Stephen Costello - Festival di Spoleto

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Fondazione
Festival dei Due Mondi Spoleto
Costituita per volontà del Comune di Spoleto, del Maestro Gian Carlo Menotti, della Banca Popolare di
Spoleto, della Cassa di Risparmio di Spoleto, e di altri soggetti locali, ha lo scopo di garantire continuità al
Festival dei 2 Mondi.
Nel corso degli anni si sono associate le principali istituzioni e realtà operative del territorio.
Dal 2008 il Festival dei 2 Mondi è realizzato direttamente dalla Fondazione.
Sul sito www.festivaldispoleto.com è disponibile lo Statuto completo in formato pdf
Fondazione Festival Dei Due Mondi Spoleto O.N.L.U.S.
Organi Istituzionali
Presidente e Direttore Artistico
Giorgio Ferrara
Comitato di Gestione
Giorgio Ferrara Presidente
Massimo Brunini Vice Presidente
Sindaco di Spoleto
Gilberto Stella Vice Presidente
Assessore Comune di Spoleto
Silvano Rometti
Assessore Regione Umbria
Carlo Antonini
Assessore Provincia di Perugia
Giovannino Antonini
Presidente Banca Popolare di Spoleto
Dario Pompili
Presidente Fondazione Ca.Ri.Spo.
Collegio Dei Revisori
Mario Proietti Presidente
Pietro Graziani Membro effettivo
Claudio Amici Membro effettivo
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Assemblea dei soci
Comune di Spoleto
Regione dell’Umbria
Provincia di Perugia
Camera di Commercio di Perugia
Associazione Amici di Spoleto
Fondazione Francesca, Valentina e Luigi Antonini
Pro-Spoleto “A. Busetti”
Banca Popolare di Spoleto SpA
Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto
Associazione Intercomunale di Spoleto
Servizi Interbancari “Carta Si” Spa – Milano
Associazione Commercianti di Spoleto
Associazione Albergatori di Spoleto
Comunità Montana dei Monti Martani e del Serano di Spoleto
Spoleto Credito e Servizi S.C.
Società Spoletina Impresa Trasporti S.p.A
Direttore Amministrativo
Flavia Masseti
Segreteria Organi Collegiali
Gianfranco Mazzoccanti
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Spoleto 52 Festival dei 2 Mondi
Sotto l´Alto Patronato del Presidente della Repubblica
con il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri
del Ministero degli Affari Esteri
e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Direttore Artistico Giorgio Ferrara
Collaboratori alla direzione artistica Alessandra Ferri (danza), Alessio Vlad
(musica), Ernesto Galli della Loggia (Spoleto Idee)
Segreteria di direzione Paula Caprelli
Direzione organizzativa e di produzione Paola Macchi
Direzione organizzativa e di programmazione Nora Guazzotti
Ufficio produzione e organizzazione Gisella Zanmatti Speranza, Gaia Scaglione,
Francesca Murador
Assistente alla Direzione Artistica Fabio Pappacena
Responsabile relazioni esterne Nicoletta Ercole
Assistente alle relazioni esterne Alice Pompei
Responsabile promozione e rapporti istituzionali Roberta Lubich
Ufficio promozione Marcello Pisu
Comunicazione Eu-Genia / Immagine &Strategia
Sabina Leoni, Maria Teresa Pizzetti, Antonella Pizzetti, Massimo De Sanctis, Adriano Pintaldi
Redazione testi, redazione sito internet Olimpia Onorato, Giovanni Marco
Piemontese, Monica Trevisani
Ufficio Stampa VerbaVolant - Marco Guerini, Lia Chirici
Direzione Tecnica Ottorino Neri
Ufficio direzione tecnica Stefania Valentini
Amministrazione Annalisa Lolli, Lorenzo Trisciani
Responsabile biglietteria Manuela Fraschetti
Biglietteria Davide Placidi
Informazioni al pubblico Luca Ciani
Responsabile ospitalità Francesca Leoncilli Massi
Accoglienza e interpreti Monica Trevisani
Logistica Sandro Frontalini
Transfer Carlo Buffatello
Informazioni Andrea Castellani
Rapporti con gli sponsor MediaVip
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Michele Costantino, Valentina Berdini, Massimo Gabellieri
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Un Festival come Officina
Un Festival come Officina. La città medievale, culla della grande tradizione italiana delle “arti” e delle
“botteghe”, ridiventa luogo di produzione di messe in scena originali, concepite per l’occasione e per la prima
volta portate al pubblico.
Il Festival approfondisce e amplia la sua necessaria vocazione di vetrina offerta ai giovani e a tutto ciò che è
nuovo e profondo.
Al tempo stesso si conferma come prestigiosa ribalta internazionale di quanto di più persuasivo e esemplare
è apparso nella più recente stagione sui palcoscenici del mondo.
Giorgio Ferrara
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Teatro Nuovo dal 26 al 28 giugno
GIANNI SCHICCHI
Opera in un atto
Musica Giacomo
Puccini
Libretto Giovacchino Forzano
Direttore d’orchestra James
Regia Woody Allen
Scene e costumi Santo
Conlon
Loquasto
Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi di Milano
Assistente alla regia Kathleen Smith Belcher
Disegno luci Mark Jonathan
Produzione Los Angeles Opera in collaborazione con Spoleto52 Festival dei 2Mondi
Prima europea
Gianni Schicchi Sir Thomas Allen
Lauretta Laura Tatulescu
Zita Jill Grove
Rinuccio Stephen Costello
Gherardo Gregory Bonfatti
Nella Rebekah Camm
Betto di Signa Steven Condy
Simone Mario Luperi
Marco Brian Leerhuber
La Ciesca Lauren McNeese
Maestro Spinelloccio Andrea Porta
Ser Amantio Matteo Peirone
Pivellino Giacomo Medici
Guccio Roberto Gattei
Gianni Schicchi, terza delle tre opere in un atto che costituiscono il Trittico, venne composto nella
primavera del 1918 ed eseguito per la prima volta al Metropolitan di New York il 14 dicembre dello
stesso anno. E’ l’unica opera comica di Giacomo Puccini. Il libretto narra di una beffa messa in
atto ai danni della famiglia del ricco mercante Buoso Donati da Gianni Schicchi, personaggio noto
nella Firenze del Trecento per l’acume e l’ingegno. Alla morte del mercante, si scopre con
disappunto che Buoso, diseredando tutti i parenti, ha lasciato i suoi averi ai frati di un convento; si
decide di ricorrere a Gianni Schicchi per trovare un espediente con cui aggirare il testamento.
Gianni Schicchi ordina di nascondere in un’altra stanza il defunto e si sostituisce a Buoso fingendosi
ancora moribondo, e convoca il notaio per dettare le sue ultime volontà. Contrariamente a
quanto si aspetta la famiglia Donati, egli nomina erede delle proprietà più cospicue se stesso, con
l’intento di procurare a sua figlia una dote che le consentirà di sposare Rinuccio, un giovane
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parente di Buoso. Gli eredi beffati vorrebbero opporsi, ma la legge punisce allo stesso modo, con
l’esilio e il taglio della mano, chi si sostituisce a una terza persona e i suoi complici. Si vedono quindi
costretti al silenzio, e l’opera si conclude con un lieto fine per i due giovani innamorati.
Woody Allen, al suo esordio nella regia di un’opera lirica, ha debuttato a Los Angeles dove la sua
originale e ironica interpretazione di Gianni Schicchi è stata accolta dal pubblico con grande
entusiasmo e divertimento.
“Non ho idea di cosa sto facendo, ma l’incompetenza non mi ha mai impedito di buttarmi nelle
cose con entusiasmo.”
Woody Allen
“Gianni Schicchi può essere considerato il capolavoro dell’età matura di Puccini. Non sembra un
caso che dopo una vita trascorsa a comporre melodrammi, quando l’unica sfida che gli rimaneva
da affrontare era scrivere una grande commedia, egli cercasse ispirazione nel gigante del XIX
secolo: Schicchi è per Puccini quello che Falstaff fu per Verdi. Un perfetto connubio fra libretto,
musica e teatralità, incorniciato da un tessuto orchestrale virtuosistico.”
James Conlon
Woody Allen
Scrittore, regista, attore, sceneggiatore e musicista, Allen ha scritto e diretto 40 film in meno di 45
anni, fra i quali Il dittatore dello stato libero di Bananas, Io e Annie, Manhattan, Stardust Memories,
La rosa purpurea del Cairo, Hannah e le sue sorelle, Crimini e misfatti, Mariti e mogli, Pallottole su
Broadway, Tutti dicono I love you, Accordi e disaccordi, Match Point e Vicky Cristina Barcelona. E’
autore di molte pièce teatrali e di alcune raccolte di brevi racconti.
James Conlon
Direttore d’orchestra fra i più illustri del panorama mondiale, ha diretto un vasto repertorio
sinfonico, operistico e corale con le più prestigiose orchestre sinfoniche negli Stati Uniti e in Europa.
Oltre ad essere direttore musicale della Los Angeles Opera è anche direttore musicale del Ravinia
Festival (sede estiva della Chicago Symphony Opera) e celebrerà la sua trentesima stagione come
direttore musicale del Festival di Maggio di Cincinnati, il festival coristico più antico d’america. Dal
1995 al 2004 è stato direttore principale dell’Opera Nazionale di Parigi, dal 1989 al 2002 è stato
direttore musicale generale della città di Colonia e dal 1983 al 1991 direttore musicale della
Filarmonica di Rotterdam. Ha diretto più di 250 esecuzioni al Metropolitan di New York.
Nella stagione 2008-09 alla Los Angeles Opera, Conlon ha diretto il suo primo Ring di Wagner negli
Stati Uniti, inaugurando questa stagione con L’Oro del Reno e La Valchiria. Egli sta inoltre portando
avanti, anche con il debutto assoluto della compagnia di Walter Braunfels Gli Uccelli, il pluriennale
progetto “Recovered Voices” con il quale cerca di portare sulle scene della Los Angeles Opera la
musica di compositori vittime del regime nazista. Per questo si è impegnato ad inserire nei
programmi, sia del Ravinia Festival che della Los Angeles Opera, i lavori di compositori fra i quali
Alexander von Zemlinsky, Viktor Ullmann, Pavel Haas, Kurt Weill, Erich Wolfgang Korngold, KarlAmadeus Hartmann, Erwin Schulhoff, and Ernest Krenek.
Conlon, ha diretto Il Flauto Magico di Mozart, il Trittico di Puccini con la regia di Woody Allen e
William Friedkin e Madama Butterfly prodotta da Robert Wilson.
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Dedito anche all’attività didattica, Conlon continua la sua residenza biennale alla Juilliard School,
in cui egli lavora con giovani artisti della scuola ad un progetto di formazione che consiste in
esecuzioni, simposi, master class. Egli dirigerà la Chicago Symphony Orchestra al Ravinia Festival e,
come direttore ospite, la Philadelphia Orchestra, la San Francisco Symphony, la Detroit Symphony
e la Los Angeles Philharmonic negli Stati Uniti, così come in Europa la NDR Sinfonie Orchester di
Amburgo, Rotterdam Philharmonic, e la National Philharmonic of Russia a Mosca.
Conlon ha effettuato numerose registrazioni per EMI, SONY Classical, ERATO, CAPRICCIO, e
TELARC; ha partecipato ad una colonna musicale in DVD prodotta dalla DECCA, ed è apparso in
varie serie televisive su PBS. Nel 2009 ha inoltre vinto due Grammy Awards, Best Classical Recording
e Best Opera Album, per aver diretto, con la produzione della Los Angeles Opera, Rise and Fall of
the City of Mahagonny, di Kurt Weill con etichetta EuroArts.
Fra i più recenti riconoscimenti, la medaglia dell’ American Liszt Society per le sue particolari
esecuzioni delle partiture, il Premio Galileo 2000 per il suo contributo alla musica, alla pace e
all’arte a Firenze e il Crystal Globe Award della Lega Anti Diffamazione (ADL) per il suo impegno a
favore dei compositori uccisi dal Terzo Reicht. Conlon è uno dei primi cinque vincitori dell’Opera
News Award attribuitogli per i brillanti risultati raggiunti nella conduzione di opere ed è stato
insignito della laurea Honoris Causa per la Musica dalla Juilliard School. Ha ricevuto il Premio
Zemlinsky ed è stato nominato, nel 1996, Officier de L’Ordre des Arts et des Lettres dal Governo
francese e, nel 2004, è stato nominato”Commandeur”. Nel 2002, James Conlon ha ricevuto la più
alta onorificenza francese, la Légion d’Honneur.
Sir Thomas Allen
Sir Thomas Allen è una star internazionalmente riconosciuta dai più importanti teatri d’opera del
mondo; è stato particolarmente apprezzato per i suoi Billy Budd, Pelléas, Eugene Onegin, Ulisse e
Beckmesser, così come nei grandi ruoli mozartiani, il Conte di Almaviva, Don Alfonso, Papageno,
Guglielmo e, naturalmente, Don Giovanni. Le sue recenti scritture comprendono il ruolo principale
in Gianni Schicchi alla Los Angeles Opera; quello di protagonista in Sweeney Todd; del maestro di
musica nell’Arianna a Nasso e del padre in Hänsel und Gretel alla Royal Opera House, al Covent
Garden e al Metropolitan di New York; Eisenstein in Die Fledermaus, Don Alfonso, Ulisse e Don
Giovanni al Bayerische Staatsoper; Eisenstein al Glyndebourne Festival; Don Alfonso alla Lyric
Opera of Chicago e al Salzburg Easter e Summer Festivals; Forester in The Cunning Little Vixen alla
San Francisco Opera e Beckmesser nei Maestri Cantori di Norimberga, Don Alfonso al Metropolitan
di New York.
I suoi prossimi impegni comprendono il ruolo da protagonista in Gianni Schicchi alla Royal Opera
House, Covent Garden; Don Alfonso per la Dallas Opera e per la Bayerische Staatsoper di
Monaco; Beckmesser alla Cincinnati Opera e il ritorno al Metropolitan di New York come Faninal
nel Der Rosenkavalier.
E’ stato unanimemente applaudito sui palcoscenici di tutto il mondo, in Europa, in Australia e in
America, sotto la direzione delle più prestigiose bacchette e con le maggiori orchestre
internazionali.
Gran parte del suo repertorio è stato inciso sotto la direzione di direttori d’orchestra del calibro di
Solti, Levine, Marriner, Haitink, Rattle, Sawallisch e Muti.
Santo Loquasto
Designer per teatro, film, danza e opera ha vinto 3 Tony Awards ed è stato nominato ben 14 volte.
Ha collaborato con Woody Allen in 24 film, come costumista per Zelig, come production designer
per Radio Days e Pallottole su Broadway, per il quale ha ricevuto le nomination agli Academy
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Award. Sue sono le recenti scenografie di Inherit the Wind, 110 in the shade, Zio Vania, Un uomo
per tutte le stagioni e Aspettando Godot. Per la Metropolitan Opera House ha disegnato le scene
per A View from the Bridge e Salome. Ha meritato il Merritt Award per “Excellence in Design and
Collaboration” nel 2002 ed è stato introdotto al Theatre Hall of Fame nel 2004, ha ricevuto il Premio
per le Arti dal Governatore della Pennsylvania nel 2006 e il Robert L.B. Tobin Award alla Carriera nel
2007.
Stephen Costello
Il debutto di Stephen Costello nella serata di apertura della stagione 2007-08 del Metropolitan
Opera, annuncia l’arrivo di un grande nuovo tenore. La sua performance come Arturo nella nuova
produzione di Lucia di Lammermoor sotto la direzione di James Levine lo porta a cantare il ruolo di
Edgardo nella stessa stagione.
Compagnie di tutto il modo si sono mobilitate rapidamente per ingaggiare questo ventisettenne
nativo di Philadelphia. Le sue ultime apparizioni includono Cassio in una nuova produzione di
Otello al Festival di Salisburgo diretto da Ricardo Muti, il Duca in Rigoletto con la Deutsche Oper
Berlin, Camille in La vedova allegra con la Lyric Opera di Chicago e la Dallas Opera, Nadir in Il
pescatore di perle al Teatro Municipal di Santiago, Roméo in Roméo et Juliette con la Baltimore
Opera, Alfredo in La traviata con la Florida Grand Opera, il ruolo del titolo in Roberto Devereux con
la Dallas Opera, il ruolo del titolo in Faust con l’Opera Carolina, Edgardo in Lucia di Lammermoor
con la Fort Worth Opera e la Montreal Opera, e Christian nella nuova opera di David DiChiera:
Cyrano con l’Opera Company di Philadelphia. Nella stagione del 2009 si esibirà al Covent Garden
a Londra nella Linda di Chamounix e nel Gianni Schicchi diretto da Antonio Pappano.
Ancora studente, Costello fa il suo debutto professionale nel ruolo di Rodolfo in La bohème con la
Fort Worth Opera nel marzo 2006, e il suo debutto europeo con l’Opèra National di Bordeaux
come Nemorino ne L’elisir d’amore nel settembre 2006. Debutta anche con la Dallas Opera come
Leicester in Maria Stuarda e con l’Opera Orchestra di New York come il Pescatore in Guglielmo Tell.
Canta il suo primo recital a Londra al Rosenblatt Recital Series nel gennaio 2006 e appare anche in
concerto al teatro regio di Torino, al Boston Pops e come ospite con Federica von Stade a San
Antonio.
Costello si è diplomato nel 2007 all’Academy of Vocal Arts di Philadelphia, dove ha interpretato il
Duca in Rigoletto, Rodolfo ne La bohème, Nemorino in L’elisir d’amore, Ferrando in Così fan tutte,
Fritz in L’amico Fritz, Roberto in Le villi, and Des Grieux in Massenet’s Manon.
