2_18to_A - salesiani don Bosco

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Anno A
18ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
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Is 55,1-3 - Venite e mangiate.
Dal Salmo 144 - Rit.: Apri la tua mano, Signore, e sazia ogni vivente.
Rm 8,35.37-39 - Nessuna creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo.
Canto al Vangelo - Alleluia, alleluia. Venite a me voi tutti che siete affaticati e
oppressi e io vi ristorerò, dice il Signore. Alleluia.
 Mt 14,13-21 - Tutti mangiarono e furono saziati.
PER COMPRENDERE LA PAROLA
Dio è attento ai bisogni del popolo affamato e vi risponde; lui solo può soddisfare le aspirazioni dell’uomo.
PRIMA LETTURA
Sono i primi versetti dell’invito che chiude il Libro della Consolazione (Is 40-55). Questo
appello pressante è rivolto ai membri del popolo di Dio che intravedono la fine dell’esilio.
È l’invito a un banchetto. Nell’Antico Testamento, Dio nutre e sostiene il suo popolo (Es
16; 2 Re 4,42-44); Isaia, per annunciare il raduno universale alla fine dei tempi, descrive
un sontuoso banchetto (Is 25,6ss).
Nei libri sapienziali si trovano inviti a saziarsi abbondantemente con alimenti diversi dal
pane, dal vino e dalla carne. «La Sapienza... ha imbandito la tavola» (Prv 9,1.2);
«Avvicinatevi a me, voi che mi desiderate, saziatevi dei miei prodotti» (Sir 24,18). Già il
Deuteronomio afferma: «L’uomo non vive soltanto di pane...: Dio... ti ha nutrito di
manna» (Dt 8,3). Questo invito è rivolto ai poveri, privi di tutto; essi hanno sete, non
hanno denaro, sono stati ingannati perché hanno speso inutilmente il loro denaro, sono
stanchi. Questo invito alla speranza raggiunge l’uomo insoddisfatto, deluso, scoraggiato.
Questo invito è gratuito: gli invitati, al contrario di quanto hanno finora sperimentato, saranno saziati senza dover spendere nulla.
È un invito pressante a dare una risposta libera alla «benevolenza» gratuita di Dio: ripetizione delle chiamate: «Venite... Ascoltate». È un invito che continua l’alleanza stretta con
Davide, ma la supera largamente.
SALMO
Salmo di lode che celebra i benefici di Dio. I versetti scelti sottolineano la bontà del Creatore, che offre il nutrimento a tutti gli esseri viventi. Di fronte a questa generosità, attenta a ciascuno, la fame delle creature diventa una preghiera piena di fiducia: «Gli occhi di
tutti sono rivolti a te in attesa».
Gesù metterà sulle nostre labbra le parole per esprimerla: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano».
SECONDA LETTURA
È la finale del lungo svolgimento della prima parte della lettera ai Romani. Paolo ha affermato che ogni uomo è salvato in Gesù Cristo e ha così fondato saldamente la speranza
cristiana. Egli conclude con un inno di fede (8,31-39), uno dei più lirici delle sue lettere.
La prima enumerazione («la tribolazione, l’angoscia...») descrive la dura condizione di vita del cristiano nel mondo. Paolo applica a ogni cristiano la sua esperienza personale (2
Cor 12,9-10).
18ª Domenica del Tempo Ordinario - “Omelie per un anno - vol. 2”, Elledici
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La seconda enumerazione («né morte, né vita...») si applica alle condizioni di vita di ogni
uomo: nulla di creato può ostacolare l’amore di Dio.
VANGELO
La duplice menzione di «un luogo deserto» (14,13.15) fa pensare all’Esodo: il Signore
agisce in favore del suo popolo affamato. La tradizione evangelica è stata influenzata
anche dalla moltiplicazione dei pani da parte di Eliseo (2 Re 4,42-44). Il profeta compie
questo miracolo in un periodo di carestia; Gesù moltiplica i pani semplicemente per
venire in aiuto alla folla che rischia di essere presa alla sprovvista (v. 15). In Matteo, le
due moltiplicazioni dei pani (2° racconto: 15,32-39) vanno accostate alla Cena (26,26):
gli stessi verbi usati nello stesso ordine: «Alzati gli occhi al cielo, pronunziò la
benedizione, spezzò i pani e li diede».
– Gesù ha l’iniziativa del miracolo: egli attira dietro a sé le folle, provoca la reazione degli
apostoli, riceve i pani, compie l’atto e li dona.
– Gesù vuole la collaborazione degli apostoli. Mentre essi non vogliono addossarsi l’onere
di nutrire la folla, Gesù li rimanda a se stessi, alla loro pochezza... e questo gli basta. Egli,
tuttavia, fa loro distribuire il pane, e gli apostoli prolungano così il suo gesto di dono. Nella
comunità, il sacerdote è il cooperatore diretto del Signore, attento ai bisogni di tutti, per
rispondervi col suo Maestro e come lui.
