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NEWSLETTER “ALLA RICERCA DELLA VERITA’ “ N.35 del 28/3/17
di Ileana Mortari
CONCEPITO DI SPIRITO SANTO,
GESU’ NACQUE DA MARIA VERGINE.
Il CREDO è un breve sommario delle principali verità che il cristiano è tenuto a credere, se vuole
essere veramente tale; è una sintesi che abbraccia tutta la Rivelazione. E’ articolato in 3 parti: 1°Dio Padre e la creazione; 2° - Gesù Cristo e la redenzione; 3° - Lo Spirito Santo e la santificazione.
Inoltre vedi Newsl.N.32 pagg.1-2
Il 3° articolo del credo apostolico è: Gesù “fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria
Vergine.”
Premessa: mi rendo ben conto che per fare oggi queste due affermazioni ci vuole un grande coraggio e
una profonda convinzione. Anche senza tener conto di un contesto storico, che ha fatto della sessualità
e della generazione una sorta di “teatrino delle marionette”, dove compare di tutto e di più, e dove si
ha la “pretesa”, (che non coincide affatto con lo sbandierato “diritto”) di andare contro leggi della
natura inscritte in ogni essere, occorre aver presente che anche nei primi tempi della Chiesa non fu
facile arrivare a questa affermazione di fede. Ripercorriamo le tappe.
1° - UN CONCEPIMENTO VERGINALE
Sia Matteo che Luca parlano, nei noti “vangeli dell’infanzia”, della verginità di Maria e, poiché essi
sono indipendenti tra loro, chiaramente si rifanno a loro volta a più antiche tradizioni. Infatti nella
seconda fase di diffusione del cristianesimo (anni 80 del 1° sec. d. Cr.) i cristiani, interrogandosi sulle
origini di Cristo, incontrano tradizioni basate su rivelazioni fatte dagli stessi protagonisti circa il
concepimento verginale di Gesù, tradizioni che ritroviamo in due testi fondamentali: Matteo 1, 18 –
25 e Luca 1, 26 – 38.
Questi due racconti forniscono una chiara attestazione della fede primitiva nella verginità fisica di
Maria: Gesù è nato non in seguito a una relazione matrimoniale ordinaria, ma per un concepimento
che lo Spirito Santo aveva operato nel seno di Maria Vergine.
Abbiamo poi un importante elemento che gioca a favore della storicità del fatto; è uno dei criteri
fondamentali per stabilire la storicità dei Vangeli: il cosiddetto “criterio della discontinuità”: il
concepimento verginale è del tutto estraneo alla mentalità del giudaismo, che anzi riteneva la
verginità una specie di sterilità e una sorta di maledizione divina (come si vede da vari passi
dell’Antico Testamento: Gen.1,28 ; 9,1; Lev. 20,21; Deut.7,13-14).
C’è pure la testimonianza del quarto evangelo (del 99-100 d. Cr.), quello di Giovanni, il quale scrive
al v.13 del Prologo (questa è la versione dei più antichi manoscritti): “Non da sangue, né da volere di
carne, né da volere di uomo, ma da Dio fu generato” Questo per quanto concerne le basi
scritturistiche.
Ma poi abbiamo la Tradizione della Chiesa, con molteplici testimonianze, di cui una è proprio
l’articolo di fede che stiamo esaminando.
