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Un’indagine nella comunità guidata da don Fornari. E’ forte nel quartiere la presenza di stranieri
Sant’Anna, una parrocchia
s’interroga sugli immigrati
Sì all’accoglienza (88%), ma qualche riserva quando si tratta di affittare un appartamento
Situata a ridosso di via Roma e vicina alla zona della stazione, la parrocchia di S. Anna rappresenta
un osservatorio privilegiato sulla realtà dell’immigrazione a Piacenza. Il quartiere, sul quale svetta il
monumento della Lupa, che ne rappresenta il centro topografico, ospita la concentrazione più alta di
stranieri, che, su tutta la provincia, superano le 10mila presenze.
Per questo, l’inchiesta sul rapporto con gli extracomunitari realizzata dal parroco don Luigi Fornari,
e pubblicata sul giornale della parrocchia, può essere un utile strumento per documentare
l’atmosfera che si respira nel quartiere.
HANNO RISPOSTO in 136. L’indagine è stata compiuta al termine delle messe e nei gruppi
parrochiali. Al questionario, composto da 8 domande, hanno risposto 136 parrocchiani. Se si tiene
conto che le messe domenicali sono frequentate da circa 300 persone, bambini compresi, il
campione risulta significativo. I risultati sono stati presentati in un’assemblea parrocchiale guidata
dal sociologo Massimo Magnaschi. I dati raccolti attestano la prevalenza del senso di fraternità
sulla diffidenza.
SI’ ALL’ACCOGLIENZA. Invitati a prendere posizione su un recente intervento del Vescovo
Mons. Monari, per il quale gli extra-comunitari sono da accogliere come fratelli in grave necessità
di vita, i parrocchiani hanno manifestato un consenso quasi plebiscitario: l’88% si è dichiarato
d’accordo con il Vescovo.
Analogamente, l’83% degli intervistati ritiene necessari gli extra-comunitari per la nostra economia
e per i servizi sociali urgenti (nel corso del dibattito è emerso il caso delle donne ecuadoriane che
svolgono la funzione di badanti). L’82% ritiene giusto che la parrocchia aiuti gli extra-comunitari
che chiedono la carità.
QUALCHE RISERVA SULL’AFFITTARE UNA CASA. Apparentemente meno confortante è il
dato relativo alla disponibilità di offrire alloggio agli stranieri: agli intervistati è stato chiesto se
avrebbero affittato un appartamento ad un extra-comunitario, e in questo caso il “sì” ha raggiunto la
quota del 56%.
Don Luigi ha tuttavia chiarito che coloro che hanno risposto “non so”, il 15% del gruppo, in realtà
intendevano un “sì” con riserva, ossia a patto che l’interessato fosse affidabile, e perciò questa
percentuale può legittimamente confluire nel partito dei “sì”. E questo a conferma che
l’atteggiamento predominante non è di intransigente chiusura, bensì, tutt’al più, di comprensibile
cautela.
CHI FAR ENTRARE IN ITALIA? Un terreno più infido è quello del rapporto con la componente
musulmana degli extra-comunitari: di fronte alla possibilità di preferire l’ingresso in Italia degli
immigrati cristiani, rispetto a quelli musulmani, il 68% si è pronunciato favorevole, contro un 26%
di contrari. L’85% ha negato che la tradizione musulmana sia rispettosa della dignità e della libertà
della donna. Il 57%, infine, non ha fiducia nella possibilità che la società musulmana maturi un
atteggiamento più tollerante.
Una preoccupazione non dissimile è trapelata anche nel corso dell’assemblea. Vi è stato chi ha
sottolineato il fanatismo che caratterizzerebbe i musulmani, e che costituisce l’aspetto minaccioso
della loro cultura, e chi ha posto l’accento su un altro ricorrente motivo di apprensione, la prolificità
degli immigrati, a cui fa da contraltare il crollo demografico italiano. In generale, l’80% degli
intervistati ammette che in via Roma serpeggia l’inquietudine nei confronti degli immigrati.
I dubbi affiorati indicano che si oscilla tra il desiderio di dialogo e la sensazione che le proprie
tradizioni vivano in stato di assedio. Magnaschi, citanto un intervento sul quotidiano Libertà di
padre Gianromano Gnesotto, direttore di migrantes, ha detto che la paura dei musulmani esprime la
paura di un mondo cattolico privo di una forte identità. L’inchiesta svolta da S. Anna mostra proprio
questo: la nostra gente ha interiorizzato i valori di carità cristiana, ma si sente insicura di fronte a
una convivenza ancora tutta da costruire.
Valeria Lombardi
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