CONFERENZA SPIRITUALE
Dall’Arca dell’Alleanza al Tempio di Gerusalemme, al cuore, tempio vivo del Signore
1. “DISTRUGGETE QUESTO TEMPIO…”
Gv 2 [13]Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. [14]Trovò nel tempio
gente che vendevav buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. [15]Fatta allora una
sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei
cambiavalute e ne rovesciò i banchi, [16]e ai venditori di colombe disse: "Portate via queste cose e
non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato". [17]I discepoli si ricordarono che sta
scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora. [18]Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: "Quale
segno ci mostri per fare queste cose?". [19]Rispose loro Gesù: "Distruggete questo tempio e in tre
giorni lo farò risorgere". [20]Gli dissero allora i Giudei: "Questo tempio è stato costruito in
quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?". [21]Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
[22]Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e
credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
La cacciata dei venditori dal Tempio può essere un pagina evangelica fastidiosa. Eh, sì talvolta i gesti o le
parole di Gesù ci suonano male, ci danno fastidio. Bisognerebbe che facessimo maggior attenzione a
questi momenti di fastidio, di turbamento, di perplessità perché sono i momenti di maggior rivelazione di
Dio. Infatti, se tutto fosse scontato e pacifico dove sarebbe la novità? Che necessità ci sarebbe di una
rivelazione se fosse tutto liscio e umanamente logico? Non è così perché i pensieri e le vie di Dio non
sono le nostre (cf Is 5,8) e una autentica conversione implica necessariamente uno sconvolgimento nei
nostri schemi mentali e criteri di umano giudizio.
Convertirsi al vero Dio che risplende nell’Uomo-Dio Gesù Cristo significa anche correggere le immagini
distorte di Dio che ci costruiamo con la nostra fantasia e con la proiezione dei nostri desideri e dei nostri
pregiudizi. Per questo motivo Paolo dice:
1Cor 1 [22]E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, [23]noi predichiamo
Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; [24]ma per coloro che sono
chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. [25]Perché ciò
che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli
uomini.
Cioè i Giudei desiderano un Dio che si mostri glorioso e portentoso, i Greci un Dio che soddisfi il loro
modo di pensare e i loro gusti. Mentre Dio si mostra in Gesù come un Dio impotente e scandalosamente
debole, un Dio che muore in croce beffeggiato e fallito che non realizza certamente i desiderata di giudei
e greci, ma proprio in quella sua impotenza e suo fallimento c’è tutta la novità di Dio che si vuol far
conoscere nella verità di Sé e cioè di un’essenza di amore talmente grande e immensa che travolge ogni
nostra sua precomprensione.
Ebbene, proprio quando qualcosa di Gesù ci sembra strana e ci lascia alquanto perplessi, lì dobbiamo
scavare per cercare di entrare nella comprensione della Rivelazione di Dio che non sarebbe tale se non ci
superasse nella logica, nella mentalità, nei modi di vedere…
Questo Vangelo infatti ci mostra un Gesù che ribolle dentro, che esplode, che prende delle corde le unisce
a mo’ di sferza e la usa con violenza per cacciare i mercanti dalla casa del Padre suo. Perché tutto questo?
non poteva Gesù semplicemente mettersi a discutere con quella gente, non poteva semplicemente
cercare di appianare gli eccessi?
Non è infatti questo suo modo di fare in contrasto con quell’immagine che talvolta ci siamo creati di un
Gesù tutto dolce, tutto buono, tutto mite, tutto sorridente e sdolcinato? Dov’è quel Gesù qui? Attenzione
a non pensare di poter inscatolare ed etichettare Gesù a nostro gusto…!
Carissimi fratelli e sorelle, io credo che una chiave di comprensione di questa furia di Gesù la possiamo
leggere nel versetto 19, quando Gesù risponde a chi gli chiede “giustamente” spiegazioni del gesto, gli
chiedono un segno, un qualcosa che possa giustificarlo. E, – attenzione! – giustamente – giustamente! –
gli chiedono spiegazioni di quel gesto, giustamente gli chiedono un qualcosa che possa provare l’autorità
che Lui aveva per poter spaccare tutto. Infatti hanno visto un uomo tutto furioso che spacca tutto, spazza
via tutto, che prende a frustate la gente: un vero pazzoide! Ebbene in quello che Gesù dice loro come
risposta vi possiamo trovare una preziosa chiave di comprensione: “Distruggete questo Tempio e io in
tre giorni lo farò risorgere”.
