curricolo scolastico, promuovendo i comportamenti prosociali che permettono di costruire e implementare comunità scolastiche efficaci. 15 dott.ssa Isabella Lettini Per far diventare la classe una vera «comunità» di relazioni, all ’ interno della quale si viva senso di appartenenza è indispensabile un’attenzione sistematica e un uso specifico di una serie di strategie di sostegno alla prosocialità e alla solidarietà tra alunni. Le probabilità di successo di un progetto saranno tanto maggiori quanto più viene trasmesso agli alunni, con le parole e soprattutto con le azioni, il messaggio che la classe è un luogo di cui ognuno fa pienamente parte e nel quale ci si prende cura di ciascuno, dove ognuno riceve il sostegno di cui ha bisogno e può dare il suo prezioso contributo. 16 dott.ssa Isabella Lettini Altre indicazioni da fornire agli studenti per favorire le reti amicali di supporto sono quelli di strutturare in modo non invasivo le interazioni sociali nelle attività didattiche e anche durante l’intervallo, a pranzo e nei momenti liberi: •salutarsi usando il nome dell’altro, •condividere materiali, •domandare e offrire aiuto, •partecipare alle attività e invitare gli altri a farlo, •rispettare i turni, lo spazio e gli oggetti degli altri, •esprimere le proprie esigenze, •dare dei compiti che richiedano agli alunni di interagire al di fuori dell’orario scolastico, •proporre attività nelle quali la presenza dei compagni di classe sia utile e rinforzante, •incoraggiare a partecipare alle attività extracurricolari proposte dalla scuola: sport, teatro, fotografia, ecc.. 17 dott.ssa Isabella Lettini Altre attività utili per promuovere delle relazioni positive tra compagni di classe e diventare più coesi sono le discussioni su temi legati alla prosocialità: •cosa significa avere un amico, •cosa si prova ad averlo, •come essere un amico anche se ci sono difficoltà, come agiscono gli amici, •cosa si può fare per quegli alunni che non ne hanno, •cosa possono fare loro stessi per aiutarsi. 18 dott.ssa Isabella Lettini Gli alunni più grandi che affronteranno molti periodi di lavoro cooperativo dovranno raggiungere competenze più articolate: • ascoltare attivamente, • promuovere la partecipazione, • raggiungere un accordo, • criticare le idee e non la persona, • essere incoraggianti e precisi nel riconoscere i meriti, • risolvere conflitti con il problem solving. 19 dott.ssa Isabella Lettini Esistono diversi modi per dare agli alunni positivi delle classi “alte” la possibilità di essere coinvolti nella pianificazione e nella realizzazione di varie forme di servizi di accoglienza per gli alunni nuovi per farli sentire i benvenuti: •allievi “tutor” che affianchino i nuovi arrivati, fornendo assistenza continua per qualche tempo, dal punto di vista didattico e logistico, •allievi “mediatori” per facilitare la soluzione di problemi e la risoluzione dei conflitti. 20 dott.ssa Isabella Lettini PIANO ANNUALE DELL’INCLUSIVITÀ (1/2) Formazione docenti/personale Comunicazione ai Consigli di classe da parte della referente BES di informazioni in suo possesso (PRIVACY) Somministrazione del questionario conoscitivo BES alle classi I e II durante la prima settimana di lezione Compilazione durante il primo mese di scuola da parte del Consiglio di classe della scheda di osservazione BES Tabulazione dei risultati nel mese di ottobre durante i Consigli delle classi I e II Comunicazione dei nominativi rilevati alla referente BES e alla referente allievi stranieri 21 dott.ssa Isabella Lettini PIANO ANNUALE DELL’INCLUSIVITÀ (2/2) Incontro delle referenti e dello psicologo di Istituto con i Consigli di classe dove sono emerse criticità per concordare percorsi efficaci Convocazione delle famiglie dei portatori di BES per condividere i percorsi Stesura dei Piani didattici personalizzati secondo il modello ICF Monitoraggio quindicinale degli stessi Verifica del raggiungimento delle competenze didattico-formative previste Valutazione, restituzione dei risultati ed implementazione 22 dott.ssa Isabella Lettini