Le nuove società
La storia umana, illustrata nella pittura, ha sempre mostrato immagini di società consolidate, sia che
i tempi fossero buoni, prosperi e ricchi di divertimento o che essi fossero terribili, pieni degli orrori
della guerra di trincea nelle Fiandre. Ci sono molti dipinti che illustrano come i contadini e gli
uomini della città si riposavano e si divertivano o come litigavano e arrivavano addirittura alla rissa.
Ci sono moltissime illustrazioni che mostrano i castelli imponenti che essi hanno costruito e
ampliato o le innumerevoli battaglie in cui hanno combattuto o in cui hanno perso la vita. Sappiamo
come coltivavano i loro magri campi e come costruivano i loro sontuosi palazzi ma, sempre, sia in
Europa che in Asia, vediamo solo membri di società consolidate.
Il drammatico crollo dell'impero romano, dipinto così efficacemente in queste illustrazioni del XIX
secolo, è sempre stato presentato come la distruzione di una civiltà complessa ed avanzata, da parte
di barbari selvaggi e brutali, durante i primi secoli dell'era cristiana. Tuttavia gli invasori non fecero
solo opera di distruzione: dopo la caduta di Roma, sulle rovine del passato, i barbari continuarono
ad edificare per conto loro nuove e salde società. Alcune di queste società, come ad esempio la
Chiesa di Roma, erano tradizionali ma altre erano nuove, soprattutto lo era quel sistema sociale
conosciuto più tardi come Feudalesimo che esaltava, su tutte le altre, la classe guerriera.
Sfortunatamente è rimasto così poco di questo periodo che la ricostruzione nei dettagli della fine del
mondo antico è inspiegabilmente difficile. Per questo gli storici hanno chiamato il Medio Evo,
"oscurantismo" .
Situazione generale
Duemila anni fa, all'epoca di Cristo, le società ad economia avanzata e con alto livello culturale si
estendevano lungo una fascia, quasi ininterrotta, attraverso la metà inferiore del continente europeo
e dell'Asia, dalla costa del Pacifico a quella dell'Atlantico. L'Impero Romano si era consolidato
intorno al Mediterraneo, grazie all'imperatore Augusto che era morto nell'anno 14 d.C. I suoi
successori stabilirono nuovi confini imperiali in Germania, in Britannia, nei Balcani e nel vicino
Oriente. Durante il II secolo dell'Era Cristiana Roma attaccò i Parti ma senza successo. Le legioni
vinsero diverse battaglie ma non rimasero mai abbastanza a lungo per consolidare i loro successi. I
Parti ed i loro vicini ad Oriente, gli abitanti dell'Impero del Kushan resistettero. Nel 226 questi due
stati furono uniti sotto una dinastia Persiana, quella dei Sasanidi, che ben presto pretendeva di
imporre tasse sin nella lontana Siria e nel Punjab e crearono una civiltà brillante che durò
quattrocento anni. Circa un secolo dopo l'avvento dei Sasanidi in Persia nacque in India un nuovo
impero: quello della dinastia Gupta con capitale a Patna sul Gange che creò uno stato che si
estendeva dal Punjab al Bengala. A quell'epoca la grande dinastia degli Han in Cina aveva chiuso il
suo periodo di grandezza ed i loro possedimenti erano stati frammentati in un numero di piccoli
regni più deboli. In un primo tempo gli Han avevano governato uno stato che poteva paragonarsi
all'Impero Romano sia per il numero della popolazione che per l'estensione territoriale.
L'esistenza o meglio la coesistenza di questi grandi imperi significava che in vaste aree del mondo
antico si godeva di una pace interna e di un governo efficiente. Queste condizioni resero possibile la
crescita del commercio come non mai.
Commercio e religione
Per la maggior parte erano commerci interni tra una provincia e l'altra, ma vi era anche un
commercio attraverso lunghe distanze, sia per mare che per terra. Prodotti costosi e leggeri come le
sete e le spezie venivano trasportati dalle carovane o dalle navi, come quelle che ancora
commerciano nell'Oceano Indiano.
Di contro oro e argento, principalmente sottoforma di monete, passavano in grandi quantità verso
l'Oriente. Fra i confini di Roma e della Cina gli imperi del Kushan e dei Parti favorivano
intenzionalmente questi commerci controllando e presidiando le strade proteggendo le carovane e
prosperando coi pedaggi. Gli effetti di questi legami commerciali non erano solo economici: culture
differenti venivano in contatto; migliaia di persone, marinai, cammellieri, mercanti, portatori,
viaggiavano dai bazar dell'Asia e della Cina al mar Caspio, e da quelli dell'India del sud, alla Siria.
