il progetto calamaio

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IL PROGETTO CALAMAIO
Il Progetto Calamaio nasce nel 1986 all’interno del Centro Documentazione
Handicap di Bologna. La sua attività è svolta in collaborazione con il
Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna e con il
sostegno di enti locali, scuole, cooperative e associazioni.
L’intento principale del Progetto Calamaio è quello di ideare e trasmettere una
nuova cultura dell’handicap, caratterizzata dall’integrazione di tutte le
diversità, ovvero dall’apertura e disponibilità che ciascuno dovrebbe avere nei
confronti degli altri. Tutto ciò viene perseguito innanzitutto attraverso la
presenza, all’interno dell’équipe del Progetto Calamaio, di animatori disabili, i
quali durante la loro attività si propongono come soggetti attivi del percorso
educativo. Ciò permette, quindi, di dare sin da subito una nuova e diversa
rappresentazione della persona con deficit: non persona passiva che necessita
solo di aiuto e con molti limiti, ma anche persona che offre degli stimoli e che
rappresenta una ricchezza, rappresentata anche dalla sua diversità.
Una riflessione interessante proposta dal Progetto Calamaio riguarda la
terminologia utilizzata per indicare le persone con deficit: molto spesso per
indicare questi ultimi sono stati utilizzati termini quali “cretino”, “idiota”,
“handicappato”, “portatore di handicap”, “incapace”, “disabile”; la
caratteristica principale di questi termini è basata sulla mancanza, sulla
negatività (dis-abile ovvero “non abile”): il gruppo del Calamaio, invece,
propone la parola diversabile, un termine che evidenzia sì la diversità ma anche
e comunque la capacità e il saper fare, che può essere ed è proprio anche della
persona con deficit.
Un’altra considerazione importante riguarda il fatto che la difficoltà, cioè
l’handicap, non appartiene solo al disabile, ma anche all’uomo in quanto tale:
pur essendo di natura diversa, sostanzialmente le difficoltà sono uguali per
tutti, infatti ciascuno si ritrova ad affrontare quotidianamente degli ostacoli
all’interno del contesto sociale in cui si trova.
L’incontro diretto con la diversità, proposto dal Progetto Calamaio e
personalizzato dai suoi animatori diversabili, permette sin da subito di superare
gli stereotipi e i pregiudizi che purtroppo permeano ancora la società del 2000.
Sinora gli animatori del Progetto hanno incontrato migliaia di bambini e
ragazzi in tutte le scuole d’Italia, dall’asilo nido sino alle scuole secondarie
superiori. La metodologia utilizzata risulta essere, innanzitutto, attiva e
collaborativa: non viene affatto utilizzata la lezione frontale, bensì si crea
un’interazione attiva e partecipativa sia da parte degli animatori del Calamaio,
ma anche dei bambini e ragazzi a cui l’incontro è rivolto. Le attività effettuate
sono proporzionali all’età degli “utenti”: tutte, comunque, sono caratterizzate
dall’aspetto ludico. Quest’ultimo, oltre a divertire e a semplificare
l’apprendimento, permette innanzitutto di stimolare la partecipazione dei
bambini e dei ragazzi; in tal modo essi sono chiamati a “mettersi in gioco” e,
contemporaneamente, assaggiano la realtà dell’handicap. L’apprendimento
viene così incorporato, fatto proprio, personalizzato: le attività ludiche proposte
fanno sì che ciascuno sperimenti e instauri un rapporto profondo con sé e con
gli altri attraverso particolari strategie, scelte creative e, infine, vissuti
personali.
Il Progetto Calamaio si rivolge a classi composte da un massimo di venti
alunni, in modo tale che tutti abbiano la possibilità di partecipare. Con ciascuna
classe si effettuano dai tre ai cinque incontri e, ciascuno di questi, ha una durata
pari ad un’ora e mezza circa; a questi si aggiungono da due a tre incontri con
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gli insegnanti: il primo, precedente agli incontri con gli alunni, ha l’obiettivo di
conoscere meglio la classe e presentare a tutti gli insegnanti il Progetto
Calamaio; l’ultimo vuole verificare il percorso educativo, partendo dai vissuti
dei bambini o ragazzi e degli insegnanti; è previsto inoltre un terzo incontro
con gli insegnanti effettuato durante il percorso per verificare le attività svolte e
programmare ulteriormente quelle successive con eventuali adattamenti; tutto
ciò è dovuto al fatto che le attività proposte non sono standardizzate, in quanto
ciascun gruppo ha la sua peculiarità, succede così che con ciascuno si
determina un percorso preciso: si sceglie un’attività piuttosto che un’altra, si
approfondisce un tema piuttosto che un altro. Ovviamente, a mano a mano che
l’età dei ragazzi aumenta, diventa maggiore anche l’analisi e la riflessione
critica. Inoltre, talvolta, alla fine del percorso educativo si organizza anche un
incontro con i genitori, utile a dimostrare le conoscenze apprese dai loro figli,
ma anche a verificare l’eventuale ritorno dell’esperienza sul piano emotivo
effettuata attraverso quanto i bambini hanno riportato nelle loro famiglie: ad
esempio, durante la festa finale, si rappresenta la fiaba drammatizzata e si
espongono i lavori fatti.
