ANALISI DEL TESTO
Iacopone da Todi, Lauda LXXXVII
Senno me par e cortisia
empazzir per lo bel Messia.
A me pare assennatezza e cortesia
Ello me sa sì gran sapere
a cchi per Deo vòle empazzire,
en Parisi non se vide
cusì granne filosafia.
Mi sa che manifesta un gran sapere
chi
a Parigi
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Chi pro Cristo va empazzato,
pare afflitto e tribulato,
ma el è magistro contentato
en natura e ’n teologia.
Chi pro Cristo ne va pazzo,
e la gente sì par matto;
chi non à provato el fatto,
par che sia for de la via.
Chi vòle entrare en questa scola,
trovarà dottrina nova;
tal pazzia, chi non la prova,
ià non sa que ben se scia.
Chi vòle entrare en questa danza
trova amor d’esmesuranza;
cento dì de perdunanza
a chi li dice vellania.
laureato
scienze
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alla
a chi
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già non sa che bene essa sia
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di perdono
offesa
Chi girrà cercando onore,
no n’è degno del Suo amore,
cà Iesù ’nfra dui latruni
en mezzo la croce staìa.
andrà
perché
sulla croce sta
Chi va cercando la vergogna,
bene me par che cetto iogna;
ià non vada plu a Bologna
per ’mparare altra mastrìa.
questa raggiunga
già non vada più
conoscenza
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Metrica: ballata strutturata in quartine di novenari rimati o assonanzati secondo lo schema aaax, introdotti dalla
ripresa che è costituito da un distico con rime xx
Comprensione
1. Esegui la parafrasi della lauda.
A me pare assennatezza e cortesia amare il bel Gesù.
Mi sa che manifesta un gran sapere chi vuole impazzire per Dio, a Parigi non esiste una filosofia
simile.
Chi per Cristo è impazzito, sembra triste e tormentato, in realtà è un maestro laureato in scienze e
teologia.
Chi per Cristo perde la ragione alla gente sembra matto; chi non ha provato questo sentimento, pare
che abbia perso la via della ragione.
Chi vuole entrare in questa scuola, troverà una dottrina nuova; chi non prova tale pazzia, non sa che
bene essa sia.
Chi vuole entrare in questa danza, troverà amore a dismisura; cento giorni di perdono a chi gli dice
offesa (l’offesa di chi non comprende l’amore folle per Dio, costituisce motivo di gioia per chi ha
imparato la nuova dottrina, perché lo accomuna a Gesù, offeso e svillaneggiato dalla folla durante la
Passione).
Chi andrà cercando onore, non è degno dell’amore di Gesù, perché egli è morto sulla croce (pena
infamante riservata agli schiavi) tra due briganti.
Chi va cercando la vergogna, mi pare che questa raggiunga (diventando simile a Gesù, che è morto in
modo “vergognoso” per amore degli uomini); non vada più a Bologna per imparare altra conoscenza.
2. Spiega che cosa significhi per Iacopone empazzir per lo bel Messia.
Per Iacopone empazzir per lo bel Messia significa amare follemente Gesù e abbandonarsi a lui, tanto
da apparire folle a chi non ha mai provato questa esperienza.
3. Qual è il significato della parola esmesuranza?
La parola esmesuranza indica il fatto che coloro che provano amore verso Dio perdono il senso della
misura e non sono più in grado di controllare le loro azioni e le loro emozioni (in contrapposizione a
danza: perché?)
4. Come Iacopone giustifica il fatto che non bisogna cercare onore?
Iacopone giustifica il fatto che non bisogna cercare onore spiegando che Gesù, che è Dio in terra, ha
accettato di farsi crocifiggere in mezzo a due briganti, ovvero ha accettato di essere disonorato.
5. Nella lauda prevale la paratassi o l’ipotassi? Ci sono figure retoriche di rilievo? Quale funzione
svolgono?
Nella lauda prevale la paratassi, in quanto le frasi sono legate da congiunzioni coordinanti o da segni
di punteggiatura. Essa conferisce un ritmo veloce alla lauda. (solo questo? O si può dire qualcosa di
più?)
La figura retorica di maggior rilievo è l’anafora del pronome “chi”, perché Iacopone vuole mettere in
risalto quali conseguenze abbia dal suo comportamento che ama Dio alla follia.