Giovanni spiega nei versetti seguenti che Lui parlava del Tempio del suo corpo. Qui c'è una grande luce
di novità, qui c’è qualcosa di molto, molto importante. Gesù pone il suo gesto subito ad un livello che
trascende la sua fisicità, in quel suo cacciare i mercanti c’è qualcosa di più profondo di quanto appariva
agli occhi della gente. Quello che voglio dirvi è che Gesù vedendo quella gente che aveva fatto di quel
luogo sacro un mercato non si è adirato per il fatto in sé, quanto per quello che esso significava,
rimandava, simboleggiava, rappresentava ai suoi occhi. Quella vista ha fatto scattare nel Cuore umanodivino di Gesù una furia, una passione d’amore sconvolgente, un’ira divina tremenda, un’amarezza
profondissima e lacerante il Suo animo. Per capire cosa ha provocato tanta irruenza d’amore dobbiamo
riflettere sulla Sua risposta: “Distruggete questo Tempio…”. Cos’era il Tempio? Era il luogo d’incontro
con Dio, segno della presenza di Dio in mezzo al suo popolo. Aveva avuto la sua origine in quella piccola
cassettina di legno di acacia, l’ARCA DELL’ALLEANZA, che Mosè, su indicazione di Dio stesso, fece
costruire durante il viaggio della liberazione e che conteneva le Tavole della Legge. Quella Legge che
abbiamo ascoltato come nostra odierna prima lettura: i Dieci Comandamenti ritenuti dal popolo ebraico
dono prezioso di Dio, la cui osservanza diventa segno di appartenenza a Lui.
L’Arca contenente i Dieci Comandamenti era portata a spalla dai membri della tribù di Mosè, i Leviti, le
varie famiglie di questa tribù si preoccupavano di portare anche gli elementi della tenda o tabernacolo
dove la cassettina dell’Arca dell’Alleanza veniva riposta quando il popolo si fermava nelle varie tappe nel
deserto. Lì, in quella tenda il Signore scendeva nella nube e parlava “faccia a faccia” (Es 33,11) con
Mosè. E quando Mosè usciva da quella tenda dopo aver parlato con Dio, doveva coprirsi il volto con un
velo perché aveva il volto splendente di luce (cf Es 34,33-35).
Quando Giosuè introdusse il popolo nella terra promessa l’Arca vagava di tribù in tribù con grande gioia
del popolo in mezzo al quale passava. Poi quando fu re Davide, questi voleva costruire un edificio stabile,
un tempio per intronizzarvici l’Arca, ma Dio non volle che fosse lui a costrurGli un tempio perché le sue
mani erano troppo sporche di sangue (cf 1Cr 22,8). Davide passò tutta la sua vita accumulando tesori e
materiali che trasmise a suo figlio Salomone (cf 1Cr 22,1ss), questi costruirà finalmente il TEMPIO. Lo
splendido, maestoso, ricco Tempio di Gerusalemme…
Nell’ATRIO del Tempio, al suo centro, vi era l’ALTARE DEGLI OLOCAUSTI, dove venivano immolate
le vittime sacrificali, più avanti vi era poi il “MARE DI BRONZO”, una immensa vasca contenente
l’acqua per i riti di purificazione. Poi all’interno, c’era il “SANTO” con un altare ricoperto d’oro dove
veniva bruciato l’incenso e una mensa dove venivano appoggiati dei pani, i pani della proposizione, cioè
offerti a Dio che potevano mangiare solo i sacerdoti. All’interno del “SANTO” separato da una spessa
tenda vi era la parte più sacra del Tempio, “IL SANTO DEI SANTI”, luogo sempre buio che conteneva
l’Arca dell’alleanza che poggiava su due cherubini a mo’ di trono. Lì entrava il sommo sacerdote,
attraverso la tenda, solo una volta all’anno portando il sangue del capro espiatorio nel giorno
dell’espiazione (Kippur)
Di questo Tempio non rimarrà pietra quando il paese verrà occupato e distrutto dai Babilonesi e il popolo
deportato in Babilonia: 50 anni di schiavitù tremenda… Tempo però prezioso dove il popolo senza più il
suo Tempio, le sue liturgie, il suo altare, in quel mare di umiliazione e di dolore comincia a capire che la
vera liturgia si svolge nel cuore e che il cuore contrito e umiliato, il cuore umile e confidente è il vero
altare dove si offre il vero sacrificio a Dio.
