RUOLO DELLA RISONANZA MAGNETICA FUNZIONALE (DCE-MRI, DWI-MRI) IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A SATURATION BIOPSY PER PERSISTENTE SOSPETTO DI CARCINOMA PROSTATICO NONOSTANTE UN PRIMO SET BIOPTICO NEGATIVO: RISULTATI PRELIMINARI SU ESPERIENZA MONOCENTRICA AnnaLia Valentini, Francesco Pinto*, Angelo Totaro*, Benedetta Gui, Francesco Pierconti**, Lorenzo Bonomo, PierFrancesco Bassi* Dipartimento di Scienze Radiologiche, Policlinico A. Gemelli, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma *Urologia, Policlinico A. Gemelli, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma **Anatomia Patologica, Policlinico A. Gemelli, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma OBIETTIVI L’obiettivo primario dello studio è quello di verificare se nelle aree ipointense in sequenze T2 pesate alla risonanza magnetica morfologica (MRI) , l’imaging perfusionale dinamico (DCE) con il parametro wash-in rate (WR) e quello di diffusione (DWI) mediante il valore di coefficiente di diffusione apparente (ADC) siano in grado di differenziare le formazioni neoplastiche (CaP) da quelle non neoplastiche. Obiettivo secondario è quello di identificare un cut-off per i valori di WR e ADC utile alla identificazione del CaP. MATERIALI E METODI 20 pazienti con persistente sospetto di neoplasia prostatica (PSA persistentemente alterato) dopo un primo set bioptico negativo, sono stati sottoposti a DCE-MRI e DWI-MRI subito prima la ripetizione di una saturatio biopsy. La MRI è stata eseguita con bobina endorettale associata a phased array pelvic coil. L’esame DWI è stato eseguito a 0-600 bvalues. Per la DCE-RMI sono state impiegate sequenze fast SPGR-3D durante la somministrazione di gadolinio. I valori di WR e ADC sono stati calcolati in ogni sospetta area ipointensa alle immagini T2 pesate. Soso stati eseguiti 24 prelievi comprendneti anche la zona di transizione + 2 prelievi aggiuntivi per ogni sede sospetta alla MRI funzionale da un unico urologo (A.T.) previa discussione del caso con il radiologo che aveva eseguito l’esame MRI. Il reference standard è stato l’esame istologico della biopsia eseguito da un unico patologo (F.P). Il student’s T-test e le receiver operating characteristic curves (ROC) sono state impiegate per l’analisi statistica ( p <0.05 è stato considerate significativo). RISULTATI Sono state rilevate 77 lesioni ipointense sospette nelle immagini T2 dipendenti. I valori di WR sono risultati significativamente differenti (p<0.00001) nelle aree con CaP rispetto a quelle non-CaP che sono sempre risultate di tipo atrofico o flogistico. Per il WR, il cut-off di 4.377 ha mostrato sensibilità, specificità, accuratezza diagnostica, valore predittivo positivo (PPV) nella identificazione di CaP pari a 74,2 %, 100%, 89.6% e 100% rispettivamente. Al contrario, i valori di ADC nel PCa non sono risultati significativamente differenti ripetto a quelli osservati nelle lesioni non neoplastiche (p=0.07). CONCLUSIONI Il parametro WR è risultato affidabile nella identificazione del CaP nelle aree ipointense in T2 mentre l’ADC non è sembrato in grado di differenziare le aree flogistiche e atrofiche da quelle neoplastiche.