postumo al

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P. Umberto Chiarello SCJ
IL MIRACOLO ATTRIBUITO
A P. DEHON
Curia Generale SCJ
Roma – 2004
---------------------------------------Nota per i lettori
Vi presentiamo un altro fascicolo della serie che conterrà articoli, sussidi, ecc…
riguardanti la personalità e la spiritualità di p. Dehon, per dare la possibilità a tutti di una
conoscenza più approfondita del nostro p. Fondatore, in vista della sua Beatificazione – a
Dio piacendo.
1. P. Mario Panciera scj, P. Dehon e i Dehoniani. Un profeta dei tempi moderni.
2. P. Umberto Chiarello scj, Il Miracolo attribuito a P. Dehon. Iter processuale.
------------------------------------SOMMARIO
1. Il Miracolo attribuito a P. Dehon
2. Iter Processuale
Miracolo attribuito a p. Dehon
Guarigione del Sig. Geraldo Machado da Silva
da “ulcera duodenale perforata
con peritonite diffusa”
Il 30 maggio 1954 la città di Lavras (Brasile) attende l’arrivo della statua di Nostra
Signora di Fatima; tra i fedeli c’è Geraldo Machado da Silva, elettricista di 41 anni.
Nonostante si senta male, non vuole mancare a questo appuntamento. I dolori diventano
lancinanti tanto da farlo svenire e viene trasportato a casa sua: sono le 15.00 pomeridiane.
Egli passa una notte orribile, pregando la Madonna di Fatima che lo aiuti.
Diagnosi. Il mattino del 31 maggio 1954 viene ricoverato, alle ore 9.00, nell’ospedale
“Santa Casa della Misericordia” di Lavras.
Di costituzione fisica precaria, Geraldo Machado è da quasi 12 anni sotto cura medica per
sospetta malattia di fegato; soffre di costanti coliche e diarrea, con scariche biliari
attraverso l’intestino; ha accusato pure una crisi acuta di sindrome dispeptica ulcerosa.
Visitato immediatamente dai dr. Orlando Haddad e Silvio Menicucci, gli viene
diagnosticata perforazione di intestino con conseguente peritonite; cosa che richiede un
intervento chirurgico immediato, ma il paziente rifiuta di farsi operare. Con il passare
delle ore, il malato va sempre più aggravandosi: dolore acuto a pugnalata, addome ligneo,
condizioni precarie del malato, aumento della frequenza del polso e abbassamento della
temperatura, inducono a pensare ad una peritonite generalizzata. Per cui si procede
all’intervento chirurgico alle 18.00 di sera, all’incirca 21 ore dopo l’inizio della
perforazione.
Prognosi. Nell’eseguire l’intervento, il dr. Orlando Haddad, chirurgo operatore, e i tre
medici assistenti constatano che si tratta veramente di perforazione di ulcera duodenale
con rottura dell’intestino tenue, conseguente peritonite generalizzata e gravissimo stato
tossiemico. Nella cavità peritoneale si erano riversati residui alimentari e liquido biliare.
Data l’estrema friabilità dei tessuti circostanti l’ulcera, non è possibile eseguire la sutura
dell’ulcera perforata. Ci si limita soltanto al tamponamento della perforazione con
l’epiploon tenuto in loco con una compressione alla Mikulicz; e si provvede al drenaggio
della cavità addominale.
Lo stato del paziente risulta gravissimo a causa del tardivo e incompleto intervento
chirurgico, per la tossiemia peritoneale grave, per il trauma operatorio e per lo choc
dell’anestesia: l’équipe medica è concorde nel dare poche ore di vita al paziente, tanto
che il dr. Haddad chiede di far venire un sacerdote per amministrare i sacramenti al
malato. Egli stesso rimane in ospedale in attesa del decesso del paziente, per stilarne il
certificato di morte.
