PROGRAMMA
ANDREA STEFANO FIORÉ
1686-1732
- Salmo 50 Miserere a 8 voci, archi e basso continuo
DOMENICO SCARLATTI
1685-1757
- Salve Regina per mezzosoprano, archi
e basso continuo
ANTONIO VIVALDI
1678-1741
- Salmo 126 Nisi Dominus RV 608 per mezzosoprano, archi
e basso continuo
ANDREA STEFANO FIORÉ
- Vespro dei Defonti a 8 voci, archi e basso continuo
Antifona Placebo Domino
Salmo 114 Dilexi
Antifona Heu me
Salmo 119 Ad Dominum
Antifona Dominus custodit te
Salmo 120 Levavi oculos meos
Antifona Si iniquitates observaveris
Salmo 129 De profundis
Antifona Opera manuum tuarum
Salmo 137 Confitebor
Antifona Omne quod dat mihi Pater
Magnificat
BREVE SCHEDA DI PRESENTAZIONE DI FIORÉ
Andrea Stefano Fioré oggi è praticamente sconosciuto. Nato a Milano nel 1686, a dodici
anni era già membro della prestigiosa Accademia Filarmonica di Bologna. Pochi anni
dopo, con l’intercessione del padre violoncellista, ottenne una borsa di studio per andare a
studiare il violino con Corelli a Roma e a soli ventun anni, nel 1707, ottenne la nomina a
maestro di cappella di Vittorio Amedeo II a Torino fino al 1732: in questo periodo fu in
contatto con diversi musicisti del suo tempo, tra cui Marcello e Vallotti. Furono anni densi
di successi per questo musicista che, abbandonata la pratica strumentale, fu sempre più
attivo come compositore di opere teatrali (se ne conoscono almeno trentasei rappresentate
a Palermo, a Praga, a Milano presso quello che sarebbe diventato il Teatro alla Scala: molte
di queste stanno lentamente riemergendo dalle diverse biblioteche europee) e di
composizioni sacre per la torinese Cappella della Sindone. Un curioso fatto sulle sue
composizioni sacre: sono state per anni ammassate negli scantinati del Duomo di Torino e
sono state salvate in extremis dalla musicologa Marie Thérèse Bouquet, essendo state
destinate al macero per ripulire i locali in cui erano conservate.
SCHEDA DI PRESENTAZIONE DEL CONCERTO
Andrea Stefano Fioré oggi è praticamente sconosciuto. Eppure nei primi trent’anni del 700
occupò un posto di primo piano in Italia, come maestro di cappella di Vittorio Amedeo II a
Torino e fu in contatto con tutti i principali musicisti del suo tempo. Nato a Milano nel
1686, pubblicò la sua prima opera a stampa (una raccolta di sonate a quattro) nel 1698, da
cui apprendiamo che in quella data (aveva dodici anni) era già membro della prestigiosa
Accademia Filarmonica di Bologna. Negli anni successivi studiò a Roma con Corelli, con
una borsa di studio di Vittorio Amedeo II e al suo ritorno, nel 1707, dopo l’assedio di
Torino, mentre la guerra di successione spagnola volgeva al termine, ancora giovanissimo,
fu nominato a capo della Cappella Reale a Torino, fino alla morte avvenuta nel 1732. In
questo lungo periodo Fioré, lasciando da parte la pratica violinistica, si dedicò del tutto
alla composizione. Le sue opere, data la favorevole posizione politica dei Savoia in
Europa, riscossero consensi a Palermo, al teatro Ducale di Milano (la futura Scala), a
Praga, oltre che a Torino. E’ stato possibile identificare finora 36 titoli di melodrammi: di
qualcuno è stata ritrovata la partitura completa, di altri solo qualche aria, di altri ancora ci
rimane solo il libretto. Inoltre si distinse anche nel campo della musica sacra, essendogli
affidato il compito di comporre le musiche per la corte sabauda nella Cappella della
Sindone, nel Duomo di Torino. Il testamento di questo musicista, rinvenuto da MarieThérèse Bouquet documenta una grande cultura musicale e umanistica, a giudicare dai