Costello vince nel 2007 un borsa di studio dalla Richard Tucker Music Foundation, e nel 2006 una
borsa di studio da Sara Tucker. Vince il primo premio nell’edizione 2006 della George London
Foundation For Singers Competition, il Premio Audience nella Giargiari Competition e il primo
premio nella Albanese Puccini Foundation Competition. Riceve anche l’Opera Club Award
all’Academy of Vocal Arts ed è finalista nella Philadelphia Orchestra Greenfield Competition.
Stephen Costello ha preso il diploma di Arts in Vocal Performance alla “University of the Arts” di
Philadelphia. Studia con il famosissimo e internazionale maestro Bill Schuman.
Laura Tatulescu
Laura Tatulescu è nata negli Stati Uniti e ha cominciato la sua carriera musicale come violinista. Ha
partecipato al Master in Musica presso la National Music University a Bucharest, Romania, dove si è
diplomata in Opera nel 2005. Dal 1999, ha partecipato a recital, opere e concerti in tutta l’Europa.
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Laura Tatulescu ha fatto il suo debutto nella lirica nel 2004 come Margherita nel Faust alla Romanian
National Opera e, subito dopo, fu scritturata come solista dalla Vienna State Opera per il ruolo di
Gianetta nell’ L’Elisir d’Amore, Tebaldo Don Carlo, Barbarina Le Nozze di Figaro, Bastienne Basien
and Bastienne, Papagena Il Flauto magico; nel 2005, ha vinto l’ Uli Märkle Prize di Vienna per il talento
più promettente. Solo due anni dopo ha debuttato in Susanna nelle Le Nozze di Figaro con la
direzione d’orchestra di Philippe Jordan, la prossima stagione della Wiener Staatsoper la vedrà
impegnata nel ruolo di Pamina, Flauto Magico, Despina in Cosi fan tutte (con Riccardo Muti), Adina
nell’L’Elisir d’Amore e Nanetta in Falstaff.
Nelle sale concertistiche, L.Tatulescu canta sia brani di repertorio di Bach e Mozart, e Elijah di
Mendelssohn sia quelle più diversi come la Sinfonia No 3. di Gorecki, lo Stabat Mater di Pergolesi , il
Requiem di Faurè, il Gloria di Poulenc e di Vivaldi. Annovera numerosi ruoli come solista. Tra i direttori
d’orchestra con cui ha lavorato figurano Riccardo Muti, Marco Armiliato, Phillipe Jordan, Adam
Fischer, Danielle Gatti, Sebastian Weigle, Andris Nelsons e Peter Schneider.
I suoi recenti impegni includono Cosi fan tutte al Concertgebouw di Amsterdam con la Vienna
State Opera, concerti in gala operistici con la Wiener Philharmoniker in Giappone (Tokyo e
Nagoya); il ruolo di Lauretta nel Gianni Schicchi per la stagione di apertura 2008 della Los Angeles
Opera, in una nuova produzione con la regia di Woody Allen e la direzione di James Conlon, e, un tour
in Giappone con la produzione del Cosi fan tutte della Vienna State Opera, sotto la bacchetta di
Riccardo Muti, nella quale interpreterà il ruolo di Despina.
Nella stagione 2009/10, raggiungerà la compagnia e debutterà con la Bavarian State Opera nel ruolo
di Susanna. Il repertorio operistico di Laura Tatulescu include Zerlina Don Giovanni, Ilia Idomeneo,
Musetta La Boheme e Sophie Werther
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Teatro San Nicolò dal 3 al 5 luglio
MOZART
Comédie musicale di Sacha
Musica di Reynaldo Hahn
Guitry
Direttore d’orchestra Jean Luc Tingaud
Regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi
Coreografie Gheorghe Jancu
Orchestra J. Futura
Mozart Sophie Haudebourg
Barone Grimm Jean Sorel
Marchese di Chambreuil Adrien Melin
Vestris Gheorghe Jancu
Grimaud Alexandre Marcelli
Madame d’Epinay Marie-Thérèse Keller
La Guimard Orianne Moretti
Mlle Marie-Anne de Saint-Pons Blanche Leleu
Louise Olivia Doray
Nuova produzione Spoleto52 Festival dei 2Mondi
Prima assoluta
Lo spettacolo è in francese con sottotitoli in italiano.
Rappresentata per la prima volta nel 1925 al Teatro Edouard VII, la comédie musicale Mozart
nacque dall’incontro tra il commediografo e attore Sacha Guitry e il compositore Reynaldo Hahn.
Guitry aveva scritto la commedia per sua moglie, la grande attrice Yvonne Printemps, ed insieme a
lei, dopo la prima a Parigi, la portò con successo in tournee in città come New-York, Montreal e
Boston: lei nel ruolo di Mozart, lui in quello del barone Grimm.
Il soggetto nasce dall’intuizione di accomunare i salotti parigini dei primi anni del ‘900, di cui sia
Guitry che Hahn erano protagonisti, e quelli che il ventiduenne Mozart frequentò durante il suo
secondo soggiorno parigino, quando la nobiltà francese non seppe riconoscere l’eccezionale
maturità acquisita da quel bambino prodigio che tanto aveva applaudito anni prima.
La vicenda si svolge nei salotti del barone Grimm, protettore di Mozart, dove il giovane genio,
finalmente libero dal rigido controllo paterno, è oggetto d’interesse da parte di signore di ogni età
e ceto sociale diventando protagonista di lievi e divertenti giochi amorosi.
“C’è Mozart, ma non la sua musica, c’è del marivauxdage ma senza Marivaux, c’è il secolo dei
lumi ma con altre luci. Insomma cos’è? E’ un gioco impertinente, un erudito ed elegante pastiche
nato dal genio decappante di Sacha Guitry con la complicità raffinata ed ironica di Reynaldo
Hahn. Tutto avviene in un salon parigino degli anni Venti, da cui è passato Marcel Proust e in cui il
tempo perduto si ritrova attraverso personaggi ed accadimenti remoti, che rivivono in un
contemporaneo assolutamente naturale.”
Pier Luigi Pizzi
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Sacha Guitry
Attore, regista commediografo e sceneggiatore francese nato a San Pietroburgo nel 1885. Autore
di più di 120 commedie, di molte delle quali fu anche interprete. Protagonista della società
parigina e marito dell’attrice e cantante Yvonne Printemps. Importante la sua produzione
cinematografica sia come attore che come regista. La sua attività è fondamentalmente legata
alla commedia boulevardière. Muore a Parigi nel 1957.
Reynaldo Hahn
Compositore, direttore d’orchestra, scrittore e critico musicale francese. Nato a Caracas nel 1875,
si trasferisce con la famiglia a Parigi all’età di tre anni. Bambino prodigio, studia al conservatorio di
Parigi con Jules Massenet. Famoso per le sue opera vocali, legato da una profonda amicizia a
Marcel Proust, ha scritto opere, operette, commedie musicali, musiche orchestrali, da camera e di
scena. Nel corso della sua carriera ha diretto molte opere di Mozart, anche al Festival di
Salisburgo. Per molti anni fu critico musicale del Figaro. Alla fine della guerra, nel 1945, è nominato
direttore dell’Opéra di Parigi, città nella quale morirà nel 1947.
Jean-Luc Tingaud
Dopo gli studi di pianoforte e direzione d’orchestra presso il Conservatorio di Parigi, Jean-Luc
Tingaud è stato scelto come assistente da Manuel Rosenthal, allievo di Maurice Ravel, che ha fatto
nascere in lui la passione per la musica francese. Nel 1997 fondò a Parigi “OstinatO”, un’orchestra
da camera composta da giovani musicisti. L’orchestra si è esibita in molti teatri francesi, fra cui
l’Opéra Comique di Parigi, l’Opéra di Bordeaux, l’Opéra di Nizza, il Teatro Imperiale di Compiègne,
e in molti fra i più prestigiosi festival musicali di Francia. L’orchestra è stata anche invitata a tenere
una serie di concerti per i giovani al Théâtre des Champs Elysées e dal 2007 ha ricevuto l’incarico
di orchestra stabile per la serie di concerti che si tengono presso la Bibliotèque Nationale.
L’opera costituisce uno dei principali interessi di Jean-Luc Tingaud: fra le numerose opere da lui
dirette, Pénélope di Fauré, Sapho di Massenet e Manon Lescaut di Auber al festival di Wexford,
Ciboulette di Hahn per Opera Zuid, L’isola di Tulipatan di Offenbach, Le nozze di Figaro al teatro
Mogador a Parigi, e La voce umana di Poulenc e La Périchole di Offenbach a Compiègne.
Fra i suoi impegni più recenti, Mireille di Gounod, l’Elisir d’amore, la Bohème, Così fan tutte e
Carmen al teatro d’Herblay a Parigi, Romeo e Giulietta di Berlioz al Teatro Nacional de Sao Carlos
a Lisbona, Tosca a Besançon, Werther al Festival della Valle d’Itria a Martina Franca, I dialoghi delle
carmelitane di Poulenc a Saint-Etienne, Riders to the sea di Vaughan Williams a Reims, Véronique a
Metz e Pélleas et Melisande di Debussy all’Opéra di Tolone. Fra le sue incisioni discografiche, la
registrazione di Sapho fatta a Wexford, il Werther registrato a Martina Franca, La Péricole e Le
Toréador di Adam registrati a Compiègne, I tesori nascosti dell’opera francese, registrazione di arie
d’opera interpretate dal soprano Anne-Sophie Schmidt con l’Orchestra dell’Opera di Budapest, e
la prima registrazione delle Chansons du Monsieur Bleu di Manuel Rosenthal, interpretate dal
tenore Jean-Paul Fouchécourt. Dal 2002 al 2007 Jean-Luc Tingaud è stato direttore associato
dell’Opéra Comique, dove ha diretto Rita di Donizetti, Le toréador di Adam, La princesse jaune di
Saint-Saëns, Le calife de Bagdad di Boieldieu, Les bavards di Offenbach, Le mammelle di Tiresia di
Poulenc e Angelique di Ibert. Nel 2004 ha debuttato al Barbican di Londra dirigendo l’English
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Chamber Orchestra con i solisti Joshua Bell e Steven Isserlis. Dal 2006 è direttore associato del
Grand Théâtre di Reims, dove in questa stagione ha diretto La dannazione di Faust di Berlioz.
Pier Luigi Pizzi
Pier Luigi Pizzi è regista, scenografo e costumista di fama internazionale. Nato a Milano, si è formato
alla facoltà di architettura del Politecnico e in teatro accanto a Giorgio Strehler. Di particolare
importanza è stato il venticinquennale sodalizio con Giorgio De Lullo e la “Compagnia dei
Giovani”. Ha al suo attivo una lunghissima carriera di almeno 500 spettacoli. Ha inaugurato nell’87 il
Wortham Center di Houston con Aida di Verdi, e nel ’90 l’Opéra Bastille con Les Troyens di Berlioz,
dopo dieci anni di permanenza nei teatri parigini. Nel 2005 ha partecipato alla riapertura del
Teatro alla Scala con Europa Riconosciuta di Salieri. In questo teatro in più di quarant’anni di
attività ha legato il suo nome a spettacoli memorabili come Armide di Gluck, fino al recente Die
Lustige Witwe di Lehár. Ha inaugurato il Teatro delle Muse di Ancona con Idomeneo di Mozart e qui
ha messo in scena Elegy for Young Lovers di Henze e Neues Vom Tage di Hindemith. Importante la
sua collaborazione con il Teatro Real di Madrid del quale ha inaugurato la stagione 2005 con
Traviata di Verdi e dove sta attualmente mettendo in scena la Trilogia di Monteverdi. Ha per un
trentennio frequentato il Rossini Opera Festival, al centro di grandi riscoperte rossiniane. Pluriennale
è anche la collaborazione con il Teatro La Fenice di Venezia dove ha creato spettacoli famosi
come La Passione Secondo Giovanni di Bach, e i più recenti Thaïs di Massenet, Death in Venice di
Britten e Die Tote Stadt di Korngold.
I suoi successi all’Opéra di Montecarlo gli hanno valso il titolo di Commandeur de l’Ordre du Mérite
Culturel. Moltissimi altri riconoscimenti gli sono stati conferiti: il titolo di Grand’Ufficiale al Merito della
Repubblica Italiana, Chevalier de la Légion d’Honneur, e di Officier des Arts et des Lettres in
Francia, il premio Rubinstein “Una vita nella musica”, la cittadinanza onoraria della città di
Bibbiena, le chiavi della città di Venezia, la Laurea Honoris Causa all’università di Macerata e poi
almeno 8 Premi Abbiati dalla Critica Musicale Italiana. Un suo recente ritorno al teatro di prosa con
Una delle ultime sere di carnevale di Goldoni è stato salutato con grande consenso e premiato
ricevendo il premio Olimpico e quello della critica dalla critica per la miglior regia dell’anno.
Dal 2006 è direttore artistico dello Sferisterio Opera Festival, a Macerata.
Torna a Spoleto dopo D'amore si muore di Giuseppe Patroni Giffi rappresentato nell'anno
dell'inaugurazione del Festival e dopo il memorabile Malato Immaginario di Molière che ha avuto
come protagonista l'indimenticato Romolo Valli.
Jean Sorel
Nato a Marsiglia, Jean Sorel lascia la città natale nel 1944, poco prima che vi giunga
l’occupazione tedesca e si trasferisce a Parigi, dove comincerà gli studi per la carriera diplomatica
all’Ecole Normale Superieure. Per un caso fortuito sostituisce un amico attore in teatro e la passione
per la recitazione provoca l’immediato abbandono degli studi. Il debutto nella carriera
cinematografica avviene nel 1959, con un ruolo secondario nel film J’irai cracher sur vos tombes, di
Michel Gast, e il successo arriva già l’anno dopo con Les lionceux di Jacques Bourdon. Nel corso
della sua brillante carriera è stato diretto da grandi registi quali Luis Buñuel (Bella di giorno), Sidney
Lumet (Vu du pont), Roger Vadim (La ronda), Luchino Visconti (Vaghe stelle dell’orsa), Dino Risi
(L’ombrellone), Alberto Lattuada (L’amica), e molti altri. In teatro ha recitato in Alice par d’obscurs
chemins, e nel 2001in Candido, ovvero… di Leonardo Sciascia.
Sophie Haudebourg
Sophie Haudebourg ha cominciato i suoi studi musicali con lo studio del violino, prima di dedicarsi
al canto all’età di sedici anni. Finalista del concorso “Voix Nouvelles” nel 1998, entra a far parte
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della compagnia dell’Opéra Nationale di Lione, con la quale partecipa a numerose produzioni:
L’Enfant e les Sortilèges di Albert Herring, The Rape of Lucretia, Il Flauto magico di Mozart nel ruolo
di Papagena, La Petite Renarde Rusée (Chocholka), ruolo che riprenderà al Théâtre des Champs
Elysées. Ha cominciato la sua carriera interpretando il ruolo di Sophie nel Werther, quello di Zerlina
nel Don Giovanni, di Susanna nelle Nozze di Figaro, di Musetta nella Bohème.
In questi ultimi anni ha lavorato in Francia e all’estero; ha interpretato Jenufa (Jano) all’Opéra
Royal de Wallonie, Javotte nella Manon all’Opéra di Avignone, La Périchole all’Opéra Comique,
Elle nel L’Amour Masqué al Festival di Edimburgo, Pauline ne La Vie Parisienne all’Opéra di
Bordeaux, Nadia ne La Vedova allegra all’Opéra Royal de Wallonie e all’Opéra Comique.
Nell’aprile 2009 l’Opéra di Nizza ha accolto Sophie Haudebourg per l’Orfeo di Gluck nel ruolo di
Amore.
Orchestra J. Futura
Fondata nell’agosto 2006 per volontà dell’imprenditrice trentina Paola Stelzer e di Maurizio Dini
Ciacci che ne diviene il direttore artistico, l’Orchestra, formata da giovani di età compresa tra i 18
e i 30 anni, si configura come un complesso dotato di grande versatilità stilistica ed esecutiva
testimoniata da un’attività fra cui spiccano: la realizzazione dell’Opera di F. Poulenc La Voix
humaine presso il Teatro Donizetti di Bergamo e il Teatro Malibran di Venezia in collaborazione con
la Fondazione Teatro la Fenice, una serie di concerti in Austria, la partecipazione ad importanti
Festival ed eventi concertistici (Verona, Barga, Bertinoro, Accademia Filarmonica Romana, Festival
Mozart di Rovereto, Festival della Wallonie in Belgio, e due prestigiose esibizioni presso il Parlamento
Europeo e il Consiglio d’Europa a Bruxelles). In collaborazione con la Scuola di Alto
Perfezionamento Pianistico di Imola ha dato vita ad una serie di concerti accompagnando
giovani solisti di talento.
Nel 2009 l’Orchestra sarà presente alla Biennale di Venezia e, durante l’estate, sotto la
denominazione J. Futura International, darà vita a un complesso comprendente musicisti italiani,
portoghesi e francesi al fine di inaugurare un’attività ed una rete di relazioni estese a livello
europeo. A partire dal novembre 2009 fino all’aprile 2010 l’Orchestra sarà impegnata in un
progetto mozartiano a Roma in collaborazione con l’Accademia Filarmonica. Tutti i progetti che
l’Orchestra realizza sono preceduti da una fase preparatoria svolta da qualificati docenti di
sezione. Maurizio Dini Ciacci, in veste di direttore artistico dell’Orchestra, trasferisce al complesso
l’esperienza di musicista acquisita nel corso della sua carriera in Italia e all’estero.
29 aprile 2009
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Teatro Romano 3 e 4 luglio
CHOREOGRAPHING TODAY
La danza classica e' oggi nelle mani di tre coreografi: Wayne McGregor, Alexei Ratmansky,
Christopher Wheeldon.
Nel 900 grandi maestri come Ashton, McMillan, Balanchine ,Grigorovich, Petit, creavano per le più
importanti compagnie del mondo quali Bolshoi-Royal Ballet-American Ballet Theater-New York City
Ballet. Questi tre coreografi sono i loro successori.