Invocazione di p. Dehon. Suor Eugenia della S. Famiglia, superiora dell’ospedale,
chiama il p. Silvestro Müller, dei Sacerdoti del S. Cuore. Questi, giunto poco dopo le
19.00, trova l’ammalato ancora sotto l’azione dell’anestesia, con la faccia coperta di
sudore ed in coma. Amministratagli l’Estrema Unzione, ritorna in parrocchia a prendere
la reliquia di p. Dehon. Collocata la reliquia sul petto del malato, prega, assieme al dr.
Haddad, a suor Eugenia e ad altre persone, chiedendo la guarigione, se è conforme alla
volontà di Dio. Il sacerdote non conosce in quel momento la malattia dell’infermo, ma sa
che il caso è gravissimo e prega per ottenere un miracolo per l’intercessione di p. Deon. Il
dr. Haddad, che si associa alla preghiera del sacerdote, chiede almeno un miglioramento
del paziente, per eseguire in seguito l’operazione chirurgica in condizioni soddisfacenti.
Anche suor Eugenia chiede almeno un miglioramento del malato, che gli consenta di
confessarsi.
Verso le dieci di notte, alcune ore dopo l’operazione, suor Eugenia fa un controllo
all’ammalato, nota che il polso è regolare e la temperatura buona come per un comune
post-operato. Mostra all’ammalato, che già comincia a comprendere qualcosa, la reliquia,
facendogliela baciare e dicendogli che è stato p. Dehon a guarirlo.
Guarigione miracolosa. Al mattino presto, passato completamente l’effetto
dell’anestesia, l’ammalato dà segni di immediato miglioramento, non avvertendo più
alcun dolore interno; riprende il colorito naturale e il polso normale, quando la sera prima
sembrava un moribondo. Ripresa piena coscienza, riconosce tutti i circostanti
conversando normalmente con loro.
Il rapido miglioramento non è stato influenzato da particolari terapie; anzi, al mattino
l’incaricata di servire la colazione, per sbaglio dà al paziente caffè e pane, che egli
mangia senza alcun danno; la notte seguente, di nascosto, egli beve molta acqua e mangia
molti biscotti. Ed ancora: solo dopo venti giorni fu consentito dai medici al paziente di
mangiare normalmente; ma nel frattempo la moglie gli porta di nascosto cibi solidi, che
non gli sono consentiti dai medici.
Il drenaggio viene tolto dopo circa 48 ore; dopo una settimana, la ferita operatoria risulta
cicatrizzata completamente. Osservando la radiografia post-operatoria del paziente, il dr.
Haddad dirà ad un altro medico che l’operazione che aveva fatto p. Dehon, loro non
saprebbero farla.
Il paziente rimane ricoverato fino all’8 luglio in quanto, essendo dedito all’alcool, era
opportuno tenerlo sotto osservazione; durante l’operazione, infatti, gli era stato
riscontrato un processo degenerativo epatico causato da alcool.
Dopo l’operazione, Geraldo Machado non prende più medicine né fa cure per lo stomaco;
comincia a cibarsi anche di alimenti che gli facevano male prima dell’operazione. Nelle
radiografie, fatte successivamente, non risultano più sintomi di un processo ulceroso allo
stomaco e agli intestini. Riprende subito il suo lavoro di elettricista in attività privata e,
terminati i benefici di legge, anche il suo impiego presso la Compagnia di Elettricità.
Nato il 13 giugno 1913, Geraldo Machado muore l’8 settembre 1977, 23 anni dopo
ottenuta la guarigione miracolosa.
P. Umberto Chiarello scj
Vitorchiano, 02.02.2004
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Iter processuale
per il miracolo attribuito a p. Dehon
L’iter processuale per il riconoscimento di un miracolo si svolge in due tempi e sedi
diverse: in primo tempo, nella diocesi in cui è accaduto il fatto prodigioso, dove vengono
raccolte le dichiarazioni dei testimoni oculari, la documentazione, ecc…; in un secondo
tempo a Roma, presso la Congregazione per le Cause dei Santi, che esamina tutta la
documentazione.