Un’altra figura retorica di rilievo è la metonimia, che è presente nella seconda e nell’ultima strofa;
Iacopone sceglie Parigi e Bologna per alludere allo studio dei dogmi, a cui i francescani si
opponevano nella diffusione della religione.
Un’altra metonimia è presente nei versi 15 e 19: la parole schola e danza alludono alla particolarità
dell’insegnamento di Iacopone, che ha come fine il folle amore verso Dio.
Sono importanti le iperboli (dove? A che verso?) a dimostrazione della perdita di misura di Iacopone
di fronte al folle amore che è nel suo cuore, in contrapposizione all’equilibrio e all’armonia promossa
dalla vita nelle corti feudali.
(Ma non c’è anche la figura retorica dell’accumulazione?)
Analisi
6. Spiega il contrasto/i contrasti esistenti all’interno della lauda tra le idee di Iacopone e le idee degli
altri.
Il primo contrasto tra le idee di Iacopone e quelle degli altri riguarda la manifestazione dell’amore
verso Dio; per l’autore si tratta di qualcosa di positivo che rappresenta un amore smisurato, mentre per
gli altri è una forma di pazzia vera e propria, che viene quindi disprezzata.
Il secondo contrasto riguarda la concezione della vergogna che per Iacopone è un bene, in quanto
deriva dalla passione verso Dio ed è fonte di un’immensa conoscenza, mentre per la gente comune è
motivo di scherno.
Iacopone espone in modo semplice e immediato i suoi sentimenti (e non si poteva legare questa
considerazione alla paratassi?), consapevole di contrapporsi a quel senso di equilibrio tanto caro alle
corti feudali della Francia e del Nord Italia. Egli ha un approccio istintivo alla fede, in contrasto con
l’ideale (sceglierei un’altra parola) tipico del clero del tempo, per il quale era importante lo studio dei
dogmi. Il poeta tudertino si pone in contrasto anche con il modo in cui viene concepito l’onore
all’interno della società cavalleresca: il senso dell’onore non può impedir di cercare il contatto con
Dio.
7. Individua le parole chiave e i temi ad esse connessi.
Le parole chiave sono empazzir ed esmesuranza per quanto riguarda le emozioni e l’equilibrio; onore
contrapposto a vergogna per l’approccio verso Dio; filosofia, schola e danza legate al concetto
dell’amore divino come istintività.
Interpretazione complessiva e approfondimenti
8. Inserisci la lauda all’interno della produzione poetica del periodo storico e, in particolare, di
Iacopone.
La lauda è stata scritta nell’ultimo decennio del XIII secolo o ad inizio del secolo XIV, in un periodo
di tempo vicino a quello della composizione della lauda “O iubelo del core”, in quanto entrambe
affrontano temi simili con la stessa posizione (si poteva dire di più su questo punto, osservando in
modo più analitico le due laudi). Per quanto riguarda il periodo storico esso è associabile al momento
delle divisioni nell’ordine dei francescani, tra chi ancora è favorevole al rinnovamento della Chiesa e
chi ormai si è adattato al suo potere temporale. Il frate tudertino si schiera con il primo gruppo, come
pare anche evidente dal suo umile approccio a Dio che traspare dalle sue opere.
Questa risposta è da arricchire.
9. Rifletti sullo slancio emotivo e passionale che caratterizza l’esperienza mistica descritta da
Iacopone e sul contrasto che si viene a creare con una concezione razionale della fede che
caratterizza una parte della cultura religiosa medievale.
Iacopone ritiene che la manifestazione della fede e dell’amore verso Dio non debba sottostare alle regole
della razionalità e perciò va contro l’idea dello studio della teologia come via a Dio. In questo il frate si
rifà a Francesco d’Assisi, il quale sosteneva che la fede dovesse essere spontanea, non fondata sulla
teologia. Anzi Iacopone sembra considerare la cultura quale barriera tra uomo e Dio, mentre l’unica
forma di conoscenza del divino sarebbe quella fornita dall’amore verso Dio. Dobbiamo abbandonarci alle
sensazioni che l’amore divino provoca in noi, senza porvi resistenza e soprattutto senza badare
all’opinione degli altri. Dunque, in un certo senso, Iacopone ci invita ad essere noi stessi, a perdere
l’attaccamento all’onore, a mostrarci come siamo interiormente, soprattutto per quanto riguarda il
rapporto con Dio.