il punto - Associazione Libera Uscita

IL PUNTO
Le notizie di LiberaUscita
Luglio 2012 - n° 97
LE LETTERE DI AUGIAS
2499 - Se la scienza ci aiuta ad essere razionali
2500 - Il dialogo tra scienza e fede
2501 - Le domande della scienza, i dogmi della chiesa
2502 - Quei segnali positivi sui diritti dei gay
MATRIMONIO E UNIONI CIVILI
2503 - I diritti, la chiesa e la sessualità - di Nadia Urbinati
2504 - Il matrimonio: contratto da superare – di Giorgio Grossi
2505 - Unioni civili:quale confronto con la chiesa? di Giampietro Sestini
2506 – Il libero stato di Pisapia e la libera chiesa di Scola– di Federico Orlando
2507 –L’elenco dei Comuni che hanno approvato il registro delle unioni civili
2508 - Milano, accordo sul registro separato - di Giuseppe Viespo
2509 - L’importante passo del PD sulle unioni civili - di Luigi Manconi
2510 - L’inutile affanno di Avvenire – di F. Gallo e M. Cappato
2511 - Se la storia corre e la chiesa arranca
2512 - Il film su Eluana si farà, no al bigottismo - di Federico Orlando
2513 - Federico Coen, una vita laica e di impegno civile - di Maria Mantello
2514 – La Consulta: abortire è una decisione che spetta solo alla donna
DAL TERRITORIO
2515 – Otranto - Convegno “i figli della terra di nessuno”
2516 - Sermoneta - tetraplegico da 21 anni, chiede l’eutanasia
2517 – Prato - convegno sul testamento biologico
DALL’ESTERO
2518 – Francia - Nozze e adozioni gay entro il 2013 - di Leonardo Martinelli
2519 – USA - Obama, nemico della chiesa? – di Furio Colombo
2520 - USA - L’evoluzione del suicidio assistito - di Jaime Joyce
2521 – Europa - Corte dei diritti umani: l’autodeterminazione è un diritto
PER SORRIDERE…
2522 - Le vignette di Maramotti – l’evasore è peggio del bosone…
2523 - Le vignette di Staino – elezioni si, elezioni no…
LiberaUscita – associazione nazionale laica e apartitica per il diritto di morire con dignità
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2499 - SE LA SCIENZA CI AIUTA AD ESSERE RAZIONALI - DI CORRADO AUGIAS
da: la Repubblica di domenica 1 luglio 2012
Caro Augias, non mi pare sia costruttivo per l’essere umano dover scegliere tra ragione e
fede, diventare paladini, utilizzando argomentazioni intellettuali dell’una o dell’altra. Nella
mia vita ho fatto buone letture in entrambi i campi e ritengo che un vincitore non ci sia.
Sono invece arrivato alla conclusione che i due ambiti possano trovare diversi punti in
comune se non ci si arrocca nelle proprie convinzioni. Scienza e religione non sono
sempre in contrasto tra loro. D’altronde uno dei più grandi matematici del ’900, Kurt Gödel
ispirandosi alla prova ontologica dell’esistenza di Dio di Leibniz, ha scritto che “Se è
possibile che Dio esista, allora Dio esiste necessariamente”.
Vorrei anche citare il grande fisico Max Planck, premio Nobel per la Fisica nel 1918, che
scrisse “Scienza e religione non sono in contrasto, ma hanno bisogno una dell’altra per
completarsi nella mente di ogni uomo che riflette seriamente”. Perche dunque doversi
schierare tra ragione e fede?
Silvano Bocchi
Risponde Corrado Augias
Il signor Andrea Cattania (intervenendo sull’argomento) scrive: «la scienza, “con tutti i suoi
limiti ed errori”, è un’attività razionale, mentre sfido chiunque a dimostrare che la religione
lo sia. Ogni “intellettuale serio e onesto” sa che la scienza ha una portata universale:
un’affermazione fatta in ambito scientifico sarà sottoposta al solo vaglio della ragione,
naturalmente alla luce delle conoscenze del momento (che sono in continua evoluzione)
ed è valida per tutti. Mentre un’affermazione teologica vale solo nell’ambito di una
religione, e queste sono molte e differenti fra loro».
Il signor Giuseppe Pautasso di Morbegno (SO), scrive: «la scienza è semplicemente ciò
che si sa, il frutto della ragione, lo strumento di ricerca del vero. L’alternativa alla scienza .
che non è un partito o una bandiera - è solo l’ignoranza».
D’altra parte credo che abbia ragione anche il signor Bocchi quando scrive: «Scienza e
religione non sono sempre in contrasto tra di 1oro». È certamente vero; così come lo è
che alcuni individui conciliano benissimo fede e verità scientifiche nella loro visione
esistenziale. Resta in ogni caso un dato innegabile: esistono verità di fede che cozzano
contro ogni plausibilità logica e fisiologica, vale a dire umana. Infatti, storicamente, molte
conquiste scientifiche o tecnologiche hanno dovuto imporsi contrastando la volontà della
chiesa. C’è anche una seria diversità di metodo: ogni ‘verità’scientifica è formulata in modo
verificabile e può essere dimostrata erronea da chiunque, le verità di fede sono date per
assolute e indiscutibili cioè dogmatiche. Non si tratta di scegliere per forza tra l’una e l’altra
ma solo di essere consapevoli delle diversità.
Poi ognuno liberamente sceglie e decide.
2500 - IL DIALOGO TRA SCIENZA E FEDE - DI CORRADO AUGIAS
da: la Repubblica di sabato 7 luglio 2012
Caro Augias, non mi stupisco che la mia replica all’articolo di Umberto Veronesi le abbia
procurato un po’ di lavoro perché il nodo fede-scienza fa discutere da sempre. La mia
posizione è la seguente: c’è un modo di avere fede e d’interpretare la scienza che rende
inconciliabili le due posizioni, ma ce n’è un altro che le rende del tutto conciliabili, prova ne
siano gli scienziati credenti, tra cui Galileo, Newton, Pasteur, Mendel.
Occorre considerare che i modelli scientifici con cui si pensano 1) i componenti
fondamentali della materia, 2) il cosmo, 3) l’evoluzione, 4) il genoma umano, hanno
ricevuto un contributo decisivo di scienziati credenti come Planck, Heisenberg, Lemaître,
Dobzhansky, Collins. Scienza e fede sono quindi conciliabili nella mente di chi le pratica
con saggezza. Il vero problema è un altro.
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Le forze che dominano la società sono tre: conoscenza, economia, comunicazione.
Queste forze tendono sempre più all’unificazione all’insegna di ciò che Heidegger
chiamava “tecnica”. Oggi quindi non c’è scienza senza economia e comunicazione, non
esiste una scienza pura, interessi economici e politici contribuiscono a stabilire che cosa
rendere oggetto della ricerca scientifica e cosa no. Per questo ritengo sprovvedute le
posizioni che riservano alla scienza totale autosufficienza pensando di poter fare a meno
della dimensione etica e delle religioni che vi contribuiscono. Era anche il pensiero di
Einstein, basta leggere il suo testamento spirituale.
Vito Mancuso— Bologna
Risponde Corrado Augias
Ringrazio il professor Mancuso per questo intervento che considero conclusivo della breve
discussione su Scienza e Fede, ospitata nella rubrica. Purtroppo ho potuto pubblicare solo
parte degli interventi, quasi tutti di notevole qualità e impegno. Le osservazioni di
Mancuso, coerenti con il rinnovamento teologico che sta perseguendo libro dopo libro,
sono certamente apprezzabili. Tra le umane libertà c’è anche quella di conciliare queste
due grandi attività pratiche e di pensiero: la scienza, come avanzamento nella
conoscenza; la fede, come riferimento etico, che può non essere necessariamente
trascendente. Lo scienziato che non s’interroga sui fini morali di ciò che fa, porta
all’estremo il mito negativo di Faust. Non mi pare che ci possa essere dissenso su questo.
Resta tuttavia un dato di fondo, anch’esso innegabile, che sta nella diversità metodologica
propria dei due campi.
La fede, giustamente, non ammette la libera discussione dei suoi presupposti. Avrebbe
senso discutere se una donna può restare vergine dopo il parto? La fede va accettata per
ciò che è, punto di riferimento immobile nel tempo, proprio per questo fonte di grande
consolazione.
La scienza al contrario deve mettersi di continuo in discussione, verificare presupposti e
risultati, muoversi, scoprire nuovi orizzonti, cambiare.
2501 - LE DOMANDE DELLA SCIENZA, I DOGMI DELLA CHIESA - DI C. AUGIAS
da: la Repubblica di mercoledì 11 luglio12
Gentile dottor Augias, so di arrivare a tempo scaduto, ma vorrei dare un minuscolo
contributo all’interessante discussione da lei ospitata nella rubrica sull’eterno dibattito fra
scienza e fede. Tutti hanno parlato di fede come se fosse una sola: ma non esiste una
sola fede al mondo, bensì innumerevoli, che si battono fra di loro ancor oggi con la forza
delle armi. La scienza invece, pur con i suoi innegabili limiti che la rendono imperfetta, è
una sola - una volta che si accettino le sue premesse, prima fra tutte la sua falsificabilità.
Non è un caso che gli adepti di tutte le fedi religiose, anche le più arcignamente
antiscientifiche, utilizzino di buon grado i ritrovati della scienza e della tecnica che – fosse
per loro – non sarebbero mai nati.
La scienza può unire gli uomini, le fedi religiose per lo più li dividono.
Andrea Malan
Risponde Corrado Augias
Avevo dichiarato chiusa la breve e bella discussione tra i lettori sul rapporto tra scienza e
fede. Devo però cedere, un’ultima volta, alle numerose lettere arrivate.
Le osservazioni del signor Malan sono indubbiamente pertinenti. La scienza è discutibile e
falsificabile per definizione; la fede ha di necessità natura dogmatica ed è ferma nel
tempo. Anche se i miti religiosi hanno spesso radici simili (Freud, Jung), ogni fede
considera i propri come i migliori e si batte per farli prevalere. Per nostra fortuna questo
avviene oggi con minor frequenza che in passato e, soprattutto, i conflitti religiosi
suscitano generale riprovazione e condanna, così ad esempio le stragi di cristiani o gli
eccessi degli integralisti musulmani.
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Vittorio Melandri ([email protected]) mi scrive: «Anch’io, come il professor Mancuso,
penso che nessuna attività umana, scienza, economia, politica o altro, debba essere
slegata da una dimensione etica. Non vorrei però avvicinarmi troppo a quello “Stato etico”
che ha sempre dato prove crudeli quale che sia stata la sua bandiera ideologica. Né amo
le molte religioni-chiese, che tutto concentrano su di sé e mettono l’etica al servizio del
loro clero, che delle religioni-chiese sono la vera ragion d’essere. Le fedi sono ferme nei
loro dogmi, la scienza apre nuove porte che si spalancano dinanzi ad un’umanità capace
di domandare».
Anche il signor Giuseppe Pautasso (giuseppe. pautasso@libero. it) si dichiara
parzialmente d’accordo con il professor Mancuso ma aggiunge di non condividere la sua
idea che oggi la scienza pura non esista più perché ormai “totalmente asservita ai
mercati”: «La dimensione etica e religiosa non è sempre insita in ogni azione umana
anche se discutibile e riformabile? Il mio vecchio parroco tanti anni fa mi chiedeva: “Beppe
perché sei passato dalla nostra fede alla fede nell’ecologia e nell’ambiente?”. Rispondevo:
“Don, l’ambiente non chiede dogmi”».
2502 - QUEI SEGNALI POSITIVI SUI DIRITTI DEI GAY - DI CORRADO AUGIAS
da: la Repubblica di mercoledì 25 luglio 2012
Gentile Augias, sono per il riconoscimento delle coppie di fatto (convivo da anni con la mia
compagna) di qualsiasi sesso; ma in questo momento mi sembrerebbe meglio fare tutti un
passo indietro. La fase è drammatica, impegniamo le energie per cercare di uscirne, è
inutile litigare su un argomento che seppur doveroso di attenzione lascerei a migliori
tempi.
Nicola Fratini - [email protected]
Caro Augias, che brutto spettacolo l'ultima assemblea del Pd con quelle "fughe in avanti"
sui matrimoni omosessuali. Proporre il matrimonio omosessuale col papa a due passi? Se
si voleva una prova della mancanza di senso politico della richiesta, è arrivata col chiasso
che c'è a Milano solo perché il sindaco Pisapia ha confermato l'intenzione di istituire
registri per le coppie di fatto.
Lettera firmata - Milano
Risponde Corrado Augias
Molti sono rimasti sconcertati dalla goffaggine della riunione dei vertici Pd; anche persone
di solito ragionevoli come il senatore lgnazio Marino sembravano aver perso un po' la
testa. Rosy Bindi ha giustamente ricordato che quando s'era cominciato a discutere dei
Dico (versione attenuata dei Pacs, in vigore in molti paesi europei) gli tirarono addosso un
"Family day" che ebbe, tra I'altro, l'appoggio di concubini notori e di adulteri inveterati.
Tipico (e ironico) esempio di "doppiamorale": puttanierimaobbedienti.
Diverso l'atteggiamento del sindaco Pisapia. All'attacco della Curia ha risposto con parole
di pacata dignità: «Ognuno ha il proprio ruolo: come il Comune rispetta le decisioni della
Curia in ambito religioso, deve essere fatto altrettanto con quelle del Consiglio comunale».
Libera città in libera Chiesa, più o meno. Da molto tempo non si sentivano parole di uguale
livello. Forse da quando Romano Prodi rivendicava il suo status di "cattolico adulto",
pagandolo carissimo. A Pisapia potrebbe andare meglio. Conforta per esempio la reazione
di don Mazzi: «Vedo le unioni di fatto in maniera serena; nella società ci sono forme di
relazione diverse dal matrimonio, comunque basate sul rispetto reciproco e sull' amore».
Don Mazzi ha ragione come prete ma anche come cittadino: quel sentimento comincia a
diffondersi. Secondo un'indagine di Renato Mannheimer prevalgono ancora (60 a 40) i
contrari alle unioni omosessuali. Disaggregando i dati si vede però che in sei anni questa
maggioranza è scesa di 13 puntì, che i più contrari sono gli anziani, meno colti, residenti in
provincia. Tra i più giovani prevalgono, anche se di pochissimo (51%), i favorevoli alle
unioni omosessuali.
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Lentamente, con molta fatica, anche l'Italia s'avvicina agli standard europei. Almeno in
questo.
2503 - I DIRITTI, LA CHIESA E LA SESSUALITÀ - DI NADIA URBINATI
da: la Repubblica di domenica 1 luglio 2012
La repubblica di San Marino ha riconosciuto in questi giorni le convivenze tra omosessuali.
Il riconoscimento è entrato attraverso la legge che stabilisce che il permesso di soggiorno
nella repubblica del monte Titano verrà garantito anche al partner straniero in quanto
convivente, senza specificazione di sesso e di legame matrimoniale. La legge approvata a
larga maggioranza (e con l’opposizione della Democrazia Cristiana) è stata salutata dai
sostenitori come un atto di giustizia che mette fine a una palese discriminazione. A questa
vittoria di civiltà dovrebbero ispirarsi i democratici italiani. Tra i quali il tema del
riconoscimento delle coppie omosessuali è ragione di divisione, di separazione laici e
cattolici tradizionalisti. Le ragioni di giustizia sono una ragione di diritti uguali, un principio
difficile da metabolizzare come le reazioni al documento del Pd sui diritti ha provocato
(ragioni bene analizzate su questo giornale da Chiara Saraceno). La difficoltà riflette quella
che è forse la più importante questione della modernità: la tormentata relazione del
pensiero cattolico con il liberalismo dei diritti individuali.
In un pregevole studio su Chiesa e diritti umani appena uscito presso Il mulino, Daniele
Menozzi ci offre una chiara mappa storica e concettuale di questa tormentata relazione. Il
libro si chiude con la menzione del recupero in anni recenti (soprattutto sotto questo
pontificato) della dottrina della legge naturale con l’intento ideologico di contrastare
l’ideologia liberale, la sua difesa di principio dei diritti individuali, primo fra tutti quello della
scelta in questioni morali. La filosofia della legge naturale, impressa da Dio nel cuore degli
uomini e interpretata dalla Chiesa che ne è il custode supremo in terra, si propone
esplicitamente come alternativa alla filosofia che, a partire dalla Dichiarazione dei diritti del
1789, si è imposta come la sfida più radicale al potere della trascendenza religiosa nella
vita civile e politica. Cadute le ideologie totalizzanti che hanno mesmerizzato le società
europee del ventesimo secolo, queste due letture dei diritti e della libertà – l’una tomistica
e l’altra liberale-- sono a tutti gli effetti le due visioni antagonistiche che si confrontano
oggi.
La tensione non è peculiare al nostro paese, benché da noi si esprima con la forza di una
tradizione religiosa che è largamente maggioritaria. Basti ricordare che il Presidente
Obama, che qualche mese fa difese esplicitamente il riconoscimento delle unioni
omosessuali, si è tirato addosso la condanna feroce dei cristiani di tutte le denominazioni,
dagli evangelici fondamentalisti ai cattolici tradizionalisti. Una simile reazione, benché nei
toni più civile e contenuta, si manifesta in Italia verso la proposta di Bersani di includere il
riconoscimento delle coppie gay nel programma del Pd. L’obiezione all’interno del partito
ha avuto nell’onorevole Fioroni il suo portavoce. L’argomento usato da Fioroni è
inquietante e consiste nel mettere su un piatto della bilancia le urgenze economiche che
assillano la maggioranza degli italiani e sull’altro la proposta di sollevare le coppie
omosessuali dallo stigma e dall’ineguaglianza di considerazione da parte dell’autorità
pubblica. Di fronte all’erosione del benessere delle famiglie, ai problemi della
disoccupazione, che senso ha preoccuparsi di una questione che pertinenze solo a una
minoranza di italiani/e? C’è il rischio che questa strategia retorica sia efficace poiché in
tempi di crisi i diritti possono apparire un lusso. Ma è pernicioso fare uso di questa
strategia. I diritti individuali – di uguale considerazione e non discriminazione – non sono
negoziabili, mai. Le esigenze economiche non valgono né devono valere a mettere un
fermo ai diritti.
È comprensibile che un fedele che voglia essere coerente al magistero della Chiesa si
senta a disagio con una cultura civile che mette il bene dell’individuo, la sua dignità di
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considerazione e la sua libertà di scelta morale, al primo posto, prima dell’interesse della
comunità. Ma i diritti, quelli contenuti nella costituzione, non sono stati scritti per la
maggioranza e nemmeno per proteggere una specifica comunità o particolari visioni della
vita buona. I diritti sono stati scritti per le minoranze, per chi non ha altro baluardo contro la
volontà della maggioranza se non lo scudo del diritto. E la democrazia moderna ha
accettato di limitare la sfera di decisione della maggioranza per una ragione che è
intrinseca: perché presume che è possibile che anche quelle persone che oggi sembrano
non averne bisogno (perché la loro vita scorre lungo i binari della morale della
maggioranza) domani potrebbero per le ragioni più disparate trovarsi ad essere
minoranza. Poiché non possiamo ipotecare il futuro, i diritti individuali sono di tutti e per
tutti, non di una minoranza; sono stati scritti proprio per impedire che il legislatore decida
quando e con chi rispettarli. Senza di essi avremmo uno stato fondato sull’imperio della
forza.
Tornando ai fondamenti ideali delle due culture, quella liberale e quella cristiana, la
tensione riguarda quindi non la morale individuale, ma l’estensione del potere politico.