Tutto ciò, quindi, ha come fine ultimo proprio quello di trasmettere un nuovo
modo di confrontarsi con la diversità e, in particolare, di instaurare una
relazione costruttiva anche con la persona diversabile. Per cui le finalità del
Progetto Calamaio risultano essere:
fare esperienza della diversità attraverso l’incontro diretto con le persone
disabili;
compiere una riflessione critica sulla diversità, che nasce proprio
dall’esperienza vissuta con gli animatori disabili;
sviluppare un atteggiamento positivo nei confronti della diversità, superando
così pregiudizi, paure, diffidenze per arrivare ad accettare la diversità e a
considerarla come un punto di forza;
riflettere sulla possibilità di ridurre la difficoltà attraverso un allenamento
creativo;
maturare un atteggiamento di solidarietà, rendendosi interessati e disponibili
verso le persone che sono “altre da noi”.
Il Progetto Calamaio, quindi, fornisce gli strumenti utili a:
riflettere sui concetti di uguaglianza e diversità;
conoscere la differenza tra deficit ed handicap;
far emergere i pregiudizi sull’handicap, ampliando la propria visione della
diversità;
valutare le conseguenze prodotte dall’incontro diretto con persone disabili;
saper affrontare con creatività situazioni di difficoltà;
superare l’impatto emotivo iniziale ed affermare la propria disponibilità ad
entrare in relazione coi disabili;
attribuire valore a chi è diverso da sé.
Ciascun incontro coi bambini e coi ragazzi è caratterizzato da un tema: dopo
aver approfondito l’iniziale conoscenza reciproca, le attività proposte
nascondono dei contenuti specifici che sono:
uguaglianza e diversità, considerate nei loro diversi punti di vista (esistenziale,
naturale, culturale);
paura e pregiudizio, che sono le principali reazioni emotive di fronte alla
persona diversa da noi;
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deficit ed handicap, ovvero la menomazione e lo svantaggio e quindi
l’immutabilità del primo e la riduzione del secondo;
l’handicap come risorsa e, di conseguenza, la creatività utile e necessaria che
permette di estrapolare tutte quelle metodologie “diverse” che servono a
superare le difficoltà incontrate.
Negli ultimi anni il Progetto Calamaio ha inoltre proposto delle attività
caratterizzate dal binomio “sport ed handicap”: anche la persona con deficit,
infatti, può fare sport –magari in modo diverso- ma, come si è già detto, è
proprio questa la ricchezza della persona diversabile e non solo. Unire i due
temi, handicap e sport, crea quella scintilla che dà una luce nuova ad entrambi.
Quindi sono stati realizzati dei percorsi ludico – didattici sullo sport: i bambini,
insieme agli animatori in carrozzina, improvvisano una partita a calcio o ad
hockey: in tal modo l’handicap diventa una potenzialità per il gioco e lo sport
e, allo stesso tempo, si illustrano i valori dello sport, quali la competizione con
se stessi, il gioco di squadra, il dominare alcune emozioni, il conseguimento
dei risultati: questi, infatti, possono caratterizzare anche la personalità del
soggetto con deficit. Tutto ciò permette di evidenziare ulteriormente le risorse e
le capacità della persona disabile, oltre a facilitare la costruzione del rapporto
con loro: si cerca così di costruire e promuovere un'immagine meno
stereotipata e più reale, viva, autentica e quindi meno pietistica e negativa.
Il Progetto Calamaio propone inoltre dei corsi di formazione rivolti a
insegnanti, educatori, animatori, volontari, genitori, studenti e dipendenti
dell’Università, personale delle aziende. Questo proprio per trasmettere e
diffondere a tutti la nuova cultura dell’handicap. Le tematiche discusse con
questi gruppi sono:
la comunicazione: osservazione, linguaggio verbale e non verbale, di gruppo;
l’immagine dell’handicap: aspetto estetico e sociologico;
la diversità nella letteratura e, in particolare, nella fiaba;
la creatività come strumento di integrazione.
l’integrazione scolastica: risorsa per chi?
Anche in questo caso si privilegia la dimensione interattiva per consentire un
contatto diretto e reale con le persone disabili; inoltre, attraverso la
valorizzazione delle differenze individuali, si persegue l’uguaglianza delle pari
opportunità e la cooperazione all’interno del gruppo.
Da qualche anno il Progetto Calamaio ha iniziato anche a lavorare con dei
gruppi di educatori ed animatori interessati ad apprendere le tecniche di lavoro,
la metodologia e i contenuti trasmessi; la formazione di “nuovi gruppi
Calamaio”, infatti, ha lo stesso obiettivo dell’attività originale del Progetto
Calamaio, ovvero quella di diffondere il più possibile il nuovo modo di
relazionarsi con le persone diverse da noi e, in particolare, quelle disabili.
Renata Piccolo
Per ulteriori informazioni:
Sandra Negri
Progetto Calamaio
Via Legnano, 2 - 40132 Bologna
Telefono 051/6415005
Fax 051/6415055
E-mail: [email protected]
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