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Mentre gli eretici gnostici dicevano che Gesù era nato “attraverso” Maria, il grande Vescovo martire
Ignazio di Antiochia (inizio II° sec. d. Cr.) scrive nella Lettera agli Smirnesi: “Gesù è nato veramente
da una Vergine” e con lui gli altri Padri della Chiesa dei primi secoli. La realtà fu riaffermata in vari
concili, finchè nel 7° secolo essa divenne “verità di fede definita”, cioè un dogma (in Appendice
trovate una definizione-spiegazione del dogma): il dogma della perpetua verginità di Maria, che recita
“La santa e semprevergine e immacolata Maria ha concepito dallo Spirito Santo senza seme e
partorito senza corruzione, permanendo anche dopo il parto la sua indissolubile verginità, lo
stesso Dio Verbo, nato dal Padre prima di tutti i secoli” (per saperne di più si può vedere la mia
dispensa su Maria presente nel mio sito a sinistra sotto Download)
Dal noto episodio dell’Annunciazione (Luca 1,26-38) sappiamo che l’arcangelo Gabriele disse a
Maria che, pur non “conoscendo uomo” nel senso biblico, ella avrebbe avuto un figlio di nome Gesù.
L’accoglienza pronta e totale della giovane fanciulla ebrea rese possibile qualcosa di straordinario:
Dio trasformò la verginità di Maria in verginità feconda, per opera dello Spirito Santo.
2° - PER OPERA DELLO SPIRITO SANTO
Mi immagino già la domanda di molti: “Ma che cos’è questo Spirito Santo?”. Ne parleremo
ampiamente commentando l’8° articolo del Credo, ma intanto possiamo dire quanto segue.
La Rivelazione biblica ci parla di una realtà divina così ampia, ricca e complessa, che si manifesta in
tre Persone (la Trinità): Padre (vedi Newsl.n.33), Figlio (n.34 e altre), Spirito Santo (sarà la N.40),
che nello stesso tempo sono un’unica sostanza divina. In diversi passi del Nuovo Testamento si dice
che lo Spirito Santo “dà la vita”. Nel Battesimo, lo Spirito dà all’uomo la vita di Cristo.
Se Gesù ci ha mostrato il volto del Padre, invece lo Spirito resterà sempre il Dio nascosto, anche se ne
conosciamo “gli effetti”. Egli è come il vento: non si sa da dove viene e dove va, ma si vedono gli
effetti del suo passaggio. “Il frutto dello Spirito – dice S. Paolo nel famoso passo di Gal.5,22 – è
amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”, cui si affiancano i
7 doni “canonici” di cui parlerò nella Newsl. citata. Ma c’è di più.
“Nella Sacra Scrittura, la comparsa dello Spirito Santo è l’espressione di un INTERVENTO
DIRETTO DI DIO, che realizza un contatto immediato con le sue creature……..Così facendo, Dio
mette in atto una singolarissima svolta nella storia, fa qualcosa di assolutamente nuovo, crea un
“nuovo inizio” che va al di là di tutte le vicende storiche precedenti.” (Card. Dionigi Tettamanzi,
Questa è la nostra fede!, Centro Ambrosiano, p.63)
3° - SI E’ FATTO UOMO - IL MISTERO DELL’INCARNAZIONE
Nel Simbolo (più lungo) detto Niceno-Costantinopolitano troviamo: ”per opera dello Spirito Santo
si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo”.
Giustamente in questa professione di fede più tarda (della fine del IV° sec. d. Cr.), si è voluto
sottolineare non solo la nascita di Gesù da una vergine, ma l’incarnazione del Verbo (2° persona
della SS. Trinità). Come sappiamo dal famoso Prologo giovanneo, quel Verbo in cui tutto è stato fatto,
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quel Verbo che è vita e luce per gli uomini, “si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”
(Gv.1,14). E Paolo, nell’inno di Fil.2,6-8, specifica ulteriormente quanto è accaduto:
“Gesù Cristo, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con
Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso
in forma umana umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce".
Gesù è un essere umano creato direttamente da Dio: è vero uomo, perché vera creatura (è nato da
Maria); e tuttavia il “come” del suo essere creatura non è uguale al “come” di tutti gli altri uomini:
l’incarnazione è un atto creativo che dona all’uomo Gesù l’essere persona del Figlio preesistente
(o seconda persona della Trinità).
