Claudio Ronin Messori IL SOLE E LA LUNA Sulla natura dei simboli e della mente umana PROLOGO Guardiamoci bene! F. W. Nietzsche1 Guardiamoci bene dal pensare che il mondo sia un essere vivente. Dove dovrebbe estendersi? Di che cosa dovrebbe nutrirsi? Eppure sappiamo, approssimativamente, che cos’è l’organico:e noi dovremmo interpretare diversamente tutto ciò che di indicibilmente derivato, tardo, raro, casuale percepiamo sulla superfice terrestre, come fanno coloro che definiscono l’universo un organismo? La cosa mi dà nausea. Dobbiamo guardarci già dal credere che l’universo sia una macchina;esso non è certo predisposto per un unico fine e, definendolo macchina, gli facciamo troppo onore. Guardiamoci anche dal presupporre sempre e dappertutto una caratteristica così formale come i movimenti ciclici delle stelle a noi vicine: già un’occhiata alla via lattea fa sorgere il dubbio che, lassù, si verifichino movimenti molto più rozzi e contraddittori, che vi siano astri le cui traiettorie di caduta sono perpetuamente rettilinee, o qualcosa di simile. L’ordinamento astrale in cui noi viviamo è un’eccezione; questo ordinamento e la durata approssimativa che esso determina ha a sua volta permesso l’eccezione delle eccezioni:la costituzione dell’organico. La caratteristica globale del mondo è invece, per l’eternità, il caos, non nel senso che manchi la necessità, ma nel senso che mancano ordine, struttura, forma, bellezza, saggezza, ovvero le nostre umanità estetiche. A giudicare dalla nostra ragione, i tiri mancati sono di gran lunga la regola, le eccezioni non sono lo scopo segreto e tutto il meccanismo ripete in eterno il suo motivo, che non può essere definito melodia e infine la stessa definizione di tiri mancati è già una umanizzazione biasimevole. Ma come possiamo biasimare o lodare l’universo! Guardiamoci dall’attribuirgli mancanza di cuore o irragionevolezza o i loro contrari: non è né perfetto né bello né nobile; non vuole diventare niente di tutto ciò; non mira assolutamente a imitare l’umano! Nessuno dei nostri giudizi estetici o morali può coglierlo! Non possiede neppure l’istinto di conservazione, né altri istinti; non conosce legge alcuna. Guardiamoci bene dal dire che in natura esistono leggi. Ci sono solo necessità: non c’è nessuno che dà ordini, nessuno che obbedisce, nessuno che oltrepassa un limite. Sapendo che non ci sono fini, sapete anche che non c’è un caso: solo in un mondo di fini, infatti, la parola caso ha un senso. Guardiamoci bene dal dire che la morte sarebbe contrapposta alla vita. Il vivente è soltanto una modalità del morto, e una modalità assai rara. Guardiamoci bene dal pensare che il mondo crei costantemente qualcosa di nuovo. Non esistono sostanze eternamente durature; la materia è un errore pari al dio degli Eleati. Ma quando mai la smetteremo con la nostra cautela e la nostra circospezione? Quando non saremo più oscurati da tutte queste ombre di Dio? Quando avremo completamente dedivinizzato la natura? Quando potremo cominciare a naturalizzare noi uomini, con la natura pura, ri-trovata, ri-redenta? 1 Da: La gaia scienza, Newton Compton Editori, 1996, pagg. 125- 126. Pag. 2 Anche un viaggio di mille leghe ha inizio da ciò che stà sotto ai piedi Tao tè ching a. Anticipazioni sul senso dell’esistenza umana Lo spazio e il tempo sono concetti della mente umana. Concetti formulati molto tardivamente nella storia dell’umanità, più esattamente da quando gli esseri umani, con Homo sapiens, iniziarono a pensare e a sentire in termini di soggetto e oggetto, distinguendo se stessi dalla natura e cessando di sentirsi e di essere un tutt’uno con essa. La dicotomia soggetto-oggetto è la fonte primigenia delle antinomie, ovvero delle coppie di contrari, che rimandano ad una relazione polare tra una tesi e una antitesi, dalla cui differenza di potenziale è generato il mondo2. La coscienza umana, o funzione del reale, consiste appunto nella acquisizione della capacità di differenziare la realtà in termini di soggetto e oggetto. Storicamente e psicologicamente, la coscienza nasce, cioè viene data alla luce, quando il dualismo soggetto-oggetto si costituisce come complesso psico-relazionale autonomo. Recando in sè i germi della differenziazione, l’esercizio della coscienza feconda il mondo dando vita a nuovi mondi, e feconda l’individuo dando vita a nuovi individui. Infatti, porsi di fronte alla natura riconoscendosi come distinti da essa corrisponde a nascere una seconda volta, cioè a rinascere. Il motivo della rinascita permea di sè tutte le culture umane rette dall’esercizio della funzione del reale. Con l’esercizio della coscienza il mondo cessa di essere vissuto, per essere interpretato. L’interpretazione dell’alternanza della vita e della morte, del giorno e della notte, genera un mondo retto da relazioni. L’antinomia relazionale posta a fondamento del tutto, consiste di due modalità relazionali: l’una è data da una relazione di continuità, dove le parti sono indifferenziate, assorbite le une alle altre senza soluzione di continuità; l’altra è data da una relazione di contiguità, dove le parti sono differenziate, poste le une a fianco delle altre. La dicotomia maschio-femmina costituisce anch’essa una antinomia. La valenza psicologica assunta da questa antinomia è bene espressa dal complesso edipico. Il complesso edipico, cioè l’aspirazione ad una relazione incestuosa del figlio con la madre e della figlia con il padre, esprime la reinterpretazione psicologica dell’inconscia aspirazione all’autogenerazione. Storicamente e psicologicamente si costituisce come complesso psichico autonomo solo quando l’individualità umana, riconoscendosi come tale, cioè differenziandosi, cessa di identificarsi con il proprio inconscio3, interpretandolo. 2 Vedi ad es. la coppia YIN-YANG della tradizione taoista , la coppia PURUSHA-PRAKRITI del Sankhya nella tradizione indù, il concetto di enantiodromia in Eraclito, ecc. 3 L’inconscio, -- scrive C. G. Jung, in ‘Tipi psicologici’, Newton Compton Editori, 1993, pag. 140 -- quale sottofondo storico della psiche, contiene, in forma concentrata, l’intera serie degli engrammi che condizionano la struttura psichica attuale fin Pag. 3 Quanto questo tentativo di interpretazione sia difficile e pieno di insidie, lo prova il fatto che pur condannando e disprezzando l’usanza ancestrale, poi divenuta rituale, di bere il sangue-latte materno dei propri simili, come atto di autorigenerazione e di autogenerazione, l’essere umano civile non fa che compiere lo stesso atto, amplificato, ricorrendo all’istituzione della guerra, la legittimazione cosciente dell’autogenerazione mediante spargimento di sangue. L’acquisizione della capacità di differenziare la realtà in termini di soggetto-oggetto non fa che introdurre un motivo critico di discontinuità nella naturale relazione di continuità della madre con il figlio/a, della Terra con l’uomo/donna. Nella scissione trovano allora spazio una nuova relazione filiale, ma anche un nuovo ruolo della sessualità. Quando l’interpretazione della naturale aspirazione umana all’autogenerazione sfocia in una incalzante volontà di potenza, la storia dell’umanità diviene una storia al maschile. Infatti, per la donna-madre non sussiste alcun imperativo psicologico veramente capace di muoverla verso una volontà di potenza. Essendo protagonista naturale della gestazione della vita, la potenza è già in lei. La donna da alla luce la vita senza alcun bisogno di ricorrere alla funzione del reale. Ecco perchè la competizione tra i due sessi cesserà, o perlomeno cambierà totalmente prospettiva, solo quando sapremo come conciliare la funzione adattiva del materiale psichico inconscio, con il suo carattere totopotente e indifferenziato, con la funzione sovradattiva della coscienza, con il suo carattere parziale e differenziato, senza confonderli. Per più di due milioni di anni, la modalità comunicativa naturalmente privilegiata dagli esseri umani, nella loro relazione col mondo e con i propri simili, fu la telepatia. La telepatia comunica sensazioni. Senza il filtro della coscienza, le sensazioni sono totopotenti, cioè letteralmente capaci di apparire come vere e proprie entità dotate di carne e di ossa4. Tramite le sensazioni, gli esseri umani erano un’estensione della natura e la natura di loro, come la corteccia al legno, senza soluzione di continuità, come in un perenne e indissolubile sodalizio psichico5 e carnale. La differenza tra essere il mondo e interpretare il mondo, è simile alla differenza tra la notte e il giorno. Nella notte regnano le sagome e le ombre ma, soprattutto, i rumori e gli odori. Ciò che regnò per oltre due milioni di anni, era un silenzio rotto solo dai rumori e dai suoni della natura, di cui l’essere umano era parte integrante. Per noi, uomini e donne coscienti, avvertire la presenza di qualcosa di invisibile e inspiegabile può essere un’esperienza inquietante, a volte anche paurosa. Oggi che il paranormale va di moda e che le psicosi sono più diffuse di quanto non sembri, non abbiamo la più pallida idea di cosa vogliano dire due milioni di anni vissuti all’insegna di una relazione di continuità con il mondo e con i propri simili. Eppure, fu proprio questa la modalità esistenziale che consentì all’essere umano di adattarsi al suo ambiente adattandolo a sè. Non sorprenda allora se la telepatia fu la naturale forma di comunicazione allora vigente. Dopo la telepatia, veniva la produzione sonora, vocale e strumentale, in forma essenzialmente imitativa, il cui esercizio trovò la sua naturale e massima esplicazione nel procacciamento del cibo attraverso la caccia. dalla notte dei tempi. Gli engrammi non sono altro che tracce funzionali, segnalanti in quale modo la psiche umana ha funzionato, mediamente e con la massima frequenza e intensità. Questi engrammi funzionali, si rappresentano come immagini e motivi mitologici, che appaiono in parte identici, in parte molto simili, in tutti i popoli, ed è facile evidenziarli anche nei materiali inconsci dell’uomo moderno. Quindi è logico che fra i contenuti dell’inconscio, oltre alle immagini sublimi che accompagnano da sempre l’uomo nel cammino della vita, figurino anche tratti o elementi espressamente animaleschi. 4 Cfr. , C. G. Jung, La psicologia dell’inconscio, Newton Compton Editori, 1989, pagg. 143-144. 5 Cfr. , C. G. Jung, Tipi psicologici, Newton Compton Editori, 1993, pag. 234: . . . . per il primitivo gli oggetti sono dinamicamente vivi, carichi di materia o forza psichica (non sempre animati, come vuole l’ipotesi animistica!), quindi esercitano un effetto diretto perchè l’uomo è dinamicamente identico all’oggetto. Ecco perchè in alcuni linguaggi primitivi gli oggetti d’uso hanno un genere grammaticale vivente (il suffisso dell’essere vivo). Pag. 4 L’emergere della coscienza coincide con l’assestamento di nuove e più efficaci forme di produzione alimentare, prima con la coltivazione cerealitica e poi con l’allevamento di bestiame. Impossessandosi della produzione alimentare, l’essere umano libera parte dell’energia psichica impiegata per l’assolvimento delle esigenze legate alla sopravvivenza, e si impossessa della potenza generatrice della natura . La funzione nutrizionale di cui è naturalmente investito l’oro-faringe, cessa di essere la sua funzione dominante. La differenziazione della realtà in termini di soggetto e oggetto conduce alla differenziazione della produzione sonora, che da produzione di tipo essenzialmente imitativo diviene una produzione di tipo progressivamente cognitivo. L’articolazione della produzione vocale e strumentale non fa che trasferire parte della potenza generatrice di cui è investito l’oro-faringe (funzione nutrizionale) all’oro-laringe, il naturale strumento anatomico di cui l’essere umano dispone per la produzione di suoni. I rumori e i suoni della natura diventano così voci di un linguaggio naturale, mentre la donna viene privata del suo primato di naturale depositaria della potenza generatrice. Infatti, attraverso l’orifizio orale, la bocca, il maschio potè assumere su di sè la potenza generatrice della natura e della donna: nominando le cose, non solo se ne impossessa, ma ne legittima l’esistenza, cioè le crea una seconda volta, le da alla luce6. Ecco perchè con Homo sapiens et faber, e cioè da poco più di 20 mila anni, la storia non documentata dell’umanità andò rapidamente trasformandosi da storia al femminile, retta da una relazione di continuità con il mondo, in storia al maschile, retta da una relazione di contiguità. Di fatto, la creazione del linguaggio articolato orale sancì l’ineluttabilità di questo processo. Le culture e le società che sorsero da questo avvento, furono e sono mosse dallo stesso movente: volontà di potenza, soggiogare e addomesticare la potenza della natura e della donna, costi quel che costi. In questa versione al maschile del mondo, l’orifizio orale viene interpretato come uterovagina, la funzione fonatoria entra in competizione con la funzione riproduttiva femminile, e la coscienza assurge ad alveo della potenza generatrice della natura7. La storia documentata di questa nostra umanità, è la storia di come l’essere umano interpreta se stesso, nella tensione creata dalla differenza di potenziale tra una naturale relazione di continuità e una culturale relazione di contiguità, col mondo e con l’altro sesso. Nessuna elaborazione intellettuale o sentimentale potrà mai conciliare queste due verità psichiche ed esistenziali8. L’unica possibilità di conciliazione risiede nella comune E’ questo un tratto specifico -- scrive Mircea Eliade, in ‘Storia delle credenze e delle idee religiose’, Vol. I, Sansoni Editore, 1999, nota a pag. 184 -- delle ontologie arcaiche: gli animali e le piante incominciano ad esistere realmente a partire dal momento in cui si attribuisce loro un nome. 7 Per il neoplatonico Plotino, -- scrive C. G. Jung, in ‘Libido, simboli e trasformazioni’, Newton Compton Editori, 1993, pagg. 123, 124 --, l’anima universale è l’energia dell’intelletto. Plotino paragona l’Uno (il principio primordiale creatore) con la luce in generale, l’intelletto con il sole, l’anima universale con la luna. Plotino paragona inoltre l’Uno con il padre e l’intelletto con il figlio. L’Uno, chiamato Urano, è trascendente. Il figlio, Crono, ha il governo del mondo visibile. L’anima universale 8indicata come Zeus) appare a lui subordinata. (. . . . ) Come osserva Drews, questa è anche la formula della Trinità cristiana (Dio-padre, Dio-figlio e Spirito Santo) come fu definita nei concilii di Nicea [325, n. d. r. ] e di Costantinopoli [381, n. d. r. ]. È superfluo notare che certe sette paleocristiane attribuivano allo Spirito Santo (anima universale, luna) un significato materno. In Plotino, l’anima universale ha una tendenza alla separazione e alla divisibilità, conditio sine qua non di ogni mutamento, creazione e riproduzione (quindi qualità materna); essa è un tutto infinito di vita, tutta energia; è un organismo vivente di idee, che in essa giungono alla realtà e alla efficacia. L’intelletto è il suo generatore, suo padre, e l’anima universale porta a sviluppo nel mondo sensibile ciò che ha contemplato in lui. Ciò che è racchiuso nell’intelletto si manifesta nell’anima universale come Logos, la riempie di contenuti e la inebria, per così dire, di nettare. Il nettare, come il soma [bevanda sacra presso molti popoli della protostoria, di cui ‘il sangue di Cristo’ è la reinterpretazione in chiave cristiana, N. d. r. ], è bevanda di fecondità e di vita, quindi sperma. L’anima viene fecondata dall’intelletto (quindi dal padre). Come anima superiore è chiamata Afrodite celeste; come anima inferiore, Afrodite terrestre. Essa conosce i dolori del parto, ecc. Non per niente l’uccello di Afrodite, la colomba, è il simbolo dello Spirito Santo. 8 Cfr. , C. G. Jung, Tipi psicologici, op. cit. , pag. 254: Ma la soluzione del conflitto tra gli opposti non è data nè da una compromissione logico-intellettualistica, come nel concettualismo, nè da una valutazione pragmatica, del valore pratico di concezioni logicamente inconciliabili, ma unicamente dalla creazione o azione positiva che accoglie in sè i contrasti come elementi 6 Pag. 5 accettazione di un obiettivo parziale, quello di crescere psicologicamente, spiritualmente e moralmente, come uomini e come donne, a beneficio dell’unica esistenza in forma umana che ci è concessa: quella che noi stiamo vivendo oggi, e quella che le future generazioni vivranno domani. La mancanza di unità con l’inconscio -- scrive Jung9 -- è la fonte della sua pericolosità. Se ci riesce di creare quella funzione (o atteggiamento) che io definisco trascendente, si elimina la mancanza di unità e ci possiamo rallegrare dell’aspetto positivo dell’inconscio. Allora l’inconscio ci fornisce tutto quell’incoraggiamento e aiuto che una natura benigna può dare all’uomo in traboccante abbondanza. L’inconscio ha delle possibilità che sono del tutto precluse alla coscienza, perchè esso dispone di tutti quei contenuti psichici al di sotto del valore soglia (sub-liminali), di tutto ciò che è stato dimenticato e trascurato e, per di più, della saggezza dell’esperienza derivante da innumerevoli millenni che è riposta nei tracciati reali e possibile del cervello umano. L’inconscio è continuamente all’opera e crea combinazioni del materiale a sua disposizione il quale serve a determinare i futuri sviluppi. Crea combinazioni subliminali e in prospettiva, come la nostra coscienza, con la differenza che sono decisamente superiori, per raffinatezza e portata, alle combinazioni della coscienza. L’inconscio può quindi rappresentare per gli uomini una guida senza pari. b. Posticipazioni sul senso del fenomeno biologico terrestre Là dove la gola di una montagna era un tempo avvolta dal silenzio e dalla quiete, ora si ode il rimbombo di una cascata. Nell’immobilità di quella montagna, nel vuoto afono di quella gola, scivolando a valle con un carico di immagini l’acqua gorgogliante di un ruscello plasma il fondo del suo corso e dalle immagini estrae ricordi. Impercettibilmente e senza sosta il richiamo del mare sospende a tratti quel vortice sognante e là, nella sospensione di quel turbinio di immagini e ricordi, sedimentano dei segni, come isole relativamente stabili nel flusso caotico della corrente. Nell’immobilità di quella montagna, dalla profondità di quella gola, germoglia la vita. Sgorgato dalle insondabili profondità dell’universo, il fenomeno biologico presenta i caratteri di un dominio fisico di coerenza, vibrante e multifrequenziale, che segna il passo del proprio divenire con un processo di diversificazione non lineare, lontano dall’equilibrio termodinamico10. In quanto sistemi aperti e dissipativi, i sistemi biologici si comportano come filtri autopoietici , capaci di interferire con l’ambiente in modo plastico e selettivo, sotto l’azione prescrittiva di punti o di regioni del loro spazio delle fasi, aventi la funzione di attrattori11. necessari della coordinazione, allo stesso modo in cui un movimento muscolare coordinato comprende sempre anche l’innervazione degli antagonisti. 9 In La psicologia dell’inconscio, Newton Compton Editori, 1989, pag. 90. 10 Glossario: - Dominio di coerenza: Sistema fisico governato dalla concordanza di fase (risonanza) tra i modi oscillatori dei suoi componenti e il modo oscillatorio del campo elettromagnetico in cui sono immersi (vedi Capitolo Terzo). - Vibrante e multifrequenziale: Nella visione prospettata dalla fisica delle particelle ed elaborata dalla elettrodinamica quantistica, la realtà fisica fondamentale viene descritta come una distribuzione spazio-temporale di onde-particelle (oggetti quantistici intrinsecamente ambivalenti, noti alla fisica delle particelle come quanti, insiemi di pacchetti di energia e impulso capaci di manifestarsi sia come fenomeni ondulatori che come fenomeni corpuscolari), la cui rappresentazione più appropriata è quella di campo esteso, o campo quantistico. Le correlazioni di fase del campo esteso, innescano il processo di autoorganizzazione dell’energia e della materia. La configurazione oscillatoria del dominio di coerenza biologico, è contraddistinto da una frequenza portante (la direttrice) e dai suoi armonici (vedi Capitolo Terzo). - Non lineare: Non prevedibile, non riproducibile, irreversibile. 11 Glossario: Pag. 6 c. Considerazioni preliminari sulla fisica della realtà Dal momento che alla domanda “Qual’è l’origine ultima della vita?” le risposte non possono essere che verità parziali -- ”. . . tutti i concetti che usiamo per descrivere la natura sono limitati; non sono aspetti della realtà, come tendiamo a credere, ma creazioni della mente; sono parti della mappa, non del territorio”12 --, anzichè interrogarci sulla causa prima del fenomeno biologico ci chiediamo: in quale contesto si verifica? Secondo il fisico David Bohm13 la realtà è descritta da un altalenante intreccio di funzioni d’ordine implicate e funzioni d’ordine esplicate, una fantasmagorica danza di concentrazioni e dissoluzioni di energia e di processi che vanno e vengono da un enigmatico e bizzarro continuum spazio-temporale14. Immaginiamo uno stagno fangoso --scrive Augusto Sabbadini15-- in cui stiamo pescando. Nello stagno nuota un pesce, ma non siamo in grado di vederlo perchè l’acqua è torbida. A un certo punto il pesce abbocca. Solleviamo la canna e lo vediamo attaccato all’amo. In una situazione del genere supponiamo naturalmente che, un attimo prima di abboccare, sia venuto a trovarsi precisamente nel punto in cui c’era l’amo. Fino a un attimo fa non eravamo in grado di dire dove si trovasse: la sua posizione era per noi in un certo senso indeterminata. Ma non si trattava di una indeterminazione intrinseca, irriducibile. Essa era legata soltanto a una incompleta informazione da parte nostra su una realtà che era in se stessa determinata. (. . . . . ) Possiamo immaginare un gran numero di stagni identici con dentro l’identico pesce in tutte le posizioni possibili. Finché il pesce non abbocca, non sappiamo precisamente con quale degli stagni possibili abbiamo a che fare. Ma ciò non toglie che in ciascuno stagno possibile il pesce occupi una posizione ben definita. L’insieme degli stagni possibili si ripartisce in sottoinsiemi di stagni in cui il pesce occupa la stessa posizione. Quando il pesce abbocca, sappiamo a quale sottoinsieme appartiene lo stagno reale in cui stiamo pescando. Tutto questo è molto naturale. Immaginiamo ora che il pesce sia una particella quantistica e la canna, la lenza e l’amo siano un apparecchio che ne misura la posizione. Anche in questo caso, finchè non eseguiamo la misura, la posizione del pesce è indeterminata. Ma si tratta di una indeterminazione diversa e più radicale. Piuttosto che a un pesce normale, la particella assomiglia a un pesce solubile, che, prima di abboccare, - Sistemi aperti: Sistemi termodinamici liberi di scambiare sia energia che materia con l’ambiente. L’apporto di energia non caotica e coerente (cioè capace di produrre interferenza), produce correlazioni di fase, strutturazione della materia, ritmo (l’indice degli accoppiamenti di fase di un sistema oscillante), nel moto delle particelle, degli atomi, delle molecole, degli aggregati di molecole. Si producono tutte le combinazioni immaginabili, come gradienti e inomogeneità, fluttuazioni, strutture spaziali relativamente stabili, oscillazioni, figure e forme. - Sistemi dissipativi: Stati ordinati macroscopici della materia, lontani dall’equilibrio termico. Dissipano energia, sono autocatalitici ed irreversibili. Sono trasformazioni di regime non riproducibili ma in grado di ricorrere a funzioni di memoria (Cfr. : Fritz-Albert Popp, Nuovi orizzonti in medicina, IPSA Editore, 1985, pagg. 25-26). - Filtri autopoietici: I sistemi autopoietici sono organizzazioni autonome di componenti, in grado di stabilire legami interattivi, sono capaci di autorinnovarsi, di autoripararsi e di mantenere l’unità. L’organizzazione autopoietica, può essere definita come una rete di processi interrelati, che producono componenti in modo che i componenti (per mezzo della loro reciproca interazione), generano la stessa rete di procesi, come una unità identificabile nello spazio in cui i componenti esistono. - Spazio delle fasi: O anche spazio degli stati. La risoluzione grafica (orbite e traiettorie) che visualizza l’andamento nel tempo di un sistema dinamico. - Attrattori: Punti o regioni dello spazio delle fasi, verso cui l’andamento del sistema o di suoi sottosistemi sono attratti. 12 F. Capra, Il Tao della fisica, Adelphi, 1982, pag. 186. 13 D. Bohm, Universo mente materia, Red Edizioni, 1996. 14 A una certa scala di investigazione della materia il concetto di distanza e di alternanza, di spazio e di tempo, perdono completamente significato, dissolvendosi in qualcosa del tutto indefinibile, che la fisica contemporanea chiama continuo spaziotemporale. 15 In Universo mente materia, op. cit. , pagg. 11-12-15-16. Pag. 7 si trova diffuso in tutto lo stagno, più densamente in certi punti, meno densamente in altri. L’indeterminazione della sua posizione non è soltanto una carenza di informazione da parte nostra. Se (. . . . . ) immaginiamo un insieme di stagni identici, questa volta non c’è modo di ripartire l’insieme in sottoinsiemi di stagni con una posizione del pesce ben determinata. L’insieme è assolutamente omogeneo, rappresenta uno stato puro: in ciascuno degli stagni possibili il pesce è disciolto in tutto lo stagno. La situazione non è ulteriormente riducibile. Dove è più addensato abbiamo più probabilità di pescarlo, dove è meno addensato ne abbiamo meno. Ma la sua posizione è intrinsecamente indeterminata [come un pensiero o qualsiasi altro operatore mentale, n. d. r. ]. Ciononostante, miracolosamente, nel momento in cui il pesce solubile [pensiero indeterminato, n. d. r. ] viene pescato la sua natura diffusa istantaneamente si condensa e precipita in un pesce reale [pensiero determinato, n. d. r. ], perfettamente localizzato, appeso all’amo [. . . dei dominii della coscienza, n. d. r. ]. (. . . . ) In questa visione [carattere indiviso della realtà, n. d. r. ] l’esistenza separata di oggetti e soggetti, osservatori e sistemi osservati, è solo un’approssimazione pratica, che vale esclusivamente a un certo livello ed entro certi limiti. Già la teoria della relatività per certi versi suggeriva una visione unitaria della realtà, in termini di campi estesi attraverso tutto lo spaziotempo. La fisica quantistica rafforza questa visione, in quanto in essa sistemi che abbiano interagito fra loro a un certo istante restano per sempre inseparabilmente accoppiati. Nella teoria di Bohm la visione unitaria della realtà diviene ancora più radicale: i singoli sistemi, le particelle o gli insiemi di particelle, non esistono affatto. Essi non sono pensabili come enti separati interagenti fra loro. Sono piuttosto simili a immagini che si formano e si disfano in un caleidoscopio, o a vortici che si formano e si disfano nella corrente di un fiume. I vortici esistono solo temporaneamente e sono solo una realtà in una certa misura fittizia e arbitraria ritagliata nel flusso continuo della corrente. La sola realtà ultima è la corrente indivisibile del movimento universale. In seno a questo movimento esistono vari livelli di ordine, in generale implicati, ripiegati all’interno della corrente, non percettibili dai nostri sensi. Ma il flusso ininterrotto del movimento porta continuamente alcuni aspetti a dispiegarsi, a divenire esplicati o manifesti, percettibili, per poi tornare a immergersi nel tutto, mentre altri aspetti implicati emergono e divengono esplicati. La fisica classica, quella che studia gli oggetti macroscopici, percettibili dai nostri sensi, prende in considerazione solo il livello esplicato o manifesto del movimento della realtà. Questo livello non è ovviamente autonomo, non è retto da una legge propria: esso dipende in primo luogo dal livello sottostante, che è quello studiato dalla fisica quantistica. Ma neppure quest’ultimo, dice Bohm, rappresenta una descrizione autonoma della realtà, poichè dipende da livelli implicati ancora più profondi. Il passaggio da pesce solubile a pesce reale, per esempio, è incomprensibile al livello della fisica quantistica perchè entrambe le forme, pesce solubile e pesce reale, sono soltanto aspetti emergenti di una realtà implicata sottostante ed è in questa realtà implicata sottostante che va cercata la legge del loro movimento. d. La ridondanza adattiva Quella che viene comunemente interpretata come lotta per la sopravvivenza, altro non è che una proiezione del nostro problematico incedere, sulla via che porta, inesorabilmente, a quel punto di partenza e di arrivo: la propria finitezza e impermanenza, Pag. 8 l’unica certezza di cui disponiamo16. Una proiezione tutto sommato irritante, in parte giustificata dal timore o dal terrore di finire inghiottiti nelle fauci di un ingrato e inquietante nulla. Ma se è vero che dal nulla non può scaturire nulla --neppure un dio --, è altrettanto vero che un qualcosa non può dissolversi nel nulla. Processi e sistemi di processi che si scombinano e si ricombinano, che sfruttano la non linearità e la problematizzazione delle soluzioni17 come procedimento operativo per la engrammazione e la diversificazione dei sistemi di energia e di materia. Che pur esibendo un significativo grado di disordine, creano al loro interno come delle isole d’ordine relativamente stabili e indipendenti -- le direttrici della coerenza oscillatoria --, con funzione attrattiva sulla evoluzione del sistema , qualificano la dinamica adattiva di tutti i sistemi biologici. Anche se perturbato, anzi proprio in ragione di ciò, un sistema non lineare e dissipativo tende sempre -- entro un valore minimo e massimo di tolleranza --, a ritrovare una relativa stabilità18, esibendo un grado di adattabilità maggiore rispetto ad un sistema lineare, attraverso un procedimento operativo basato sulla problematizzazione delle soluzioni, anzichè sulla loro soluzione. In conformità con l’esigenza adattiva19, i sistemi biologici trasformano proprietà di separazione in proprietà di riunione, ricombinano e trascendono con coerenza i confini dei loro processi energetici, dando forma e spessore a strategie adattive tanto più diversificate e integrate, quanto più differenziate e restrittive sono le variabili adattive geneticamente ed epigeneticamente prescritte per la loro sussistenza. Qualora venga reso disponibile un idoneo surplus di energia -- il che accade quando il grado di competenza o di libertà esibito dal sistema, nell’assolvimento di una o più esigenze adattive, supera efficacemente il grado di competenza o di libertà richiesti --, il sistema organismo-ambiente diviene suscettibile di mutazione. Chiamiamo questo stato di surplus di energia -- fisica e/o psichica -- ridondanza adattiva, e lo definiamo come stato critico della efficacia raggiunta dalla consonanza tra procedimento operativo di problematizzazione delle soluzioni, richiesta di guadagno energetico complessivo del sistema -- massimo risultato col minor dispendio di energia --, e richiesta di compatibilità tra funzione e struttura20. . . . . la fuga dinanzi alla vita non ci libera dalla legge dell’invecchiare. Il nevrotico che cerca di sottrarsi alle necessità della vita non ne ottiene nulla e si carica soltanto del terribile fardello di una vecchiaia e di una morte assaporate in anticipo, che deve risultare particolarmente crudele per la totale mancanza di senso e di contenuto della sua vita. Se non si facilita alla libido [ = l’energia psichica - N. d. r. ] una via tesa in avanti, che accetti anche tutti i pericoli e il fatale destino, allora essa imbocca l’altra via e scava nel proprio profondo, calandosi verso l’antica speranza dell’immortalità di tutta la vita, verso la nostalgia per la rinascita. (In: Carl Gustav Jung, La libido, simboli e trasformazioni, op. cit. , 1993, pag. 348) 17 La vita biologica anzichè risolvere problemi, problematizza le soluzioni. 18 Un sistema lineare se deve sopportare una lieve perturbazione, tende a restare leggermente alterato. Un sistema non lineare, anche se perturbato, tende a tornare sempre verso una propria stabilità: ha in pratica una migliore adattabilità alle variazioni indotte dall’ambiente. 