Disturbi del comportamento alimentare

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Disturbi del comportamento alimentare
Le ultime statistiche pubblicate dal Ministero della Sanità in materia di nutrizione e salute sono
allarmanti, sia sul versante dell'eccesso in peso (soprappeso e obesità) sia su quello delle magrezze
patologiche. Ovvero, se da un lato esiste un allarme universale per i levitanti "numeri" (in Kg e in
persone affette) dell'obesità e per le sue gravi complicanze, dall'altro si assiste pure a un pericoloso
aumento delle forme di cattiva nutrizione che comportano gravi perdite di peso.
In altri termini, è in atto un grande incremento di quelle malattie che seppure causate da disordini
alimentari (come avviene per l'obesità essenziale) sono anche legate a gravi disagi psichici e
comportano oscillazioni del peso verso valori criticamente bassi rispetto a quelli di riferimento
(secondo età, sesso e fabbisogni fisiologici). Queste forme affliggono in massima parte il sesso
femminile fin dall'adolescenza. Più precisamente, in Italia oggi, circa 65.000 donne (corrispondenti
all'1,5% delle giovani in età compresa tra i 15 e i 24 anni) soffrono di disturbi spesso sommersi (che
possono manifestarsi con ritardo) che vengono raggruppati nella classe dei "disturbi del
comportamento alimentare" (DCA). Ossia: l'anoressia nervosa, la bulimia e i disturbi misti da
alimentazione incontrollata. Più esplicitamente, le persone malate alternano lunghi periodi di
digiuno quasi totale ( se mangiano spesso eliminano col vomito subito dopo) ad abbuffate
incontrollabili (episodi consumati in solitudine). Così, oscilla il peso verso valori molto bassi, a
grave danno della salute fisica e psichica. Il cibo diviene quindi un'ossessione insieme con la
tendenza al miglioramento della propria immagine corporea verso un modello ideale (ma distorto e
malsano) di assoluta e perfetta magrezza.
Queste gravi malattie, come ormai si conferma da molti studi condotti anche in Italia, si curano con
un approccio terapeutico complesso (terapia multidisciplinare integrata) che si realizza con la
collaborazione di molti specialisti (dietologi, endocrinologi, psicoterapeuti) insieme con l'appoggio
costante dei medici di famiglia e della famiglia stessa.
Consigli per la famiglia
Molto si può fare, o al contrario, non si deve fare, quando in famiglia ci sono figlie (o figli)
adolescenti che manifestano qualche problema con il cibo, pur sempre senza scambiare un semplice
cambiamento del gusto per un iniziale disturbo.
Per esempio i genitori:
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possono migliorare la comunicazione tra tutti i componenti della famiglia specie quella con i
propri figli
devono evitare di colpevolizzare la figlia per i suoi cambiamenti di comportamento nei
confronti del cibo, possibilmente senza far riferimento al modello della "brava ragazza"
non è utile che la famiglia si autocolpevolizzi per prima, ma piuttosto che divenga una
risorsa costruttiva per i disagi e le sofferenze della figlia
devono ricordare che il problema alimentare è solo l'apparenza di un disagio psicologico
molto più profondo che può essere nato nella figlia in età infantile
non insistere e non discutere a tavola se la figlia rifiuta il cibo
non dovrebbero accentrare tutta l'attenzione solo su quella figlia e su quel problema, specie
se in famiglia ci sono altri figli
non devono rinunciare alla vita di relazione e sociale della famiglia isolandosi da amici e
parenti per nascondere il problema, ma senza tralasciare di proporre il proprio appoggio alla
figlia che soffre in ogni possibile situazione critica
se la famiglia ha l'abitudine di mangiare riunita è bene cercare di stimolare la ragazza a
restare a tavola con gli altri
se la ragazza mostra delle preferenze per particolari cibi si può accontentarla e coinvolgerla
nella preparazione in cucina e negli acquisti
nessuno, in famiglia, deve assumere il ruolo di controllore del peso della ragazza
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quando si presenta l'occasione propizia cercare di entrare in argomento (cibo e salute) con la
figlia e semmai demandare un primo approccio al proprio medico di famiglia che potrà
arrivare agli specialisti adatti.
Consigli per amici, insegnanti e compagni di scuola
Gli amici, i compagni di scuola e gli insegnati possono essere utili ad una ragazza sofferente pur
sempre con molta cautela.
Per primi gli insegnanti:
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possono dare maggiore ascolto e attenzione (da diversi punti di attenzione) alla ragazza che
mostra qualche problema
individuata una ragazza a rischio, che mostri, per esempio, repentini cambiamenti di
comportamento, gli insegnanti possono stimolare una discussione o meglio un colloquio,
sempre in privato, mai davanti agli altri scolari
gli insegnanti, in particolare quelli di biologia e scienze naturali, possono organizzare corsi
sulla nutrizione (spesso la persona con problemi manifesta particolare interesse)
gli insegnanti possono essere ottimi consiglieri per la famiglia per indirizzare verso centri
specializzati.
Gli amici dal canto loro:
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non devono prendersi da soli la responsabilità di controllare l'amica sofferente
non devono mai suscitare discussioni sul cibo quando si trovano a tavola in compagnia di
altri
non devono sostituirsi alla famiglia nel ruolo di sostegno
non devono mai essere giudicanti nei confronti del problema o di un comportamento
anomalo
non devono mai dare consigli sul peso, sull'attività fisica o sull'aspetto di una persona, cioè
non devono diagnosticare né controllare meticolosamente ciò che la persona mangia
non devono promettere di mantenere il segreto delle rivelazioni confidenziali della persona
malata troppo a lungo; è bene informare presto un famigliare, ma non prima di averne
parlato con la persona interessata.
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