I. Il caso della guarigione del sig. Geraldo Machado da Silva fu sottoposto ad un primo
Processo diocesano ordinario, nel 1961 (27 aprile-19 maggio), e ad un Processo
suppletivo, anch’esso diocesano, nel 1965 (13-26 gennaio), tenutisi a Lavras, diocesi di
São João del Rei (MG, Brasile). In entrambi i Processi il paziente fu esaminato da due
diversi Periti medici “ab inspectione”, con il compito di sottoporlo a ispezione per
verificarne lo stato di salute postumo all’operazione.
Nel Processo ordinario furono ascoltati l’équipe medica, infermieri e suore
dell’Ospedale, che ebbero contatti diretti con il malato.
Dalle loro testimonianze è emersa, in tutti i suoi dettagli (cf. Miracolo attribuito a p.
Dehon), la diagnosi di ulcera duodenale perforata con peritonite diffusa, la modalità
dell’intervento chirurgico, la prognosi infausta, l’invocazione del Servo di Dio p. Leone
Dehon e l’applicazione della reliquia, l’inaspettato e repentino miglioramento e la
guarigione del malato, contro l’aspettativa della scienza e del potere umano.
I due periti medici “ab inspectione” costatarono che, dagli esami radiografici e clinici, “il
sig. Geraldo Machado non presenta sintomi né soggettivi, né oggettivi di un processo
ulceroso e tutto porta a credere che egli è definitivamente guarito dalla malattia da cui fu
colpito nel 1954”.
Il Processo suppletivo ebbe lo scopo di dare più consistenza alle prove del precedente
Processo. Furono confermate le testimonianze rese nel Processo ordinario; inoltre alcuni
testi precisarono meglio il significato o i dettagli della loro precedente deposizione.
Nel Congresso Ordinario del 4 ottobre 2002, la Congregazione per le Cause dei Santi ha
emesso il Decreto di approvazione della validità di questi due Processi.
II. Successivamente si è svolto il Processo romano nei diversi gradi.
Approvata l’eroicità delle virtù del Servo di Dio p. Dehon (8.04.1997), la Congregazione
per le Cause dei Santi ha affidato lo studio del caso a due periti medici ex officio.
Ambedue hanno dato, con parere medico-legale, responso positivo, giudicando
“inspiegabile per il quoad modum il superamento rapidissimo della perforazione
duodenale e delle complicanza peritoneale, vista anche l’assenza di complicanze e la
durata della guarigione” (20.03.2002).
Di seguito c’è stata la Consulta Medica (15 maggio 2003): organo collegiale costituito
da cinque medici specialisti e da due periti d’ufficio, incaricata dell’esame scientifico del
presunto miracolo.
Il loro giudizio è di carattere prettamente scientifico. Essi hanno il compito di stabilire
esattamente la diagnosi della malattia, la prognosi, la terapia e la sua soluzione. La
guarigione, per essere ritenuta oggetto di un possibile miracolo, deve essere giudicata
dagli specialisti come rapida, completa, duratura e inspiegabile secondo le cognizioni
medico-scientifiche del tempo.
Esaminando la malattia e la guarigione del sig. Geraldo Machado da Silva, i membri della
Consulta Medica hanno giudicata tardiva, inadeguata ed inefficace la terapia chirurgica.
La modalità della guarigione è stata valutata rapida e spontanea, completa e duratura con
restitutio ad integrum, scientificamente inspiegabile “quoad modum” ed anche nella
sostanza.
A questo punto il Postulatore Generale scj ha preparato la “Positio super miraculo”
(29.06.2003). Vi sono riportati gli atti del Processo diocesano “de miro” (interrogatori,
deposizione dei testi, relazioni mediche, referti medici, cartelle cliniche, esami di
laboratorio ed esami radiologici, ecc...) e la documentazione extraprocessuale (altri
certificati), che raccolgono le prove del fatto. Inoltre, vi sono allegati il giudizio medicolegale dei due periti ex officio e la relazione della Consulta Medica.