Choreographing Today e' una serata eccezionale e difficilmente ripetibile, mai in nessun teatro si e'
avuta l'occasione di vedere insieme i loro balletti. E' una grande e unica opportunità che il Festival
di Spoleto offre al suo pubblico: conoscere la danza classica dell'inizio del nuovo millennio.
Alessandra Ferri
Prima assoluta
Produzione in esclusiva per Spoleto52 Festival dei 2Mondi
programma
RUSSIAN SEASONS
Coreografia Alexei Ratmansky
Musica Leonid Desyatnikov
Interpreti Jared Angle, Jenifer Ringer, Abi Stafford, Jonathan Stafford, Wendy Whelan, Antonio
Carmena, Adam Hendrickson, Rebecca Krohn, Amar Ramasar, Sean Suozzi, Alina Dronova,
Georgina Pazcoguin
Principal e Soloists del New York City Ballet
AFTER the RAIN
Coreografia Christopher Wheeldon
Musica Arvo Pärt
Interpreti Wendy Whelan, Maria Kowroski, Teresa Reichlen, Craig Hall,
Jason Fowler, Edward Liang
MORPHOSES
THE WHEELDON COMPANY
Direttore artistico Christopher Wheeldon
ERAZOR
Coreografia Wayne McGregor
Musica The Plaid (Andy Turner & Ed Handley)
Interpreti Neil Fleming Brown, Catarina Carvahlo, Agnès López Rio, Paolo Mangiola, Ángel Martinez
Hernandez, Anh Ngoc Nguyen, Anna Nowak, Maxime Thomas, Antoine Vereecken, Jessica Wright
Wayne McGregor | Random Dance
Direzione Wayne McGregor
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Alexei Ratmansky
Alexei Ratmansky nato a San Pietroburgo ha studiato alla Scuola del Teatro Bolshoi di Mosca.
Ha danzato come Principal dancer con il Balletto Nazionale Ucraino, al Royal Winnipeg Ballet ed al Royal
Danish Ballet. Ha creato oltre 20 nuovi lavori per le più importanti compagnie di danza del mondo: il Dutch
National Ballet, il Kirov Ballet, il Royal Danish Ballet, il Royal Swedish Ballet, il New York City Ballet, il San
Francisco Ballet, ed il Balletto Nazionale della Georgia. Nel 1998 la coreografia Dreams of Japan, creata per
Nina Ananiashvili, ha vinto il prestigioso premio Golden Mask Award assegnato da Theatre Union of Russia. Nel
2005, vince il premio Benois de la Danse come miglior coreografo dell’anno per Anna Karenina creato per
Royal Danish Ballet.
Nel 2003 crea per il Bolshoi Ballet The Bright Stream ed è proprio grazie all’incredibile successo ottenuto che
l’anno successivo viene nominato direttore artistico della compagnia. Durante gli anni della sua direzione
(terminata il 31 dicembre 2008) crea per la compagnia nuove opere, tra queste: The Bolt (2005), Il Corsaro
(2007), Flames of Paris (2008).
Nel 2005 e nel 2007 il Bolshoi Ballet ha vinto il premio assegnato dal Critics’ Circle di Londra quale miglior
compagnia straniera, e nel 2006 ha vinto il premio Critics’ Circle National Dance Award per The Bright Stream.
Nel 2007 vince il premio Golden Mask Award come miglior coreografo per la produzione Jeu de Cartes creato
sempre per il Bolshoi Ballet.
Alexei Ratmansky nel gennaio 2009 è stato nominato coreografo residente dell’ American Ballet Theatre.
Christopher Wheeldon
Acclamato talento britannico Christopher Wheeldon è direttore artistico e co-fondatore della compagnia
Morphoses/The Wheeldon Company. Studia alla Scuola del Royal Ballet di Londra, diplomatosi entra al Royal
Ballet. Nel 1991 vince la medaglia d’Oro al Prix de Lausanne, nel 1993 passa al New York City Ballet e ne
diviene Solista nel 1998. Nel 2000 decide di lasciare l’attività di danzatore per dedicarsi esclusivamente
all’attività coreografica. Dal 2001 al 2008 e’ stato coreografo residente del New York City Ballet. Nel 2007 crea
Morphoses con l’obbiettivo di apportare al balletto classico un nuovo spirito d’innovazione incoraggiando e
promuovendo la collaborazione tra coreografi, ballerini, designers, visual artists, compositori ed altri artisti che
possano apportare nuova linfa vitale al balletto. Tra le sue importanti creazioni per il New York City Ballet si
ricordano: Mercurial Manoeuvers, Pholyphonia, Variations Sérieuses, Morphoses, Carousel (A Dance), Carnival
of Animals, Liturgy, After the Rain, An American in Paris, Klavier and The Nightingale and the Rose. Altre
importanti compagnie gli hanno commissionato nuovi lavori, si ricordano: San Francisco Ballet (Continuum)
Royal Ballet di Londra (Tryst e DGV Danse à Grand Vitesse) Pennsylvania Ballet (Il Lago dei Cigni), Metropolitan
Opera House (La Danza delle Ore ne La Gioconda), Bolshoi Ballet (Misericors ). Nel 2005 Wheeldon ha ricevuto
il premio Dance Magazine Award ed il London Critics’ Circle Award quale migliore crezione della stagione
con il balletto Polyphonia, che ha ricevuto anche l’Olivier Award come miglior interpretazione. Nel 2006 DGV
Danse à Grad Vitesse è stato nominato all’Olivier Award. Altri importanti riconoscimenti sono il Martin E.Segal
Award dal Lincoln Center e l’American Choreography Award. Morphoses /The Wheeldon Company vince il
prestigioso South Bank Show Award per la stagione 2007.
Morphoses/The Wheeldon Company
Morphoses/The Wheeldon Company e’ una compagnia giovane e dinamica fondata nel 2007 da Christopher
Wheeldon e Lourdes Lopez con sede a New York e Londra. L’obbiettivo è quello di ampliare la visione del
balletto classico richiamando l’attenzione sull’innovazione e sostenendo la creatività attraverso la
collaborazione artistica. Il debutto della compagnia è avvenuto al Festival Internazionale di Vail in Colorado,
seguito da spettacoli al Sadler’s Wells di Londra ed al New York City Center. A seguito del successo ottenuto
la compagnia è stata nominata “residente” sia a Londra che a New York. La compagnia vince il prestigioso
South Bank Show Award per la stagione 2007. Christopher Wheeldon ha creato per Morphoses due nuovi
lavori: Fools’ Paradice e Prokofiev Pas de Deux. Figurano nel repertorio anche coreografie di G.Balanchine,
W.Forsythe, M.Clarke, L.Lorent., E.Liang. I danzatori di Morphoses provengono dalle più importanti compagnie
del mondo: New York City Ballet, Royal Ballet, American Ballet Theatre, George Piper Dances, Hamburg Ballet,
Pacific Northwest e National Ballet of Canada.
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Wayne McGregor
Colto e spregiudicato, il 39enne McGregor è una punta di diamante della scena britannica attuale, per il suo
inconfondibile tratto di visione distonica del corpo che corrisponde al mondo frammentato e disfunzionale in
cui viviamo, condotto alla danza e alla coreografia da una folgorazione infantile per il John Travolta della
“Febbre del sabato sera”.
Fonda la Random Dance Company nel 1992, a 22 anni, imponendola a livello internazionale proprio in virtù
dell’esplorazione del rapporto tra danza e tecnologia, collaborando con artisti multidisciplinari a creazioni
che hanno consacrato la sua compagnia fra i gruppi di punta della scena britannica. Vincitore del “Time Out
Live Award” - nel 2001 e di nuovo nel 2003 - e corteggiato nel mainstream della danza internazionale, Wayne
McGregor ha ricevuto commissioni dal Royal Ballet e dalla Rambert Dance Company, ma ha anche curato i
movimenti coreografici del quarto episodio della saga cinematografica di Harry Potter, Il calice di fuoco,
realizzato le coreografie del musical di Andrew Lloyd Webber, Woman in White, installazioni site specific per
Hayward Gallery, Canary Wharf, Centre Pompidou, e ha firmato regia e coreografie di Dido and Aeneas di
Henry Purcell al Teatro alla Scala. Opera che nel marzo 2009 viene ripresa alla Royal Opera House unitamente
ad una nuova produzione di Acis and Galatea opera per la quale McGregor cura regia e coreografia.
Recentemente McGregor è stato nominato coreografo residente del Royal Ballet, il primo in 16 anni e l’unico
a provenire dal mondo della danza contemporanea. Wayne McGregor, comunque, è ardito, ma non
iconoclasta, anzi paladino di un pensiero positivo del corpo, di un buon rapporto con il proprio corpo e con
ciò che può fare, “pensando fisicamente”. L’intento è quello di portare i valori della danza d’arte,
concettuale nel suo caso, nei luoghi dell’establishment, dove finora avevano casa solo i coreografi di
formazione classica, che non è il suo caso.
Nel gennaio 2009 riceve dalla critica britannica il prestigioso South Bank Show Award per Infra ultima
creazione per il Royal Ballet ed Entity per la sua compagnia. Lo stesso McGregor commenta così la sua vittoria
ricevendo il premio da Arlene Phillips, della Strictly Come Dancing: sono lieto di ricevere questo premio. Tutto
ciò che faccio è in completa sintonia con la natura, dunque questo è un premio da condividere. So di essere
particolarmente fortunato nel lavorare con alcuni tra migliori danzatori al mondo – sia del Royal Ballet che
della mia compagnia, Wayne McGregor|Random Dance – e vorrei ringraziare loro, in particolare, per la
continua ispirazione.
Wayne McGregor  Random Dance
Wayne McGregor  Random Dance nasce nel 1992 e diventa lo strumento attraverso il quale il coreografo
inglese Wayne McGregor ha sviluppato il suo linguaggio coreografico drasticamente veloce ed articolato. La
compagnia è divenuta un simbolo per il radicale approccio alle nuove tecnologie – integrando animazione,
filmati digitali, architettura 3 dimensionale, musica elettronica e danzatori virtuali alla danza ed alla
coreografia.
In Nemesis (2002) i danzatori duellavano con lunghe protesi in metalliche alle braccia e con una colonna
musicale sulla quale erano state inserite conversazioni telefoniche; in AtaXia (2004 ) la fellowship di Wayne
McGregor con il Dipartimento di Psicologia Sperimentale dell’Università di Cambridge ha alimentato la
coreografia, in Amu (2005) le disfunzioni neurologiche del cuore hanno nutrito il processo creativo, ed in Entity
(2008) un’entità coreografica autonoma é immaginata in un panorama sonoro creato da Jon Hopkins
collaboratore dei Coldplay e da Jody Talbot che ha collaborato anche per le musiche di Chroma (2006).
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Teatro Nuovo dal 4 al 6 luglio
Andres Neumann International
presenta
Tanztheater Wuppertal Pina Bausch
in
BAMBOO BLUES
Uno spettacolo di Pina Bausch
Regia e coreografia Pina Bausch
Scene e video Peter Pabst
Costumi Marion Cito
Collaborazione musicale Matthias
Burkert, Andreas Eisenschneider
Assistenti alla regia Robert Sturm, Daphnis Kokkinos, Marion Cito
Interpreti
Pablo Aran Gimeno, Rainer Behr, Damiano Ottavio Bigi, Clémentine Deluy, Silvia Farias Heredia,
Nayoung Kim, Eddie Martinez, Thusnelda Mercy, Cristiana Morganti, Jorge Puerta Armenta, Franko
Schmidt, Shantala Shivalingappa, Fernando Suels Mendoza, Kenji Takagi, Anna Wehsarg, Tsai Chin
Yu
Musiche
Trilok Gurtu & Arke String Quartett, Suphala, Sunil Ganguly, U. Srinivas & Michael Brook, Talvin Singh,
James Asher and Sivamani, Bombay Dub Orchestra, Anoushka Shankar, Amon Tobin, Alice
Coltrane, Bill Laswell, Talk Talk, Michael Gordon, Lisa Bassenge, Emmanuel Santarromana, Lutz
Glandien, 4Hero, Jun Miyake, Solveig Sletahjell, Slowhill, Djivan Gasparyan
Assistente alle scene Gerburg Stoffel
Assistente ai costumi Svea Kossak
Maestro di ballo Janet Panetta
Direttore di palcoscenico Felicitas Willems
Direttore tecnico Jörg Ramershoven
Direttore luci Fernando Jacon
Assistenti luci Jo Verlei, Cordelia Mühlenbeck, Lars Priesack, Kerstin Hardt
Suono Karsten Fischer
Tecnici di palcoscenico Dietrich Röder,Thies Müller
Attrezzista Jan Szito
Guardaroba Ulrike Wüsten, Andreas Maier
Fisioterapista Shiatsu Ludger Müller
Prima italiana
Una coproduzione con i Goethe-Institut dell’India
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Tanztheater Wuppertal Pina Bausch
Direzione artistica: Pina Bausch / direzione organizzativa: Cornelia Albrecht / scene: Peter Pabst /
costumi: Marion Cito / collaborazione musicale: Matthias Burkert, Andreas Eisenschneider /
assistante della direzione artistica: Robert Sturm / assistenti alle prove: Josephine Ann Endicott Bénédicte Billiet, Matthias Burkert, Marion Cito, Barbara Kaufmann, Daphnis Kokkinos, Ed Kortlandt,
Dominique Mercy, Helena Pikon, Hans Pop / maestri di ballo: Christine Biedermann, Ernesta
Corvino, Ed Kortlandt, Paul Melis, Agnes Pallai, Janet Panetta, Antony Rizzi / pianista: Matthias
Burkert / collaborazione foto/video (collaboratori ospiti) Ulli Weiss /foto; Jérôme Cassou /video /
direttore di palcoscenico: Peter Lütke, Felicitas Willems / assistente personale di Pina Bausch:
Sabine Hesseling / assistente di Pina Bausch: Marc Wagenbach / assistente direzione organizzativa:
Katharina Bauer / organizzazione: Katharina Bauer, Grigori Chakhov, Claudia Irman, Ursula Popp /
archivio video: Grigori Chakhov / ufficio stampa e pubbliche relazioni: Ursula Popp / direttore
tecnico: Manfred Marczewski, Jörg Ramershoven / direttore luci: Fernando Jacon / assistenti luci:
Jo Verlei, Kerstin Hardt (collaboratore ospite) / tecnici di palcoscenico: Dietrich Röder, Martin
Winterscheidt / suono: Andreas Eisenscheider, Karsten Fischer / attrezzista e merchandising: Jan
Szito / guardarobe: Harald Boll, Silvia Franco, Andreas Maier, Katrin Moos, Ulrike Wüsten /
Fisioterapista Shiatsu: Ludger Müller.
Andres Neumann International
Produttore: Andres Neumann / Produttore Delegato: Elena Di Stefano / Coordinamento tecnico:
Massimo Monachesi / Ufficio Stampa: Marina Baldeschi.
Bamboo Blues
La coreografa tedesca Pina Bausch torna in Italia per una prima assoluta italiana al Festival dei
Due Mondi di Spoleto con Bamboo Blues, lo spettacolo che ha creato nel 2007, in coproduzione
con i Goethe-Institut in India, dopo una tournée internazionale che ha incluso la Brooklyn Academy
of Music di New York e il Théâtre de la Ville di Parigi, oltre ai teatri di Calcutta, Delhi e Mumbai. E’ la
prima volta che la prestigiosa compagnia internazionale di Pina Bausch, il Tanztheater Wuppertal,
assente dall’Italia dal 2007, sarà ospite del Festival dei 2Mondi di Spoleto. Le sue rappresentazioni al
Festival sono le uniche che la compagnia terrà in Italia quest’anno.
Bamboo Blues è stato ispirato dalla cultura indiana, dal caleidoscopio di colori, tessuti, cibi, suoni,
abiti, e molto altro ancora che ne costituiscono il fascino più profondo. Lo spettacolo è nato
dall’esperienza sul campo della coreografa tedesca che in India ha più volte soggiornato: dal suo
primo viaggio nel 1979 fino al quello nel 2006 con la sua Compagnia a Calcutta e nel Kerala.
Bamboo Blues è un mirabile contenitore, un ipnotico mosaico di immagini nel quale si fondono gli
aspetti tradizionali e quelli contemporanei dell’India. Una simbologia ricca di riferimenti, suggestioni
e citazioni, che passa attraverso la gestualità delicata quanto incisiva della danza indiana, la
vibrante fisicità degli elementi del suo corpo di ballo, la scenografia fatta di impalcature di bambù
e veli bianchi mossi dal vento, la proiezione di video, i tessuti dai colori brillanti, il profumo
inconfondibile del cardamomo. Uno spettacolo che coinvolge tutti i sensi, allo stesso tempo
magico nelle reminiscenze del passato e incalzante nella sua aspirazione al futuro.
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Pina Bausch
Nasce a Solingen in Germania nel 1940. Nel 1955 Comincia gli studi di danza alla Folkwang
Hochschule a Essen sotto la direzione di Kurt Jooss., dove conseguirà il diploma nel 1958. Grazie
una borsa di studio si trasferì in America per proseguire i suoi studi presso la Juilliard School of Music
di New York. Danza con la Dance Company Paul Sanasardo e Donya Feuer, con New American
Ballet e al Metropolitan Opera di New York. Nel 1962 torna in Germania ed entra a far parte del
Folkwang-Ballett. Dal 1968 le sue coreografie entrano nel repertorio del Folkwang-Ballett; l’anno
seguente assume la direzione artistica della compagnia. Nel 1973 Pina Bausch fonda il Tanztheater
Wuppertal, di cui è direttrice e coreografa, che è attualmente considerata la compagnia di
teatrodanza più importante al mondo. Numerosissimi sono stati gli spettacoli allestiti con il
Tanzteather Wuppertal e ha anche collaborato con teatri all’estero quali l’Opéra Nationale de
Paris firmando le coreografie per La sagra della primavera nel 1977 e per Orfeo e Euridice nel 2005.