19 Parafrasando L. A. Feuerbach: La natura agisce e forma ovunque, solo in e con una connessione - una connessione che per la funzione del reale è ragione, poichè ovunque essa percepisca una connessione, trova un senso, materia di pensiero, ragione sufficiente, sistema - solo però a partire dalla necessità e con necessità. Ma anche questa necessità della natura non è cosciente, cioè non è logica, metafisica o matematica, nè, in genere, astratta - poichè gli esseri naturali non sono entità di pensiero, nè figure logiche o matematiche, bensì esseri reali, sensibili, individuali; è una necessità sensibile, e quindi eccentrica, eccezionale, irregolare, che a causa di queste anomalie appare alla coscienza contaminata da materiale psichico inconscio persino come libertà, o almeno come un prodotto della libertà. La natura può essere compresa in generale solo per mezzo di se stessa; essa è l’essere il cui concetto no dipende da alcun altro essere; soltanto per essa è valida la distinzione tra quel che una cosa è in sè e quel che è per noi; soltanto ad essa non si può e non si deve applicare alcuna misura della coscienza, anche se noi, per renderli comprensibili, definiamo e confrontiamo i suoi fenomeni con fenomeni umani analoghi, e, in genere, applichiamo ad essi espressioni e concetti desunti per il tramite della coscienza, quali ordine, scopo, legge e dobbiamo farlo per la natura stessa del nostro linguaggio, che è fodato soltanto sull’apparenza soggettiva delle cose. (Cfr. : L. A. Feuerbach, L’essenza della religione, Newton Compton Editori, 1994, pagg. 72-73) 20 Cfr. : L. Gedda e G. Brenci, Cronogenetica, EST Mondadori, 1980, pag. 31 e segg. 16 Pag. 9 L’emergere di una nuova specie biologica, di una nuova facoltà o struttura adattiva o di una nuova competenza sovra-adattiva, è resa possibile proprio dalla disponibilità di energia --fisica e/o psichica -- concessa dalla ridondanza adattiva. Ci sono voluti, ad esempio, più di due milioni di anni perchè l’essere umano potesse liberare, dal complesso di energia psicofisica impiegato per l’assolvimento delle esigenze di sopravvivenza imposte dall’ambiente, l’energia psichica necessaria, per la messa in atto delle strategie neurocomportamentali che hanno permesso alla sua innata e singolare facoltà relazionale, che chiamiamo facoltà acustico-musicale -- vedi Cap. II --, di approdare alla codificazione del linguaggio orale articolato, con tutto ciò che questo ha comportato per la storia della nostra umanità21. e. Alla ricerca di uno scopo Le configurazioni di energia relativamente autonome e indipendenti, rese disponibili nella relazione di continuità-contiguità tra organico e inorganico, e tra autoorganizzazione22 biologica e selezione naturale , vengono sottoposte all’azione discriminante delle leggi dell’interferenza, e qui trasformate in bacini di attrazione capaci di orientare il divenire biologico verso l’autorinnovamento23 e l’autotrascendenza24, secondo linee di discendenza diversificate e interdipendenti (ecosistemi). Durante il Periodo Cambriano dell’Era Paleozoica -- l’arco di tempo compreso tra circa 600 e 440 milioni di anni fa -l’andamento della diversificazione biologica approda alla formazione di una grande varietà di linee di discendenza, tra cui quella degli organismi neurologici, cioè provvisti di Tessuto Nervoso. In questa nuova linea di discendenza, dalla ridondanza di specifici flussi di informazione-energia-materia si sviluppano dei bacini di attrazione la cui azione ordinatrice, oltre che essere estrovertita per la sussistenza dell’organismo, viene anche introvertita, resa disponibile e spesa per l’assolvimento di un curioso ordine di esigenze, apportatore di una linea di demarcazione paradossale tra organismo e ambiente. Una linea di demarcazione che immette nella relazione di continuità del reale, un singolare elemento di contiguità e qui, nella sospensione di un turbinio di segni, sedimentano degli operatori neurologici, elementi prescrittivi e descrittivi capaci di regolare il comportamento filo e ontogenetico oltre che sul reagire, anche e soprattutto sul sentire. Con ciò, il mondo viene per così dire scisso in almeno uno stato che sente e perlomeno uno stato che è sentito, ma, anche, in uno stato che può essere sentito -- tesi -- e uno stato che sfugge 21 Cfr. , C. G. Jung, La libido, simboli e trasformazioni, op. cit. , pagg. 124-125: Il processo evolutivo consiste quindi principalmente in una crescente limitazione della libido primordiale, i cui prodotti erano unicamente destinati alla procreazione, alle funzioni secondarie del corteggiamento e della protezione della prole. Questa evoluzione presuppone ora un rapporto con la realtà completamente diverso e molto più complicato, una vera e propria funzione del reale funzionalmente inseparabile dai bisogni della riproduzione, vale a dire, il mutato modo di riproduzione porta con sè, come correlato, un adattamento alla realtà proporzionalmente maggiore. In questo modo giungiamo a comprendere certe condizioni originarie della funzione del reale. Sarebbe fondamentalmente errato affermare che la sua forza pulsionale è di carattere sessuale: essa era in gran parte sessuale. Il processo di esaurimento della libido primaria in attività secondarie avvenne sempre sotto forma di una sovvenzione libidica; vale a dire, la sessualità venne privata del suo scopo originario e applicata, come importo parziale, alle attività, filogeneticamente gradualmente ascendenti, dei meccanismi di corteggiamento e di protezione della prole. Questo trasferimento della libido sessuale dalla sfera sessuale in senso stretto a funzioni secondarie avviene ancor sempre. Quando questa operazione riesce senza pregiudizio per l’adattamento dell’individuo, si parla di sublimazione; quando fallisce, di rimozione. 22 La capacità dei sistemi non lineari e coerenti di creare spontaneamente al proprio interno delle isole di ordine - dominii di coerenza - con funzione di attrattori. 23 La capacità dei sistemi biologici di rinnovare e riciclare di continuo i loro componenti, conservando l’integrità della struttura complessiva (autopoiesi). 24 La capacità dei sistemi biologici di superare creativamente confini fisici e mentali nei processi di apprendimento, sviluppo ed evoluzione. Pag. 10 alla sensazione -- antitesi --, che rimane come oscurato, non accessibile alla discriminazione sensoriale. Districandosi nell’esercizio della peculiare facoltà di ricavare e assegnare significati dalla e alla sua realtà, l’essere umano crea e continuerà a creare ancora per un lungo tempo, un universo in cui possa riconoscersi, stigmatizzando la matrice dei fenomeni naturali -- di cui è e sarà comunque parte integrante e subordinata --, con connotazioni e moventi di ordine psicologico, attribuendole oltre che un senso, anche uno scopo. A nulla vale il fatto che nella realtà del divenire fenomenologico manchi tanto un senso quanto uno scopo. Se così non fosse, se il mondo dovesse languire entro criteri di bene e male, giusto e ingiusto, utile e dannoso, di tesi e antitesi, né noi né altri esseri senzienti abiterebbero lo spazio compreso tra la Terra e il Cielo, né esisterebbe alcuno spazio da abitare. Relazionarsi in modo da eccedere la realtà dell’esistere: questo sì allude a competenze distintamente umane!Questo sì rende problematico lo scarto tra una relazione priva di senso e di scopo, e una relazione dotata di senso e di scopo. E non è affatto detto che il modo di relazionarsi debba essere necessariamente di ordine intellettuale o sentimentale, tutt’altro! Nell’assunzione dei principii di ordine semantico che da un certo punto in poi -dopo più di due milioni di anni di storia dell’umanità --, qualificano l’inclinazione umana ad amministrare la propria rappresentazione interna della realtà esterna con cognizione di causa ed effetto, fluisce -- vivificante e minacciosa -- l’esigenza di riconciliarsi con una prospettiva governata dall’eccedenza di senso, la prospettiva del simbolo: riconoscere il significato della propria finitezza ed ammettere la possibilità di una misteriosa e insignificante infinitezza, al di là del bene e del male, al di là di tesi e antitesi, appunto. Storicamente, l’emergere di questa esigenza coincide con l’avvio della scissione del mondo in soggetto e oggetto. Quel primo porsi di fronte alla natura, quel primo affrancarsi da essa, che non è possibile senza presupporre una dolorosa separazione dell’animale homo da una parte di se stesso. Il momento del sorgere della coscienza, della scissione della realtà in bianco e nero, corrisponde ad una nascita psicologica colma di speranze, ma anche di incognite. Prima fra tutte, l’incognita di un orizzonte che si schiude al di là dell’utero e del seno materno, al di là dell’unica fonte di generazione e di sopravvivenza che per centinaia di migliaia di anni, ed in modo pressochè esclusivo, ha nutrito l’intera umanità: la Madre Terra ancestrale, la Dea Madre primordiale, con il suo menarca e i suoi cicli mestruali. Affrancandosi dalla madre, l’umanità esce dal suo enigmatico ciclo lunare, per interpretare se stessa in un problematico ciclo solare. Dall’Insegnamento del Maestro Ch’an Hui Hai25: Domanda: Come possiamo percepire la nostra natura? Risposta: Ciò che percepisce è la nostra natura;senza di essa non potrebbe esserci percezione. Domanda: Allora cos’è la coltivazione di se stessi? Risposta: L’astensione dallo sporcare la propria natura e dall’ingannare se stessi è (la pratica d della) coltivazione di sé. Quando la potente funzione della propria natura si manifesta questo è la ‘Realtà imperturbabile al di là della nascita e della morte’ senza uguali. Domanda: La nostra natura comprende il male? Risposta: Non comprende nemmeno il bene! Domanda: Se non contiene né il bene né il male, dove dobbiamo dirigerla quando la usiamo? Risposta: Disporre la mente sull’uso è un grande errore. Domanda: Allora cosa dobbiamo fare per essere nel giusto? 25 L’insegnamento Zen di Hui Hai, Ubaldini Editore, 1977, pagg. 99-100. Pag. 11 Risposta: Non c’è niente da fare, e nulla che può essere chiamato giusto. CAPITOLO PRIMO SULLA NATURA DEI SIMBOLI - parte prima - 1. Gli itinerari della rappresentazione interna della realtà esterna Paillard distingue due sorgenti -- scrive L. Lurcat26 -- esterne nella postura del corpo e dei suoi segmenti: le forze di gravità ed i segnali significativi provenienti dal mondo esterno. Nel primo caso, si tratta di una posizione antigravitazionale che orienta il corpo in rapporto alla direzione della forza di gravità e permette l’atteggiamento eretto, caratteristica fondamentale di tutte le specie per le quali la posizione della testa nello spazio sembra avere un ruolo essenziale. Nel secondo caso, si tratta di un atteggiamento direzionale assicurato dal gioco coordinato di tre operazioni di modificazione dell’atteggiamento fondamentale: l’alzare e l’abbassare la testa sul piano sagittale, spostamento laterale destra-sinistra sul piano orizzontale, e rotazione nei due sensi intorno all’asse del corpo 27. (. . . . )Nello spazio circostante, Leroi-Gourhan28 fa una distinzione tra spazio itinerante e spazio raggiante o radiale. La percezione del mondo circostante si realizza per due strade, l’una dinamica che consiste nel percorrere lo spazio prendendone coscienza, l’altra statica, che permette, immobile, di ricostruire intorno a sé dei circoli successivi che continuano fino ai limiti dell’ignoto. Una delle strade dà l’immagine del mondo su un itinerario, l’altra integra l’immagine delle due superfici opposte, quella del cielo e quella della terra che si congiungono all’orizzonte. 26 Il bambino e lo spazio, La Nuova Italia Editrice, 1980, pagg. 23-24-25. Cfr. , Mircea Eliade, Storia delle credenze e delle idee religiose, op. cit. , pag. 13: Basti ricordare che la posizione verticale segna già il superamento della condizione dei primati. Si può rimanere in piedi, eretti, solo in stato di veglia. Grazie alla posizione verticale lo spazio è organizzato in una struttura inaccessibile ai pre-ominidi: in quattro direzioni orizzontali progettate a partire da un asse centrale alto-basso. In altre parole, lo spazio può essere organizzato intorno al corpo umano come se si estendesse davanti, dietro, a destra, a sinistra, in alto e in basso, rispetto a tale corpo. A partire da questa esperienza originaria -sentirsi gettati in mezzo ad un’estensione apparentemente illimitata, sconosciuta, minacciosa -- si elaborano i vari mezzi di orientatio; infatti non si può vivere a lungo nella vertigine provocata dal dis-orientamento. Questa esperienza dello spazio orientato intorno a un centro spiega l’importanza delle divisioni e delle partizioni esemplari di territori, agglomerati e abitazioni, e il loro simbolismo cosmologico. (L’esperienza dello spazio orientato è ancora familiare all’uomo delle società moderne, sebbene egli non sia più cosciente del valore esistenziale di essa. ) 28 I gesti e la parola: la memoria e i ritmi, Ed. Einaudi, 1977. 27 Pag. 12 Queste due modalità di approccio esistono congiuntamente o separatamente in tutti gli animali, il modo itinerante negli animali terrestri, ed il modo raggiante negli uccelli. Il primo è legato alle percezioni muscolari ed olfattive dominanti, il secondo interessa principalmente le specie dotate di vista sviluppata. Nell’uomo i due modi sono essenzialmente legati alla vista e coesistono;hanno dato luogo a una duplice rappresentazione del mondo con modalità simultanee. (. . . . . )La motricità implica, per soddisfare il mantenimento alimentare, la polarizzazione anteriore degli organi di relazione che assicurano l’orientamento, l’identificazione spaziale, la coordinazione degli organi di prensione e di preparazione alimentare. Si crea così, dice Leroi-Gourhan, con la polarizzazione dei differenti organi, un campo anteriore nel quale si svolgono le operazioni complesse della vita degli animali con simmetria bilaterale29. Questo campo anteriore evolve, viene diviso in due territori complementari, l’uno delimitato dall’azione degli organi facciali, l’altro dall’estremità delle membra anteriori. Il campo anteriore comporta dunque un polo facciale e un polo manuale che agiscono in stretta relazione nelle operazioni tecniche più complesse30. Tanto la percezione umana del mondo, quanto la sua rappresentazione interna della realtà esterna, si realizzano per due strade, l’una estroversa (mitologicamente associata alla fase lunare crescente e all’alba, all’est ), centrifuga, che predilige il canale percettivo del conscio (il simbolo del Sole che risiede a destra è l’altro occhio, quello che vede quando gli occhi sono chiusi, il Cristo cosmico della tradizione giudaico-cristiana, che siede alla destra del Padre ), proiettata sugli oggetti esterni, che consiste nel percorrere lo spazio circostante prendendone coscienza --differenziandolo e nominandolo31--, predilige il movimento, l’attività, il pensiero speculativo e formale, il sentimento. L’altra introversa (mitologicamente associata alla fase lunare calante e al tramonto, all’ovest ), centripeta, che predilige il canale percettivo dell’inconscio, ( il simbolo della Luna che risiede a sinistra è l’altro orecchio, quello che ode quando tutti i canali percettivi vengono trascesi, lo Spirito Santo della tradizione giudaico-cristiana, che sta alla sinistra del Padre ), proiettata sull’ombra degli oggetti interni, che consiste nel ri-costruire dentro di se dei circoli concentrici che continuano fino ai limiti dell’ignoto 32, predilige il silenzio e l’immobilità, il pensiero sensibile, intuitivo e simbolico 33. Una delle due strade raccoglie l’immagine del mondo su un itinerario di incontri-scontri, l’altra integra l’immagine delle due superfici opposte, quella del Cielo e quella della Terra, che si congiungono all’orizzonte. 2. Dal conteggio al calcolo L’anno indù (360 giorni) si compone di 6 stagioni (Ritu) ciascuna di due mesi (Masas). Un mese (di 30 giorni) rappresenta un ciclo della Luna, composto di due fasi, una progressiva e l’altra regressiva, ognuna di 15 gg. (Pakshya)34. In origine, prima della coagulazione dell’Oceano -- l’Uovo Cosmico, capace di assicurare la continuazione del 29 Cfr. : CaoticaMente, Claudio Messori, Federico Ceratti Editore, 1996, Capp. 7 e 8. Le evidenziazioni all’interno del testo sono del redattore. 31 Di qui il ruolo centrale, spesso esclusivo, della vocalizzazione e degli organi fonatori nelle comunità umane rette dalla funzione del reale. 32 Cfr. : Marius Schneider, Gli animali simbolici, Rusconi Ed. , 1986, pag. 326. 33 Sulla dicotomia estroversione-introversione vedi: C. G. Jiung, Lo sviluppo dei tipi nel processo analitico, in La psicologia dell’inconscio, Newton Ed. , 1989, pag. 86 e segg. ; C. G. Jung, , Tipi psicologici, Newton Ed. , 1993; M. Schneider, op. cit. , pagg. 196-197-198 (il simbolo della spirale). 34 Cfr. : M. Schneider, op. cit. , pagg. 225-226-227. 30 Pag. 13 ciclo ininterrotto delle morti e delle rinascite --, le due facce-fasi ( tesi e antitesi ) della Luna formavano un solo Essere, tagliato poi in due da Mohini (Visnù). La statua bifronte del dio Giano -- riferisce Plinio il Vecchio (24-79 d. C. ) nella Storia naturale (XVI, trad. Nisard, pag. 434) --, recava sulle dita il numero dei giorni dell’anno: perché? Era forse il dio Giano, dio dell’anno e delle quattro stagioni nonché del tempo ( il tempo reattivo o tempo esogeno ) e dell’età ( il tempo-durata, o tempo endogeno, il chronon dei genetisti35), avvezzo al gioco della morra? Era forse un assiduo calcolatore ancora ignaro dell’uso del pallottoliere? La parola calcolo proviene dal termine latino calculus, cioé sassolino. Calcolare, equivale ad un processo di trasformazione delle proprietà di separazione in proprietà di riunione e viceversa;ma significa anche ricombinare e trascendere i confini dei. . . . sassolini, vale a dire ricombinare e trascendere i confini del nostro potere di separazione diretta -contaredelle quantità concrete. L’avarizia mi ha insegnato a contare e a mettere le dita al servizio della mia passione, dice Seneca (ca. 4 a. C. - 65 d. C. ) in una delle sue epistole (LXXXVII). Contare significa esercitare il potere di separazione diretta delle quantità concrete ed equivale, anche, a cor-rompere36. L’essere umano! Con la sua posizione antigravitazionale, che ne orienta il corpo in rapporto alla direzione della forza di gravità e permette l’atteggiamento eretto, evoca l’immagine di un segmento di retta proteso tra la Terra e il Cielo, dal piano terreno al piano celeste, dal basso verso l’alto. L’alzare e l’abbassare la testa sul piano sagittale, lo spostamento laterale destra-sinistra sul piano orizzontale, la rotazione nei due sensi intorno all’asse del corpo, sono le tre operazioni elementari di modificazione dell’atteggiamento fondamentale, quello antigravitario, che gli consentono di relazionarsi adattivamente con i segnali provenienti dall’ambiente. La relazione segue due strade, una ricava l’immagine del mondo in un processo di conteggio e di calcolo, creando manufatti dall’oggetto grezzo; l’altra integra l’immagine dei due poli verticali contrapposti, quello sottostante e quello soprastante, nell’incalcolabile e irraggiungibile orizzonte del simbolo. Da pochi, elementari moduli di base ( a rigore potremmo definire la mente come una possibilità della materia, o, viceversa, la materia come una possibilità della mente37 ), ecco allora lo gnomone, a scandire il ritmo della finitezza universale, ed ecco il menhir -- la pietra38 -- a celebrare il ritmo della misteriosa infinitezza cosmica: dove va a finire l’ombra dello gnomone che si proietta al suolo, quando il sole si trova allo Zenit. . . . o al Nadir? Cos’è più reale: lo gnomone o la sua ombra? La polarizzazione degli organi di senso -- mente inclusa --, crea un campo psicorelazionale anteriore che, evolvendo, viene suddiviso in due territori distinti ma Cfr. : Gedda-Brenci, Cronogenetica. L’eredità del tempo biologico, EST Mondadori, 1980. Dal latino rationem putare, stabilire un rapporto, con-rompere. In termini di ‘numerazione’ propriamente detta, contare gli oggetti di un insieme significa assegnare a ciascuno dei suoi costituenti un ‘segno-metafora’ - verbale, gestuale, grafico ecc. corrispondente a un numero posto nella serie naturale degli interi, cominciando dall’unità e procedendo nell’ordine fini a compimento degli elementi di questo insieme che assume così, arbitrariamente, i caratteri di una sequenza. ’Contare’ equivale allora ad introdurre un ordine di separazione sequenziale in un insieme altrimenti indiviso (non c’è ambito della nostra scienza che non applichi questo metodo operativo nella risoluzione del suo materiale di indagine e che non vi si attenga nella attribuzione di significato alla realtà, si pensi, ad esempio, alle sequenze degli avvenimenti filogenetici cui fa riferimento il darwinismo, o alle sequenze geniche cui fa riferimento la moderna microbiologia), mentre calcolare equivale a sottoporre a ricombinazione una sequenza. 37 Cfr. con il concetto junghiano di unus mundus. 38 Cfr. : Gli animali simbolici, op. cit. 35 36 Pag. 14 complementari (come la faccia bifronte del dio Giano e le due facce-fasi della Luna indù), l’uno delimitato dall’azione degli organi facciali ( gli occhi per la vista, l’oro-faringe per l’alimentazione e l’oro-laringe per l’emissione circostanziata di suoni ), l’altro dall’estremità delle membra anteriori -- mani e dita39 --, per la coordinazione oculo-manuale ma, anche, per celebrare l’ombra della misteriosa e incalcolabile infinitezza cosmica: l’Uno ha prodotto il due, il Due ha prodotto il tre, ilTre ha prodotto il Quattro. Cinque sono le dita di una mano, e nell’atto di congiungere la mano sinistra alla mano destra Tutto è compiuto: il Nord, il Sud, l’Ovest, e l’Est sono un tutt’uno nell’assenza d’ombra dello Zenit (tesi) e del Nadir (antitesi). 3. La storia dall’uno al quattro Prima della missione colonizzatrice dell’uomo civilizzato, i popoli tribali dell’Africa, dell’Oceania e delle Americhe afferravano chiaramente, ed esprimevano con precisione nel loro linguaggio articolato, solo i numeri uno, due, tre e quattro 40, gli altri restando nozioni globali, indicanti essenzialmente la pluralità materiale. Certi popoli tribali dell’Oceania declinavano e coniugavano al singolare, al duale, al triale, al quadriale e, in ultimo, al plurale. I membri della tribù australiana aranda usavano solo due nomi di numero: ninta per l’unità e tara per il paio; tre e quattro erano detti rispettivamente: tara mi ninta (due-e-uno) e tara ma tara (due-e-due). Oltre tara ma tara essi impiegavano una parola che significa molti. Gli indigeni delle isole Murray, nello stretto di Torres -- tra Nuova Guinea e penisola australiana di Capo York -- usavano la parola netat per uno, neis per due, neis-netat per tre (due-e-uno) e neis-neis per quattro (due-e-due). Oltre, essi impiegavano un termine che significava moltitudine. Altri popoli tribali occidentali dello stretto di Torres usavano i termini urapun per uno, okosa per due, okosa-urapun per tre e okosa-okosa per quattro, poi usavano il termine ras cioé una folla. Del pari facevano i botocudas del Brasile, gli indiani della Terra del Fuoco, gli abiponi che abitavano il Chaco del Paraguay, i boscimani e i pigmei d’Africa. Presso i romani, solo i primi quattro nomi di numeri sono declinabili, mentre a partire dal cinque non hanno né declinazione né genere. Così solo i primi quattro mesi dell’anno romano hanno nomi veri e propri: Martius, Aprilis ecc. ; a partire dal quinto, Quintilis, sono solo numeri d’ordine fino all’ultimo mese dell’anno arcaico: December. Si è notato ancora che i prenomi che i romani davano ai figli, erano appellativi generici fino al quarto figlio incluso; dal quinto si limitavano a chiamarli Quintus, Sextus, . . . . Octavius, . . . Decimus, mentre Quartus, per esempio, non esiste. Fatto ben noto agli storici e agli etnologi, la storia delle numerazioni scritte conferma un dato importante: uomini distanti nel tempo e nello spazio -- egizi, antichi elamiti, cretesi, hittiti, aztechi dell’America centrale precolombiana, sumeri, romani, etruschi, greci, i popoli antichi dell’Arabia meridionale e del continente asiatico, quelli del continente australe e dell’Africa centro-meridionale, insomma i diecimila esseri umani che abitavano questo pianeta molto prima dell’avvento della nostra Era cristiana --, percorsero, senza avere avuto necessariamente contatti, né diretti né indiretti, strade psico-relazionali e adattive simili, se non proprio identiche. Perché ciò possa accadere, noi sosteniamo esservi una stretta connessione prescrittiva tra, da una parte, la posizione antigravitaria fondamentale, con i suoi tre gradi di libertà (due più uno) , da cui derivano le innumerevoli possibilità relazionali umane, e, dall’altra parte, la presenza di un contenuto o materiale psichico inconscio comune, grezzo, operante, non condizionato o condizionato solo in misura subliminale da fattori di luogo, di 39 40 Cfr: M. Schneider, Gli animali simbolici, op. cit. , pagg. 344-345-346-347. Cfr. : Georges Ifrah, Storia universale dei numeri, Mondadori Editore, 1983. Pag. 15 tempo, di causa e di effetto41. Un bacino psico-energetico ancestrale, filogenetico, che rimane indifferenziatamente simile a sé stesso in tutti gli esseri umani, che prescrive i pochi elementari moduli di base sui quali si innesca il nostro comportamento adattivo e sovra-adattivo. Il contingente, l’accidentale, il variabile e il condizionato appartengono all’ambito delle molteplici modalità della percezione del mondo, contemplano l’esercizio di una operazione di calcolo e l’ambito entro il quale tale operazione ha luogo: la rappresentazione interna della realtà esterna. Al contrario, le linee prescrittive fondamentali di questo bacino psicoenergetico ancestrale restano sempre sostanzialmente identiche a se stesse, incalcolabili e immutabili, al di là del bene e del male, insignificanti e totopotenti. Le componenti strutturali primigenie della psiche -- scrive C. G. Jung42 -- hanno la stessa sorprendente uniformità di quelle del corpo visibile. Gli archetipi sono in certo qual modo organi della psiche pre-razionale. Sono strutture basilari caratteristiche eternamente ereditate, prive dapprima di contenuto specifico, che si manifesta solamente nella vita individuale, dove l’esperienza personale è rintracciabile proprio in queste forme. (. . . . ) Perciò ho chiamato gli archetipi anche dominanti dell’inconscio. Ho chiamato inconscio collettivo lo stato della psiche inconscia che consiste in queste forme dinamiche universalmente diffuse. Per il fatto di operare come propulsore prescrittivo della rappresentazione interna della realtà esterna, senza ricorrere all’uso dei mezzi speciali ed esteriori propri del calcolo e della progettazione, di tale bacino psico-energetico diciamo che trascende la forma del conoscere, assegnando alla radice della conoscenza un carattere essenziale ed universale: tutto ciò che è suscettibile di essere conosciuto al di là di tesi e antitesi, può esserlo stato e continuerà ad esserlo in egual modo da uomini diversi in tutte le epoche 43. La conoscenza formale e speculativa, si confronta con la sua radice e qui, nell’esercizio della facoltà di eccedere le linee di demarcazione tracciate dai significati e dai sentimenti -- la facoltà acustico-musicale44 -- , sedimenta il simbolo. 3.1. Dall’Uno al Due passando per il Tre: le dinamiche del Quattro In origine, prima della coagulazione dell’Oceano, le due facce-fasi della Luna formavano un solo Essere, tagliato poi in due, cioè contato. Ovvero: Uno ha prodotto due, Due ha prodotto tre, Tre ha prodotto i diecimila esseri45. 41 Cfr. Con il concetto junghiano di inconscio collettivo. In: La saggezza orientale, Bollati Boringhieri Ed. , 1992, pagg. 22-23. 43 Cfr. , C. G. Jung, La psicologia dell’inconscio, op. Cit. , pagg. 83-84: . . . . i contenuti dell’inconscio assoluto [il materiale psichico indifferenziato presente in ogni singolo individuo, indipendentemente da esso, N. d. r. ] non sono solo residui di funzioni arcaiche specificamente umane, bensì anche residui di funzioni degli antenati animaleschi dell’uomo, la cui durata è stata infinitamente maggiore dell’epoca relativamente breve che riguarda l’esistenza specificamente umana. Questi residui, se attivi, sono quanto mai adatti non solo a bloccare il progresso dell’evoluzione, ma a portare ad una regressione, finchè non è consumata la quantità di energia che l’inconscio assoluto ha attivato. L’energia può però essere riutilizzata poichè, attraverso un confronto consapevole con l’inconscio assoluto, diventa disponibile. Le religioni hanno creato in modo concreto questo ciclo energetico attraverso il culto degli dèi (i dominanti dell’inconscio assoluto). 44 Cfr. con la junghiana funzione trascendente. 45 Tao te ching, traduzione di J. J. L. Duyvendak, Ed. Adelphi, 1981, cap. XLII. 42 Pag. 16 Uno è la Realtà indifferenziata, la Relazione originaria indivisa, il Non-nato, ciò che viene impropriamente tradotto come Non-Essere. Due è il Principio della Polarità, la Tensione tra gli opposti, tra Tesi e Antitesi46. Tre è il Principio del Moto, Opposti. il Flusso orientato -- polarizzato -- della Tensione tra gli I diecimila esseri, la moltitudine dei molti, è Tutto ciò che è stato, che è e che sarà nato, differenziato in unità concrete, ricongiunto all’Uno nel Quattro, nel Quadrante che ripristina -- e secondo la tradizione giudaico-cristiana redime47 -- l’Ordine tra il Nato e il Non-nato, tra lo Specchio dei mutamenti e lo Specchio incontaminato dai mutamenti, senza-macchia. Dall’unione del Principio della Polarità con il Principio del Moto scaturisce l’Essere, la Sostanza della realtà differenziata;cosicché è detto: Il cielo e la terra e i diecimila esseri sono generati dall’Essere; l’Essere è generato dal Non-Essere48. Malgrado questo: Vacuità (Tao) 49. L’Uno il Due il Tre e i diecimila esseri -- la moltitudine dei molti in rapporto a ciò che è Uno nell’essenza (la Via taoista) e Trino nell’esistenza (la Virtù)50 -- sono, parafrasando Jung, interpretazioni dei contenuti della psiche pre-razionale. Orbite descrittive proprie dello spazio delle fasi del territorio psico-energetico umano, filogeneticamente prescritte. Creano veri e propri vortici, che si organizzano in simboli mitologici, in sé privi di contenuto univoco -- insignificanti --, ma capaci di prescrivere l’orizzonte del campo psicorelazionale anteriore e qui, nel vortice sognante di pochi elementi psicosimbolici primigeni, sedimentano dei numeri-mistici e dei numeri-idea. Il Tutto differenziato, allora, è inviluppato nella misteriosa intersezione del Nato con il Non-nato, dell’Essere con il Non-Essere, nell’infinita intersezione di due segmenti di retta 46 Cfr. , Mircea Eliade, op. cit. , nota a pag. 185: La bisessualità divina è una delle molteplici formule della totalità/unità espressa con l’unione di coppie di opposti: femminile-maschile, visibile-invisibile, Cielo-Terra, luce-tenebre, ma anche bontàcattiveria, creazione-distruzione, ecc. La meditazione su queste coppie di opposti, ha condotto in diverse religioni a conclusioni ardite a proposito tanto della condizione paradossale della divinità, che della rivalutazione della condizione umana. 47 Il messia, cioè il Quattro, ha una missione ben precisa da compiere: redimere l’umanità inconscia che ha aperto gli occhi della coscienza, dalla tentazione-volontà (di potenza) di voler assomigliare in tutto e per tutto alla Coscienza di Dio, in modo da ripristinare l’Ordine, profanato con il peccato originale, tra il Nato e il Non-nato, cioè tra l’Incoscienza dell’Uomo e la Coscienza di Dio. Infatti, Jahvè diede all’uomo questo comandamento: Tu puoi mangiare di ogni albero del giardino. Ma dell’Albero della Conoscenza del bene e del male non ne mangerai, perchè il giorno in cui ne mangiassi, di certo moriresti (Antico Testamento, 2:1617). Tuttavia il serpente riuscì a tentare Eva: No, voi non morrete. --disse--. Anzi, Dio sa che il giorno in cui ne mangerete, vi si apriranno gli occhi e sarete come Dio: conoscitori del bene e del male (A. T. , 3:4-5). Mangiando dall’Albero della Conoscenza, Adamo divenne onniscente, cioè simile agli dèì. Se avesse mangiato anche dall’Albero della Vita, sarebbe divenuto anche immortale, cioè uguale a Dio. Il testo è chiaro e categorico: Poi il Signore Iddio disse:”Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi nella conoscenza del bene e del male. Ora dunque, che egli non stenda la mano e non colga anche dell’Albero della Vita e ne mangi e viva in eterno” (A. T. , 3:22). E Dio scacciò la coppia primigenia dal Giardino dell’Eden (con il suo fiume che si divideva in quattro rami e portava la vita a quattro regioni della terra) e la condannò a lavorare per vivere. 