Che cos`è la sociologia relazionale?

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Scheda di orientamento alle letture essenziali
per comprendere la sociologia relazionale di Pierpaolo Donati
Che cos’è la sociologia relazionale?
Breve itinerario di conoscenza della teoria relazionale in sociologia
La sociologia relazionale (o teoria relazionale della società) che è stata formulata
da Pierpaolo Donati può essere conosciuta attraverso un itinerario di letture che viene
qui delineato in maniera molto sintetica. Si consiglia la lettura dei testi sotto citati (che
sono una selezione fra circa 600 pubblicazioni).
La sociologia relazionale viene per la prima volta esplicitata con il volume
“Introduzione alla sociologia relazionale” (Franco Angeli, Milano, 1983, seconda ed.
1986). Questa “Introduzione” è nata come una sorta di “Manifesto della sociologia
relazionale”, anche se allora pochi se ne sono accorti. I punti essenziali di quel
Manifesto sono i seguenti.
1. La sociologia relazionale consiste nell’osservare che “la società”, ovvero
qualsiasi fenomeno o formazione sociale (la famiglia, una impresa o società
commerciale, una associazione, una società nazionale, la società globale) non è né una
idea (o una rappresentazione o una realtà mentale) né una cosa materiale (o biologica o
fisica in senso lato), ma qualcos’altro. Non è né un “sistema”, più o meno preordinato o
sovrastante i singoli fatti o fenomeni, né un prodotto di azioni individuali, ma un’altra
cosa. Che cosa è ? Per la sociologia relazionale, la risposta è: la società è relazione,
ossia la società è fatta di relazioni, e precisamente di relazioni sociali, che distinguono la
forma e i contenuti di ogni concreta e specifica “società”. La relazione sociale deve
essere concepita non come una realtà accidentale, secondaria o derivata da altre entità
(individui o sistemi), bensì come realtà sui generis. Affermare che “la società è
relazione” può sembrare quasi ovvio, ma non lo è affatto ove l’affermazione sia intesa
come presupposizione epistemologica generale e quindi si abbia coscienza delle enormi
implicazioni che da essa derivano. Tutti i sociologi parlano di relazioni sociali (Marx,
Durkheim, Weber, Simmel, Parsons, Luhmann), ma quasi nessuno ha compiuto
l’operazione che viene proposta dalla sociologia relazionale: partire dal presupposto che
“all’inizio c’è la relazione”, ossia che ogni realtà sociale emerge da un contesto di
relazioni e genera un contesto di relazioni essendo essa stessa ‘relazione sociale’. Ciò
non significa in alcun modo aderire ad un punto di vista di relativismo culturale, anzi si
tratta esattamente del contrario: la sociologia relazionale si fonda su una metafisica
relazionale, e dunque su una ontologia delle relazioni che vede nelle relazioni il
costitutivo di ogni realtà sociale seconda la loro propria natura (la sociologia relazionale
non ha nulla a che fare con il relazionismo filosofico).
2. La sociologia relazionale non intende essere una sorta di “ponte” fra altre
sociologie, in particolare fra quelle che assumono che - all’inizio - vi sia l’individuo
(per esempio Max Weber) o il sistema (per esempio Niklas Luhmann). E neppure
intende proporre un mix fra le svariate forme di individualismo e olismo metodologici.
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Non è una fumosa “terza via”. É una prospettiva nuova e autonoma che può essere
denominata “teoria relazionale della società” in quanto è un framework generalizzato
per la ricerca sociologica, ovvero un programma di ricerca che si basa su un approccio
originale, si serve di un paradigma, di metodologie e tecniche specifiche, e formula
teorie contestuali (come generalizzazioni teoriche ed empiriche situate).
3. Come tale, la sociologia relazionale elabora una “teoria della società” che
aspira a mettere in luce ogni parzialità e riduzionismo, a favore di una conoscenza
comprendente e aperta a tutti gli apporti che singole e più circostanziate teorie
sociologiche possono offrire. Ciò deriva precisamente dal fatto di essere “relazionale”, e
di esserlo sia nelle sue presupposizioni epistemologiche prime, sia nella sua
metodologia, sia nella sua pragmatica (o applicazione pratica).
In altri termini, la sociologia relazionale viene intesa sia come scienza sociale
nella sua massima generalità, sia come disciplina specifica che ha come oggetto proprio
la relazione sociale come tale. In tale veste, essa è in grado di distinguere e connettere le
altre discipline sociali (economia, scienza politica, antropologia, psicologia), e di
marcare i suoi netti confini con la filosofia senza occultare le relazioni che pure con essa
mantiene. Anche le discipline storiche non vengono escluse dal framework relazionale.
Poiché le relazioni sociali hanno un loro “tempo”, la sociologia relazionale non solo è
aperta alla storia, e dà vita ad una peculiare sociologia storica, ma intende la conoscenza
sociologica come intrinsecamente storica.
Proprio per questo, la sociologia relazionale non rinuncia all’apporto degli autori
cosiddetti classici, ma non si fa imprigionare dai limiti delle loro teorie, che sono state
condizionate da un’epoca in cui l’idea di società era più o meno implicitamente
coincidente con quella di stato-nazione e l’idea di cambiamento sociale con la
transizione dal pre-moderno al moderno, ovvero come sviluppo della modernizzazione
occidentale.