Il Buddhismo si diffuse dall'India verso il lontano Oriente. Il Cristianesimo prese piede nell'India
del sud, la cosiddetta " Chiesa di san Tommaso " nell'Asia centrale, detta la " Chiesa Nestoriana ".
Nell'anno 100 dell'Era Cristiana vi era anche una catena di società avanzate prospere e ordinate che
andavano dalla Cina sul Pacifico, attraverso l'India e la Persia, fino al Mediterraneo, virtualmente
un " lago " umano. Tuttavia, quattro secoli dopo, ognuna di queste civiltà era in rovina e il
commercio transcontinentale era alla fine.
Le tribù dei nomadi
Che cosa non aveva funzionato?
Parte della risposta sta nel fatto che le aree a nord di questa cintura civilizzata erano dominio di
tribù nomadi. Esse vivevano a cavallo, come i loro antenati, i Kirghizi dell'Afganistan che
seguivano le pecore e il bestiame da un pascolo all'altro sugli aridi altipiani e le inospitali montagne
dell'Asia Centrale. Se si trovava una zona di pascolo adeguata tutto andava bene, ma, se c'erano
troppi animali per l'erba disponibile, o se il clima si metteva al peggio, le condizioni dei nomadi si
facevano disperate: erano costretti o a spostarsi nelle zone vicine abitate da società agricole o a
morire; il margine tra la sopravvivenza e la fame era molto limitato. Senza preavviso arrivavano i
predoni dalle steppe saccheggiando e distruggendo tutto quello che potevano, ma di solito si
ritiravano con la stessa velocità con cui erano venuti. Dopo il 100 a.C. gli attacchi dei nomadi erano
diventati sempre più feroci e frequenti.
Sotto l'imperatore Woo Thi la Cina aveva subìto ripetuti attacchi di feroci bande di invasori dal
nord; la risposta dell'imperatore era stata di estendere e fortificare la Grande Muraglia, difesa da
centinaia di migliaia di soldati.
La difesa romana dai barbari
L'Impero Romano si trovò di fronte a pressioni simili circa due secoli dopo e rispose in modo più o
meno identico. L'imperatore Domiziano nell'85 d.C. eresse una catena di frontiere di difesa fra il
Reno e il Danubio contro le tribù Germaniche; il suo successore, Adriano, fece la stessa cosa in
Britannia contro gli Scotii. Il Vallo Adriano, una impressionante combinazione di bastioni, trincee e
strade tra il Solway Firth e il Tyne correva lungo 110 chilometri ed aveva 27 fortini principali. Altri
imperatori costruirono vari fortini nel Nord Africa contro possibili attacchi delle tribù del deserto.
Di tanto in tanto anche le legioni attaccavano invadendo nuove terre, catturando prigionieri che
rendevano schiavi e razziando bottini. Le loro campagne fortunate nei Balcani furono
orgogliosamente rappresentate sulla colonna Traiana, eretta a Roma nel 115 d.C.; qui i legionari
apparivano come gli indomiti difensori dello stile di vita Romano, ma il loro ruolo e la loro
immagine ben presto cambiarono. Ora che c'erano così tanti soldati il costo della difesa crebbe a
dismisura; non era possibile ridurre il loro numero perchè sarebbe stata pericolosamente scoperta la
difesa lungo le frontiere esposte.
Nel III secolo gli attacchi lungo le frontiere divennero più frequenti, cosicchè l'esercito dovette
essere aumentato: il costo della paga aumentò in proporzione e ad ogni ritardo nel pagamento
poteva succedere un ammutinamento. Non può meravigliare che fossero emesse nuove tasse e che
quelle già esistenti fossero aumentate nel tentativo di mantenere le truppe nelle loro postazioni.
