Diocesi di Piacenza-Bobbio Servizio Documentazione Chiesa di Santa Franca Comunità Papa Giovanni XXIII Celebrazione Eucaristica Liturgia Immacolata Concezione 8 Dicembre 2006 Presenti i membri dell’Associazione Papa Giovanni XXIII. Durante la Celebrazione Chiara Griffini fa la professione temporanea dei voti di castità povertà e obbedienza, mentre Adamo Affri viene ammesso tra i candidati al ministero presbiterale. Letture: Genesi 3, 9-15.20; Sal 97, 1-4; Efesini 1, 3-6.11-12: Luca 1, 26-38. Presentazione di Chiara Griffini e Adamo Affri Mi chiamo Chiara Griffini, ho 29 anni, sono originaria di Brembio un paese in provincia e diocesi di Lodi. Sono stata confermata membro della Comunità Papa Giovanni XXXIII nella tre giorni Generale dello scorso maggio. Parto proprio con una frase che don Oreste Benzi mi ha detto, mentre sul palco salutava i nuovi membri: “Finalmente sei arrivata anche tu nella nostra grande famiglia”. Chiara fa poi una lunga presentazione, che io salto proprio perché è un po’ lunga, e scelgo la parte terminale di questa sua presentazione. “Il sì che oggi dirò è il sì alla fedeltà e all’amore del Signore che si è manifestato nei piccoli, nei fratelli, in modo particolare in questo ultimo anno, affinché io amassi totalmente Lui nell’amore totale a loro. E anche il sì frutto dei sì che altri prima di me hanno detto, e con il loro sì quotidiano sostengono il mio: la mia famiglia, la mia parrocchia di origine, don Oreste e la Comunità, in particolare i fratelli della mia zona e i consacrati: don Luciano, gli amici sacerdoti consacrati, le coppie di sposi e di fidanzati che il Signore ha messo sul mio cammino. Come ama dirci don Oreste Benzi: “Siamo un popolo in cammino, che di questa coscienza di popolo che troviamo la gioia di seguire Cristo povero servo e sofferente nelle forme e negli stati di vita a cui lui spesso ci chiama, e che se è ben fatto fa la bellezza e diventa espressionalità della loro reciprocità. Poi c’è Adamo, che fa parte della Comunità che vive in Casa Famiglia a Fiorenzuola. Ha iniziato il cammino di sacerdozio, e di questo siamo grati al Vescovo Luciano, che in questi due anni in Seminario continua a vivere nella stessa “famiglia”. Una vocazione che è nata proprio nella condivisione per i piccoli. E tutti vogliamo Adamo di diventare per noi quel segno, quella presenza, di un amore gratuito che indica a tutti la strada per giungere all’incontro con il Padre. Mons. Luciano Monari, Vescovo, Diocesi Piacenza-Bobbio - Vice presidente CEI Introduzione Benvenuti a questa Celebrazione, festa grande, innanzitutto per il dono di Maria SS. che è per noi un motivo di consolazione e di speranza, perché in Lei vediamo l’umanità riscatta e redenta, vediamo quello che l’umanità può essere per grazia del Signore. 1 Poi è un dono grande per Chiara e Adamo per il cammino che fanno. È un dono che il Signore sta facendo a loro, ed è un dono che attraverso di noi il Signore sta facendo a noi e a tutta la Chiesa. Di questo gli siamo infinitamente riconoscenti, perché abbiamo bisogno di questi segni, ci aiutano a confermare il nostro cammino di fede, a rinnovare il desiderio di consegnare al Signore tutta la nostra vita. Quindi grazie di essere qui, di essere venuti a fare festa insieme. Grazie s’intende a don Oreste Benzi, perché alla fine è da quella radice che vengono molti dei doni che oggi viviamo. All’inizio della Messa la prima cosa che facciamo sempre è quella di riconoscerci peccatori, lo facciamo ancora una volta con umiltà e sincerità e con la fiducia grande nel perdono di Dio. Omelia -IL’uomo si trova nello spazio della paura 1. Rifiutato