Perche’ il family day Sabato 12 maggio, a Roma, la grande manifestazione a sostegno della famiglia. In Sant’Ilario un incontro di approfondimento con Pietro Boffi e Livio Podrecca Un quadro di Marc Chagall che ritrae due sposi trasportati da un gallo, simbolo dell’annuncio dell’alba, verso il futuro; sullo sfondo una capanna, a simboleggiare la comunità, e il cielo, diviso tra luce e tenebre; più in basso un bimbo che suona un violino. È il quadro “icona” del Sindacato delle famiglie, che insieme a numerose associazioni ecclesiali, tra le quali l’Associazione nazionale famiglie numerose, Comunione e Liberazione, Associazione Cattolica Italiana, Movimento focolari, Movimento Cristiano Lavoratori, Acli, Associazione Papa Giovanni XXIII e l’Ucid, ha promosso un incontro di preparazione al Family Day, in programma a Roma sabato 12 maggio, incontro che si è tenuto martedì scorso nell’auditorium Sant’Ilario. Lo slogan è semplice, ma efficace: “Sì alla famiglia”. Il compito di spiegare perchè la società moderna ha l’obbligo di dire “Sì alla famiglia” è stato affidato al professor Pietro Boffi, ricercatore presso il Centro internazionale studi sulla famiglia e all’avvocato Livio Podrecca, segretario dell’Associazione giuristi cattolici di Piacenza; a introdurre la serata Giorgio Ferri. “Difendere la famiglia non è un’ideologia - ha sottolineato Ferri - e il Family Day non sarà una azione reattiva alla proposta di legge sui Dico, ma una iniziativa volta a promuovere la famiglia come elemento giuridico e come valore antropologico per la società”. A Livio Podrecca il compito di affrontare il tema del diritto naturale, come base storica e antropologica delle leggi attuali. “Fino all’illuminismo il diritto naturale aveva convissuto con altre forme di diritto con pari dignità. Esisteva il diritto naturale, il diritto positivo, il diritto degli uomini, il diritto divino. Dall’illumismo in poi si è affermato il principio che il diritto positivo è l’unico diritto efficace. Il diritto positivo è la legge, ma il diritto naturale ha una stretta attinenza alla natura umana. L’uomo, secondo il diritto naturale, non è solo portatore di bisogni materiali ma ha una sua spiritualità che tende alla trascendenza”. Per diritto naturale si intende quell’insieme, di norme, che, per usare un’espressione particolare, “sta scritto nel cuore degli uomini”; uno statuto giuridico, cioè, che, a prescindere dalla sua formulazione espressa nell’ordinamento, la collettività dei consociati sente indubitabilmente proprio. Storicamente il diritto alla vita, alla libertà ed alla proprietà rappresentano il nucleo minimo del diritto naturale, unitamente al diritto al nome, all’identità personale e alla famiglia. Di contro, il diritto positivo consiste nell’insieme delle norme vigenti, di quei precetti, cioè, che in un dato momento storico rappresentano l’ordinamento giuridico di uno Stato. Se da un lato, dunque, la fonte del diritto positivo è l’Autorità del Potere Pubblico (lo Stato), il diritto naturale trova la sua legittimazione in una serie di concezioni filosofiche e politiche che precedono la fondazione stessa dello Stato. Anche moltissimi studiosi laici sono concordi nell’affermare che il diritto naturale è canone valutativo del diritto positivo, della sua giustezza, della sua equità ed, infine, della sua “ legittimità”. “La famiglia appartiene al diritto naturale - ha detto Podrecca - ecco perchè va tutelata e protetta dai numerosi attacchi che gli sono stati rivolti nel corso degli anni”. Il professor Boffi ha sottolineato la straordinaria importanza sociale della famiglia. “L’assenza di legami forti come quelli familiari provoca disgregazione nel tessuto sociale. Laddove manca il ruolo educativo che è proprio della famiglia, registriamo a livello sociale delle devianze. Ad esempio, in Paesi come la Danimarca o la Svezia si verificano fenomeni di violenza apparentemente inspiegabili in contesti