PER ANNUNCIARE LA PAROLA (piste di omelia)
Il pane che Dio ci dona
«Dacci oggi il nostro pane quotidiano». Qual è la portata di questa domanda del «Padre
nostro»? Un nutrimento corporale o spirituale?
«Dio nutre il suo popolo»: qual è il significato di quest’affermazione, in un mondo in cui
milioni di uomini soffrono la fame?
– Dio nutre il suo popolo attraverso la creazione. La terra è fatta perché ogni essere vivente, vegetale, animale, uomo trovi il proprio nutrimento. Ma ciò si ottiene soltanto con
difficoltà, sforzo, lotta e a prezzo di molti fallimenti.
L’uomo che ha fame è tentato di diventare un lupo per i suoi fratelli: rapace e accaparratore. La storia biblica ci apre un’altra via. Mostrandosi attento ai bisogni del suo popolo,
Dio nell’Esodo (la manna, Es 16) fa prevalere l’ideale della fiducia e dell’equa distribuzione: a ciascuno secondo il suo bisogno quotidiano. Il popolo della Bibbia serberà sempre
questo ricordo: salmi 78,24; 105,40, ecc.
Gesù interviene anche in questo senso. Il segno dei pani moltiplicati dimostra la sua pietà attenta alla folla affamata. Ma quando dice ai suoi discepoli: «Date loro voi stessi da
mangiare», ci riporta alle nostre responsabilità nella gestione delle cose del mondo.
– Dio risveglia in noi un’altra fame, un’altra sete. L’uomo infatti «non vive soltanto di
pane» (Dt 8,3). Gesù, nel deserto, ha già superato la tentazione del materialismo. Dopo
aver moltiplicato i pani, egli si sottrarrà a coloro che vorrebbero farlo re e inviterà i discepoli a cercare il pane che non perisce. La «Buona Novella» risponde a coloro che «hanno fame e sete di giustizia» (Mt 5,6). La sua parola è anche un cibo.
Quale genere di fame proviamo noi oggi? Quale fame esprime la civiltà del nostro tempo?
E noi, in questo tempo di vacanza, da quale fame siamo sospinti? – Chi risponderà alla
fame di verità e di amore che inaridisce l’umanità? – Gesù dona se stesso come cibo. Il
segno dei pani annuncia quello dell’Eucaristia. E già l’«alleanza eterna», annunciata dal
profeta (1a lettura). Fin da quaggiù, nella Chiesa, Gesù ci nutre con la sua Parola e con il
suo Corpo (le due mense della liturgia). Questo stesso segno preannuncia il banchetto
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eterno che radunerà tutti gli uomini, che «ricolmerà di beni gli affamati» (Magnificat).
Allora non vi sarà più né fame né sete (Apocalisse).
La Chiesa... speranza degli uomini
La Chiesa porta in sé la Buona Novella della salvezza di Gesù Cristo; deve essere per tutti gli uomini il vincolo della speranza. Perché allora attrae sempre meno gli uomini, perché
un buon numero diventa indifferente nei suoi confronti? È forse delusione, anziché una
speranza per gli uomini?
La Chiesa trasmette l’invito del Signore. È rivolto a tutti: «O voi tutti... venite... ascoltatemi» (1a lettura), ma in modo particolare alle persone deluse, stanche, affaticate. Come
Gesù Cristo, deve raggiungere le aspirazioni più profonde dell’uomo, cogliere in ciascuno
le disponibilità che consentono alla Buona Novella di penetrare in lui. Quali sono
attualmente le aspirazioni degli uomini che aprono un varco agli inviti del Signore? Come
trasmettere agli altri l’invito del Signore?
La Chiesa deve lasciar trasparire il messaggio di speranza di Gesù Cristo, attraverso la sua
testimonianza all’amore del Signore, che viene a capo di tutto. – Può fare udire la Buona
Novella soltanto se, attraverso le sue membra, è essa stessa «bontà e tenerezza»
(Salmo) e «sente compassione» (Vangelo)...
– Deve trasmettere la speranza incrollabile portata da Gesù Cristo. Nulla può fare da
schermo a questa diffusione (2a lettura). Dietro agli ostacoli che incontra, si nascondono
le aspirazioni profonde degli uomini: bisogna raggiungerle.
– La Chiesa vive questo messaggio di speranza «nella tribolazione, l’angoscia, la persecuzione»; succede da venti secoli, ma essa rimane il luogo dell’«alleanza eterna» (1 a
lettura). Riproducendo il mistero di salvezza di Gesù Cristo, attinge la sua unica forza dal
Maestro. In che modo le nostre comunità partecipano a questo combattimento della fede,
in che modo sono testimoni di questa speranza?
La Chiesa vive di tutti i suoi membri che sono a servizio degli uomini. Ogni riflessione sulla
Chiesa deve portare il cristiano a essere più attivo. La Chiesa è viva soltanto attraverso i
cristiani che agiscono, coloro che danno tutto ciò che sono: con la povertà di tutti, Gesù
costituisce la forza dei credenti per la felicità di tutti.
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