A questo proposito è molto suggestivo e significativo quanto afferma Karl Barth nella sua
“Dogmatica”: “Costituiscono uno stesso SEGNO un ventre vergine trovato pieno e una tomba piena
trovata vuota”. L’ingresso come l’uscita del Figlio di Dio dalla vita e dal mondo restano avvolte nel
mistero.
Del resto l’incarnazione stessa di un dio è un mistero inspiegabile. “In effetti – si chiede S. Massimo il
Confessore – come può il Verbo , che con la sua persona è essenzialmente nella carne, essere al tempo
stesso come persona ed essenzialmente tutto nel Padre? Così come può lo stesso Verbo, totalmente
Dio per natura, diventare totalmente uomo per natura? E questo senza abdicare per niente né alla
natura divina, per cui è Dio, né alla nostra, per cui è divenuto uomo?
Commenta Padre Leone Dehon, fondatore di un ordine religioso tuttora molto attivo: “L’incarnazione
è il mistero di un Dio che ama tanto l’uomo fino a prendere egli stesso forma umana. Facendosi uomo,
il Figlio restò tutto amore, diversamente avrebbe cessato di essere Dio. E poiché il cuore umano è
il centro di ogni affetto umano, il Cuore di Gesù divenne il centro del suo amore, che è nello stesso
tempo amore divino e umano, amore divino umanizzato.”
E’ da notare come nella Bibbia ci sia un suggestivo parallelismo.
Come all’inizio della creazione lo Spirito di Dio “aleggiava sulle acque” (Gen1,2), così lo Spirito del
Signore è sceso su Maria per dare origine ad una nuova umanità, a una nuova creazione, che consiste
in una nuova permanente relazione tra l’uomo e Dio.
Ma c’è una differenza. Se nella creazione iniziale ovviamente non c’era bisogno che Dio chiedesse il
consenso delle sue creature, in questa nuova creazione EGLI LO CHIEDE. Maria sta al posto di
tutta l’umanità e, con il suo SI’, dice a ciascuno di noi che val la pena accogliere ogni richiesta divina,
anzi: è proprio il caso di lasciarsi prendere dal progetto di Dio, per essere suoi figli liberi, accettare la
sfida contro l’egoismo e la superbia, perché Dio è AMORE e la legge della vita è l’amore, la
solidarietà, la fraternità.
Osserva giustamente Don Cesare Pagani: “Oggi in particolare chiediamo a Maria che la verità di Dio
dimori in noi con la castità dei nostri costumi, con la purezza della nostra vita. Il sesso non è tutto, e
se pretende di essere tutto, diventa menzogna, ci delude e ci schiaccia. Piuttosto la sessualità è una
ricchezza della nostra personalità. Fatti a immagine di Dio, non dobbiamo profanare con la passione
dei sensi la sublime verità della nostra esistenza.”
Concludendo, possiamo dire, sempre sulla scorta del Card. Tettamanzi, che “credere che Gesù fu
concepito di Spirito Santo significa aprirsi al dono dello Spirito, accoglierne la presenza, lasciarsi
guidare da lui per diventare uomini nuovi, capaci di fare cose nuove.”
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5° - IL DOGMA DELLA MATERNITA’ DIVINA
Non è possibile credere nell’incarnazione del Figlio senza credere, insieme, nella “divina maternità di
Maria”. E’ ovvio che la definizione di questa verità è strettamente legata alla verità di fede riguardante
la natura di Cristo. Come affermato al Concilio di Nicea (325 d. Cr.), “Gesù è vero Dio e vero uomo”.
Ecco perché nel Concilio di Calcedonia del 451 fu formulato il seguente dogma:
“prima di tutti i tempi il Verbo fu generato dal Padre secondo la sua divinità, ma negli ultimi
giorni egli nacque come uomo da Maria Vergine, per noi e per la nostra salvezza, e dunque ben
a ragione ella è detta “Theotòkos”, cioè Madre di Dio”.