A fianco della sua attività di coreografa, è apparsa nel 1982 nel film di Federico Fellini E la nave va,
nel 1990 ha diretto il film Die Klage der Kaiserin (Il lamento del’imperatrice), nel 1998 cura la regia
dell’opera Herzog Blaubarts Burg (Il castello del Duca Barbablù) di Béla Bartók per il Festival
International d’Art Lyrique d’Aix-en-Provence sotto la direzione musicale di Pierre Boulez. Nel 2001
partecipa al film di Pedro Almodóvar Parla con lei con scene tratte dai suoi spettacoli Café Müller
e Masurca Fogo.
Nel 1998 Pina Bausch con Ein Fest in Wuppertal insieme ad amici e artisti venuti da tutto il mondo
ha celebrato il 25° anniversario del Tanztheater Wuppertal. Dal 2001 ha nuovamente diretto il suo
Festival, la cui recente edizione si è svolta nel Novembre 2008 a Dusseldorf, Essen e Wuppertal.
Pina Bausch ha ricevuto numerosissimi premi e onorificenze per la sua attività e per il lavoro svolto
con il Tanztheater Wuppertal Pina Bausch, fra i quali: tre Premi Ubu, nel 1983 per il miglior
spettacolo straniero, nel 1990 e nel 1997; nel 1999 le viene assegnato il Premio Europa per il Teatro e
la laurea honoris causa in arti performative dall'Università di Bologna; nel 2003, a Parigi, viene
nominata Cavaliere dell'ordine nazionale della Legion d'onore, nel 2006, a Londra, le viene conferito
il Laurence Olivier Award e viene nominata direttrice onoraria dell'Accademia Nazionale di Danza
di Roma; nel 2007 le viene assegnato il Leone d’Oro alla carriera dalla Biennale di Venezia e lo
stesso anno il prestigioso Premio Kyoto in Giappone, nella categoria Arti e Filosofia; nel 2009
riceve nuovamente il Laurence Olivier Award per gli spettacoli Café Müller e La sagra della
primavera.
Peter Pabst
Nato nel 1944, ha studiato Costume and Scenic Design presso la Werkschulen a Colonia dal 1969 al
1973.
Assunto dal Schauspielhaus Bochum nel 1973, vi rimane fino al 1979, lavorando principalmente con
i registi Peter Zadek e Augusto Fernandes. Fra le altre cose disegnò i costumi per le produzioni di
Zadek Professor Unrat e Hedda Gabler, le scene e i costumi di Otello alla Deutsches Schauspielhaus
di Amburgo, e per Risveglio di primavera e Amleto a Bochum. Per Fernandes ha disegnato i
costumi per Donna Rosita nubile di Garcia Lorca e The Great Zenobia, oltre alle scene e ai costumi
per La casa di Bernarda Alba.
Dal 1979 lavora come scenografo e costumista per importanti produzioni di teatro, lirica, televisione
e cinema.
Dal 1980 collabora con Pina Bausch ed è autore delle scene di tutte le produzioni del Tanztheater
Wuppertal Pina Bausch da allora ad oggi.
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Teatro Romano 5 luglio
OMAGGIO a JEROME ROBBINS
Produzione Spoleto52 Festival dei 2Mondi
In esclusiva italiana
I ballerini della serata sono Principals e Solisti del New York City Ballet e danzano per gentile
concessione della compagnia.
I balletti In The Night e Other Dances sono eseguiti su concessione di The Robbins Right Trust.
programma
IN the NIGHT
Coreografia Jerome Robbins
Musica Frederic Chopin eseguita a pianoforte da Cameron Grant
Costumi Anthony Dowell
Interpreti Jared Angle, Maria Kowroski, Amar Ramasar, Jenifer Ringer, Jonathan Stafford, Wendy
Whelan
Ispirato dalla musica di Chopin In the Night descrive l’intimo e talvolta tumultuoso rapporto di tre
coppie durante un ballo.
PASSAGE for TWO
estratti dal filmato in lavorazione
N.Y. EXPORT: OPUS JAZZ (The Film)
Coreografia Jerome Robbins
Musica Robert Prince
Interpreti Rachel Rutheford e Craig Hall
UPON a GROUND
Coreografia e costumi Luca Veggetti
Musica: progetto sonoro Paolo Aralla Upon a Ground per violoncello e dispositivo elettroacustico
Danzatori Georgina Pazcoguin, Amar Ramasar, Sean Suozzi
Violoncello Naomi Berrill
Il pezzo esplora la particolare natura della relazione tra musica e danza, in altre parole, tra
movimento, spazio, tempo e suono. Nelle loro differenze, le capacità proprie al danzatore e al
musicista creano un universo linguistico fatto di simboli, sintassi e consuetudini connessi da una fitta
rete di analogie, l'uno insegna all'altro il proprio vocabolario all'interno del medesimo spazio
scenico, un luogo dove il tempo del suono e quello del movimento coesistono in una sorta di libera
polifonia.
In esclusiva italiana commissionata da The Jerome Robbins Foundation tributo a Jerome Robbins
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OTHER DANCES
Coreografia Jerome Robbins
Musica Frédéric Chopin eseguita al pianoforte da Cameron Grant
Costumi Santo Loquasto
Interpreti Gonzalo Garcia, Tiler Peck
Other Dances rende omaggio al romanticismo di Chopin nonché alla purezza della tecnica della
danza classica. Sul palcoscenico due soli ballerini di intensa drammaticità che eseguono una serie
di brevi danze con infusioni folk.
Jerome Robbins
Jerome Robbins è internazionalmente riconosciuto sia come coreografo sia come regista e
coreografo di teatro, cinema e televisione.
Sebbene abbia cominciato come ballerino moderno, il suo inizio a Broadway fu come “chorus
dancer” prima di entrare a far parte del corpo di ballo dell’ American Ballet Theatre nel 1939, dove
ballò, i ruoli principali, nei lavori di Fokine, Tudor, Massine, Balanchine, Lichine, e de Mille. Il suo
primo balletto, Fancy Free (1944) per ABT, ancora presente in molti repertori, ha celebrato il suo
cinquantesimo anniversario il 18 aprile 1994. Mentre stava iniziando la sua carriera in teatro,
Robbins contemporaneamente creò balletti per il New York City Ballet, di cui entrò a far parte nel
1949, divenendo Direttore Artistico Associato assieme a George Balanchine. Robbins ha diretto sia
lavori per la televisione che film, contribuendo alla regia e creando le coreografie di West Side
Story che gli hanno fatto guadagnare due Academy Awards. Dopo il suo trionfo a Broadway con
Fiddler On the Roof nel 1964, J. Robbins ha continuato a creare balletti per il New York City Ballet,
condividendo il ruolo di Ballet-Master con Peter Martins fino al 1989.
Tra i più di 60 balletti da lui creati ci sono Afternoon of a Faun (1953), The Concert (1956), Lles Noces
(1965), Dances at a Gathering (1969), In the Night (1970), In G Major (1975), Other Dances (1976),
Glass Pieces (1983) e Ives, Songs (1989) che fanno ancora parte del repertorio del New York City
Ballet e di altre fra le più importanti compagnie di danza del mondo. Tra i suoi ultimi balletti ci sono
A Suite of Dances creato per Mikhail Baryshnikov (1994), 2 & 3 Part Inventions (1994), West Side Story
Suite (1995) and Brandenburg (1996) che hanno tutti debuttato al New York City Ballet.
Oltre ai due Academy Awards per il film West Side Story,. Robbins ha ricevuto quattro Tony Awards,
cinque Donaldson Awards, due Emmy Awards, lo Screen Directors' Guild Award e il New York
Drama Critics Circle Award. Robbins è stato inoltre insignito nel 1981 del Kennedy Center Honors e
fu nominato Commendatore dell’Ordine delle Arti e delle Lettere; è membro onorario
dell’Accademia e Istituto Americano per le Arti e le Lettere, ed è stato insignito sia della Medaglia
Nazionale delle Arti, sia del Premio governativo del New York State Council on the Arts.
Tra i suoi spettacoli a Brodway vi sono On the Town, Billion Dollar Baby, High Button Shoes, West Side
Story, The King and I, Gypsy, Peter Pan, Miss Liberty, Call Me Madam, e Fiddler on the Roof. La sua
ultima produzione a Broadway nel 1989, Jerome Robbins’ Broadway, ha vinto sei Tony Awards tra
cui Miglior Musical e Migliore Regia. E’ stato recentemente nominato Cavaliere Francese
dell’Ordine Nazionale della Legione d’Onore. Jerome Robbins è scomparso nel1998.
Teatro Nuovo 5 luglio
29 aprile 2009
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INAUGURAZIONE della Terrazza Robbins
e dell’opera scultorea di Robin Heidi Kennedy
L’artista Robin Heidi Kennedy è nata in Messico a Coyoacàn da madre tedesca e padre irlandese.
Mentre viveva ancora a Città del Messico ha cominciato la sua attività artistica con il “ritratto”,
disegnando caricature nei bar degli alberghi della Zona Rosa a soli diciassette anni. Poco dopo
arriva in Italia per studiare scultura. Terminati gli studi, lavora quasi un decennio in teatro e nel
cinema, fra l’Italia e gli USA, come artista scenografa. Ritorna a dedicarsi alla scultura che
rappresenta la sua principale attività, producendo opere nel suo studio situato nella campagna di
Spoleto ed in quello di Red Hook a Brooklyn.
La terrazza monumentale dedicata a Jerome Robbins è stata proposta alla Kennedy nel 2005 dalla
Fondazione Robbins di New York. Ciò avvenne in occasione del decimo anniversario della
scomparsa del grande coreografo, che cadeva nel 2008. Robbins ha sempre portato Spoleto nel
suo cuore come luogo di elezione e questo rende essenziale la presenza di un’opera che lo
rappresenti. In quel periodo il Teatro Nuovo era in via di restauro ed il Sindaco Brunini ha accolto
con entusiasmo l’idea di un monumento a Robbins nel teatro principale della città. Quest’anno si
chiude l’anno dedicato a Jerome Robbins con la partecipazione da parte di tanti teatri di tutto il
mondo (Principalmente l’Opera di Parigi, e il New York State Theatre al Lincoln Center. Dal luglio
2008 al luglio 2009). A Spoleto, nel Teatro Nuovo, gli viene dedicata la terrazza con un progetto
che consiste in un complesso monumentale ideato ed eseguito dalla Kennedy, che comprende
una statua in bronzo a grandezza naturale ed una “libreria teatrale”. La libreria su tre piani
contiene 28 figure che rappresentano alcuni personaggi presi dai balletti più conosciuti di Robbins
e altri creati apposta da lui per Spoleto per varie edizioni del Festival dei Due Mondi.
Il modello della “libreria teatrale” o “theater cabinet” a grandezza reale è stato gia esposto al
Lincoln Center in occasione della mostra sulla vita di Jerome Robbins ed è ora destinata ad essere
installata nel Baryshnikov Arts Center adiacente al teatro che porta il nome di Jerome Robbins.
L’artista Robin Heidi Kennedy ha lavorato più volte con la Galleria Bonomo che ne ha seguito il
procedere e lo sviluppo legato principalmente alla scultura. A Roma negli anni ’90 hanno avuto
luogo due grandi mostre alla galleria Bonomo. Nella Galleria Bonomo di Bari si sono susseguite
ripetute esposizioni anche recentemente il rapporto di lavoro è continuativo. Le sue mostre
dedicate principalmente alla scultura si accompagnano a progetti e disegni di rara espressività.
La “libreria teatrale” già inserita nel muro della terrazza del teatro, descrive con la leggerezza della
danza e la forza del segno della Kennedy alcuni momenti delle rappresentazioni. La statua che
riproduce la figura di Robbins emana una particolare magia perché esprime la tensione plastica
del soggetto unitamente ad una interiore ansia di ricerca nel mistero dell’arte della danza e nella
sua spiritualità
18:30 Cocktail, Terrazza Robbins, Teatro Nuovo
20:30 Inaugurazione Terrazza Robbins e opera scultorea di Heidi Robin Kennedy, Teatro Nuovo
22:00 Spettacolo, Omaggio a Jerome Robbins, Teatro Romano
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Teatro Romano 26 luglio
CONCERTO INAUGURALE
Musiche Gian Carlo Menotti
Direttore d’orchestra James Conlon
Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Il 52° Festival dei Due Mondi si aprirà con un concerto dedicato a Gian carlo Menotti.
James Conlon e l’Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi di Milano eseguiranno di Gian Carlo Menotti
l’Introduzione, la Marcia e la Danza del Pastore dall’opera Amahl e gli ospiti notturni, la Suite dal
balletto Sebastian e il Preludio dall’opera Amelia al ballo.
Programma
Amahl e gli ospiti notturni
Introduzione, Marcia e Danza
L’opera televisiva Amahl e gli ospiti notturni (Amahle and the visitors) è stata scritta nel 1951 su
commissione della NBC.
Era la prima volta che una televisione commissionava un’opera ad un compositore ed era la prima
volta che la televisione sperimentava il colore.
E’ un’opera di carattere favolistica di cui Menotti scrisse anche il libretto, pensata per essere
mandata in onda la sera della vigilia di Natale.
Fu un così grande successo che venne messa in onda per diversi anni nella stessa ricorrenza.
Sebastian
Suite dal balletto
Menotti scrisse il balletto Sebastian su un proprio soggetto nel 1944.
Era la prima volta che si cimentava nel genere coreutico.
L’azione ha luogo a Venezia nel 1600 e racconta di Sebastian, servo di due aristocratiche sorelle
che vogliono impedire la relazione tra il proprio fratello e una cortigiana di cui lo stesso Sebastian è
segretamente innamorato.
Per contrastare l’accanimento delle due sorelle, Sebastian non esita a sacrificare la propria vita
sostituendo se stesso alla statua di cera che le perfide donne avevano plasmato a immagine della
cortigiana e che, una volta coperta da un velo a lei sottratto, diventava il mezzo per indirizzarle
contro i più crudeli malefici.
La Suite contiene quasi tutta la musica del balletto ed è composta di sette movimenti.
Amelia al ballo
Preludio orchestrale
L’opera Amelia al ballo, su libretto scritto in italiano dal compositore stesso, è il primo grande
successo della carriera operistica americana di Menotti.
La composizione dell’opera ebbe inizio durante un soggiorno a Vienna nel 1936 e fu ultimata
l’anno seguente negli Stati Uniti.
Al centro della vicenda il ritratto di una giovane donna dell’alta società, annoiata e interessata
esclusivamente a partecipare a feste e balli. È un’opera breve, in un atto, che fa della storia della
protagonista l’emblema della viziata società borghese.
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Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
L’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, fondata nel 1993 da Vladimir Delman, si è imposta
da alcuni anni come una delle più rilevanti realtà sinfoniche nazionali, in grado di affrontare un
repertorio che spazia da Bach ai capisaldi del sinfonismo ottocentesco fino alla musica del
Novecento. Il cartellone dell’Orchestra prevede ogni anno più di trenta programmi sinfonici, con
un’impaginazione in cui i classici sono affiancati da pagine meno consuete, oltre ad alcune
stagioni attigue, come il ciclo “Crescendo in Musica”, un’importante rassegna per bambini e
ragazzi. Dal 1999 al 2005 Riccardo Chailly, oggi direttore onorario, ha ricoperto la carica di direttore
musicale. Vladimir Fedoseyev, dalla stagione 2008/2009, è direttore principale.
Wayne Marshall e Helmuth Rilling rivestono, dalla stagione 2008/2009, il ruolo di direttori principali
ospiti; il Maestro Rudolf Barshai, da molti anni legato all’Orchestra, dalla stagione 2006-2007 è
direttore emerito, carica che fino alla sua scomparsa ricopriva Carlo Maria Giulini. Il cornista
Radovan Vlatkovic e il pianista Simone Pedroni, invece, sono presenti, dalla stagione 2007/2008,
come artisti residenti.
Alcuni appuntamenti ricorrenti scandiscono il percorso musicale della Verdi: l’esecuzione del ciclo
integrale delle Sinfonie di Mahler, l’annuale appuntamento con una delle grandi Passioni di Bach
in prossimità delle festività pasquali e il concerto di capodanno con la Nona Sinfonia di Beethoven.
La Stagione 2008/2009 prevede, accanto ai concerti della tradizionale stagione sinfonica, un ciclo
di musiche del Novecento a cura di Francesco Maria Colombo.
L’Orchestra è stata diretta tra gli altri da Riccardo Chailly, Georges Prêtre, Riccardo Muti, Valery
Gergiev, Rudolf Barshai, Claus Peter Flor, Christopher Hogwood, Helmuth Rilling, Peter Maag, Marko
Letonja, Daniele Gatti, Roberto Abbado, Ivor Bolton, Kazushi Ono, Vladimir Jurowski, Yakov
Kreizberg, Ulf Schirmer, Eiji Oue, Herbert Blomstedt, Krzysztof Penderecki, Leonard Slatkin, Vladimir
Fedoseyev, Wayne Marshall e Sir Neville Marriner.
L’Orchestra ha collaborato inoltre con solisti come Martha Argerich, Mstislav Rostropovic, Vadim
Repin, Lynn Harrell, Viktoria Mullova, Han-Na Chang, Sarah Chang, Midori, Alexander Kobrin, JeanYves Thibaudet, Nelson Freire, Salvatore Accardo, Mario Brunello, Alexander Toradze, Hilary Hahn,
Radovan Vlatkovic, Enrico Dindo, Domenico Nordio, Yefim Bronfman, Massimo Quarta.
Oltre alla ricca Stagione sinfonica nella propria sede a Milano, l’Orchestra è invitata spesso in sale
prestigiose in Italia e all’estero.
Il 24 aprile 2008 l’Orchestra e il Coro della Verdi, diretti da Oleg Caetani, si sono esibiti nella Sala
Nervi in Vaticano alla presenza di Benedetto XVI e del Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano, in un concerto offerto dal Presidente per celebrare il III anniversario del Pontificato di
Benedetto XVI.