Dn 3 [38]Ora non abbiamo più né principe, né capo, né profeta, né olocausto, né sacrificio, né
oblazione, né incenso, né luogo per presentarti le primizie e trovar misericordia. [39]Potessimo esser
accolti con il cuore contrito e con lo spirito umiliato, come olocausti di montoni e di tori, come migliaia di
grassi agnelli. [40]Tale sia oggi il nostro sacrificio davanti a te e ti sia gradito, perché non c'è confusione
per coloro che confidano in te. [41]Ora ti seguiamo con tutto il cuore, ti temiamo e cerchiamo il tuo
volto.
Poi ci sarà il ritorno e la ricostruzione del Tempio, non più grandioso e sfarzoso, ma ben modesto e umile
Tempio di povera gente. Ormai l’Arca non c’è più, è andata distrutta, persa, nel luogo più sacro di esso
non c’è più l’Arca, attraversata la spessa tenda che separa il “Santo” dal “Santo dei Santi”, ci sarà solo
una piccola stanza buia e vuota.
I greci dal 333 a. C. dominavano la Palestina e nel 167 a. C. fecero qualcosa che passò alla storia come
“L’ABOMINIO DELLA DESOLAZIONE” mettendo la statua di Giove sull’altare degli olocausti
all’interno dell’Atrio del Tempio, fu una profanazione terribile, umiliante, dissacrante. Quando poi in
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seguito alla rivolta dei Maccabei il Tempio fu purificato e riconsacrato nascerà la grande festa della
Dedicazione del Tempio.
Intorno al 19-20 a.C. Erode il Grande fa iniziare la ricostruzione grandiosa di questo Tempio, la sua
costruzione durerà – come abbiamo sentito nel Vangelo – 46 anni. Sarà in questo Tempio inaugurato da
pochi anni che Gesù scaccerà i mercanti e insegnerà alle folle tra la gelosia e l’odio degli scribi, dei
farisei, dei dottori della legge e dei sacerdoti.
Ora, dicendo Giovanni che Gesù “parlava del Tempio del suo corpo” ci fa capire come tutta quella lunga
storia che abbiamo sintetizzato era tutta orientata verso Lui, verso Gesù e quello che Lui avrebbe
realizzato: il nuovo splendente e bellissimo Tempio del Padre. Parlava del “suo corpo” – dice Giovanni –
parlava cioè di Lui e di noi in Lui, perché noi in Lui e Lui in noi siamo il nuovo Tempio di Dio. Non a
caso quando Gesù si immolò sulla croce, il velo del Tempio, quella tenda che separava il “Santo” dal
“Santo dei Santi”, si squarciò in due (cf Mc 15,38)! Si squarciò perché Egli, Gesù, con la sua
immolazione è entrato una volta per tutte nel santuario del cielo a presentare non sangue di agnelli e di
tori, ma il suo sangue (cf Eb 6,19-20) per la nostra salvezza e santificazione.
Tutto questo poi ci fa capire con una particolare chiarezza il titolo con cui le litanie lauretane cantano
Maria SSma: Arca della Nuova Alleanza. Nell’annunciazione si realizza nel grembo della Vergine Santa
la presenza ineffabile di Dio umanato in Gesù, Maria realizza dunque in se stessa il tempio perfetto e
vivente in cui vive Dio e ci mostra in se stessa, fisicamente, ciò che ogni fedele è chiamato ad realizzare
spiritualmente attraverso la grazia dello Spirito Santo.