Infatti che gli omosessuali o altre minoranze godano di diritti uguali non significa che lo
Stato prescriva ai suoi cittadini di usare quei diritti. I diritti sono prescrittivi per lo Stato, non
per il singolo. Dunque, il problema che angustia il cattolico tradizionalista non riguarda la
scelta morale delle persone ma il comportamento dello Stato, il fatto che lo Stato faccia un
passo indietro nella definizione di quale sia la giusta forma di convivenza o di scelta
sessuale. Dietro alla tensione tra le due visioni dei diritti, sta la vera tensione, quella che
riguarda il ruolo del pubblico. Rispetto al quale la Chiesa non intende abbandonare la sua
millenaria missione di rendere la legge e la vita civile coerente al dettato, non di una
costituzione politica, ma della dottrina religiosa. Il contenzioso è allora ben più radicale di
quello che la discussione sui diritti delle coppie omosessuali implica. Anche per questa
ragione, aprire un contenzioso sui diritti – quali e per chi – è inquietante.
2504 - IL MATRIMONIO: CONTRATTO DA SUPERARE – DI GIORGIO GROSSI
Sulla questione matrimonio-unioni civili il nostro socio Giorgio Grossi in data 14 luglio ci ha
inviato un suo commento sul comunicato stampa diramato dall’Arcigay nello stesso giorno.
Qui sotto si riporta il suo commento, condiviso dal ns. referente per Firenze, Urbano
Cipriani.
Sono d'accordo con il PD se rifiuta il "matrimonio" fra persone dello stesso sesso. Il
"matrimonio" è un contratto disciplinato da leggi illiberali: per essere sciolto occorre pagare
un avvocato, rivolgersi ad un giudice e attendere anni. Senza parlare dei matrimoni
religiosi, che soltanto la Sacra Rota può sciogliere. Molto meglio parlare di "unioni civili",
garantendo agli interessati gli stessi diritti di coloro che si uniscono in "matrimonio".
Ovviamente, le Unioni civili non potranno essere celebrate dai preti, e ciò contribuirà, col
tempo, al superamento dello stesso concetto di "matrimonio".
Non si tratta di "divorziare" dal futuro, ma di anticiparlo.
Giorgio Grossi- LiberaUscita
Da: [email protected] - 15 luglio 2012
Sono d'accordo con Giorgio Grossi.
Urbano Cipriani.
Comunicato stampa. Arcigay. No al Matrimonio gay: così il PD divorzia dal futuro.
Ancora una volta il PD ha confermato la sua vocazione conservatrice e le clamorose
ambiguità che lo collocano nella preistoria della politica, tra singulti vetero-comunisti e
penitenze cattolico-tradizionaliste. Il no ai matrimoni tra persone dello stesso sesso
espresso dall'assemblea nazionale del partito è l'arroccamento di una nomenclatura che
rifiuta il rinnovamento che viene dal basso e svela la totale incapacità del partito di
interpretare un ruolo politico moderno, progressista e di sinistra.
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Avere impedito un voto su un tema così profondamente correlato alla realizzazione del
principio di eguaglianza non può trovare nessuna giustificazione se non nel rifiuto preciso
e secco dell'eguaglianza stessa. Con questo no il PD si assume la responsabilità di fronte
alla storia di rappresentarsi come portatore di apartheid.
Chi mortifica la rivendicazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso non è
credibile nella rivendicazione di nessuna istanza di eguaglianza in nessun campo dal
lavoro, alla salute, alla cittadinanza.
Invitiamo le assemblee locali del partito a dissociarsi da questo voto e ad assumere
iniziative concrete di protesta approvando documenti che riconoscano l'eguaglianza delle
persone gay e lesbiche ed il diritto fondamentale a sposarsi, senza se, senza ma e senza
forse. La base del PD è diversa? Ce lo dimostri una volta per tutte.
Ci sono altri dirigenti, altri uomini ed altre donne, in questo partito, che hanno voglia di
costruire il futuro di un paese moderno ed europeo che riconosca a gay, lesbiche e
transessuali il diritto alla pienezza dell'eguaglianza e della cittadinanza? Ce lo dimostrino.
Bindi e Bersani parlano di "primi passi"? Dopo 40 anni di storia del Movimento di
liberazione omosessuale? Con questa Europa? Con questi "passi" il PD non andrà mai da
nessuna parte e non contribuirà mai al cambiamento del paese.
2505 - UNIONI CIVILI:QUALE CONFRONTO CON LA CHIESA? DI G. SESTINI
Su la Repubblica di oggi 22 luglio leggiamo nell’articolo di Oriana Liso che la Curia di
Milano, alla vigilia dell’arrivo in Consiglio comunale della delibera proposta dal sindaco
Pisapia che riconosce pari diritti nell’accesso ai servizi comunali per tutte le famiglie,
anche omosessuali, ha dichiarato che trattasi di una “Iniziativa inefficace, probabilmente
questa Giunta in qualche modo deve saldare alcuni debiti verso una parte di elettorato che
l’ha sostenuta” e che “non è dato sapere quanto costerà ai cittadini“. Il Sindaco Pisapia ha
risposto “Rispetto le opinioni diverse dalla mia, ma intendo anche rispettare l’impegno che
ho preso con i cittadini milanesi”, mentre il Comune di Milano ha dichiarato che “Il registro
è a costo zero”.
Sulla stessa pagina di Repubblica si legge un’intervista di Andrea Montanari a Massimo
Cacciari, il quale mentre riconosce che “Il senso della famiglia col tempo si è radicalmente
mutato” e va affrontato con “l’approccio della misericordia …anche quando si discute di
bioetica” per cui la “Chiesa non dovrebbe avere l’atteggiamento di chi giudica, ma quello di
chi vuole comprendere e aiutare”, contestualmente dichiara che “Decisioni come queste
non si risolvono approvando delle delibere comunali o firmando delle ordinanze…ma
occorre avviare un dibattito e cercare il confronto, come ad esempio feci io da Sindaco
quando Scola era Patriarca di Venezia”.
In proposito ci sia consentito alcune osservazioni.
La dichiarazione della Curia di Milano ricorda stranamente la circolare emanata nel 2010
dai Ministri Maroni, Fazio e Sacconi del Governo Berlusconi contro l’istituzione dei registri
comunali dei testamenti biologici, il cui senso era: sono di competenza della legge e
costano. Si trattava di due ragioni infondate, in quanto l’autenticazione dei testamenti
biologici rientra nei compiti normali delle amministrazioni comunali le quali provvedono
quotidianamente alla autenticazione delle dichiarazioni sostitutive dell’atto di notorietà ai
sensi dell’art. 76 del DPR n. 445/2000.
Altrettanto dicasi per la registrazione delle Unioni civili. Se sono “inefficaci”, come sostiene
la Curia di Milano, per quale motivo se ne preoccupa? Perché la Curia si intromette nel
programma elettorale del sindaco Pisapia, approvato dai milanesi? Forse lo Stato laico si
è mai permesso di entrare nel merito delle iniziative che uno Stato con diramazioni
mondiali come quello del Vaticano adotta continuamente? O il principio “Libera Chiesa in
libero Stato” deve valere soltanto a senso unico?
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Per quanto concerne le dichiarazioni di Massimo Cacciari, che condividiamo nelle
premesse, ci permettiamo soltanto di ricordare che la ricerca del confronto può produrre
un accordo o almeno un compromesso soltanto se le parti sono disponibili a modificare,
sia pure in parte, le rispettive tesi. Quando una delle parti, la Chiesa cattolica, non è
disponibile e non vuole modificare le sue posizioni perché dettate da un Essere superiore,
il metodo del confronto diventa alla lunga un strumento per impedire qualsiasi accordo.
Come dimostrato dallo stesso Cacciari quando era sindaco di Venezia.
2506 - LIBERO STATO DI PISAPIA E LIBERA CHIESA DI SCOLA – DI F. ORLANDO
Da: Europa di giovedì 26 luglio 2012
Cara Europa, in tempi di spread, di non lavoro e di preoccupazioni per il nostro avvenire,
occuparci di "matrimoni gay" può sembrare eccentrico, ma dopo lo scontro milanese tra
Palazzo Marino e la Curia mi sembra opportuno che anche Europa ne riparli, perché alla
fine non vorremmo trovarci con le pezze ai pantaloni e i preti in camera da letto.
Mi riferisco al recente pronunciamento della curia contro l'istituzione del registro delle
coppie di fatto (etero e omosex) nel Comune di Milano, e alla replica del sindaco Pisapia:
noi rispettiamo la chiesa nel suo ambito religioso, la chiesa rispetti noi nel nostro ambito
amministrativo. Da '50 anni si ripetono queste parole, ma il "Libera chiesa in libero stato"
l'hanno cambiato in "Libero stato in libera chiesa", con quel che ne consegue.
Si riuscirà mai a raddrizzare le cose?
Alex Ghisabelli, Milano
Risponde Federico Orlando
Non lo so, caro Ghisabelli, lei chiede una previsione difficile. Specie in questi giorni dove a
Roma, come le dirò, infuria il clericalismo edilizio. In Italia l'antagonismo stato-chiesa per il
governo della penisola non è mai finito, solo Mussolini ci riuscì a modo suo, cioè fascista,
svendendo alla chiesa tutto quello che essa pretendeva ma bacchettandola se appena
osava intromettersi nell’organizzazione fascista della società. Era lo scontro fra due alte
culture della modernità, quella dell'aspersorio e quella del manganello. Le parole di
Pisapia riecheggiano quelle di Cavour, libera chiesa in libero stato. Ma la chiesa è stata
sempre libera di fare quel che ha voluto, perfino benedire i gagliardetti fascisti, seppellire il
ras della Magliana in basilica, far scappare Marcinkus in America, lasciare per decenni i
don Gelmini a pascolare: mentre lo stato (e i suoi municipi) non possono permettersi
nemmeno di prospettare una soluzione pratica per tanti cittadini (vedi i registri di Pisapia o
i Dico di Rosy Bindi, contro la quale fu scatenata una piazza di pluridivorziati, mariuoli,
adulteri, puttanieri, nascosti dietro una cortina di mariti mogli e figli in regola): il Family day,
benedetto da un cardinale che a noi ex studenti di storia ricordava il confratello Fabrizio
Ruffo di Calabria, a capo dei briganti di tutto il Mezzogiorno che in nome della «Santa
Fede» riconsegnarono Napoli al Borbone per mandare alla forca o alla mannaia chi aveva
osato credere nelle "idee francesi".
A me non piace che le unioni di fatto, orno o etero, si chiamino "matrimoni", perché ogni
cultura ha diritto ai suoi nomi-simbolo: e matrimonio appartiene alla cultura religiosa
cristiana come ben prima era appartenuto alla cultura giuridica romana (rilegga qualche
pagina del Digesto, con le definizioni di Modestino, Ulpiano e altri geni del diritto che
hanno sfidato i millenni). Ma non accetto che siano i cardinali a dirci se un governo o una
giunta comunale possano o no andare incontro ad esigenze di cittadini della repubblica
italiana, soggetti solo all'autorità della repubblica. Come le dicevo, mentre a Milano siete
alle prese col cardinale pronosticato papa, noi a Roma siamo costretti a occuparci di
personaggi che non diventeranno mai non dico papi, ma neppure parroci: come
l'assessore regionale Ciocchetti (nome democristiano di tempi in cui il Campidoglio era
una succursale di San Pietro). L’assessore ha presentato una norma per consentire ai
parroci del Lazio di derogare al piano regolatore generale (come non bastassero le mafie
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del litorale e i palazzinari della capitale), costruendo insieme a nuovi edifici di culto opere
affaristiche di eguale volumetria: centri commerciali, uffici, alberghi, strutture turistiche.
Insomma, sviluppare I’attitudine simoniaca che da 2000 anni i cosiddetti servi servorum
dei si portano come stigma della loro professione.
Vedremo se I’opposizione di verdi, radicali, vendoliani (e i democratici?) riuscirà a
impedire il nuovo sacco di Roma (il primo fu al tempo dell'ing. Rebecchini, sindaco ultra Dc
della capitale). Credo invece che l'imminenza delle elezioni politiche, regionali, municipali,
sia il momento buono per nuove genuflessioni.
2507 – I COMUNI CHE HANNO APPROVATO IL REGISTRO DELLE UNIONI CIVILI
Si riporta qui sotto, in ordine di data, l’elenco dei Comuni che hanno istituito il registro delle
unioni civili. In calce va aggiunto il Comune di Milano, che in data 27 luglio ha approvato il
registro (vedasi articolo successivo).
da:http://www.enciclopegaya.com/index.php?title=Elenco_dei_comuni_che_hanno_approvato_il_r
egistro_delle_unioni_civili#Comuni_che_hanno_approvato_il_registro_delle_unioni_civili
1. Empoli (Firenze) - 21 ottobre 1993 - "Il Comune di Empoli rende noto che a seguito
dell'approvazione in Consiglio Comunale del regolamento comunale sulle unioni civili
(con delibera del consiglio n. 80 del 14.7.2003), è stato istituito il registro amministrativo
delle unioni civili. I moduli per la domanda e il registro si trovano presso l'ufficio Stato
Civile con orario al pubblico lunedì-sabato dalle 9 alle 12; il martedì e il giovedì anche
dalle 15 alle 18"
2. Cogoleto (Genova) - 18 gennaio 1994 - "Dopo Empoli (1993), toccherà a Cogoleto
(1994) e Pisa (1996) e poi a molti altri comuni"
3. Pisa - 7 giugno 1996 - "Nei 10 anni trascorsi molte coppie, in maggioranza
eterosessuali ma anche omosessuali, si sono iscritte al Registro attendendo e
seguendo quel dibattito che ancora oggi riempie le prime pagine dei quotidiani e divide
trasversalmente il Parlamento. In 10 anni di dibattito la società è ulteriormente mutata,
l’organizzazione dei nuclei familiari ha subito profonde e repentine trasformazioni" [4]
"Ieri in tarda serata il Consiglio Comunale della città di Pisa ha respinto a grande
maggioranza un ordine del giorno che chiedeva la cancellazione del registro delle
unioni civili in vigore nella città toscana da oltre tre anni.[...] a tre anni da quello storico 9
luglio 1998 quando il Consiglio Comunale approvò il registro, i partiti del centro-destra
pisano insistono ancora nel chiederne la cancellazione"
4. Firenze - 27 ottobre 2001 - "Il registro delle unioni civili è nato il 27 ottobre del 2001.
Possono iscriversi residenti che non siano legati da vincoli di matrimonio, parentela,
adozione e tutela. Ma semplicemente uniti affettivamente o coabitante da almeno un
anno per motivi di assistenza morale"
5. Ivrea (Torino) - giugno 1998 - "«A differenza di Padova, ad Ivrea il percorso è stato a
ritroso» dichiara Andrea Benedino, dal 2000 al 2003 presidente del Consiglio Comunale
della città e oggi assessore all'Istruzione. «Ero presidente del Consiglio, e il Registro già
esisteva grazie ad una battaglia che avevo condotto, da non dichiarato, insieme a tutto
il gruppo consiliare"
6. Voghera (Pavia) - 21 luglio 1998 - "La profezia è del sindaco di Voghera, Carlo Scotti,
e il fatidico "quadernetto" è il Registro delle unioni civili che, sulla scia di altri Comuni
italiani, anche la Giunta della cittadina lombarda ha approvato un mese fa"
7. Arezzo - 24 settembre 1998 - "In Toscana la prima città ad adottare il registro è stata
Arezzo, addirittura nel 1996. La partenza poteva far sperare i fautori dell'iniziativa: si
iscrissero subito sette coppie, eterosessuali"
8. Scandicci (Firenze) - 29 settembre 1998 - "Anche in Toscana il numero degli iscritti
cala di anno in anno. A Firenze si sono iscritte 57 coppie in sette anni (tra cui sette
omosessuali). Nei due Comuni toscani di Scandicci e Campi Bisenzio rispettivamente
9
15 e 3 in nove anni. Alcune amministrazioni, inoltre, dopo la delibera del consiglio
comunale, non hanno ancora redatto il regolamento necessario per dare il via alle
iscrizioni."
9. Fano (Pesaro-Urbino) - 17 novembre 1998 - "Fu esattamente in data 17 novembre
1998, che il consiglio comunale approvò a maggioranza, una mozione d'urgenza,
sottoscritta da Valter Adanti di Rifondazione Comunista, Rosetta Fulvi, dei Ds, Massimo
Seri dei Socialisti Democratici e Claudio Orazi dei Verdi che proponeva l'istituzione di
un elenco delle unioni civili"
10.Ferrara - 23 dicembre 1998 - "Il Consiglio Comunale di Ferrara ha approvato il registro
delle Unioni Civili. La mozione era stata presentata dal Verde Alberto Ronchi ed è stata
approvata a grande maggioranza (22 contro 10 e un astenuto)"
11. Campi Bisenzio (Firenze) - 1999 - "Ecco, impietosi, i numeri degli iscritti: Campi
Bisenzio quattro coppie su 42 mila abitanti"
12.Spello (Perugia) - 1999 - (impossibile reperire rassegna stampa)
13.San Sepolcro (Arezzo) - 1999 - (impossibile reperire rassegna stampa)
14.Inzago (Milano) - 28 giugno 1999 - (impossibile reperire rassegna stampa)
15.Cervignano del Friuli (Udine) - 28 agosto 1999 - "Cervignano - L'approvazione della
delibera comunale volta a istituire un registro per le "coppie di fatto , legittimando cosi
l'unione civile che è stata definita "impropria", ha suscitato la reazione di numerosi
cittadini"
16.Tarquinia (Viterbo) - 15 settembre 1999 - "Dopo Pisa, Arezzo, Firenze, anche
Tarquinia, al termine di discussioni (se ne parlò in consiglio comunale la prima volta a
settembre del '98) ne ha deliberato l'istituzione per 9 voti contro 6. E da ieri è nell'elenco
delle prime dieci città italiane che hanno accolto il registro delle unioni civili: basterà
dimostrare una convivenza di almeno un anno con residenza nel comune per chiedere
l'iscrizione"
17.San Giovanni Valdarno (Arezzo) - 2000 - "A San Giovanni il consiglio comunale, sulla
scia delle polemiche del Gay Pride, lo approvò nel 2000. Fu il primo, ed è rimasto
l'unico comune ad aver dato il via libera, con i voti dei consiglieri, al Registro delle
unioni civili, le cosiddette coppie di fatto"
18.Rosignano Marittimo (Livorno) - 13 aprile 2000 - "Dopo Empoli, Pisa, Firenze,
Bologna, Ferrara, Arezzo, è il turno di Rosignano Marittima. Il Consiglio Comunale del
centro della provincia livornese ha approvato una delibera nella quale, fra l'altro,
impegna la giunta a procedere verso "un atto formale che consenta da subito alle
famiglie di fatto di esprimere la loro volontà di vincolo familiare""
19.Montebruno (Genova) - 21 giugno 2000 - "La Commissione “Diritti e libertà” del
Ministero per le Pari opportunità, esprime il proprio compiacimento per la decisione del
Sindaco di Montebruno in provincia di Genova di istituire un pubblico registro delle
famiglie di fatto, quelle dello stesso sesso comprese, aprendolo anche ai non residenti"
20.Trezzo Sull'Adda (Milano) - 2 giugno 2001 - "Istituito il registro delle coppie di fatto,
formate da «due persone non legate da matrimonio, parentela, ma da vincoli affettivi,
coabitanti da almeno un anno». Le coppie possono essere etero o omosessuali. La
proposta, di un consigliere di Rifondazione, è stata accolta dalla maggioranza (Ds,
Rifondazione e Socialisti). Contrari il Polo, un indipendente, una lista civica di
ispirazione cattolica, Lega nord"
21.Terni - 12 gennaio 2002 - "Le coppie di fatto a Terni sono ormai una realtà. Dopo
l'istituzione del pubblico registro comunale, con un atto del consiglio che sollevò anche
parecchie polemiche, ora l'iter si è definitivamente completato. Nei giorni scorsi è stato
infatti firmato l'atto amministrativo che completa definitivamente il provvedimento"
22.Gallarate (Varese) - 14 novembre 2002 - "Prendiamo infatti ad esempio due mozioni
inserite nell'ordine del giorno del prossimo consiglio comunale. Tradizionalismo contro
10
modernismo? Giudicate voi. Stefano Gualandris, consigliere della Lega Nord, ha
consegnato una lunga dissertazione in cui chiede che il crocifisso ritorni nelle scuole e
nell'aula del consiglio. Massimo Barberi (Rifondazione comunista) utilizza più o meno le
stesse righe per spiegare la necessità di un registro delle coppie di fatto, in pratica un
sostegno legale per le unioni gay"
23.Bagheria (Palermo) - 22 gennaio 2003 - "E’ pervenuta in data odierna 10.03.2003 ,
presso l’Ufficio Protocollo della Città di Bagheria, la prima richiesta di iscrizione al
Registro delle Unioni Civili, deliberato dalla Giunta Municipale in data 22.02.2003"
24.Rivoli (Torino) - 25 febbraio 2003 - "Rivoli crea l'elenco delle unioni civili, mentre
l´Arcigay di Torino - insieme ad altre associazioni a livello nazionale - promuove una
raccolta di firme per sollecitare la legge sulle coppie di fatto. Nell´attesa il Consiglio
comunale rivolese ha approvato la mozione di indirizzo di due consiglieri diessini:
Valentino Dosio e Nicola Gagliotti"
25.Perugia - 11 marzo 2003 - "Il Comune riconoscerà giuridicamente le coppie non
sposate. Ieri pomeriggio, infatti, il Consiglio comunale ha approvato la petizione
presentata dai Radicali, sull'istituzione del registro delle coppie di fatto."
