Il Movimento Cristiano Lavoratori reagisce a una normativa europea che “mette in discussione” il giorno festivo SALVIAMO LA DOMENICA La raccolta di firme ha preso il via il primo maggio a Gragnano e terminerà il 30 giugno. La festa momento di coesione di tutta la società civile. Morelli: “Vogliamo discutere anche con chi non tutela i lavoratori” E’ partita da Bologna la battaglia del Movimento Cristiano dei Lavoratori contro quei settori del mondo economico, responsabili con le loro politiche aziendali di annullare la funzione festiva della domenica, da decenni giorno comune di riposo per milioni di lavoratori. I profondi cambiamenti intervenuti nel mondo del lavoro hanno prodotto un’estensione delle attività anche nei giorni festivi, non sempre giustificate dal punto di vista tecnico-produttivo o di stretta utilità pubblica. Il Governo ha approvato, il 4 aprile scorso, la normativa europea sull’orario di lavoro che ha ribadito, pur con meno convinzione rispetto al passato, la “sacralità” del dì di festa. Tutto questo però non tranquillizza il Movimento: troppe deroghe e concessioni hanno permesso di stravolgere una consuetudine antica, con le intuibili conseguenze a livello umano, sociale e non da ultimo, in un’Europa segnata dalla comune fede religiosa. I punti dell’appello L’iniziativa, presentata lo scorso mese nel capoluogo emiliano, è incentrata sulla raccolta di firme a sostegno dell’appello “La domenica è festa”. La mobilitazione, avviata il primo maggio, terminerà il 30 giugno con la consegna delle firme raccolte alle istituzioni di ogni livello per un confronto sul tema. Il documento ricorda che “ogni individuo sviluppa la propria personalità primariamente attraverso le relazioni familiari e amicali e mediante la libera partecipazione alla vita delle formazioni sociali intermedie (gruppi, associazioni, comunità, aggregazioni della società civile)”. Tutto questo presuppone un periodo comune di astensione dal lavoro, “bene collettivo degno di tutela sociale”, profondamente radicato nella nostra società. Il testo menziona inoltre l’articolo 3 della Costituzione secondo cui “ è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono... l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica e sociale del Paese”. Infine la richiesta dell’Mcl per consentire che il lavoro domenicale “sia effettuato solo per comprovate necessità tecniche (il riferimento è alle attività stagionali nel settore agro-industriale), per rilevanti esigenze di servizio alla collettività oppure per ragioni di significativa utilità pubblica”. Una valanga di adesioni Numerosi e trasversali i consensi giunti all’iniziativa: dai sindacati confederali all’Unione Generale del Lavoro, storicamente orientata a destra, dall’Azione Cattolica, all’UCID, in rappresentanza degli imprenditori cattolici, senza dimenticare Coldiretti e Confcooperative. Quando sono in gioco i valori condivisi, l’impegno di parte si fa sforzo comune. Stefano Zamagni, docente di Economia politica all’Università di Bologna e promotore dell’iniziativa ha ricordato i vantaggi economici, sociali e civili derivanti dal mantenere la domenica come giorno di festa. E ha insistito sulla coesione sociale, condizione primaria per creare un modello di sviluppo sostenibile. I pochi momenti di confronto e aggregazione offerti dalle occasioni di festa meritano una tutela da parte di istituzioni e forze sociali. Giovanni Bersani, già senatore democristiano e presidente onorario dell’Mcl ha evidenziato le lacune della nuova direttiva, approvata dal Consiglio Europeo nel 2000, priva del riferimento esplicito alla domenica. Un grande valore, per la cui affermazione il movimento operaio lottò strenuamente alla fine dell’Ottocento, rischia di essere travolto. E con riferimento all’allargamento dell’Europa, sancito dall’adesione di dieci nuovi stati, Bersani ha detto: “I circa 500 milioni di abitanti dell’Europa allargata si riconoscono, per la quasi totalità, nel cristianesimo e hanno pertanto la domenica come punto di riferimento comune. Ma anche per le altre religioni in minoranza è importante preservare il giorno di riposo settimanale”. Gia. Nic.