l’amore di Dio, tentando di difendersi da Dio, l’uomo si ritrova nella condizione della paura. Fa impressione che quando Dio chiama l’uomo e gli chiede: «[9](…)Dove sei?» - Si senta rispondere: «[10] (…) ho avuto paura» (Gen 3, 9.10). Ma l’uomo è creatura di Dio! “Dio lo ha fatto a sua immagine e somiglianza” (Gen 1, 27). Perché adesso l’uomo si trova nel regno della paura, nello spazio della paura? E chiaramente il racconto della Genesi lo spiega; il motivo è che l’uomo ha creduto al serpente (cfr. Gen 3, 1-7); e vuole dire: ha smesso di credere all’amore di Dio per lui. Dio lo aveva creato a sua immagine proprio perché quell’uomo doveva in qualche modo esprimere la riconoscenza, la gioia, lo stupore, la risposta al suo amore creativo. E il discorso del serpente, se lo ricordate, è tutto un discorso centrato sul fatto che Dio non è così buono come vuole fare credere di essere, ma è un dio invidioso dell’uomo, e l’uomo deve difendersi da dio. E, rifiutato l’amore di Dio, tentando di difendersi da Dio, l’uomo si ritrova nella condizione della paura. “Dove sei?” – “Ho avuto paura”. 2. C’è una redenzione, un riscatto, della condizione umana, attraverso la “stirpe della donna”. Per fortuna il brano che abbiamo ascoltato termina con una promessa famosa: «[14]Allora il Signore Dio disse al serpente (…)[15]Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Gen 3, 14.15). E il significato è quello di una redenzione, di un riscatto, della condizione umana, attraverso la “stirpe della donna”. - II L’incarnazione del Figlio di Dio in Maria 1. Quella Parola di Dio si fa carne, entra nella storia degli uomini attraverso la vita, la parola, la fede, l’obbedienza, di Maria. E il significato va a finire nel Vangelo che noi abbiamo ascoltato, dove è annunciata l’incarnazione del Figlio di Dio. Ma incarnazione del Verbo di Dio, della Parola di Dio… Quella in cui Adamo non aveva creduto, quella di cui Eva non si era fidata. Quella Parola lì - quella Parola di Dio che contiene l’amore di Dio per noi, che contiene la sua ricchezza di generosità, che contiene il desiderio che Dio ha di fare vivere l’uomo, ma che l’uomo 2 aveva rifiutato - questa si fa carne, entra nella storia degli uomini attraverso la vita, la parola, la fede e l’obbedienza di Maria. Ed è questa la promessa che Dio aveva fatto fin dall’inizio, la promessa di un riscatto. Però è interessante il vedere il come questo ricatto avviene. 2. L’amore di Dio rivolta a questa Donna è un amore che la rende pulita, straordinariamente splendente di verità e di santità, «è piena di grazia. Se voi avete notato il Vangelo di Luca parte anzitutto con un saluto che viene rivolto a Maria: «[28] (…) Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è con te» (Lc 1, 28). Che è come dire: Maria di Nazaret è dal punto di vista umano una persona quasi insignificante, non ha riconoscimenti sociali o capacità culturali particolari o ricchezze o potere, non a niente di tutto questo. Però Maria possiede un dono straordinario, quello che è espresso da quella parola «piena di grazia» - «Rallegrati piena di grazia». “Piena di grazia”, vuole dire: piena della bellezza che viene dall’amore di Dio. L’amore di Dio rende bello l’uomo, rende bella la creatura. L’amore di Dio rivolta a questa Donna è un amore che la rende pulita, straordinariamente splendente di verità e di santità, «è piena di grazia. S’intende non per doti umane, no; ma per grazia di Dio, per il dono gratuito immeritato e generoso di Dio. 3. L’angelo dice a Maria che la parola di Dio, le promesse di Dio, debbono prendere carne attraverso di Lei. E quando Maria si interroga sul senso