26.Bolzano - 3 Aprile 2003 - "Il sindaco «bocciato» dal consiglio comunale, inascoltate le
parole del vescovo: il registro per le unioni civili (coppie di fatto) eterosessuali o gay
verrà istituito. Lo hanno deciso 24 consiglieri comunali su 43 presenti, 18 hanno votato
no, Salghetti è stato l´unico «non votante»"
27.Rovereto (Trento) - 5 luglio 2003 - "L'approvazione della mozione che apre alle coppie
di fatto, indipendentemente dalla loro composizione (omo ed etero), è stata salutata con
entusiasmo dalle sezioni provinciali di Arcigay e Arcilesbica, che commentano:
Rovereto è il primo Comune Trentino ad istituire un Registro delle Unioni Civili"
28.Casalgrande (Reggio Emilia) - 11 settembre 2003 - "La decisione del Consiglio non
cambia però nulla perché, come riconosce lo stesso segretario generale del comune,
Emilio Binini, senza una legge dello Stato rimangono solo le difficoltà ad approntare un
apposito regolamento di attuazione"
29.Pizzo Calabro (Vibo Valentia) - 28 luglio 2004 - "I criteri per l'istituzione di un elenco
delle unioni civili sono stati approvati dal consiglio comunale di Pizzo. Il provvedimento
e' stato approvato a maggioranza con il voto contrario dei due consiglieri d'
opposizione"
30.Piombino (Livorno) - 16 dicembre 2004 - "Nella seduta notturna del 15 dicembre
(finita il 16) il Consiglio Comunale di Piombino ha votato all’unanimità (fatto rarissimo)
una delibera che impegna la Giunta ad elaborare il Regolamento per l’istituzione del
Registro delle Unioni Civili sia etero che omosessuali"
31.Calenzano (Firenze) - 2005 - "A Calenzano, dopo il via libera del consiglio comunale
arrivato tre anni fa, l'amministrazione deve ancora redigere il regolamento ad hoc."
32.Cannara (Perugia) - 7 giugno 2005 - "Ieri pomeriggio il consiglio comunale di Cannara
con 10 voti a favore e solo 3 contrari ha approvato l’istituzione del registro delle coppie
di fatto"
33.Cecina (Livorno) - 23 giugno 2005 - "L’iniziativa è stata promossa dal gruppo
consiliare dei Democratici di sinistra dopo un dibattito che ci ha visto partecipi da diversi
anni. Era nei nostri obiettivi politici, era un argomento complesso e articolato. Negli
ultimi tempi sono maturate le condizioni per poterlo affrontare. Il registro è stato
approvato a larghissima maggioranza con l’esclusione di Forza italia e Alleanza
nazionale"
34.Pistoia - 5 luglio 2005 - "La mozione approvata dal consiglio comunale di Pistoia, così
come si legge in una nota del Comune, propone l'istituzione del registro delle unioni
civili, di tutelarne la dignità e il rispetto, di assicurare alle coppie unite civilmente
11
l'accesso a tutti i procedimenti, benefici e opportunità amministrative alle medesime
condizioni riconosciute dall'ordinamento alle coppie sposate e assimilate."
35.Castelnovo ne' Monti (Reggio Emilia) - 23 ottobre 2005 - "L'ultimo consiglio
comunale è stato vivace non soltanto per quanto riguarda le critiche all'ufficio tecnico
avanzate dalla lista civica sull'edilizia privata. Ma anche sull'ordine del giorno presentato
da Rifondazione comunista per la tutela delle coppie di fatto c'è stato un dibattito
sentito"
36.Arco (Trento) - 9 novembre 2005 - "Il comune [...] impegna il Sindaco e la Giunta, pur
riconoscendo e sottolineando il valore fondamentale della famiglia, a disporre la tenuta,
presso un apposito ufficio, di un elenco, denominato "registro amministrativo delle
unioni civili", dove iscrivere, secondo la distinzione operata dalla legge, le persone
legate da vincoli non "legali" (matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela) ma
solamente da vincoli "affettivi" e/o reciproca solidarietà"
37.Foligno (Perugia) - 20 novembre 2005 - "All’indomani del voto consiliare che ha varato
l’istituzione del registro comunale delle coppie di fatto, ecco spuntare già le polemiche.
Una posizione nettamente contraria arriva dall’avvocato Filippo Teglia, consulente
legale della Caritas diocesana e membro dell’Unione giuristi cattolici di Perugia"
38.Isola Dovarese (Cremona) - 26 novembre 2005 - "Da martedì 26 Novembre il comune
di Isola Dovarese non sarà ricordato solo per il suo famoso palio ma anche per essere
stato il primo comune della provincia di Cremona ad approvare una mozione per
l’istituzione di un registro per le unioni civili"
39.San Marcello Pistoiese (Pistoia) - 28 novembre 2005 - "Nella seduta consiliare del 28
novembre scorso anche il Comune di San Marcello ha approvato l’introduzione del
registro delle unioni civili, affiancandosi così a quello di Pistoia"
40.Bastia Umbra (Perugia) - 22 dicembre 2005 - "Da pochi giorni anche al consiglio
comunale di Bastia Umbra è stata depositata una mozione del consigliere socialista
Adriano Brozzetti per l'istituzione del registro delle coppie di fatto".
41.Atzara (Nuoro) - 21 gennaio 2006 - "Dopo la notizia del caso di Atzara, dove in
consiglio comunale si discute dei Pacs (i patti civili di solidarietà) e dove
l'amministrazione pensa all'istituzione del Registro delle unioni civili (tra coppie gay e
coppie eterosessuali) - la parola passa ai sindaci dei centri della provincia"
42.Viareggio (Lucca) - 23 febbraio 2006 - "Il Comune istituirà il registro delle unioni civili.
Un riconoscimento, puramente amministrativo, per le coppie omosessuali ed
eterosessuali non sposate, ma legate da vincoli affettivi. O da patti di reciproca
assistenza. L'ok all'istituzione del registro è arrivato dopo una seduta fiume del consiglio
comunale"
43.Assago (Milano) - 28 febbraio 2006 - "Il Consiglio comunale [...], Impegna il sindaco e
la Giunta: 1. a sostenere le proposte di legge finalizzate al riconoscimento giuridico
delle Unioni civili; 2. a istituire un registro di stato civile delle coppie di fatto" [55]
44.Trento - 6 marzo 2006 anno - "Lo stabilisce la delibera 47 della giunta, pubblicata ieri,
dopo che lo scorso gennaio il Consiglio comunale aveva approvato l'ordine del giorno
proposto dal consigliere Dario Maestranzi. Al «registro amministrativo delle unioni civili»
si potranno iscrivere tutte le persone legate da vincoli non «legali» (quali matrimonio,
parentela, affinità, adozione, tutela) ma solamente da vincoli «affettivi»" [57]
45.Macerata - 19 aprile 2006 - "Il pomeriggio del 20 aprile 2006 il consiglio comunale di
Macerata ha approvato l’istituzione del registro delle unioni civili, con il voto della
maggioranza di centro-sinistra"
46.Zumaglia (Biella) - 15 giugno 2006 - "Il regolamento adottato dall’amministrazione
comunale di Zumaglia considera unione civile il rapporto tra due persone maggiorenni,
di sesso diverso o dello stesso sesso, che ne abbiano chiesto la registrazione
amministrativa"
12
47.Sovicille (Siena) - 11 luglio 2006 - "Da ieri anche il Comune di Sovicille ha istituito il
proprio registro delle coppie conviventi. Pur essendo un riconoscimento simbolico, il cui
valore politico va ricercato essenzialmente nello sprone al governo ad occuparsi di
questo pressante problema, esso costituisce un importante atto di rispetto e un
riconoscimento di pari dignità alle nuove famigli"
48.Cavriago (Reggio Emilia) - 13 luglio 2006 - "Nel novembre scorso, su proposta di Rc,
è stata deliberata dal Consiglio Comunale, e votata da Ds, Verdi e Socialisti, contrari
Margherita e Casa delle Libertà, la creazione di un registro anagrafico per le “unioni
civili” o unioni di fatto. Ci sono voluti alcuni mesi per la stesura del nuovo regolamento.
Da venerdì sono aperte le “iscrizioni” per le coppie di fatto: dello stesso sesso o quelle
definite “tradizionali” fra sessi diversi"
49.Viadana (Mantova) - 20 novembre 2006 - "Il consiglio comunale di Pegognaga varerà
il registro delle unioni di fatto mercoledì prossimo mentre a Viadana la giunta ha
deliberato lunedì scorso e ha già incaricato i Servizi demografici della sua tenuta. In
entrambi i casi il registro non avrà valore anagrafico ma solo di censimento, in attesa
che la legge nazionale regolamenti le coppie di fatto"
50.Pegognaga (Mantova) - 30 novembre 2006 - "Il consiglio comunale di Pegognaga
varerà il registro delle unioni di fatto mercoledì prossimo mentre a Viadana la giunta ha
deliberato lunedì scorso e ha già incaricato i Servizi demografici della sua tenuta. In
entrambi i casi il registro non avrà valore anagrafico ma solo di censimento, in attesa
che la legge nazionale regolamenti le coppie di fatto"
51.Ancona - 8 gennaio 2007 - "Con 23 voti favorevoli (repubblicani, sdi, verdi, Pdci, Ds,
rifondazione), contro Margherita, Udeur, FI, An, CDU, e il voto favorevole del Sindaco
Ds Fabio Sturani, la mozione è stata approvata alle 23"
52.Porto Torres (Sassari) - 31 gennaio 2007 - "Dopo alcune ore di civile confronto
politico, lontanissimo dagli isterismi della politica nazionale, il Consiglio Comunale
turritano ha infatti approvato la delibera a larghissima maggioranza, con due soli voti
contrari, Forza Italia, e una astensione, AN"
53.Colle di Val d’Elsa (Siena) - 21 febbraio 2007 - "UN ATTO CHE rappresenta un
elemento importante per il cambiamento sociale del nostro territorio, oltre che un
ulteriore segno di apertura della nostra città e di arricchimento del percorso di
solidarietà e di tutela dei diritti della persona». Così il sindaco Paolo Brogioni commenta
la recente istituzione del «Registro Comunale delle Unioni Civili» approvata
definitivamente dal consiglio comunale"
54.Sarzana (La Spezia) - 21 febbraio 2007 - "Il consiglio comunale di Sarzana (La
Spezia) ha deciso di istituire il registro delle coppie conviventi, con 10 voti favorevoli e
tre contrari. L'ordine del giorno era stato presentato da Rifondazione Comunista, Ds e
Margherita a sostegno del riconoscimento dei diritti alle persone, anche dello stesso
sesso, che vivono in convivenze non matrimoniali"
55.Massa Carrara - 22 febbraio 2007 - "Semaforo verde al registro delle coppie
conviventi, secondo il disegno di legge sui cosiddetti «Dico». Con 10 voti favorevoli e tre
contrari (Forza Italia, An e Socialisti) il consiglio comunale ha approvato una mozione di
Rifondazione, Ds e Margherita sul riconoscimento dei diritti dei conviventi, anche dello
stesso sesso."
56.Tortolì (Ogliastra) - 18 aprile 2007 - "Non senza qualche polemica, nella seduta
tenutasi mercoledì pomeriggio, così come proposto dal sindaco Marcella Lepori, il
consiglio comunale, con i voti favorevoli della maggioranza di centrosinistra e sardista
ha approvato il regolamento sull’istituzione del Registro delle unioni civili (i cosiddetti
DICO in salsa tortoliese)"
57.Follonica (provincia) - 29 maggio 2007 - "Coppie eterosessuali non sposate. Ma
anche coppie omosessuali che a sposarsi non possono nemmeno pensarci. Ora sono
13
riconosciute. Almeno dal Comune di Follonica. Che proprio ieri con la delibera di giunta
numero 116 ha ufficialmente istituito il Registro delle coppie di fatto"
58.Formia (Latina) - 26 giugno 2007 - "La settimana scorsa i cittadini di Formia,
omosessuali e non, ha ottenuto che il proprio comune istituisse il registro delle unioni
civili per le coppie di fatto. Il Consiglio Comunale ha votato pressoché all'unanimità (soli
due voti contrari) l'istituzione del registro presso gli uffici anagrafici comunali"
59.Savona - 19 luglio 2007 - "Savona ha deciso di svincolarsi dalla pastoie delle
discussioni politiche ed istituire un Registro delle unione civili. Non avrà alcun effetto
sullo stato civile, questo è ovvio, non trattandosi di una legge dello Stato, ma il Comune
ne terrà conto per tutte le iniziative di sua competenza rivolte a famiglie, coppie e
conviventi - da ora in poi - senza troppe distinzioni"
60.Castel Maggiore (Bologna) - 25 luglio 2007 - "Tutto è iniziato il 25 luglio con
l’approvazione da parte della maggioranza dell’ordine del giorno sul tema delle
cosiddette ‘famiglie anagrafiche’. Nelle prossime settimane, verrà fornito un modulo
dagli sportelli comunali, con il quale le coppie di fatto si potranno registrare"
61.San Polo dei Cavalieri (Roma) - 21 settembre 2007 - "Questa mattina nel comune di
San Polo dei Cavalieri, poco piu' di 2.000 abitanti nella provincia di Roma, e' stato
approvato il Registro delle unioni civili, il secondo nel Lazio dopo Formia"
62.Ariccia (Roma) - 11 ottobre 2007 - "Il consiglio comunale di Ariccia regolarizza le
“famiglie di fatto”, dando il via libera all’iscrizione dei componenti legati da vincoli
affettivi o di parentela nei registri anagrafici cittadini. La delibera consiliare riguarda
anche le coppie gay ed è una novità assoluta a livello regionale, dove finora è stata
prevista solo da alcuni municipi del Comune di Roma e dal Comune di Tarquinia,
impegna il sindaco e la giunta comunale a regolamentare l’apposita «attestazione di
famiglia anagrafica basata su vincoli di matrimonio o parentela, o affinità o vincoli
affettivi»".
63.San Vincenzo (Livorno) - 26 novembre 2007 - "Durante l’ultima seduta del consiglio
comunale è stata approvata l’istituzione del registro delle “unioni civili” ed ora gli uffici
comunali sono al lavoro per la sua entrata in vigore ufficiale. Per le cosiddette coppie di
fatto sta per arrivare il momento di potersi vedere riconosciuta la propria unione".
64.Pescara - 28 febbraio 2008 - "Quella delle unioni civili era una battaglia portata avanti
dalla sinistra estrema a cui ieri però, si è associato anche una piccolissima parte del
Partito Democratico. Un segnale che certo non può essere considerato il sintomo di un
accordo tra PD e Rifondazione per correre insieme alle prossime elezioni."
65.Brugherio (Milano) - 3 marzo 2008 - "Sì alle coppie di fatto e alla salvaguardia della
famiglia, no all'inserimento delle tradizioni cristiane e al riconoscimento dello stato
federale. La discussione sullo Statuto in Consiglio comunale, nelle serate di venerdì e
sabato, ha regalato alcuni verdetti attesi e qualche sorpresa"
66.Corsico (Milano) - 24 aprile 2008 - "già tre unioni sono state iscritte nel neonato
«registro delle unioni civili» o di fatto che dir si voglia del Comune di Corsico. Dopo la
sua istituzione e promozione, i risultati sperati iniziano ad arrivare proseguendo, almeno
nella cittadina alle porte di Milano, il cammino verso l’equiparazione delle coppie di fatto
alle coppie riconosciute dalle legge prosegue senza ostacoli"
67.Ravenna - 3 giugno 2008 - "ordinanza adottata dal sindaco Matteucci il 3 giugno dello
scorso anno, sulla scia di una petizione firmata da oltre duemila cittadini che
sollecitavano la costituzione di un vero e proprio registro delle coppie di fatto. In realtà
l'ordinanza dispone solo che l'anagrafe raccolga formalmente, attraverso un modulo, il
dato relativo al legame affettivo che caratterizza la famiglia anagrafica"
68.Cossato (Biella) - 18 giugno 2008 - "Ieri sera, al consiglio comunale di Cossato, si è
ottenuto uno straordinario risultato politico: l'approvazione della mozione presentata dal
14
PRC e dai Verdi per l'istituzione del Registro delle coppie di fatto. Un provvedimento
che, in qualche modo, dà un seguito istituzionale al Pride biellese."
69.Piossasco (Torino) - 25 giugno 2008 - "Piossasco ha approvato un documento a
sostegno delle convivenze «non matrimoniali». Riconoscimenti che vanno al di là di
ogni vincolo, abbracciando coppie etero ed omosessuali. E' il risultato di una mozione
presentata nei giorni scorsi in consiglio comunale dal capogruppo del partito socialista,
Giovanni Anania"
70.Sesto Fiorentino (Firenze) - 17 luglio 2008 - "l Comune di Sesto Fiorentino ha istituito
il registro amministrativo delle unioni civili con deliberazione del Consiglio Comunale n.
48 del 17 luglio 2008. Possono iscriversi nel registro i cittadini italiani e stranieri, iscritti
nell'anagrafe del Comune di Sesto Fiorentino, che costituiscano famiglia anagrafica ai
sensi della Legge n. 1228 del 24 dicembre 1954 e del D.P.R. n. 223 del 30 maggio
1989."
71.Cesena (Forlì-Cesena) - 10 ottobre 2008 - "I servizi demografici del Comune potranno
rilasciare un’attestazione anagrafica di coabitazione come famiglia di fatto ai cittadini
che - secondo un’opportunità da tempo prevista dai regolamenti anagrafici nazionali - al
momento di stabilire la residenza comune chiedano di essere inseriti in un unico stato di
famiglia, pur non essendo legati da vincoli di matrimonio o parentela"
72.Copparo (Ferrara) - 8 maggio 2010 - "Apprendiamo la notizia dell’approvazione nel
Comune di Copparo del Regolamento istitutivo del Registro comunale delle unioni civili.
Tale registro permetterà d’ora in avanti a tutte le coppie conviventi per ragioni affettive
da almeno un anno di poter usufruire dell’unica forma di riconoscimento ufficiale della
loro unione da parte di un’amministrazione pubblica."
