Introduzione Siamo arrivati alla fase della lettura delle integrazioni

Introduzione
Siamo arrivati alla fase della lettura delle integrazioni al SIA, ed osserviamo che i proponenti
mantengono l’unica ipotesi dell’impiego di acqua di mare quale fonte di calore per il cambiamento
di fase del GNL, ricorrendo all’impiego di cloro quale biocida.
Le richieste di integrazioni avanzate dagli Enti preposti (MATT e Regione) erano precise:
Estendere in maniera opportuna e approfondita, le analisi del SIA nell’area vasta
compresa nel territorio sloveno, relativamente alla caratterizzazione delle diverse
componenti ambientali, la stima degli impatti e la definizione delle misure di mitigazione e
compensazione ambientale.
In risposta alle domande di integrazione, i proponenti si limitano a considerare gli effetti di
abbattimento di temperatura ed effetti del cloro residuo.
Lo “stato di salute” attuale
I livelli trofici individuano il grado di arricchimento delle acque del mare da nutrienti (quali azoto,
fosforo, etc…).
I livelli trofici permettono di caratterizzare le aree costiere soggette ad inquinamento da nutrienti e
aiutano alla comprensione delle dinamiche dei sistemi costieri, almeno per quanto riguarda
l'intensità di produzione di biomassa algale.
La situazione che si riscontra attualmente in golfo di Trieste, sul lungo periodo, è di una
“… generale tendenza all’oligotrofia del sistema pelagico”
 Fornasaro D., Strami F., Cabrini M. (2006). Fitoplancton in declino nel golfo di Trieste ?. Biol
Mar. Medit., 13(1): 234-237
 Fonda Umani S., Beran A., Parlato S., Virgilio D., Zollet T., De Olazabal A., Lazzaroni B.,
Cabrini M. (2004). Noctiluca scintillans Macartney in the Northern Adriatic Sea: long-term
dynamics, relationships with temperature and eutrophication, and the role in the food web. J.
Plankton Res., 26: 1-17
e quindi ad una diminuzione della produttività dell’ambiente marino.
Questa situazione è da correlare a diversi fattori, tra cui gli apporti terrigeni veicolati dai fiumi, le
condizioni meteomarine in loco, la circolazione delle correnti.
Tale condizione, in golfo di Trieste, si collega a 2 fatti contingenti documentati:
 …un accumulo di biomassa a livello del comparto microbico, (fatto che)… indica una carenza
nel trasferimento di energia ai livelli trofici superiori probabilmente come conseguenza di una
minore predazione da parte di organismi di dimensioni maggiori.”
Paoli A., Del Negro P. (2006). Abbondanze batteriche nelle acque del golfo di Trieste dal 1993 al 2004. Biol Mar. Medit.,
13(1): 141-148
 un trend in diminuzione del prodotto pescato, così come rilevato presso il Mercato Ittico di
Trieste, in particolare per il “Pesce Azzurro” che, notoriamente, si colloca ai primi livelli della
catena alimentare:
Gli andamenti delle specie di interesse alieutico presenti nel Golfo di Trieste sono
stati delineati tenendo come riferimento i quantitativi ufficiali riportati dal
Mercato Ittico. Questo al fine di contestualizzare maggiormente i risultati ottenuti
dalle campagne di monitoraggio svolte nel 2003 e tra ottobre 2005 e settembre
2006. La serie di dati ufficiali ha inizio nel 1992 e, pur essendo suscettibile di un
errore sistematico intrinseco, ha permesso di determinare le criticità del
Comparto Marittimo e di focalizzare ulteriormente le problematiche da
approfondire durante il monitoraggio e nelle rielaborazioni successive.
I dati relativi ai prelievi di Pesce Azzurro dal 1992 ad oggi delineano un
decremento riferibile principalmente agli ultimi 4 anni. La specie maggiormente
interessata da questo netto calo è Sardina (Sardina pilchardus). Nel suo caso si
rileva una diminuzione costante dei pescati dal 2002 ad oggi, che ha reso i
prelievi del 2006 quasi quattro volte inferiori rispetto ai quantitativi registrati
cinque anni prima…
(Shoreline 2007, non pubbl.)
Migliaia
Mercato Ittico di Trieste - Andamenti totali Pesce Azzurro (Kg/anno)
1000
900
800
700
600
500
Pesce
Azzurro
(Kg/anno)
400
300
200
100
0
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
Adrifish (2002-2004) riporta:
http://www.adrifish.org/download/Pesca%20e%20acquacoltura%20in%20Friuli%20Venezia%20Giulia.pdf
L’annientamento della componente biotica contenuta nell’acqua in transito nell’impianto di
rigassificazione
Per 1 rigassificatore l’utilizzo di acqua di mare è:
 in condizione di normale esercizio: 22.800 m3/h
 in condizioni di picco: 30.400 m3/h
Si tratta di una quantità enorme: “…636.000 metri cubi al giorno, come dire il volume di un edificio
di 20 piani con la base grande come Piazza Unità”.