Le basi teoriche poste nella “Introduzione” sono state ulteriormente approfondite,
ampliate. giustificate e verificate sul piano sociologico in una serie di opere successive.
Si consiglia di studiare in modo approfondito le seguenti opere:
a) innanzitutto, l’opera teorica maggiore: Teoria relazionale della società
(Franco Angeli, Milano, 1991), che presenta l’epistemologia, la metodologia e
la pragmatica (o applicazione pratica) della sociologia relazionale;
b) a questa opera ne è seguita un’altra di carattere teorico-didattico: Lezioni di
sociologia, Cedam, Padova, 1998 che, nella introduzione e nel capitolo 1,
esplicita meglio le semantiche della relazione; la nuova edizione di questo
volume contiene un capitolo del tutto originale sull’analisi relazionale: cfr. P.
Donati, L’analisi relazionale: regole, quadro metodologico, esempi, in P.
Donati (a cura di), Sociologia. Una introduzione allo studio della società,
Cedam, Padova, 2006, cap. 6, pp. 195-251.
c) Altre due opere sono importanti per la fondazione teorica della sociologia
relazionale: P. Donati, P. Terenzi (a cura di), Invito alla sociologia
relazionale. Teoria e applicazioni, FrancoAngeli, Milano, 2006; P. Donati, I.
Colozzi (a cura di), Il paradigma relazionale nelle scienze sociali: le
prospettive sociologiche, il Mulino, Bologna, 2006.
Vi sono poi molte opere di carattere sia teorico sia applicativo su tematiche
specifiche:
d) la prima e più estesa tematica riguarda la famiglia: si vedano i volumi P.
Donati, P. Di Nicola, Lineamenti di sociologia della famiglia. Un approccio
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e)
f)
g)
h)
i)
j)
k)
l)
relazionale all'indagine sociologica, Carocci, Roma, 2002; P. Donati,
Manuale di sociologia della famiglia, Laterza, Roma-Bari, 1998 (traduzione
spagnola: Manual de Sociología de la Familia, Ediciones Universidad de
Navarra, Pamplona, 2003) che ha avuto una nuova edizione nel 2006; si
vedano anche i Rapporti Cisf sulla famiglia in Italia (dal 1989 al 2007); per gli
aspetti applicativi: Sociologia delle politiche familiari, Carocci, Roma, 2003;
un’altra tematica è quella della salute: si veda P. Donati (a cura di) Manuale
di sociologia sanitaria, La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1987 (traduzione
spagnola: (a cargo de), Manual de sociologia de la salud, Ediciones Diaz de
Santos, Madrid, 1994).
sui giovani e le generazioni nella società dell’indifferenza etica: Giovani e
generazioni. Quando si cresce in una società eticamente neutra, il Mulino,
Bologna, 1997;
sull’ordine sociale e politico dell’intera società: La cittadinanza societaria,
Laterza, Roma- Bari, 2000;
sul welfare e le politiche sociali: Risposte alla crisi dello Stato sociale, Franco
Angeli, Milano, 1985; Lo Stato sociale in Italia: bilanci e prospettive,
Mondadori, Milano, 1999;
sul privato sociale o terzo settore e la società civile: Sociologia del terzo
settore, Carocci, Roma, 1996; sulla società civile: La società civile in Italia,
Mondadori, Milano; 1997; Generare “il civile”: nuove esperienze nella
società italiana, il Mulino, Bologna, 2001; Il privato sociale che emerge:
realtà e dilemmi, il Mulino, Bologna, 2004;
sul lavoro: Il lavoro che emerge, Bollati Boringhieri, Torino, 2000;
per chi volesse chiarire a fondo i rapporti fra sociologia relazionale e pensiero
sociale cristiano, è indispensabile conoscere il volume: Pensiero sociale
cristiano e società post-moderna, Editrice Ave, Roma, 1997;
sul capitale sociale: P. Donati, I. Colozzi (a cura di), Terzo settore e
valorizzazione del capitale sociale in Italia: luoghi e attori, FrancoAngeli,
Milano, 2006; P. Donati, I. Colozzi (a cura di), Capitale sociale delle famiglie
e processi di socializzazione. Un confronto fra scuole statali e di privato
sociale, FrancoAngeli, Milano, 2006.
Attraverso queste opere (e molte altre qui non citate), la sociologia relazionale
ha sviluppato un nuovo quadro teorico e ne ha dimostrato la validità sia sul piano della
ricerca empirica, sia sul piano delle applicazioni concrete (in termini di legislazione e di
programmi di intervento sociale).
La conoscenza sociologica che la sociologia relazionale intende perseguire non
rifiuta a priori nessuna teoria, né vuole “unificare” tutte le teorie sotto un’unica
bandiera, ma tutte le prende in considerazione e le valuta per mettere in evidenza quelle
verità, anche parziali, che ciascuna di esse contiene. Tuttavia, perché di solito una teoria
offre una visione limitata, se non riduttiva della realtà, la sociologia relazionale è in
grado di inserire ogni teoria in un quadro concettuale più ampio, nel quale ritrovare le
verità parziali ad un livello più elevato, coerente e consistente di conoscenza della realtà
sociale.
Pierpaolo Donati
Bologna, giugno 2007
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