73.Cavallermaggiore (Cuneo) - 11 maggio 2010 - "Nella seduta di martedì 11 maggio, il
Consiglio comunale di Cavallermaggiore, approvando con i voti ed un lungo applauso la
mozione presentata dal giovane Consigliere Enrico Dabbene, ha istituito un registro per
le coppie di fatto"
74.Livorno - 9 febbraio 2011 - "Con l'approvazione della mozione per l’istituzione del
certificato anagrafico di famiglia per le unioni di fatto, presentata da Arianna Terreni
(consigliera de Pd e presidente dell’VIII commissione) a Livorno si aprono le porte alle
unioni di fatto"
75.Pesaro - 18 aprile 2011 - "Una possibilità concessa dalla recente approvazione della
mozione consiliare, che demandava gli uffici competenti ad attestare come famiglia
anagrafica quelle coppie conviventi che siano gay, eterosessuali oppure anche due
semplici amici. A loro, a registrazione avvenuta, saranno concessi diritti e benefici che
verranno individuati dall’amministrazione comunale. La prima apertura è per la
partecipazione al bando per 19 alloggi di edilizia residenziale convenzionata a Pozzo
Alto"
76.Siena - 19 agosto 2011 - "Delibera di istituire, per le motivazioni espresse in parte
narrativa, un Elenco delle Unioni Civili presso i Servizi Demografici - Ufficio Anagrafe,
con finalità dichiarative delle unioni civili tra due individui coabitanti e legati da vincoli
affettivi, secondo quanto già previsto per la costituzione della famiglia anagrafica
dall'art. art. 4 del D.P.R. 223/89 "
77.Montepulciano (Siena) - ottobre 2011 - "Con l'approvazione i un ordine del giorno che
impegna l'amministrazione ad istituire il registro delle unioni civili, il Comune di
Montepulciano ha completato il trittico dedicato ai diritti civili."
78.Palermo - 8 novembre 2011 - "Otto anni fa una mozione molto simile è stata respinta;
ma oggi il clima in città e nel consiglio comunale è molto diverso». Lo dice l'Arcigay in
una nota commentando l'approvazione del consiglio comunale di Palermo della
mozione con cui viene istituito il registro delle unioni civili"
15
79.Cascina (Pisa) - dicembre 2012 - "A partire dal dicembre scorso, in ottemperanza allo
statuto regionale, il comune si è dotato del registro delle unioni civili per promuovere e
consolidare molteplici ed efficaci forme di sostegno anche alle famiglie di fatto,
includendo in esse anche quelle composte da persone dello stesso sesso."
80.Tissi (Sassari) - 10 febbraio 2012 - "Il consiglio comunale di Tissi ha approvato
all'unanimità l'istituzione del registro delle Unioni civili. Dopo Porto Torres e Sassari, è il
terzo comune della provincia a riconoscere pari dignità a tutte le coppie conviventi,
etero ed omosessuali. «Un atto dovuto di civiltà - ha detto il sindaco Maria Lucia Cocco
- che ritengo non solo dovuto ma obbligato»"
81.Napoli - 13 febbraio 2012 - Il Consiglio comunale di Napoli approva la proposta
presentata dall'assessore alle pari opportunità Pina Tommasielli che istituisce un
registro amministrativo delle unioni civili presso il servizio anagrafe del Comune
82.Berra (Ferrara) - 24 febbraio 2012 - "Non credo- ha detto il sindaco di Berra - che sia il
caso di polemizzare, anche se si tratta di un tema di rilievo. Su questo tema molti hanno
posizioni contrastanti benché tutte rispettabili. Difendo tuttavia la scelta di questa
amministrazione. Ritengo importante che la Pubblica Amministrazione scelga di
riconoscere le coppie di fatto in quanto formazione sociale naturalmente presente in
società"
83.Cassino (Frosinone) - 4 maggio 2012 - "La proposta, formulata dal consigliere di
maggioranza Igor Fonte (Idv) ed approvata anche senza i voti dell’Udc (che a Cassino è
forza di governo), ha suscitato, lo ricordiamo, l’evidente rammarico del padre Abate di
Montecassino Don Pietro Vittorelli, dichiaratosi palesemente perplesso dinanzi ad un
provvedimento che reputa fortemente impregnato di contenuti simbolici ed ideologici"
84.Banari (Sassari) - 5 maggio 2012 - "Il consiglio comunale ha approvato, alla fine di
aprile, il Registro delle Unioni Civili, proposto dalla consigliera Maria Rosaria Cherchi,
diventando così il quarto comune della provincia di Sassari, dopo Porto Torres, Sassari
e Tissi, ad aver compiuto questo passo di grande civiltà"
85.Cagliari - 27 giugno 2012 - "Cagliari adotta il registro per le Unioni di fatto. Il Consiglio
comunale ha approvato il regolamento, composto da sei articoli redatto dalla
commissione Affari Generali, che ora è ufficiale. "Importante risultato"per la
maggioranza di centrosinistra che ottiene alcuni voti dell'opposizione"
86. Cava Manara (Pavia) - 19 luglio 2012 - "Durante il Consiglio di giovedì 19 luglio è stato
approvato all’unanimità dalla giunta di Cava Manara il Registro anagrafico delle coppie
di fatto".
2508 - MILANO, ACCORDO SUL REGISTRO SEPARATO - DI GIUSEPPE VIESPO
da: l’Unità di venerdì 27 luglio 2012
Superato il non possumus dei cattolici democratici, a palazzo Marino la maggioranza
ricompone almeno in parte la frattura sul voto al registro delle unioni civili. I quattro
consiglieri che per due giorni hanno fatto temere un voto contrario alla delibera consiliare
che istituisce il registro delle coppie di fatto si astengono dal voto.
E il Consiglio può arrivare così all’approvazione del provvedimento senza troppe difficoltà.
Anche perché la mediazione trovata con l’area cattolica del partito tiene conto di alcune
richieste avanzate dai quattro consiglieri del Pdl favorevoli all’istituzione del registro. Fino
a ieri il nodo stava tutto nel termine «famiglia».
Il Pdl aveva presentato un emendato per l’istituzione di un registro delle unioni civili
distinto da quello delle «famiglie anagrafiche», che esiste già in ogni Comune e
comprende per esempio i conviventi o gli studenti che dividono l’appartemento. Il Pdl
avrebbe così evitato di inserire il termine «famiglia» nel registro.
La maggioranza a palazzo Marino avrebbe anche accettato l’emendamento, ma i cattolici
del Pd si sono opposti minacciando il voto contrario. Il motivo sta nel fatto che, secondo i
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«dissidenti» democratici, un registro delle sole unioni civili avrebbe potuto portare in futuro
alla celebrazione di matrimoni gay.
La soluzione trovata è una via di mezzo. La spiega così Carmela Rozza, capogruppo
milanese del Pd: «Faremo un registro delle unioni civili diverso da quello della famiglia
anagrafica ma collegato. In questo modo, si scongiurerà il rischio della poligamia e si darà
dignità alle unioni civili. Sarà un registro a parte che mantiene le fondamenta nelle leggi
della famiglia anagrafica. Escludo che questo possa aprire la strada ai matrimoni gay».
Un concetto ripreso anche dal sindaco Pisapia, accusato nei giorni scorsi dalla Lega di
dover pagare pegno agli elettori omosessuali: «Escludo che questa delibera apra alla
possibilità di matrimoni gay - ha detto il sindaco di Milano - Questo è un provvedimento di
carattere amministrativo. Per avere i matrimoni gay servirebbe una legge del Parlamento
e, probabilmente, un provvedimento di ordine costituzionale».
Dal testo della delibera verrà cancellato quindi il termine «famiglia anagrafica» e sarà
sostituito con «unioni civili», ma verrà fatto un riferimento esplicito alla normativa nazionale
del 1982 che disciplina la stessa famiglia anagrafica. Una soluzione che si avvicina a
quanto richiesto dai favorevoli del Pdl e va bene soprattutto ai cattolici del Pd, come ha
confermato in apertura di seduta il consigliere Andrea Fanzago. «Ci hanno tranquillizzato
sui contenuti - ha spiegato - ma il nostro voto di astensione rimane».
È così che dopo tre giorni di dibattito e 75 emendamenti Milano si aggiunge all’elenco
delle 86 città che già ospitano un registro delle unioni civili. Tra le ultime Torino e Cagliari.
Ma in assenza di una legge nazionale sulle coppie di fatto, oltre a qualche Comune sono
le aziende ad organizzarsi. Diverse garantiscono l’estensione dei benefici che di solito
danno ai coniugi dei dipendenti anche alle coppie di fatto, comprese quelle omosessuali.
Avviene già da qualche mese all’Ikea, dove i benefit riservati ai coniugi dei dipendenti e
alle coppie di fatto sono stati estesi da maggio anche alle coppie omosessuali. Anche in
Alitalia avviene qualcosa di simile. I cosiddetti «biglietti staff», scontati per dipendenti e
familiari, vengono garantiti ai conviventi senza alcuna discriminazione di sesso. Alle Fs,
invece, la Carta di Libera Circolazione, riferiscono i sindacati, viene concessa solo al
coniuge e può essere ritirata in caso di divorzio. In alcuni settori, poi, come nel recapito
alcune multinazionali hanno inserito nei contratti di secondo livello il termine «coppie di
fatto».
Avviene alla Tnt per quanto riguarda la «banca ore» che si aggiunge ai permessi di
paternità e maternità. Stessi accordi sono presenti nel mondo bancario e assicurativo.
Mentre la cassa di assistenza integrativa dei giornalisti (Casagit) contempla tra i «familiari»
dell’iscritto che hanno titolo all’assistenza (sempre a pagamento) il «coniuge o la
convivente more-uxorio anche dello stesso sesso».
2509 - L’IMPORTANTE PASSO DEL PD SULLE UNIONI CIVILI - DI LUIGI MANCONI
da: l’Unità di venerdì 27 luglio 2012
Qualche buona notizia, nonostante tutto. Eppure, per quanto possa sembrare stravagante,
c'è di che rallegrarsi.
La discussione all'interno del Pd sulla questione delle Unioni civili ha sortito più di un
risultato positivo. Il primo, completamente sottovalutato, corrisponde a un autentico
ribaltamento nella concezione e nel metodo del programma politico, fino a costituire un
fattore di provvidenziale discontinuità. Occuparsi, infatti, di diritti individuali di libertà a
meno di un anno dalla scadenza elettorale e nel pieno di un cataclisma economico
finanziario, quale quello attuale, sarebbe sembrato - fino a pochi anni fa - una scelta
irresponsabile. Praticamente tutte le culture politiche - con la sola eccezione di quella
Radicale - e tutti i partiti e i movimenti hanno accettato per un secolo l'idea che vi sia una
gerarchia fissa e immutabile di bisogni e di diritti; e che gli obiettivi di natura economicosociale debbano sempre e comunque prevalere - tanto più in una congiuntura procellosa
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come la nostra - rispetto agli obiettivi correlati alla tutela dell'identità personale e della
soggettività individuale.
Per capirci, il verso di Bertold Brecht - «Quali tempi sono questi quando discorrere di alberi
è quasi un delitto perché su troppe stragi comporta il silenzio» - ha rappresentato
l'ispirazione di un ordine rigido e irreversibile delle priorità da perseguire. E questo ha finito
col diffondere un senso comune che vedeva i diritti della persona, le garanzie individuali,
le libertà civili (ma anche "gli alberi": l'ambiente, cioè) come un bene, se non superfluo,
indubbiamente "di lusso". Ovvero, bisogni immateriali che è possibile tutelare in tempi di
vacche grasse, ma che - in un'epoca di risorse scarse - vanno messi in secondo piano o
decisamente accantonati.
La discussione sulle Unioni civili ha avuto il merito di rovesciare questo luogo comune: e
non perché abbia formulato una nuova graduatoria che collocherebbe al primo posto i
diritti individuali, ma perché ha fatto. ben intendere che questi ultimi non sono comprimibili
e non sono altra cosa rispetto ai bisogni materiali e alle garanzie sociali. E, soprattutto, ha
affermato nitidamente che i diritti della persona sono il fondamento essenziale e ineludibile
di tutti gli altri diritti. Non solo.
È giusto criticare aspramente le affermazioni di Pier Ferdinando Casini che non ha voluto
rinunciare nemmeno a qualche grossolanità {«le unioni incivili» sono «una distorsione
della natura»): ma va considerato che il leader dell'Udc - nel contestare le idee del Pd e
nel riaffermare fieramente le proprie - non ha potuto esimersi da una importante
dichiarazione di intenti: «Garanzie giuridiche per le coppie conviventi». Importante, questa
affermazione, intanto perché mai in precedenza era stata formulata da parte di quell'area
politica; e, poi, perché supera una posizione che sembrava immutabile. E che, finora,
aveva bloccato sul nascere l'elaborazione di una legislazione capace di garantire diritti
effettivi all'unione tra persone dello stesso sesso. Casini, infatti, con la massima prudenza
e una malcelata ritrosia, parla di "coppie".
Qui sta il nodo, non sempre così evidente, dell'intera controversia: ovvero quei diritti e
quelle garanzie vanno attribuiti in via esclusiva ai singoli individui, anche omosessuali,
oppure se ne prevede il conferimento a una entità («formazione sociale») che è, appunto,
la coppia? Se è quest'ultima la risposta (come indica anche la Consulta nella sentenza
138/2010), siamo sulla via giusta - anche se solo ai primi passi - per un riconoscimento
giuridico di piena dignità alle unioni civili anche tra persone dello stesso sesso. Il
cosiddetto "documento Bindi" afferma tutto ciò con chiarezza. Si legga la seguente frase:
«Il Pd, auspicando un più approfondito bilanciamento tra i principi degli articoli 2, 3, e 29
della Costituzione, quanto in specie alle libere scelte compiute da ciascuna persona in
relazione alla vita di coppia ed alla partecipazione alla stessa, opera dunque per
l'adeguamento della disciplina giuridica all' effettiva sostanza dell'evoluzione sociale,
anche introducendo, entro i vincoli della Costituzione e per il libero sviluppo della
personalità di cui all'art. 2, speciali forme di garanzia per i diritti e i doveri che sorgono dai
legami differenti da quelli matrimoniali, ivi comprese le unioni omosessuali». È una
formulazione assai prudente, ma poteva essere diversa? Ovvero, sarebbe stato possibile
trovare una definizione differente, capace di ottenere il consenso dell'intero partito e,
soprattutto, in grado di aggregare una maggioranza, all'interno di questo o del prossimo
Parlamento, per arrivare all'approvazione di una legge giusta in materia? Francamente
penso di no (e quanto sta avvenendo in queste ore, all'interno del Pd milanese, sembra
confermarlo). In quella formulazione, per quanto complessa, c'è tutto l'indispensabile:
«speciali forme di garanzia» e quell'«unioni omosessuali» che è la definizione, ancora più
diretta ed esplicita, dell'espressione «unioni civili».
Certo, non compare la categoria di «matrimonio omosessuale», la cui assenza ha
suscitato le contestazioni dei critici, ma tale categoria, d'altra parte, non è stata fatta
propria dal segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, e non poteva costituire, prevedibilmente,
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il punto finale di intesa tra le diverse componenti del partito. Il che era immaginabile:
perché tanti sono quelli che non la condividono e perché il matrimonio omosessuale è una,
e solo una, delle soluzioni normative possibili per affermare quel riconoscimento giuridico,
che pure altre soluzioni garantiscono. In ogni caso, qui sta - a mio avviso - il cuore del
problema. Ovvero, quali sono i requisiti essenziali e le condizioni irrinunciabili che possano
assicurare piena dignità alle coppie omosessuali?
Due, a mio parere: la parità di diritti, effettivi ed esigibili, rispetto a quelli delle coppie
eterosessuali; la definizione di un vincolo, differente da quello matrimoniale e, tuttavia,
riconosciuto dall'ordinamento. Questo, nel "documento Bindi", indubbiamente c'è.
Premessa invereconda che, in quanto tale, colloco alla fine. Una delle leggi più imperiose
della politica è: chi si loda s'imbroda. In altre parole, la politica si gioca - oggi più che mai sul qui e ora: conta solo ed esclusivamente ciò che si dice e si fa in questo preciso
momento. Non è una gran conquista perché, con ciò, si incrementa un processo di
smemoratezza collettiva che azzera, non dico la storia, ma persino la cronaca che si
riferisca all'altro ieri e, magari, a qualche periodo ancora precedente. In altre parole, è
francamente insopportabile che, oggi, un'intera folla si dica incondizionatamente
favorevole al "matrimonio omosessuale"; e si dichiari addirittura stupefatta che una tale
posizione non sia condivisa all'unanimità. Viene voglia di dire: fuori i documenti. Ovvero,
andiamo a verificare quando, in quali circostanze, con quali atti concreti, ma mi accontento
anche di parole inequivocabili, ci si è espressi limpidamente a favore della piena dignità e
parità del vincolo coniugale tra persone dello stesso sesso e del vincolo coniugale tra
persone di sesso diverso.
Come scriveva vent'anni fa, Piergiorgio Bellocchio («io sono comunista»: «me lo
dimostri»), sarebbe bello che ciascuno potesse esibire il suo curriculum, magari dopo
averlo fatto autenticare da una società di certificazione. Qui non si tratta (solo) di
vanagloria, ma di ben altro: avere una lunga militanza su questo tema (nel mio modesto
caso dal 1988) e aver avuto la ventura di presentare il primo disegno di legge sulle unioni
civili (1996), ha fatto sì che non veda proprio l'ora di ottenere qualche risultato concreto.
E’ questo che mi rende così "ragionevole" e così disponibile ad apprezzare i passi avanti anche piccoli ma concreti - e le mediazioni intelligenti.
Le affermazioni di principio, anche le più vigorose e accaldate, quando non sono seguite
da risultati positivi, rischiano di avere il suono stridulo delle trombette di latta.
2510 - L’INUTILE AFFANNO DI AVVENIRE – DI F. GALLO E M. CAPPATO
da:Il Manifesto di domenica 1 luglio 2012
In merito all`articolo di Avvenire di giovedì 28 giugno dal titolo «L`inutile corsa dei Comuni
ai registri illegittimi» è necessaria una risposta puntuale per evitare l`ennesimo episodio dí
disinformazione di massa. Il giornalista Tommaso Scandroglio considera le iniziative dei
comuni di istituire registri di dichiarazioni anticipate di trattamento «illegittime, inutili e
dannose». Ciò è assolutamente falso. Non sono illegittime in quanto, come già in
precedenza ribadito, ma sembra non recepito, i principi a cui si fa riferimento sono
affermati dalla nostra Carta Costituzionale (art. 13, che sancisce la libertà personale come
diritto inviolabile, e art. 32, in base al quale nessuno può essere sottoposto a trattamenti
sanitari contro la propria volontà), ribaditi da Convenzioni internazionali, quale quella di
Oviedo, e confermati da alcune sentenze, come quella sul caso di Eluana Englaro.
Proprio la giurisprudenza della Cassazione sulla vicenda Englaro fa ritenere diritto
fondamentale della persona. Contrariamente a quanto sostenuto nella circolare
ministeriale del novembre 2010, richiamata nell`articolo, il ruolo che le amministrazioni
locali possono svolgere a riguardo è insostituibile, considerando che ai sensi dell`articolo
3, comma 2, del decreto legislativo n. 267 del 2000, il Comune «rappresenta la propria
comunità, ne cura gli interessi e ne promuove lo sviluppo». Inoltre, è vero che il
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Parlamento è sovrano, ma secondo l`articolo 117 il potere legislativo del Parlamento
dev`essere esercitato nei «vincoli derivanti dall`ordinamento comunitario e dagli obblighi
internazionali».