48 Tao te ching, op. cit. , cap. XL. 49 Cfr. , Meister Eckhart, Sermoni tedeschi, Ed. Adelphi, 1997, pagg. 204-205: Dio è un nulla, e Dio è un qualcosa. Cosa è qualcosa, è anche niente. (. . . . ) Se tu vedi qualcosa, o qualcosa cade nel tuo sapere, questo non è Dio, proprio per questo, egli non è questo nè quello. Chi dice che Dio è qui o là, a quello non dovete credere. La luce che è Dio, splende nella tenebra (Gv 1, 5). Dio è una vera luce: chi deve vederlo, deve essere cieco, e deve tenere Dio fuori da ogni qualcosa. Un maestro dice: chi parla di Dio con qualsiasi comparazione, parla impropriamente di Lui. Ma chi parla di Dio tramite il nulla, parla propriamente di Lui. Se l’anima giunge nell’Unità, e là perviene ad un puro annientamento di se stessa, là essa trova Dio come in un nulla. Parve ad un uomo, come in un sogno - ma era un sogno ad occhi aperti -, di diventare gravido del nulla come la donna lo è di un bambino, ed in questo nulla fu generato Dio; era il frutto del nulla. Dio fu generato nel nulla. 50 Tao te ching: Il Libro della Via e della Virtù. Pag. 17 orientati, polarizzati: una croce51 di coordinate psico-simboliche che avvolgendosi su se stessa in guisa di spirale descrive l’eterno vortice dei mutamenti, il ciclo cosmico di morti e rinascite. L’una e l’altra stanno ad indicare gli orientamenti52 di una relazione gerarchica, di una polarizzazione implicata nella relazione tra il Nato e il Non-nato, nella cui intersezione risiede l’origine del Tutto differenziato, esplicato. Intersezione che divide la rappresentazione cosmica -- simbolico-mitologica -- della Realtà fenomenica -- metaforica --, in Quattro settori: una coppia di antinomie di ordine spaziale -- sopra-sotto, davantidietro, dentro-fuori --, e una coppia di antinomie di ordine temporale -- prima-dopo, staticodinamico, mutevole-immutevole --, dalla cui combinazione scaturiscono tutte le rappresentazioni interne della realtà esterna consentite dalla investigazione e dalla conoscenza formale, finita. Uno ha prodotto due, Due ha prodotto tre, Tre ha prodotto Quattro: così è il Cristo cosmico della tradizione cristiana. Cristo sulla Croce rappresenta il segreto fattore che ri-unisce l’uomo finito all’Uomo infinito, la Terra al Cielo. Lui, la pietra filosofale degli alchimisti. Raggiunto e compiuto il Quattro la numerazione mistico-simbolica s’arresta: il Quattro segue al Tre (Uno-e-Due) per contare la distinzione tra l’Uno manifesto, Nato, e l’Uno immanifesto, Non-nato. L’Uno-non-nato ha prodotto il Due come conseguenza del Tre, dalla cui unione scaturisce l’Uno-nato, cioé il Quattro, ovverosia: Uno-e-Tre produce Quattro attraverso il Due, dove la e -- particella di congiunzione -- lega Tesi-e-Antitesi nell’eccedenza di senso di un vincolo vuoto, misterioso. Con il Quattro, o moltitudine dei molti nell’Uno, la numerazione psico-simbolica s’arresta, basta, non c’è altra lecita operazione di calcolato conteggio necessaria alla realizzazione di una compiuta rappresentazione interna della realtà esterna: in accordo con il principio del massimo risultato con il minimo sforzo, il sistema psico-energetico umano ricava dalla funzione catalizzatrice del simbolo vivo, un guadagno energetico complessivo impareggiabile e insostituibile. 3.2. Morte e rinascita nella Croce In un segmento di retta inciso su, o ricavato da, un oggetto concreto -- legno, pietra, osso, carta, terra, gesto, pensiero. . . schermo --, che assumendo su di sè il segno53 di un legame54 indelebile e supremo con la Realtà, lo affermi, Homo sapiens investe la propria volontà di potenza e lo nomina, chiamandolo il Grande Ente Primordiale, il FalloTotem cosmico, il Dio (uno-e-trino: Padre-Figlio-Spirito Santo) Creatore del Cielo e della Terra, Ishwara (uno-e-trino: Brahma-Vishnu-Shiva), l’Elemento maschile, lo Scettro che, ripiegato su se stesso (la croce ansata)55 in guisa di spirale-circolare (la sommità del bastone papale), Tutto avvolge e contiene. Il Grande Utero, la Madre cosmica, l’Elemento femminile, la Vuota-Oscurità che in sé custodisce e preserva i germi della luminescenza (la cronologia, o era della luce56 , vale a dire l’età, di cui è custode il dio Sul significato mitologico della croce vedi anche: Marie-Louise Von Franz, L’ombra e il male nella fiaba, Bollati Boringhieri, 1995, pag. 39 e segg. 52 Cfr. : M. Schneider, Gli animali simbolici, op. cit. , pag. 326. 53 Sul significato simbolico di segno/segnare/in-segnare vedi: Giovanni Schembari, Scienza orientale e tradizione occidentale, Fratelli Melita Editori, 1988, pag. 186 e segg. 54 Ibid. , pagg. 31-32-33, 182. 55 Cfr. : C. G. Jiung, La libido, simboli e trasformazioni, op. cit. , pagg. 242-243. 56 Ibid. , pag. 224 e segg. 51 Pag. 18 Giano e, forse, anche la radiazione luminosa inviluppata nel corpo nero della fisica di inizio secolo), della segreta conoscenza, unica e universale. Un segmento di retta, un dito orientato tra la Terra e il Cielo che, ripiegandosi su se stesso, si dispone a Cerchio: le due facce-fasi della Luna ri-unite nella intersezione di due segmenti di retta (l’asse orizzontale e l’asse sagittale dell’atteggiamento direzionale umano), la quadratura del cerchio (combinazione dinamica del movimento di flessoestensione con quello latero-laterale, intorno all’asse longitudinale, da cui scaturisce l’avvolgimento e lo svolgimento del movimento rotazionale), la Croce. Ovvero: le due Maria del Nuovo Testamento57, l’una immacolata, senza macchia, non-nata, predestinata per l’Immacolata Concezione, Maria la Madre di Gesù, il lato vuoto-e-oscuro della Luna; l’altra segnata, vale a dire in-segnata dalla Parola di Dio, dal Logos Redentore, ri-nata nel sacrificio iniziatico battesimale, Maria Maddalena, il lato illuminato della Luna. Loro, la Madre e al tempo stesso il Seme dell’Auto-Concepimento, che accoglie in sé la Morte e la Resurrezione del Figlio. Lei, Madre dell’Abisso, del Burrone del Mondo, del Quattro, Lei: Uno nell’essenza, la Via, cioé Dio 58, che regolandosi sulla Virtù, il Trino nella sostanza, Padre-Figlio-Spirito Santo, dona il suo Frutto al Mondo sino al giorno della Sua Resurrezione. In Lei e da Lei il Quattro ri-sorge al Cielo, al Non-nato59. 3.3. Il Ventre cosmico e il ventre umano Come nei calcoli le dita di quelli che contano possono valere diecimila o l’unità -- scrive Plutarco60 -- così i favoriti del re possono essere tutto o quasi niente. È forse il Cristo storico un seminatore di zizzania che s’intende solo di divisioni da uno a cinque quando dice61 (Luca:12, 49): Io sono venuto a portare fuoco sulla terra, e come sono contento che già sia acceso. Ho da ricevere un battesimo, e come non vedo l’ora che si compia. Credete che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, no, vi dico; divisione, invece. Infatti d’ora innanzi cinque in una sola famiglia saranno divisi: tre contro due e due contro tre saranno divisi, il padre contro il figlio e il figlio contro il padre, la madre contro la figlia e la figlia contro la madre, la suocera contro la propria nuora e la nuora contro la suocera. Infatti, non c’è peggior sordo di chi non vuole ascoltare, ammonisce Cristo. Quando la rappresentazione interna della realtà esterna, si affranca dall’umanità che eccede se stessa nel ventre cosmico del simbolo, l’inconscio, ciò che subentra all’orizzonte è l’umanità rastrellata dal concretismo del ventre umano -- troppo umano -del significato e del sentimento, l’apparato digerente del conscio: ognuno diventa quello che pensa e, troppo spesso, quello che mangia. Conciliare il ventre del simbolo con il ventre del significato e del sentimento, subordinando questo a quello in un processo esperienziale che ecceda la trasformazione delle proprietà di separazione in proprietà di riunione e affermi la centralità del primo nella relazione con la vita, e quella del secondo nella relazione con la sussistenza, costa fatica e sacrificio, anzi, può comportare un vero e proprio dramma -- iniziatico -- di morte e 57 Cfr. : il motivo delle due madri, in C. G. Jung, La libido, simboli e trasformazioni, op. cit. , pagg. 285-286. Dio si forma e si dissolve, dice Meister Eckhart (in: ‘Sermoni tedeschi’, op. cit. , pag. 79), ovvero: Dio è il principio energetico primordiale, psico-fisico, il Principio di Potenza. 59 Secondo i canti della Vergine conservati nella letteratura etiopica, Cristo è nato dalla Voce del Padre come le api nascono dalla voce della regina (notazione tratta da M. Schneider, Gli animali simbolici, op. cit. , pag. 230). 60 Plutarco, Vite degli uomini illustri (citazione tratta da Storia universale dei numeri, op. cit. , pag. 90). 61 I Vangeli, Orsa Maggiore Editrice, 1993. 58 Pag. 19 rinascita. Fu proprio questo il dramma che l’uomo chiamato Gesù di Nazareth, volle vivere perché fosse lasciato in eredità a quella parte di umanità che solo un sacrificio esemplare, il martirio sulla croce di un uomo miracoloso compiuto nel nome di un Dio illimitatamente misericordioso, poteva risvegliare dall’ottundimento e dalla superstizione del cinque. Là, nel varco aperto attraverso il costato dalla lancia di un centurione romano, si riaccende la speranza di intravvedere l’orizzonte dell’umanità, il suo ventre cosmico, lo specchio senza macchia, la grotta dalla quale il Cristo cosmico -- la Croce, il Quattro, la Dea Madre -- ri-sorge al Cielo, al Non-nato. Lui: un Re dei re che l’Uno nell’essenza e Trino nella sostanza sospende tra la Terra e il Cielo. Attenendosi al Non-nato, di costoro si dice che agiscano come la prua di uno scafo che solca la superficie increspata dell’acqua lasciando l’Oceano inalterato dietro di sé: wu-wei, la pratica della non-azione, la Via dell’azione in cui tutto è compiuto, senza essere contato. Lucide acque profonde luna d’autunno Sul lago del Sud si colgono bianche ninfee I fiori a festuca flessibili pare che vogliano dirci qualcosa Ahimé che li uccide la nostra barchetta oscillante. . Li Po (701-762 d. C. )62 Contare significa esercitare il potere di separazione diretta delle quantità concrete ed equivale, anche, a cor-rompere. Li Po, poeta e scrittore cinese della Dinastia dei T’ang (618-905 d. C. ), visse in un periodo di guerre fratricide che costarono la vita a circa trenta milioni di persone. La poesia riportata è intitolata Canto del lago , tratta da: Liriche cinesi, a cura di Giorgia Valensin, Einaudi Editore, 1974. 62 Pag. 20 CAPITOLO SECONDO SULLA NATURA DEI SIMBOLI - parte seconda - 1. Che cosa sono, in fondo, le verità degli uomini?Sono gli errori inconfutabili degli uomini63 Oggi nessuno metterebbe in dubbio la sfericità del pianeta che abitiamo: la Terra, una volta piatta, oggi è sferica. Le culture rette dalla volontà di potenza di Homo sapiens sapiens, pullulano di queste come di altre proposizioni assiomatiche, spesso 64 tautologiche, variamente dimostrate e variamente accettate come verità assolute . Solo a posteriori arrivano, malgrado tutto, le smentite, parziali o totali. Errare umano est, perseverare è diabolico , la coercizione a ripetere a lungo andare ha sempre fatto dei danni . Affermare che la Terra è sferica, come se l’essere sferica fosse un fatto incontestabilmente indipendente da chi lo stabilisce e dai parametri da lui fissati per desumerlo, ha la sua utilità, ma nasconde anche un certo grado di subdola megalomania che, se non mi inganno, invidia a Dio il suo primato sulla creazione del mondo. Qual’è allora il giusto ruolo -- scrive il fisico David Bohm65 --, dell’incorporare fatti in ordini, misure e strutture di teorie preesistenti? Qui è importante notare che i fatti non vanno considerati come oggetti indipendentemente esistenti, che troviamo nei nostri laboratori. Un fatto è piuttosto ‘ciò che è stato fatto’: in un certo senso siamo noi che ‘facciamo’ il 63 F. W. Nietzsche, La gaia scienza, Newton Compton Editore, 1996, pag. 160. Più in generale, concordiamo con Aldo Carotenuto - dalla sua introduzione a Elementi di Psicologia, di C. G. Jung, Newton Compton Ed. , 1995, pag. 10 - nel ritenere che: Chiunque affermi di aver trovato leggi assolute per un sistema di comprensione del mondo, dice in realtà semplicemente di aver compreso se stesso rappresentato in una inconsapevole proiezione sul mondo. 65 Universo mente materia, op. cit. , pag. 196. 64 Pag. 21 fatto. Vale a dire che, a partire dalla percezione immediata di una situazione reale, la trasformiamo in fatto dandole un ordine, una forma e una struttura con l’aiuto dei nostri concetti teorici. Per esempio, servendosi dei concetti d’ordine dominanti nell’antichità, gli scienziati furono portati a ‘fare’ il fatto delle orbite planetarie, descrivendole e misurandole in termini di epicicli. I fatti della fisica classica sono invece ‘fatti’ sul modello di ordine delle orbite planetarie descritte in termini di posizioni e di tempi. I fatti della relatività generale sono ‘fatti’ in base all’ordine della geometria riemaniana e alla misura che risulta da concetti come quello di curvatura dello spazio. Nella teoria quantistica, i fatti sono ‘fatti’ in base all’ordine dei livelli energetici, dei numeri quantici, dei gruppi di simmetria, e così via, insieme con opportune misure (per esempio, sezioni d’urto, masse e cariche di particelle, eccetera). I cambiamenti di ordine e misura nella teoria portano in ultima analisi a nuovi modi di sperimentare e a nuovi strumenti, che a loro volta portano a ‘fare’ fatti di nuovo tipo corrispondentemente ordinati e misurati. Assolutizzare un paradigma investigativo e interpretativo, per poi argomentare a sostegno della veridicità dei postulati o dei fatti desunti, è deleterio. Tanto deleterio che intere generazioni votate all’infallibilità della scienza esatta, pur stabilendo la sfericità della Terra continuano a percorrerla in lungo e in largo tornando immancabilmente al punto in cui inciampano nelle trappole, spesso letali, che hanno disseminato strada facendo. A cosa gli è servito stabilire che la Terra è sferica? Per questi cultori dell’infallibilità scientifica, investigare la realtà è un comportamento talmente radicato nella volontà di potenza, che non capiscono più dove si trovano quando investigano, probabilmente al di là, un luogo posto da qualche parte in alto perché, pare, dall’alto si ha una veduta più ampia. Un volo ad alta quota che ha dei costi disastrosi. In nome del miracolo economico, ad esempio, -così scientificamente e tecnologicamente impregnato di narcisistico benessere --, nel giro di una manciata di decenni il pianeta è stato trasformato in una gigantesca pattumiera tossica galleggiante nello spazio -- presto dissemineremo spazzatura anche lì, anzi lo stiamo già facendo --, ed entro pochi anni anche la manipolazione scientifica e tecnologica della nascita e della morte trasformerà il miracolo della vita in un mitico miracolo economico. Di altre tendenze dovettero essere i molti rappresentanti umani che in tempi assai remoti -- in un periodo di tempo compreso tra circa 150 e 20 mila anni fa, dalle tarde culture totemiche alla cultura megalitica --, e per migliaia di generazioni abitarono il pianeta, ben prima dell’avvento di una qualsiasi era di redenzione o civiltà di lumi e di scienza 66. Per loro non c’erano fatti ma solo ritmi e suoni. Secondo l’antropologo F. B. Livingstone (1973)67 , ad esempio, i membri della specie Homo sapiens, molto prima di parlare , cantavano. 2. Ciò che gli uomini odiano è di essere orfani, abbandonati, indigenti 68 L’assurdità dell’ipotesi di un remoto contatto con forme di vita extraterrestri, apportatori dei rudimenti di una civiltà tecnologica altamente avanzata, non merita commenti. 67 Citato in: Il bipede barcollante, di P. V. Tobias, Einaudi Editore, 1992, pag. 61. 68 Tao te ching, op. cit. , cap. XLII. 66 Pag. 22 Le cronospecie o specie consecutive umane vengono ordinate, da quella più antica a quella attuale, come: Homo abilis, H. erectus, H. sapiens. La comparsa della famiglia umana viene fatta risalire al Pliocene con il genere H. abilis, tra 2. 5 e 1. 3 milioni di anni fa, l’epoca più recente del Periodo Terziario dell’Era Cenozoica: ma da dove proviene H. abilis? La discussione tutt’ora in corso circa il grado di parentela da assegnare ai due generi classificati rispettivamente come Australopithecus -- ominoidei vissuti tra 4-5 milioni di anni fa, sul finire del Miocene e l’inizio del Pliocene --, e come Homo, verte a favore di una quasi unanime concordanza di opinioni: Australopithecus andrebbe considerato come genere ancestrale a Homo, ovvero i due generi stanno in una stretta relazione di parentela come specie filogeneticamente consecutive, della stessa linea di discendenza filiale. Un’altra considerazione che affascina -- scrive il paleoantropologo P. V. Tobias69--, [oltre quella secondo la quale la famiglia Homo poteva aver compreso anche membri provvisti di un encefalo più piccolo, n. d. r. ] e che dovrebbe renderci più umili, è che i nostri progenitori furono palesemente ominidi sotto altri aspetti prima di esserlo sotto quello dell’espansione encefalica. Con i suoi denti simili all’uomo, il sorriso di un australopiteco era essenzialmente un sorriso umano, ben diverso dal ghigno pauroso cui si atteggia il volto delle antropomorfe. Ancor più impressionante era la somiglianza della pelvi di ‘Australopithecus africanus’ con quella dell’uomo: era, senza dubbio, la pelvi di una creatura che camminava eretta, e non quella di un animale che camminava piegato in avanti, prevalentemente appoggiandosi sulle nocche, come quasi tutte le antropomorfe. C’è da domandarsi se il nostro antropocentrico Io non rimarrà troppo offeso dalla constatazione che siamo stati umani nei nostri lombi - e nel nostro sorriso - prima ancora di esserlo nel nostro cervello, per non parlare di quanta acqua al mulino di Freud ciò avrebbe portato. Alcuni potrebbero anche dire: “Fortuna che queste cose non le ha mai sapute, perché, anche senza queste, con le sue speculazioni sul funzionamento del nostro cervello ci ha già cacciato tutti quanti in un bel vicolo cieco!”. Dal momento che le. . . . speculazioni avanzate da P. V. Tobias sono largamente condivise, per gran parte degli studiosi di filogenesi contemporanei -- direi piuttosto per questi ortopedici della filogenesi --, gli antenati in questione -- essendo così incerti e animaleschi ognuno li sceglie ad immagine e somiglianza di ciò che emerge dal proprio inconscio --, sarebbero dunque delle antropomorfe evolute70 . La rappresentazione interna della realtà esterna da cui scaturiscono queste come altre speculazioni e fatti, correntemente accettati come veri, attribuisce al divenire filogenetico una successione di tipo causale, progressivo, lineare e misurabile di fasi o tappe o traguardi evolutivi. Una visione -- darwiniana -- ben lontana dalla nostra, che è invece basata sulla diversificazione frequenziale e non lineare, dei sistemi energetici biologici intesi come sistemi oscillanti. Qui, il divenire filogenetico è esperito, per un verso, nella diversificazione non-lineare di accadimenti evolutivi, prescritti dall’esigenza adattiva e descritti dalla relazione tra auto-organizzazione e pressione ambientale -- selezione naturale --, e, per l’altro verso, da relazioni di interferenza tra configurazioni energetiche coerenti, o domini biologici di coerenza oscillatoria. L’evoluzione biologica -- scrive Fritz-Albert Popp71 -- sarebbe la continuazione dell’evoluzione della materia, la quale comincia con le perticelle elementari, passa per gli atomi e le molecole e coinvolge organuli, cellule, aggregati, organismi, esseri viventi, società, in regioni di volta in volta diverse e sempre più ampie dello spettro 69 70 71 Il bipede barcollante , op. cit. , pag. 82-83. Sul concetto di evoluzione vedi: David Bohm, Universo mente materia , op. cit. , pag 278. In: Nuovi orizzonti in medicina, op. cit. , pag. 106. Pag. 23 elettromagnetico ed in spazi di tempo defferenti. [Inserire qui di seguito il diagramma con didascalia tratto da pag. 107 del libro di F. A. Popp] In un mondo fatto di cause e di effetti ordinati linearmente e perturbati casualmente, invece, non poteva mancare una teoria evoluzionista, -- quella darwinista e neodarwinista appunto --, che alla mano demiurgica della fede creazionista opponesse la mano arboricola -- le ramificazioni genotipiche e fenotipiche dell’albero genealogico evoluzionista -- della fede scientista: ma da dove scaturisce questo rifiuto viscerale e comune all’ipotesi che il pianeta terrestre accolga, in fin dei conti, degli orfani. Individui e generazioni di individui la cui discendenza filiale a un certo punto viene assorbita, irrimediabilmente, come una goccia nell’oceano, da una radice insignificante e incalcolabile? Cosa si oppone al sospetto che qualsiasi espressione -- esplicazione -della realtà fenomenica, possa essere una condizione prescrittivamente e non descrittivamente latente -- implicata -- nella dinamica relazionale posta a fondamento di questo universo? Può la famiglia umana considerarsi favorevolmente imparentata tanto con un lombrico quanto con un buco nero, riconoscendo ai propri diretti antenati ciò che è di una relazione filiale e al proprio Universo ciò che è di una relazione, tutto sommato vacua e oscura, ma decisamente capace? Se la nostra linea di discendenza deve essere strutturata sul fatto di una somiglianza tra lombi -- o tra denti --, illudiamoci che assomiglino a quelli della Naomi Campbell di turno: fatto più fatto meno, meglio un antropocentrico Io ispirato a lei che ad Australopithecus africanus e a quella schiera di emeriti scienziati, così realisticamente aggirati dalla loro volontà di potenza, da non trovare niente di meglio da fare che assumerlo come nostro antenato. 3. La più grande musica ha il suono più sottile 72 Con H. abilis, dunque, la specie umana fa il suo ingresso nel panorama del vivente. Nel periodo di transizione tra Pliocene e Peistocene, in un lasso di tempo che va dal Periodo Terziario dell’Era Cenozoica al Periodo Quaternario dell’Era Neozoica -- tra 1. 5 e 1 milione di anni fa circa --, il genere H. abilis -- i cui resti fossili sono stati rinvenuti in Kenia, Etiopia, Tanzania e Sudafrica -- lascia il passo a quello di H. erectus, i cui resti fossili sono stati rinvenuti in Africa, Asia, Europa. Successivamente, in un periodo di tempo compreso tra 150 e 100 mila anni fa, a H. erectus succede il genere H. sapiens, di cui si ha traccia in tutto il mondo. La fase di insediamento e di espansione di H. sapiens sapiens, il tipo umano attuale, viene collocata in un periodo di tempo compreso tra 50 e 40 mila anni fa, durante il Pleistocene recente. È opinione unanimamente condivisa che i caratteri distintivi della specie umana siano sostanzialmente tre: - la stazione eretta e la deambulazione bipodalica; - l’ideazione e la fabbricazione di utensili; - la produzione e la modulazione circostanziata del suono vocale e strumentale, da cui discende la sua articolazione in linguaggio orale e musicale. Di queste tre aree di competenza umana, la terza è quella su cui intendo richiamare l’attenzione del lettore di queste pagine. 72 Tao te ching, op. cit. , cap. XLI. Pag. 24 Parlando di produzione e modulazione del suono orale e strumentale, non solo parliamo di una emissione circostanziata di progressioni sonore ma, fatto ben più rilevante, alludiamo alla presenza di una innata facoltà acustico-musicale, che fa dell’essere umano un essere polifonico e poliritmico, dotato cioé di una attitudine all’uso del registro acustico-musicale, nella relazione adattiva e sovradattiva col mondo, talmente ridondante da renderla quasi equivoca. La vasta gamma di suoni riproducibili dalla voce umana, è il risultato di un sorprendente intreccio di correlazioni anatomofunzionali tra cavità addominale, diaframma, cassa toracica, laringe, faringe, naso, palato, arcate dentarie, lingua, guance, labbra. Il tutto presieduto da una raffinata competenza neuropsicologica per la vocalizzazione, la modulazione della ventilazione, l’articolazione dei suoni, la fonazione, l’intonazione, la progressione melodica, la qualità acustica, la scansione sonora, il ritmo e il timbro del suono emesso, la sua estensione, l’enfasi, e così via. Se è noto che la motricità extrauterina con la quale si cimenta il neonato, trae dalla motricità fetale parte della competenza necessaria per l’organizzazione antigravitaria della stazione eretta e della deambulazione bipodalica -- lasciando all’incontro con il terreno73 e alla via imitativa74, il compito di rendere operativo l’esercizio delle funzioni locomotorie geneticamente accreditate per l’assolvimento di tale esigenza adattiva --, più incerta è l’identificazione dei patterns e degli eventi ontogenetici, che in ambiente intrauterino preparano il nascituro al futuro esercizio di quella emissione circostanziata di suoni, che chiamiamo vocalizzazione e lallazione. In particolare, essendo accertato che tanto l’esercizio neonatale della vocalizzazione e della lallazione, come quello della esordiente motricità extrauterina, godono di presupposti e di facilitazioni filogenetiche troppo ridondanti e pronte all’uso per non rispondere ad esigenze adattive essenziali, la domanda che ci poniamo è la seguente: a quali esigenze adattive devono rispondere i presupposti filogenetici, sui quali si innesta l’esercizio della vocalizzazione e della lallazione? Non certo alla produzione linguistica propriamente detta o, se così fosse, dovremmo convenire che oltre a beneficiare dell’indubbio vantaggio di non dovere imparare a camminare -- così come gli uccelli non devono imparare a volare e cinguettare --, l’essere umano non debba nemmeno imparare a destreggiarsi in discipline come il pattinaggio artistico, il salto con l’asta o la danza acrobatica, il che è notoriamente falso: l’acquisizione di una competenza neuro-psico-motoria per la trasformazione della emissione circostanziata del suono -- vocalizzazione e lallazione --, in linguaggio orale articolato -semanticamente, lessicalmente, sintatticamente --, presuppone un processo di ideazione, integrazione e apprendimento, che deve necessariamente realizzarsi ben oltre il puro e semplice esercizio imitativo, eccellentemente prescritto ed espletato senza l’intervento di alcuna coscienza che calcoli la rappresentazione interna della realtà esterna, nei termini di soggetto-oggetto e di causa-effetto. Respirare, deglutire, produrre e modulare suoni in modo circostanziato, muoversi autonomamente e adeguatamente, sono funzioni che non possono essere, di norma, subordinate all’iter dell’apprendimento cognitivo, ai tempi della ideazione e 73 Nella specie umana , il tempo endogeno o tempo-durata o chronon, geneticamente prescritto per la strutturazione ontogenetica della competenza antigravitaria necessaria alla stazione eretta e alla deambulazione bipodalica, è di circa sette anni dalla nascita: se durante i primi sette anni di vita, l’individuo non avrà avuto modo di relazionarsi opportunamente con il terreno , la competenza motoria per il cammino non potrà più essere conseguita e l’individuo non camminerà mai. 74 La straordinaria importanza del modulo comportamentale imitativo -- geneticamente indotto e prescritto per esigenze di economia del sistema psico-energetico umano --, nella relazione con l’ambiente, risulta evidente, ad esempio, in sede riabilitativa, quando il soggetto alle prese con un certo deficit neuropsicomotorio, deve faticosamente destreggiarsi nella difficile impresa di imparare come eseguire un compito, semplice o complesso -- respirare, stare in piedi, camminare, parlare, manipolare, vestirsi, orientarsi, eccetera -, che l’individuo normale -- lui stesso prima del danno neurologico --, esegue automaticamente, o dopo il semplice esercizio imitativo, eventualmente seguito da opportuna elaborazione e integrazione. Pag. 25 discriminazione raziocinante -- se così non fosse la specie umana non esisterebbe neppure --. Il loro esercizio si realizza nella semplice interazione con l’ambiente, sulla base di prescrizioni genotipiche e fenotipiche proprie della specie umana, hic et nunc. Cosa dire dunque dell’esigenza adattiva filogeneticamente ascritta alla nostra facoltà acustico-musicale -- o prerequisito neuropsicomotorio, per l’emissione e la trasposizione sonora, vocale e strumentale, di una Gestalt di scansioni acustiche, che fa dell’essere umano un essere poliritmico e polifonico --, e fenotipicamente evidenziata dalla disponibilità di un sistema fonatorio tanto raffinato quanto versatile? Cosa dire del fatto che solo in campo matematico e musicale è dato avere dei ‘bambini prodigio’75? Cosa dire del fatto che non è indispensabile possedere il senso dell’udito, né per ascoltare né per fare musica? Se svincoliamo l’identificazione del fatto musicale, dal pregiudizio che per essere tale debba essere ordinato entro una metrica tonale codificata, né che possa essere conseguito al di fuori di un calcolato esercizio di solfeggio, la risposta alla nostra perplessità ce la suggerisce Marius Schneider76 : la funzione adattiva filogeneticamente ascritta alla straordinaria facoltà acustico-musicale umana, consiste precisamente nel poter ridurre le dimensioni dello spazio sul piano acustico -- la musica conosce l’altezza, la profondità, l’ampiezza, il movimento, l’armonia --, ed esprimere tutte le proprietà qualitative, intensive ed estensive dei fenomeni senza ricorrere all’uso del pensiero speculativo. L’innata attitudine acustico-musicale umana, non solo accoglie in sé, ma in più consente l’ideazione (pre-razionale), la produzione e la riproduzione (imitazione) sonora di tutte le scansioni acustiche e matrici ritmiche che, come diremo, configurano l’intrinseca qualità dinamica della realtà fenomenica. L’individualità umana, molto prima di esibire una competenza per il linguaggio calcolato nell’ABC o nel solfeggio, incarna un essere polifonico e poliritmico, capace di relazionarsi adattivamente con l’ambiente facendo ricorso ad una attitudine fortemente ed efficacemente autonoma dalla relazione di contiguità con l’ambiente stesso, una attitudine essenzialmente intuitiva e imitativa, prerazionale, che si svolge precisamente sul piano acustico, il piano naturale del simbolo, inteso come la eco (l’inconscio assoluto) dell’intrinseca capacità di risonanza -relazioni di fase (vedi Cap. III) --, del reale (il conscio). Sebbene l’eco sembri figlia del suono -- scrive M. Schneider77 --, la sostanza del suono si realizza e si percepisce solo nell’eco. Essendo l’universo una unità binaria (una diade), ogni fenomeno o ogni tesi si limita e si determina con la sua antitesi. Ogni tesi riceve anche la sua realtà cosmica dalla sua antitesi. Tesi e antitesi [i due fattori dell’antinomia, n. d. r. ] costituiscono due fattori analoghi, ma invertiti78 l’uno rispetto all’altro. In un modo generale, l’antitesi è lo specchio o il complemento necessario della tesi, salvo se si tratta del suo aspetto puramente acustico. Nell’ambito acustico, tesi e antitesi - suono ed eco si riflettono senza essere invertite, mentre su tutti gli altri piani l’antitesi si riflette rovesciata rispetto alla tesi. Da L’insegnamento Zen di Hui Hai79 : Il lettore troverà degli interessanti esempi di questa relazione tra matematica e musica nel libro di Oliver Sacks: L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello, Adelphi Edizioni, 1991, in particolare, I gemelli, cap. XXIII. 76 Gli animali simbolici , op. cit. , pag. 23 e segg. (modificato). 77 Ibid, pag. 328. 78 Sul processo di inversione vedi: Marie-Louise Von Franz, L’ombra e il male nella fiaba, Bollati Boringhieri, 1995; della stessa autrice, Il mito di Jung, Bollati Boringhieri, 1990, in particolare ai capitoli 4 e 8. 79 Op. Cit. , pagg. 35-36-37. 