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Grovignani XX°
Casa Mussolini (Predappio, via Varano Costa)
1 - 15 settembre 2013
Rivisitazione pittorica dell’architettura del ventennio nei territori di Predappio, Forlì e
Castrocaro, firmata dai tre artisti ed esposta a Casa Mussolini.
Un lavoro a sei mani per raccontare l’architettura del ventennio fascista. È l’originale esposizione
realizzata dai Grovignani, composito trio di artisti che dal 1° al 15 settembre presenta la loro ultima
fatica pittorica a Predappio, nei locali espositivi di Casa Mussolini, in via Varano Costa.
La vernice inaugurale è in programma per domenica 1° settembre, alle ore 18,00.
Nei dipinti in mostra appaiono i principali edifici dell’architettura razionalista dei territori di
Predappio, Castrocaro e Forlì, una quindicina di quadri di dimensioni 70 x 100 cm e 50 x 70 cm.
L’idea pittorica dei Grovignani racconta il territorio in cui vivono i tre artisti - Grota (al secolo Franco
Gianelli), Vanni Perpignani e Paolo Vignali - e il luogo in cui sono cresciuti, percorrendo le strade e
attraversando le stanze di quegli edifici che rappresentano l’architettura e la storia di un recente
passato. Palazzi e scorci imponenti lontani però da ogni aspetto nostalgico o celebrativo; le opere
dei Grovignani descrivono invece il tempo, i luoghi e i piccoli aneddoti legati ad essi.
I Grovignani sono un progetto artistico creato da tre pittori: Grota e Vanni Perpignani di Predappio
e Paolo Vignali di Castrocaro Terme. Nato quasi per gioco, il trio si è evoluto in una struttura più
complessa che avvolge intuizioni, sentimenti e ironici confronti fino a materializzarsi in opere
realizzate a sei mani. I tre amici si sfidano in un intreccio di colori e disegni, e il quadro si completa
al passaggio di mano da pittore a pittore. Oltre alle personali storie artistiche dei singoli
componenti, dal 2010 i Grovignani hanno collaborato e allestito numerose mostre in provincia e
prossimamente anche all’estero; hanno partecipato a trasmissioni televisive e sono stati citati in
numerosi articoli, attirando l’attenzione di pubblico e critica.
Vissuti tra Predappio e Castrocaro, i tre pittori hanno assorbito gli stimoli dall’ambiente circostante
tra palazzi e strutture erette nel ventennio, alcune delle quali, dopo aver conosciuto il fasto negli
anni ’20, hanno oggi perduto il loro splendore. Sono cresciuti tra le persone che conobbero quel
periodo e che ancora oggi raccontano storie di fascisti, partigiani e ancor più di persone comuni.
Sono diventati adulti attraversando il tempo delle contestazioni, delle risse tra fazioni diverse e oggi
si soffermano a guardare ciò che rimane del passato, senza voler dare giudizi ma solo come
testimoni della polvere che si deposita, delle malerbe cresciute, della trasformazione delle città
immerse nella vegetazione della campagna.
Nella sua dichiarata imponenza, quel modello architettonico non è stato solo il simbolo di un
periodo storico ma è anche entrato in modo prorompente nella cultura popolare. E oggi gli artisti
nati in paesi fulcro per il ventennio non possono esimersi dal confrontarsi con le immagini di quel
periodo, descrivendo ciò ne che rimane.