Nel prosieguo del pezzo si sostiene non esistere in materia di fine vita un vuoto normativo
in quanto esistono «i divieti di pratiche eutanasiche previsti dagli artt. 579 e 580 cp e 5
cc». Il giornalista è a conoscenza che al Senato è in discussione il ddl Calabrò, che
andrebbe a disciplinare le scelte di fine vita, per di più in maniera illiberale, proprio perché
al momento non esiste normativa? E sa anche che testamento biologico non equivale ad
eutanasia ma rappresenta solo il rispetto del diritto all`autodeterminazione - messo altresì
in dubbio quando si scrive «ammesso e non concesso che il testamento biologico sia un
"diritto"» - attraverso il quale ogni singolo individuo può scegliere se e come morire,
includendo anche l`opzione di rimanere attaccato ad una macchina finché morte naturali
non lo separi da questa terra? Proprio tale diritto all`autodeterminazione dei favorevoli e
dei contrari all`eutanasia conferisce valore legale alle dichiarazioni anticipate di
trattamento, perché si rende nota una volontà del privato che riguarda il diritto
costituzionale all`autodeterminazione. Tale atto diventa rafforzato e opponibile in sede
giudiziaria con l`autentica.
Dunque, in assenza di una normativa di legge, è solo l`autorità giudiziaria che può stabilire
quali siano gli effetti giuridici dei testamenti biologici e del relativo Registro. Per quanto
concerne la bocciatura da parte del Comitato dei garanti del comune di Milano della
proposta di istituire un bio-registro comunale, la campagna continua, questa volta però
promossa dai Radicali che con altri gruppi ed associazioni hanno presentato una diversa
proposta che si basa sul deposito in Comune di semplici «dichiarazioni sostitutive di atto
notorio», che possono sia contenere le volontà della persona, sia rimandare a un
testamento biologico conservato in altra sede (ad esempio l`abitazione o il medico).
Seguendo questa strada i Garanti non dovrebbero avere motivazioni per respingere la
proposta, in quanto con essa non si istituisce un nuovo «servizio comunale», ma si fa
rientrare l`autenticazione delle dichiarazioni nei compiti già attribuiti agli uffici comunali.
Ultimo punto sull`inutilità dei registri, in base al fatto che solo pochi Comuni lo avrebbero
istituito. I ministri del Lavoro, Salute, Interno ovvero Sacconi, Fazio e Maroni, con la
circolare su menzionata hanno dichiarato che i comuni che aderiscono all` iniziativa
potrebbero essere chiamati a rispondere di un uso distorto di risorse umane e finanziarie
pubbliche. Questo è un vero e proprio ricatto finanziario su base bioetica, un mezzuccio
privo dí fondamento giuridico per impedire ai sindaci di dare il via libera ai registri. Nella
nostra associazione sono diversi i comuni che prima hanno intrapreso iniziative per
l`istituzione dei registri delle Dat e poi, intimoriti dalla circolare, hanno bloccato l`iter.
Vogliamo dire ai sindaci e ai cittadini tutti che hanno il pieno diritto sia di compilare i
testamenti biologici sia di istituire registri comunali.
2511 - SE LA STORIA CORRE E LA CHIESA ARRANCA
da: www.adistaonline.it di lunedì 2 luglio 2012
«Se il Concilio non ci fosse stato non saremmo qui», ha detto la teologa Lilia Sebastiani, in
apertura della sua relazione introduttiva alla XIV Assemblea nazionale di Noi Siamo
Chiesa, svoltasi alla cascina Contina (Rosate-Milano), il 17 giugno scorso. L’affermazione
rende evidente, a 50 anni esatti dal suo inizio, la portata dell’evento conciliare, non solo
per ciò che concretamente ha prodotto in termini teologici, pastorali, liturgici, ecclesiali, ma
soprattutto per la grande stagione di apertura della Chiesa al mondo contemporaneo e di
rinnovamento di vecchie logiche e strutture che ha inaugurato all’interno del mondo
ecclesiale. E i partecipanti all’Assemblea di Noi Siamo Chiesa, una cinquantina,
provenienti da 13 realtà territoriali, di quella stagione si sentono oggi frutto maturo,
consapevole e responsabile.
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Nel suo excursus, Sebastiani, non ha mancato però di ricordare come all’interno
dell’assise conciliare fossero presenti due linee: quella della minoranza curiale e quella
moderatamente progressista che in quel momento prevalse. Linee che non riuscirono però
a trovare una sintesi, ma solo posizioni di compromesso, con la conseguenza che oggi un
po’ tutti possono riscrivere, a piacimento, la storia del Concilio e lanciare anatemi e
scomuniche a chi si troverebbe al di là del solco tracciato dalla gerarchia. Eppure
quell’evento, ha detto Sebastiani, continua ad interpellare le coscienze dei credenti; ed al
suo spirito bisogna essere fedeli. Di una fedeltà non rigida o dommatica, ma che si
storicizza, che vive nel mondo. Del resto, Sebastiani ha ricordato che fu proprio il Vaticano
II a permettere la nascita e lo sviluppo di luoghi ed occasioni per dibattere e confrontarsi
nella Chiesa, a sostituire il concetto di presbitero a quello tradizionale di “sacerdote”,
affermando al contempo il ruolo e la responsabilità dei laici.
La teologa ha evidenziato anche alcune lacune del Concilio, come la questione delle
donne. Non si fece infatti alcuna consultazione degli ordini religiosi femminili e solo nella
terza sessione furono invitate 16 uditrici (8 suore e 8 dirigenti di organizzazioni cattoliche)
“qualificate e devote” per intervenire su tematiche specifiche. Oggi la condizione della
donna nella Chiesa, come la possibilità stessa di un ministero ordinato femminile, è per
Sebastiani strettamente intrecciata al tema del celibato obbligatorio e a una certa idea del
“sacro”. Tutta la concezione e la pratica del ministero deve essere rimessa in discussione;
ma allo stato delle cose l’accesso delle donne ai ministeri sarebbe comunque un fatto
importante. Nella sua conclusione, la teologa ha fatto presente come siano molti i fedeli
che si stanno allontanando dalla Chiesa e si è chiesta se, quando le inevitabili riforme
giungeranno, non sarà troppo tardi. Il lungo dibattito che ne è seguito ha toccato molti
problemi aperti, da quello delle unità pastorali al probabile accordo del Vaticano con i
lefebvriani, dalla necessità di riappropriarsi della Bibbia (di cui però è possibile fare letture
fondamentaliste) alla “storia che corre”, dai ritardi della Chiesa alla necessità di una
riforma, fino alla condizione della donna. Durante la celebrazione eucaristica sono stati
ricordati Enzo Mazzi, Luisito Bianchi e Giulio Girardi, che sono stati, in modo diverso,
importanti ispiratori del movimento Noi Siamo Chiesa.
Il pomeriggio è stato occupato dall’esame delle iniziative di Nsc realizzate e da realizzare.
Il coordinatore nazionale Vittorio Bellavite ha illustrato le attività dell’ultimo anno (sulla
pedofilia del clero; sulla questione dei cattolici in politica; sugli scandali vaticani; sul tema
“famiglia e famiglie”; sui rapporti gerarchia ecclesiastica-istituzioni; sul testamento
biologico; sul nuovo arcivescovo di Milano) e ha indicato alcune prospettive, in particolare,
la partecipazione, il prossimo 15 settembre a Roma, all’Assemblea nazionale
autoconvocata, a 50 anni dall’inizio del Concilio, da un grande numero di organizzazioni e
di riviste (v. Adista Notizie n. 19/12). Ernesto Borghi ha presentato la nuova Associazione
Biblica Euro-Mediterranea (Abem).
La discussione generale ha ricordato altre questioni emergenti, dalle iniziative critiche del
clero (in Austria e in altri Paesi del centro Europa) al problema del futuro Conclave, ai
rapporti internazionali di Noi Siamo Chiesa. La situazione organizzativa del movimento
tiene e la sua area di opinione si sta moderatamente allargando, anche se le difficoltà di
comunicazione sono sempre tante; il sito internet è stato messo a nuovo e gli accessi
sono in aumento, mentre recentemente è stata aperta una pagina su Facebook. Positivo
anche il bilancio economico che si avvale esclusivamente di impegno volontario. Gli
aderenti e simpatizzanti che formalizzano il loro consenso all’associazione sono in lieve
aumento. Il Coordinamento nazionale è stato ampliato al nuovo gruppo di Nsc sorto a
Brescia e sarà rivisto il Gruppo di consultazione che partecipa alla redazione dei
documenti.
2512- IL FILM SU ELUANA SI FARA’, NO AL BIGOTTISMO - DI FEDERICO ORLANDO
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da: Europa di giovedì 5 luglio 2012
Cara Europa, finalmente una buona notizia ne «lo ciel piovorno» di Miramare, tra le nuvole
della crisi, della disoccupazione, della fuga dei cervelli verso la Mitteleuropa (nostra patria
di sempre). È stato scongiurato lo scivolone della città di Svevo e Magris, e cioè il niet
clericale con qualche distrazione del Pd, al finanziamento del film di Bellocchio ispirato alla
vicenda di Eluana Englaro. La regione Friuli Venezia Giulia, attraverso il suo ente di
sostegno, la Fvg Film Commission, aveva previsto per La bella addormentata 330 mila
euro. Che però erano stati cancellati dall’assessore leghista alla cultura, Federica Seganti.
Alla signora, sostenuta fino a un mese fa con articoli e lettere aperte da un altro leghista, il
presidente della provincia di Udine Pietro Fontanini, non mi pare siano venute chiare e
intransigenti contrapposizioni da parte del Pd, cioè dai suoi personaggi più autorevoli:
dalla segretaria regionale onorevole Serracchiani al sindaco di Trieste, definito dallo
stesso Marco Bellocchio «disponibile seppur prudente». Che io tradurrei in “non
coraggioso”, visto che nell’Italia clericobancaria 2012 bisogna avere coraggio per
sostenere le libertà anche di chi non bacia la sacra pantofola.
Italo Stucov, Trieste
Risponde Federico Orlando
Caro Stucov, la ringrazio per la bella notizia, di cui naturalmente i giornali italiani sono
all’oscuro. Evviva la libertà di stampa, l’articolo 21, la resistenza contro la metodica
distruzione delle libertà di espressione. Non dimentichiamoci del Fus (Fondo unico per lo
spettacolo) ridotto dal governo Berlusconi. A tale riduzione le regioni hanno opposto
qualche resistenza istituendo appunto le Film Commission regionali. Si sono fin qui distinte
soprattutto in Piemonte, in Puglia e, guarda caso, in Friuli-Venezia Giulia. Segno ulteriore
che si aspettava proprio un tema “sensibile” per dire un no: quel no che, lei mi dice, è stato
revocato nelle scorse ore. Ma il problema non si chiude qui: Bellocchio avrà i suoi
cofinanziamenti regionali fino al 31 dicembre, ma la lotta deve continuare nel paese, in tutti
i settori del lavoro culturale che non vogliono avvilire, insieme alla loro esistenza materiale,
la loro coscienza civica.
Il 19 luglio, nel salone della provincia di Roma (Palazzo Incontro, via dei Prefetti 22, ndr)
messa a disposizione da Nicola Zingaretti, si terrà l’assemblea annuale di Articolo 21,
occasione per giornalisti, autori cinematografici e teatrali, attori, registi, musicisti, ballerini,
scrittori e altri protagonisti della comunicazione, anche per prendere spunto dalla vicenda
Friuli-Bellocchio e rivendicare alla repubblica laica e sovrana il diritto-dovere di assicurare
ai suoi cittadini, di tutte le fedi politiche e religiose, la possibilità di manifestare il proprio
pensiero. Anche con l’aiuto pubblico (vedi sovvenzionamento alle scuole private col 5 per
mille, deciso dal governo). L’angustia attuale del paese non può diventare, con la
complicità di governi centrali, regionali o locali, un paravento per colpire chi non si piega a
dogmi e censure. In quell’occasione, sarà rivolto un appello alla mobilitazione delle
maestranze, romane e non, come quelle che hanno manifestato a Montecitorio contro
l’avvilimento di Cinecittà. Per citare, in Friuli Venezia Giulia le intese Pdl, Udc e Lega
hanno rischiato di colpire non solo il film di Bellocchio ma «tutto il cinema». Come ha
scritto a suo tempo una nota di Repubblica, visto che in quella sola regione la Fvg Film
Commission riceve 8 milioni e dà lavoro a centinaia di persone. Siccome le Commission in
Italia sono 19, sabotarle per odio ideologico sarebbe delitto non solo contro la cultura ma
anche contro il lavoro. Perciò, siamo lieti che le cose in Friuli si siano concluse così, ma
restiamo vigili.
Il Pd – come s’è visto anche nelle recenti discussioni che hanno accompagnato la
commissione Bindi sui diritti – si deve decidere a inserire nel suo “sociale” anche i diritti
civili nuovi, definendone contenuti e forme compatibili con l’essenza delle varie culture, di
cui siamo figli e, per quel ch’è possibile, continuatori.
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2513 - FEDERICO COEN, UNA VITA LAICA E DI IMPEGNO CIVILE - DI M. MANTELLO
da: www.criticaliberale.it di
Federico Coen se n’è andato in punta di piedi, con il pudore che ha sempre caratterizzato
la sua vita privata. Questo grande intellettuale laico e progressista ci ha lasciato sabato 7
luglio 2012. Ha lottato tutta la vita con la tenacia e la caparbietà dei suoi chiari sì e dei suoi
netti no. Non amava i servili e i disonesti questo burbero-tenero gentiluomo che non si
sottometteva ai giochi di potere e che anzi li avversava con disprezzo. Era un grande
laico, nella profonda concezione della laicità dell’etica che impegna all’autonomia morale e
alla conseguente responsabile coerenza della reciprocità di questo riconoscimento.
Membro del partito socialista, se ne era distaccato nel 1984, dopo la rottura con Bettino
Craxi. In questo stesso anno lasciava anche la direzione di Mondoperaio, assunta nel
1972, con cui aveva dato alla rivista una grande impronta autonomista facendone una
fucina di grande ricerca politico-culturale, dove si confrontavano Norberto Bobbio,
Massimo Luigi Salvatori, Gino Giugni, Stefano Rodotà, Giorgio Ruffolo… e tanti altri
intellettuali noti e meno noti. Perché a Coen non interessavano blasoni e cordate ma le
idee e il rigore e l’onestà intellettuale nell’argomentarle e sostenerle.
Chiusa l’esperienza di Mondoperaio, sempre più convinto del ruolo critico dell’intellettuale
laico e indipendente, Federico Coen aveva fondato con il dissidente cecoslovacco Antonin
J. Liehm l’edizione italiana di Lettera Internazionale. Prestigiosa rivista europea che ha
diretto fino al 2009, promuovendo quel rigore di analisi e di giudizio che quando vengono a
mancare lasciano spazio solo al servaggio mentale e sono la morte vera dell’editoria.
Ben lo sapeva Federico Coen, la cui sola presenza imbarazzava gli analfabeti della
moralità abbacinati dal carrierismo e felicemente intrappolati nelle reti di corruttele di quel
rampantismo craxiano che sarebbe stata la tomba del glorioso partito socialista.
Socio della Associazione Nazionale del Libero Pensiero “Giordano Bruno” tutti ne
ricordiamo i suoi formidabili interventi alla commemorazione di Giordano Bruno in piazza
Campo de’ Fiori il 17 febbraio e in tanti convegni sulla laicità dello Stato, e sulle figure di
amministratori onesti e progressisti, come il Sindaco di Roma Ernesto Nathan.
Si è spento nella sua casa romana a Trastevere all’età di 83 anni, Federico Coen. O
meglio, come con le parole di Giordano Bruno amava ripetere, è tornato a far parte del
divenire della natura. Proprietario della sua vita fino in fondo, preda sempre più del sottile
“male oscuro” che lo attanagliava dalla morte dell’amata moglie, rifiutava negli ultimi tempi
il cibo e finanche l’acqua. Voleva andarsene ormai… e se n’è andato.
Questo uomo, che sempre si è speso per le battaglie di laicità e civiltà, forse adesso ci
lascia questa ultima consegna: non permettete una legge sul testamento biologico che
espropri l’individuo della dignità di essere proprietario della sua vita sempre.
2514- CONSULTA: ABORTIRE È UNA DECISIONE CHE SPETTA SOLO ALLA DONNA
da: ADUC notizie del 19 luglio 2012
La decisione di interrompere una gravidanza nelle modalità previste dalla legge e'
"rimessa soltanto alla responsabilità della donna". Lo sottolinea la Corte Costituzionale
nell'ordinanza n. 196 depositata oggi, con la quale spiega la ragioni per cui, il 20 giugno
23
scorso, decise di dichiarare inammissibile la questione di legittimità sollevata dal giudice
tutelare di Spoleto sulla legge 194/1978.
La Corte cita diversi precedenti giurisprudenziali a sostegno del suo verdetto.
La vicenda riguardava, nello specifico, una minorenne che aveva deciso di abortire, ma
non voleva parlarne con i genitori. Il giudice, quindi, aveva sollevato dubbi sull'articolo 4
della legge 194, cuore della normativa sull'interruzione volontaria di gravidanza, spiegando
che, a suo parere, questa è in contrasto con diversi articoli della Costituzione, tra cui
quello sul diritto alla salute (art.32) e quello (art.2) sui diritti inviolabili dell'uomo. A
sostegno della sua tesi, il giudice di Spoleto citava anche una sentenza della Corte di
giustizia UE sull'embrione umano.
La Consulta, nella sua ordinanza, ricorda che nel caso in cui la donna che sceglie di
abortire non abbia ancora compiuto 18 anni e nei casi in cui i genitori o chi ne esercita la
tutela non possano esprimere l'assenso, "il provvedimento del giudice tutelare risponde ad
una funzione di verifica in ordine alla esistenza delle condizioni nelle quali la decisione
della minore possa essere presa in piena libertà morale". Pertanto, "non essendo il
rimettente chiamato a decidere, o a codecidere, sul “an” della interruzione della
gravidanza", l'articolo 4 della legge 194 "che tale interruzione consente, non viene in
applicazione del giudizio a quo", per cui il ricorso del giudice umbro è inammissibile.
2515 – OTRANTO - CONVEGNO “I FIGLI DELLA TERRA DI NESSUNO”
Il 9 giugno si è svolto a Taranto il convegno “I figli della terra di nessuno”, nel corso del
quale sono state affrontate ed analizzate sotto diversi punti di vista, medici e giuridici, le
problematiche afferenti lo stato vegetativo. Nella terza ed ultima parte gli interventi hanno
trattato la delicata e sempre attuale questione del testamento biologico.
Si riporta di seguito il resoconto del convegno, alla cui realizzazione ha collaborato anche
la ns. associazione.
Introduzioni
- Dott.ssa Valentina Sammarruco
Il motivo per cui oggi noi siamo qui: il 9 luglio 2008, mio padre, per la rottura di un
aneurisma cerebrale, ha iniziato un lungo cammino di coma vegetativo fino alla morte, nel
marzo 2010. La sofferenza e il dolore ci hanno travolto fino a non vedere lucidamente
cosa stesse succedendo, pensando solo a una possibile soluzione. Poi mi sono fermata, e
ho pensato che la rabbia avrebbe prodotto solo altri sentimenti negativi, che non
avrebbero portato a nulla, la mia esperienza doveva essere destinata a chi ha vissuto,
come me, una situazione tanto drammatica. A tutte le persone che chiedono aiuto senza
essere ascoltate, perché i pazienti si ritrovano a non essere accettati da nessuna struttura,
in quanto tracheostomizzati e immobili. L’unica soluzione per ora è l’assistenza
domiciliare, ma questa, ovviamente, porta gravi difficoltà per l’assistito e gli assistenti. Il
fatto che si combatta ancora oggi per i diritti del malato, e il diritto alla salute, è una
sconfitta per uno Stato moderno. Inoltre si è costretti a prendere atto della quasimancanza di umanità da parte di personale medico e infermieristico, tranne alcune rare
eccezioni. Il sorriso di una di queste persone può dare davvero la forza per affrontare un
altro giorno. Oggi siamo qui per fornirvi informazioni veritiere su ciò che realmente significa
“coma profondo e stato vegetativo” a livello tecnico medico assistenziale psicologico
socioeconomico e morale. L’ultima parte del convegno sarà poi dedicata al testamento
biologico, una tematica che non può essere ignorata solo per paura o per ignoranza.