sociali in cui lo Stato fornisce molti servizi alla persona. In realtà, in quei Paesi il welfare investe molto sui singoli, ma non sulla famiglia, quindi, anche se la persona è assistita in modo completo dallo Stato, manca l’anello fondamentale di collegamento con la società, che è la famiglia e che nessuna altra istituzione può sostituire. Pensiamo alla straordinaria opera di cura degli anziani o i disabili che in Italia vengono tenuti in casa, e al fondamentale ruolo educativo dei giovani nel prepararli alle relazioni con il mondo esterno, educandoli alla gratuità che caratterizza il lavoro familiare”. Gli investimenti a favore della famiglia sono i più bassi d’Europa e questo ha ingenti conseguenze anche sui costi sociali, perché quando non si vuole investire sulle politiche familiari, nel lungo periodo, si rischia di dover sostenere costi maggiori per affrontare le conseguenze come la violenza, le devianza, le povertà. Laddove invece i rapporti sono stabili e forti per tutta la vita, rappresentano un punto di riferimento essenziale per la persona, che trova in essi il senso della propria vita In generale, poi, ad una cultura familiare ‘leggera’, come quella che si aprirebbe con i Dico corrisponde una forma di società un po’ più fredda, più anonima, in cui ci sono meno punti di riferimento”. Cristiana Maganuco in 800 da Piacenza Vigilia piuttosto movimentata per il Family Day. A poche ore dalla manifestazione di piazza San Giovanni in Laterano sono tante le notizie e le riflessioni polemiche che si rincorrono di ora in ora sui media. La provocatoria contro-manifestazione organizzata dai radicali in Piazza Navona per festeggiare l’anniversario della legge sul divorzio, le velenose frecciate tra politici anche delle stessa coalizione, le eccessive semplificazioni di alcuni giornali riguardo ai differenti contenuti, pro e contro l’attuale governo, dei discorsi dei leader delle 22 associazioni firmatarie del manifesto. Su tutte però la crescente paura, proviene anche da una parte del mondo cattolico, di un possibile “flop” pubblico dei sostenitori della famiglia. Anche a Piacenza infatti, neocatecumeni a parte, la risposta sembra essere stata un po’ fredda, o almeno così sembra dalle adesioni ai viaggi che i vari movimenti hanno organizzato per l’occasione. Per quanto riguarda ad esempio l’iniziativa diocesana sarà infatti uno solo il pullman che partirà dal Cheope sabato mattina alle 5 e comprenderà soprattutto membri del Rinnovamento nello Spirito, Comunione e Liberazione e Azione Cattolica. Le Acli e Mcl parteciperanno insieme: “abbiamo organizzato due tipi di viaggio: – ci spiega Umberto Morelli presidente provinciale Mcl – il primo prevede andata e ritorno in giornata mentre il secondo il pernottamento a Roma e, prima del rientro, la partecipazione domenica all’Angelus in Piazza S. Pietro. Entrambe le iniziative hanno riscosso un buon successo. Abbiamo organizzato due pullman ed anche alcune delle nostre associazioni fuori provincia si sono rivolte a noi”. I neocatecumeni rappresentano il gruppo più consistente. Saranno 10 i pullman che partiranno sabato mattina presto da Piacenza. “Uno da Borgotrebbia – elenca Gianni Beoni, responsabile provinciale – uno da San Giuseppe Operaio, uno da Caorso, uno da Monticelli e San Pedretto, sei dalla SS. Trinità. Senza contare tutti quelli che andranno con i loro mezzi. Dalle prime voci che abbiamo sentito potrebbero essere circa un centinaio”. In tutto da Piacenza, considerando anche il pullman messo a disposizione dall’UDC, si muoveranno verso Roma 800 persone. Saranno probabilmente loro, gli “autonomi”, l’ago della bilancia di una manifestazione che già di per sé, polemiche incluse, ha qualcosa di grandioso: la voglia, laica e cattolica, di rimettere al centro dell’attenzione pubblica la famiglia. Dopo il divorzio, l’aumento delle unioni di fatto e lo spauracchio dei Dico è già questa una grande notizia. Pietro Franchi