Questo incontro è inquadrato all`interno delle seguenti tesi dell

Questo incontro è inquadrato all’interno delle seguenti tesi dell’Umanesimo Contemporaneo:
L’esistenza umana si sviluppa tra contraddizioni a livello sociale e personale, poste dalle condizioni storiche
(intendendo per storico l’ambiente sociale nel quale si nasce).
La contraddizione ha il proprio correlato personale nel registro di sofferenza. Per questo, di fronte a
condizioni sociali di contraddizione, ogni singolo essere umano identifica la propria sofferenza con quella
degli insiemi sociali sottomessi alle medesime condizioni.
La contraddizione sociale è un prodotto della violenza. L’appropriazione del tutto sociale per opera di una
sua parte è violenza, e questa violenza è alla base della contraddizione e della sofferenza. La violenza si
manifesta come lo spogliare l’altro della sua intenzionalità (e sicuramente anche della sua libertà), si
manifesta come atto del sommergere l’essere umano nel mondo della natura.
Le diverse forme di violenza (fisica, razziale, religiosa ed economica) sono espressioni della negazione
dell’umano nell’altro.
La sofferenza personale e sociale può essere superata grazie alla modificazione dei fattori di appropriazione
illegale e violenta che hanno installato la contraddizione nel mondo. E’ questa lotta per il superamento della
sofferenza che dà continuità al processo storico e che dà senso all’essere umano, poiché è l’affermazione
della sua intenzionalità negata da altri.
Una delle comprensioni cui la riflessione su queste tesi ci conduce è che la maggioranza dei “problemi
personali” in realtà non esiste. Ciò che esiste è un campo di relazioni interpersonali, una situazione di
contraddizione sociale, una serie di tensioni e di problemi sociali irrisolti (autoritarismo, fame e miseria,
disoccupazione, sfruttamento, persecuzione, discriminazione; ideologie, credenze e valori morali repressivi,
insomma, diverse forme di violenza) che agiscono come sfondo costante di pretese e di pressioni sopra
ognuno di noi – alcuni, per la situazione in cui si trovano, sono più esposti di altri ad una determinata
problematica sociale, si potrebbero quasi dire “vittime” di tale problematica.
Ciò che generalmente porta a confondere le cose è il fatto che il vissuto - il registro sociale – soprattutto nel
caso della problematica da cui uno si sente più direttamente toccato – quando è personale, ognuno lo
sperimenta sul proprio corpo. Perciò, cercando di uscire da quella situazione di sofferenza personale, di
risolvere quel problema sperimentato come problema personale e proprio, ognuno dà le proprie risposte
individuali, nel tentativo di modificare la propria situazione (se mi cacciano dal lavoro, ne cerco un altro; se
non mi accettano in un certo circolo, cerco di “migliorarmi socialmente”, oppure mi cerco un altro gruppo; se
la mia condizione sociale è bassa e mi limita, cerco di raggiungerne una migliore con lo studio o con una
professione; se non ho soldi, penso a lavorare di più, ecc.). Quando l’obbiettivo viene conseguito, tutto
sembra tornare di nuovo a posto... fino a quando il successivo problema (sociale) non verrà a bussare alla
porta, e così via.
Da questa prospettiva, la vita non sembra altro che un continuo soffrire e risolvere “problemi personali”.
Eppure, se comprendiamo che uno ha un determinato tipo di problemi perché la società nella quale vive è
organizzata in un certo modo; che solo nella misura in cui si giunga a modificare le condizioni di fondo – vale
a dire i problemi sociali – la vita individuale disporrà di una maggiore libertà di opzione, se si comprende
tutto questo, la prospettiva dalla quale inquadriamo il superamento della sofferenza sarà diversa.
Basti ricordare che, non esistendo più un’ingiusta distribuzione della ricchezza, non pochi smetteranno di
avere problemi personali di soldi; se cesserà di esistere una società divisa in strati o classi sociali, molti
smetteranno di soffrire per problemi di posizione sociale o di prestigio; se non fossimo sottomessi ad una
determinata morale, scomparirebbero molti conflitti personali di tipo sessuale, che generalmente derivano da
quella; se la situazione del paese o della società non fosse così contraddittoria, ed il futuro così incerto,
molte persone smetterebbero di soffrire paura del futuro e per il senso della loro vita, ecc.
Viste così le cose, il superamento della sofferenza personale e sociale si inquadra quindi come un lavoro di
sviluppo personale in funzione della trasformazione sociale. Si tratta di un lavoro concomitante.