L’obiettivo è sensibilizzare a questi argomenti, che stanno entrando prepotentemente nelle
nostre vite, ma anche sponsorizzare la città di Otranto come polo scientifico
all’avanguardia nella sensibilizzazione di tematiche a carattere sociale.
- Dott. Febo Ulderico della Torre di Valsassina
24
Da un lato sono coinvolto emotivamente, dall’altro sono un uomo di scienza. Ho riflettuto a
lungo su questo: che ruolo vogliamo dare alla Vita? E’ un dono? O un esperimento
scientifico ben riuscito? Secondo me, il diritto di una persona per nascita va oltre i diritti
che lo Stato esercita per lui. Chiediamo se la vita è un dono a chi non ha potuto goderne!
La vita è fondamentalmente un impegno, il prodotto di una combinazione di tanti fattori, e
può essere fortunata o sfortunata.
La vita va distinta dalla vitalità: la vita è quasi meccanica, la vitalità e ciò che ci rende
partecipi di ciò che accade, ciò che ci fa sentire persone con una dignità. E non c’è dignità
in un corpo che ha vita ma non ha vitalità, e, a meno che una persona non decida per sé,
non c’è dignità nell’umiliazione e nella cancellazione di un individuo all’interno del proprio
corpo in lento e progressivo deperimento.
Dobbiamo essere totalmente liberi di decidere, quando siamo in condizioni di farlo perché
ricchi di vitalità, come gestire il nostro “bene-corpo” qualora rimanesse solo “materia”,
perché siamo titolari solo noi stessi di quel diritto e nessuno può farlo al nostro posto (un
medico, un giudice, un parente). Se possiamo decidere, nel testamento, cosa lasciare a
chi, perché non possiamo decidere cosa fare del nostro bene più importante, il corpo?
Esprimo rammarico per la mancanza di un contraddittorio qui, in platea, da parte di chi la
pensa al contrario di noi, ma dovrebbe, per sua missione, accogliere con amore tutto e
tutti (la Chiesa).
- Dott. Marcello Antonazzo (per Michele Fortuna)
Ogni giorno noi di IP.AS.VI. ci troviamo a contatto con pazienti in stato vegetativo, in Italia
il problema è ancora molto in discussione, mentre in Europa e in America si è già
cominciato ad affrontare questa tematica, del fine-vita e del testamento biologico, già da
decenni. Abbiamo revisionato il nostro codice deontologico nel 2009 e teniamo molto a
questi aspetti, sostenendo il principio di minimo morale. Il primo obiettivo degli infermieri è
di non nuocere ai pazienti e che non vengano calpestati i suoi diritti.
- Dott. Luciano Cariddi
Abbiamo fortemente voluto questo momento di approfondimento e ci farebbe piacere
proseguire in futuro nei dibattiti a carattere sociale. Non sono argomenti che toccano
direttamente tutte le famiglie, ma in qualche modo siamo tutti indirettamente sollecitati a
interessarci a questi argomenti, specialmente dai media, su scala nazionale. Per questo gli
approfondimenti come quello odierno sono ancora più utili. Dietro i termini medici e tecnici,
si nasconde un mondo fatto di sentimenti, dolori e soprattutto di libertà, e di diritti basilari
della vita umana.
(lettura del telegramma da parte dell’Assessore Regionale Dario Stefàno)
1° parte (aspetti medico assistenziali)
- Dott. Francesco Punzi
Noi medici dobbiamo ricordarci sempre di produrre salute e non denaro. Per questo mi
rammarico fortemente di ciò che ha detto Valentina (mancanza di umanità).
Nella superficie cerebrale inferiore c’è il tronco cerebrale, che determina l’entrata in coma
del paziente. Sulla base degli studi (sugli animali, come la scimmia, e sull’uomo) è
possibile individuare la funzione di ogni parte del cervello (topografia cerebrale).
Le emergenze neurochirurgiche possono essere traumatiche o non traumatiche. Le prime
sono indotte da traumi, come l’ematoma epidurale acuto, perché l’arteria meningea si
frattura, provocando un accumulo di sangue che comprime il cervello con conseguenze
subdole che si manifestano lentamente, in due tempi, prima piano e poi rapidamente fino a
portare al coma. L’ematoma si può svuotare e se fatto in tempi brevi può salvare
l’ammalato. Gli ematomi possono essere anche intracerebrali (nel cervello), in aree
profonde estese con conseguenze gravissime.
Poi ci sono le ferite penetranti, prodotti da oggetti acuminati. Si può intervenire eliminando
frammenti e sangue.
25
Emergenze non traumatiche: si dividono in 2 categorie, ictus (ischemico, vaso che si
chiude, o emorragico, vaso che si apre) che è la causa più comune della morte del
paziente adulto. Ci sono delle situazioni premonitrici che devono essere monitorate (agli
occhi o agli arti). Se viene coinvolto il tronco cerebrale, le conseguenze saranno ancora
più drammatiche. Spesso tutto può partire da una semplice vertigine. E’ possibile
rimuovere chirurgicamente le placche che ostruiscono, per esempio, i flussi di sangue
nella carotide.
Nel caso delle emorragie intracerebrali (dovute per es. agli aneurismi) sono i casi più
devastanti e causano un altissimo tasso di mortalità. Quanto più vicina è l’emorragia al
tronco cerebrale (anche se è piccola), tanto più grave sarà lo stato di coma.
Il trattamento può essere medico o chirurgico, per rimuovere il sangue nel cervello.
Le controversie di sempre: chi operare? Come operare? Quando? Ci sono ematomi
considerati non operabili per criteri morfologici o per fattori predisponenti sfavorevoli. Si
opera solo dopo la TAC e l’angiografia. Ci sono vari tipi di procedure chirurgiche più o
meno invasive, e che hanno vantaggi e svantaggi sui traumi al cervello.
Le malformazioni vascolari: aneurismi e angiomi. E’ fondamentale interpretare i sintomi
premonitori: epilessia, cefalea, emorragia, sindromi deficitari negli arti o negli organi,
sintomi psichici. Bisogna fare tac, risonanza. Il trattamento può essere: chirurgia o
embolizzazione (cateteri femorali), o radiochirurgia.
Gli angiomi sono molto precoci, gli aneurismi prendono pazienti 40-60 anni ma
fortunatamente sono più rari. Portano alla morte nello 0.5% dei casi. Perché si formi ci
vogliono la malformazione di base, ma anche una serie di fattori sfavorevoli (aumento
della pressione). Si muore perché l’ematoma è grave o l’ischemia è estesa. I sintomi
premonitori sono: cefalea, vertigini, dolore orbitario, diplopia, amaurosi, disturbi della vista.
Quando un aneurisma si rompe spesso si sente la nuca rigida, come una pugnalata, poi
vomito e crisi compulsiva. La nostra coscienza (essere svegli) risiede proprio nel tronco.
Lo stato di coma è proprio la perdita di coscienza, dalla testa ai piedi. Lo è stato vegetativo
può includere riflessi (deglutire, masticare, sbadigliare), ma non si coscienti.
- Dott. Giorgio Trianni
Prevenzione e trattamento medico delle patologie.
Bisogna uscire dalla dicotomia cervello-mente, cervello-comportamento, e adottare un
approccio olistico: la persona nella sua globalità, un insieme di cervello e mente. Nello
stato di coma si perde la capacità di autodeterminarsi momento per momento: non
bisogna
mai
dimenticarlo.
Non
possiamo
essere
solo
di
approccio
medico/assistenzialistico, ma neanche solo pietistico/compassionevole.
La coscienza ha due componenti: vigilanza (stato di veglia) e consapevolezza (percezione
effettiva). Il coma è una condizione patologica di profonda incoscienza e non reattività agli
stimoli esterni. Descrizione degli stadi del coma (primo, secondo, terzo e quarto stadio o
coma irreversibile, cioè la morte cerebrale). La morte cerebrale deve essere dichiarata da
una commissione di esperti.
Si può avere coma anatomico (distruzione del cervello) o portato da squilibri metabolici nel
resto del corpo. Il coma può essere traumatico (incidenti), infettivo (es. meningiti e altri
virus), vascolare (ictus, ischemie) o tumorale (tumore cerebrale che comprime i centri
vitali). L’abuso di alcol e droghe sono concause molto importanti. La prevenzione è
importante (terapie per pressione, diabete, etc), così come la diagnosi tempestiva. Il 90%
dei fattori di rischio è inoltre l’ipertensione. Un controllo costante della pressione riduce
significativamente gli episodi emorragici vascolari.
Esiste anche il coma epilettico, subentrato ad uno stato di male epilettico. L’epilessia è
ancora oggi un tabù. Non sempre la crisi epilettica è ciò che si immagina, spesso è solo
una piccola perdita temporanea di coscienza. Coma da alterazione della termoregolazione
(ipotermia o ipertermia, cioè colpi di calore interni al corpo). Le persone anziane devono
26
evitare di esporsi alle temperature caldo-umide. Coma metabolico (causato da ipossia,
ipoglicemia, malattie polmonari, ischemia, insufficienza renale o epatica, tiroide), coma
tossico (indotto da sostanze inquinanti o da farmaci, o droghe).
La cura riguarda più specialisti (neurologo, anestesista, nefrologo, riabilitatore, etc.)
Lo stato vegetativo (SV è definito da: nessun indizio di consapevolezza di sé e
dell’ambiente, nessuna risposta comportamentale, nessun istinto, nessuna emozione,
nessuna comprensione di linguaggio. Incontinenza urinaria e fecale. Presenza, però, di un
ciclo intermittente sonno-veglia.
Lo SV può essere transitorio, persistente (SVP) o permanente (e irreversibile). Il 10% dei
pazienti in coma passa allo stato vegetativo. La prognosi dipende da eziologia (causa), età
del paziente e durata. Lo SV si dichiara irreversibile dopo 12 mesi (traumatico) o 3 mesi
(non traumatico). I casi di ripresa documentati sono molto pochi e riferiti a dati abbastanza
antichi.
Oggi è possibile vedere, con le tecniche moderne, quali aree del cervello rimangono
effettivamente in attività: si rimette in gioco, in questo modo, la definizione di SV. La
consapevolezza può venire meno non solo quando tutti i centri non sono funzionanti, ma
anche solo quando alcuni di questi vengono meno.
Interrogativi: la sospensione dell’alimentazione nello SVP è lecita? O è doveroso
proseguire all’infinito? La nutrizione può essere assimilata a una terapia medica e quindi
essere sospesa se richiesto anticipatamente dall’interessato? O invece è un mezzo
ordinario di assistenza, che è sempre doverosa e non rinunciabile? La sua sospensione è
un’eutanasia? Può avvenire anche quando i medici giudicano con certezza morale che il
paziente non si riprenderà mai? Lo SVP è un destino peggiore della morte, perché chi
assiste non riesce ad elaborare il lutto e superare il trauma?
- Dott. Franco Mosticchio
Assistenza rianimatoria nei pazienti in coma profondo e stato vegetativo.
Dal coma si può uscire: il coma può evolvere in guarigione, ma anche in disabilità lieve,
grave, in stato vegetativo o in morte. Nelle strutture ospedaliere c’è ancora la cultura del
paziente in SV come “paziente perso”, da far uscire al più presto. Anche le istituzioni
hanno fatto poco e si è occupato tardivamente di questi “figli della terra di nessuno”. Non
esiste ancora una nomenclatura per i presidi destinati alla cura dei pazienti in SV. La
prima Commissione, voluta dal governo nel 2005, ha cercato di approfondire meglio
l’estensione del fenomeno. I piani assistenziali sono molto carenti, specialmente nel
Mezzogiorno. La definizione del quadro clinico di SV è stata molto lenta e spesso si
confonde erroneamente con altri concetti come coma vigile o coma irreversibile (non si
può parlare più di coma, in questi casi).
In Italia si stima che siano 1500 persone in SV, in media per la durata dai 5 ai 15 anni.
Spesso il percorso del paziente non è ottimale perché non è facile reperire strutture
riabilitative adeguate, e si permane troppo a lungo nei centri di rianimazione, con aumento
dei costi per le strutture e svantaggi per il paziente che non è sottoposto ad assistenza
adeguata. Per confermare la diagnosi di SV il paziente deve presentare i criteri diagnostici
per almeno 1 mese (ecco perché si passa da coma a SV). Ci sono casi di evoluzione
positiva del quadro clinico in base alla presenza/alla persistenza dei sintomi (occhi aperti
etc), e anche le poche persone fortunate in questi casi devono compiere una lunghissima
prognosi per recuperare la personalità. In altri casi, invece, si passa da SV persistente a
SV permanente (generalmente dopo 6-12 mesi). Sarebbe opportuno eliminare la
distinzione permanente/persistente e passare alla definizione di “paziente in SV da X
tempo”. Ai fini assistenziali è importantissimo distinguere la fase acuta dalla fase cronica.
Superare le difficoltà legate alla mancanza di strutture e non lasciare sole le famiglie.
Nella fase acuta (20-30 gg) il paziente è in reparto di rianimazione e terapia intensiva. Poi
deve lasciarla per poter accedere a cure più appropriate. Ma per andare dove? Nelle Unità
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di Riabilitazione Intensiva esiste effettivamente un miglioramento dello SV, all’uscita
rispetto all’ingresso. Ma l’83% delle strutture non possiede un’unità riabilitativa
specialistica e spesso i pazienti restano dai 3 ai 6 mesi in rianimazione e poi 1 anno nella
lungodegenza, con danni per lui e per la struttura. Nella fase della cronicità non esiste un
percorso assistenziale adeguato. Per questo subentra giocoforza l’assistenza domiciliare
con una copertura a distanza da parte del reparto. Chi va nelle strutture riabilitative spesso
deve spostarsi fuori regione con tutta la famiglia. Non dovrebbero essere da impedimento,
per l’accesso delle SUAP, la tracheostomizzazione o le piaghe da decubito. L’assistenza
comporta 4 livelli: igiene, nutrizione, medicazione, terapie intensive (dialitiche, respiratorie
etc). Questi livelli vanno garantiti nella fase acuta ma si discute riguardo alla fase cronica
(specie la nutrizione e l’idratazione: sono atti medici?). Resta il problema irrisolto delle
direttive anticipate di trattamento.
- Dott. Francesco Carrozzini
La vicenda di Tonino Sammarruco è servita a mettere in rilievo in questa zona una
problematica di estrema importanza: quelle relative all’assistenza. Se in fase chirurgica il
paziente è stato trattato brillantemente, in fase assistenziale inventammo un modello
nuovo per un periodo di 2 anni, che si è rivelato efficace. Esiste una rete di rapporti, anche
se non è ancora codificata e va istituzionalizzata.
Oggi assistiamo diversi pazienti in SV nella ns struttura riabilitativa. Questi pazienti
presentano diverse problematiche mediche (rianimatorie, internistiche, infermieristiche,
neurologiche, psicologiche etc) che necessitano di elevata professionalità da parte del
personale. Noi ci proviamo, e possiamo farlo solo grazie alla direzione generale della Asl.
Il regolamento regionale 24, emanato a novembre, dà la possibilità di attivare nuove
strutture assistenziali per questi pazienti, ma queste strutture ancora non ci sono (si pensa
agli ospedali dismessi ma i tempi sono lunghi). Noi abbiamo già chiesto alla regione di
essere accreditati. E’ necessaria più di una struttura nel Salento (2 milioni di abitanti).
Sono i primi passi, mi auguro che si possa concretizzare tutto al più presto.
- Dott. Ottavio Narracci
Anche le esperienze più negative possono incanalarsi positivamente in germi di
costruzione del futuro. I pazienti di cui parliamo, posso dirlo, non sono più “figli della terra
di nessuno”. La rete dei servizi ha ormai preso coscienza delle necessità di questi pazienti,
e ci sono centri di Riabilitazione ad Alta Specialità in apertura anche a Lecce (le altre sono
a Ceglie Messapica e San Giovanni Rotondo). In terra salentina ci sono esperienze già
proficue, ma abbiamo bisogno di qualcosa in più, per assistere i pazienti SV in strutture
che oggi non esistono.
Il regolamento regionale 24/2011 fa riferimento a 3 livelli di assistenza: riabilitativo (più o
meno intensivo), di accoglienza e domiciliare. Quest’ultima in particolare esiste già ed è di
buon livello, me deve essere ancora più raffinata e solidificata. L’azienda Asl va in questa
direzione, è fortemente orientata a sviluppare l’assistenza domiciliare. C’è la necessità di
accogliere i pazienti in strutture residenziali riabilitative. Realisticamente, in questo
territorio, il servizio riabilitativo può essere offerto dopo la dimissione in strutture già
esistenti, oppure in strutture pubbliche da riadattare. Bisogna operare con le risorse a
disposizione e riconoscere con onestà che, nella gestione di situazioni complesse come
queste, è giusto considerare l’esperienza privata e di volontariato di chi, personalmente,
ha maturato capacità in questi ambiti. Siamo aperti a ogni tipo di collaborazione per
garantire l’assistenza ai pazienti in stato di SV stabilizzato per i quali è particolarmente
difficile il domicilio. Vogliamo riempire il vuoto assistenziale utilizzando tutti i mezzi a
nostra disposizione.
Dibattito
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- Angela (toccante testimonianza su suo papà, da 4 anni in SV a casa, e sulla difficoltà per
il paziente e per chi lo assiste, sul senso di abbandono che si prova per la mancanza di
strutture adeguate)
- Dott. Febo Ulderico Della Torre di Valsàssina: perché continuare a mantenere viva
un’ipocrisia? Ci sono eutanasie clandestine in tutta Italia. Perché non dare la possibilità di
scegliere?
Domande:
- Come sono assistiti dalla Regione Puglia i pazienti dichiarati in coma irreversibile? (risp.
Dott. Carrozzini)
- Esiste una tutela per le famiglie dei pazienti? (risp. Dott. Gigante)
- Ci sono stati casi di risveglio dopo SV da lungo tempo? (risp. Dott. Mosticchio)
- Dott. Gigante: assistere in modo preciso 10 casi gravi costerebbe l’intero budget di una
asl; meglio centellinare l’assistenza tra vari pazienti domiciliari.
- Dott. Paiano: con delibera 917 del maggio 2010 la Regione Puglia ha specificato i centri
adibiti ad erogare la nutrizione artificiale domiciliare per i pazienti in SV. E’ stato difficile
arrivare a questa delibera perché non ancora radicato il concetto che assimila la nutrizione
artificiale a una terapia vera e propria. Grazie a una buona nutrizione domiciliare, per
esempio, è possibile prevenire/alleviare la piaghe da decubito. Al di là della scelta che
avrebbe fatto il paziente, noi consideriamo un’azione positiva, dal punto di vista
professionale, il raggiungimento di questi obiettivi che concretamente migliorano la vita dei
pazienti. Chiediamo agli amministratori di istituzionalizzare ciò che già facciamo. Qualcosa
si sta muovendo.
Ripresa interventi
- Dott. Franco Farì
Presa in carico riabilitativa del paziente
La riabilitazione è un “non luogo” del sistema sanitario, in cui convergono pazienti con
tantissime difficoltà diverse. Riguardo i pazienti in SV, la riabilitazione non è l’atto
fondamentale della presa in carico di questi pazienti, spesso viene enfatizzata. Si
dovrebbe guardare a tutto un insieme di necessità. La letteratura medica sullo SV è
ancora in progress, spesso i nuovi lavori mettono in discussione i precedenti.
E’ fondamentale il concetto di appropriatezza delle cure prestate: bisogna identificare
percorsi diagnostico terapeutici appropriati per evitare un’inutile dispersione di energia
tanto per le famiglie quanto per gli enti. Fondamentale è la valutazione del livello di
coscienza più che di quello motorio. Quando il paziente in SV entra in fase di cronicità,
deve essere considerato “persona con gravissima disabilità”, non irreversibile.