Il golfo di Trieste, tra Grado e Punta Salvore, ha una profondità media di 16 metri ed una superficie
di 550 km2, per un volume di acqua di mare di 8.800 milioni di m3.
Stanti questi volumi, in un anno circa il 4-5% dell’acqua dell’intero bacino del golfo di Trieste
verrebbe a fluire attraverso l’impianto e quindi ad essere sterilizzato:
All’interno dell’impianto, l’impiego congiunto di:
biocida + shock termico + stress meccanico
comporta l’annientamento di qualsiasi forma di vita veicolata dall’acqua oltre all’ossidazione della
sostanza organica, del particellato e dei nutrienti in essi disciolti (NH4+).
I rischi per l’ambiente marino se si impiega acqua di mare
Nutrienti
Per la PP – Produttività Primaria in golfo di Trieste è stato documentato il ruolo
preponderante dell’azoto ammoniacale rispetto all’azoto nitrico. L’apporto di NH4
attraverso i fiumi viene integrato dalla rimessa in circolo per opera dei processi di
degradazione biologica.
La disponibilità di NO3 è sovrabbondante rispetto ai bisogni della PP, per cui
l’apporto di NO3 viene per la maggior parte “esportato” al di fuori del golfo.
L’azoto ammoniacale assume in questo luogo il ruolo di fattore limitante nello
sviluppo degli organismi autotrofi marini.
Il ricorso a sostanze fortemente ossidanti (es: ipoclorito quale biocida) nel processo
di rigassificazione del GNL comporta inevitabilmente la distruzione (parziale o
totale) di questa specie chimica, che verrebbe trasformata nelle sue forme ossidate
e quindi sottratta alla PP.
http://www.formeducambiente.apat.it/site/_images/filmati/2_F3_ACC.swf
Batteri marini I Batteri marini hanno il ruolo, fondamentale, di regolatori della biogeochimica
degli ecosistemi acquatici (Pomeroy, 1974; Azam et al., 1983).
Una alterazione del ciclo biogeochimico del carbonio provoca il fenomeno delle
“mucillagini”.
Negli anni caratterizzati da una distribuzione dispersa del popolamento batterico
eterotrofo (1997, 2000, 2002) si è verificato il fenomeno delle mucillagini in golfo
di Trieste (Del Negro et al., 2005).
Viceversa, in condizioni ambientali caratteristiche, si osserva un ciclo annuale
dell’abbondanza delle specie batteriche eterotrofe e fototrofe, con minimi e
massimi in corrispondenza dei mesi più freddi e più caldi dell’anno. Questo sembra
essere dovuto principalmente all’effetto della temperatura che esercita un
controllo, anche se non diretto, sullo sviluppo della comunità batterica (Paoli A, Del
Negro P., 2006).
L’ingente quantitativo di acqua di mare in transito attraverso l’impianto verrebbe
sterilizzato e raffreddato, incidendo (per via diretta ed indiretta) sulle popolazioni
batteriche. Si va ad alterare, in tal modo, il regolatore di uno dei cicli
biogeochimici più delicati, ancora poco noto e che – proprio in golfo di Trieste –
ha già dato più volte indicazione di stato di stress.
Fitoplancton
Relativamente al fitoplancton, gli studi più recenti protratti sul lungo periodo,
disponibili per il golfo di Trieste (2006), indicano che questo insieme di organismi
autotrofi risponde in maniera non immediata, ma graduale nel tempo, ad eventi
ambientali atipici.
In particolare viene riferito:
 della scomparsa delle caratteristiche fioriture del fitoplancton in
corrispondenza dello scarico di un depuratore,
 dell’alterazione dello stato trofico del sistema nel corso dell’evento di siccità
primaverile ed estiva del 2003.
In un altro studio (Pecchiar et al, 2003) si riferisce che la struttura della comunità
autotrofa evidenzia, nel tempo, la presenza di cellule algali di dimensioni più
piccole rispetto agli anni precedenti (2003 vs. 1995). Qui si conclude con una
domanda aperta: “Si potrebbe quindi supporre che l’ecosistema del Golfo di
Trieste stia evolvendo da condizioni di eutrofia a condizioni di oligotrofia ?”.
In tale condizione di perdurante stress della comunità fitoplanctonica, non si può
non considerare l’utilizzo di acqua di mare per il GNL quale un “evento ambientale
atipico” destinato a permanere in loco per tutta la durata d’esercizio dell’impianto.