75 Pag. 26 Domanda: Su cosa deve stabilirsi e dimorare la mente? Risposta: Deve stabilirsi sul non-dimorare e là dimorare. D. : Cos’è questo non-dimorare? R. : Significa non lasciare che la mente dimori su nessuna cosa di alcun genere. D. : E cosa significa questo? R. : Dimorare su nulla significa che la mente non si fissa sul bene o sul male, sull’essere o sul non-essere, sul dentro o sul fuori o da qualche parte tra i due, sul vuoto o sul nonvuoto, sulla concentrazione o sulla distrazione. Questo dimorare su nulla è lo stato in cui essa deve dimorare; di coloro che lo raggiungono si dice che hanno la mente che non dimora. . . D. : A cosa somiglia la mente? R. : La mente non ha colore, come verde o giallo, rosso o bianco; non è lunga né corta; non svanisce né appare; è libera dalla purezza e dall’impurità allo stesso modo; e la sua durata è eterna. È assoluta quiete. Questa, quindi, è la forma e l’aspetto della nostra mente originale, che è anche il nostro corpo originale. . . . D. : Con quali mezzi questo corpo o questa mente percepiscono? Possono percepire con gli occhi, con le orecchie, il naso, il senso del tatto e la coscienza? R. : No, non ci sono diversi mezzi di percezione come questi. D. : Allora di che tipo di percezione si tratta, se è diversa da tutte quelle già menzionate? R. : È la percezione per mezzo della vostra natura. Come può essere? Perché essendo la vostra natura essenzialmente pura ed assoluta quiete, la sua ‘sostanza’ immateriale e immobile è capace di questa percezione. D. : Ma, poiché questa pura ‘sostanza’ non può essere trovata, da dove giunge questa percezione? R. : Possiamo paragonarla a uno specchio luminoso che, pur non contenendo alcuna forma, può allo stesso modo ‘percepire’ tutte le forme. Perché? Proprio perché è libero dall’attività mentale. Se voi, allievi della Via, aveste la mente senza macchia, essa non darebbe origine a falsità e il suo attaccamento all’io soggettivo e agli oggetti esterni oggettivi svanirebbe; allora la purezza sorgerebbe da sé e voi sareste quindi capaci di questa percezione. d. L’anima acustica Dopo circa due milioni di anni -- la stima approssimata per difetto del periodo di transizione tra le cronospecie H. abilis e H. sapiens, giunto a compimento intorno ai 100 mila anni fa circa --, la ridondanza adattiva e sovra-adattiva conseguita da vasti insediamenti umani in buona parte del mondo innescò un enorme processo di trasformazione delle dinamiche relazionali e sociali sino ad allora incontrastate, che raggiunse il suo apice intorno ai 20 mila anni fa con H. sapiens et faber. Possiamo immaginare -- scrive D. Bohm80 -- che forse in tempi antichi quegli esseri umani che erano abbastanza saggi per cogliere il fatto che l’immisurabile è la realtà primaria fossero anche abbastanza saggi per accorgersi che la ‘misura’ rappresenta una forma di percezione di un aspetto secondario e dipendente, ma tuttavia necessario, della realtà. Perciò questi antichi saggi concordavano forse con i Greci sul fatto che la misura potesse introdurre ordine e armonia nella nostra vita, pur vedendo contemporaneamente, e forse 80 Universo mente materia , op. cit. , pag. 58. Pag. 27 in maniera più profonda, che essa non può essere il fondamento ultimo della realtà. Quel che forse questi saggi hanno detto è che quando la misura viene identificata con l’essenza della realtà, questo è illusione. Con H. abilis e H. erectus, molto tempo prima che il suono venisse contato e calcolato in un linguaggio pensato , articolato e codificato secondo una metrica sempre più statica e speculativa -- causale -- e sempre meno dinamica e imitativa -- acausale --, e molto tempo prima che una valanga di vicessitudini dell’intelletto facesse il resto, migliaia di generazioni umane si sono verosimilmente affidate alla loro attitudine acustico-musicale -- al registro del simbolo --, nella individuazione e nella messa in atto delle loro strategie relazionali, adattive e sovra-adattive, senza necessità o motivo alcuno di ricorrere all’ingiunzione di un dio uno-e-trino, o di una idea significato-significante-referente, giacché ogni angolo del cielo e della terra possedeva un’anima acustica -- invero anch’essa una-e-trina --, ed ogni anima era posta in relazione reciproca da un qualche grado -- morfologico o mistico - di parentela81. In questa visione antropomorfologicamente simbiotica-e-simbolica della realtà, l’anima acustica presenta tre aspetti o tre gradi di ordine82 : - un aspetto concreto, visibilmente finito e impermanente, il corpo fisico; - un aspetto ambiguo, indirettamente tangibile, l’immagine allo specchio del corpo fisico, l’ombra dello gnomone, il corpo psichico; - un aspetto propriamente acustico-sonoro, esente da ordini di spazio-tempo, la matrice tensoriale (vedi Cap. III) che assegna allla realtà fenomenica una qualità essenzialmente vibrazionale, dotata di timbro e di ritmo -- nel linguaggio della elettrodinamica quantistica parliamo di configurazioni di fase -- ; l’ordine fondamentale implicato nell’oggetto e nella sua immagine, a loro superiore, il luogo dove dimora l’ombra dello gnomone quando il Sole è allo Zenit-Nadir; essenza dell’ombra come la eco è essenza del suono. Quest’anima acustica -- una nell’essenza-e-trina nell’esistenza83 --, costituzionalmente rappresentata da due gradi di ordine, uno implicato nel ciclo spiroidale di trasformazione energia-materia e tuttavia indipendente da fattori di tempo e di spazio -- il carattere atemporale e non-locale della matrice tensoriale --, e l’altro essenziato e prescrittivamente sostanziato dal primo ma, al contrario di questo, finito e impermanente -- il corpo fisico e il corpo psichico --, ci rimanda al carattere indiviso della realtà proposto da David Bohm nella sua distinzione tra ordine implicato e ordine esplicato. Nell’ordine implicato o inviluppato, lo spazio e il tempo non sono più fattori dominanti che determinano i rapporti di dipendenza o indipendenza dei vari elementi costitutivi della realtà. È invece possibile una connessione fondamentale fra gli elementi, un ordine irriducibilmente implicato , di tipo completamente diverso, una connessione prescrittiva e nascosta che fa da base ai nostri concetti ordinari di spazio e tempo, e dalla quale questi concetti sono derivabili come forme astratte in un ordine descrittivo che Bohm chiama ordine esplicato o sviluppato, una ‘forma particolare e notevole’ contenuta e derivata dalla totalità generale degli ordini implicati . Secondo la sua concezione generale della realtà, ciò che è è il movimento, e la totalità del movimento di inviluppo e sviluppo è da lui definita olomovimento, il fattore veramente fondamentale, irriducibilmente implicato, da cui tutti gli oggetti e gli accadimenti costitutivi della realtà derivano come subtotalità di movimento relativamente autonome o indipendenti. Ciò che rende difficoltoso l’impiego di questa proposizione, rileva Bohm, è che correntemente il movimento viene L’anima acustica altro non è che la matrice vibrazionale, dotata di ritmo e timbro propri, di ogni fenomeno energetico. Cfr. , C. G. Jung, La psicologia dell’inconscio, op. cit. , pagg. 61-62-63. 82 Cfr. : M. Schneider, Gli animali simbolici , op. cit. , pagg. 10-11-12. 83 Cfr. , C. G. Jung, La libido, simboli e trasformazioni, op. cit. , pag. 153 e pag. 184. 81 Pag. 28 inteso come relazione di posizione di un oggetto rispetto ad un altro, nel contesto di uno spazio-mondo esteso tra ciò-che-è (tesi) e ciò-che-non-è (antitesi), tra un essere inteso come qualcosa di esistente contrapposto a un non-essere concepito come qualcosa di inesistente, un nulla, il che porta a considerare il movimento come attributo necessario e sufficente a definire ciò-che-è. . . diverso dal nulla. Nel contesto dell’ordine implicato bohmiano, invece, il movimento indica una relazione tra certe fasi di ciò-che-è e altre fasi di ciò-che-è, a diversi stadi di inviluppo, esculdendo l’idea del nulla dalla visione della realtà, così come la fisica delle particelle ha escluso l’idea di spazio-vuoto della fisica newtoniana dalla nozione di assenza di materia. La sostanza della realtà, intesa come totalità indivisa, risiede allora proprio in questa dinamica relazionale tra ciò-che-è implicato e ciò-che-è esplicato, nel contesto di uno spazio-mondo essenziato dall’olomovimento. Qui, nel turbinio di innumerevoli fasi e stadi di inviluppo e di sviluppo, la realtà acquisisce un carattere multidimensionale e una qualità multiritmica essenziale. Sul piano della trasposizione sonora di una scansione acustica, il carattere multidimensionale e la qualità multiritmica della realtà emergono con evidenza, ad esempio, nell’ascolto della musica. In un certo momento -- scrive Bohm84 -- viene udita una certa nota: ma nello stesso tempo alcune delle note precedenti continuano a ‘riverberare’ nella coscienza. Facendo attenzione, scopriamo che proprio alla simultanea presenza e attività di questi ‘riverberi’ dobbiamo il senso immediato e direttamente percepito di un movimento fluido e continuo. Se ascoltiamo una sequenza di note tanto staccate l’una dall’altra che non c’è questo riverbero, va perduto anche il senso di movimento vivente e indiviso che dà forza e significato alla musica. È chiaro che non percepiamo l’effettiva realtà di questo movimento unitario ‘trattenendo’ il passato, ricordando una sequenza di note e confrontandola con il presente. Facendo ulteriormente attenzione, scopriamo che i ‘riverberi’ che rendono possibile questa esperienza non sono ricordi, bensì trasformazioni attive di ciò che è venuto prima, in cui sono presenti non solo un diffuso senso dei suoni originari, con un’intensità che decresce con il passare del tempo trascorso dal momento in cui sono stati uditi, ma anche varie risposte emotive, sensazioni corporee, movimenti muscolari incipienti e l’evocazione di un’ampia gamma di ulteriori significati, spesso molto sottili. Possiamo così formarci un’impressione diretta di come una sequenza di note venga inviluppata in molti livelli di coscienza e come, in qualsiasi momento, le trasformazioni che emanano da varie note così inviluppate si compenetrino e si mescolino dando luogo ad un senso immediato e primario di movimento. (. . . . )In questa esperienza c’è un senso simultaneamente di tensione e di armonia fra le varie trasformazioni compresenti; e questa tensione [simile a un arco voltaico in cui si trovi sospesa la scintilla della sensazione, n. d. r. ] è in effeti il fenomeno primario nella percezione della musica come fluido e indiviso movimento. Ascoltando musica perciò percepiamo direttamente un ordine implicato. E quest’ordine è evidentemente attivo, nel senso che fluisce continuamente in risposte emotive, fisiche e di altro genere che sono inseparabili dalle trasformazioni che lo costituiscono. [In ciò anche risiede]85 il concetto di una realtà di dimensione più alta che si proietta in elementi di dimensione inferiore, i quali non solo presentano una relazione non-locale e acausale fra loro, ma anche esattamente quel tipo di mutuo inviluppo [che intercorre tra, n. d. r. ] la mente e il corpo. Perciò siamo condotti a proporre ulteriormente che la realtà più ampia, profonda e interna non sia né mente né corpo, ma piuttosto una realtà di dimensione più alta, che è il loro fondamento comune e la cui natura li trascende entrambi. Mente e corpo sono allora soltanto delle subtotalità relativamente indipendenti, 84 85 Universo mente materia, op. cit. , pagg. 262-263. Ibid. , pag. 274. Pag. 29 la cui relativa indipendenza deriva dal fondamento di dimensione più alta in cui essi sono in senso ultimo una cosa sola (così come la relativa indipendenza dell’ordine esplicato ha il suo fondamento nell’ordine implicato). (. . . . )Perciò non diciamo che mente e corpo esercitano influenze causali l’una sull’altra, bensì che i movimenti di ambedue sono effetto di ‘proiezioni correlate’ di un fondamento comune di dimensione più alta. 4. Ritmo e timbro tra simbolo vivo e simbolo difettivo Da un lato la visione del mondo come sistema di campi vibranti o insiemi di proiezioni acustiche correlate, contraddistinte da ritmi e timbri propri, (da cui le forme e gli accadimenti della realtà fenomenica vanno e vengono, esibendo ora un carattere corpuscolare -- morfologico -- e ora un carattere ondulatorio -- sonoro --), e dall’altro lato l’essenzialità del movimento nelle forme e il carattere fluttuante dei fenomeni, costitiscono il motivo centrale e portante dei sistemi relazionali delle tarde culture totemiche di H. erectus e delle successive culture megalitiche di H. sapiens. Dall’esperienza quotidiana del dualismo permanente della vita e della Natura, così evidente nell’esistenza dei due sessi e nello scambio perpetuo della luce e dell’oscurità, ai nostri lontanissimi progenitori -- che per quanto siano lontani nel tempo vivono in noi --, dovette sembrare istintivamente necessario il fatto che nessun fenomeno determinato può costituire una realtà intera, ma solo una parte o la metà di una totalità indivisa. Là dove il tardo pensiero formalista e speculativo degli insediamenti stanziali di H. sapiens -- culture paleolitiche --, tende ad accentuare l’aspetto statico delle forme86 e il loro profilo ideologico puro e strettamente geometrico87, guardando al movimento dentro una forma come ad un aspetto accidentale della idea pura -- simbolo difettivo --, o del segno geometrico corrispondente -- feticcio --, nel tardo pensiero totemico di H. erectus ed in quello megalitico di H. sapiens -- secondo il quale non c’è oggetto o accadimento in questo mondo che non abbia voce, suono, vibrazione, eco --, l’instabilità e l’impermanenza delle forme e delle loro ombre non permette di considerarle come reali, bensì come quasi reali: solo il ritmo del movimento che le penetra le eleva alla realtà, e la manifestazione più alta ed essenziale di questo ritmo, il ritmo sonoro, si svolge sul piano acustico. In questa viscerale relazione simbiotica, intuitiva e imitativa tra uomo e ambiente -- dove esistere è vibrazione --, i ritmi dei movimenti implicati ed esplicati negli oggetti producono le sensazioni nell’uomo, che questi trasforma in forme sonore in una relazione acustico-musicale che anziché essere elaborata-e-codificata in una metrica lineare e predicativa, è solo vissuta, tramandata per via diretta, non-lineare e imitativa: il ritmo (ritmo-simbolo) impresso imitativamente al suono emesso (grido-simbolo) per essere quella determinata forma o fenomeno -- relazione di continuità --, rappresenta, anzi è l’essenza stessa di quella forma o fenomeno (il ritmo del movimento-suono-voce che penetrandolo lo eleva alla realtà), il cui aspetto concreto, grossolano, formale risulta espresso, anzi è nel timbro assegnato al suono emesso. Ecco come si esprime Schneider88 a proposito di questa singolare trasposizione di tutte le proprietà del reale sul piano acustico: L’antico ritmo-simbolo rappresenta un istante psicologico assolutamente univoco, un gesto chiaro, che cristallizza il ritmo della verità plastica di un movimento determinato, 86 I megaliti e i dolmen sono espressioni concrete e tangibili di questa tendenza. Spirali, losanghe, linee a zig-zag, , cerchi e altri motivi geometrici incisi sulla roccia, rinvenuti e tutt’ora visibili in molti luoghi sacri delle tarde società megalitiche (10000-5000 anni fa), testimoniano proprio di questa svolta culturale nella relazione col mondo. 88 Gli animali simbolici , op. cit. , pagg. 41-42. 87 Pag. 30 mentre il simbolo difettivo (il feticcio), per la sua stessa origine e per il suo materiale, è destinato ad essere solo l’espressione statica di un’idea. Il grido-simbolo è un ritmo vissuto ed uno specchio della Natura; il feticcio è un ritmo pensato che riflette un’intenzione. Il simbolo difettivo, confrontato con il simbolo vero, è un oggetto morto, al quale l’intelligenza umana può solo ispirare un’apparenza di vita o investirlo di un significato intellettivo. (. . . . )Il deviare dalla imitazione realistica produce una delle crisi spirituali più gravi della storia umana, perchè, invece di continuare a conoscere il proprio ambiente grazie all’imitazione dei ritmi naturali, l’essere umano, per mezzo di ritmi artificiali, si volge verso il pensiero speculativo. Lo sviluppo dell’intelligenza discorsiva comincia a distruggere la percezione di una serie di insiemi naturali e la riflessione speculativa si pone a selezionare determinati elementi della forma totale, sperando, dall’estrema accentuazione o dalla soppressione di alcune parti individuali della forma totale, un aumento specifico delle forze naturali. L’uomo-mago della tarda cultura megalitica di H. sapiens, invece di operare dentro la Natura si pose di fronte ad essa, sfidandola; invece di conformarsi alle leggi della Natura, tentò di sottometterla e dominarla; invece di vivere i ritmi e i tempi della vita, cominciò a pensare la vita, dividendo il tempo e portando a conoscere l’ordine della successione dei valori brevi e lunghi di un movimento, mediante l’applicazione di una metrica codificata; invece di cantare o di emettere suoni-simbolo, fabbricò strumenti raffinati con forme o ornamenti di animali per fare musica e fare divinazione, trasformando il simbolo vivo in simbolo difettivo, in metafora, unità concreta asservita al calcolo. Ogni simbolo -- scrive Schneider 89 -- è un insieme ritmico che comprende i ritmi comuni ed essenziali di una serie di fenomeni, i quali rimangono sparsi su piani differenti grazie ai loro ritmi secondari. (. . . )Essendo il ritmo essenziale, il simbolo costituisce la più alta realtà dei fenomeni; ma tale simbolo non rappresenta un valore, bensì è un valore. Non costituisce l’oggetto completo che esso rappresenta, ma emette solo l’occulto ritmo essenziale (acustico) di questo oggetto. La realtà del simbolo si basa sull’idea che l’ultima realtà di un oggetto sta nel suo ritmo ideale e non nel suo aspetto materiale. La riduzione di tutti i fenomeni ad una serie di ritmi-simboli costituisce forse il tentativo più antico di giungere al pensiero per generalizzazioni; ma occorre notare che codesto genere di generalizzazioni , nel suo orientamento, non ha niente in comune con ciò che ordinariamente si intende per ‘generalizzazione’ nella storia della evoluzione dell’intelligenza umana. Questa nozione di logica esprime abitualmente una comunanza di caratteri morfologici; mentre la generalizzazione di cui trattiamo qui indica una parentela mistica. Le nozioni generali suono, colore, animale, pianta, strumento - indicano unità morfologiche. Se, al contrario, la mistica primitiva pone in relazione quell’individuo con quella pianta o quell’animale determinato mediante una nozione generale, è perché questi tre fenomeni sono invasi nello stesso momento dallo stesso ritmo-simbolo. Così si incrociano costantemente le due parentele possibili, una generale, formale e orizzontale, costituita dall’ordine morfologico che è usuale anche a noi, e un’altra perpendicolare, che riunisce i tipi misticamente imparentati. 5. Dove vivere ed esistere si incrociano 89 Ibid, pagg. 37-38. Pag. 31 Essendo morta la moglie di Tchouang tseu, Houei tseu andò a prestargli le sue condoglianze. Trovò Tchouang tseu seduto con le gambe divaricate a forma di van che cantava, battendo il tempo su una scodella. Houei gli disse: - Che non piangi la morte di colei che fu la compagna della tua vita e che allevò i tuoi figli è già molto, ma che canti percuotendo la scodella è veramente troppo! – Affatto, disse Tchouang tseu. Al momento della sua morte, naturalmente fui afflitto per un momento, ma pensando all’inizio, scoprii che all’origine lei non aveva vita: non solo ma neppure aveva forma, e non solo nessuna forma ma neppure respiro. Qualcosa di sfuggente e di inafferrabile si trasforma in respiro, il respiro in forma, la forma in vita ed ora ecco la vita si trasforma in morte. Tutto ciò assomiglia al succedersi delle quattro stagioni dell’anno. In questo momento mia moglie dorme tranquillamente nella grande Casa. Se io mi lamentassi singhiozzando rumorosamente, questo significherebbe che non capisco il corso del Tao. Ecco perché non lo faccio. – Tchouang tseu, cap. XVIII A differenza degli altri animali, il cui comportamento è univoco (ricorsivo, stereotipato), dominato dall’imperativo esistere -- senza necessità alcuna di ricorrere all’ingiunzione del giudizio --, l’essere umano è un animale tendenzialmente equivoco, costituzionalmente imprevedibile, capace di eccedere se stesso, determinato dalla necessità di conciliare l’esistere con il vivere, conciliare ciò che non dipende da lui, o dipende da lui solo prescrittivamente -- quasi accidentalmente, come l’assolvimento dell’esigenza 90 riproduttiva --, con ciò che invece dipende da lui, che è di sua competenza, come assegnare alla propria esistenza una collocazione discriminante in termini di rappresentazione interna della realtà esterna, di significati, di finalità e di priorità comportamentali. In seguito a ciò, l’assunzione di un sistema di parentele e di connessioni transpersonali e transgenerazionali, costituisce una condizione indispensabile perché l’umano incedere sulla via della ri-conciliazione dell’esistere con il vivere si compia, dacché non la solitudine, bensì la privazione o l’assenza di una vivificante relazione di continuità col mondo, può negare all’esistenza le risorse necessarie perché possa essere vissuta e trascesa: Vi è forse una qualsiasi altra verità -scrive Jung91 -- sui fini ultimi migliore di quella che ci aiuta a vivere? E a quali risorse, adattive e sovra-adattive, poteva fare ricorso la vita dei nostri lontani progenitori, se non a quelle provenienti dalla loro anima acustica (una-e-trina)? Su quali rapporti di parentela avrebbero potuto fare affidamento, le migliaia di generazioni umane che per decine di migliaia di anni hanno transmigrato su questo pianeta -- al tempo in cui le orme degli insediamenti umani non erano ancora impronte --, se non su quelli provenienti dalla loro relazione di continuità col mondo? Di loro si potrà dire di tutto tranne che non seppero ascoltare e vivere il suono del silenzio, la cui eco riverbera nell’assenza d’ombra dello Zenit-Nadir. 90 Il processo di civilizzazione - scrive Aldo Carotenuto nella sua introduzione a Elementi di psicologia, op. cit. , pag 12 - ha portato l’uomo a dominare la sua natura attraverso la volontà, la ragione, la logica. Ma tale natura messa a tacere continua a lavorare dall’interno con la sua sete di libertà [dalla ‘moralità’ - n. d. r. ]. L’uomo moderno e civilizzato ha rinunciato a gran parte del suo istinto procreativo per il quale è provvisto di enorme energia, ha massificato ed appiattito il suo lavoro e si è allontanato da quelle che sono le necessità materiali, contingenti, come le carestie o il bisogno di un riparo. La grande energia rimasta a disposizione dell’individuo è stata incanalata nello sforzo pressante di accumulare denaro e privilegi personali. La frattura provocata dalla nevrosi dipende proprio dal fatto che la coscienza umana presta ascolto a un ideale morale, mentre l’inconscio lavora a favore della propria immoralità. 91 In: Marie-Louise Von Franz, Il mito di Jung, op. cit. , pag. 145. Pag. 32 L’anima -- scrive Jung92 -- è la personificazione dell’inconscio. La forza determinante che opera da queste profondità è rappresentata dall’anima, cioé crea simboli, immagini, ed essa stessa non è che immagine. In queste immagini essa trasmette alla coscienza la forza dell’inconscio. Quindi l’anima è un organo che contiene e trasmette, un organo di percezione per contenuti inconsci. L’anima percepisce simboli. Ma i simboli sono energie (forze) formate, cioé idee determinanti che hanno un valore nella stessa misura intellettivo e affettivo. Ecco perché diciamo che oltre due milioni di anni di generazioni umane, non sono trascorsi nella trepidante attesa che la bacchetta ideologica del calcolo speculativo di H. sapiens et faber trasformasse uomini bestie in uomini umani, finalmente baciati dalla grazia divina o dalla capricciosa lungimiranza della ratio-ratio. Conciliare l’esistere con il vivere: così si incrociano le due parentele possibili, una orizzontale, immanente, morfologica, lineare, finita, e l’altra verticale, simbolica, acusticovibrazionale, non-locale e acausale, che dando vita ad una croce relazionale93 tesa tra Est (sinistra) e Ovest (destra) sul piano orizzontale, Zenit (sopra) e Nadir (sotto) sul piano verticale, colloca (quadratura del cerchio) l’essere umano al cospetto di un disegno incalcolabile la cui immagine, nella tarda cultura megalitica, è la spirale una-e-trina94, il cui motivo ricorre nei reperti archeologici e paleoarcheologici di tutto il mondo 95. Quale probabilità di prosperare avrà l’essere umano che anziché vivere la propria umanità si pone al di fuori di essa dedicandosi a fare la vita? L’uomo-scienziato della tarda cultura teocentrica e tecnocentrica di H. sapiens sapiens (culminata ieri nel concretismo positivistico), anziché operare dentro l’umanità si pone fuori di essa, sfidandola; invece di accordarsi con la voce della natura umana, tenta di redimerla e dominarla; invece di ri-conciliare l’esistere con il vivere, dedica il suo tempo e le sue energie ad esorcizzare la sua caducità, a fabbricare strumenti in grado di catapultarlo alla conquista dello spazio, quando l’unica conquista su cui dovrebbe concentrarsi è la conquista di se stesso. Quante probabilità di prosperare avrà una umanità condannata alla felicità, alla rimozione della sofferenza e della vulnerabilità, resa malaticcia e sterile dalla sistematica assunzione degli antidoti di turno, allergica alle polveri e ai pollini, allergica all’imprevedibilità della vita? Dove si sta dirigendo questa nostra umanità moderna, che avvelena il proprio corpo, la propria anima e i propri affetti con l’imperativo dell’usa e getta, dell’abuso e del sopruso quotati in borsa (il dominio delle leggi della finanza: che enorme fregatura per l’umanità!)? Verso l’Era dell’Acquario, tra i lombi di Australopithecus africanus, diritta in culo al mondo virtuale inscenato dall’infame rifiuto di accettare il rischio della vita: solo una vita contorta e avvizzita dalla centralità del calcolo e del profitto, può pascolare nel tratto che dai denti porta ai lombi! 6. L’idea di un principio creatore universale: il sogno si ripete 92 In: Tipi psicologici, Newton Compton Editori, 1993, pagg. 201-202. Cfr. : Marie-Louise Von Franz, L’ombra e il male nella fiaba, Bollati Boringhieri, 1995, da pag. 39 a pag. 44. 94 Esemplare, a questo proposito, è la tripla spirale incisa sull’enorme masso (lungo 3. 2 m e alto 1. 6) posto davanti all’ingresso del luogo sacro di epoca neolitica a Newgrange (Irlanda). 95 Cfr. : Atlante dei luoghi misteriosi, Istituto Geografico De Agostini (Novara), 1988, trad. di Daniela Maschera. 93 Pag. 33 L’uno diventa due, il due tre, e dal tre esce l’uno come quarto, così recita l’assioma di Maria la profetessa, che attraversa come un leitmotiv il periodo di millesettecento anni di storia dell’alchimia. Ovvero: Il Regno dei Cieli è come il lievito che una massaia ha affondato in tre misure di farina. Ed ecco che tutta la pasta fermenta. (Matteo: 13. 33) Se in ciò risiede il mistero della creazione, il Padre il Figlio e lo Spirito Santo della tradizione giudaico-cristiana sono solo simboli difettivi e feticci di una decadenza etica e spirituale che, nel calcolato conteggio di una epocale spartizione di interessi tra esattori di un’anima immortale ed esattori di un corpo mortale, recide alla radice l’incalcolabile relazione di continuità tra Cielo-Uomo-Terra, decretando la rimozione di una umanità -quella capace di eccedere se stessa96 --, per amplificarne un’altra, quella feticistica e tecnologico-mercantile così cara alla nostra modernità97. Come nel linguaggio e nel pensiero primitivo, la progressione musicale non costituisce una densa successione di idee diverse in una frase, -- scrive M. Schneider98 -- ma si riduce a ripetere la stessa idea in forme variate. I temi nuovi si formano per evoluzione o trasformazione lenta del tema iniziale o derivano dai temi precedenti in virtù della legge di tesi e antitesi. I movimenti si raggruppano e si succedono nel tempo, senza che nessuno di essi sia la causa dell’altro. Tesi e antitesi hanno origine dalla forza creativa e spontanea dell’insieme ritmico, i cui elementi non determinano successivamente l’andamento dell’insieme ma, al contrario, l’insieme stesso determina l’andamento delle parti singole. Trasferito nel contesto dell’universo fenomenico -- della pasta che fermenta, del Sangsara99--, il profilo della forza creativa e spontanea dell’insieme ritmico affiora dal principio di auto-organizzazione della materia, ovvero dalla dinamica prescrittiva, che intercorre tra le relazioni di fase dell’insieme ritmico, inviluppato nel sistema oscillante energia-materia, quell’insieme di oggetti fisici fondamentali (onde-particelle), che la fisica contemporanea descrive come sempre fluttuanti, dotati di movimento intrinseco, che li fa vibrare con un certo ritmo e con un certo timbro100 . Sarebbe cioè pensabile -- scrive C. G. Jung, in ‘La libido, simboli e trasformazioni’, op. cit. , pag. 212 -- che l’uomo non volesse più bene al suo prossimo per “amore di Cristo”, ma perchè comprende che l’umanità, e quindi lui stesso, non potrebbe sopravvivere se, nel gruppo, l’uno non fosse disposto a sacrificarsi per l’altro. Sarebbe la via dell’autonomia morale, della completa libertà, se l’uomo volesse, senza coercizione esterna, ciò che egli deve fare, e questo in base all’insight, senza illudersi attraverso la fede nei simboli religiosi. (. . . . . . ) Io penso che la fede dovrebbe essere sostituita dalla comprensione, in modo da conservare la bellezza del simbolo ma allo stesso tempo essere liberi dalla conseguenza negativa della sottomissione a una credenza. Questa sarebbe la guarigione psicoanalitica della credenza e della miscredenza. 97 Nel nome di una Verità rivelata, l’anima cessa di essere una-e-trina per diventare una e trina, e l’individualità umana, sospinta alla deriva di un oceano prosciugato nella pretesa di legittimare l’esistenza del mondo nominandolo, arena nella pozzanghera dei suoi totem-tabù: il prezzo del benessere. 98 Gli animali simbolici , op. cit. , pag. 124. 99 Nella tradizione indo-asiatica, il Sangsara o Samsara indica l’Esistenza Fenomenica, la Catena delle Rinascite, il Ciclo delle esistenze, la Tesi, in opposizione alla sua Antitesi: il Nirvana, lo Stato di Emancipazione o di Liberazione dal Sangsara, il Regno dei Cieli, il Quattro che attenendosi alla sua radice (l’Uno-non-nato) dimora in uno stato di beatitudine esente dal divenire. Secondo l’Insegnamento del Maitri Upanishad (VI. 34): Il Sangsara [come il Nirvana, n. d. r. ] non è altro che il proprio pensiero. Con lo sforzo, perciò, si dovrebbe purificare il pensiero. Ciascuno diventa quello che pensa. Questo è il mistero eterno, 100 Il ritmo , è l’indice temporale di quello stato di un sistema oscillante multifrequenziale, che si realizza quando la dinamica delle frequenze costitutive del sistema è accordata --per accoppiamento di fase-- sul periodo di una frequenza fondamentale. Il timbro , è il prodotto delle relazioni di interferenza, tra le intensità delle frequenze secondarie -- armonici -- e l’intensità della frequenza fondamentale. 