Esiste la sindrome locked in, la peggiore che forse si possa affrontare, perché i deficit
motori sono gravissimi ma le funzioni cognitive sono perfettamente conservate.
Poi c’è la morte cerebrale, in cui il paziente non conserva nemmeno le funzioni minime
(respirazione). In questi casi il Ministero dice che le terapie mediche non devono essere
continuate.
Il problema della percezione del dolore: l’assistenza sanitaria deve comportare anche
un’opportuna terapia antidolorifica specie nel caso di fonti di dolore accertate (contratture,
ulcere, piaghe etc).
Le Regioni devono istituzionalizzare e rendere omogenea l’organizzazione sanitaria e
socioassistenziale per i pazienti in SV, realizzando le SUAP (speciali unità di accoglienza
permanente) per tutti i pazienti che, dopo la terapia riabilitativa, non possono rientrare a
domicilio. Bisogna creare una rete integrata di servizi. C’è ancora moltissimo da fare.
(Dibattito sulla fase riabilitativa post acuta: tutt’ora a Lecce non ci sono strutture che
accolgono i pazienti “codice 75”, se non per massimo 30-60 giorni.)
- Dott.ssa Lucrezia Cavallo
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Il carico emotivo per la famiglia di un paziente che cade in SV è altissimo. Molto spesso i
familiari vivono la stessa condizione di immodificabilità che vive il proprio congiunto.
Gli eventi e la diagnosi sono: imprevedibili, improvvisi e traumatici. Non c’è il tempo di
abituarsi gradualmente al decorso della malattia.
La prima fase è: confusione, disorientamento, incertezza. Sentimenti che durano a lungo.
Si entra, pian piano, in un mondo sconosciuto, con un suo linguaggio e le sue regole.
L’evento traumatico coinvolge tutti i congiunti, le risposte psicologiche sono varie da
individuo a individuo (depressione, ansia, aggressività, frustrazione…), tanto che la
comunicazione con medici e assistenti è estremamente difficile. Può incrinarsi anche
l’equilibro familiare stesso. I punti di forza della famiglia sono tanti (ascolto reciproco,
capacità di verbalizzare emozioni e pensieri, etc), ma ci sono anche punti di debolezza
(rapporti difficili, aspettative non realistiche, etc) che possono peggiorare la situazione.
I familiari che accudiscono a domicilio il paziente sono chiamati caregiver, e arrivano a
trascurare tutte le altre sfere della loro vita, e anche a sviluppare sentimenti ambivalenti
(amore-odio) verso il proprio caro. Il carico emotivo è elevato e le conseguenze emotive e
cognitive sono molteplici (stanchezza, pianto, ma anche pessimismo, disinteresse, senso
di colpa e bassa autostima). Sono stati anche definiti degli indicatori “burden” oggettivi e
soggettivi per determinare lo stato psicologico del caregiver (numero di ore di lavoro
perse, perdita della privacy, costi economici, etc.).
I bisogni dei familiari sono quindi: informazione, corretta comunicazione (verbale e non
verbale), rassicurazione, speranza, comprensione, sostegno reciproco ed essere messi in
grado di affrontare i futuri compiti assistenziali. Maggiore è la cura dei familiari, migliore
può essere anche il decorso della malattia del paziente. Il sostegno alla famiglia deve
iniziare da subito e continuare anche nella fase post-acuta e nel “tempo dell’attesa”, dove
le tante domande sono senza risposta e la prognosi non è ancora definita. Il lutto è
sospeso, non si elabora, si sta in un limbo indefinito. Si assiste un corpo, ma un corpo
senza “vitalità”.
Quali strumenti? Colloqui, auto aiuto, colloqui di sostegno. Per fare in modo che le
persone non assolutizzino il proprio dolore e non pensino di essere gli unici a provarlo.
Ognuno reagisce in modo differente. Di questo devono essere consapevoli amici, familiari
e personale sanitario. Per giungere all’accettazione, bisogna prima elaborare la propria
condizione, solo con un profondo cambio di prospettive e nuovi investimenti emotivi,
riorganizzando la famiglia.
- Dott. Fabio Palazzo
Implicazioni economiche degli stati vegetativi
La vita è un bene economico. Ogni valutazione economica ha un’implicazione etica.
Esamineremo le divergenze tra benefici/costi sociali e benefici/costi privati.
Le implicazioni etiche possono essere oggettive (norme, consuetudini) e oggettive (valori e
morale personali). Spesso però sono le oggettive a determinare ciò che si deve fare
(tenere una persona in vita); quelle soggettive, invece, ci dicono cosa possiamo fare. Ma
non ci sono strutture in grado di garantirci queste possibilità.
I tipi di trattamento si possono offrire in base a: la gravità della situazione, la spesa degli
interventi (pubblica o privata) e l’offerta di servizi (strutture esistenti ma anche strutture
mancanti, e quasi sempre la casa).
Lo Stato DEVE spendere, se impone di tenere una persona in vita, con prestazioni
possibilmente appropriate, perché è importante come si vive ed è importante come si
muore. Lo Stato deve fornire i servizi necessari, per tutto il tempo richiesto,
indipendentemente dai problemi di bilancio degli Enti pubblici e con gli stessi criteri con cui
determina le altre prestazioni sanitarie.
2° parte (aspetti giuridici)
- Avv. Corrado Sammarruco
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La questione dei diritti/obblighi dei pazienti in stato di SV è salita alla ribalta nell’ambito
giuridico soprattutto negli ultimi anni, perché nel secolo scorso, per mancanza di
tecnologie mediche adeguate, era impossibile riuscire a tenere in vita i soggetti reduci da
gravissimi traumi.
Bisogna distinguere gli stati di incapacità naturale (assenza momentanea della capacità di
intendere e di volere) da quelli di incapacità legale, collegati a problemi fisici/psichici che
determinano incapacità prolungata nel tempo.
“Sindrome della veglia non responsiva” è la nuova terminologia emersa riguardo agli stati
vegetativi, che mi sembra più rispettosa della dignità del soggetto. Il soggetto resta
comunque in vita e quindi i suoi diritti non sono formalmente recisi, restano validi e
qualcuno li deve compiere quotidianamente. Nell’ordinamento giuridico ci sono due figure
tradizionali per sopperire a ciò: l’inabilitazione (si ritiene che un soggetto non possa
compiere atti di amministrazione straordinaria, e si nomina un curatore) e l’interdizione
(quando l’incapacità è talmente grave da non far compiere atti di amministrazione
ordinaria). LA legge 6/2004 ha introdotto una nuova figura: l’amministrazione di sostegno.
Chiunque è legato al paziente può fare richiesta per la nomina di un amministratore,
preposto al compimento di atti riguardanti le incombenze ordinarie della vita del soggetto.
Ci si chiede ora se la figura dell’amministratore di sostegno possa aver sostituito
definitivamente quella dell’interdizione (la Corte di Cassazione sostiene ancora la
tripartizione, lasciando l’interdizione ai casi in cui l’amministrazione di sostegno non sia
ritenuta sufficiente).
La domanda è se la figura dell’amministratore di sostegno possa essere applicata ai
soggetti in SVP oppure si debba ricorrere all’interdizione in quanto non rimane alcuna
possibilità di interloquire in qualche modo con il beneficiario.
La figura ideale, a mio parere, è l’interdizione anche se formalmente provoca uno stato di
disagio, ma è la migliore soluzione per affrontare le questioni giuridiche dei soggetti in SV.
La legge quadro 104 andrebbe riconsiderata e riadeguata alle specificità di queste
situazioni. Andrebbero previste, per esempio, regole di prepensionamento per i
genitori/coniugi dei pazienti. Occorrerebbe un maggior sostegno economico e sociale alle
famiglie. L’aumento percentuale dei casi impone di trattare adeguatamente le
problematiche colmando i vuoti legislativi.
- Anna Maria De Filippi
Presentazioni di Cittadinanza Attiva e del Tribunale per i diritti del malato.
In un periodo storico di crisi patologica, in particolare nella Regione Puglia la sanità
pubblica fa molta fatica a sopperire a tutti i servizi richiesti, risultando inadeguata e
inappropriata, aumentando così la già grave sofferenza delle famiglie. Non esiste per
esempio un registro regionale. I diritti dei malati sono spesso negati o ridotti a
un’assistenza risicata, quasi sempre a domicilio. I familiari sono costretti a combattere ogni
giorno contro una burocrazia ormai esasperata e sempre più tortuosa per ottenere
soddisfatti i diritti principali del malato.
Nessuno deve essere lasciato solo, nessuno deve essere escluso dall’esercizio del diritto
alla salute. L’assistenza domiciliare è insufficiente. Al tribunale per i diritti del malato
giungono segnalazioni che reclamano più ore di assistenza e riabilitazione, cosa che non
avviene per mancanza di personale. Il risultato è che i familiari, agli “arresti domiciliari”,
annullano perfino se stessi per sopperire alle esigenze del malato, semplicemente perché
non hanno altra scelta.
Chi fa le leggi deve mettersi nei panni di chi ha questi problemi, e andare incontro alle
esigenze tanto del malato quanto della sua famiglia.
Occorre costruire un sistema efficiente e solidale di integrazione sanitaria, un sistema
integrato che rafforzi responsabilità e sviluppo dei servizi. La sanità deve avere un volto
umano, capace di costruire ponti di solidarietà con le tante realtà del privato sociale.
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Ogni cittadino, anche se condannato dalla malattia, resta sempre un uomo e non un
malato, e come uomo deve essere trattato, conservando la sua dignità fino alla fine.
3° parte (testamento biologico)
- Beppino Englaro
Eluana, anche se aveva solo 21 anni, aveva le idee ben chiare sulla vita e sulla morte, e le
aveva espresse; aveva infatti già affrontato i pericoli della “rianimazione a oltranza” per via
dell’incidente avuto a un anno prima da un suo amico, che era caduto in stato di coma
profondo, e ne avevamo parlato in casa.
A 48 ore dall’incidente l’hanno tracheotomizzata senza che fosse necessario il nostro
consenso; io ho tentato di darle voce, chiedendo al medico quale fosse lo stato della
medicina nella situazione di Eluana, e mi rispose che era quasi vicina allo zero. Io volevo
semplicemente dialogare per sapere fino a che punto i medici si potessero spingere.
Eluana non avrebbe mai preso in considerazione delle imposizioni dall’alto riguardo la sua
salute e la sua vita. Lei non aveva il tabu della morte. Non avrebbe mai tollerato la
disabilità permanente. I medici non hanno mai accettato un discorso simile, per codice
deontologico. Ma la medicina è al servizio della vita ad ogni costo oppure della persona
nella sua interezza?
Non ci è stata data alternativa.
Il vero tabu di Eluana era che fosse “vittima” di condizioni di vita estranee al suo modo di
concepire l’esistenza (sono condizioni non naturali, ma create dalla medicina). Ma così è
stato. Lei ha avuto le migliori cure e il peggior risultato.
Dopo 2 anni (1994) c’è stata la prognosi definitiva ma non è cambiato nulla perché per i
medici qualunque forma di non-morte encefalica è comunque vita, quindi un successo. Ma
non ci sono state né risposte né soluzioni a quella rivendicazione che agli altri sembrava
straordinaria, ma che per noi era la domanda più naturale del mondo. Noi come genitori
avevamo solo il diritto “di non avere alcun diritto”.
LA questione di Eluana era: rivendicare la sua libertà di scegliere cure e terapie anche
nella situazione dell’incapacità di intendere e di volere. Era necessario impostare la
rivendicazione dal punto di vista giuridico. L’iter, per arrivare alla prima risposta concreta,
è durato 4 anni. La questione era se la nutrizione forzata fosse una terapia, quindi
accettabile o meno, oppure un mezzo di sostentamento sempre dovuto.
Abbiamo poi deciso di sensibilizzare l’opinione pubblica (anno 2000). C’erano voluti ben 8
anni perché una pagina di giornale affrontasse questo problema. Il problema non era solo
per la famiglia Englaro, doveva diventare di tutti.
Nel marzo 2011 l’Italia aveva ratificato la convenzione europea di Ovieto che all’art 6 dice:
qualsiasi intervento su una persona incapace di intendere e di volere deve avere un
consenso. Si poteva dunque riavanzare la nostra richiesta.
Gli anni sono trascorsi, con risposte sempre negative, e siamo arrivati alla Cassazione.
Dopo 15 anni e 9 mesi è arrivata la risposta definitiva alla nostra richiesta di riprendere il
processo del morire: l’autodeterminazione del paziente non può avere limiti, anche se il
paziente è incapace di intendere e di volere.
Era indubbio che lo stato di Eluana fosse ormai irreversibile.
Il 9 luglio del 2008 è uscito il decreto, e ci sono voluti altri 2 anni per il Parlamento, che si
opponeva alla magistratura. Siamo tornati di nuovo alla Corte Suprema di Cassazione. Poi
c’è stata l’opposizione del Presidente della Regione Lombardia e anche il presidente del
Consiglio Berlusconi. Abbiamo dovuto cercare, per attuare il decreto, una struttura non
accreditata dal sistema sanitario nazionale che non subisse dunque pressioni dallo Stato.
Eluana è diventata vittima di un conflitto di poteri.
E’ fondamentale che il cittadino non si trovi scoperto di fronte a queste situazioni per
quando non sarà capace di intendere e di volere. Bisogna mettere su bianco le
disposizioni anticipate, perché un giorno potrebbe capitare a ciascuno di noi.
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Se si dice che la speranza è l’ultima a morire, in certe situazioni è morire, l’unica speranza
che resta.
Non si tratta di essere pro-vita o pro-morte, ma solo e unicamente pro-libertà.
- Sen. Alberto Maritati
Dichiarazione anticipata di trattamento: si può scegliere di rifiutare la rianimazione a
oltranza, ma anche di accettarla! Nessuno tocca il punto di vista differenze.
La Cassazione e la Corte d’appello non hanno fatto nulla di straordinario: hanno
semplicemente fatto il loro dovere interpretando il diritto vigente, che contiene già questi
principi di autodeterminazione in maniera molto chiara. Non si può costringere qualcuno a
morire, ma nemmeno a non morire. Anche accettando che la nutrizione non sia una
terapia ma un sostegno, ciò è irrilevante, perché ho il diritto di rifiutare questo sostegno
(come nel caso di chi fa lo sciopero della fame). Il sostegno è dovuto, ma anche la terapia
lo è; entrambi sono dovuti, ma solo se voluti.
Bisogna rivendicare la laicità dello Stato. Allo stesso modo la Chiesa deve sbloccare
questa situazione perché molti fedeli si sentono ingiustamente vincolati.
Il diritto a disporre della propria vita è inalienabile, per questo, per esempio, lo stato non
punisce i tentativi di suicidio.
Allo stato attuale la legge è in discussione, e dice che ciascuno può redigere il proprio
testamento biologico, ma il medico potrà considerarla solo come un orientamento, e
decidere di tenerne conto, oppure no.
2516 - SERMONETA - TETRAPLEGICO DA 21 ANNI, CHIEDE L’EUTANASIA
da: Aduc notizie n° 29 di mercoledì 11 luglio 2012
E' tetraplegico da 21 anni, paralizzato dal collo in giù in seguito a un incidente stradale
avvenuto nel 1991. Giuseppe Nardi, dopo averle tentate tutte e dopo aver sperato invano
di essere inserito nel programma di ricerca sulle cellule staminali, chiede ora allo Stato di
riconoscere il suo diritto di morire. Oggi 61enne abita con la moglie Giorgia a Sermoneta,
in provincia di Latina, assistito 24 ore su 24, con l'assegno di accompagno e la pensione di
invalidità erogati dall'Inps che sommate ammontano a 730 euro.
La convinzione di combattere la battaglia per l'eutanasia è maturata in Giuseppe Nardi nel
corso degli anni, dopo aver tentato ogni cura possibile nei migliori ospedali di Francia e
Russia e dopo aver seguito la vicenda di Piergiorgio Welby, ora portata avanti da sua
moglie Mina.
Giuseppe Nardi affida il suo nuovo drastico appello a sua moglie Giorgia: “Mio marito è
lucidissimo - dice la donna - ma non ce la fa più a vivere così, continua ad essere in
contatto con le equipe di ricercatori per essere inserito nel programma e fare da cavia per
le sperimentazioni sulle cellule staminali, ma ha ormai perso le speranze e chiede solo di
poter morire. Io non sono d'accordo ma mi sforzo ogni giorno di comprendere le sue
ragioni”.
2517 – PRATO - CONVEGNO SUL TESTAMENTO BIOLOGICO
Il 18 luglio si è svolto a Prato, come da locandina trasmessa a tutti i soci di LiberaUscita, il
convegno su “Testamento biologico: una scelta di libertà”, organizzato dal PD di Prato.
Se ne riporta qui sotto un breve resoconto a cura di Meri Negrelli, vice-presidente
nazionale di LiberaUscita
All'incontro, moderato da Simone Mangani consigliere comunale di Prato eletto dal PD,
sono stata la prima ad intervenire. Ho presentato la nostra associazione e ho svolto un
intervento di cui riporto la sintesi:
“Cos’è il testamento biologico?
Il testamento biologico (TB) o direttive anticipate di trattamento (DAT) è un documento
scritto attraverso il quale,chiunque voglia, detta le proprie volontà circa i trattamenti
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sanitari che intende ricevere o rifiutare in previsione di una sua incapacità di intendere e di
volere o semplicemente di comunicare. In questo documento la persona nomina anche un
fiduciario quale garante del rispetto delle proprie volontà. La figura del fiduciario è di
grande rilevanza perche sarà la persona di riferimento per i sanitari anche per ciò che il
testatario non avrà potuto prevedere nel suo TB,
Obiettivi del TB
1)Avvicinare il più possibile le future cure sanitarie alle volontà del paziente
2) Ridurre il rischi di accanimento terapeutico
3) Ridurre il peso emotivo delle decisioni che altrimenti graverebbero sui familiari
4)Prevenire conflitti decisionali fra familiari e fra medici e familiari
5) far si che vengono rispettate le proprie volontà
Come compilare il TB
E’ particolarmente importante prima di compilare il TB raccogliere tutte le informazioni
possibili che riguardano le tecniche e le procedure sanitarie di cui si fa menzione nel
documento
E’ inappropriato infatti decidere se volere o non volere un trattamento senza sapere
esattamente cosa sia,cosa comporti,e cosa siano oneri e benefici: proprio con la
correttezza delle direttive anticipare si può cercare di creare un ponte tra il malato e chi lo
cura.
Averle scritte dopo aver attentamente riflettuto,essersi documentati e averne discusso con
il proprio medico ,familiari e fiduciario può darci la tranquillità di aver fatto tutto il possibile
perché vengano rispettata la nostra volontà. Nessuno potrà dire “ non lo sapevo”e ognuno
dovrà giustificare il proprio agire
Naturalmente se una persona ha in atto una malattia degenerativa con un percorso che si
può prevedere dovrà adattare le sue direttive anticipate anche in riferimento al decorso
della malattia specificando e concordando con i medici curanti fin dove si vuole arrivare.
(Ciò avviene abbastanza normalmente nel percorso di cure palliative in caso di malattie
oncologiche a diagnosi infausta)
L’importanza del fiduciario
Che ci sia o no una legge, che il TB sia stato o meno depositato in un registro comunale, o
autenticato da un notaio, o registrato in via telematica - o come sarebbe più logico, inserito
nella tessere sanitaria - sarà sempre necessario che qualcuno faccia rispettare le nostre
volontà.
Per questo è importante consegnare una copia del nostro TB al fiduciario, possibilmente al
medico di famiglia, ai familiari e in caso di ricovero chiedere che venga allegato alla
cartella clinica.