Certo, questa espressione ha un che di provocatorio ed è certamente paradossale. Se Dio è creatore,
come può avere una madre? Se Dio è eterno, come può “nascere” nel tempo? Si tratta di obiezioni
fondate, che tuttavia cadono di fronte al chiarimento capitale: Maria non ha certo dato la vita a Dio, né
ha conferito al Verbo la natura divina, ma è stata lo strumento umano della incarnazione del Verbo, lo
ha generato secondo l’umanità. Quindi il titolo di “Theotokos” è divenuto garanzia della retta fede
nell’incarnazione del Verbo.
Nella Lumen Gentium, cap.8° (dedicato a Maria), il concetto di maternità divina non viene limitato
al solo momento della concezione e del parto, ma abbraccia tutto l’arco della vita di Maria con il
Figlio ed esprime anche la perfetta conformità tra loro e la loro unione nell’opera della salvezza.
APPENDICE
Che cos’è un dogma?
Il termine viene dal greco “dogma”che significa “dottrina comunemente accettata, decreto,
norma, prescrizione”; in Atti 16,4 esso indica le disposizioni e decisioni del Concilio di
Gerusalemme. Oggi si definisce “dogma” una dottrina nella quale la Chiesa propone in maniera
definitiva una verità rivelata, in una forma che obbliga il popolo cristiano nella sua totalità, in modo
che la sua negazione è respinta come un’eresia e condannata con anatema, cioè con scomunica
solenne.
Potremmo paragonare i dogmi a una sosta che la Chiesa compie nel suo cammino: i concili o il Papa
guardano alle verità trasmesse dalla Bibbia e ne presentano alcune impegnando la propria autorità, per
porre fine a una controversia o per la loro importanza nella vita dei fedeli. I dogmi sono vincolanti e
irreformabili.
Il dogma, o definizione dogmatica, può essere proposto:
a) in una dichiarazione solenne, fatta durante un concilio ecumenico (che raccoglie tutti i Vescovi
attorno al Papa) o per mezzo di una definizione del Papa, che parla “ex cathedra”, cioè dalla
sua sede di Vescovo di Roma, in unione e in accordo con tutti i Vescovi; si tratta allora di un
“dogma di fede definita”, pronunciato dal Magistero solenne
b) attraverso l’insegnamento ordinario e universale della Chiesa, così come si
esprime ad esempio nella liturgia; si tratta allora di un “dogma di fede” (non
“definita”), perché non è mai stato dichiarato ufficialmente.
Inoltre si parla di “storia” dei dogmi. Difficilmente essi nascono di punto in bianco, in un momento
isolato della storia della Chiesa, o dalla “pensata” di un Papa.
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I dogmi sono il frutto di lunghi periodi, magari anche di secoli, di riflessione, di ricerca, di vita
ecclesiale. Tale sviluppo si realizza per l’influsso di vari elementi:
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le eresie, che sorgono nell’interpretazione del dato rivelato; essendo “errori” di fede, la Chiesa
li combatte contrapponendovi appunto delle “verità di fede” più chiaramente definite
i nuovi interrogativi che sorgono in un determinato momento della vita della Chiesa
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la pietà dei fedeli
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la riflessione dei teologi, il cui compito è approfondire la conoscenza della Parola di Dio
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l’apporto del “sensus fidei” o “fidelium”: è la capacità donata dallo Spirito Santo al
credente di percepire quasi istintivamente il contenuto della fede e la conformità o
meno con esso di determinate dottrine e forme di vita, questo ovviamente in relazione
all’intensità di fede del singolo.
Il Magistero deve saperlo interpretare e anche riferirsi
ad esso nello svolgere il suo compito; perciò il “senso dei fedeli” può avere un ruolo
notevole nello sviluppo del dogma
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la necessità di riesprimere, in un linguaggio moderno, adatto ai tempi, l’eterna novità del
Vangelo. La Chiesa infatti, con la sua autorità autentica e infallibile, esplicita, chiarifica e
incarna il Vangelo nell’oggi della storia.
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