Sulla base di questa documentazione, i Consultori Teologi sono chiamati ad individuare
il nesso di causalità tra le preghiere al servo di Dio e la guarigione, ed esprimono il parere
che il fatto prodigioso è un vero miracolo.
Nel loro Congresso Speciale del 21.11.2003, i Teologi hanno ripercorso e analizzato
tutte le varie fasi dell’evento prodigioso:
- La fattispecie della malattia del sig. Geraldo Machado, diagnosticata come ulcera
duodenale perforata con peritonite diffusa di forma gravissima; l’intervento chirurgico
tardivo ed incompleto; la prognosi infausta.
- Il parere dei medici: sia dell’équipe medica che ha operato il paziente, come dei due
periti ex officio, nominati dalla Congregazione delle Cause dei Santi, e della Consulta
Medica.
- L’invocazione di p. Dehon e l’applicazione della reliquia del Servo di Dio al malato.
- L’inaspettato e repentino miglioramento e la guarigione rapida, completa e duratura,
scientificamente inspiegabile, del malato.
“I Consultori teologi si sono unanimemente espressi con voto affermativo (7 su 7),
ravvisando nella guarigione del sig. Geraldo Machado da Silva un miracolo di terzo
grado, o “quoad modum”, da attribuire all’intercessione del Ven. Servo di Dio Giovanni
del S. Cuore.
A conclusione, tutti hanno auspicato che l’esemplare religioso possa presto giungere, se
così piacerà al Santo Padre, alla desiderata meta della beatificazione”.
Nella loro Riunione plenaria (20.01.2004), i Cardinali e i Vescovi hanno discusso tutti
gli elementi del miracolo, confermando pienamente la valutazione teologica ed
esprimendo ciascuno il suo giudizio da sottoporre all’approvazione del Papa.
In data 19 aprile 2004 il Santo Padre ha approvato come vero e proprio miracolo il
fatto prodigioso, disponendo la promulgazione del decreto.
Ora si spera che, entro marzo o aprile del 2005, il Ven. Servo di Dio p. Leone Dehon
potrà essere dichiarato beato, a gioia dei suoi devoti e a gloria di Dio.
III. Si considera miracolo quel fatto che supera le forze della natura ed è operato da Dio,
fuori dell’ordine della natura creata, per intercessione di un servo di Dio o di un beato.
Nella graduatoria di San Tommaso (S.Th. Ia, q. 105, a 8; De potentia q. 6, a. 2 ad3)), un
fatto si qualifica maggiormente miracoloso in base al grado di superiorità sulle forze
della natura, per cui si richiede l’intervento divino. Si ha un miracolo di primo grado,
quando il fatto ‘in se stesso’ è contro le leggi della natura, e cioè non può essere
assolutamente prodotto naturalmente: ad esempio la glorificazione del corpo umano. Si
ha un miracolo di secondo grado, quando il fatto supera (supra) le forze della natura
relativamente al ‘soggetto’ in cui avviene: ad esempio risuscitare un morto. Si ha un
miracolo di terzo grado, quando il fatto supera (praeter) le forze della natura secondo la
‘modalità’ (quoad modum) con la quale avviene: ad esempio guarigione improvvisa.
La Congregazione per le Cause dei Santi richiede necessario e sufficiente un miracolo di
terzo grado, o “quoad modum”, per la beatificazione di un Servo di Dio o per la
canonizzazione di un beato (anche di un martire); essa prende in considerazione un
prodigio avvenuto solo “post mortem” del Servo di Dio.
È necessario il miracolo, in quanto esso costituisce la conferma divina della santità della
persona invocata e del suo culto.
P. Umberto Chiarello scj
Vitorchiano 19.04.2004
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