96 Pag. 34 Visto in un contesto cosmogonico, il profilo della forza creativa e spontanea del nostro Universo potrebbe rivelarsi nel big-bang , sotto forma di principio induttore delle relazioni di fase di una quantità di moto originaria. Nel nostro approccio, -- scrive Bohm101 -- il big bang va considerato soltanto come un’increspatura. Un’interessante immagine è fornita dal fatto che a volte in mezzo a uno degli oceani terrestri una miriade di piccole onde si incontrano casualmente con ‘relazioni di fase’ tali da concentrarsi tutte in una regione spaziale ristretta, producendo una grande onda che emerge improvvisamente come dal nulla. Forse una cosa del genere può essere accaduta nell’immenso oceano dell’energia cosmica, creando un impulso improvviso che ha dato origine al nostro ‘universo’. L’impulso sarebbe esploso verso l’esterno, rompendosi in increspature minori che continuano a espandersi, formando il nostro attuale ‘universo in espansione’. Sul piano del simbolo, infine, la forza creativa e spontanea di questo insieme ritmico, che è l’universo -- dove non vi è oggetto o evento che non sia essenziato di suono, voce, vibrazione, eco --, risiede nella intersezione del Due (il Principio della Polarità, la Tensione fra gli Opposti), con il Tre ( il Principio del Moto ), la cui radice affonda nell’irriducibile dinamismo di una unità polare bisessuata e totopotente : l’Uno-nato non ancora diviso nel Quattro. L’idea di un principio creatore universale -- scrive Jung102 -- è una proiezione della percezione dell’essenza che vive nell’uomo stesso. Per escludere fin d’ora tutti gli equivoci vitalistici la cosa migliore è concepire astrattamente questa essenza come energia. Però è necessario respingere anche la ipostatizzazione del concetto di energia introdotto dagli energologi moderni. Il concetto di energia definisce anche il concetto di antinomia, perché l’attività energetica presuppone l’esistenza di un’antinomia, cioé di due stati diversi senza i quali nulla può aver luogo. Ogni fenomeno energetico (e non esiste fenomeno che non sia energetico) ha un inizio e una fine, un’arsi e una tesi, un punto caldo e un punto freddo, un prima e un dopo, un’origine e un traguardo ecc, è caratterizzato cioé da coppie di opposti. Il concetto di antinomia è inscindibile dal concetto di libido. Perciò i simboli mitologici o filosofici [come quelli scientifici, n. d. r. ] sono rappresentati direttamente da opposti o sono interpretabili come opposti. Le manifestazioni di ciò che è Trino nell’esistenza procedono unicamente da ciò che è Uno nell’essenza: ed ecco che tutta la pasta fermenta. Ma perché? Perché l’Universo appare come una diade di Tesi e Antitesi se la sua essenza le trascende entrambe? Perché deve darsi un Uno che si manifesta nella moltitudine dei molti, che soffia sulla sofferenza di ciò che essendo composito e finito -- il cinque103 --, è destinato a disgregarsi, a deperire? Perché gli uomini devono affidarsi a un Dio Padre onnipotente creatore del Cielo e della Terra -- Geova, Ishvara, Allah, ecc. --, quando l’anelito ad un principio creatore universale può solo giovarsi dell’accorta rinuncia a travestimenti teocentrici104? Cos’è meno reale: la realtà dei sogni o la realtà del soggetto che li sta sperimentando come reali?Cos’è più reale: la realtà di un corpo o la realtà di un pensiero? 101 Universo mente materia , op. cit. , pag. 254. In: Tipi psicologici, op. cit. , pag. 165. 103 I cinque colori accecano l’occhio dell’uomo. Le cinque note assordano l’orecchio dell’uomo. I cinque sapori guastano la bocca dell’uomo. (Tao te ching, , op. cit. , cap. XII) 104 Il concetto di Dio -- scrive C. G. Jung, in ‘La psicologia dell’inconscio’, op. cit. , pag. 64 -- è infatti una funzione psicologica assolutamente necessaria di natura irrazionale, che non ha niente a che vedere col problema dell’esistenza di Dio. Poichè quest’ultimo problema è uno dei più stupidi che si possa porre. 102 Pag. 35 Note conclusive Le manifestazioni della grande Virtù [la Trinità, la Trimurti, l’anima trina -n. d. r. ] procedono unicamente dalla Via [‘e dal tre esce l’uno come quarto’-n. d. r. ]. La Via è qualcosa di assolutamente vago e inafferrabile. Benché inafferrabili e vaghe, all’interno di essa vi sono delle immagini. Benché impenetrabili e oscuri, all’interno di essa vi sono dei germi. Questi germi sono molto reali, all’interno di essi risiede l’infallibilità. Tao te ching, cap. XXI Causa, effetto, verità, interno-esterno, pieno-vuoto, realtà e sogno sono solo categorie mentali, sono parti della mappa non del territorio, sono aggregati del nostro corpo fisicocorpo psichico così caparbiamente avvezzo al calcolo, da non poter fare a meno di considerarli come dati di fatto assoluti. Ma ciò di cui possiamo e dovremmo fare a meno, è proprio cadere nell’errore di identificare la mappa con il territorio, confondere il senso della nostra rappresentazione interna della realtà esterna con l’eccedenza di senso della nostra anima acustica. Per quanto sofisticata possa essere la misura da noi adottata nell’investigazione della realtà, dovremmo essere abbastanza pragmatici da attenerci al fatto che l’immisurabile è la realtà primaria e irriducibile a coltello e forchetta. Per quanto ardite e avveniristiche possano essere le nostre invenzioni e le nostre scoperte, dovremmo essere abbastanza accorti da avvederci del fatto che il nostro universo di oggetti separati, di relazioni, di tesi e antitesi, di morti e rinascite, equivale al sogno tangibilmente significativo e percettibilmente reale del soggetto che lo sperimenta come tale: Un universo capace di produrre osservatori è un universo scisso. . . . . Il mondo è certamente se stesso (vale a dire, in-distinto da se stesso), ma, ogni qualvolta tenta di vedersi come oggetto, deve, altrettanto certamente, fare in modo di rendersi diverso da (e, perciò, falso rispetto a) se stesso. In questa condizione sempre sfuggirà in parte da se stesso. 105 Se in se stesso l’universo non può neppure essere concepito come composto di unità discrete -- quantizzate --, senza incorrere nel principio di indeterminatezza di Heisenberg106 e sfuggire in parte da se stesso, e se in se stesso l’essere umano non può neppure essere concepito come composto di solo spirito -- divinizzato --, senza incorrere nel rischio di sbattere il muso contro a un muro e farsi male, un universo come diade di tesi e antitesi, di causa ed effetto, è sì falso rispetto a se stesso -- non più di quanto non lo sia un universo di padri onnipotenti o di spirali acustiche --, ma non rispetto al soggetto che lo sperimenta come tale: tolto il soggetto che sta sperimentando l’oggetto del suo sogno, cosa rimane? Non si tratta perciò di vedere qualcosa d’altro da questo mondo -- rileva Luigi Aurigemma nell’introduzione al libro di C. G. Jung La saggezza orientale107 -- nella sua profusione infinita di esseri e di avvenimenti piccoli e grandi, ma di vedere diversamente, di vedere dal luogo stesso interiore in cui s’apre l’infinito presente della creazione. ‘Odi il mormorio 105 G. Spencer-Brown, cit. in Caoticamente, op. cit. , pag. 83. Werner Heisenberg , premio Nobel per la fisica nel 1932, dimostrò che non è possibile trovare un metodo per determinare rigorosamente la posizione di una particella subatomica senza che resti una totale incertezza sul suo moto. Reciprocamente, non è possibile determinare con precisione il moto di una particella senza che resti una notevole incertezza sulla sua posizione. Calcolare entrambe esattamente, nello stesso istante, è impossibile. 107 Op. cit. , pag. XV. 106 Pag. 36 del ruscello?’, domanda il maestro. Questo è infatti quello che conta, udire veramente, udire altrimenti. 108 CAPITOLO TERZO SULLA NATURA DELLA MENTE UMANA dimensione psichica - psichismo - mente - parte prima - 1. Accoppiamenti di fase e dominii di coerenza: la genesi della materia Educando l’uomo all’ascolto della sua parte in ombra -- scrive A. Carotenuto nella introduzione a Elementi di psicologia, op. cit. , pag. 13 -- lo si aiuta a comprendere e ad amare anche gli altri, a capire che una maggiore tolleranza e una minore ipocrisia nei confronti di se stessi impediscono alla fine di proiettare sul mondo le proprie miserie quali l’ingiustizia e la violenza di cui siamo vieppiù circondati e che traspaiono con manifestazioni sempre più cruente e al di là di ogni presunto progresso civile. 108 Pag. 37 Ho evitato il termine razionalismo -- scrive C. G. Jung109 --, perché il pensiero concreto, empirico, è razionale quanto il pensiero attivo, ideologico. Entrambe le forme di pensiero sono governate dalla ratio. Inoltre non esiste solo un razionalismo logico, esiste anche un razionalismo affettivo, perché il razionalismo è un atteggiamento psicologico generale basato sulla razionalità del pensare e del sentire. Questa mia concezione del concetto di razionalismo è di proposito in contrasto con quella storico-filosofica, che usa il termine razionalistico nel senso di ideologico o concepisce il razionalismo come primato dell’idea. Nell’attuale stato di comprensione della biologia e delle neuroscienze, ci si trova di fronte ad un punto di crisi, un punto di non ritorno analogo a quello maturato nel dualismo tra atomi e onde elettromagnetiche, che all’inizio del secolo portò la fisica a scindersi in una fisica dei sistemi meso e macroscopici -- fisica newtoniana o classica o delle medie dimensioni --, ed una fisica dei sistemi ultramicro e ultramacroscopici -- fisica delle particelle o quantistica, fisica relativistica e astrofisica --. Da un lato, esiste una indiscutibile evidenza a sostegno dell’esistenza di una specifica base atomico-molecolare per ogni funzione biologica e neuropsicologica, con specifici processi e sequenze, ordinati secondo una logica non lineare, di reazioni chimiche. Dall’altra parte esiste anche l’evidenza teorica e l’indizio sperimentale, che questa dinamica molecolare possa interagire con campi elettromagnetici di frequenza specifica. In particolare, l’ambito teorico-sperimentale da cui questa prospettiva ricava maggiore spessore e impulso, è dato dalla elettrodinamica quantistica, quella sezione della fisica contemporanea, nata dallo sforzo di incorporare fisica quantistica e fisica relativistica in una teoria unitaria quantistico-relativistica dei campi, che introduce e applica il concetto di campo quantistico -- l’equivalente fisico dello scenario matematico ottenuto dalla descrizione unitaria di tutte le interazioni elettromagnetiche tra particelle subatomiche, oltreché dalla assegnazione di una particolare identità di campo ad ogni particella --, nella costruzione di una teoria completamente quantistica della materia (gas, liquidi, solidi). Nella visione prospettata dalla elettrodinamica quantistica, la realtà fisica fondamentale viene descritta come una distribuzione spazio-temporale di onde-particelle -- di oggetti quantistici intrinsecamente ambivalenti noti alla fisica delle particelle come quanti, insiemi di pacchetti di energia e impulso capaci di manifestarsi sia come fenomeni ondulatori che come fenomeni corpuscolari --, la cui rappresentazione più appropriata è quella di campo esteso -- concetto fisico-matematico introdotto dalla teoria della relatività --, il campo quantistico appunto, immagine quadridimensionale di una perturbazione di energia e impulso che associa il campo a due ordini di grandezza: l’intensità -- il cui equivalente è per l’acustica il timbro --, rappresentata dal numero dei quanti che lo compongono e quindi dall’intensità delle loro frequenze unitarie di oscillazione; e la sua modalità oscillatoria, rappresentata dalla fase, grandezza matematica che fornisce il ritmo dell’oscillazione. Tra tutti i modelli fisico-matematici proposti per la spiegazione della genesi della materia, quello del campo quantistico è attualmente il più promettente. In breve, esso consiste di 110 : - due campi correlati: a) un campo di materia, associato alle fluttuazioni spaziali dei quanti in veste di particelle prive di carica; e b) un campo di onda, associato alle fluttuazioni elettromagnetiche dei quanti in veste di particelle cariche; - due regimi o stati fisici correlati: a) uno stato quantistico di minima energia - detto anche vuoto quantistico -, associato ad un campo di materia relativamente inerte e ad un 109 In: Tipi psicologici, op. cit. , pag. 244. Cfr. : Omeopatia e bioenergetica: le medicine alternative dalla stregoneria alla scienza, di Nicola ed Emilio Del Giudice, Cortina International, Verona, 1999, cap. 6. 110 Pag. 38 campo di onda composto da insiemi poco densi di particelle cariche; e b) uno stato quantistico eccitato, associato ad un campo di materia internamente agitato da moti di turbolenza sovraliminali e/o ad un campo di onda eccitato da insiemi particolarmente densi di particelle cariche. Nella configurazione quantistica di minima energia, gli unici moti oscillatori ad interessare il campo sono descritti come oscillazioni spaziali ed elettromagnetiche di punto zero, autooscillazioni dei pacchetti di energia e impulso -- quanti -- relativamente indipendenti le une dalle altre. Perché le configurazioni eccitabili del campo quantistico, o meglio di porzioni spazio-temporali di esso, possano autoeccitarsi innescando quella distribuzione di transizioni di fase -- transizioni di regime -- che spiegano la costituzione della materia, deve realizzarsi almeno una delle condizioni seguenti: un flusso di turbolenza (ricordate i vortici spiroidali?) avente idonea intensità, o un insieme di particelle cariche avente idonea densità (potenziale polare di idonea intensità). Senza entrare nel merito degli eventi che in questi casi accompagnano e intervengono a modificare la struttura granulare del campo , ci limitiamo a rilevare che il fenomeno centrale di questa modificazione è l’accoppiamento di fase, operato dal campo elettromagnetico su una lunghezza d’onda portante, tra le oscillazioni spaziali ed elettromagnetiche complessivamente coinvolte nell’evento. Il risultato di questa risonanza oscillatoria è la costituzione della struttura particellare e coerente della materia, la sua strutturazione atomica e molecolare. A questo punto, per spiegare la diversa strutturazione della materia dallo stato di gas a quello di materia condensata (liquidi e solidi), il gruppo di fisici delle alte energie dell’Università di Milano, guidato da Giuliano Preparata 111, introduce il concetto di dominio di coerenza in opposizione a quello di dominio di non coerenza. Un sistema atomico-molecolare è detto coerente -- liquidi e solidi --, quando il dominio fisico della sua strutturazione -- associata alle leggi della termodinamica --, è governato dalla concordanza di fase -- risonanza -- tra i modi oscillatori dei suoi componenti -- atomi e molecole -- e il modo oscillatorio del campo elettromagnetico in cui sono immersi (su una lunghezza d’onda portante). Al contrario, un sistema atomico-molecolare è detto non coerente -- gas --, quando il dominio fisico della sua strutturazione -- associata alle leggi della termodinamica --, è contrassegnato dalla discordanza di fase tra i modi oscillatori complessivamente coinvolti. In sintesi: ogni varietà elettrodinamica -- campi di materia e campi di onda -- e termodinamica -- gas, liquidi, solidi --, corrisponde ad una configurazione oscillatoria coerente -- suono -- di specifica frequenza -- quella fondamentale più i suoi armonici --, e le transizioni tra una varietà e l’altra corrispondono alla soppressione di certi modi oscillatori -- ritmi --, che da esplicati diventano implicati, e alla amplificazione di altri, che da implicati diventano esplicati. Ai nostri fini, la rilevanza che il modello fisico-matematico introdotto dalla elettrodinamica quantistica conferisce alla concordanza di fase o risonanza , nella spiegazione della genesi della materia112 , ci porta ad evidenziare la presenza di un interessante parallelismo tra l’ambito di pertinenza dell’acustica e l’ambito di pertinenza della elettrodinamica quantistica: l’acustica sta alla generazione e propagazione delle perturbazioni -- variazioni di pressione -- in un fluido, come l’elettrodinamica quantistica sta alla generazione e distribuzione delle perturbazioni -- variazioni e transizioni di fase -in un campo granulare e particellare. Sul piano dell’acustica, allora, l’equivalente di una configurazione di pacchetti di energia e impulso ordinati dalla concordanza oscillatoria -- dominio di coerenza --, è precisamente 111 Giuliano Preparata, QED Coherence in Matter, Ed. World Scientific, 1995; dello stesso autore: Dai Quark ai cristalli Breve storia di un lungo viaggio attraverso la materia, inedito. 112 Della genesi dell’energia ci occuperemo nelle pagine seguenti. Pag. 39 un suono, una voce di coerenza il cui spettro di frequenza è composto da righe -- la frequenza fondamentale più i suoi armonici, ovvero, la frequenza della lunghezza d’onda elettromagnetica portante più i modi oscillatori accoppiati --; al contrario, l’equivalente di una configurazione di pacchetti di energia e impulso in uno stato di discordanza oscillatoria è un rumore, una voce non coerente il cui spettro di frequenza è continuo, cioé privo di quella approssimazione al canto corale che solo la risonanza -- con i suoi accoppiamenti e i suoi armonici --, può infondere. 2. Dice un koan: Mostrami il tuo volto di prima della nascita Trasferendoci sul piano del mito, le considerazioni sin qui esposte ci portano a suggerire che la risonanza -- l’equivalente del prana nel pensiero indiano , del ch’i nel pensiero cinese e dello spirito santo nella tradizione giudaico-cristiana, idee-simbolo che la versione sentimentale e fallocentrica associa al concetto di virilità-fertilità cosmica , e che la mania vitalistica occidentale traduce come forza vitale --, emergendo dall’oscurità del vuoto quantistico dà alla luce le innumerevoli sembianze dell’essere, del nato: il cinque. Nel tratto, breve o lungo che sia, che va dal campo quantistico alla individualità umana, questa nascita non corrisponde affatto alla nascita di individualità distinte, almeno non nel senso di nascita di significati da un significato originario comune: nella genesi della materia lo scopo manca proprio perché manca questo significato, manca tanto il significato della causa quanto la causa del significato. Ovvero: l’attribuzione di significato, causa e scopo, è una prerogativa distintamente ed esclusivamente umana, il cui impiego contraddistingue e qualifica le attitudini e le consuetudini relazionali e comportamentali, cioé culturali e sociali, dell’individualità umana, la sua rappresentazione interna della realtà esterna, la sua nascita psicologica. Nella genesi della materia, al contrario, ciò che fa la differenza non è il significato ma la risonanza, non ci sono altre implicazioni al di qua o al di la di una alterna discordanza e concordanza di fase , di rumore e suono: un regime fisico non coerente -- rumore -apparirà come un insieme di elementi -- quanti, atomi, molecole --, che oscillano separatamente gli uni dagli altri, e che proprio per il fatto di non dar luogo ad accoppiamenti di fase si presentano ognuno come se fosse un elemento distinto dagli altri, in una relazione di contiguità. Un dominio fisico coerente, invece, corrisponde a un campo classico dotato di una legge di oscillazione ben definita -- suono --, dove gli elementi costituenti (quanti, atomi, molecole), annegando in esso la loro individualità oscillatoria sono un tutt’uno con il loro dominio di coerenza, in una relazione di continuità. In altre parole, la struttura quantizzata -- discreta -- e particellare di un sistema coerente -la sua composizione atomico molecolare --, riappare solo quando la configurazione di coerenza viene a mancare e i suoi componenti (quanti, atomi, molecole) estratti da essa al di fuori dell’oscillazione collettiva. Da ciò si evince che la relazione di contiguità -rumore -- e di continuità -- suono --, propria di un sistema di energia e materia, dipende dai modi oscillatori che caratterizzano il sistema stesso: ogni qualvolta indaghiamo la realtà, allora, non facciamo altro che distruggere -- corrompere -- la sua relazione di continuità per estrarre da essa dei componenti. Nell’interminabile ventaglio di sistemi fisici -- sistemi di energia, impulso e concordanzadiscordanza di fase -- fluttuanti tra dominii di coerenza e dominii di non coerenza oscillatoria, vige l’alternanza tra le leggi della elettrodinamica quantistica e quelle della termodinamica, e il ruolo magico di indurre risonanza tra i modi oscillatori -- ritmi -- degli eventi; il compito di trasformare gli assolo in vibrazioni corali, è universalmente assolto dal campo elettromagnetico. Pag. 40 Nei sistemi biologici, le leggi della elettrodinamica quantistica e della termodinamica sono affiancate e integrate da quelle biologiche dell’adattamento, sopravvivenza e riproduzione, e lì si confrontano con la possibilità di essere minimizzate. La funzione ordinatrice svolta dal campo elettromagnetico sciama fino a confondersi nella funzione ordinatrice della necessità, dove il potere magico della risonanza affiora sotto forma di univocità, di monoritmia oscillatoria, di stereotipia adattiva:il potere di ordinare le relazioni di contiguità nell’accoppiamento e nell’integrazione delle diverse necessità -- ecosistemi --, senza ricorrere al giudizio. Negli organismi neurologici, vertebrati e invertebrati, le leggi biologiche dell’adattamento, sopravvivenza e riproduzione vengono a loro volta affiancate e integrate dalle leggi della sensazione e qui, nella ineluttabile acquisizione di una sensibilità verso gli accadimenti, matura la possibilità di associare un senso alla necessità (la sensazione sta alla percezione come il senso sta al significato): nasce la necessità di un soggetto dominante, di un individuo, di un comportamento o anche solo di una condizione il cui suono, le cui qualità vibrazionali, il cui potere di risonanza siano al tempo stesso rappresentative di quel dato dominio di coerenza biologica, e insieme capaci di garantirne al meglio la continuità in ordine ad esigenze di adattamento, sopravvivenza e riproduzione. Qualora il soggetto dominante decadesse senza essere sostituito da altro soggetto equivalente, il destino di quel dominio -- individuo, gruppo, specie -- biologico di coerenza sarebbe segnato e i suoi componenti estratti e sospinti alla deriva: le balene, i dinosauri o altra categoria animale capace di autonomia motoria viene allora indotta, dal potere ordinatore della risonanza, a dirigersi verso zone dove il potenziale magnetico terrestre è più intenso e lì si lasciano morire, lasciano cioé che la loro configurazione di energia e impulso risuoni -- come per un effetto biologico analogo all’effetto Bohm-Aharonov113 --, per l’ultima volta, nel ventre del soggetto transbiologico dominante, il potenziale magnetico terrestre appunto. Nell’individualità umana la centralità della legge di necessità, l’univocità direzionale, la monoritmia oscillatoria e la stereotipia adattiva -- con tutte le sue molteplici e straordinarie ‘variazioni sul tema’ --, proprie degli altri esseri senzienti , vengono affiancate e integrate dalla disponibilità e dalla possibilità di accedere ad altri livelli eccitabili di energia e impulso, ad altre configurazioni bioenergetiche e qui, nella ridondanza del grado di libertà oscillatoria umana, l’univocità sfocia nella equivocità, nella poliritmia oscillatoria e nella polifonia comportamentale. Il senso diviene significato e l’attitudine biologica a modificare l’ambiente per necessità di adattamento, sopravvivenza e riproduzione si fa strada sino ad assumere i toni e le forme di una volontà di potenza, che grazie ad un calcolato conteggio aspira ad addomesticare la potenza della natura e della donna, il fuoco della libido. Il potere della risonanza, per decine di migliaia di anni custodito e cantato nell’oscurità delle grotte -- dove i suoni e i rumori rimbombano114, e dove l’intensità del campo magnetico terrestre è maggiore --, lentamente ma inesorabilmente viene affrancato dalla relazione di continuità a cui risponde il comportamento imitativo per incagliarsi nel potere del Verbo-Metafora -- il fuoco sottomesso alla volontà del dispensatore di significati --, e qui l’essere umano, dimentico dell’unico soggetto dominante in grado di eccedere la sua L’effetto Bohm-Aharonov, un tipico effetto quantistico, predetto teoricamente nel 1959 e verificato sperimentalmente solo nel 1980, consiste nel fatto -- inosservabile in fisica classica -- che un potenziale, ad es. elettrico o magnetico, è capace di interagire con un sistema particellare modificandone la fase di oscillazione senza esercitare alcuna forza su di esso e quindi senza scambio di energia. 114 Cfr. , Marius Schneider, Gli animali simbolici, op. cit. , pag. 393: [Nella cultura megalitica] La pietra è la materia (la potenza) e la matrice del mondo che risponde alla parola creatrice (l’atto). Per questo, gli antichi santuari (India, Egitto) e le tombe erano caverne nelle quali ogni suono produceva un gran rimbombo. 113 Pag. 41 umanità, il simbolo vivo115, gradualmente cessa di attenersi alla propria facoltà adattiva acustico-musicale per mettersi prima a fare la musica e poi, miracolo illuministico della tecnologia dei significati, a fare la vita116. Quando Tchouang tseu stava per morire, i suoi discepoli manifestarono l’intenzione di fargli dei funerali sontuosi. - Inutile, disse il morente, perché il cielo e la terra saranno la mia doppia bara; il sole e la luna i miei due dischi di giada; le stelle e la stella Polare le mie perle; tutti gli esseri il mio corteo. Il mio arredo funerario non è del tutto pronto? Cosa vi aggiungereste? - Ma noi temiamo, dissero i discepoli, che i corvi e i nibbi vi divorino. - In alto, ribatté Tchouang tseu, rischio di essere divorato dai corvi e dai nibbi; in terra dalle formiche e dai grilli: che ingiustizia il volermi strappare ai primi per darmi ai secondi! (Tchouang tseu, cap. XXXII) 3. L’Uomo tra la Terra e il Cielo Significato dopo significato, verbo dopo verbo, il fuoco vivificante dell’irrazionalismo simbologico viene domato e sottomesso -- nel processo di rimozione -- alla funzione ordinatrice del razionalismo e del sentimentalismo ideologico e tecnologico -- l’ideologia e la tecnologia laica, e l’ideologia e la tecnologia religiosa hanno radici comuni --, che prende a fare e a disfare un soggetto dominante dopo l’altro, designandolo ora nelle vesti di un dio, ora in quelle di un faraone o di un monarca, per molti sarà il mercato finanziario, per altri l’amore, ieri poteva essere la palla di un cannone, domani potrà essere il sesso virtuale, oggi è tutto e niente. L’essere umano è un animale notoriamente intelligente ma non di meno stupido -- spesso il ritornello errare umano est è un luogo comune che ha il sapore dell’alibi --, anche per questo è un animale equivoco. Gli esempi della sua intelligenza sono innumerevoli almeno quanto quelli della sua proverbiale coercizione a ripetere, inutile farne un elenco per vedere da che parte penda la bilancia, il risultato sarà sempre equivoco. Rimane l’antinomia ideasegno-simbolo a fare da sfondo al carosello umano. A differenza dell’ideasegno, la cui funzione è circoscrivere e definire, differenziare la realtà nella attribuzione di significati distinti -- ricavare una relazione di contiguità da una relazione di continuità, estrarre manufatti dall’oggetto grezzo --, il simbolo rimanda ad un contenuto psichico indeterminato e indifferenziato in cui prevale l’ambivalenza e l’eccedenza di senso. Psichicamente, ideasegno e simbolo coesistono ma rispondono a leggi completamente diverse e indicano approcci relazionali e comportamentali diversi: il primo è destinato a tracciare dei confini, il secondo a trascenderli. Sta di fatto che oltre due milioni di anni di preistoria umana non sono trascorsi nell’attesa che la bacchetta magica del razionalismo sentimentale e ideologico di Homo sapiens et faber trasformasse uomini-bestie -- dediti al sacrificio carnale --, in uomini-umani -- dediti al sacrificio orale --. Paradossalmente, nella tensione psichica creata dalla 115 Cfr. , C. G. Jung, , Tipi psicologici, op. cit. , pag. 190: Il simbolo vive grazie alla ritenzione di certe forme di libido e a sua volta ne provoca la ritenzione. La dissoluzione del simbolo equivale allo sfogo della libido per via diretta o, quanto meno, a una spinta pressoché irrefrenabile alla sua utilizzazione diretta. Mentre il simbolo vivente esorcizza questo pericolo. Un simbolo perde la sua forza magica o, se vogliamo, salvifica, appena ne viene riconosciuta la dissolubilità. Quindi per essere efficace, operante, un simbolo deve configurarsi in un dato modo, cioé deve avere le seguenti caratteristiche: dev’essere la migliore espressione possibile della concezione del mondo e della vita, deve essere inafferrabile dall’intelletto affinché esso non possa dissolverlo, e infine deve avere una forma estetica convincente per la sfera affettiva. 116 L’attuale corsa alla globalizzazione dei mercati finanziari include anche un mercato degli organi e un mercato della procreazione!! Pag. 42 contrapposizione tra le verità degli uni e le verità degli altri o, ma è la stessa cosa, tra la verità di prima e la verità di adesso, in nome del sacrificio orale -- e qui l’efficacia che il nostro processo di civilizzazione attribuisce al trasferimento del rito sacrificale sul piano della metafora117 appare tutt’altro che scontata --, nell’arco di poche migliaia di anni di storia documentata è stato mietuto un numero tale di vite umane, da poter sfamare anche gli appetiti più atavici dell’intera serie generazionale di ‘antropofagi’ che avrebbero popolato il pianeta per oltre due milioni di anni. Ideasegno o simbolo, razionalismo o irrazionalismo, sentimentalismo o no, il grosso guaio per l’essere umano è che in un battibaleno il fardello della sua equivocità può farlo precipitare dalle stelle alle stalle. Ironia della sorte ha voluto che madre natura gli fornisse due gambe per camminare senza indicargli da che parte andare. Niente da eccepire allora sul fatto che di tanto in tanto spunti qualcuno al quale fonte certa abbia rivelato la direzione giusta da seguire118, l’importante è non perdere il senso dell’umorismo: vi è forse una qualsiasi altra verità sui fini ultimi migliore di quella che oltre ad aiutarci a vivere ci aiuta, anche, a riderci sopra? Accreditando il potere magico della risonanza del simbolo al potere intellettuale e sentimentale del Verbo-Metafora, il razionalismo ideologico e tecnologico ha progressivamente allontanato i dispensatori di significati e di emozioni dalla certezza dell’esistenza di una inequivocabile relazione gerarchica di continuità tra la Terra e il Cielo, sostituendola con l’incertezza di una realtà fittizia, fatta e disfatta a immagine e somiglianza dell’idea dominante. Una realtà sostanziata e regolata nell’ordine dei significati (ciò che è può esserlo solo dopo aver ricevuto la legittimazione del battesimo semantico), dei ruoli (tra ciò che è intercorre una relazione di contiguità lessicale e sintattica), e dei sentimenti (di ciò che è si può dire solo che è piacevole o spiacevole). L’essenza indescrivibile e insignificante del simbolo mal si presta ad essere inglobata in questa erudita quadratura del cerchio, è giocoforza epurarne la sostanza e rimuoverne l’essenza: nasce una rappresentazione interna della realtà esterna incentrata su ciò che può essere direttamente o indirettamente commestibile, domato e addomesticato dall’Uomo che nomina -- tesi --, in opposizione a ciò che non lo è -- antitesi --, il nulla. La gara che l’uomo moderno supercivilizzato sta disputando è precisamente questa: ricavare profitto proprio dal nulla, trasferendo la relazione col mondo dal piano dell’esperienza al piano dell’apparenza, la metafora della realtà, la realtà virtuale appunto, dove tutto è possibile, programmabile, pianificabile, vendibile. ‘Garbage in, garbage out’ dicono gli anglosassoni. Va da sé che da questa realtà legittimata dai significati, non si può sperare di cavar fuori qualcosa di molto diverso dal significato che le è stato assegnato. Se questo mondo significa eterno conflitto tra Bene e Male, ecco i depositari del Bene ed ecco i depositari del Male. Se significa peccato originale, ecco gli untori ed ecco l’innato fardello del senso di colpa. Se significa tutto il mondo è spettacolo, ecco gli attori ed ecco gli spettatori. Se significa il pesce più grande mangia il pesce più piccolo, ecco il più forte ed ecco chi soccombe alla sua prevaricazione. Se significa legittimazione di una autorità costituita, ecco il potere ed ecco la competizione per il potere. Se significa Amore e Felicità, ecco i beati ed ecco gli sfigati. Se significa Civiltà e Progresso, ecco gli interessi ed ecco la conflittualità di interessi. Se significa siamo la reincarnazione delle nostre vite precedenti, ecco l’eredità karmica ed 117 Chi mangia il corpo e beve il sangue di Cristo lo fa solo metaforicamente, salvo poi spargere fiumi di corpi e di sangue dei nemici di turno. Come scrive Jung (ibid. , pag. 119): Nell’uomo civilizzato le forze istintuali represse sono estremamente distruttive e molto più pericolose che nel primitivo, che vive sempre limitatamente le proprie pulsioni negative. Ecco percé nessuna guerra del passato può rivaleggiare come atrocità con le guerre delle nazioni civilizzate. 