Il 12 e 13 dicembre 2008 l'Orchestra il Coro sono stati invitati a Baku, Azerbaijan, nell'ambito del II
Mstislav Rostropovich International Festival. Diretti dal Maestro Eugene Kohn, hanno eseguito la
Messa da requiem per soli, coro e orchestra di Giuseppe Verdi e hanno preso parte all'Opera Gala
"World Stars" eseguendo arie da opere di Verdi, Puccini, Mascagni e Bizet.
Oltre a questa 52° edizione, la Verdi è già stata orchestra residente al Festival dei Due Mondi di
Spoleto nell’anno 2002.
James Conlon
Direttore d’orchestra fra i più illustri del panorama mondiale, ha diretto un vasto repertorio
sinfonico, operistico e corale con le più prestigiose orchestre sinfoniche negli Stati Uniti e in Europa.
Oltre ad essere direttore musicale della Los Angeles Opera è anche direttore musicale del Ravinia
Festival (sede estiva della Chicago Symphony Opera) e celebrerà la sua trentesima stagione come
direttore musicale del Festival di Maggio di Cincinnati, il festival coristico più antico d’america. Dal
1995 al 2004 è stato direttore principale dell’Opera Nazionale di Parigi, dal 1989 al 2002 è stato
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direttore musicale generale della città di Colonia e dal 1983 al 1991 direttore musicale della
Filarmonica di Rotterdam. Ha diretto più di 250 esecuzioni al Metropolitan di New York.
Nella stagione 2008-09 alla Los Angeles Opera, Conlon ha diretto il suo primo Ring di Wagner negli
Stati Uniti, inaugurando questa stagione con L’Oro del Reno e La Valchiria. Egli sta inoltre portando
avanti, anche con il debutto assoluto della compagnia di Walter Braunfels Gli Uccelli, il pluriennale
progetto “Recovered Voices” con il quale cerca di portare sulle scene della Los Angeles Opera la
musica di compositori vittime del regime nazista. Per questo si è impegnato ad inserire nei
programmi, sia del Ravinia Festival che della Los Angeles Opera, i lavori di compositori fra i quali
Alexander von Zemlinsky, Viktor Ullmann, Pavel Haas, Kurt Weill, Erich Wolfgang Korngold, KarlAmadeus Hartmann, Erwin Schulhoff, and Ernest Krenek.
Conlon, ha diretto Il Flauto Magico di Mozart, il Trittico di Puccini con la regia di Woody Allen e
William Friedkin e Madama Butterfly prodotta da Robert Wilson.
Dedito anche all’attività didattica, Conlon continua la sua residenza biennale alla Juilliard School,
in cui egli lavora con giovani artisti della scuola ad un progetto di formazione che consiste in
esecuzioni, simposi, master class. Egli dirigerà la Chicago Symphony Orchestra al Ravinia Festival e,
come direttore ospite, la Philadelphia Orchestra, la San Francisco Symphony, la Detroit Symphony
e la Los Angeles Philharmonic negli Stati Uniti, così come in Europa la NDR Sinfonie Orchester di
Amburgo, Rotterdam Philharmonic, e la National Philharmonic of Russia a Mosca.
Conlon ha effettuato numerose registrazioni per EMI, SONY Classical, ERATO, CAPRICCIO, e
TELARC; ha partecipato ad una colonna musicale in DVD prodotta dalla DECCA, ed è apparso in
varie serie televisive su PBS. Nel 2009 ha inoltre vinto due Grammy Awards, Best Classical Recording
e Best Opera Album, per aver diretto, con la produzione della Los Angeles Opera, Rise and Fall of
the City of Mahagonny, di Kurt Weill con etichetta EuroArts.
Fra i più recenti riconoscimenti, la medaglia dell’ American Liszt Society per le sue particolari
esecuzioni delle partiture, il Premio Galileo 2000 per il suo contributo alla musica, alla pace e
all’arte a Firenze e il Crystal Globe Award della Lega Anti Diffamazione (ADL) per il suo impegno a
favore dei compositori uccisi dal Terzo Reicht. Conlon è uno dei primi cinque vincitori dell’Opera
News Award attribuitogli per i brillanti risultati raggiunti nella conduzione di opere ed è stato
insignito della laurea Honoris Causa per la Musica dalla Juilliard School. Ha ricevuto il Premio
Zemlinsky ed è stato nominato, nel 1996, Officier de L’Ordre des Arts et des Lettres dal Governo
francese e, nel 2004, è stato nominato”Commandeur”. Nel 2002, James Conlon ha ricevuto la più
alta onorificenza francese, la Légion d’Honneur.
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Piazza Duomo 10 luglio
APOKÀLYPSIS
Oratorio in sette quadri e due parti, con un prologo e un epilogo tratto dall’Apocalisse di Giovanni,
su un progetto di S.E. Mons. Gianfranco Ravasi, per due voci recitanti, coro misto, coro di bambini,
orchestra di strumenti a fiato e percussioni.
Libretto e musica di Marcello
Panni
Direttore d’orchestra Marcello Panni
Commento S.E. Mons. Gianfranco Ravasi
Voci recitanti Andrea Giordana, Sonia Bergamasco
Banda dell’Esercito Italiano
Coro da Camera Goffredo Petrassi
Piccolo Coro Romano
Sculture sonore Yuri Kalendarev
Prima esecuzione assoluta
Nuova produzione Spoleto52 Festival dei 2Mondi
Il testo dell’oratorio Apokàlypsis è un estratto di brani dal libro dell’Apocalisse di San Giovanni,
l’ultimo e il più misterioso dei libri della Bibbia; la scelta dei versetti è stata fatta secondo le
indicazioni di uno dei massimi commentatori delle Sacre Scritture, S.E. Mons. Gianfranco Ravasi.
Dalle sue indicazioni ho tratto un libretto per una moderna sacra rappresentazione con due voci
recitanti, un uomo e una donna, che recitano i versetti in italiano, alternandosi e a volte
sovrapponendosi alla musica. Il coro invece intona la versione in latino, ma anche in francese,
inglese, tedesco, spagnolo, e nel finale in greco, lingua in cui probabilmente si è diffusa
l’Apocalisse nei primi secoli del cristianesimo.
La visione di Giovanni è tutta piena di riferimenti alla musica: suonano, e più volte, le 7 trombe e le
arpe, si intonano cori angelici e di Anziani, che adorano l’Agnello, per non tacere dei rumori
naturali della tempesta, del tuono, del divampare delle fiamme, del terremoto.
Come dare corpo a questa gigantesca visione sonora? Come incarnare quegli strumenti, che
tante volte abbiamo visto negli affreschi del Beato Angelico e Signorelli?
Varie sono state le mie scelte: simbolicamente ho adottato il numero sette come elemento
portante ritmico e strutturale della musica. Non sono forse sette le note e sette i cieli, che ruotando
attorno alla Terra producono l’Armonie delle Sfere? Sette sono anche i quadri, come grandi
affreschi, che compongono l’oratorio, con un prologo e un epilogo, in tutto 9 parti (altro numero
magico, 3 alla seconda, cioè la Trinità al quadrato!).
Ma la cosa più difficile era scegliere lo stile armonico e melodico di un testo così complesso.
Rinunciando a una Apocalisse tecnologica con effetti elettronici e stile cinematografico,(era la
soluzione più ovvia), ho scelto una lettura austera che evochi piuttosto un rito sciamanico, una
sacralità primitiva, una cerimonia antica e senza tempo, con elementi di folklore e la cui ispirazione
mi viene dalle gigantesche tappezzerie medioevali dell’Apocalisse di Angers, che conosco e amo
da molti anni, tessute per le grandi solennità della sua Cattedrale.
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Ho scelto di prendere come temi principali alcune melodie sciamaniche di origine aborigena del
Sud America, innestandole su una rievocazione di forme contrappuntistiche medioevali (motetus,
conductus, organum) e sulla solmizzazione gregoriana. L’armonia sarà aspra e dissonante basata
su incontri politonali di scale difettive, tipiche della musica aborigena. Dovendo dare un riferimento
musicale immediato, citerei la Création du Monde e La mort d’un Tyran di Darius Milhaud o
Laborintus II del suo allievo e mio maestro Luciano Berio.
Sarà la Banda dell’Esercito Italiano a schierare le sue forze con quarantacinque strumenti a fiato,
come un gigantesco organo a canne, a cui si aggiungono quattro percussionisti (45 + 4 = 49 cioè il
quadrato di 7) che evocheranno ritmi e rumori, sacri e profani.
Il coro di 28 elementi (7x 4 ) è anch’esso suddiviso, secondo il testo, in 24 Anziani e quattro Viventi
(Aquila, Bue, Angelo e Leone) che costituiscono la corte in adorazione dell’Agnello.
Il coro sarà di volta in volta processionale, danzante, eco dei recitanti, rumoreggiante e tuonante,
mentre la purezza delle voci bianche si inserirà nei momenti angelici.
All’esecuzione parteciperà, in alcuni momenti anche come performer, lo scultore russo Yuri
Kalenderev, autore di una serie di impressionanti sculture sonore a cui affido un ruolo importante
nelle percussioni.
Le due voci recitanti si divideranno il testo, quella maschile nella parte più visionaria e quella
femminile nella sconfitta di Satana (primo finale) e nella discesa della Gerusalemme Celeste
(secondo finale). Prima di ognuna delle due parti, a guisa di prefazione e intermezzo, S.E. Mons.
Ravasi a cui è dedicato il mio lavoro, commenterà personalmente il contenuto simbolico del testo
di Giovanni.
Marcello Panni
Marcello Panni
Nato a Roma nel 1940, Marcello Panni compie gli studi di pianoforte, composizione e direzione
d’orchestra nella sua città, diplomandosi al Conservatorio di Santa Cecilia. Si perfeziona in seguito
nella composizione all’Accademia di Santa Cecilia con Goffredo Petrassi e in direzione d’orchestra
nella classe di Manuel Rosenthal al Conservatorio Nazionale Superiore di Parigi.
Debutta come direttore nel 1969 alla Biennale di Venezia con un concerto dedicato a musiche di
Petrassi. Da allora, Panni porta avanti le carriere parallele di compositore e di direttore d’orchestra.
Esordisce come compositore con lavori quali Prétexte per orchestra (Roma, 1964), EmpedoklesLied (da Hölderlin) per baritono e orchestra (Venezia, 1965), Arpège per arpa e percussioni (Parigi,
1967), D’Ailleurs per quartetto d’archi (Londra, 1967), Patience per coro e orchestra (New York,
1968).
Nel 1971 fonda l’Ensemble Teatro-musica. Con questa formazione compie tournées in tutta Europa,
eseguendo e registrando opere di Schnebel, Cage, Pennisi, Berio, Bussotti, Clementi, Donatoni,
Feldman, e rappresenta alla Piccola Scala di Milano Klangfarbenspiel, pantomima musicale in
collaborazione con Piero Dorazio e Mario Ricci (1972), cui segue al Maggio Musicale Fiorentino La
Partenza dell’Argonauta da Savinio, in collaborazione con Memè Perlini e Antonello Aglioti (1976).
Dalla fine degli anni ’70 è ospite regolare delle principali istituzioni musicali italiane e dei più
importanti teatri lirici internazionali, quali l’Opéra di Parigi, il Metropolitan di New York, il Bolshoj di
Mosca, la Staatsoper di Vienna. Dirige la prima esecuzione assoluta di Neither di Morton Feldman
all’Opera di Roma (1976), Cristallo di Rocca di Silvano Bussotti alla Scala di Milano (1983), Civil Wars
di Philip Glass all’Opera di Roma (1984).
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Dal 1980 al 1984 insegna composizione al Mills College di Oakland, California, titolare della
prestigiosa Milhaud Chair.
Tra le sue composizioni più recenti: Trenodia, per viola e 11 archi (Roma, 1991), Missa Brevis, per
coro di voci bianche, fiati e percussioni (Nizza, 2000), Sinfonietta per orchestra da camera (Milano,
2001), Calatafimi! per voce recitante e orchestra (Torino,2008).
Panni ha composto diverse opere liriche: Hanjo (1994) tratta da un No moderno di Yukio Mishima,
con la regia di Bob Wilson, commissione del Maggio Musicale Fiorentino; Il Giudizio di Paride,
libretto del compositore dai Dialoghi di Luciano di Samosata, scritta per l’Opera di Bonn (1996), The
Banquet (Talking about Love), libretto di Kenneth Koch, commissione dell’Opera di Brema (1998),
ripresa nel 2001-2002 a Roma, Genova e Firenze. Nell’aprile 2005 ha presentato al Teatro San Carlo
di Napoli Garibaldi en Sicile, commissione del teatro napoletano, libretto di Kenneth Koch tratto da
Les Garibaldiens di Alexandre Dumas padre.
Nel 1994, Marcello Panni è nominato direttore artistico dell’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di
Milano e quasi contemporaneamente, direttore musicale dell’Opera di Bonn. Nel settembre del
1997 assume la carica di direttore musicale dell’Opera e dell’Orchestra Filarmonica di Nizza. Dal
1999-2004 è direttore artistico dell’Accademia Filarmonica Romana. Nell’autunno 2000 lascia
l’Opera di Nizza per ricoprire il posto di consulente artistico al Teatro San Carlo di Napoli che
mantiene per due stagioni. Nel 2003 è stato nominato Accademico di Santa Cecilia.
Dal 2007 ha ripreso la direzione artistica dell’Accademia Filarmonica Romana.
Marcello Panni ha inciso numerosi dischi di musica del nostro tempo e alcune opere tra le quali
ricordiamo: Pergolesi, Il Flaminio con Daniela Dessì, Orchestra del San Carlo di Napoli, Donizetti, La
Fille du Régiment, con Edita Gruberova, Orchestra della Radio di Monaco, Omaggio a Verdi, con
Fabio Armiliato, Orchestra Filarmonica di Nizza, Rossini, Semiramide con Edita Gruberova,
Bernadette Manca di Nissa, Diego Florez, Orchestra della Radio Austriaca.
Coro Goffredo Petrassi
Il Coro Goffredo Petrassi, formazione da camera del Nuovo Coro Lirico Sinfonico Romano, con la
sua attività nella storica cornice della Chiesa Evangelica Battista di Via del Teatro Valle in Roma,
costituisce, fin dal 1998, un progetto che si è andato definendo e caratterizzando nel tempo e i cui
obiettivi sono la ricerca, lo studio, la realizzazione, in autonomia o in collaborazione con altre
Associazioni, Istituzioni, Enti, Fondazioni a carattere locale o nazionale e con artisti di rilevanza
nazionale e internazionale, di opere di autori di musica antica, del Novecento e contemporanea;
la formazione di interpreti giovani e adulti; la promozione di risorse musicali territorio.
Questa attività ha costituito e continua a costituire un importante punto di riferimento per i musicisti
e cantanti operanti a Roma che desiderano avvicinarsi o approfondire la conoscenza e la pratica
vocale della musica da camera, costituendo così, per l’Associazione Nuovo Coro Lirico Sinfonico
Romano, un importante investimento in termini di risorse artistiche ed umane sul territorio.
Il Coro Petrassi è diventato anche un riferimento per gli Autori, le Organizzazioni, le Associazioni e gli
Enti che intendono realizzare eventi musicali che richiedano peculiari capacità interpretative. Tutto
ciò ha permesso al Coro Goffredo Petrassi di realizzare gli obiettivi del progetto che lo connota,
cioè produrre autonomamente o partecipare a manifestazioni musicali sul territorio cittadino,
regionale e italiano, di rilevanza nazionale ed internazionale, favorendo la diffusione di lavori
musicali insoliti presso un pubblico non solo specializzato, grazie al carattere originale delle
proposte musicali e alla scelta delle luoghi della storia e dell’arte del territorio e della nazione, ed
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allo stesso tempo impiegare risorse musicali del territorio o di collaborare con esse, e contribuire
alla diffusione della musica tra i giovani attraverso un lavoro di formazione di giovani interpreti.
Tra le esibizioni del coro si ricordano: Petite Messe Solennelle di Rossini con i Maestri Canino e
Ballista ai pianoforti; la prima esecuzione italiana dei Canti Sacri di Giacinto Scelsi; La
Rappresentazione di Anima et di Corpo di Emilio de’ Cavalieri per il Festival di Pasqua nella Basilica
di S.Paolo a Roma.
Nel 2004 Il sole e l’altre stelle di Domenico Guaccero per l’Istituzione Universitaria dei Concerti; Kyrie
e Tre cori di Goffredo Petrassi, al Parco della Musica di Roma; Cinque Nonsense di Goffredo
Petrassi nella stagione di concerti dell’Università di Tor Vergata; Cori Sacri di Goffredo Petrassi,
Laudate Dominum di Marcello Panni per il convegno di studi Il Secolo di Petrassi a Latina; Messe un
jour ordinaire di Bernard Cavanna per il festival di Nuova Consonanza 41°edizione.
Con Rosamunde di Franz Schubert, il Coro ha aperto la stagione concertistica 2005 dell’Orchestra
di Roma e del Lazio al Parco della musica di Roma.
Nel corso del 2005 prende parte alle riprese del film Il caimano di Nanni Moretti.
Partecipa, con un programma di musica Americana (USA) del Novecento, al concerto di chiusura
delle Notti Malatestiane, nell’ambito della Sagra Malatestiana di Rimini.
Ha collaborato, inoltre, con la Fondazione Adkins Chiti: Donne in Musica, realizzando una serie di
concerti a cappella (musiche di Compositrici italiane e straniere contemporanee).
Nel 2006 partecipa alla stagione concertistica dell’Orchestra di Roma e del Lazio con Die
Maurerfreuder Kantate K471 e Freimaurerkantate KV 623 di Wolfgang Amadeus Mozart, sotto la
direzione di Lü Jia al Parco della musica di Roma.
Nel 2007 esegue il Messiah di G.F.Haendel nella stagione concertistica dell’Orchestra Roma
Sinfonietta presso l’Auditorium della Facoltà di Lettere dell’Universita degli studi di Roma Tor
Vergata e nella Stagione concertistica della Provincia di Roma nell’Auditorium della Conciliazione.