Ma, torniamo alla sfuriata di Gesù con i mercanti. Perché questo gesto? È tutta l’esplosione dell’AMORE
GELOSO DI DIO VERSO IL SUO POPOLO, (cf Nm 4,23-24) quel popolo sempre tentato di soppiantare
l’adorazione e l’amore verso il vero Dio per costruirsi i suoi idoli, falsi ed effimeri: “Io sono il tuo Dio,
l’unico Dio… non ti costruirai immagine di altri déi… non ti prosterai davanti a quelle cose… io sono un
Dio geloso, io sono geloso di te!” (cf Dt 5,6ss).
È tutta la gelosia di Dio che esplode in Gesù che caccia i mercanti! No, non si tratta di una semplice
purificazione esteriore del tempio contaminato dalla presenza di quei commercianti, no, è qualcosa di più:
è l’esplosione dell’amore geloso di Dio, di Dio che ci ama appassionatamente e che vedendo quei
mercanti in quel Tempio vedeva i nostri cuori creati per Lui, per amare Lui per vivere per Lui, per adorare
Lui, per essere la Sua dimora di grazia, di luce, di santità… vedeva l’Amore di Dio non riconosciuto…,
vedeva l’Amore non amato!… Vedeva la profanazione in atto in tanti cuori dove Lui viene sostituito
dagli idoli dell’AVERE, DEL POTERE, DEL GODERE che asservono buona parte dell’umanità e
quanto spesso anche noi cristiani diciamo di credere in Lui, ma poi – di fatto – viviamo adorando il
denaro…, adorando il successo…, il potere…, adorando le comodità e il piacere… dimenticandoci
completamente di Lui e del Suo Vangelo.
Ecco il suo fu un gesto altamente profetico e simbolico, straripante di amore, di tutto l’amore geloso di
Dio che ci ama follemente, talmente follemente da aver voluto morire miseramente per ciascuno di noi di
una morte ignominiosa e tremenda. Un amore così appassionato che non può sopportare la vista della
profanazione dei nostri cuori.
2. “NON SAPERE CHE SIETE TEMPIO DI DIO?”
1Cor 3,16-17: – Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge
il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi.
Nel s. Battesimo siamo diventati portatori di una presenza divina ineffabile. Bisogna capire bene però
questa presenza. Possiamo infatti distinguere almeno tre modalità con cui Dio è presente nel mondo:
A. PRESENZA DI IMMENSITÀ E POTENZA
Ogni cosa è sostenuta nel suo essere dalla potenza di Dio che la fa esistere.
B. PRESENZA DI SENTIMENTO
A chi vuole e come vuole, Dio talora fa cogliere o sentire la sua presenza.
C. PRESENZA DI GRAZIA
È realizzata attraverso il dono della fede, della speranza e della carità. Per mezzo di questo dono che
fa alla persona umana, Dio abita in essa come Padre, Amico, Sposo amato. Di per sé questa presenza è
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ineffabile e al di là di ogni nostro sentimento. Ma come si realizza questa presenza di grazia nei nostri
cuori? Il mezzo con cui essa si realizza è l’unione di fede e di amore a Gesù Cristo, Figlio di Dio,
Rivelatore del Padre e nostro amato Salvatore.
Gesù Cristo è il “primogenito” (Rm 8,29) della nuova umanità che in Lui si ritrova ad essere portatrice
dell’ineffabile presenza divina e capace così di “adorare il Padre in spirito e verità” (Gv 4,24). Alla
Samaritana che gli chiedeva dove bisognava adorare Dio (cf Gv 4,20) Gesù rispondeva:
Gv 4 [21] …"Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme
adorerete il Padre. [22]Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo,
perché la salvezza viene dai Giudei. [23]Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori
adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. [24]Dio è spirito, e quelli
che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità".