118 Cfr. , C. G. Jung, , ibid. , pag. 212: La nascita del Redentore equivale a una grande catastrofe, perché una poderosa vita nuova erompe da dove non si supponeva esistesse una vita, una forza e una possibilità di sviluppo. Essa scaturisce dall’inconscio, cioé da quella parte della psiche che tutti i razionalisti, di proposito o no, trascurano completamente. Da questa parte misconosciuta e rimossa della psiche viene il nuovo apporto di forza, il rinnovamento della vita. Pag. 43 ecco l’eredità mondana. Se significa la società è basata sul lavoro, ecco gli sfruttati ed ecco gli sfruttatori. Se significa per essere degno di essere preso in considerazione deve servire a qualcosa, ecco il diritto di cittadinanza di ciò che è utile -- produttivo -- ed ecco la rimozione di ciò che è inutile -- improduttivo --. Una conoscenza (e una coscienza) legiferata sul principio dell’utilità produttiva, sfama e affama i popoli, costruisce e demolisce palazzi, dà e tolglie benessere, sostituisce l’oggetto con il predicato e la causa con l’effetto, oggi dice di una cosa che è buona, domani della stessa cosa dice che è cattiva. Questo è il mondo quando è retto dalla commestibilità dei significati: Non considerare il sapere come sapere è il colmo. Considerare il non sapere come sapere è una peste. (Tao te ching -cap. LXXI) Il potere del Verbo-Metafora sigilla il cervello con uno spesso strato di fonemi e cuoce il contenuto psichico a pressione. Le democrazie plasmano modelli, leggi, normative, regolamenti valvole di sfogo e al grido di ‘gli elettori non sono stupidi’ macinano consensi119. I totalitarismi fanno sfoggio di denti e becerità, indossano la divisa del sopruso e dopo un lauto banchetto si ingozzano con gli avanzi. Gli imperialismi attizzano fuochi qua e la in giro per il mondo, regolano la temperatura e quando la pentola deve essere rovente la fanno esplodere nel punto giusto al momento giusto, il solito vecchio trucco escogitato per fini tutt’altro che pacifici e disinteressati, oggi ringiovanito nel look dal tocco magistrale di una avanzata operazione di marketing: i tempi della guerra fredda sono tramontati, si consolida l’era degli interventi umanitari armati120. Le monarchie si stringono attorno alle vestigia dei sigilli reali e compiaciute mummificano le glorie degli eletti nel gioco consunto degli scacchi. I sistemi di casta abbassano il fuoco e senza modificare la chimica degli eventi lasciano che chi riceve continui a ricevere e chi non riceve continui a non ricevere. I sistemi comunisti sono sistemi capitalisti dove il capitale anziché essere privatizzato è statalizzato. I sistemi tribali tolgono dove c’è abbondanza e aggiungono dove c’è carenza, accordano la vita della tribù alla sacralità del suo territorio d’appartenenza e dall’esperienza ricavano le leggi della Tradizione. Danno per scontato Al di fuori delle campagne elettorali gli ‘elettori’ si chiamano ‘cittadini’, appellativo settecentesco che sta per coloro che non sono stupidi, che non sono contadini, che sono istruiti e inseriti nel tessuto socio-economico della comunità che produce beni economici e beni ideologici, i diritti e i doveri del cittadino appunto. La misura di quanto questo modello del come l’individuo deve essere per essere adeguato abbia condizionato la vita di generazioni e generazioni di ‘cittadin-elettori’, e di come questo modello abbia trasferito la nostra identità dal piano dell’umanità al piano del mercato che fa il mondo, ce la fornisce, anche se non è questo il suo intento, Ignacio Ramonet, direttore di Le Monde Diplomatique (in: Geopolitica del caos , Asterios Editore, 1998, pagg. 35-37), nell’attribuire ai ‘cittadini’ il ruolo naturale, neo-illuministico, di protagonisti e artefici della ricostruzione del mondo (!): L’ambizione principale della democrazia è quella di lottare contro la povertà, l’ingiustizia e l’iniquità, di denunciare instancabilmente le congreghe di mentitori. Quando queste lotte falliscono, i cittadini contestano la democrazia in nome di un sentimento politico profondamente radicato nel progetto repubblicano: l’aspirazione all’uguaglianza dei diritti e dei doveri. I cittadini sentono confusamente la necessità di conquistare dei nuovi diritti umani [cioé delle nuove ‘metafore’ sociali - n. d. r. ]. Alla generazione dei diritti politici (XVIII secolo) e a quella dei diritti sociali (XIX e XX secolo) deve succedere una generazione di diritti nuovi, ecologici, che garantiscano ai cittadini il diritto all’informazione, alla pace, alla sicurezza ma anche alla purezza dell’aria e dell’acqua e alla protezione ambientale [figuriamoci cosa può venire fuori dall’involucro metaforico ‘cittadino’: attività motoria all’aria aperta, giri in bicicletta, escursioni domenicali guidate ‘alla scoperta del territorio’, dove la ‘guida’ è guardacaso l’esperto che sa nominare scientificamente una flora e una fauna altrimenti estranea-e-anonima ; e poi programmi scolastici di ‘educazione ambientale’, campagne per ‘la difesa degli animali’, pionieristici progetti di ‘raccolta differenziata’, ecc. - n. d. r. ]. (. . . . ) Alla società degli sprechi deve succedere in maniera naturale una società della spartizione [della ‘raccolta differenziata’ appunto - n. d. r. ]. Dopo anni di euforia finanziaria, di disinvoltura e di soverchierie, i cittadini provano un forte desiderio di ritorno ad attività virtuose: l’etica, il lavoro fatto bene, il sentimento del valore del tempo, la competenza, il merito, l’onestà. . . . Sebbene confusamente, ciascuno [noi no - n. d. r. ] percepisce che è l’unica via per preservare il pianeta, risparmiare la natura e salvare l’uomo. È possibile altrimenti salvare il mondo? 120 Dal dopoguerra sino alla caduta del muro di Berlino -- 1989 --, regnava lo spettro delle due grandi superpotenze, Stati Uniti d’America e Unione Sovietica, ad incentivare la rivalsa guerrafondaia degli uni e degli altri (Vietnam, Cambogia, Laos, Cuba, Salvador, Nicaragua, ecc. ). Oggi c’è lo spettro del mostro psicopatico sanguinario di turno -- l’arabo Saddam Hussein per ragioni di petrolio, il serbo Milosevic per ragioni di egemonia nei balcani --, a mascherare le strategie di ingerenza dell’unica superpotenza rimasta, l’America -- la Cina ha altro a cui pensare, per ora --, la quale, sotto il cartello dell’intervento armato umanitario -collaudato con successo per mietere democraticamente consensi durante l’Intervento Umanitario Internazionale nel Golfo --, fa la conta degli alleati europei e contemporaneamente raffredda gli animi più velleitari: Unione Europea o no, Russia o non Russia, chi fa le regole del gioco sono sempre io e, comunque, l’ultima parola che conta è la mia. 119 Pag. 44 che queste e quella siano tutto ciò che splende sotto il Sole e qui si sbagliano, finendo prima o poi appesi al collo dei missionari e dei turisti civilizzati , con o senza l’uso della forza. Dove l’autorità costituita è sinonimo di privilegiata ignoranza, lì vige il Diritto della pena di morte. Chi cerca il sistema sociale ideale rimarrà confuso dai mille volti della equivocità umana, ma chi non si accorge o sottovaluta la propria equivocità, confonderà il suo volto tra quello dei propri fantasmi, e lì si sentirà abbandonato e mortificato, vittima o carnefice. Fatto pressoché incomprensibile ai giorni nostri, nei tempi antichi -- tanto e tanto tempo fa come nella preistoria dei miti --, lo scienziato doveva essere anche maestro di spirito e il sacerdote maestro di scienza. La conoscenza aveva a che vedere con la misurazione e l’attribuzione di significati solo molto marginalmente, quasi accidentalmente, e comunque come conferma al grande mistero della vita. Ciò che importava era assolvere al ruolo di collegamento e di intermediazione tra la Terra e il Cielo121, nel modo migliore possibile e nel totale rispetto di un ordine gerarchico tanto ovvio quanto prescrittivo: il Cielo sta sopra, la Terra sta sotto, in mezzo è l’Uomo. Vale a dire: l’Uno sta sopra, il Tre sta sotto, in mezzo è il Quattro (Due-e-due). La marcia imperiosa del Verbo-Metafora ha catapultato lo scienziato da una parte e il sacerdote da un’altra, ognuno a pascolare nel proprio orticello di anime e di atomi, e la conoscenza si è affermata come scienza della separazione e del profitto. 4. Introduzione all’ipotesi di una natura insignificante della materia: dimensione psichica, psichismo, mente La tesi secondo la quale qualche cosa dirige la creazione, è una tesi della realtà. La tesi secondo la quale niente agisce nell’universo è una tesi del vuoto. Ciò che è di competenza dei nomi e delle realtà rimane nel campo degli esseri. Tutto ciò che può esprimersi con parole e formarsi con idee si defila dalla prima verità. Tchouang tseu122 , Cap XXV La psicologia come la fisica non studiano affatto l’una la psiche l’altra la materia. Psicologia e fisica fanno, letteralmente, l’oggetto della loro investigazione, stabilendone i caratteri in base a criteri generali prefissati, preposti all’osservazione del loro oggetto di studio, valida e oggettiva solo rispetto al sistema di riferimento e di misurazione impiegati. Il comportamento duale della materia -- corpuscolare e ondulatorio --, ad esempio, è rimasto ignoto alla scienza dei significati sino agli inizi di questo secolo, quando si scoprì che le previsioni della meccanica newtoniana diventano sempre meno esatte man mano che la velocità si avvicina a quella della luce -- 300 mila chilometri al secondo nel vuoto --, e che anzi la realtà fisica fatta dalla meccanica newtoniana è solo un caso particolare, molto particolare, di una realtà fisica ben più strana e intollerante alle misurazioni ed ai 121 Cfr. , Tipi psicologici, op. cit. , pag. 176: Cielo, Terra e Uomo sono i tre principali elementi del mondo, i San-tsai. Questa immagine è un’idea antichissima che ritroviamo anche altrove, per esempio nel mito africano-occidentale di Obatala e Odudua, la coppia di progenitori (Cielo e Terra) che giacciono insieme in una zucca finché tra loro nasce un figlio, l’uomo. Pertanto l’uomo, quale microcosmo che riunisce in sé gli opposti del mondo, corrisponde al simbolo irrazionale che riunisce opposti psicologici. 122 In: I maestri del Tao, op. cit. , pagg. 156-157. Pag. 45 significati della tridimensionalità euclidea. Parimenti, è inevitabile, anzi direi quasi necessario, ammettere che la nostra dimensione psichica sia soltanto un caso particolare, molto particolare, di una dimensione psichica ben più ampia e intollerante alle misurazioni ed ai significati della quadridimensionalità quantistica, figurarsi se può tollerare i parametri della fisica classica. Una dimensione psichica che di primo acchito si connota come un modo di essere dell’energia-materia, un modo di essere ovviamente spogliato delle sue implicazioni e delle sue allusioni antropocentriche, precisamente insignificante, decisamente estraneo all’ideasegno di psiche che ci facciamo ricavandolo dall’esperienza di una rappresentazione interna della realtà esterna, che riduce il mondo ad un insieme di elementi più o meno commestibili. Così come lo stato grezzo della nostra dimensione psichica, non può essere ridotto al livello di un inconscio incolto e selvaggio che attende di essere arato e seminato dal demiurgo Verbo-Metafora, prima domato e poi addomesticato dalla capacità di programmare interventi significativi rispetto alla capacità di formulare scopi significativi -pensiero cognitivo --, così la postulata dimensione psichica dell’energia-materia , al pari della dimensione quadridimensionale di una particella subatomica o del campo quantistico, non è uno stato oggettivabile, riducibile a coltello e forchetta, ma una dimensione dell’essere, del nato, del cinque, intrinsecamente irriducibile: cos’è una zolla di terra per un lombrico? La natura della nostra psiche è insignificante, è risonanza-senza-suono, è quantità di moto senza energia-massa. La tesi qui sostenuta, allora, è che la nostra complessità psichica non si identifichi affatto né con uno stato filogenetico di presunta compiutezza psichica, né tantomeno con la dimensione psichica dell’energia-materia, pur condividendone la natura, vacua, irriducibilmente prescrittiva e insignificante. Parafrasando Nietzsche: la mente umana è soltanto una modalità della dimensione psichica dell’energia-materia, e una modalità assai rara. Al contrario, le diverse opinioni e i diversi fatti contemplati dalle neuroscienze convergono nella tesi secondo la quale la psiche umana, che d’ora in poi designeremo come mente, è un traguardo filogenetico ed un epifenomeno neurologico consolidato nella neocorteccia -- considerata come la parte filogeneticamente e ontogeneticamente più significativa dell’encefalo --, e nella complessità123 neurofisiologica dell’individualità umana. Ammettendo tuttalpiù che tracce o versioni incomplete, mutilate, di essa siano presenti anche in altri animali, in particolare nei primati. Pensare è un requisito giudicato imprescindibile dallo stato di compiutezza psichica: dove c’è qualcuno in grado di esibire la facoltà di pensare -- pensiero cognitivo --, lì è presente la psiche nella sua compiutezza -- mente --. Gli esseri umani pensano, quindi, in essi il miracolo mentale è compiuto. Nei gatti no. Da bravi felini la loro esistenza è fatta di istinti, sensazioni e comportamenti genetici ed epigenetici stereotipati e reiterativi. Se a volte sembra che stiano pensando, non stanno pensando affatto, il che è ovvio (ragione di più, sostengono , per considerare i miti teriomorfici come frutto di una mente incolta, e gli animali parlanti come personaggi di favole per bambini, salvo poi dedicarsi ad estrarre ‘antropomorfe evolute’ dal berretto del nostro albero genealogico, e dal brefotrofio dei moderni incubi antropocentrici, personaggi e storie animalesche, implementabili nella testa infantile degli adulti supercivilizzati sotto forma di farse extraterrestri o, ipocrisia omicida, sotto forma di tragedie umanitarie terrestri, dove ai protagonisti, uomini donne vecchi e bambini in carne e ossa, viene prima fatto giocare il ruolo degli animali braccati, bisognosi di aiuto, e poi 123 Va notato che il termine complessità viene solitamente utilizzato per due ragioni diverse: o per sottolineare la difficoltà di lettura della materia trattata, o per giustificare l’insufficienza della chiave di lettura utilizzata. Pag. 46 quello degli animali in fuga, bisognosi di rifugio), stanno solo relazionandosi con la realtà -- la loro --, in modo anche plastico e curioso ma comunque stereotipato, in forte misura significativamente coatto. Infatti, scelgono inevitabilmente di andare a quattro zampe anziché prendere l’autobus;si passano ripetutamente la lingua sul pelo -- non pensano ma sono puliti --, e ‘vanno in calore’ solo nei periodi comandati. Di quando in quando sviluppano una qualche forma di nevrosi -- specie in ambiente domestico --, tuttavia sono egregiamente adattati al loro ambiente, né più né meno. Inoltre sognano solo a occhi chiusi? O non sognano affatto? E se i gatti non pensassero e non sognassero come fanno gli umani supercivilizzati, o non pensassero e non sognassero affatto, solo perché per essere in accordo con il loro dominio psichico di coerenza e col mondo fanno tranquillamente a meno di significati, simboli e reti booleane stocastiche? Generazioni e generazioni di felini si sono avvicendate e si avvicenderanno -- salvo imprevisti --, senza necessità alcuna -- nemmeno vibrazionale -- di esistere come esseri umani: cosa avrebbero da invidiarci? L’Uomo, suo malgrado, non è lo scopo del fenomeno biologico terrestre. Non è curioso tutto ciò! È vero. Spesso nell’attraversare la strada i gatti sono fatalmente imprudenti, ma se è solo per questo, gli umani supercivilizzati non sono proprio da meno. Eppure noi pensiamo, male finché si vuole ma pensiamo. Che relazione può esserci tra il nostro modo di pensare, la nostra mente, e la postulata dimensione psichica dell’energia-materia? Poiché la pianta è formata, tenuta in vita e dissolta dallo scambio di materia e di energia con l’ambiente, -- scrive David Bohm124 -- a che punto possiamo tracciare una netta distinzione fra ciò che è vivente e ciò che non lo è? Chiaramente una molecola di anidride carbonica che attraversa i confini di una cellula per entrare in una foglia non diventa improvvisamente viva, né una molecola di ossigeno improvvisamente muore quando viene liberata nell’atmosfera. Piuttosto, la vita stessa va considerata come appartenente in qualche modo a una totalità che comprende la pianta e l’ambiente. In verità si può dire che la vita sia inviluppata nella totalità e che, anche quando non è manifesta, sia in qualche modo implicata in quella che solitamente chiamiamo una situazione priva di vita. Possiamo illustrare questo fatto considerando l’insieme di tutti gli atomi che sono attualmente nell’ambiente, ma che un giorno costituiranno la pianta che crescerà da un certo seme. Per approssimarci ad una qualificazione descrittiva -- valida solo come metafora --, della dimensione psichica dell’energia-materia, non possediamo indicatori morfologici come atomi e molecole su cui operare. Tuttavia facciamo notare, che la genesi della pianta dal seme, del seme da una configurazione di fase di molecole e delle molecole da una configurazione di fase di atomi, non si arresta agli indicatori morfologici atomi ma prosegue, da qui alle particelle subatomiche e dalle particelle subatomiche alla distribuzione oscillante di configurazioni di energia e impulso o quanti -- campo granulare -, dove il carattere morfologico della realtà perde totalmente di significato per divenire irriducibilmente matematico, inconsistente, surreale, come l’immagine riflessa da uno specchio che c’è e non c’è. La vita e la materia, allora, sono solo prescrittivamente e non descrittivamente inviluppate in una surrealtà fisico-matematica -- il campo esteso o quantistico --, che appare come prodotta dal riverbero di una superfice riflettente irriducibilmente vacua: designamo la riflettenza di questa vacuità con il termine di dimensione psichica e il suo riverbero 124 Universo mente materia , op. cit. , pagg. 256-257. Pag. 47 come psichismo, la sottile, insignificante disposizione tensoriale della dimensione psichica. Approssimandole -- con un azzardo palesemente speculativo --, ad una connotazione dai caratteri fisici: - della dimensione psichica diciamo che assomiglia, o meglio rimanda, al profilo di un dinamismo originario che reca in sé i germi della risonanza -- per l’esattezza del Principio di Risonanza inteso come induttore di un impulso di moto primordiale (l’equivalente dell’impulso sonoro sillaba sacra OM della tradizione bramanica125, evocato anche dal concetto di stringa quantistica della teoria omonima126) --; - dello psichismo diciamo che rimanda ai caratteri di un campo tensoriale oscillante (inteso come l’ombra di quel campo unificato che attende di essere matematicamente derivato dalla integrazione tra campo quantistico e interazione gravitazionale ). Quando la teoria quantistica viene applicata ai campi -- scrive David Bohm127 --, si trova che i possibili stati energetici del campo sono discreti (o quantizzati). Un tale stato è per certi versi come un’onda diffusa su un’ampia regione spaziale. Ma esso è anche caratterizzato da un’energia e da una quantità di moto discrete, proporzionali alla frequenza dell’onda, cosicché per altri versi è anche come una particella (per esempio, un fotone). Se si considera per esempio il campo elettromagnetico nello spazio vuoto, la teoria quantistica attribuisce a ciascuna di queste eccitazioni ‘onda-particella’ del campo una certa ‘energia di punto zero’, sotto la quale non può scendere neppure quando la sua energia è la minima possibile. Se si sommano allora le energie di tutti i modi di eccitazione ‘onda-particella’ in una qualsiasi regione spaziale il risultato è infinito, perché c’è un numero infinito di lunghezze d’onda. Tuttavia ci sono buone ragioni per ritenere che non si debba continuare indefinitamente a sommare le energie corrispondenti a lunghezze d’onda sempre più piccole. Può darsi che ci sia una certa lunghezza d’onda minima ammissibile e che perciò il numero totale di eccitazioni e di conseguenza l’energia totale siano finiti. Accogliamo il suggerimento di Bohm e diciamo che, sino a quando la superfice riflettente dimora nel suo stato irriducibilmente vacuo (l’Uno-non-nato , la Notte senza sogni di Brahman128 ), ciò che è è solo pura vacuità. Ma quando la sua riflettenza risuona129 (l’Uno-nato, il Sogno di Brahman), lo stato di quiete assoluta della sua vacuità viene come perturbato da un riverbero, invocato dal Principio di Risonanza, e l’Uno-nato si manifesta nel punto di intersezione (il Quattronato-dall’Uno), tra il Principio del Moto (il Tre) e il Principio della Polarità (il Due). Il precipitato dell’intersezione si manifesta sotto forma di impulso di moto primordiale (impulso vibrazionale-sonoro su una lunghezza d’onda fondamentale) che, come in un Nella tradizione bramanica, l’Universo fenomenico -- il Samsara --, procede dalla eco -- una entità assimilabile all’ombra vibrazionale della costante energetica di Planck, la più piccola entità di divisibilità di energia del mondo fisico --, di un suono originario, la sillaba sacra OM (=aum), in realtà composta da due vocali (la a e la u) in una (la o), più la consonante m, con la sua risonanza: il mistico fattore della creazione -- il respiro di Brahman --, che manifestando il suo potere ordinatore produce il Quattro nella forma di quattro elementi cosmici: Aria-e-Fuoco-e-Acqua-e-Terra. 126 La teoria delle stringhe, formulata verso la fine degli anni ‘60 dal fisico-teorico Gabriele Veneziano come ipotesi riguardante la struttura originaria dell’Universo, postula l’esistenza di piccoli strappi unidimensionali nel tessuto uniforme dello spazio-tempo, chiamati appunto ‘stringhe quantistiche’, dotati di una certa estensione, che vibrano entro una gamma infinita di modi vibratori possibili. Il modo vibratorio di questi strappi, o stringhe, corrisponde a particelle puntiformi dotate di energia e impulso propri: le particelle del modello standard della meccanica quantistica -- protoni, neutroni, elettroni, fotoni, quark, ecc. --, corrisponderebbero ai modi vibrazionali più bassi delle stringhe. 127 Universo mente materia , op. cit. , pagg. 251-252. 128 Cfr. : Yoghi Ramacharaka, Le religioni dell’India misteriosa, Fratelli Melita Editori, 1990. 129 Cfr. , Maestro Eckhart: Qui sono ciò che ero, né più né meno, perché io sono l’immobile che muove tutte le cose. (In: Tipi psicologici, op. cit. , pag. 205) 125 Pag. 48 gioco di luci e di specchi, viene prima introflesso e poi estroflesso dal riverbero della superficie riflettente130 : alterandone lo stato in sé privo di struttura -- senza macchia, insignificante appunto --, ma senza modificarne la natura, la superfice riflettente viene così increspata da una distribuzione ondosa e uniforme di quantità di moto (l’equivalente dell’olomovimento bohmiano allo stato potenziale) che, istantaneamente, precipita in una diastole-sistole cosmica, la fase di contrazione-espansione del big-bang. Così esplicato, l’olomovimento trasforma il proprio modo vibrazionale fondamentale -sulla direttrice di una certa lunghezza d’onda minima ammissibile --, in una configurazione di energia e impulso che attira su di sé l’immagine surreale di un campo esteso -- l’immagine riflessa da uno specchio che c’è e non c’è --, la distribuzione di correlazioni di fase che va assumendo le sembianze del nostro universo di energia e materia, in cui nulla si crea nulla si distrugge tutto si trasforma: il cinque 131. Affrancandosi dalla dimensione della sua gestazione -- il riverbero della superficie riflettente --, ma conservandone la natura -- immobile e vacua --, l’universo fenomenico appare sì nella esplicazione dell’olomovimento, ma rimane tuttavia come implicato nella sottile, insignificante disposizione tensoriale della dimensione psichica, assimilabile ad una disposizione di campi o zone o dominii psichici di risonanza, la eco degli innumerevoli modi vibrazionali dell’olomovimento: ogni modo vibrazionale dell’olomovimento in esso disciolto, corrisponde a un suono che reca in sé l’immagine risonante, la eco, del dominio psichico di appartenenza. Parafrasando David Bohm: poiché anche la disposizione psichica umana -- la mente -emana, è sostenuta, tenuta in vita e dissolta nella relazione di continuità tra un certo dominio psichico di risonanza e la distribuzione ondosa -- campo esteso -dell’olomovimento, a che punto possiamo tracciare una netta distinzione tra ciò che è psichico e ciò che non lo è? 5. La dimensione duale dell’universo e la dimensione trina della materia In questo nostro azzardo, lo psichismo (il campo tensoriale oscillante descritto da una disposizione di campi o zone o dominii psichici di risonanza), è un modo d’essere della dimensione psichica (o riflettenza, o dinamismo originario che reca in sè i germi della risonanza), così come il ghiaccio è un modo d’essere dell’acqua, e la massa un modo d’essere dell’energia 132. 130 Cfr. , Marius Schneider, Gli animali simbolici, op. cit. , pagg. 331-332: Nella creazione tutto emana dal suono creatore, che, abbandonando l’elemento aria, va materializzandosi negli altri elementi. La sua prima materializzazione si verifica nella pietra, nella quale il ritmo creatore genera l’elemento fuoco, le anime e gli astri. La pietra è la prima materializzazione dei mistici ritmi iniziali della creazione, cioé del suono e dell’eco. Essendo l’eco l’antitesi del suono, il mondo terrestre può essere stato considerato come una creazione che deriva dall’eco di una parola creatrice lanciata contro le pareti di pietra della montagna celeste. 131 Misticamente -- scrive M. Schneider (ibid, pagg. 349-350) --, la sezione aurea (simmetria pentagonale) corrisponde al numero-idea 5 e ad Afrodite, mentre il pensiero astratto si esprime con il numero 6 di Pallade Atena. L’organizzazione della materia organica è funzione della crescita naturale degli esseri vivi, che producono forme successive omotetiche, cioé forme che continuano sempre ad essere simili a se stesse [cfr. : autopoiesi - n. d. r. ], sebbene il processo della crescita le trasformi continuamente. ”La simmetria pentagonale introduce sia nel piano (prolungamento delle linee del pentagono) sia nello spazio una pulsazione in progressione geometrica, una periodicità dinamica veramente ritmata”. Questa pulsazione geometrica rappresenta uno schema della spirale logaritmica, la curva ideale di ogni crescita omotetica. Tale espressione dinamica della sezione aurea ci offre la qualità più trascendentale del numero-idea: il numero è una crescita, un fluire continuo. Sulla spirale hanno il loro simbolo più adeguato sia la crescita fisica sia l’evoluzione dell’estasi mistica, mentre il pensiero intellettuale corrisponde alle forme cubiche. Il ritmo sonoro che meglio corrisponde alla spirale è l’accelerando, il quale regge quasi tutte le antiche danze del culto. Il segreto della spirale consiste nel fatto di ordinare e rivelare proporzioni irrazionali tra fenomeni la cui legge di continuità ci sfugge, se ci limitiamo a ritmi con progressioni strettamente razionali. Per questo, le proporzioni irrazionali che esprimono la continuità dei fenomeni, tanto complicati nel loro aspetto calcolatorio, si captano con la maggiore facilità nel ritmo musicale. 132 Bernard Haisch, Alfonso Rueda e Harold Puthoff - 1994 - hanno fornito una dimostrazione matematica del fatto che la massa -- e l’inerzia -- potrebbe essere un prodotto dell’interazione del vuoto quantistico, una struttura condensata dall’energia del Pag. 49 In questo azzardo, l’universo appare allora come: - l’estensione vibrazionale (olomovimento-campo esteso), - di una superfice riflettente (che reca in sé i germi della risonanza), - autoperturbata dal proprio riverbero (la riflettenza entra in risonanza con se stessa), - induttore di un impulso di moto primordiale coerente (capace di generare interferenza), - che produce una certa disposizione tensoriale della dimensione psichica (il campo o . sistema tensoriale che abbiamo chiamato psichismo), - e la associa ad una certa disposizione fisica della dimensione energia-massa (il sistema . frequenziale che chiamiamo olomovimento-campo esteso). In quanto 1) propulsore originario della capacità di generare interferenza, 2) induttore di un campo tensoriale oscillante, e 3) vettore del sistema frequenziale olomovimento-campo esteso, l’impulso di moto originario ingenera il fenomeno energetico. Là dove il quid energetico dato dalla costante di Planck assegna all’universo una unità energetica fondamentale diversa da zero, il quid tensoriale-vibrazionale dato dall’impulso di moto originario -- o da altra grandezza equivalente --, assegna all’universo una unità di interferenza anch’essa diversa da zero, che chiamiamo costante di risonanza133. L’ambivalenza del comportamento della materia (onda-particella), viene allora ad essere sostituita da una trivalenza: il suo comportamento corpuscolare, il suo comportamento ondulatorio, più il suo comportamento tensoriale esente da ordini di grandezza come energia-massa, che chiamiamo psichismo. Analogamente, anche il principio di equivalenza tra energia e massa viene ad essere sostituito da un principio trivalente: la massa è un modo di essere dell’energia che è un modo di essere della intrinseca capacità di generare interferenza. Nella nostra ipotesi, la dimensione fisica è solo un modo d’essere, in verità assai raro, della dimensione psichica: se concepiamo un esperimento che forzi un oggetto -- o, ma è equivalente, un pensiero -- a rivelare il suo carattere fisico, il suo carattere psichico sarà sempre intrinsecamente confuso; se modifichiamo l’esperimento per mettere in evidenza il suo carattere psichico, il carattere fisico diventa necessariamente confuso. In ciò troviamo espressa quella che chiamiamo la dimensione duale, psico-fisica (tensoriale-frequenziale) dell’universo, e la dimensione trina (corpuscolare-ondulatoriatensoriale) della materia: ad ogni configurazione di fase del sistema frequenziale olomovimento-campo esteso, corrisponde una configurazione di fase del sistema tensoriale psichismo(mente). In questo scenario ipersurrealistico, in cui ci permettiamo di collocare il concetto junghiano di unus mundus134, ad ogni configurazione fisica di interferenza dell’energia-materia campo quantistico di punto zero, piuttosto che un elemento fondamentale dell’universo [vedi: Ervin Laszlo, Nuovi concetti di materia e mente, in Pluriverso, n°5, 1996, pagg. 47-48]. 133 Nel sistema frequenziale definito dalla costante di Planck -- la più piccola entità di divisibilità di energia della dimensione fisica --, l’impulso di moto è dato dal prodotto della massa per una velocità pari o inferiore alla velocità della luce nel vuoto ( p=mv , cioè l’impulso di moto p di un’onda-particella, è dato dal prodotto della sua massa per la sua quantità di moto v). Nel sistema tensoriale definito dalla costante di risonanza -- la più piccola entità di divisibilità della capacità di generare interferenza della disposizione della dimensione psichica --, l’impulso di moto è invece dato dal prodotto di una grandezza che indica la distribuzione (ricavata dallo spazio delle fasi del campo tensoriale) della capacità di generare interferenza, che chiamiamo densità di risonanza, per una grandezza che descrive la potenza della capacità di generare interferenza, cioè la sua capacità di perturbare altre porzioni dello spazio delle fasi, e che chiamiamo potenziale di risonanza. Nel sistema frequenziale, l’impulso di moto è l’indice della distribuzione frequenziale delle subtotalità di fase (relativamente autonome o indipendenti) dell’olomovimento-campo esteso. Nel sistema tensoriale, invece, l’impulso di moto è l’indice della distribuzione tensoriale delle subtotalità di fase (relativamente autonome o indipendenti) dello psichismo. 