suoi libri e dalle sue partiture che vi sono minutamente elencate. L’aspetto più interessante
di Fioré sta nella realizzazione di uno stile che sta tra quello italiano e quello francese
(come la stessa ubicazione di Torino suggerisce). I suoi rapporti con Marcello, Vallotti, da
una parte, e con l’organista Couperin (fratello di François) e Leclair dall’altra, confermano
il carattere particolare della sua musica in cui la conoscenza dei due gusti europei gioca un
ruolo particolare, dando alle sue composizioni un carattere unico. Negli anni venti del 700
fu visitato anche da Quantz, nel lungo viaggio di cultura compiuto in Italia dal flautista
sassone. Giova anche ricordare che molti musicisti della sua orchestra, tra cui anche il
primo violino Somis, passando le Alpi, ogni anno erano attivi a Parigi ai Concerts Spirituels
e in altre occasioni richieste dalle rappresentazioni teatrali del tempo nella capitale
francese, la cui cultura fu dunque una componente importante nella vita musicale torinese
del terzo decennio del 700. Il Vespro dei defunti qui presentato, forse eseguito per la prima
volta nel 1724 è un esempio rilevante della notevole dottrina contrappuntistica di
quest’autore, piegata al raggiungimento di un alto livello affettivo ed emotivo, quale è
quello che il tipo di composizione comporta, alternando suggestivi momenti omoritmici
con imitazioni e obblighi. Si apprezza il suo apprendistato fatto in giovanissima età a
Bologna con il grande Giovanni Paolo Colonna.
Completano il programma i brani di due autori ben più noti contemporanei di Fioré:
Vivaldi e Domenico Scarlatti. Si osservi, per inciso, che tutti questi compositori erano figli
di musicisti: il padre di Fioré, Angelo Maria, era violoncellista e attivo in vari centri
dell’Italia settentrionale, in particolare alla Steccata di Parma e infine a Torino; il padre di
Vivaldi, Giovanni Battista, era violinista nell’orchestra di San Marco a Venezia; il padre di
Domenico Scarlatti, il famoso Alessandro, attivo in tutti i generi musicali, è stato il grande
fondatore della scuola napoletana tra ‘6 e ‘700.
Sebbene la moderna fama di Antonio Vivaldi sia legata soprattutto alla sua
produzione strumentale, quest’autore compose molte opere teatrali e diverse opere sacre.
Queste ultime ebbero una circolazione soprattutto veneziana, ma si ha notizia di un
Magnificat vivaldiano a Dresda agl’inizi del settecento, probabilmente importato da
Pisendel. Come molte altre composizioni sacre, il salmo Nisi Dominus RV 608 appartiene
agli anni della maturità compresi tra il 1713 e il 1717, cioè alla fine del primo periodo di
servizio presso il veneziano Ospedale della Pietà, al termine del quale, quando nel 1718
partì per Mantova, Vivaldi si era già affermato come compositore per il teatro.
Il Salve Regina di Domenico Scarlatti può esser considerato come un’estrema sintesi
della produzione musicale di quest’autore, essendo probabilmente stato composto nel
1757, anno della sua morte. Anche quest’autore è oggi conosciuto, più che per la musica
sacra, soprattutto per la sua produzione clavicembalistica. Peraltro, prima del suo
definitivo trasferimento in Spagna nel 1729, si era dedicato nella sua giovinezza sia al
melodramma, sia al genere sacro, a quest’ultimo in particolare quando era divenuto
maestro di cappella a Roma nel 1715; l’antifona mariana presentata in questo programma
è una specie di ultimo testamento musicale, superamento di generi, profonda
manifestazione della cantabilità a lungo ricercata nel linguaggio della tastiera.
SERGIO BALESTRACCI