PARENTESI: I SAMARITANI
Quando il regno d'Israele, situato a nord di quello di Giuda, fu conquistato con la sua capitale
Samaria dagli Assiri nel 721 a.C., una piccola parte di Israeliti non fu deportata e con essa si
mescolarono altre popolazioni che gli Assiri trasferirono nella regione. Nacque così una
popolazione mista per provenienza e per tradizioni religiose: i Samaritani. Più tardi essi
ostacolarono i progetti dei rimpatriati dall'esilio a Babilonia, accolsero come sacri solo i cinque libri
della legge e, infine, si fecero un loro santuario sul monte Garizim. Tutto ciò spiega perché anche
ai tempi del Nuovo Testamento, Israeliti e Samaritani polemizzavano tra loro per motivi politici,
morali e religiosi (Lc 9,51-56; Gv 4,9).
Con questa risposta Gesù afferma due cose:
A. Che con la sua venuta è finito il tempo del Tempio, gli uomini non avrebbero dovuto più salire a
Gerusalemme per offrire sacrifici a Dio.
B. Che i Giudei erano stati scelti da Dio per preparare, con il loro Tempio di Gerusalemme, la
realizzazione nei cuori del vero Tempio di Dio che è la persona che vive in grazia di Dio.
Nel grande discorso eucaristico di Cafarnao (Gv 6) e nel grande discorso di Gesù ai discepoli nel contesto
dell’ultima cena (Gv 13-17), Gesù parla di un dimorare reciproco che si attua tra Lui e chi lo ama,
analogo al suo reciproco dimorare nel Padre:
Gv 6 [53]Gesù disse: "In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non
bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. [54]Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha
la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. [55]Perché la mia carne è vero cibo e il mio
sangue vera bevanda. [56]Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.
[57]Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che
mangia di me vivrà per me.
Gv 14 [23]"Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e
prenderemo dimora presso di lui”.
Gv 15 [4]Rimanete in me e io in voi. […] [9]Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi.
Rimanete nel mio amore. [10]Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore,
come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. [11]Questo vi
ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Gv 17 [20] [Padre] non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in
me; [21]perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in
noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. [22]E la gloria che tu hai
dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. [23]Io in loro e tu in me,
perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai
amato me. [24]Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché
contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del
mondo. [25]Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu
mi hai mandato. [26]E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore
con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro".
È chiaro da questi brani che il cristiano è portatore di una presenza divina: “NOI VERREMO A LUI”, dice
Gesù: noi, cioè Lui, Gesù, il Figlio, e il Padre. Essi venendo nei nostri cuori vi riversano il loro Amore: “
Perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e Io in loro” (Gv 17,26).
Si badi bene che questa presenza di grazia è condizionata dalla nostra corrispondenza, Gesù infatti ci
invita a “rimanere nel suo amore” e ci dice chiaramente che si rimane lì solo se osserviamo i
comandamenti del Padre come li ha osservati Lui (cf Gv 15,9-10). Per questo, come dice s. Paolo noi
possiamo comprovare a noi stessi che lo Spirito di Gesù abita in noi:
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2Cor 13 [5]Esaminate voi stessi se siete nella fede, mettetevi alla prova. Non riconoscete forse che
Gesù Cristo abita in voi? A meno che la prova non sia contro di voi!
Qual è questa prova? È la percezione di una nuova potenza d’amore che trasforma in bellezza e santità la
nostra esistenza, come notava un Santo:
«Vedo la bellezza della tua grazia, ne contemplo in fulgore, ne rifletto la luce; sono preso dal suo
ineffabile splendore; sono condotto fuori di me mentre penso a me stesso; vedo com'ero e cosa sono
divenuto. O prodigio! Sto attento, sono pieno di rispetto per me stesso, di riverenza e di timore, come
davanti a Te stesso; non so cosa fare, poiché mi ha preso la timidezza; non so dove sedermi, a che
cosa avvicinarmi, dove riposare queste membra che ti appartengono; per quale impresa, per quale
opera impiegarle, queste sorprendenti meraviglie divine» – SIMEONE IL NUOVO TEOLOGO in VC 20.