134 Vedi: Marie-Louise von Franz, La scienza e l’inconscio, in L’uomo e i suoi simboli, TEADUE, 1991, pagg. 314-315. L’insospettato parallelismo delle idee nel campo della fisica e in quello della psicologia, suggerisce, come ha ben visto Jung, la possibilità di una fondamentale unicità dei due campi reali che formano oggetto degli studi della fisica e della psicologia - Pag. 50 corrisponde una certa configurazione psichica di interferenza. L’ambiente macrocosmico e microcosmico, appaiono come implicati ed esplicati in insiemi e sottoinsiemi di zone o dominii di coerenza psico-fisica, distribuiti tra una condizione di massima capacità di generare interferenza -- suono --, e una condizione di minima capacità di generare interferenza -- rumore --. L’esistere attivamente nel mondo, avviene con dinamiche relazionali diverse perché derivate dalla amplificazione di campi di risonanza psicofisica diversi, dal vincolo a zone o dominii di interferenza diversi. Pensare e sognare come fanno gli umani, è una condizione psicofisica che non qualifica affatto la natura della disposizione della dimensione psichica -- dice un aforisma cinese: cavallo bianco non è cavallo --, tantomeno la natura di quella che abbiamo indicato come psiche-riflettenza. La nostra mente è solo una esplicazione particolare, per noi vincolante, dello psichismo dell’energia-materia. Allo stesso modo di come il ghiaccio non è né l’acqua, né il ruscello ghiacciato, né l’inverno, così lo psichismo -- e a maggior ragione la dimensione psichica --, non è né la mente umana, né chi la percepisce come tale, né la stagione della percezione. Se abitassimo all’interno di un cubetto di ghiaccio e non avessimo alcun motivo o facoltà di dubitare del fatto che l’unico modo di essere dell’acqua è il ghiaccio, allora entrambi verrebbero percepiti non come stati derivati ma identici. L’acqua allo stato liquido o gassoso sarebbe un’eresia e le leggi della termodinamica una favola per bambini. 6. Uno sguardo al paradigma delle neuroscienze (prima parte) Nell’ambito delle neuroscienze, l’approccio al territorio della percezione -- la mente -rispecchia questo stato di congelamento. Secondo questo approccio, la strutturazione neurologica della materia biologica, avrebbe fatalmente e inspiegabilmente insignito il territorio del pensiero con il titolo ambito di compiutezza psichica, riservandolo all’essere umano e non ad altri, vuoi sotto forma di epifenomeno neurologico -- mente incarnata --, vuoi sotto forma di grazia divina -- mente disincarnata135 --, comunque come alterego del soma. Un postulato talmente miope che non riesce a intravedere nemmeno lontanamente alcuna ipotesi plausibile e coerente, del come e del se -- per non parlare del perché -- i processi neuromolecolari si trasformino o no in processi mentali e viceversa. In questo stato congelato dalla ratio-ratio, ritroviamo la versione esasperata di un mondo diviso tra due avversari -- ciò che è, la realtà semantica creata dalla volontà di potenza, opposta a ciò che non è, il nulla semantico --, dove nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto è stabilito dalle leggi del battesimo semantico, dagli orizzonti della volontà di potenza del dispensatore di significati, dalla legge di una ratio affetta da elefantiasi. Ciascuno diventa quello che pensa, avverte il Maitri Upanishad. Ed ecco che in questo stato di congelamento della ratio-ratio, ciascuno diventa quello che mangia. L’esasperata scissione geometrica e narcisistica del mondo, tra un soggetto agente che manipola e un oggetto della sua manipolazione, corrisponde alla nevrosi di un Io (analisi della realtà), convulsamente agitato dalla perenne minaccia di un altro dall’Io, dall’ombra di quella parte di materiale psichico che non riuscirà mai ad eliminare (l’inconscio impersonificato dal nulla). Un Io perennemente indaffarato a tracciare confini, a tenere alta la guardia, cioé, una unicità psicofisica di tutti i fenomeni della vita. Jung era convinto del fatto che ciò che egli chiama inconscio è in qualche modo connesso con la struttura della materia inorganica - una connessione alla quale sembra riferirsi il problema della cosiddetta malattia psicosomatica. Il concetto di una idea unitaria della realtà (che è stato seguito da Pauli e da Erich Neumann) era definito da Jung il concetto dell’unus mundus (il mondo unico, nel quale psiche e materia non si differenziano, o non si attuano separatamente). 135 Sulla dicotomia mente incarnata-mente disincarnata vedi: George Lakoff, Il sé neurocognitivo, e Mark Johnson, Il ruolo della linguistica in tre rivoluzioni cognitive; in : Pluriverso, n° 5, 1996. Pag. 51 cronicamente agitato, insaziabilmente affamato, esattamente il contrario della natura umana: immobile e vacua. L’occidentale -- scrive Jung136 -- non ha bisogno di superiorità sulla natura all’esterno e all’interno, le possiede entrambe con perfezione quasi diabolica. È incapace invece di riconoscere coscientemente la propria inferiorità verso la natura che è in lui e intorno a lui. Quello che dovrebbe imparare è che non può fare come vuole; se non imparerà questo, la sua propria natura lo distruggerà; egli infatti ignora la sua anima, che gli si rivolta contro con atto suicida. Nella visione così eruditamente tautologica del mondo, sventolata dalla nostra volontà di potenza, i fatti scientificamente rilevati conducono a leggi probanti che non spiegano niente o punto di essenziale. Niente o quasi niente di irriducibile a coltello e forchetta. Niente o quasi niente di diverso da principi come il principio antropico, secondo il quale le leggi naturali devono prevedere e consentire l’esistenza di esseri intelligenti capaci di interrogarsi su di esse. Ma, come scrive Jung137: La ragione cerca sempre la soluzione seguendo la via del raziocinio, della consequenzialità, della logica, quindi è nel giusto in tutte le situazioni e questioni di portata normale, però in quelle molto grandi e decisive è insufficiente. È incapace di creare l’immagine, il simbolo; il simbolo è irrazionale. Quando la via razionale diventa un vicolo cieco - cosa che dopo qualche tempo avviene sempre - la soluzione arriva da dove nessuno se lo aspetta. CAPITOLO QUARTO SULLA NATURA DELLA MENTE UMANA dimensione psichica - psichismo - mente - parte seconda - 136 137 In: La saggezza orientale, op. cit. , pag. 38. Ibid. , pag. 209. Pag. 52 Quelli che parlano non sanno niente, Quelli che sanno son silenziosi. Queste parole, così mi dicono, Furono scritte da Lao Tzu. Se dobbiam credere che Lao Tzu Fosse egli stesso uno che sa, Come sarà che scrisse un libro138 Che conta cinquemila parole? Po Chu-I (772-846 d. C. )139 1. Uno sguardo al paradigma delle neuroscienze (seconda parte) L’incognita che circonda la natura della mente umana, porta gli esperti a concepirla ora come un prodotto computazionale di fattori neuromolecolari e neuroanatomici eccellenti, ora come il contenitore di una scala gerarchica di attributi neuropsicologici descrittivi, spesso maldefiniti e insoddisfacenti. Flechsig, per esempio, noto neurologo dei primi del ‘900, attenendosi al modello adultometrico, secondo il quale un bambino è un adulto incompleto, sosteneva che il neonato umano è un essere decerebrato dotato di riflessi. Quello di Flechsig, è il classico esempio, molto diffuso in ambito accademico e scientifico, di come la comune volontà di potenza possa mimetizzarsi nei panni di una colta erudizione, spacciando ciò che è nevrosi per obiettività scientifica. Per inciso, se in questo preciso istante il pianeta che coabitiamo con miliardi di altri esseri senzienti, fosse disintegrato da un immane cataclisma, non andrebbe in fumo la realizzazione di alcun disegno naturale o divino di compiutezza biologica o neurologica. Dovremmo dire semplicemente addio alle nostre rispettive vite con annessi e connessi (la morte, d’altra parte, è l’unica certezza che abbiamo). A Flechsig, comunque, fanno seguito molti altri colleghi non meno brillanti di lui: da Hekel (lo sviluppo ontogenetico del bambino è la riepilogazione delle principali tappe filogenetiche dalla comparsa della vita sulla terra alla cronospecie umana attuale), a Temple-Fay (se per triste sorte del destino un trave mi centrasse il cranio catapultandomi al livello neurocomportamentale dei pesci, sarà già un passo avanti se riuscirò a recuperare il livello degli anfibi); da Doman (lo strisciamento riflesso del neonato è un tipo di locomozione che testimonia di come eravamo prima di essere uomini eretti), a Vojta (dal livello mesencefalico in su, i progressivi livelli di mielinizzazione dell’encefalo rappresentano i progressivi stadi filogenetici), e così via. L’ultima ciliegina in fatto di genialità neurologiche filodarwiniste arriva dal Prof. Paul McLean, neuroscienziato statunitense, secondo il quale -- ispirandosi a Vojta --, il cervello umano è costituito dalla sovrapposizione di tre distinti ‘cervelli’: un cervello mesencefalico, associato allo stadio evolutivo dei rettili; un cervello diencefalico o limbico, associato allo stadio evolutivo dei mammiferi; un cervello corticale -- neocorteccia - associato allo stadio dei primati. Neodarwinisti o meno, i vari tentativi neurologici di stratificare e standardizzare le funzioni mentali in chiave adultometrico-evoluzionista non rappresentano tutta la neuroscienza. In particolare, nella concezione dinamica e cognitiva delle funzioni neuropsicologiche e dei processi neuromolecolari ad esse associati, l’organizzazione encefalica è caratterizzata 138 139 IlTao te king. In: Liriche cinesi, op. cit. , pag. 222. Pag. 53 da una rappresentazione della genesi mentale di tipo sistemico, o reticolare, o multicomposto. Questa organizzazione -- che differisce sia da un mosaico di centri che da una monade --, è il prodotto dello sviluppo, dell’esperienza e dell’apprendimento, che via via modellano le connessioni entro e fra i sistemi neuroassiali. L’interazione tra maturazione encefalica e fattori ambientali spiega -- molto approssimativamente -- le variazioni individuali nella organizzazione delle funzioni neuropsicologiche, e, in particolare, nei comportamenti complessi. I sistemi encefalici possiedono anch’essi la proprietà di autoregolarsi140 , e costituiscono dei dispositivi per l’elaborazione e l’integrazione degli accadimenti neurologici e neuropsicologici a vari livelli e a differenti stadi. Benché questo paradigma sia più accettabile degli altri di cui si è fatto cenno, rimane ancora ottenebrato da un madornale equivoco di fondo: le funzioni neuro-mentali continuano ad essere indagate come se fossero il prodotto dell’attività neurofisiologica, o, come amano dire i cognitivisti, come se fossero un software implementato nell’hardware delle reti neurali. Qual’è dunque la natura della relazione esistente tra processi neuromolecolari e processi mentali? Come dove quando e perché avverrebbe questa misteriosa trasformazione degli impulsi neuroelettrochimici in sensazione, percezione, pensieri, coscienza, memoria, emozioni? Ma esiste veramente questo punto caldo di biforcazione filosofale che tramuta la materia in mente e la mente in materia? 1.2. Il telaio incantato . . . Rebecca illustrò, con esempi concreti, con il suo stesso essere, le due forme, diversissime e separate, del pensiero e della mente, la paradigmatica e la narrativa (per usare la terminologia di Bruner). Entrambe sono ugualmente naturali e innate nella mente umana nel suo sviluppo, ma quella narrativa viene per prima, ha una priorità spirituale. . . . È questo potere narrativo o simbolico che dà un senso del mondo - una realtà concreta racchiusa nella forma immaginativa del simbolo e della storia - quando il pensiero astratto non può fornire assolutamente nulla. . . . . . . ”Sono come un tappeto, un tappeto vivente. Ho bisogno di un motivo, di un disegno come questo sul suo tappeto. Se non c’è un disegno, vado in pezzi, mi disfo”. Guardai il tappeto e mi tornò in mente la famosa immagine di Sherrington: il cervello/mente come un telaio incantato, che tesse disegni sempre diversi. . . . Oliver Sacks141 Nel nostro azzardo, la dimensione psichica, lo psichismo e la mente, sono stati derivati dello stesso principio originario, che abbiamo chiamato superfice riflettente irriducibilmente vacua: sopra è la dimensione psichica, il territorio della riflettenza che reca in sé i germi del moto e della risonanza; sotto è lo psichismo, il territorio del riverbero e dell’antinomia che reca in sé i germi dell’olomovimento e dell’energia; in mezzo è la mente, il territorio della sensazione che reca in sé i germi del simbolo e del segno. Con ciò, alludiamo al fatto che nello stato fondamentale di ogni territorio mancano i contenuti concreti, esplicati, rispettivamente del moto e della risonanza, dell’olomovimento e dell’energia, del simbolo e del segno, ma non mancano le condizioni che rendono possibile la loro esplicazione, ovvero: la loro esplicazione è condizionata a priori dalla 140 141 Vedi la sezione Prologo all’inizio del libro. Da: L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello, Adephi, 1986, pagg. 242-244. Pag. 54 disposizione delle configurazioni di fase (nello spazio delle fasi), del loro territorio di appartenenza. Con la parola germi, allora, vogliamo indicare come necessaria -- dal nulla nulla si crea -l’esistenza di condizioni ante rem, linee fondamentali aprioristiche implicate -- disciolte -nel loro territorio di germinazione (gli stagni a cui allude Augusto Sabbadini), che imprimono alla materia della esplicazione una determinata configurazione di fase. Sono schemi o possibilità funzionali prescrittive che escludono o limitano in forte misura altre possibilità alla esplicazione del materiale germinativo142. Dato che allo stato attuale del nostro azzardo, tanto il concetto di dimensione psichica quanto quello di psichismo e di mente sembrano ‘abitare’ in uno spazio delle fasi, potremmo assimilare il concetto di germi a quello di attrattori e dire che lo spazio delle fasi della dimensione psichica, lo spazio delle fasi dello psichismo e lo spazio delle fasi della mente, sono il territorio di una disposizione di attrattori prescrittivi e di orbite aleatorie 143, rispettivamente per il moto e la risonanza, l’olomovimento e l’energia, il simbolo e il segno. Con un passo indietro, torniamo alla distinzione effettuata -- vedi Cap. III -- tra territorio d’azione della costante di risonanza originaria (sistema tensoriale) e territorio d’azione della costante energetica di Planck (sistema frequenziale), ed evidenziamo la diversità intercorrente tra questi due stati della risonanza, vale a dire tra i caratteri del sistema tensoriale psichismo-mente associato al primo, e quelli del sistema frequenziale olomovimento-campo esteso associato al secondo. Nel sistema tensoriale psichismo-mente, lo spazio delle fasi a cui facciamo ricorso per qualificarne la dinamica -- anche se in realtà il nostro sistema tensoriale è come se fosse privo sia di dinamica che di struttura --, non deve essere inteso come la risoluzione grafica di una distribuzione di segnali (sotto forma di attrattori e di orbite) ma, al contrario , come la configurazione di un veicolo di segnali (contenente) e di segnali (contenuto) latenti, disciolti nel territorio d’azione della costante di risonanza originaria, sotto forma di possibilità funzionali prescrittive, di attrattori prescrittivi che descrivono orbite aleatorie, insignificanti, inconsistenti, proprio come magici arabeschi emergenti da un telaio incantato144. 1.3. Il vettore sintropico campo elettromagnetico 142 Cfr. : C. G. Jung, Tipi psicologici, op. cit. , pag. 241. Cfr. : Claudio Messori, Caoticamente, Federico Ceratti Editore, 1996, Cap. 2. 144 Questo -- scrive M. Schneider (Gli animali simbolici , op. cit. , pagg. 325-326) -- ci porta a sottolineare il carattere artigianale e sobrio del pensiero mistico, secondo il quale il compito determina la posizione mistica di un essere umano, cioé, sociologicamente, la sua casta. Il ritmo, la forma e l’uso dei propri strumenti di lavoro determinano la posizione mistica della sua personalità, perché, con questa proiezione dei suoi talenti e dei suoi organi naturali, l’uomo amplia, accentua, mostra e assicura la sua individualità. . . . . . il pensiero mistico aspira alla penetrazione intellettuale e conseguente della vita intera per mezzo delle sue formule artigianali, mentre il pensiero pratico è molto più ridotto ed empirico. La differenza fra la concezione pratica e quella mistica sta solo nel grado dell’estensione, dato che, mentre la mistica considera la Natura intera, la vita pratica tiene in conto soltanto una parte di essa. La mistica comprende l’albero intero, con radici, tronco, fronde;la vita pratica si occupa soltanto del tronco. La mistica antica aveva per meta di fissare esattamente la posizione di ogni fenomeno nella gerarchia dell’universo. Nella costruzione di un telaio il punto più importante è quel luogo dove sono fissate con una vite le due sbarre che si intrecciano. Questa vite fissa l’angolo di incrocio rispetto alla base che sostiene le sbarre. Nel telaio del macrocosmo, i cui angoli determinano la posizione relativa del cielo e della terra, la vite centrale attraversa il fiume (la-mi) e corrisponde al “chiodo” del mondo. In quanto ogni posizione mistica è un incrocio di due linee, l’universo costituisce una gerarchia di incroci, cioé di tamburi a forma di clessidra, di inversioni e di sacrifici reciproci. Ciascuna delle viti è una freccia ardente che assicura la costanza delle relazioni espresse dagli angoli che mantengono l’intelaiatura cosmica. 143 Pag. 55 Nel sistema frequenziale olomovimento-campo esteso invece, le cose vanno in un modo totalmente diverso (almeno dal livello delle cariche elettriche prive di massa -- i bosoni -che costituiscono il campo superfluido di punto zero -- vuoto quantistico --, in su). Qui sì che possiamo correttamente parlare di una struttura e di una dinamica del sistema che, come abbiamo visto nel secondo capitolo, trova la sua migliore formulazione nel concetto fisico-matematico di campo esteso, dotato di struttura (granulare) e di fase (ritmo) . Nel sistema frequenziale olomovimento-campo esteso, il campo -- ma anche l’olomovimento, in quanto generatore di subtotalità di movimento relativamente autonome o indipendenti --, è per il sistema un veicolo di segnali sia prescrittivi che descrittivi. Sulla dimostrazione di un campo come veicolo di segnali non ci soffermeremo, la realtà delle telecomunicazioni è fin troppo eloquente. Sulla qualificazione delle proprietà che definiscono un veicolo di segnali , daremo di seguito solo alcune indicazioni di massima 145: - un segnale indica qualcosa e possiede un significato; - la propagazione di un segnale è un tipo di comunicazione; - l’informazione è solo una parte del contenuto o significato di una comunicazione; - un segnale è una modulazione ordinata di un veicolo; - l’ordine della modulazione non è separabile dal significato del segnale: cambiare l’ordine . equivale a cambiare il significato; - possiamo correttamente parlare di propagazione di un segnale solo in contesti in cui il movimento del veicolo è tanto regolare e continuo da non perturbare l’ordine della modulazione. Inoltre146: - l’informazione viene definita, dalla cibernetica, come l’incertezza che viene tolta dalla realizzazione di un evento e della quale, ad evento compiuto, possiamo misurarne la quantità, che sarà tanto più grande quanto più piccola era la sua probabilità di realizzazione (che probabilità di realizzazione vogliamo assegnare al fenomeno biologico?); - la quantità di informazione, essendo legata a una probabilità, è un valore astratto, indipendente dal contenuto dell’informazione. La quantità d’informazione -- scrivono Gedda e Brenci147 -- si presta ad un suggestivo confronto con il concetto fisico di entropia nel senso che queste due grandezze, data l’uguaglianza delle formule che le esprimono, potrebbero rappresentare due aspetti uguali e contrari di una medesima realtà. Un’applicazione di questa concezione unitaria è stata fatta da J. Prigogine -1967- ai sistemi aperti dissipativi e cioé a quei sistemi fisici che meglio rappresentano i sistemi viventi. Secondo Prigogine, un aumento del tasso di entropia globale [che tasso di entropia vogliamo assegnare a un ‘buco nero’? - n. d. r. ], associato a una diminuzione dell’entropia locale in sistemi aperti e dissipativi [coerenti - n. d. r. ], si traduce nella formazione di strutture, mentre il decadimento di strutture comporta un aumento di entropia locale [sino eventualmente alla perdita definitiva e irreversibile del. . . ’soggetto dominante’ - n. d. r. ]. Nel settore biologico, più che in ogni altro, è chiaro che l’informazione crea delle strutture e quanto occorre per mantenerle. Perciò si può avanzare l’ipotesi che, tra entropia e informazione non corra soltanto un parallelo casuale, ma un’alternativa causale nel senso che l’informazione genica rappresenta, secondo il linguaggio dell’informatica, una sintropia o neghentropia che si oppone, anche se in una regione spazio-temporale limitata [subtotalità di movimento/dominio di coerenza, n. d. r. ], al disordine crescente della materia, ossia all’entropia. 145 146 147 Cfr. : D. Bohm, Universo mente materia, op. cit. , pag. 173 e segg. Cfr. : Luigi Gedda e Gianni Brenci, Cronogenetica, EST Mondadori, 1980, pag. 40. Ivi, pag. 42. Pag. 56 In un sistema frequenziale coerente, le proprietà che deve esibire un campo (inteso come veicolo di segnali) , per poter rivestire il ruolo di vettore sintropico (induttore di ordine e coerenza) del sistema, devono essere proprietà come: identificabilità, trasparenza, trasporto di impulso senza perdite, capacità regolativa e trasmissione di segnali a breve/media/lunga distanza. In linea di principio, ogni campo annesso o connesso con un sistema frequenziale generico (come possono essere il campo d’onda e il campo di materia associati al campo esteso), potrebbe diventare vettore sintropico per uno o più livelli di strutturazione dell’impulso/dell’energia/della materia. La capacità del campo di trasmettere segnali a distanza, con funzione regolatrice, verrebbe ad essere così distinta in una sintropia trasversale, o capacità di indurre ordine e coerenza a più livelli, ed una sintropia orizzontale, o capacità di indurre ordine e coerenza in regioni estesamente maggiori dello stesso livello. In pratica, però, questa tendenza di un campo ad occupare il ruolo di vettore sintropico del sistema, è regolata (sul principio del ‘massimo risultato con il minor dispendio di energia’) dalla relazione di competitività -- diadicasia -- intercorrente tra gli aspiranti al ruolo, che seleziona super partis un solo candidato, escludendo gli altri. Il carattere sintropico dell’azione svolta dal candidato prescelto ha un duplice significato: - rispetto alla strutturazione e alla dinamica del livello o dei livelli entro i quali agisce, è sia descrittivo (porta ad esplicazione i caratteri della fisica del componente) che prescrittivo (prescrive l’ordine della sua modulazione, compatibilmente con la fisica dell’ambiente); - rispetto alla strutturazione e alla dinamica dei livelli o degli stati derivati (dove agisca ancora lo stesso o altri vettori sintropici) , è solo prescrittivo, nel senso che prescrive i presupposti alla loro strutturazione e dinamica. Per definizione, allora, il vettore sintropico originario costante di risonanza ha solo carattere prescrittivo, stabilisce le linee fondamentali (le direttrici irriducibilmente implicate) che prescrivono le possibilità di esplicazione del nostro universo psico-fisico. Sul piano d’azione della costante energetica di Planck, l’informazione della materia (gas, liquidi solidi) ha come vettore sintropico a breve/media/lunga distanza, il campo (di risonanza) elettromagnetico. L’informazione biologica, ha come vettore sintropico a corto raggio la molecola di DNA, come segnali i nucleotidi e come canali di trasmissione dell’informazione i processi di trascrizione e di traduzione del codice genetico (o di duplicazione dell’informazione ereditaria)148. L’azione del vettore sintropico DNA , tuttavia, essendo limitata allo spazio degli incontri molecolari149, non è in grado di indurre ordine e coerenza sulle medie e lunghe distanze, né in senso orizzontale né in senso trasversale. 148 Cfr. : Fritz-Albert Popp, Nuovi orizzonti in medicina, op. cit. , pagg. 19-20. Un primo punto da sottolineare -- scrive Emilio Del Giudice, op. cit. , Cap. 6 -- è l’esistenza, all’interno dell’essere vivente, e in particolare dell’essere umano, di una scala gerarchica di livelli di coerenza, ognuno dotato di un grado di autonomia e completezza interna, ma ciascuno capace, attraverso le proprie eccitazioni energetiche, di dar vita ai livelli superiori. (. . . . ) La materia vivente appare essere caratterizzata da un intreccio di coerenza chimica e coerenza elettromagnetica. Il livello organizzativo più fondamentale sembra essere quello dell’acqua a cui appartengono il 99% del numero totale di molecole della materia vivente e circa il 70% del suo peso (almeno nell’essere umano). Le molecole d’acqua, alla densità del liquido ed a temperatura ambiente, si organizzano spontaneamente in domini di coerenza, ognuno delle dimensioni di circa un decimo di micron, all’interno dei quali le configurazioni molecolari oscillano tra due stati ben definiti [uno di minima energia e uno eccitato n. d. r. ] dello spettro della molecola isolata in fase con un campo elettromagnetico coerente, avente la sua frequenza 149 Pag. 57 Per superare la barriera spazio-temporale delle reazioni chimiche, occorre un vettore sintropico con le caratteristiche di un campo radiativo, e il campo (di risonanza) elettromagnetico risponde ai requisiti richiesti: l’informazione biologica ha come vettore sintropico a media e lunga distanza il campo di risonanza elettromagnetico, come segnali le onde di interferenza elettromagnetiche e come canali di trasmissione le linee e i siti (nodi e ventri) di forza del campo150. 1.4. Le alternative sulla natura della mente Chuang Tzu livella tutte le cose E le riduce alla stessa monade; Ma, dico io, in questa identità Possono sorgere diversità: S’anche nel cedere alla natura Mostrano entrambi tendenze simili, Pure mi sembra che in qualche modo Una fenice sia più d’un rettile. Po Chu-I (772-846 d. C. ) Nella prospettiva del nostro azzardo, la relazione , gerarchica, che intercorre tra il territorio d’azione della costante di risonanza originaria e il territorio d’azione della costante energetica di Planck, è la seguente:il sistema tensoriale psichismo-mente sta sopra, l’olomovimento sta sotto, in mezzo è il campo quantistico di punto zero o vuoto quantistico151. nell’infrarosso. Questo campo è capace di attrarre sui bordi dei domini di coerenza macromolecole organiche capaci di risuonare sulla stessa frequenza. Queste molecole sono presenti e si muovono nella frazione incoerente dell’acqua, negli interstizi tra i domini di coerenza. È concepibile che l’intervallo di temperatura, relativamente ristretto, a cui la vita è possibile sia proprio quello per cui simultaneamente i campi elettromagnetici dei vari domini di coerenza dell’acqua siano ancora capaci di toccarsi ed assicurare quindi una coerenza di fase su distanze più vaste e, nello stesso tempo, gli interstizi tra i domini siano sufficientemente ampi da consentire la presenza del materiale macromolecolare sui bordi di ogni dominio. Le macromolecole attirate sulla superficie dei domini di coerenza, al di là di una certa soglia di densità, possono a loro volta dar luogo ad attrazioni coerenti al loro interno in fase con nuovi campi elettromagnetici dotati di frequenza specifica, capaci a loro volta di attirare altre specie molecolari risonanti. Tra queste ultime molecole e le precedenti possono aver luogo reazioni chimiche, la cui velocità grazie ai meccanismi di attrazione collettiva fondati sull’elettrodinamica, è molto maggiore della velocità delle reazioni chimiche verificantesi tra molecole indipendenti sulla base di meccanismi diffusivi fondati sulle collisioni. Siccome questi meccanismi rapidi e veloci operano soltanto in caso di risonanza tra le oscillazioni delle strutture collettive che fanno da substrato e le oscillazioni delle molecole ambientali, è assicurata una elevata selettività delle interazioni chimiche. Mentre all’interno di un ambiente non coerente, privo di una fase ben definita dei campi presenti, le varie specie molecolari possono interagire con uguale probabilità sulla base degli urti, l’ambiente biologico dà luogo ad un sistema chimico completamente catalitico [ nei sistemi catalitici la reattività dei processi e delle trasmutazioni biologiche è accelerata da elementi reattivi, come enzimi o neuroregolatori, propri del sistema-n. d. r. ], in cui la sequenza e la velocità delle varie reazioni chimiche è completamente determinata dall’ordine elettromagnetico ivi esistente. D’altra parte le reazioni chimiche svolgentesi in modo ordinato danno luogo a rilasci di energia che, siccome avvengono in ambiente coerente, non si propagano diffusamente in forma di calore ma si propagano in forma di onde. (. . . . ) Il fatto che le reazioni chimiche diano luogo a rilasci di energia, che avvengono in forma di eccitazioni collettive, rende possibile modifiche delle strutture permanenti preesistenti e può rappresentare il punto di partenza di ulteriori livelli organizzativi della materia vivente. 150 Cfr. : Fritz-Albert Popp, 1983;H. Frohlich, 1968;Franco Bistolfi, 1989;Emilio Del Giudice, 1999. 