Nel 2008 esegue, in formazione femminile, A Ceremony of Carols di B.Britten e Vier Gesänge di J.
Brahms; in ottetto il Romancero Gitano di M.Castelnuovo-Tedesco, per la stagione di concerti di
Roma Sinfonietta presso l’Università di Tor Vergata.
Inaugura, inoltre, la manifestazione Divinamente Roma organizzata dall’ETI sotto la Direzione
artistica di Pamela Villoresi, con un concerto diretto da Luis Bacalov nella Basilica dell’Ara Coeli di
Roma.
Partecipa al concerto di Pasqua organizzato a Rieti dalla Fondazione Varrone.
Piccolo Coro Romano
Nasce nel 2000 all’interno delle attività dell’Associazione musicale “Alessandro Longo” diretta da
Anna Bellantoni. Nel 2000 vince il bando del Comune di Roma, Assessorato politiche per l’Infanzia
e per due anni rappresenta ufficialmente il Comune in numerose iniziative benefiche, concerti e
spettacoli nella Capitale e in altre città. Il Coro ha collaborato con prestigiose Istituzioni Musicali ed
importanti direttori d’orchestra. Tra le esecuzioni di rilievo ricordiamo: la Missa Brevis di Marcello
Panni diretta dall’autore per il Festival di Nuova Consonanza; Il mistero del Corporale di Alberico
Vitalini con l’Orchestra di Roma e del Lazio al Parco della Musica; Carmina Burana di Carl Orff con
l’Orchestra Sinfonica di Roma al Teatro Sistina, nell’ambito della Stagione concertistica
dell’Università di Tor Vergata e al Festival di San Leo; Tosca di Giacomo Puccini per la Fondazione
Arts Academy, all’interno del Circuito Lirico del Lazio; Il sole e l’altre stelle di Domenico Guaccero
per la IUC. Nel 2004 diventa “Coro di Voci bianche della Regione Lazio”, ed esegue, tra l’altro,
Brundibar, opera in due atti per bambini (Terezin 1943) di Hans Krasa con l’Orchestra didattica Arts
Academy sotto la direzione di Vincenzo Di Benedetto. Nel 2005 partecipa alla prima mondiale
dell’Opera Ça Ira di Roger Waters, presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma. Dal 2006 è
Piccolo Coro Romano, parte integrante e risorsa interna dell’Associazione Nuovo Coro Lirico
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Sinfonico Romano; prende parte alle registrazioni per l’opera popolare di Riccardo Cocciante
Giulietta e Romeo. Nel 2008 partecipa alle riprese del Film Disney production When in Rome. Dalla
sua fondazione è stabilmente diretto da Stefano Cucci affiancato dal 2005 da Ornella Scocca,
Maestro del coro, con la collaborazione musicale di Elisa Maiorano, consulente di tecnica vocale,
e con Teodosio Bevilacqua al pianoforte.
Al di la del Suono
Sculture sonore di Yuri Kalendarev
Yuri Kalendarev, nato a San Pietroburgo, appartiene alla generazione degli artisti “nonconformisti”, i dissidenti degli anni ’70.
Dopo 30 anni di lavoro con granito, arte ambientale e light-projects, indaga ora il confine fra
scultura e suono. Le sue sculture sono fatte in modo da produrre massicci impulsi sonore a basse,
medie e alte frequenze, che generano un’ampia varietà di profondi suoni polifonici.
Forgiate con martello e fuoco da leghe di bronzo acustico, “The Sound Plates” di Yuri Kalendarev
generano vasti spettri di frequenze sonore che permettono innumerevoli interazioni con l’essere
interiore dell’ascoltatore.
Ridefinendo il concetto di scultura in puri termini sonori, Yuri Kalendarev estende la sua ricerca ed
esplora un’esperienza aurale che va al di là del suono stesso, un’investigazione nello spazio dell’
“acustica pura”.
BANDA DELL'ESERCITO
Comandante: Col.a(c/a) Marco MASTRANTON1O Maestro Direttore: Ten. Col. Fulvio CREUX Maestro
Vice Direttore: Ten. Antonella BONA
Ogni esercito ha sempre avuto necessità, nel proprio ambito, di complessi musicali, che svolgessero
una funzione sia di tipo prettamente militare (portare il passo, effettuare segnali, ecc...) che di tipo
ricreativo (sollevare l'animo dei soldati); per questo motivo le bande costituite nei singoli reparti delle
varie armi e specialità dell'Esercito sono sicuramente le più antiche tra le bande militari, perdendosi
la loro origine con la storia stessa di questi reparti; nessuna di queste bande era però
rappresentativa dell'intera Forza Armata, per cui nel 1964 fu fondata quella che è l'attuale Banda
dell'Esercito. La sua struttura organizzativa prevede il Comando, attualmente alle dipendenze del
Col.a(c/a) Marco Mastrantonio, che si occupa delle esigenze amministrative, logistiche ed
organizzative e la Banda Musicale, attualmente diretta dal Maestro Ten. Col. Fulvio Creux, che è
formata da esecutori diplomati al Conservatorio e reclutati attraverso selettivi concorsi nazionali. La
Banda dell'Esercito ha avuto alla sua guida, nel passato, i Maestri Amieto Lacerenza, Francesco
Sgritta (f.f.), Marino Bartoloni e Domenico Cavallo (f.f).
È attiva sia per servizi istituzionali di rappresentanza (Giuramenti, Cerimonie, Guardie d'Onore al
Quirinale, ricevimento di Capi di Stato stranieri in visita ufficiale in Italia), sia in un'intensa attività
concertistica, che Pha vista presente in innumerevoli città italiane, dove ha suonato nelle principali
piazze, sale e teatri (ricordiamo tra questi il Massimo di Palermo, il Bellini di Catania, il Petruzzelli di Bari,
il S. Carlo di Napoli, l'Opera di Roma, la Fenice di Venezia, il Regio di Torino e la Scala di Milano). Tra
le sue presenze all'estero si ricordano quella del 1965 a Nancy (Francia) ed Arnhem (Olanda), quella
del 1975 a Malta, Lussemburgo, Mons ( Belgio), Lubiana (Jugoslavia), quelle del 1991 a Salisburgo
(Austria), del 1992 a Tarascon (Francia) ed ancora quelle del 2002 ad Alessandria d'Egitto, del 2003
a Berlino (Germania) e del 2004 a New York (USA).
Oltre a queste attività la Banda dell'Esercito compie un'ampia funzione educativa, effettuando
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presso il proprio Audito-rium "A. Lacerenza" concerti lezione per le scuole e collaborando con le
classi di strumentazione e direzione di Conservatori ed Accademie. A questo proposito ha
collaborato, nel 2002, 2003, 2004 2005 e 2008, ai Corsi di Perfezionamento dedicati alla musica per
banda italiana tenuti dal M° Fulvio Creux per gli allievi di alcune Università americane e per la
National Band Association; nel novembre 2003 ha effettuato un incontro di studio ospitando
l'Orchestra di fiati del Conservatorio di Salerno e, nel marzo 2004, gli allievi del Conservatorio di
Trento; identica iniziativa è stata realizzata nel 2006 per il Conservatorio di Roma.
Tra le attività artistiche più significative degli ultimi anni (ovvero quelle inserite nei cartelloni di
importanti enti lirico -sinfonici ed associazioni musicali) ricordiamo le seguenti:
—"Celebrazioni Nazionali Verdiane" (Parma, Teatro Regio, 2001 e 2007);
- "Feste Musicali" (Bologna, 2001);
—"Festival Intemazionale delle Bande Militari" (Modena, presenza quasi ogni anno);
—"Concerto di Cala per i 90 anni di Cioncarlo Menotti" (Spoleto, 8 luglio 2001, con altri artisti tra cui
Placido Domingo);
- "Spoleto Festival" (Spoleto, edizioni 1998, 1999, 2001, 2005 e concerto inaugurale del 2002);
- "Concorso internazionale II Flicorno d'oro" (Riva del Carda, Concerto di Gala 2005);
—
"K Festival", (Roma, Parco della Musica di Roma, 2004 e 2005, per l'Accademia Nazionale di
Santa Cecilia);
- "Settembre Musica" (Torino, Palazzo Reale, 2006);
- "Stagione sinfonica della GOG" (Genova, Teatro Carlo Felice, 2006);
—
"Fondazione Festival Pucciniano" (Torre del Lago, 2008, in occasione della inaugurazione della
stagione lirica);
- "Nuora Consonanza" (Roma, 2008).
Ha collaborato con solisti di fama internazionale quali Jacques Mauger e Steven Mead.
È il primo ed ancor unico complesso militare italiano ad aver avuto sul podio "direttori ospiti", quali
Daniele Carnevali (docente al Conservatorio di Trento), Thomas Fraschillo (direttore delle bande
dell'Università del Southern Mississippi), David Gregory (già Presidente della National Band Association
degli USA) ed il compositore/direttore l'olandese Hardy Mertens. 11 suo repertorio spazia da quello
celebrativo (marce, inni) a quello lirico sinfonico, con particolare predilezione per la musica
originale per Banda, approfondita sia in pagine storiche che in brani dalla più viva attualità. A
questo proposito è stato il primo complesso militare italiano ad eseguire in concerto (dal 2001) una
pagina monumentale della letteratura originale per banda quale la "Grande Sinfonia funebre e
trionfale" di Berlioz. Negli ultimi tempi è stata particolarmente attenta alla proposta di iniziative
miranti alla miglior conoscenza dell' Inno Nazionale Italiano, che ha registrato (con i Cori
dell'Accademia Filarmonica Romana e della Basilica di San Pietro diretti da Pablo Colino) nella
versione fedele alla partitura autografa di Novaro; questa versione è stata scelta ed inserita, tra i
simboli della Repubblica, alla voce "Inno Nazionale" sul sito internet del Quirinale (www.quirinale.it).
La Banda dell'Esercito ha al suo attivo la presenza a numerose trasmissioni radio - televisive ed
un'intensa produzione discografica, recentemente ampliata con i CD contenenti le registrazioni live
dei concerti tenuti nel 2001 e nel 2003 per il "Festival Intemazionale delle Bande Militari" di Modena,
con i CD "Cinecittà", "Flumen" e "The Age of Mozart" realizzati per le Edizioni Scomegna, del CD "Bella
Italia" (realizzato con la presenza come solista di Steven Mead per le Edizioni Bocchino di Londra),
con il CD "Divagazioni musicali" edito dalle Edizioni Eufonia e, nel 2007, con un CD di musiche di Luigi
Zaninelli registrato in una coproduzione con le Università americane del Southern Mississippi e
dell'lllinois.
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Sonia Bergamasco
Sonia Bergamasco è nata a Milano dove si è diplomata in pianoforte al Conservatorio Giuseppe
Verdi e in recitazione alla Scuola del Piccolo Teatro diretta da Giorgio Strehler. Ha debuttato in
Arlecchino servitore di due padroni diretto da Giorgio Strehler. collaborato con Massimo Castri,
Glauco Mauri, Theodoros Terzopoulos. E’ stata la "Fatina" dell'edizione teatrale e televisiva di
Pinocchio, diretto e interpretato da Carmelo Bene.
Interprete e regista di Giorni in bianco, monologo tratto dal racconto "Il trentesimo anno" di
Ingeborg Bachmann, debutta come autrice nello spettacolo-concerto Orfeo bambino. Ha
realizzato, per l’edizione 2007 del Festival Internazionale di letteratura per ragazzi, lo spettacolo La
voce viene da molto lontano, da un racconto di Antonio Skàrmeta. Nel 2008 ha creato e
interpretato Croce e delizia, recital-concerto con video-proiezioni che la vede anche interprete
delle musiche al pianoforte.
Si dedica anche al repertorio per voce recitante-cantante che va dal melologo romantico da
concerto al repertorio per ensemble o orchestra del 1900 e contemporaneo. È Pia de Tolomei
nell'opera da camera Pia? di Azio Corghi (Settimane Musicali di Siena ). Nel 2006 è Donna Elvira
nella prima mondiale dell'opera Il Dissoluto assolto di Azio Corghi, su libretto di José Saramago
(Teatro São Carlos di Lisbona e Teatro alla Scala, Milano). È interprete dell'opera per bambini Le
due Regine con musica di Azio Corghi (incisione CD Ricordi). È Belisa nel Don Perlimplin di Bruno
Maderna per La Biennale di Venezia. Interpreta Poudre d'Ophélia di Azio Corghi per il Teatro Lirico
di Cagliari. Per Taormina Arte scrive e interpreta con Fabrizio Gifuni lo spettacolo musicale I kiss your
hands, catalogo semiserio delle lettere mozartiane.
Nel cinema, dopo il cortometraggio D'estate di Silvio Soldini, è protagonista del film L'amore
probabilmente di Giuseppe Bertolucci. E' tra gli interpreti di La meglio gioventù, diretto da Marco
Tullio Giordana (Nastro d'argento 2004 come attrice protagonista), di De Gasperi con la regia di
Liliana Cavani (per il quale riceve il Premio Flaiano 2005). Ancora con Liliana Cavani, nel 2007, è tra
i protagonisti del film Einstein. E' inoltre presente nei film Musikanten e Niente è come sembra con la
regia di Franco Battiato, in Tutti pazzi per amore di Riccardo Milani e nel film Giulia non esce la sera
con la regia di Giuseppe Piccioni.
Nel 1999 ha inciso Pierrot lunaire di Schönberg (ARTS) e nel 2005 Recitarsonando, antologia di
melologhi per voce e pianoforte (RaiTrade).
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Teatro Caio Melisso dal 30 giugno al 5 luglio e dal 7 al 12 luglio
CONCERTI DI MEZZOGIORNO
Scuola di Musica di Fiesole
Per la prima volta dopo 35 anni di attività la Scuola di Musica di Fiesole ha il piacere di collaborare
con uno dei più importanti Festival italiani. Ai tempi di Menotti c'era stato un invito del Maestro
all'Orchestra Giovanile Italiana che purtroppo non potè essere accolto per ragioni puramente
temporali. Oggi si riapre di nuovo il colloquio fra un grande Festival e un'Istituzione formativa per
dare spazio ai giovani concertisti offrendogli un trampolino di lancio di indubbio prestigio. I musicisti
che parteciperanno ai concerti di mezzogiorno sono allievi dei Corsi di Perfezionamento di Pavel
Vernikov, Natalia Gutman, Maria Tipo, Bruno Canino, Trio di Parma. È solo un piccolo spaccato del
grande alveare che è la Scuola di Fiesole, un sogno utopico di Piero Farulli, che in 35 anni è
passata da una fase del tutto embrionale, aperta soprattutto agli amatori, per arrivare oggi alle
punte più alte della professionalità concertistica.
Adriana Verchiani
Sovrintendente Scuola di Musica di Fiesole
Scuola di Musica di Fiesole
Nasce nel 1974 come libera associazione ad opera di Piero Farulli e di un gruppo di musicisti e
cultori di musica, con l’obiettivo di colmare le tante lacune della vita musicale italiana. La Scuola è
aperta a tutti, dai bambini agli adulti, da coloro che della musica vogliono fare la professione ai
dilettanti.
Gli allievi (circa 1300) vengono indirizzati precocemente verso la musica d’insieme; a partire dai sei
anni entrano a far parte de I Piccoli Musici per poi proseguire con l’Orchestra dei Ragazzi, la Galilei
e infine l’Orchestra Giovanile Italiana, che ha avuto l’onore di avere direttori come Abbado, Ferro
Muti, Sinopoli, Giulini, Tate, etc.
Oltre ai corsi di base, la Scuola offre corsi annuali di perfezionamento con docenti come: M. Tipo,
N. Gutman, P. Vernikov, B. Canino, G. Corti, M. Postinghel, C. Desderi, il Trio di Parma etc.
Nel 2002 ha dato vita all’Accademia Europea del Quartetto in rete con alcuni fra i più importanti
centri di formazione Europei da Vienna a Zurigo, da Parigi a Helsinki etc. Oltre i quattro illustri
fondatori Piero Farulli, Hatto Beyerle, Norbert Brainin, e Milan Škampa, suoi docenti sono stati
musicisti di rango quali G. Kurtág, V. Berlinsky, S. Sciarrino, A.Corghi, C. Coin, M. Stroppa, F. Vacchi
etc.
L’attività della Scuola è resa possibile dal sostegno economico dei Ministeri per i Beni e le Attività
Culturali, Regione Toscana, Provincia e Comune di Firenze, Comune di Fiesole. L’Ente Cassa di
Risparmio di Firenze è mecenate insostituibile di tutta la sua attività.
Nel 1981 le è stata assegnata la I Edizione del Premio Abbiati quale migliore iniziativa musicale. Nel
2005 ha ricevuto da Carlo Azeglio Ciampi il Premio Nazionale Presidente della Repubblica su
indicazione dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia. L’Orchestra Giovanile Italiana ha ricevuto il
Premio Abbiati nel 2004 e nel 2008 il Praemium Imperiale Grant for Young Artists.
Attualmente Andrea Lucchesini è Direttore Artistico della Scuola di Musica di Fiesole.
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Teatro Caio Melisso 6 luglio
CONCERTI DI MEZZOGIORNO
Orchestra J. Futura
Direttore d’orchestra Maurizio
Dino Ciacci
Programma
W. A. Mozart Serenata K.219 per due piccole orchestre in Re maggiore
B. Britten Sinfonietta op. 1
D. Milhaud La Création du Monde
P. Hindemith Kammeremusik, n. 1
Orchestra J. Futura
Fondata nell’agosto 2006 per volontà dell’imprenditrice trentina Paola Stelzer e di Maurizio Dini
Ciacci che ne diviene il direttore artistico, l’Orchestra, formata da giovani di età compresa tra i 18
e i 30 anni, si configura come un complesso dotato di grande versatilità stilistica ed esecutiva
testimoniata da un’attività fra cui spiccano: la realizzazione dell’Opera di F. Poulenc La Voix
humaine presso il Teatro Donizetti di Bergamo e il Teatro Malibran di Venezia in collaborazione con
la Fondazione Teatro la Fenice, una serie di concerti in Austria, la partecipazione ad importanti
Festival ed eventi concertistici (Verona, Barga, Bertinoro, Accademia Filarmonica Romana, Festival
Mozart di Rovereto, Festival della Wallonie in Belgio, e due prestigiose esibizioni presso il Parlamento
Europeo e il Consiglio d’Europa a Bruxelles). In collaborazione con la Scuola di Alto
Perfezionamento Pianistico di Imola ha dato vita ad una serie di concerti accompagnando
giovani solisti di talento.