Tutto ha origine dall’amore eterno del Padre per questa nostra povera umanità, per cui, “quando giunse la
pienezza dei tempi” (Gal 4,4; cf Eb 9,26; Ef 1,10) Egli mandò il Figlio a incarnarsi per opera dello Spirito
Santo nel seno della Vergine Maria (cf Lc 1,35): tutta la Trinità è all’opera per salvare l’umanità! Unica è
infatti la volontà divina, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo non hanno tre volontà diverse, ma un’unica
eterna volontà e in questo decreto eterno viene attuata la nostra salvezza e redenzione.
Il Figlio incarnato, Gesù Cristo, con il suo mistero pasquale di morte e risurrezione ci merita la salvezza
che viene poi personalmente comunicata a ciascun credente dallo Spirito Santo. Nel Mistero Pasquale di
Gesù Cristo vi sono due movimenti:
– Col primo la condiscendenza di Dio si abbassa fino a noi. Col secondo la fragilità della nostra natura
umana è innalzata fino ai fastigi di Dio. Nascita, passione, morte, discesa agli inferi: ecco le tappe di
quella progressiva discesa con cui Dio entra nel nostro mondo, si annienta nell’abisso della nostra
miseria. Toccando il fondo è iniziato il movimento inverso di esaltazione: il Figlio è nuovamente «rapito
presso Dio e il suo trono» (Ap 12,5). […] Le tappe di questo movimento ascendente sono: la
risurrezione, l’ascensione, lo stare alla destra del Padre. Ma il Verbo non risale da solo presso il
Padre: trascina con sé tutta l’umanità con la quale si è reso solidale nel movimento di discesa.–
Nuovo Messale Feriale LDC.
All’inizio di questi due movimenti c’è sempre all’opera il protagonismo dello Spirito Santo: il Verbo
discende a noi, si annienta nel grembo della Vergine Maria perché lo Spirito Santo la feconda di Lui. Il
Figlio di Dio si annienta, si fa uomo per la potenza del suo Spirito d’Amore.
E sempre per la potenza del suo Santo Spirito d’Amore, il Figlio può trascinarci nel suo movimento
ascensionale verso la destra del Padre. Gesù deve andarsene per portare a compimento la sua opera di
salvezza, deve morire, risorgere e salire al cielo. Da lì ci invia il suo Santo Spirito che realizza una nuova
sua presenza nei nostri cuori:
Gv 14 [15]Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. [16]Io pregherò il Padre ed egli vi darà un
altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, [17]lo Spirito di verità che il mondo non può
ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e
sarà in voi. [18]Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi. [19]Ancora un poco e il mondo non mi vedrà
più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. [20]In quel giorno voi saprete che io sono
nel Padre e voi in me e io in voi. [21]Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama.
Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui".
Gv 16 [7]Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non
verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò.
Attraverso il suo Santo Spirito, il Figlio di Dio realizza una nuova, più profonda e più intima sua presenza
in mezzo a noi, per questo lasciandoci per sempre nel giorno della sua Ascensione al cielo dirà: “Ecco, Io
sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).
Attraverso il suo Santo Spirito il Figlio di Dio ci unisce a Sé in un solo corpo, noi viviamo in Lui e Lui in
noi (cf Gv 14,20) e possiamo quindi presentarci al Padre come figli nel Figlio:
CCC 1997 La grazia è una partecipazione alla vita di Dio; ci introduce nell'intimità della vita trinitaria.
Mediante il Battesimo il cristiano partecipa alla grazia di Cristo, Capo del suo Corpo. Come “figlio
adottivo”, egli può ora chiamare Dio “Padre”, in unione con il Figlio unigenito. Riceve la vita dello
Spirito che infonde in lui la carità e forma la Chiesa.
CCC 1266 La Santissima Trinità dona al battezzato la grazia santificante, la grazia della giustificazione
che
1. lo rende capace di credere in Dio, di sperare in lui e di amarlo per mezzo delle virtù teologali;
2. gli dà la capacità di vivere e agire sotto la mozione dello Spirito Santo per mezzo dei doni dello Spirito
Santo;
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3. gli permette di crescere nel bene per mezzo delle virtù morali.
In questo modo tutto l'organismo della vita soprannaturale del cristiano ha la sua radice nel santo
Battesimo.
J.M.J.
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