Simili problemi si erano avuti nella Cina degli Han, dove furono introdotte nuove e impopolari
tasse. Ma mentre la Cina era autosufficiente, Roma importava grandi quantitativi di merce dall'India
e dalla Persia. Una misura di grano che nel primo secolo dell'era cristiana costava 6 dracme, nel 276
era salita a 200 dracme, a 9.000 nel 314, a 78.000 nel 334, e più tardi a oltre 2 milioni. Tuttavia a
Roma, per le tasse, non ci furono mai le massicce rivolte dei contadini che periodicamente
sconvolgevano l'impero Cinese; nel 184 d.C. una sollevazione conosciuta come la " Rivolta dei
turbanti gialli " cominciata nelle province montane, durò per trent'anni. La forza dell'impero era
stata indebolita ulteriormente dallo scoppio di un'epidemia di peste, in Cina, nell'anno 162 che si
diffuse verso occidente lungo le vie commerciali transcontinentali finchè arrivò a colpire il mondo
mediterraneo nel 165.
Marco Aurelio, era imperatore al tempo della grande peste; egli era ancora in grado di condurre i
suoi legionari alla vittoria contro i nemici al di là del Danubio. C'erano avversari come c'erano
sempre stati ma la potenza di Roma era ancora un modello per loro. Come il tempo passava le
pressioni esterne aumentavano spingendo l'imperatore Diocleziano, sul finire del III secolo, a
riorganizzare il governo imperiale secondo linee più autoritarie, e costringendo il suo successore
Costantino, nell'anno 330, a fondare una nuova città imponente sul Bosforo: Bisanzio, più tardi
ribattezzata Costantinopoli; divenne presto la capitale orientale dell'impero, una nuova Roma, ricca
di piazze spaziose e di architetture monumentali. Quando i barbari si ripresentarono era avvenuta
una divisione dell'impero in due metà con il suo centro a Roma, in occidente, e a Bisanzio, in
oriente.
Le migrazioni barbare
I nomadi dell'Asia centrale, allora come adesso, seguivano pazientemente le loro pecore in estate e
in inverno trovavano riparo nelle loro grandi tende di pelle e quasi tutta la loro ricchezza erano le
bestie e le tende. Forzatamente, del resto, avevano ben poco, in quanto i nomadi devono portare con
se tutto ciò che posseggono: braccialetti, collane e pochi altri gioielli erano il modesto lusso
permesso, perchè essi erano trasportabili; lo stesso era per le armi e i corti archi dei nomadi, le loro
lance e le sciabole erano terribilmente efficaci in battaglia. La loro velocità e la mira nel colpire
raramente potevano essere fronteggiate dai loro vicini più sedentari.
E' annotato che la loro espansione cominciò nell'anno 304, quando un popolo asiatico conosciuto
come Xiongnu penetrò attraverso la grande Muraglia Cinese . Nei due secoli e mezzo successivi la
Cina a nord dello Yang-Tse fu dominata da un succedersi di invasori, provenienti dalla steppa, che
devastarono ovunque e causarono uno spopolamento. Un po' più tardi un altro ceppo di tale gruppo
di tribù, conosciuto come il ceppo degli Unni, emigrò verso ovest attraverso l'Asia. Intorno al 370
d.C. erano arrivati nel sud della Russia. Il loro arrivo gettò lo scompiglio nelle tribù germaniche;
man mano che essi avanzavano, obbligavano i popoli precedentemente stabilitisi in Crimea e in
Ucraina, i Visigoti, ad invadere l'impero romano in cerca di sicurezza.
La caduta di Roma
Nel 376, i Visigoti, forse ottantamila uomini, occuparono la Bulgaria. Due anni più tardi, in una
battaglia ingaggiata ad Adrianopoli, essi sconfissero e massacrarono diverse legioni romane. Gli
invasori, vittoriosi, avanzarono verso l'Italia; per un certo periodo le legioni li fecero retrocedere,
ma, alla fine, i Visigoti riuscirono a farsi largo e nel 410 essi resero attonito il mondo prendendo e
saccheggiando la stessa Roma. Spostandosi oltre fondarono il regno di Tolosa, che occupava il sud
della Francia e quasi tutta la Spagna. Mentre le forze di Roma venivano ritirate per difendere
l'Italia, altre tribù germaniche approfittarono dell'occasione per attraversare il Reno gelato. Nel 429
i Vandali invasero il nord Africa romano. Cartagine cadde nel 439 e nel 455 i Vandali navigarono
verso Roma che, come avevano già fatto i Visigoti prima di loro, presero e saccheggiarono. Ancora
una volta la Gallia era stata invasa, questa volta dai Burgundi e dagli Alamanni, che si stabilirono a
sud ovest e dai Franchi che occuparono quasi tutta la parte nord. La Britannia fu attaccata da orde di
Juti, Angli e Sassoni provenienti dalle terre del Baltico. Verso il 440 si erano stabilizzati nella parte
sud est dell'Inghilterra; Londra cessò di essere una città romana.
