Recensione
Titolo. “Calimero e l’amico speciale”, pp.36.
Autori: Giovanni Ippolito, Sanità Maria Lucia Ippolito, Maria Matilde
Gambatesa
Grafica: Nino e Toni Pagot
Stampato da Grafiche Grilli, Foggia, 1999, ultima ristampa 2004, a cura
di angsa, Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici, via Casal
Bruciato 13, 00159 ROMA, www.angsaonlus.org
“Calimero e l’amico speciale” è una favola didattica di G. e S. Ippolito e
M. Gambatesa, R. Militerni, B. Schettini, illustrata con disegni di Pagot,
peraltro bellissimi, pensati per i bambini della scuola elementare, ma
con un contenuto adatto e utile a persone di ogni età e cultura.
Calimero è il pulcino nero umanizzato che va al parco con gli amici e lì
vede una paperina umanizzata, dall’aspetto assolutamente normale,
impegnata a far girare incessantemente una palla sulla mano, ignara
delle persone e delle cose che la circondano. All’invito dei pulcinibambini a giocare con loro non reagisce, ma continua a dire e a fare le
stesse cose in modo ripetitivo, mentre la mamma versa lacrime amare
nel vedere questa scena, che pure le è famigliare. .
I pulcini-bambini sono molto sorpresi da questi atteggiamenti e danno le
interpretazioni più svariate, mentre Calimero spiega con sicurezza che
questo comportamento è dovuto ad una reale incapacità di capire il gioco
e le relazioni coi compagni. Calimero conosce queste cose perché ha un
amico, Fabio, che è autistico e ha gli stessi problemi della bimba del
parco.
Conosce le gravi incapacità del compagno, ma sa anche come si può
interagire con lui, ad esempio andando in piscina a nuotare e ascoltando
musica insieme.
I bambini sono sorpresi e affascinati dal discorso dell’amico e chiedono
di conoscere Fabio, cosa che avviene il giorno seguente in casa di
Calimero.
Il comportamento di Fabio è una sfida per i bambini, in quanto, oltre a
fare e ripetere cose senza senso, dà uno schiaffo a Calimero senza
motivo: ma Calimero spiega con pazienza e competenza che forse lo
schiaffo voleva essere una carezza, ma l’incapacità di Fabio a dosare la
forza dei suoi muscoli lo ha trasformato in uno schiaffo, che non
significa però né odio né altre brutte intenzioni.
La bontà e la determinazione di Calimero ad aiutare il compagno strano
contagia gli altri bambini che decidono di imitarlo frequentando e
aiutando l’amico speciale.
La storia si conclude con la festa di compleanno di Fabio alla quale
partecipano tutti i bambini che nel frattempo hanno condiviso con lui il
nuoto in piscina e l’ascolto della musica.
L’autore, che ben conosce i soggetti autistici veri, resiste alla tentazione
di concludere la favola con un finale roseo, il miracolo che sarebbe
compiuto dall’amore degli amichetti, e si limita a presentare dei
miglioramenti piccoli, ma possibili in questa gravissima sindrome.
Fabio sorride, è visibilmente contento, prende una mano a Calimero, gli
fa una carezza e dice una frase semplice, ma perfettamente adatta alla
situazione: “Bravi amici, bravi amici!”
In questo modo viene presentato l’aiuto concreto che i compagni
informati e formati, con l’accettazione prima e con una paziente
educazione poi, possono dare ai soggetti autistici.
Molto opportuno è l’intervento di Papero Piero: “Da grande voglio fare
lo scienziato, così troverò il modo di non far soffrire più tutti i bambini
del mondo”. Il suo intervento presenta l’esigenza fortissima di fare
ricerca sulle cause di questa grave condizione, che colpisce tre casi su
mille nati in tutto il mondo, e per la quale si è dimostrato sinora da parte
della nostra società incomprensione, indifferenza e avarizia. G. Marino,
Presidente dell’ANGSA, esprime questa profonda necessità di dedicarsi
alla ricerca delle cause dell’autismo e presenta una bibliografia
aggiornatissima dei libri che possono essere utilmente consultati da
genitori, educatori e sanitari al fine di migliorare l’assistenza e
l’integrazione.