Nel 2009 l’Orchestra sarà presente alla Biennale di Venezia e, durante l’estate, sotto la
denominazione J. Futura International, darà vita a un complesso comprendente musicisti italiani,
portoghesi e francesi al fine di inaugurare un’attività ed una rete di relazioni estese a livello
europeo. A partire dal novembre 2009 fino all’aprile 2010 l’Orchestra sarà impegnata in un
progetto mozartiano a Roma in collaborazione con l’Accademia Filarmonica. Tutti i progetti che
l’Orchestra realizza sono preceduti da una fase preparatoria svolta da qualificati docenti di
sezione. Maurizio Dini Ciacci, in veste di direttore artistico dell’Orchestra, trasferisce al complesso
l’esperienza di musicista acquisita nel corso della sua carriera in Italia e all’estero.
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Chiesa di San Gregorio 28 giugno
Associazione Amici di Spoleto ONLUS
Fondazione "Francesca, Valentina e Luigi Antonini"
CONCERTO IN CHIESA
Elisabetta Pallucchi canto
Luca Venturi violino
Maurizio Maffezzoli organo
Programma
N. A. Porpora Qui abitare dal Laudate Pueri, aria per alto, violino e b.c.
G.B. Riccio Ave Regina Coelorum, aria per alto e organo
A. Grandi Cantabo Domino; Sumite Psalmum, per alto e organo
A. Corelli Sonata op. 5 n. 11 (adagio – allegro – adagio – vivace - gavotta), per violino e b.c.
P. Bruna Pange Lingua Español de 5° tono por de sol re, per alto e organo
F. Correa de Arauxo Tiento n° 68 (Canto Llano de la Inmaculada Conceptiòn de la Virgen María)
Tiento n° 69 (Tres glosas sobre el canto Llano de la Inmaculada Conceptiòn), per alto e organo
A. Vivaldi Sonata op. 2 n. 8 (largo – giga allegro) per violino e b.c.
G.B. Telemann Ergeuss dich zur Salbung der schmachtenden Seele, cantata per alto , violino e b.c.
Elisabetta Pallucchi
Nata a Spoleto, ha conseguito il diploma in Canto presso il Conservatorio di Musica “G.
D'Annunzio” di Pescara, con il massimo dei voti e la lode e il Diploma in Didattica della Musica
presso il Conservatorio “F. Morlacchi” di Perugia. Ha seguito vari master sulla vocalità barocca
tenuti dal M° Andrea Marcon, Marinella Pennicchi ed Elena Cecchi Fedi. Attualmente si sta
perfezionando nel repertorio barocco con il mezzosoprano Gloria Banditelli.
Affianca all'attività didattica una vasta attività operistica e concertistica in varie formazioni, sia in
Italia che all'Estero. Ha partecipato a importanti concerti nella Basilica superiore di Assisi, nella
Chiesa di San Pietro in Vincoli di Roma, nella Chiesa di San Marcello di Roma, nella Basilica di San
Giuseppe al Trionfale di Roma, nella Cattedrale di Crotone, nella Basilica di San Francesco di
Paola(Cosenza), presso il Teatro Comunale di Casalecchio sul Reno, presso il complesso Musei in
San Domenico di Forlì, presso il Teatro presso il Teatro Comunale di Hoor (Svezia), presso il
Musikpavillon di Regensburg (Germania), a Foligno per la manifestazione Segni Barocchi. Ha inciso
le musiche della colonna sonora del film Karol di L. Bacalov. Ha inciso per Radio Vaticana.
È socia dell'Accademia Barocca “W. Hermans”. Insegna canto presso la Scuola di Musica “B.
Somma” di Chianciano Terme e attività corali presso l'Istituto musicale "A. Onofri" di Spoleto. Dirige il
coro di voci bianche di Chianciano Terme e dal 2003 il coro della Chiesa di San Pietro extra
moenia di Spoleto.
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Luca Venturi
Si è diplomato in violino con il massimo dei voti e la lode e ha successivamente conseguito il
Diploma Accademico di II livello sempre in violino con 110 e lode presso il Conservatorio “F.
Morlacchi” di Perugia sotto la guida di P. Scarponi, perfezionandosi poi con A. Salvatore, C. Rossi,
Trio di Trieste, G. Carmignola presso l’Accademia Musicale di Firenze, l’Accademia Musicale
Asolana a Treviso, la Scuola Internazionale di Musica di Duino, l’Accademia Musicale Chigiana a
Siena. Ha sentito poi l’ esigenza di approfondire il repertorio barocco attraverso l’ uso dello
strumento originale perfezionandosi con C. Banchini presso la Schola Cantorum Basiliensis a Basilea
e con E. Gatti.
Ha tenuto concerti in tutta Italia e all’estero (Lussemburgo, Svizzera, Giappone, Spagna, Olanda) in
duo con il fratello Marco e con varie formazioni da camera ed orchestrali, anche in veste di solista
o violino di spalla, eseguendo tra l’altro i concerti di Bach, Vivaldi, Tchaikovsky accompagnato
dall’Orchestra Sinfonica di Perugia e dall’Orchestra di Stato Moldava.
Si è esibito per le più importanti associazioni musicali e stagioni concertistiche (Amici della musica
di Trapani, Accademia Filarmonica di Messina, Amici della Musica di Campobasso, Sagra musicale
Umbra, Società dei concerti di Brescia, Amici della Musica di Perugia, Kusatsu International FestivalGiappone) e ha ottenuto primi premi assoluti e piazzamenti in concorsi nazionali ed internazionali
di musica da camera e violino (Pistoia, Rimini, Pietra Ligure, Napoli). È primo violino e membro
fondatore dell’ Accademia Barocca W. Hermans con cui si esibisce per importanti associazioni
concertistiche in Italia e all’ estero (Festival di Apollo a Parma, Festival Internazionale d’Organo a
Tarragona, Filarmonica Umbra) e con cui ha inciso per la Bongiovanni, Bottega Discantica e
Tactus. Recentemente ha inciso sempre per la Bongiovanni dei concerti inediti per violino di A.
Vivaldi ricostruiti sotto la revisione di Ammetto e Talbot. Ha collaborato con l’Accademia
Amsterdam e l’Ensemble barocco Il Transilvano.
Maurizio Maffezzoli
Nato a Como nel 1974, diplomato in Organo e Composizione Organistica con il M°
Wijnand Van De Pol, Clavicembalo con il M° A. Fedi e Didattica della Musica con Il M°
A.M. Freschi presso il Conservatorio Morlacchi di Perugia.
Ha partecipato nel 1996 al corso di interpretazione organistica In Tempore Organi ad
Arona, nel 1998 a Sejny (Polonia ) al V Festival di Organo, nel 1999 al XXV corso di
“Interpretazione di lettura di Musica Italiana” con L.F. Tagliavini e Tamminga, nel 2001
e 2005 a due corsi per clavicembalo e musica d’insieme con il il M° A. Fed i e con il M°
Frederic Muñoz per la musica spagnola. Ha al suo attivo numerosi concerti, sia come
solista che in formazioni cameristiche ed ha eseguito musiche inedite di G.B. Pergolesi
al teatro Mugellini di Potenza Picena.
Dal 2000 suona, sia con organo che con clavicembalo, in duo e in trio con GianLuigi
Cortecci (oboe)e Elisabetta Pallucchi (mezzosoprano). Dirige il Coro Monti Azzurri di
Pievebovigliana (MC) e il Coro di voci bianche di Tolentino. Ha effettuato una
registrazione discografica come organi sta della Messa di S. Rita per coro organo e
percussioni di Mauro Zuccante con il Coro Polifonico “Città di Tolentino” e ha
partecipato alla registrazione del dvd Terra d’organi per la provincia di Macerata.
Interessato all’aspetto didattico della musica, ha seguito vari corsi di specializzazione
tra i quali: “La Voce del bambino”, “Gli strumenti a percussione in gruppo” con
Giovanni Piazza e Andrea S. Giorgio. Ha studiato direzione corale per voci bianche
con N. Conci, Mario Mora partecipando ai corsi org anizzati dall’ ARCOM.
Attualmente è docente d’organo presso la Basilica di S. Francesco di Tolentino del
corso “Organisti da Chiesa”. È presidente dell’associazione musicale “Organi Arti &
Borghi” di Camerino e organista dei due organi storici (F: Testa, 1 712 – D. Fedeli,
1829/53 e G. Fedeli, 1769) della Basilica di S. Venanzio .
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“Associazione Paolo Ettorre – Socially Correct” e Spoleto 52 Festival dei 2Mondi
con il patrocinio di
MIBAC Ministero per i Beni e le Attività Culturali
SIAE Società Italiana degli Autori ed Editori
“IL COPYRIGHT E' UN DIRITTO”
CONCORSO SOCIALLY CORRECT 2009
L’Associazione “Paolo Ettorre – Socially Correct” in collaborazione con il Festival dei Due Mondi di Spoleto, con il
patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e della SIAE promuove, in continuità con l’edizione 2008,
un concorso di comunicazione pubblicitaria per assegnare una borsa di studio su uno specifico tema di rilevanza
sociale.
L’Associazione è nata per ricordare la figura di Paolo Ettorre, che nella sua carriera si è sempre distinto per la
sensibilità e per l’impegno nel sociale facendosi promotore di numerosissime campagne su tematiche di rilevanza
per la società.
Il concorso è rivolto agli studenti italiani ed europei residenti in Italia, che frequentano università, scuole pubbliche
e private, corsi professionali, corsi di specializzazione post-universitaria nel settore della comunicazione. A ciascun
componente della “coppia creativa” che risulterà vincitrice del concorso sarà riconosciuta la possibilità di fare uno
stage non retribuito, rispettivamente nel ruolo di Art Director e Copywriter, presso il reparto creativo dell’Agenzia
Saatchi & Saatchi, in una delle sedi di Roma o di Milano.
La campagna sociale sulla quale vengono chiamati a confrontarsi i partecipanti al concorso, tocca quest’anno il
tema di grande attualità: il diritto d’autore.
“Il Copyright è un diritto”, questo il titolo del concorso e il tema della campagna sociale, con l’obiettivo di
sensibilizzare il pubblico sulla necessità di tutelare “l’originalità” di un’opera d’arte e di preservare il diritto
d’autore.
La necessità di assicurare adeguata tutela ai diritti d’autore è sempre più sentita anche alla luce dello sviluppo
della società dell’informazione. Infatti, le opere dell’ingegno protette dal diritto d’autore finiscono sempre più
frequentemente per essere immesse in rete e scambiate all’insaputa, e senza il controllo da parte, dei rispettivi
autori. Questa realtà trova alimento nella stessa mentalità del navigatore in Internet, il quale, attraverso il “file
sharing” e downloading illegale ha ulteriormente amplificato il fenomeno della pirateria.
In Europa come in Italia è stata ed è fortemente sentita, l’esigenza di individuare una posizione di equilibrio tra
l’implementazione dei sistemi e delle misure di tutela dei diritti di proprietà intellettuale ed il rispetto dei diritti
fondamentali degli utenti della rete e dei cittadini. In più occasioni, il legislatore comunitario, così come quello
nazionale, ha avuto modo di affermare la necessità, per un efficace contrasto della pirateria sia off-line sia online, di affiancare allo strumento normativo anche altri strumenti complementari, quali la promozione e la
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sottoscrizione di codici di condotta e di autoregolamentazione tra gli operatori dei settori economico-industriali
coinvolti nella diffusione di contenuti digitali e l’avvio di campagne di comunicazione e di sensibilizzazione, sugli
effetti negativi della pirateria, rivolte ai cittadini e ai consumatori.
L’obiettivo del progetto di comunicazione del Concorso Socially Correct 2009 è proprio quello di sensibilizzare
l’opinione pubblica e in particolare le generazioni più giovani. La campagna di comunicazione dovrà aiutare a
sviluppare la “cultura” dell’originale di ogni opera d’arte, che è un bene prezioso e che ha valore proprio perché
unica, irripetibile e perciò “preziosa”. La campagna dovrà parlare soprattutto agli adolescenti con messaggi dai
toni e linguaggi a loro dedicati, semplici, diretti, efficaci, e sarà prodotta dall’Associazione Socially Correct e
presentata, anche con il sostegno di sponsor istituzionali, sui mezzi di comunicazione, stampa e web.
La presentazione del progetto vincitore avverrà in occasione del concerto Copynight, il 10 luglio 2009 nella
prestigiosa ambientazione del Teatro Romano.
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Teatro Romano 10 luglio ore 22.00
COPYNIGHT - Serata d’autore
Concerto dedicato alla tutela dei diritti d’autore.
Direzione artistica Caterina Caselli Sugar
Ideazione Associazione “Paolo Ettorre - Socially Correct” e Saatchi & Saatchi
Ospiti
Malika Ayane
Caparezza
Chiara Civello
Lucariello
Pacifico
Paola Turci
Narratore
Matteo Bordone
con la partecipazione di Vittorio Cosma e Aldo Nove
Regia
Renzo Martinelli
Organizzazione
Enrico Pighi
Produzione:
Spoleto 52 Festival dei 2Mondi
La serata vedrà protagonisti alcuni dei più talentuosi musicisti italiani, Malika Ayane, Caparezza, Chiara
Civello, Lucariello, Pacifico e Paola Turci, che si alterneranno con le voci narranti di tre grandi
comunicatori, Matteo Bordone, Vittorio Cosma e Aldo Nove. Insieme dimostreranno, più che spiegare,
come nascono delle grandi intuizioni artistiche, e quanto è importante poter dire: “Questo l’ho fatto io”.
Il pubblico sarà accompagnato nel mondo del diritto d’autore, tra un’esibizione e l’altra, attraverso aneddoti
storici, spunti musicali ed esempi letterari, per realizzare quanto il diritto d’autore faccia silenziosamente
parte delle nostre vite, da sempre.
CopyNight: una notte di spettacolo per celebrare il lavoro di chi vive e scrive con la musica.
CopyNight: una grande notte per tutti coloro che con la musica continuano ad emozionare.
Copynight: una festa in cui musica e parole saranno protagoniste.
I proventi della serata andranno all’iniziativa “Salviamo l’arte in Abruzzo” promossa dal Ministero dei Beni
Culturali.
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Teatro Romano 11 luglio
Elio
in
FIGARO IL BARBIERE
Libero racconto di Roberto Fabbriciani
con musiche ridotte da “Il barbiere di Siviglia” di Gioacchino Rossini
Con
Roberto Fabbriciani flauto
Fabio Battistelli clarinetto
Massimiliano Damerini pianoforte
Produzione Just in Time srl – direzione Mauro Diazzi
Prima italiana
Figaro il barbiere è una proposta in versione cameristica de Il barbiere di Siviglia di G. Rossini.
Alla musica di Rossigni, nella riduzione originale dell’epoca, si unisce un narratore che, dialogando
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Elio
Nato in una zona di Milano, in tenera età si trasferisce in un'altra zona di Milano, ma sempre in
periferia. Poi dopo tanti anni va ad abitare fuori Milano, ma non tanto, dove abita tuttora, ma in
periferia nella zona dove era andato in tenera età che ho detto prima. Milano, città che ha dato i
natali ad Elio, è anche la città dove va a scuola, elementari, medie, liceo scientifico Einstein, con
Mangoni, università di ingegneria (politecnico) terminata con calma, scuola civica di musica dove
suona il flauto traverso e si diploma anche al conservatorio G. Verdi di Milano, che però G. Verdi è
nato a Busseto ma non c'è neanche da fare il paragone per scherzo. In più gioca a pallone nella
Milanese, nel Fatima, nel Corsico fino all'età di 18 anni, poi gioca a baseball nell'Ares, sport che gli
piace tuttora. Obblighi militari assolti dall'86 all'88, dal 1979 cerca di far divenire realtà il sogno di
Elio e le Storie Tese.
Roberto Fabbriciani
Nasce ad Arezzo. Interprete originale ed artista versatile ha innovato la tecnica flautistica
moltiplicando con la ricerca personale le possibilità sonore dello strumento.
Roberto Fabbriciani ha collaborato con i maggiori compositori che gli hanno dedicato numerose
ed importanti opere: S. Bussotti, J. Cage, E. Carter, N. Castiglioni, A. Clementi, L. De Pablo, F.
Donatoni, J. Feld, B. Ferneyhough, J. Françaix, H. Genzmer, A. Guarnieri, T. Hosokawa, E. Krenek, G.
Kurtág, G. Ligeti, L. Lombardi, O. Messiaen, E. Morricone, L. Nono, G. Petrassi, W. Rihm, J.C. Risset, J.
Rodrigo, N. Rota, N. Sani, G. Scelsi, S. Sciarrino, D. Schnebel, M. Sotelo, K. Stockhausen, T. Takemitsu,
I. Yun.
E’ stato frequentemente invitato ai seguenti Festivals: Biennale di Venezia, Maggio Musicale
Fiorentino, Spoleto, Londra, Edimburgo, Parigi, Madrid, Bruxelles, Luzern, Salisburgo, Wien,
Lockenhaus, Varsavia, Biennale di Zagreb, Dubrovnik, S. Pietroburgo, Donaueschingen, Köln,
München, Berlin, Tokyo.
Ha suonato come solista con orchestre quali l’Orchestra della Scala di Milano, dell’Accademia S.