che possa avere una parola di questo genere - perché ogni dono di Dio comporta anche una risposta da parte dell’uomo -, l’angelo spiega: «[30]Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. [31]Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. [32]Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre [33]e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine» (Lc 1, 30-32). Questo si potrebbe parafrasare così; la promessa che il: Profeta Natan aveva fatto a Davide si compirà attraverso di te (cfr. 2 Sam 7, 1). Signore aveva fatto a Israele attraverso Isaia si compirà attraverso di te (cfr. Is 9, 6). Signore aveva fatto attraverso Daniele al popolo di Giuda si compirà attraverso di te (cfr. Dn 7, 14). Insomma, quello che l’angelo dice a Maria è che la parola di Dio, le promesse di Dio, debbono prendere carne attraverso di Lei, debbono entrare realizzato nella storia degli uomini attraverso di Lei. 4. Quindi non si tratta di raccogliere tutte le energie o potenziali qualità dell’uomo, ma si tratta di aprire il cuore al dono dello Spirito: E quando Maria si interroga sul come questo possa avvenire: « [34] (…)Come è possibile? Non conosco uomo» (Lc 1, 34). La risposta dell’angelo è che tutto questo è opera dello Spirito di Dio (cfr. Lc 1, 35). Quindi non si tratta di raccogliere tutte le energie o potenziali qualità dell’uomo, ma si tratta di aprire il cuore al dono dello Spirito: «[35]Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio» (Lc 1, 35). 5. Il cammino di Redenzione Allora portate pazienza e riassumiamo. 3 La paura dell’uomo nasce dal non avere creduto alla Parola di amore di Dio. Allora Dio annuncia un momento in cui quella Parola di amore si incarnerà, diventerà storia umana, parole e gesti umani, in Gesù di Nazaret. Ma questa incarnazione della parola di Dio in una esistenza umana deve passare attraverso la carne di Maria; attraverso la sua obbedienza, la sua fede, la sua disponibilità a lasciare che la parola di Dio si compia nei suoi pensieri, nei suoi desideri, in tutta la sua vita. In questo c’è il cammino di Redenzione 1. - III Siamo figli adottivi di Dio 1. Se il dono di grazia in Maria è stato l’incarnazione del Figlio di Dio, del Verbo di Dio, questo dono di grazia continua in voi. Però notate, è un cammino che non termina con Maria. È vero, l’incarnazione della parola di Dio si è compiuta in Lei, ma è altrettanto vero che abbiamo ascoltato nella seconda lettura di Paolo agli Efesini: «[4]In Cristo, Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, [5]predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, [6]secondo il beneplacito della sua volontà» (Ef 1, 4-6). E vuole dire, se il dono di grazia in Maria è stato l’incarnazione del Figlio di Dio, del Verbo di Dio, questo dono di grazia continua in voi. Dovete diventare anche voi figli di Dio, figli adottivi, ma vuole dire: attraverso Gesù Cristo e in Gesù Cristo anche la vostra vita diventa una vita trasfigurata, trasformata, da figli di Dio. Ma che cosa vuole dire “una vita da figli di Dio”? Vuole dire: una vita dove la forma è quella della parola di Dio. Se la parola di Dio entra nella vostra vita e la vostra vita prende la forma della parola di Dio, siete davvero figli di Dio, perché i vostri pensieri assomigliano ai pensieri di Dio, e i vostri desideri diventano i desideri di Dio, e i vostri comportamenti diventano la volontà di Dio, diventano il compimento delle sue promesse, attraverso la sua Parola. 