I due gemelli veneziani
Con I due gemelli veneziani di Carlo Goldoni martedì 27 gennaio prosegue Il Grande Teatro
2008-9. Protagonista, nel duplice ruolo di Tonino e Zanetto, Massimo Dapporto. Di Antonio
Calenda la regia. Giovedì 29 alle 17.00 Dapporto incontra il pubblico.
VERONA – Il Grande Teatro – rassegna organizzata dall–Assessorato alla Cultura del Comune di
Verona in collaborazione col Teatro Stabile di Verona – prosegue martedì 27 gennaio 2009 al
Teatro Nuovo alle 20.45 con I due gemelli veneziani di Carlo Goldoni, protagonista Massimo
Dapporto nel duplice ruolo di Tonino e Zanetto, regia di Antonio Calenda. L–allestimento è di
Noctivagus - Produzioni Teatrali e del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. Torna così al Grande
Teatro la commedia goldoniana proposta nella stagione 90-91 con la regia di Gianfranco De Bosio
e con un giovane Franco Branciaroli nei panni dei due gemelli veneziani, fisicamente due gocce
d–acqua ma di carattere completamente opposto.
Dopo i primi quattro appuntamenti il –giro di boa– dell–edizione 2008-9 del Grande Teatro vede
dunque in cartellone Goldoni con un–opera che sotto certi aspetti è l–emblema della maturità
espressiva dell–avvocato veneziano (che con questo testo uscì da un lungo periodo di crisi) e di
quella –riforma– con cui seppe rivoluzionare la storia del teatro italiano. In questa commedia
(scritta nel 1747 a Pisa dove dal 45 al 48 esercitò la professione di avvocato) Goldoni introduce
infatti, forse per la prima volta, quella spietata analisi del costume dei suoi tempi, quel realismo
critico che in seguito caratterizzeranno le sue opere migliori. Nel farlo conserva però qualche
personaggio tipico della vecchia commedia dell–arte.
L–edizione in scena al Nuovo è stata salutata con entusiasmo da pubblico e critica fin dal suo
debutto la passata stagione. «Mattatore della serata – si è scritto – è stato un Massimo Dapporto
che ha dimostrato capacità artistiche e interpretative grandiose recitando in un misto di venezianoitaliano molto divertente». E ancora: «È stato divertentissimo e interessante vedere come non solo
l–intonazione della voce, ma tutta la mimica e la postura cambino nei due personaggi e siano nel
contempo mantenute costanti in ciascuno di loro: bravo, anzi bravissimo».
Per questo gioco del doppio Goldoni prese spunto, per sua stessa ammissione, dai Menecmi di
Plauto, il primo e forse il più significativo drammaturgo che ha brillantemente esplorato questo
tema. Ma in Goldoni il doppio ruolo, autentico banco di prova per attori di ieri e di oggi (tra le
interpretazioni memorabili quella di Alberto Lionello diretto da Luigi Squarzina), ha tuttavia un
pregio molto raro nella drammaturgia italiana: ossia presenta contemporaneamente elementi sia
comici che drammatici, sia ridicoli che tragici.
La fusione di questi contrasti riesce a coniugare studio dei caratteri e virtuosismo comico con, in
più, inquietudini grottesche come la morte in scena che Goldoni inserisce nel finale della
commedia, un –unicum–, nella storia del teatro comico, di cui l–autore andava particolarmente
orgoglioso: «Questa morte – scriveva infatti – non reca all–uditore nessuna tristezza, ma lo
diverte anzi per la sciocchezza ridicola in cui va morendo il povero sventurato». La storia è
semplicissima: Zanetto e Tonino sono due gemelli assolutamente uguali per aspetto ma
decisamente opposti per indole e –modus vivendi–. Zanetto è un ricco borghese, scaltro e
codardo, Tonino invece è poverissimo e nobile d–animo. Hanno vissuto separatamente fin dalla
primissima infanzia e ignorano l–uno l–esistenza dell–altro. Per un gioco del caso si ritrovano
nella stessa città, senza incontrarsi mai, pur ruotando continuamente uno attorno all–altro. Da qui
una serie di equivoci che a tratti sfiora il farsesco, a tratti tocca punti di esilarante comicità, a tratti si
tinge di un–umanità profonda, a tratti diventa un–acuta satira di costume.
Il regista Antonio Calenda definisce questo testo «un capolavoro della scrittura comica,
l'eccezionale virtuosismo sul classico tema dello sdoppiamento, l'incanto del gioco teatrale dei
simili e degli opposti».
Rigorosamente in costume – non poteva essere altrimenti visto il ruolo giocato da alcune
maschere della Commedia dell–Arte come Arlecchino, Brighella e il dottor Balanzoni – la
commedia si muove tuttavia in una scenografia decisamente moderna nella sua luminosa
essenzialità. Accanto a Massimo Dapporto sono in scena Alessandra Raichi (Rosaura), Giovanna
Centamore (Colombina), Osvaldo Ruggieri (il dottor Balanzoni), Francesco Gusmitta (Brighella),
Umberto Bortolani (Pancrazio), Marianna de Pinto (Beatrice), Carlo Ragone (Florindo), Felice
Casciano (Lelio), Adriano Braidotti (Arlecchino) e Lamberto Consani (Bargello).
Le scene sono di Pier Paolo Bisleri, i costumi di Elena Mannini, le musiche di Germano
Mazzocchetti, le luci di Sergio Rossi.
Dopo il debutto di martedì 27 gennaio, repliche tutte le sere fino a sabato 31 gennaio. L–ultima
replica, domenica 1 febbraio, sarà invece alle ore 16.
Giovedì 29 gennaio nel foyer del Teatro Nuovo alle ore 17.00 Massimo Dapporto incontrerà il
pubblico. L–ingresso è libero.
Servizio biglietteria al Teatro Nuovo (tel. 0458006100). Biglietti anche tramite circuito UNITICKET
(numero verde sportelli Unicredit Banca abilitati 800323285), CALL CENTER (tel. 848002008) e
BOX OFFICE, via Pallone12/a, tel. 0458011154. Biglietti on line su www.comune.verona.it e su
www.geticket.it. Prezzi da 25 a 9 euro.
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