I Romani erano obbligati a fare delle concessioni e persino a corrompere i loro invasori così da
comperarsi una tregua temporanea.
Una politica più risoluta avrebbe potuto salvare l'impero dalla sconfitta nell'ultima grande invasione
capeggiata dall'unno Attila. Nel 451 gli Unni traversarono il nord della Gallia, ma le forze romane,
assicuratesi l'alleanza sia dei Franchi che dei Visigoti, sconfissero gli Unni in una grande battaglia
vicino a Chalons-sur-Marne. Più tardi, nel 452, invasero l'Italia ma si fermarono poco prima di
Roma. Si ritirarono invece verso i Balcani dove nel 453 Attila morì.
Regnò il caos fino a quando gli Ostrogoti, un altro popolo germanico guidato da Teodorico il
Grande, si mosse verso occidente e giunto in Italia nel 488 creò un regno stabile che sarebbe durato
mezzo secolo. Nel frattempo, più a est, un altro ceppo degli Unni, conosciuto come gli Unni
bianchi, traversò l'Hindukush. Nel 484 invasero una buona parte della Persia e uccisero i
governatori Sasanidi in battaglia prima di stabilirsi in India e diventare indù.
Declino dell'Impero Romano
Alla fine del V secolo una buona parte dell'Asia Centrale era nel caos. La stessa sorte era condivisa
da buona parte dell'Impero Romano. L'Occidente era diviso in più parti: c'erano i Franchi e i
Burgundi in Gallia, un Regno Visigoto in Spagna, un Regno Ostrogoto in Italia. In Britannia si
erano istallati a sud dell'Inghilterra piccoli stati Anglo Sassoni. Nel Nord Africa il Regno dei
Vandali rimaneva una forza da tenere in considerazione. C'erano ancora gli imperatori romani: ora
tuttavia non governavano da Roma, situata in Occidente, ma da Costantinopoli, l'antica Bisanzio, la
capitale orientale.
Al momento dell'avvento di Giustiniano nell'anno 527 i possedimenti bizantini si limitavano all'est
del Mediterraneo. Alla sua morte, nel 565 tuttavia, le sue truppe avevano riconquistato l'Africa, le
isole ad ovest e buona parte dell'Italia. Ma questo non durò perchè un'ultima ondata di popolazioni
asiatiche, gli Avari, entrarono in Europa poco dopo il 550 e seminarono il loro cammino di
desolazione attraverso la Gallia, l'Italia e i Balcani. Sulle loro orme vennero altre tribù guerriere che
tagliarono fuori vaste aree del mondo Romano stabilendovisi: gli Slavi nei Balcani e nell'Europa
Orientale, i Longobardi nell'Italia del nord e i Bulgari che colonizzarono quella che ancora oggi è
chiamata Bulgaria.
La Cina e l'India
In Asia gli aspetti delle invasioni barbare non ebbero la stessa durata che in Europa. Nonostante le
devastazioni è sorprendente quanta parte della civiltà classica fosse sopravvissuta in Cina, quando
finalmente , nel 581, fu restaurato l'Impero dalle dinastie Sui e Tang.
Benchè la Cina del nord avesse sofferto molto, era scomparso persino l'uso delle monete e si era
ripristinata un'economia primitiva basata sul baratto, la Cina del sud era sfuggita al flagello; infatti
molti cinesi erano emigrati dal nord al sud. Inoltre gli invasori del nord usarono i metodi di governo
cinese e collaborarono con la piccola nobiltà e gli amministratori locali e furono poi assorbiti nel
sistema cinese adottando i costumi e la cultura cinese.
Lo stesso avvenne per gli invasori dell'India, che ancora abitano il nord est: sono discendenti degli
invasori Unni del V secolo, inglobati nel sistema di caste indiane e convertiti all'Induismo,
arricchendo una cultura letteraria e artistica assai sofisticata. Tuttavia quasi tutta la storia indiana è
coperta da un velo nero tra il periodo delle invasioni degli Unni e la fondazione del sultanato di
Delhi, nel XII secolo. Sembra che l'India Occidentale sia stata permanentemente tormentata dalle
guerre tra i piccoli governanti. Anche nel sud dell'India vi furono guerre micidiali, intercalate a
periodici tentativi di invadere Ceylon, tuttavia senza successo.