2. Il mistero di Maria è il mistero di tutta la Chiesa, ed è il mistero della nostra vita. Insomma, il mistero di Maria è il mistero di tutta la Chiesa, ed è il mistero della nostra vita. È arrivata anche a noi la parola di Dio, è arrivata anche a noi la promessa che quella parola di Dio può diventare la nostra vita, la nostra carne. Anche a noi è donato lo Spirito del Signore perché la parola di Dio trasformi i nostri pensieri e i nostri sentimenti. Bisogna solo che noi, come Maria, sappiamo dire: 1 Redenzione (Catechismo Chiesa Cattolica). Tutta la vita di Cristo, dall’Incarnazione fino alla Croce e alla Risurrezione, fu un “Mistero di Redenzione”. Tutta la vita di Cristo è Mistero di Redenzione. La Redenzione è frutto innanzi tutto del sangue della croce (cf Ef 1, 7; Col 1, 13-14; 1 Pt 1, 18-19), ma questo Mistero opera nell’intera vita di Cristo: già nella sua Incarnazione, per la quale, facendosi povero, ci ha arricchiti con la sua povertà (cf 2 Cor 8, 9); nella sua vita nascosta che, con la sua sottomissione (cf Lc 2, 51), ripara la nostra insubordinazione; nella sua parola che purifica i suoi ascoltatori (cf Gv 15, 3); nelle guarigioni e negli esorcismi che opera, mediante i quali “ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie” (Mt 8, 17; cf Is 53, 4)); nella sua Risurrezione, con la quale ci giustifica (cf Rm 4, 25) [517]. Misteri della vita di Cristo, Passione e morte di Gesù Cristo. La sua morte sacrificale e pasquale – dono del Padre per riconciliarci con lui, ma anche offerta libera e amorosa del Figlio per noi – ha compiuto la Redenzione. La morte di Cristo è contemporaneamente il sacrificio pasquale che compie la redenzione definitiva degli uomini (cf 1 Cor 5, 7; Gv 8, 34-36) (…) e il sacrificio della Nuova Alleanza (1 Cor 11, 25) che di nuovo mette l’uomo in comunione con Dio riconciliandolo con lui mediante il sangue “versato per molti in remissione dei peccati” (Mt 26, 28; cf Lv 16, 15-16) [613]. Questo sacrificio di Cristo (…) è innanzitutto un dono dello stesso Dio Padre che consegna il Figlio suo per riconciliare noi con lui (cf Gv 4, 10). Nel medesimo tempo è offerta del Figlio di Dio fatto uomo che, liberamente e per amore (cf Gv 15, 13), offre la propria vita (cf Gv 10, 17-18) al Padre suo nello Spirito Santo (cf Eb 9, 14) per riparare la nostra disobbedienza [614]. Sacrificio redentore per tutti, poiché Cristo è il Capo della “Nuova Umanità” o il “Nuovo Adamo”. L’esistenza in Cristo della Persona divina del Figlio, che supera e nel medesimo tempo abbraccia tutte le persone umane e lo costituisce Capo di tutta l’umanità, rende possibile il suo sacrificio redentore per tutti [616]. “Nuovo Adamo”. L’Eucaristia attua e rende presente il Sacrificio di Cristo. In quanto memoriale della Pasqua di Cristo, l’Eucaristia è anche un sacrificio. Il carattere sacrificale dell’Eucaristia si manifesta nelle parole stesse dell’istituzione: “Questo è il mio Corpo che è dato per voi” e: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio Sangue, che viene versato per voi” (Lc 22, 19-20). Nell’Eucaristia Cristo dona lo stesso corpo che ha consegnato per noi sulla croce, lo stesso sangue che egli ha “versato per molti, in remissione dei peccati” (Mt 26, 28). L’Eucaristia è dunque un sacrificio perché ri-presenta (rende presente) il sacrificio della croce, perché ne è il memoriale e perché ne applica il frutto [1365-1366]. Eucaristia (sacrificio e memoriale della passione). 