Fare il TB e metterlo in un cassetto non serve a niente!
L’amministratore di sostegno
Ulteriore possibilità è la nomina, in luogo del fiduciario, di un amministratore di sostegno ai
sensi della legge n. 6 del 9 gennaio 2004. Tale nomina è disposta, su richiesta
dell’interessato o dei suoi famigliari, dal giudice tutelare competente per territorio.
Ho quindi concluso il mio intervento accennando alla consegna delle firme raccolte per
l'istituzione del registro comunale a Prato”.
Su questo argomento ha parlato Cosimo Focosi, della associazione ALP che si è
impegnata con LiberaUscita e con l’associazione “Laicità e diritti” nella raccolta firme a
Prato..Cosimo ha parlato anche della necessità di andare oltre il TB superando il tabù
rappresentato ancora oggi da una legge sull'eutanasia e dall'ipocrisia italiana di non
ammettere che esiste un'eutanasia clandestina. Ha dato anche la notizia che il 19 luglio ci
sarebbe stata l'audizione alla 5* Commissione comunale per decidere sulla petizione
popolare per l’istituzione del registro.
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Stefano Ciatti, componente della assemblea nazionale del PD ma anche socio di
LiberaUscita, ha parlato della autodeterminazione e del documento presentato dal
Comitato Diritti alla Assemblea nazionale del PD svoltasi il 14 luglio.
Silvano Gelli, ex sindaco di Poggio a Caiano, ci ha illustrato la sua esperienza dalla
raccolta delle firme all'istituzione del registro nel suo Comune e della sua convinzione che
quando si tratta di diritti individuali è necessario che questi vengano riconosciuti, fosse
anche per una sola persona.
Fabio Bracciantini, della associazione “Laicità e diritti” ha parlato in particolare del
manifesto “Chi ha paura dei diritti” e delle iniziative su tale tema tenute in tutta la Toscana
in collaborazione con LiberaUscita.
Il dott. Riccardo Viligiardi, medico chirurgo all’ospedale di Careggi, intervenuto varie volte
rispondendo alle domande del moderatore, ha messo in risalto che quando si deve
prendere una decisione in fatto di salute c'è sempre qualcuno che decide, se non è il
paziente è qualcun altro: familiare, medico o - cosa peggiore - lo Stato. Per questo è
importante non mollare. Ha spiegato molto bene che i tagli alla sanità mettono in
discussione oltre al diritto di come morire anche il diritto di vivere dignitosamente, ha
dichiarato che se la vicenda di Eluana non fosse stata sollevata pubblicamente sarebbe
stata un tipico caso di espianto di organi (Viligiardi ha lavorato anche in diversi centri per
trapianto di organi).
Meri Negrelli
2518 – FRANCIA - NOZZE E ADOZIONI GAY ENTRO IL 2013 - DI L. MARTINELLI
da: www.ilfattoquotidiano.it di mercoledì 4 luglio 2012
Matrimonio gay e adozioni aperte anche alle coppie omoparentali già dal primo semestre
del prossimo anno. La promessa, chiara ed esplicita, è arrivata ieri dal premier francese
Jean-Marc Ayrault, nel suo discorso programmatico, relativo al nuovo governo socialista.
«La nostra società si evolve, i modi di vita e le mentalità cambiano – ha sottolineato
davanti all’Assemblea nazionale -. Nuove aspirazioni si affermano. E il nostro esecutivo
deve trovare delle risposte». Il Primo ministro francese ha sostanzialmente confermato,
indicando una scadenza precisa, una delle promesse di François Hollande durante la
campagna elettorale alle ultime presidenziali.
E così la Francia si aggiungerà alla lista dei Paesi che in Europa e nel mondo hanno
autorizzato il matrimonio gay: Belgio, Spagna, Paesi Bassi, Portogallo, Danimarca, Svezia,
Norvegia, Islanda, Canada, Sudafrica, Argentina, Messico (ma solo nella capitale) e sei
Stati degli Usa. Attualmente in Francia il matrimonio gay non è consentito, mentre lo è la
possibilità di concludere unioni civili (Pacs), introdotta nel 1999, ancora dai socialisti, e mai
eliminata dalla destra, durante il lungo periodo in cui è rimasta al potere. Non è prevista
neppure l’adozione da parte di genitori dello stesso sesso, nonostante già oltre 200mila
minori vivano questa condizione. Va detto che in un recente sondaggio dell’istituto Bva i
francesi si sono detti favorevoli al matrimonio gay al 63% e all’adozione per tutte le coppie,
senza discriminazione, al 56 per cento.
La posizione assunta in merito durante la campagna aveva valso a Hollande l’appoggio
dei movimenti di omosessuali. D’altra parte, secondo un’altra inchiesta, dell’istituto Ifop,
gay e bisessuali rappresentano in Francia il 6,5% del corpo elettorale, contro il 4,5%
appena dei cattolici praticanti. Il contendente sconfitto di Hollande alle presidenziali,
Nicolas Sarkozy, era invece contrario a entrambe le possibilità, prevedendo solo
l’introduzione di una cerimonia ufficiale al municipio per i Pacs, quasi al pari di un
matrimonio.
Dopo l’annuncio di Ayrault, Jean-François Copé, segretario generale dell’Ump, il partito di
centro-destra, lo stesso di Sarkozy, ha ammesso di essere favorevole all’eguaglianza dei
diritti, ma non al matrimonio gay «perché in quel caso si tocca più in generale la questione
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della famiglia, di questa istituzione. Tutto questo, in ogni caso, necessita un dibattito più
ampio». All’interno della sua formazione politica, comunque, numerose sono in realtà le
voci a favore delle novità che vuole introdurre il governo socialista.
2519 – USA - OBAMA, NEMICO DELLA CHIESA? – DI FURIO COLOMBO
da: il Fatto di martedì 10 luglio 2012
Caro Colombo, ora che il presidente Obama ha avuto l’approvazione della Corte Suprema,
la sua riforma sanitaria (che garantisce cure mediche a tutti i cittadini americani, poveri
inclusi), dovrebbe avere la strada libera. Perché tu scrivi che il grande nemico, adesso,
saranno le miriadi di chiese e organizzazioni religiose che formano il fronte del
cristianesimo fondamentalista? Sono più forti del Partito democratico e del carisma di
Obama?
Francesco
Risponde Furio Colombo
Potrebbero esserlo. Perché al vasto fronte del cristianesimo fondamentalista americano,
che ha esclusivo interesse per la fede e le sue leggi e nessun interesse per le opere, si
unisce il peso, il potere, la forte organizzazione e la presa su 50 milioni di cittadini
americani, della Chiesa cattolica. Le rigide posizioni assunte negli ultimi due decenni dalla
Chiesa cattolica americana contro la libertà di decisione delle donne (aborto), per
l’equiparazione degli embrioni alle persone, per il divieto di testamento di fine vita, per il
diritto dei medici a diventare obiettori contro leggi ritenute “non cristiane”, pongono la più
potente e influente organizzazione religiosa degli Stati Uniti in diretta contrapposizione con
il Presidente e la sua legge a tutela dei poveri. Infatti, la “Riforma del sistema sanitario” per
la quale il presidente americano si batte, prevede e tutela la libera scelta delle donne
(aborto), la libertà di ricerca scientifica (embrioni), il diritto al testamento di fine vita dei
cittadini (con impegno giuridico al rispetto della volontà espressa), il dovere dei medici di
rispettare il loro giuramento. E finanzia tutto questo attraverso un’assicurazione a
condizioni anche minime per i meno abbienti, sottraendo i cittadini americani al dominio
esclusivo delle compagnie di assicurazioni, come avviene oggi. Comporta l’esclusione
completa dei poveri e dei malati cronici.
Pazienza, dicono i vescovi cattolici (assieme a decine di migliaia di pastori delle Chiese
fondamentaliste attive in tutta l’America). Prima viene la teologia. Per capire quanto questa
storia ci riguardi, sentite come la racconta l’editorialista Marco Ventura (“Corriere della
Sera”, 1 luglio): “L’opposizione cattolica alla riforma sanitaria di Obama ha ragioni
profonde e grandi spazi di fronte a sé. Se il governo rende obbligatoria una polizza
sanitaria che copra anche spese contraccettive, esso, protesta la Chiesa, attenta alla
libertà degli americani. Dunque la lotta alla politica sanitaria laica di Obama è una
questione di libertà religiosa”.
Spiegazione: in nome di Dio, la Chiesa americana vuole spingere i poveri a votare in
massa contro se stessi e contro le cure che, dalle compagnie di assicurazione, non
avranno mai.
È una nuova definizione di carità e di amore.
2520 - USA - L’EVOLUZIONE DEL SUICIDIO ASSISTITO - DI JAIME JOYCE (*)
da: http://www.theatlantic.com del 19/07/2012 – Traduzione per L.U di Alberto Bonfiglioli
I pazienti terminali, hanno il diritto di finire volontariamente la propria vita? I cittadini del
Massachusetts lo decideranno presto. Mercoledì scorso (11 luglio. Ndr), il governo dello
stato del Massachusetts ha annunciato che il 6 novembre 2012, in occasione delle elezioni
presidenziali, I cittadini di questo Stato dovranno anche dire la loro su un referendum per
adottare una legge sulla morte con dignità. Se il risultato del referendum fosse favorevole,
il Massachusetts diventerà il terzo Stato degli Stati Uniti che darà ai cittadini adulti malati
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terminali, con una prognosi di meno di sei mesi di vita, il diritto alla scelta di finire la loro
vita mediante la dose letale di un farmaco prescritto da un medico. L’ultimo anno, dei
volontari iniziarono la raccolta di firme in tutto lo Stato per chiedere al Parlamento di
legiferare in merito, raggiungendo non solo il numero minimo richiesto di 68.911 firme ma
superandolo di altre 86.000. Il Parlamento, che aveva tempo fino ai primi di maggio 2012
per deliberare, hanno declinato di farlo. I volontari allora hanno raccolto altre 21.000 firme
dalle quattordici contee del Massachusetts, raggiungendo così circa il doppio del numero
necessario per aggirare il Parlamento e sottoporre direttamente ai cittadini la èroposta di
legge tramite un referendum.
Oregon e Washington sono stati i primi Stati a dotarsi di una legislazione sulla morte con
dignità (nel 2009 la Suprema Corte dello Stato del Montana riconobbe che il suicidio
medicalmente assistito era legale, ma sin’ora non sono state stabilite le linee guide per
regolamentare e monitorare lo svolgimento di questa pratica).
Dal 1997, quando nell’Oregon é entrata in vigore la legge sulla morte con dignità, oltre 900
persone hanno ricevuto prescrizioni mediche per porre fine alle loro vite. Non tutti hanno
utilizzato I farmaci prescritti. In un rapporto della Divisione Sanità Pubblica dell’Oregon è
indicato che oltre 600 persone hanno assunto il farmaco, mentre le altre hanno deciso di
non prenderlo o sono morte a causa della loro malattia. Nei due Stati, Oregon e
Washington, I pazienti devono prima fare, con un intervallo di 15 giorni, due richieste di
prescrizioni letali ai rispettivi medici. Poi devono fare la richiesta per scritto e, per prevenire
possibili abusi, devono firmare un modulo di consenso alla presenza di due testimoni che
non devono essere parenti del richiedente. Una volta completato l’iter, ogni paziente deve
auto-somministrarsi il farmaco. Solitamente, si tratta di una dose letale di Seconal, un
barbiturico che si prescrive frequentemente per trattare l’insonnia o sedare i pazienti prima
di un intervento chirurgico. Il contenuto delle capsule del farmaco si scioglie in un bicchiere
d’acqua o si serve con un dolce di mela per dissimulare il sapore. Secondo le statistiche
che pubblica annualmente il Dipartimento della Sanità dello Stato dell’Oregon, nella
maggior parte dei casi le persone perdono conoscenza dopo cinque minuti dalla presa del
farmaco, ma la morte può sopravvenire tra un minuto e quattro giorni. La maggior parte
delle persone muore entro venticinque minuti. Il 98% delle persone dell’Oregon che si
sono avvalse della legge sono bianchi, l’81% avevano il cancro e il 52% erano uomini.
L’età media di tutti I pazienti che si sono avvalsi della legge era 71 anni. La maggior parte
dei pazienti era ricoverata in ospizi e avevano un’assicurazione privata. Le tre principali
cause dichiarata dai pazienti come origine della loro decisione di suicidarsi con assistenza
medica sono: la perdita d’autonomia, la perdita di dignità e il fatto di “essere meno capaci
di svolgere le attività che fanno piacevole la vita”.
Nello Stato di Washington, dove la legge sulla morte con dignità é stata approvata grazie
ad un’iniziativa referendaria nel 2008 ed è entrata in vigore l’anno successivo, sin’ora 135
persone hanno scelto di morire mediante una prescrizione letale. Il profilo generale dei
pazienti è molto simile a quello dell’Oregon.
La legge che sarà sottoposta al voto dei cittadini del Massachusetts il prossimo autunno
segue il modello adottato negli stati di Oregon e Washington.
Un’indagine realizzata nel mese di maggio u.s. dall’istituto d’indagini Western New
England Polling Institute, indica che il 60% dei cittadini del Massachusetts con diritto di
voto erano favorevoli a riconoscere il diritto dei malati terminali a ottenere legalmente e
assumere farmaci letali. Tuttavia, questo diritto deve affrontare una forte opposizione da
parte di fazioni molto potenti sia interne che esterne alla Stato. Infatti, l’Associazione
medica del Massachusetts e l’Associazione Medica Americana (AMA) si sono dichiarate
contrarie alla menzionata legge. "Il suicidio medicalmente assistito é fondamentalmente
incompatibile con il ruolo del medico nella cura dei pazienti”, stabilisce il codice di etica
medica dell’AMA. "I pazienti non devono essere abbandonati una volta che si è stabilito
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che ogni cura è impossibile". Gli attivisti del Diritto dei Disabili si sono pronunciati contro il
suicidio medicalmente assistito ed anche la Chiesa Cattolica ha espresso la sua
contrarietà. Di fronte al diffuso interesse per la materia e al rinnovato attivismo a favore di
un’estensione della pratica del suicidio medicalmente assistito come adottata negli stati
dell’Oregon e di Washington, la Conferenza Episcopale degli Stati Uniti si è espressa con
un’appassionata dichiarazione contro questa pratica. Nel Massachusetts, l’archidiocesi
Cattolica Romana di Boston, anticipando il referendum, ha creato il sito web
suicideisalwaysatragedy.org. L’arcivescovo di Boston, Cardinale Sean O'Malley, in un
discorso videoregistrato che appare su detto sito, ha dichiarato: "La nostra società sarà
giudicata secondo come noi trattiamo malati e invalidi", "Loro hanno bisogno delle nostre
cure e della nostra protezione, non di droghe letali”. Tuttavia sarà la gente del
Massachusetts che alla fine deciderà sul destino della legge, non i leaders religiosi, i
legislatori o i professionisti della sanità. La dott.ssa Marcia Angell, ex direttore del New
England Journal of Medicine, pubblicazione dell’Associazione Medica del Massachusetts,
che é tra I promotori del referendum, non dà eccesivo peso a ciò che i medici hanno detto.
"Mi preoccupo di ciò che vogliono i pazienti anziché di ciò che vogliono i medici”, ha
dichiarato Angell in un’intervista trasmessa dalla WGBH di Boston. Ed ha aggiunto:
"Penso che I medici hanno qualche volta un’idea troppo stretta dei propri doveri”, “Sentono
spesso che sono obbligati a prolungare la vita anche quando essa non ha più significato”,
“Mi pare invece che abbiano due doveri: uno è rispettare l’autonomia,
l’autodeterminazione dei propri pazienti; l’altro è dare sollievo alla sofferenza”; “Se non si è
in grado di prolungare significativamente la vita, allora si deve dare sollievo alla
sofferenza."
Uno studio pubblicato dall’ Health Research and Education Trust dimostra che la vita degli
americani si è allungata ad un livello mai raggiunto in passato. Come conseguenza,
saranno sempre di più le persone e le rispettive famiglie che dovranno affrontare il difficile
problema del fine vita. Nel 2011, i più vecchi dei nati durante il boom delle nascite avranno
sui 65 anni. Nel 2030, il numero di “boomers” tra 66 e 84 anni salirà a 61 milioni e 6 su 10
dovranno affrontare malattie. I medici hanno molti modi di prolungare la vita di persone
anziane e malati terminali. Sono disponibili già cure palliative e ospizi che possono aiutare
i pazienti a trovare pace e conforto nei loro ultimi giorni. Tuttavia, esistono persone che
preferiscono avere la possibilità di fare una scelta diversa, cioè, mettere fine alle loro
sofferenze e alla propria vita nel modo, momento e luogo da loro scelti.
(*) Borsista presso la scuola post-laurea di giornalismo dell’Università di Columbia
2521-EU - CORTE DEI DIRITTI UMANI: L’AUTODETERMINAZIONE E' UN DIRITTO
da: Aducsalute di giovedì 19 luglio 2012
Il desiderio di autodeterminare la fine della vita è una questione di interesse generale,
quindi i tribunali nazionali devono esaminare nel merito i quesiti legati a quel desiderio. Lo
stabilisce la Corte UE dei diritti umani, che ha condannato la Germania per violazione del
diritto al rispetto della vita privata e familiare di Ulrich Koch, marito di una tedesca costretta
al viaggio della morte in Svizzera dopo il no all'autorizzazione ad acquistare una medicina
letale.
Con la sentenza emessa oggi la Corte europea dei diritti umani ha quindi riconosciuto lo
“status di vittima” al vedovo, Ulrich Koch, che ha presentato ricorso davanti ai tribunali
tedeschi in tutti i gradi di giudizio, contro la decisione dell'Istituto federale per i farmaci di
negare a sua moglie il medicinale che avrebbe permesso alla moglie - B. K. quasi
totalmente paralizzata - di suicidarsi senza soffrire.
Nella sentenza, rigettando le tesi del governo tedesco, i giudici sottolineano che - in
quanto sposato da 25 anni e dato il suo coinvolgimento diretto nella realizzazione del
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desiderio della moglie di mettere termine alla sua vita - Ulrich Koch puo' rivendicare di
essere stato direttamente colpito dal rifiuto dell'Istituto federale.
La Corte tuttavia non ha accettato, sposando così la tesi del governo e confermando la
sua giurisprudenza, che Ulrich Koch potesse fare ricorso anche per una violazione dei
diritti della moglie, che nel frattempo lui aveva accompagnato in Svizzera per commettere
il suo suicidio assistita dall'organizzazione Dignitas.
Allo stesso tempo, i giudici di Strasburgo hanno stabilito che questo caso concerne delle
questioni fondamentali che si stanno sviluppando attorno al desiderio del paziente di
autodeterminare la fine della propria vita, che sono di interesse generale e trascendono la
persona in questione. Per questo motivo, e per il fatto che sulla questione gli Stati hanno
ampio margine di manovra, vista la mancanza di consenso a livello europeo sull'eutanasia,
i giudici di Strasburgo ritengono che i tribunali nazionali sono i più indicati a esaminare nel
merito ricorsi come quelli di Ulrich Koch. Anzi, secondo la Corte devono farlo se non
vogliono violare la Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
La Corte ha riconosciuto a Ulrich Koch quanto ha chiesto per danni morali, 2.500 euro, e
poco più della metà di quanto ha chiesto per le spese legali sostenute, 26.736 mila euro.
Questa sentenza diverrà definitiva, e farà giurisprudenza per tutti i 47 Stati membri del
Consiglio d'Europa, se non saranno presentati ricorsi di riesame alla Grande Camera della
Corte di Strasburgo.
2522 - LE VIGNETTE DI MARAMOTTI – L’EVASORE E’ PEGGIO DEL BOSONE…
2523 - LE VIGNETTE DI STAINO – ELEZIONI SI, ELEZIONI NO…
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