151 Per quanto riguarda la gamma completa di interazioni tra il vuoto quantistico e il mondo micro come quello macro -scrive Ervin Laszlo, in Pluriverso, cit. , pagg. 49-50 -- ha particolare rilevanza il lavoro di un gruppo di fisici russi. Anatoly Akimov (1991), G. I. Shipov (1995), V. N. Binghi e collaboratori hanno sviluppato una sofisticata teoria di ciò che chiamiamo il vuoto fisico. Nella loro teoria il vuoto è un campo fisico reale che si estende per tutto l’universo: esso registra e trasmette le tracce sia delle particelle elementari che degli oggetti macroscopici. Akimov e colleghi, sviluppando un vecchio lavoro di Albert Einstein e di Elie Cartan considerano il vuoto come un mezzo fisico che può assumere vari stati di polarizzazione [o stati tensoriali orientati in Pag. 58 Il dilemma che ci si para d’avanti è il seguente: ammettiamo o non ammettiamo la possibilità di una dimensione psichica che ecceda, di fatto, la dimensionalità fisica del territorio d’azione della costante di Planck? Per millenni -- scrive Ervin Laszlo152 -- i filosofi si sono interrogati sulla posizione della mente nella natura. Sono state formulate molte teorie, ma le alternative prese in considerazione si contano sulle dita di una mano. (. . . ) - Alternativa 1. La mente è un prodotto del cervello, o più esattamente un sottoprodotto delle funzioni di sopravvivenza che il cervello realizza per l’organismo. Man mano che gli organismi diventano più complessi, richiedono ‘computer’ più complessi per dirigersi nel procurarsi il cibo, il partner e le varie risorse necessarie per sopravvivere e riprodursi. A un certo punto di questo sviluppo appare la mente. Dunque la mente non costituisce il dato primario del mondo reale: è un ‘epifenomeno’ che si manifesta realmente solo in quelli che possiedono cervelli sufficientemente complessi (materialismo). - Alternativa 2. La mente è una realtà fondamentale: la materia non è altro che un’illusione creata dalla mente umana. Nell’evoluzione dell’universo la mente è stata la prima realtà, ed è ancora la prima (e forse la sola) realtà. L’universo materiale non è altro che la creazione della mente umana quando contempla, nella sua vera natura mentale, il mondo che ci circonda (idealismo). - Alternativa 3. Mente e materia sono entrambe fondamentali ma completamente diverse: negli esseri umani sono associate attraverso il cervello. Le manifestazioni della mente non possono essere spiegate per mezzo dei sistemi che la manifestano, e neppure per mezzo dei cervelli straordinariamente complessi degli esseri umani. Nel caso degli esseri umani, la mente è associata a un cervello materiale, ma questo cervello è solo la sede della mente e non si identifica con essa (dualismo). - Alternativa 4. Materia e mente costituiscono un tutt’uno che non può essere diviso, né teoricamente né praticamente. La distinzione (introdotta nel pensiero occidentale da Cartesio) tra mente e materia è completamente infondata: in ultima analisi mente e una direzione privilegiata! -N. d. r. ]. Data una polarizzazione di carica, il vuoto si manifesta come campo elettromagnetico. Data una polarizzazione di materia, si manifesta come campo gravitazionale. E data una polarizzazione di spin [una grandezza matematica che indica il ‘momento angolare’ o ‘momento di torsione’ o ‘moto rotazionale di avvolgimento-svolgimento’ intrinsecamente posseduto da una particella. N. B. : la ‘chilarità’, o polarizzazione rotatoria nella strutturazione della materia sovratomica, è un fenomeno universale direttamente derivato dalle proprietà di spin dell’universo subatomico. In vivo, ad esempio, biomolecole come le proteine e gli acidi nucleici si avvolgono sempre in senso destroso, mentre gli zuccheri si avvolgono sempre in senso sinistroso. Le stesse molecole, in vitro, presentano entrambe le chilarità, la qualcosa porta a concludere che la scelta di un verso privilegiato di avvolgimento in vivo deve potersi ricondurre alle proprietà di spin di un vettore sintropico idoneo. Questa è senza ombra di dubbio una ulteriore conferma al potenziale destrutturante-cancerogeno posseduto da tutte le biomolecole ottenute per sintesi di laboratorio! - N. d. r. ], si manifesta come campo di spin. Tutti i campi fondamentali noti alla fisica trovano corrispondenza in specifici stati di polarizzazione del vuoto. Secondo la teoria del campo di torsione del vuoto fisico tutti gli oggetti, dai quanti alle galassie, creano vortici nel vuoto. Le onde di torsione possono durare nel tempo: fantasmi di torsione metastabili, generati dalle interazioni di torsione di spin, possono persistere anche in assenza degli oggetti che li hanno generati. L’esistenza di questi fantasmi nel caso di tessuti viventi è stata confermata dagli esperimenti di Vladimir Poponin e del suo gruppo dell’Istituto di Fisica Biochimica dell’Accademia russa delle Scienze (P. P. Gariaev e V. P. Poponin, 1995; P. P. Gariaev, et alii, 1989). (. . . . . ) Le teorie dell’interazione del vuoto della nuova fisica suggeriscono che la vita sia una manifestazione della costante, benché sottile, interazione dei pacchetti d’onda classicamente conosciuti come materia con il sottostante, fisicamente reale, vuoto fisico. Questa interazione può essere descritta con precisione. Secondo l’ipotesi dell’interazione del vuoto quantistico, il vuoto registra il comportamento e l’evoluzione spaziotemporale dei sistemi materia-energia sotto forma di fronti d’onda iterferenti. Le figure di interferenza [. . . immagini - n. d. r. ] conservate formano un campo di informazione olografica [. . . ricordi - n. d. r. ], accessibile a sistemi con una configurazione stereodinamica isomorfa rispetto ai sistemi che hanno prodotto le figure [. . . segni - n. d. r. ]. Dato che i fronti d’onda si sovrappongono in molteplici dimensioni, il vuoto funziona come un campo olografico universale [cfr. : D. Bohm, Universo mente materia, op. cit. , pag. 198 e segg. - n. d. r. ] che conserva e trasmette informazione, mettendo i sistemi in collegamento tra loro, come pure con i loro sistemi sussidiari (parti interne) e con i sovrasistemi (ambienti esterni) [E. Laszlo, 1993;1995;1996]. A questo punto è ragionevole ritenere che l’organismo vivente sia sottilmente, ma costantemente collegato con il suo ambiente. 152 In Pluriverso, cit. , pagg. 51-52. Pag. 59 materia formano un unico integrato. Dobbiamo accettarle e trattarle in quest’ottica, senza preoccuparci del luogo e della forma in cui esse si manifestano (olismo). - Alternativa 5. Materia e mente sono entrambe reali ma non sono fondamentali: evolvono insieme partendo da un livello della realtà ancora più profondo. Le radici sia della materia che della mente si estendono in uno strato più profondo della realtà che di per sé non è né mentale né materiale. (. . . . ) La materia e anche la mente si sono evolute partendo da un comune grembo cosmico: il campo energetico del vuoto quantistico. Secondo il nostro azzardo, l’alternativa alla posizione della mente umana nel quadro complessivo della natura, è la seguente: - il nostro Universo è una totalità dinamica e indivisa, inviluppata in un sistema tensoriale e sviluttata in un sistema frequenziale; - là dove il sistema frequenziale crea configurazioni di interferenza (suoni e rumori), il sistema tensoriale crea immagini risonanti (la eco dei suoni , il rimbombo dei rumori); - nell’inviluppo dato dal sistema tensoriale, le immagini risonanti prescrivono la esplicazione delle configurazioni di interferenza (la eco genera il suono); - nello sviluppo dato dal sistema frequenziale questa relazione appare invertita: le configurazioni di interferenza attirano su di sè delle immagini risonanti (il suono attira su di sè la sua eco); - metaforicamente, la eco corrisponde ad uno zero matematico tutt’altro che privo di potenza; - la mente umana è una particolare, unica e irripetibile subtotalità tensoriale risonante relativamente autonoma e indipendente, prescrittivamente (e non descrittivamente) inscritta nel bacino tensoriale (risonante) del zoologico, a sua volta prescrittivamente inscritto nella zona tensoriale (risonante) degli organismi pluricellulari, a sua volta prescrittivamente inscritta nel dominio tensoriale (risonante) del biologico, giacente sul piano più generale dello psichismo, la disposizione tensoriale della dimensione psichica, che prescrive le possibilità alla esplicazione dell’universo fisico, definito dalla costante di Planck; - la dimensione psichica e la dimensione fisica del nostro Universo sono l’una l’estensione dell’altra, non sulla base di parametri temporo-spaziali, ma secondo una relazione dinamica (di inviluppo e sviluppo) e gerarchica, che assegna alla prima una funzione prescrittiva sulla seconda; - implicata, la dimensione psichica corrisponde ad una riflettenza autoriverberante, tesa verso un punto di crisi; - esplicata, la dimensione psichica corrisponde ad un sistema tensoriale, cioè alla distribuzione tensoriale , definita da una costante di risonanza, di campi, zone, e dominii di risonanza, relativamente autonomi e indipendenti dalla dimensione fisica della costante di Planck; - ad ogni differente immagine risonante, inviluppata nel sistema tensoriale, corrisponde una diversa possibilità di esplicazione frequenziale del campo esteso, ed una diversa configurazione energetica (dominii di coerenza e di non-coerenza); - negli organismi neurologici, è latente la possibilità di ricorrere ad immagini risonanti per funzioni adattive ; - l’organizzazione del tessuto nervoso in sistema nervoso corrisponde ad una diversa organizzazione di questa possibilità, che nei primati diviene una vera e propria facoltà; - la relazione intercorrente tra processi neuroelettrochimici e processi mentali è imprescindibile dalla relazione filogenetica e ontogenetica intercorrente tra l’organismo neurologico e il suo ambiente; Pag. 60 - il divenire dei processi neuroelettrochimici da e verso l’ambiente, ingenera una Gestalt di configurazioni frequenziali coerenti, che evocano delle immagini risonanti sotto forma di immagini mentali, così come il suono evoca la sua eco; - le immagini mentali sono la eco neurologica di immagini risonanti, disciolte nel bacino tensoriale che prescrive le linee fondamentali alla esplicazione anatomo-fisiologica del Sistema Nervoso; - nei primati e nell’essere umano in particolare, l’organizzazione anatomo-fisiologica del Sistema Nervoso corrisponde ad una distribuzione coerente di attrattori neurologici, cioè ad un bacino di attrazione che presiede alla produzione di processi neuroelettrochimici in funzione adattiva e sovra-adattiva; - l’engrammazione delle configurazioni frequenziali neuroelettrochimicamente prodotte, procede seguendo le dinamiche dei sistemi non-lineari, è vincolata alle leggi della elettrodinamica quantistica (campo di materia e campo di onda) e della termodinamica dei sistemi aperti, ed avviene sulla direttrice di una frequenza elettromagnetica portante (vettore sintropico); - il sistema neuro-frequenziale è efficace, quando la frequenza di ogni singolo attrattore neurologico è accordata (armonici) sulla frequenza neuro-elettromagnetica portante; - sotto il profilo neuro-psicologico, al sistema neuro-frequenziale corrisponde un sistema neuro-tensoriale; - l’organizzazione mentale del sistema neuro-tensoriale corrisponde ad una distribuzione coerente di attrattori neuro-psicologici, cioè ad un bacino di attrazione che presiede alla produzione di processi mentali in funzione adattiva e sovra-adattiva; - l’engrammazione dei processi mentali avviene sulla direttrice di una immagine risonante portante; - il sistema neuro-tensoriale è efficace, quando l’immagine risonante di ogni singolo attrattore neuro-psicologico è accordata (per assonanza) sull’immagine risonante portante 153; - l’ambito dell’immagine risonante portante che presiede alla esplicazione di quel particolare, unico e irripetibile dominio biologico di coerenza che chiamiamo essere umano, prescrive le linee fondamentali alla esplicazione della mente umana; - l’organizzazione tensoriale e frequenziale di queste linee fondamentali, espletata nell’interazione dell’individuo con il suo ambiente, traccia i percorsi neurologici e mentali, adattivi e sovra-adattivi, dell’essere umano. Cfr. , Meister Eckhart, Sermoni tedeschi, op. cit. , pagg. 191-192: L’immagine e l’immagine originaria sono così completamente uno ed unite l’un l’altra, che non vi si può riconoscere alcuna distinzione. Si può ben pensare il fuoco senza calore e il calore senza fuoco;si può anche pensare il sole senza luce e la luce senza il sole, ma non si può riconoscere alcuna distinzione tra immagine ed immagine originaria. (. . . . ) Se sparisse l’immagine formata secondo Dio, se ne anderebbe anche l’immagine di Dio. (. . . . ) L’intelletto volge il suo sguardo all’interno e penetra tutti gli angoli della divinità, e coglie il Figlio nel cuore del Padre e nel fondo, e lo pone nel suo proprio fondo. L’intelletto si spinge avanti: non gli bastano la bontà, nè la saggezza, nè la verità, nè Dio stesso. Sì, in piena verità: Dio non gli basta più di una pietra o di un albero. Mai egli ha tregua: penetra nel fondo, dove erompono la bontà e la verità, e coglie l’essenza divina in principio, al principio, dove la bontà e la verità sono uscite, prima ancora di prendere alcun nome, prima che erompa, la coglie in un fondo molto più nobile della bontà e della saggezza. Alla sua sorella, la volontà, Dio invece basta in quanto è buono. L’intelletto divide tutto questo, va oltre, e penetra nelle radici da cui sgorga il Figlio e si effonde lo Spirito Santo. [Cfr. , ibid, pag. 74-75: I maestri dicono che dalla parte superiore dell’anima sgorgano due potenze. La prima è la volontà, la seconda l’intelletto. La perfezione maggiore di queste potenze, sta in quella più alta, che è l’intelletto. Esso non può mai trovare requie. Esso non tende a Dio in quanto è Spirito Santo, e neppure in quanto è Figlio. Esso non vuole neppure Dio in quanto Dio. Perchè? Perchè anche così ha un nome. E, se vi fossero mille dèi, esso anderebbe sempre oltre, perchè lo vuole là dove egli non ha nome. Vuole qualcosa di più nobile, di migliore di Dio, in quanto ha nome. Cosa vuole allora? Non lo sa: lo vuole secondo il suo esser Padre. (. . . . ) Ah, come è nobile quella potenza che sta elevata al di sopra del tempo e senza luogo! Infatti, mentre sta elevata sopra il tempo, contiene ogni tempo racchiuso in sè, ed è tutto il tempo (e tutto lo spazio, n. d. r. ). ] Per un confronto con la Tradizione indù, vedi in proposito: René Guénon, L’uomo e il suo divenire secondo il Vedanta, Adelphi, 1997. 153 Pag. 61 Nella nostra alternativa, allora, la mente non abita nel nostro cervello, o da qualche altra parte, la mente non abita affatto: sapreste dire cosa significa la mente per la nostra massa cerebrale? Quando tentiamo di approssimarci ad una definizione esaustiva della realtà della mente, non facciamo altro che approssimarci ai limiti della nostra capacità di eccedere la realtà e di eccedere la mente. Ciò che dovremmo ammettere, è che nella realtà non esiste un dentro e un fuori, un prima e un poi, un vicino e un lontano: queste sono solo categorie semantiche della nostra rappresentazione interna della realtà esterna, certamente significative, alle quali facciamo ricorso per tracciare una utile e necessaria mappazione del territorio, ma non sono il territorio. Ciò che dovremmo ammettere, è che la nostra mappazione della realtà avviene per scopi e con criteri che non hanno niente o punto a che vedere con la natura della realtà. Quando contrapponiamo il concetto di relazioni di contiguità al concetto di relazioni di continuità, non facciamo altro che contrapporre una parte della nostra umanità a un’altra parte della nostra umanità, e non una parte della realtà a un’altra parte della realtà. Ma esercitare il nostro potere di separazione della realtà in unità concrete, la nostra attitudine al conteggio e al calcolo , non è l’unica modalità relazionale, adattiva e sovradattiva, di cui disponiamo, e soprattutto non è affatto efficace quando applicata a contesti intrinsecamente e irriducibilmente refrattari a coltello e forchetta. Quando ci interroghiamo sulla natura della mente, non possiamo rimanere ancorati al registro dell’indagine semantico-percettiva, del significato o della scienza dei significati, ma dobbiamo fare necessariamente ricorso e attenerci alll’eccedenza di senso del simbolo, alla nostra radice polifonica e poliritmica, pena l’esclusione dalla realtà e da noi stessi, dalla nostra ‘anima’, che, come dice Jung, ci si rivolta contro con atto suicida 154. Il sogno recondito di una verità assoluta, altro non è che l’illusione di quella volontà di potenza che non vuole rassegnarsi all’evidenza: l’assoluto può essere solo ed esclusivamente un assoluto semantico ! Ma la realtà non è composta di ‘assoluti’ e di ‘relativi’, nè di ‘veri’ e ‘falsi’. La realtà non è ‘composta’ affatto, se non nell’ordine della nostra ‘composizione’, fatta di soggetti e oggetti, di cause e di effetti, ora percettivi, ora semantici, ora mistici, ora d’altro genere. L’Universo non è che un’unica perla brillante, dice il maestro Zen. 154 La musica polifonica, come l’essere umano -- scrive Marius Schneider (1903/1982), in ‘Gli animali simbolici’, op. cit. , pag. 148 --, è una creazione poliritmica. Pensare per mezzo di ritmi acustici è captare l’essenza dei fenomeni. La percezione totale dei fenomeni costituisce un insieme polifonico. La materia pura (nella dottrina scolastica, la potenza) è il timbro. Il timbro si deve alla rispettiva posizione e relazione dinamica degli armonici rispetto al suono fondamentale. Ad ogni timbro corrisponde una disposizione peculiare degli armonici. I ritmi determinanti del timbro sono ritmi costanti nel tempo; essi formano la base acustica del fenomeno della consonanza e della sonorità specifica di ogni strumento. Il ritmo che, evolvendo progressivamente nel tempo, cambia aspetto ad ogni istante è quello che determina la progressione melodica e metrica dentro il timbro dato. Il ritmo creativo (nella terminologia scolastica, l’atto creativo) comincia a manifestarsi nel timbro (=materia) e solo quando è formato il ritmo costante nel tempo si produce il materiale e la molteplicità dei fenomeni, cioé il timbro costante nel tempo e le linee melodiche che evolvono nel tempo. Il suono è la base del pensiero mistico e ha una qualità mistica quasi straordinaria. Una corda tesa è una forza latente e silenziosa; comincia a suonare e a produrre suoni simpatici (armonici) che, nell’emanare da essa, risultano più alti del suono stesso fondamentale, sempre che li richiami una forza che risvegli la corda nel momento che viene toccata. In tal senso, la corda è un modello paradigmatico della creazione. Le forme alte derivano dalle forme basse, cioé evolvono dal basso all’alto, a condizione che li richiami una forza superiore ad esse, che soffi loro la vita e che spieghi le loro possibilità materiali. La musica è la più alta spiritualizzazione della Natura, perché esprime la Natura con un minimo di materia. Esalta e nobilita tutto quanto esprime perché in essa tutto è forma e sostanza. Ma tutte le tradizioni mistiche convengono che per comprendere questo linguaggio occorre abbandonarsi al ritmo creativo, e non con lo scopo di esaurirlo, ma solo per viverlo. Agendo così, sappiamo quello che facciamo, ma non conosciamo quello che facciamo o in che modo lo facciamo. L’abbandonarsi al ritmo prova, inoltre, che molto spesso possiamo captare meglio le cose, se non vogliamo conoscerle con eccessiva esattezza formalistica. Pag. 62 Riconoscere la propria finitezza e ammettere la possibilità di una misteriosa e insignificante infinitezza, nell’eccedenza di senso del simbolo ma, soprattutto, nell’eccedenza di senso della nostra umanità -- Umano troppo umano, ammonisce Nietzsche --, di quella nostra umanità così oniricamente concreta e concretamente onirica, che ci crolla addosso ogni volta che la solchiamo in lungo e in largo per stabilirne la sfericità. Ervin Laszlo, filosofo e cosmologo che gode della nostra stima e della nostra ammirazione, propende per la quinta alternativa. Noi no. Noi l’immagine di Dio preferiamo mantenerla qui davanti, evitando che ci colga alle spalle, nelle vesti di un Dio apocalittico venuto dallo spazio siderale. Secondo il nostro azzardo: il sistema tensoriale psichismo-mente sta sopra, l’olomovimento sta sotto, in mezzo è il campo quantistico di punto zero, o di minima energia, o vuoto quantistico. Siamo anche prevenuti è vero , ma si dà il caso che nel contesto di una società così opulentemente mercantile come la nostra, così prepotentemente protesa alla globalizzazione dei mercati finanziari e alla pianificazione dei comportamenti, così illuministicamente ipocrita da mascherare la propria -- ma sarebbe più onesto dire la nostra, mia e tua -- volontà di potenza dietro eufemismi umanitari, e così scientificamente proiettata verso la colonizzazione dello spazio extraterrestre -- gli avamposti sono già stati saldamente installati dal mercato satellitare delle telecomunicazioni --; nel contesto di questa società, la quinta alternativa (l’origine e l’evoluzione comune della mente e della materia dal grembo cosmico vuoto quantistico), è la soluzione psicoscientifica -- o psichedelica -- più ammaliante che possa essere data in pasto all’immaginario collettivo degli attuali consumatori del nulla, e futuri conquistatori dello spazio155. Direzione: espandere gli orizzonti del nostro progresso oltre i confini del provincialismo terrestre, fecondando l’immaginario collettivo nel grembo dello spazio siderale, il grembo cosmico appunto, dove tutto e di più, a partire dalla libera manipolazione genetica (pianificazione delle nascite) al libero traffico di organi (pianificazione della morte), sarà lecito, e produttivo. Anziché imboccare percorsi diversi da quelli che hanno messo in ginocchio il bisogno di umanità che dimora in ognuno di noi, e trasformato il pianeta che coabitiamo in una enorme pattumiera di laboratorio, il grembo cosmico-vuoto quantistico alleggerisce il carico dei danni provocati, rimuovendone le cause: la stessa coscienza calcolatrice affetta da elefantiasi che fino a poco fa sosteneva l’espansione economica indiscriminata, oggi si trastulla nell’edonismo demagogico e altisonante di una fantomatica coscienza planetaria. Garbage in, garbage out: il re carnale è morto, viva il Re virtuale. E il sogno si ripete. L’ideologia e la teologia dell’incanto -- oggi assistiamo ad una vasta e alternativa operazione di salvataggio delle immagini a rischio di estinzione, e di pescaggio di quelle straripanti di pàthos --, e l’opulenza dell’usa e getta -- se la tossicodipendenza è sinonimo di abuso, viviamo nella società della tossicodipendenza --, ci hanno abituati alle molte persone che cambiano facilmente riferimenti e stili di vita -- gli onnivori diventano vegetariani e i vivi diventano reincarnati --, ma mantengono sempre lo stesso sostanziale atteggiamento, la stessa faccia, lo stesso volto, lo stesso sguardo, lo stesso imprinting A questo porta la constatazione seguente (in: Geopolitica del caos , op. cit. , pag. 36): “L’energia è il motore dell’economia ed è l’unico in assoluto; il denaro non è che il surrogato”. Ora, il consumo di energia è quanto mai ineguale. Secondo un rapporto dell’Istituto mondiale per le risorse, i sette paesi più sviluppati dell’OCSE hanno consumato, nel 1995, il 43% della produzione mondiale dei combustibili disponibili e una gran parte dei prodotti derivati dalle foreste. Tale cifra rende letteralmente assurda l’idea di allineare tutto il mondo sulle norme di consumo dei paesi ricchi. Tutte le risorse del pianeta non sarebbero sufficienti [ragione per cui le risorse verranno cercate in ambiente extraterrestre! - n. d. r. ]. 155 Pag. 63 relazionale, lo stesso tipo di reazione immediata di fronte agli scarti che la vita presenta, la stessa effimera illusione di poterla sottomettere, controllare, pianificare, lo stesso rifiuto del rischio che ci accomuna, il rischio della nostra umanità e alterità, lo stesso penoso tentativo di esorcizzarlo nell’estasi dell’illuminazione o della via verso l’illuminazione predicata nella litania del guru di turno, nell’euforia di una nuova estrazione della lotteria, nello stimolante incontro con una pratica esoterica, nell’adrenalina messa in circolo da un’esperienza ad alto rischio, o nella insana coercizione a ripetere la pantomima di un rassicurante equilibrio economico o di uno spensierato equilibrio psicofisico. La psiche -- scrive C. G. Jung156 -- è la madre di tutti i nostri tentativi di comprendere la natura, ma, diversamente da tutti gli altri, essa cerca di capire se stessa, grande svantaggio da un lato e grande prerogativa da un altro! Liberare parte dell’energia psichica impiegata per vivere, dall’eccesso di concretismo della nostra epoca, è certo un fatto degno di nota (ma non si chiamava ri-creazione?). Ma tutto fa prevedere che i tempi della nostra modernità, siano maturi solo perché il potere ordinatore del Verbo-Metafora imprima un cambiamento apparente e non sostanziale al nostro modus vivendi: anziché dedicarci ad esercitare il suo potere di separazione -prefigurato nelle invocazioni magiche dell’uomo stregone delle alte culture megalitiche e sterilizzato nel mito del miracolo tecnologico, la moltiplicazione dei pani e dei pesci delle moderne società superprofit157 --, oggi ci compensiamo nell’esercizio del suo potere di riunione (addizione). La scissione del mondo e dell’uomo -- l’involucro semantico per definizione e per eccellenza --, prodotta dal processo di rimozione, operato dal soggetto che legittima l’oggetto nominandolo, non subisce alcuna modificazione di fondo, anzi, si colora di un morboso gusto per l’alternativo. Il potere attrattivo esercitato dalle tradizioni meditative orientali -- e dallo sciamanesimo --, su larghe fasce della popolazione occidentale, ad esempio, quasi mai lascia i confini delle nostre recondite viscere feticistiche. Ciò che attrae non è il genuino pragmatismo della migliore Tradizione indoasiatica 158 , ma la allettante prospettiva di poter corroborare la magica potenza della Mente-Metafora, nel crogiuolo di una antica bottega di alchimia psichica, disseminata di assordanti trofei, inneggianti all’occulto potere della mente. Niente da fare. La prospettiva olistica, caldeggiata dai calcolatori alternativi, di un terzo millennio disseminato di villaggi globali, harem di ragione purificata collegati via internet da una fantomatica coscienza planetaria, è aria fritta, giusto quella che si respira nella cucina di un fast food. L’illuminismo settecentesco ci ha sfamati -- dopo che il medioevo ci aveva inquisiti -- nel calcolato proselitismo eco-nomico. Soffiando sul disastro eco-logico prodotto, il neoilluminismo di fine millennio ci sta preparando per il grande salto nello spazio cosmico: la corte dei miracoli cambia look, e tecno-landia si trasforma in cosmo-landia. E il sogno si ripete. 156 In: Psicologia della malattia mentale, introduzione di Aldo Carotenuto, Ed. Newton, 1995, pag. 9. Con i suoi leggendari miracoli, il Cristo storico, involontario capostipite della scienza della separazione, entra nella leggenda degli spot pubblicitari: Prima di Cristo la moltiplicazione dei pani e dei pesci era solo un sogno. Con la venuta di Cristo il sogno si è fatto realtà. Ma da quando è tornato per svelarci il suo segreto, la realtà ha un nome:Mc Donald! Lui li ha moltiplicati, noi te li serviamo divinamente farciti! 158 Tutte le apparenze sono in realtà i concetti di ciascuno, autoconcepiti nella mente, simili ai riflessi di uno specchio. (. . . ) perciò, i vari aspetti delle cose sono dovuti semplicemente a differenti concetti mentali. (. . . . ) Le forme corporee nelle quali è contenuto il mondo delle apparenze sono anche concetti della mente. (. . . ) La mente sta oltre la natura, ma è sperimentata nelle forme corporee. (Da: Lo yoga della conoscenza della mente, trattato attribuito al Ven. Padma-Sambhava; in: Il libro tibetano della grande liberazione, Newton Compton Editori, 1992, pagg. 224-225-239-240-243). 157 Pag. 64 2. La sottile leggerezza dell’essere Nella nostra relazione col mondo, facciamo ricorso a punti di riferimento la cui definizione oscilla tra l’individuazione di relazioni di contiguità e relazioni di continuità, dalla cui dinamica scaturisce una scala di priorità relazionali e di valori che descrivono il corso della nostra esistenza, prescrivendo quello delle generazioni future. Il ricorso a relazioni di continuità e di contiguità col mondo, tuttavia, non può cogliere la realtà dell’immisurabile e dell’indescrivibile, dell’insignificante appunto, sperimentato nelle forme corporee, ma semplicemente il carattere e gli itinerari della nostra mappazione del mondo. Nel nostro azzardo, la mente umana è solo un caso particolare, una esplicazione suggestiva e incantevole dello psichismo del nato. Lo psichismo prescrive le condizioni ante rem alla costituzione della materia. L’energia descrive gli scenari della sua esplicazione. Le forme fenomeniche la sperimentano nel confronto tra domini di coerenza e qui, nella sospensione indotta dall’incontro tra selezione naturale e autoorganizzazione, emergono i confini entro i quali l’esistere aquisisce la forma localizzata, solo metaforica, di una individualità distinta. Dalle oscillazioni di punto zero ai domini di coerenza, da questi alle necessità prescrittive del biologico, da queste al vettore sintropico soggetto dominante, da questo alla equivocità dell’essere umano, la nascita energetica e psicologica di individualità distinte, che accompagna la nostra esistenza formale, contraddice l’insignificanza posta a fondamento del nato, l’ombra dello gnomone che scompare nello Zenit-Nadir. Le increspature sulla superficie riflettente si sussegono, si rincorrono, si accoppiano, diventano onde, si specchiano nei vortici del Principio del Moto creando campi di torsione che modulano le frequenze dell’esistere in una instabile relazione di contiguità tra unità concrete. Esistere! L’esistere ha un’anima, un ritmo, un respiro, una voce, la eco del suono. La natura della dimensione psichica è nuda, senza macchia; è fatta di niente, insignificante, è il non-nato; chiara, vacua, senza dualità né moto, trasparente; senza tempo, semplice, senza ostacoli, senza colore; non realizzabile come una cosa separata, ma come l’unità di tutte le cose, anche se non è composta di esse; unità trascendente la differenziazione, riconciliazione indifferenziata. La disposizione della dimensione psichica gioca a dadi con l’olomovimento. Né causalità né casualità, i dadi sono truccati. Truccati dal sodalizio tra il Principio del Moto e il Principio della Polarità, dall’antinomia agitata dentro che crea la realtà dell’illusione e l’illusione della realtà, lo spazio e il tempo newtoniano, lo spaziotempo relativistico, il vuoto quantistico. L’essere umano si confronta con la sua antinomia agitata dentro. I fatti fatti nella elettrodinamica coerente e nella termodinamica dei sistemi aperti, condizionano prescrittivamente gli orizzonti del nostro esistere biologico e neurologico. Il vettore sintropico campo di risonanza elettromagnetico, la densità cellulare per unità di volume, la valenza biochimica e biofisica dei componenti, le relazioni di fase, la temperatura endo-esogena, l’ambiente, alternano caratteri prescrittivi a caratteri descrittivi nella engrammazione di quell’insolito sistema frequenziale lontano dall’equilibrio elettrodinamico e termodinamico, che conosciamo come individualità neurologica. I fatti fatti nella disposizione della dimensione psichica , condizionano il territorio del nostro esistere mentale, la nostra nascita psicologica. Pag. 65 Il materiale psichico della nostra configurazione mentale, con la sua disposizione funzionale ereditata dalla serie filogenetica ed energetica 159, alterna caratteri prescrittivi (immagini risonanti) a caratteri descrittivi (immagini mentali), nella engrammazione di quel curioso sistema neuro-tensoriale lontano dall’equilibrio esistenziale, che chiamiamo equivocità umana. I fatti fatti nella nostra attitudine relazionale, condizionano il territorio del nostro esistere sociale. Simboli e significati alternano caratteri prescrittivi -- certezze come punti di riferimento --, a caratteri descrittivi -- regole come condizioni del comportamento --, nella engrammazione di quel dominio di perplessità lontano dall’equilibrio dei contenuti e dei ruoli, che chiamiamo comunità umana. I fatti fatti nell’immisurabile condizionano il territorio della nostra modernità ideologicospirituale. Il riconoscere la propria finitezza ammettendo la possibilità di una misteriosa e insignificante infinitezza, alterna caratteri prescrittivi -- mistico-simbolici -- a caratteri descrittivi -- intellettuali e sentimentali --, nella engrammazione di quel miscuglio di volontà di potenza e di ostinata umanità, che chiamiamo uomo moderno. Agitati dentro dalla percezione, conscia o inconscia, sentimentale o intellettuale, della nostra polifonica antinomia; dispiegati tra il fare la vita e il fare la morte; palleggiati tra la più erudita cretinità e la più chiara nobiltà d’animo;non possiamo che incamminarci sulla Via di una incondizionata riconoscenza verso ciò che il mondo è e ciò che noi stessi siamo, l’unica Via capace di riconciliarci con l’alterità : la pratica della compassione e del non attaccamento verso gli oggetti e le forme dei nostri punti di riferimento , delle nostre preoccupazioni, delle nostre gioie e delle nostre sofferenze. Quale beneficio possiamo aspettarci dall’esperienza, se non custodiamo la nostra anima nella certezza di una disincantata umanità, ri-trovata, ri-redenta? Epilogo Non credere al valore delle tradizioni, anche se sono state rispettate da molte generazioni e in molti luoghi; non credere a nulla per il solo fatto che molta gente lo creda; non credere nel valore delle antiche epopee; non credere a ciò che tu stesso hai immaginato pensando di essere ispirato da un Dio. Non credere a nulla che si basi solo sulla autorità dei tuoi maestri o dei sacerdoti. Dopo aver compiuto un’esperienza, credi solo a ciò che tu stesso hai messo alla prova e che ti è sembrato nobile, e a ciò che può contribuire al tuo bene e a quello degli altri. Shakya-muni Siddhartha Gautama 159 . . . . persino la più libera delle attività mentali, -- scrive Jung (in: Tipi psicologici, op. cit. , pagg. 241, 242) -- la fantasia, non può vagare e spaziare illimitatamente (benché il poeta lo creda), ma è ancorata a possibilità preformate, ad archetipi o immagini primordiali. Tradiscono questo ancoramento a determinati modelli primordiali i racconti fiabeschi dei popoli geograficamente più lontani fra loro, i cui motivi si assomigliano. Perfino nelle immagini su cui si basano le teorie scientifiche come l’etere, l’energia, le sue trasformazioni e la sua costanza, la teoria atomica, l’affinità ecc. - si evidenzia questa limitazione. Pag. 66