4 «[38]Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola» (Lc 1, 38). “La mia vita prenda la forma della tua Parola, corrisponda ai progetti della tua volontà”. Ebbene, questo dicono le letture. - IV Il cammino di Chiara e Adamo 1. Il cammino di Chiara e il cammino che Adamo hanno iniziato è un mettere a disposizione la propria vita perché la parola di Dio si incarni, possa diventare delle parole umane. E questo credo è quello che con molta umiltà, piccoli e piccoli come siamo, ma è quello a cui assistiamo oggi. Il cammino di Chiara e il cammino che Adamo hanno iniziato è questo: è un mettere a disposizione la propria vita perché la parola di Dio si incarni, perché la parola di Dio possa diventare delle parole umane. Le parole di Chiara e di Adamo non sono parole magiche, proprio niente di magico, ma Chiara e Adamo sono della povera gente e rimangono della povera gente. Ma siccome la parola di Dio li ha raggiunti, e siccome a questa Parola dicono oggi e dovranno tentare di continuare a dire per tutta la loro vita, “eccomi avvenga di me secondo questa Parola”, siccome in loro questa Parola è entrata, attraverso di loro la Parola di Dio si fa carne, cioè diventa storia umana, diventa vita umana, esistenza umana. 2. E questo è per noi un motivo di riconoscenza grande al Signore, perché di quella sua Parola abbiamo bisogno. E questo è per noi un motivo di riconoscenza grande al Signore, perché di quella sua Parola abbiamo bisogno. Non c’è alternativa, senza quella Parola che ci dice l’amore di Dio siamo nella condizione di Adamo: «Ho avuto paura». Ho avuto paura del mondo perché è più grande di me, a volte mi minaccia, mi sento minacciato, ho avuto paura. Ho avuto paura di me stesso perché mi riconosco debole e fragile, mi rendo conto che non riesco a realizzare quello che pure desidererei, ho paura di me. Ho paura del passato perché mi vada addosso come un peso con tutti i miei errori. Ho paura del futuro perché mi minaccia con le sue incertezze, ho paura! Da questa paura si esce solo attraverso quella parola di Dio che ci dice il suo amore, e che ci dice: “Non temere, in questo mondo che pure è grande e che può sembrare spaventoso, l’amore di Dio c’è come un amore che ti raggiunge e ti sostiene e ti protegge”. Non temere per il futuro perché quell’amore di Dio che ti sostiene adesso ci sarà anche in futuro, non sai come sarà, non sai che forme prenderà, ma ci sarà ancora, e ogni giorno lo troverai ancora l’amore di Dio che ti accompagna. Ecco quella è la strada della libertà, quella che ci può liberare dalla paura. 3. Ringrazio il Signore per Chiara e per Adamo per il segno che rappresentano nella Chiesa. E dicevo, ringrazio il Signore per Chiara e per Adamo per il segno che rappresentano nella Chiesa, perché ci aiutano a capire che la parola del Signore continua a chiamare e a operare e a rinnovare le persone e a dare a loro la forza di scelte impegnative, come evidentemente sono le scelte della verginità, dell’obbedienza, della povertà. Sono quelle scelte semplicemente che lasciano lo spazio allo Spirito. Come può avvenire questo?: «Lo Spirito Santo scenderà su di te»; non devi preoccuparti di avere chissà quali capacità, ma devi preoccuparti di lasciare passare la parola di Dio nella forza dello Spirito. 5 Allora troviamo questa Celebrazione come motivo di ringraziamento, anche come stimolo, perché bisogna che quello che avviene in questi due nostri fratelli, fratello e sorella, avvenga anche nella nostra vita; bisogna che quello che Dio ha compiuto in Maria si compia anche in noi, dicevo con tutta la nostra fragilità, non perché siamo bravi o intelligenti, ma semplicemente perché il Signore la sua Parola la dona, lo ha promesso e lo ha fatto, perché come dice il Vangelo «nulla è impossibile a Dio» (Lc 1, 37). * Cv. Documento non rivisto dall’autore, ma rilevato come amanuense dal registratore con l’aggiunta dei riferimenti biblici; i titoli formano l’articolo per la comunicazione. 6