Cecilia di Roma, le Orchestre della RAI, ECYO, LSO, London Sinfonietta, RTL Luxembourg, BRTN
Brussel, Orchestre Symphonique de la Monnaie, WDR di Colonia, SWF di Baden-Baden, Deutsches
Symphonie-Orchester Berlin, United Berlin, Bavarian Chamber Orchestra, Bayerischer Rundfunks,
Münchener Philharmoniker con i direttori C. Abbado, L. Berio, E. Bour, R. Chailly, S. Comissiona, P.
Eötvös, V. Fedoseyev, G. Gavazzeni, C. Halffter, D. Kachidse, B. Maderna, P. Maag, I. Metzmacher,
R. Muti, Z. Pesko, J. Pons, G. Sinopoli, A. Tamayo, L. Zagrosek.
Innumerevoli le registrazioni effettuate per varie emittenti radiotelevisive e incisioni discografiche. E’
stato docente di flauto presso il Conservatorio “L. Cherubini” di Firenze, dei corsi di alto
perfezionamento presso l’Università Mozarteum di Salisburgo e presso la New York University.
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Duomo 7 luglio
LES TROMPETTES DES PLAISIRS
CONCERTO nel giorno del compleanno
di GIAN CARLO MENOTTI
Associazione Amici di Spoleto ONLUS
Fondazione “Francesca, Valentina e Luigi Antonini”
Andrea Di Mario, Ermanno Ottaviani, Michele Petrignani Trombe naturali
Gabriele Miracle Tamburo militare e Timpani barocchi
Gabriele Catalucci Organo
Alla corte di Luigi XIV Les trompettes des plaisirs, erano quattro trombe d'élite scelte tra i
ventiquattro trombetti della guardia del corpo; godevano dello status di Chevalier e dipendevano
direttamente dal Re. L'ensemble ha un organico di trombe naturali (in numero variabile da tre a
cinque), timpani barocchi e organo, cui si aggiungono altri strumenti a seconda dei brani in
programma, fino a raggiungere un organico orchestrale. Il repertorio dei secoli XVII e XVIII, sia
cerimoniale che più strettamente "d'arte", rivive nelle esecuzioni tramite l'uso di copie di strumenti
antichi e il rigoroso rispetto delle prassi esecutive d'epoca. L'ensemble ha tenuto concerti per
Festival e Associazioni concertistiche di assoluto prestigio, tra cui: Segni Barocchi-Foligno; Università
Tor Vergata-Roma; Luglio Musicale Trapanese-Trapani; Festival internazionale "Gjgj Moret"-Venzone;
Accademia Barocca "W. Hermans"-Collescipoli; Associazione Ameria Umbra-Amelia; Civitavecchia
in Festival; Roma Barocca in Musica.
I componenti il complesso sono musicisti specializzati nell'esecuzione del repertorio dei secoli XVIXVIII, tengono concerti anche come solisti, collaborano con le più prestigiose orchestre barocche
ed hanno effettuato incisioni discografiche e radiofoniche.
Un evento solenne, civile o di chiesa, non è tale se non è accompagnato dal suono di trombe e
timpani.
(F.Hiller – 1768)
Programma
G. Fantini Sonata I detta del Colloreto, Sonata detta del Guicciardini, Balletto detto dello Spada,
Sarabanda detta del Zozzi, Balletto detto il Lunati
P. Torri Intrada
G. Frescobaldi Bergamasca
J. J. Mouret Première suite de fanfare (Rondeau – Menuet I/II – Gavotte – Gigue)
G. F. Haendel Chaconne, Passacaille
M. P. de Monteclair La Guerre (Marche, Arrivée au camp, Mélange, Air et Sarabande,
Boute-selle, La Victoire, Marche pour le retour de l’Armée)
J. Stanley Voluntary VIII dall’op.VII (Andante staccato - Adagio - Fugue)
M. R. Delalande Concert de Trompettes (Simphonie – Chaconne - Air – Menuet I/II - Air en echo)
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Piazza Duomo dal 30 giugno al 9 luglio
ALLAN HARRIS QUINTET
“TRIBUTE TO NAT ‘KING’ COLE”
John Allan Harris III voce
Daniel Michael Kaufman piano
Jesse Jones Jr. sax
Paul Thomas Beaudry basso
Quentin Exavier Baxte batteria
Produzione Spoleto 52 in colaborazione con Umbria Jazz
Umbria Jazz sarà presente al Festival di Spoleto in virtù dello spirito collaborativo instauratosi tra le
due manifestazioni.
La partecipazione si concretizzerà nella partecipazione alla cinquantaduesima edizione del festival
spoletino del quintetto di Allan Harris (vincitore del 2009 NY Nightlife Award for Outstanding Jazz
Vocalist) che nell’ultima edizione estiva di Umbria Jazz e nella sua versione invernale di Orvieto ha
ottenuto un notevole successo di critica e pubblico per il suo personale omaggio alla musica del
grande Nat “King” Cole. Un sincero e particolare tributo alla quintessenza del crooner reso possibile
dalla sua voce calda ed elegante e da un rispetto ed un amore senza pari. E' questo che offre
Allan Harris con il suo quintetto. Oltre un'ora di spettacolo in cui gli appassionati della musica "soft"
jazz intraprendono un viaggio a ritroso nel tempo. E, nella calda atmosfera che riesce a ricreare,
Allan Harris ripercorre tutti i più grandi successi del "King", da Unforgettable, a Mona Lisa, brano con
cui l'artista afro-americano raggiunse nel 1950 la vetta delle classifiche e il grande successo. Ma
non solo. Harris ripropone anche la famosa Non dimenticar. Brano che fu inciso da Nat King Cole
con questo titolo (preferito a quello inglese di Don't forget), che l'aveva ascoltata mentre si
trovava in Italia per alcune trasmissioni televisive. Tra il 1958 e il 1959 la portò nelle hit parade
statunitensi e ne fece un successo internazionale. Uno spettacolo da non perdere, un viaggio in
ricordo della dolce musica melodica degli anni '50.
“Fin da giovane, la mia voce mi ha condotto a cantare e interpretare canzoni sentimentali e
d’amore nei luoghi più remoti del mondo per le molte persone che ho incontrato. Col passare
degli anni sono stato paragonato ad uno dei più noti cantanti del mondo, il grande Nat king Cole.
Crescendo come artista, ho ricevuto numerose richieste da parte di amici, fan e critici di incidere
un disco che rendesse omaggio a questo uomo leggendario. Ora sento che la mia voce e il livelo
che ho raggiunto possono rendere giustizia alla memoria di uno dei più amati talenti del 21°
secolo. Così, quando il Kennedy Center chiese al mio agente se fossi interessato a fare due serate
in onore di Nat King Cole, entrambi abbiamo ritenuto che una registrazione dal vivo sarebbe stata
il miglior modo per catturare l’atmosfera intima delle canzoni che intendevo cantare. Questo
tributo a Mr. Cole composto da tredici canzoni è il mio ringraziamento più sentito per gli anni di
amore ed apprezzamento di quanti sono stati così gentili da paragonarmi a quest’uomo
indimenticabile, Nat King Cole. Lunga vita al re.”
Allan Harris
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Allan Harris
Jazz vocalist, produttore, compositore, chitarrista, attore ed insegnante, vincitore per ben tre volte,
del New York Nightlife Award come “Outstanding Jazz Vocalist,” ha lasciato la sua impronta come
un apostolo dell’American Songbook (ndt. il Grande Canzoniere Americano). La connaturata dote
di intrattenitore e la forte presenza scenica hanno fatto di lui una colonna portante sulle scene
delle sale da concerto, dei teatri, dei jazz club e dei festival jazz di tutto il mondo. Tony Bennett lo
definisce “Il mio cantante preferito.” Il Miami Herald ha scritto che la voce e il contegno di Harris
“proiettano il calore di Tony Bennett, il mordente e il senso del ritmo di Sinatra, e la lieve eleganza
di Nat ‘King' Cole”. “Harris è un jazzista dalla voce vellutata, con la giusta presenza e la musica
nelle vene” (Variety); si è esibito come ospite con Wynton Marsalis and the Jazz al Lincoln Center
Orchestra, alla Carnegie Hall, all’ Oak Room dell’Algonquin, ed è apparso con la star della Country
Music Vince Gill e con Stevie Wonder. Canta per il Presidente Clinton, Jessye Norman e Sophia
Loren. I ricordi degli inizi della sua carriera, quando suonava la chitarra e cantava con un
complesso country rock, hanno isipirato Harris a realizzare nel 2006 il suo ciclo di canzoni Cross That
River, un meraviglioso ritratto dell’America del West. Cross That River, il musical , ha debuttato nel
famoso O’Neill Theater nel luglio 2008 ed è stato il destinatario del Chamber Music America
Residency Grant. Il suo desiderio di essere vicino ai bambini lo ha portato nelle scuole, nei musei e
negli istituti di Arte dello Spettacolo di tutto il paese, dove ha insegnato e divertito, con la sua storia
che riguardava il Black West, i ragazzi di tutte le età. La versione di Cross That River dei ragazzi, è
stata recentemente presentata nel progetto di apprendimento a distanza del Kennedy Center, e
trasmessa alle scuole di tutto il paese, inoltre le canzoni di Allan Harris sono state scelte dallo stato
dell’Oklaoma per essere inserite nel DVD di istruzione scolastica. La Fondazione Scrittori di Aspen lo
ha invitato al debutto del suo primo programma musicale Lyrically Speaking, durante il Festival
estivo dedicato agli scrittori del West. Allan è anche comparso su “All Things Considered”di NPR e
CBS News. Il suo primo CD è stato Setting the Standard (Love Productions Records), poi It’s a
Wonderful World (Mons Records) con il bassista Ray Brown, il pianista Benny Green, il chitarrista
Mark Whitfield, Claudio Roditi alla tromba e Jeff Hamilton alle percussioni, con arrangiamenti creati
da John Clayton e Rob Pronk. Black Coffee Blues, una canzone tratta da quel CD, è stata scritta in
collaborazione con Ray Brown. Egli ha registrato inoltre Here Comes Allan Harris and the Metropole
Orchestra, (Mons). Il trombettista Clark Terry, il solista Claire Martin e la Berlin’s Rias Big Band si sono
uniti al suo tributo a Duke Ellington. Love Came, the Songs of Strayhorn (Love Productions Records)
è invece un omaggio a Billy Strayhorn. Allan Harris ha cantato come voce solista nei DVD e CD
della “Sacred Mass”di Duke Ellington, insieme al trombettista Jon Faddis e al cantante Michele
Hendricks. Nella sua ultima incisione Long Live the King, registrata dal vivo al Kennedy Center, Allan
rende omaggio ad uno dei più riconosciuti cantanti del pianeta: Nat King Cole. Harris affronta tutti
questi classici, da Nature Boy a It’s Only a Paper Moon a (I Love You) For Sentimental Reasons,con
totale rispetto e dice: “Il tributo a Mr. Cole di queste 13 canzoni è la mia registrazione più sentita
per ringraziare, dopo anni di affetto e apprezzamento, tutti coloro che sono stati così gentili da
paragonarmi a questo uomo così importante”. Will Friedwald, l’autore di Jazz Singing e Sinatra, lo
definisce "probabilmente il più entusiasmante cantante sulle scene”. Showbiz Tonight della CNN si
riferisce ad Harris come ad “uno dei tre migliori vocalist uomini nel paese." Stephen Holden del New
York Times’ scrive di lui “un rilassato e raffinato cantante sentimentale“ secondo la tradizione di Nat
‘King’ Cole. Allan continua a dedicare molto del suo tempo a imprese filantropiche in favore dei
bambini come l’Aspen Youth Experience, Children’s Miracle Network e Challenge Aspen.
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Piazza Duomo 12 luglio
CONCERTO FINALE
Musiche George Gershwin
Direttore d’orchestra e pianista Wayne
Marshall
Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Programma
Gershwin in Hollywood
Rapsody in Blue per pianoforte e orchestra
I Got Rhythm Variations per pianoforte e orchestra
Ouverture Girl Crazy
An American in Paris
Wayne Marshall
Direttore d’orchestra, pianista e organista, Wayne Marshall è uno dei musicisti più versatili ed estrosi
di oggi. Nato in Inghilterra in una famiglia originaria dei Caraibi, si è fatto apprezzare all’inizio della
sua carriera soprattutto come organista. Determinante poi è stata la sua partecipazione pianistica
alla celebre produzione di Porgy and Bess della Glyndebourne Festival Opera diretta da Simon
Rattle, alla successiva incisione discografica con la EMI e alla versione televisiva del musical. Da
allora si è dedicato sempre di più al pianoforte e alla direzione d’orchestra, diventando in pochi
anni uno dei più rinomati interpreti delle musiche di Gershwin, Ellington e Bernstein, nonché di altri
autori americani del XX secolo. Come pianista e direttore d’orchestra si è esibito con tutte le
principali orchestre britanniche, nonché numerose importanti formazioni di tutto il mondo, tra cui
Wiener Symphoniker, Filarmonica di Rotterdam, Sinfonica della Radio Svedese, Orchestra
Nazionale del Belgio, Norddeutscher Rundfunk, Berliner Rundfunk Sinfonieorchester, Chicago
Symphony, Los Angeles Philarmonic, Berliner Philharmoniker e molte altre.
Nel 1998 ha debuttato in Italia come direttore al Teatro alla Fenice di Venezia ed in questi ultimi
anni la sua presenza in Italia si è notevolmente intensificata, portandolo ad essere ospite regolare
delle nostre principali orchestre: dalla Rai di Torino, al Maggio Musicale Fiorentino, Teatro San Carlo
di Napoli, Teatro Massimo di Palermo, l’Orchestra Cherubini, L’Accademia di Santa Cecilia di
Roma sino all’incarico di direttore principale ospite presso l’Orchestra Giuseppe Verdi di Milano.
Nel 2001 ha debuttato al Teatro alla Scala di Milano.
Nella stagione 2008/2009 si è esibito per la prima volta alla Filarmonica Arturo Toscanini di Parma e
al Teatro Lirico di Cagliari, è tornato a Bologna, Milano e Roma ed infine ha diretto per la seconda
volta il concerto di Natale da Assisi con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai trasmesso su Rai
Uno.
Nella stagione appena conclusa, ha partecipato a nuovi allestimenti di Porgy and Bess tra l’altro a
Dallas e all’Opéra Comique di Parigi e ha diretto concerti da Sidney a Baltimora, da Pechino a
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Londra. A giugno tornerà come ogni anno a Vienna e nel mese di luglio effettuerà un grande tour
in Venezuela con l’Orchestra di giovani di Gustavo Dudamel.
Wayne Marshall è un grande interprete di musical, genere al quale dedica sempre maggiore
attenzione: ha diretto più volte West Side Story e nel 2000 ha debuttato a Vienna con Wonderful
Town che ha poi riproposto nel 2007 all’Accademia di Santa Cecilia di Roma con un incredibile
successo di pubblico e di critica.
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Titolare dell’organo Marcussen della Bridgewater Hall a Manchester dal 1996, Marshall continua a
esibirsi come organista e nel 2004 ha inaugurato lo strumento della nuova Disney Hall di Los
Angeles con una nuova composizione di James MacMillan per organo e orchestra, A Scotch
Bestiary, brano che ha suonato anche ai BBC Promenade Concerts del 2005.
Ha inciso per la Virgin/Emi, vincendo i maggiori premi europei e nel 2004 ha ricevuto una laurea
honoris causa dalla Università di Bornemouth.
Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
L’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, fondata nel 1993 da Vladimir Delman, si è imposta
da alcuni anni come una delle più rilevanti realtà sinfoniche nazionali, in grado di affrontare un
repertorio che spazia da Bach ai capisaldi del sinfonismo ottocentesco fino alla musica del
Novecento. Il cartellone dell’Orchestra prevede ogni anno più di trenta programmi sinfonici, con
un’impaginazione in cui i classici sono affiancati da pagine meno consuete, oltre ad alcune
stagioni attigue, come il ciclo “Crescendo in Musica”, un’importante rassegna per bambini e
ragazzi. Dal 1999 al 2005 Riccardo Chailly, oggi direttore onorario, ha ricoperto la carica di direttore
musicale. Vladimir Fedoseyev, dalla stagione 2008/2009, è direttore principale.
Wayne Marshall e Helmuth Rilling rivestono, dalla stagione 2008/2009, il ruolo di direttori principali
ospiti; il Maestro Rudolf Barshai, da molti anni legato all’Orchestra, dalla stagione 2006-2007 è
direttore emerito, carica che fino alla sua scomparsa ricopriva Carlo Maria Giulini. Il cornista
Radovan Vlatkovic e il pianista Simone Pedroni, invece, sono presenti, dalla stagione 2007/2008,
come artisti residenti.
Alcuni appuntamenti ricorrenti scandiscono il percorso musicale della Verdi: l’esecuzione del ciclo
integrale delle Sinfonie di Mahler, l’annuale appuntamento con una delle grandi Passioni di Bach
in prossimità delle festività pasquali e il concerto di capodanno con la Nona Sinfonia di Beethoven.
La Stagione 2008/2009 prevede, accanto ai concerti della tradizionale stagione sinfonica, un ciclo
di musiche del Novecento a cura di Francesco Maria Colombo.
L’Orchestra è stata diretta tra gli altri da Riccardo Chailly, Georges Prêtre, Riccardo Muti, Valery
Gergiev, Rudolf Barshai, Claus Peter Flor, Christopher Hogwood, Helmuth Rilling, Peter Maag, Marko
Letonja, Daniele Gatti, Roberto Abbado, Ivor Bolton, Kazushi Ono, Vladimir Jurowski, Yakov
Kreizberg, Ulf Schirmer, Eiji Oue, Herbert Blomstedt, Krzysztof Penderecki, Leonard Slatkin, Vladimir
Fedoseyev, Wayne Marshall e Sir Neville Marriner.
L’Orchestra ha collaborato inoltre con solisti come Martha Argerich, Mstislav Rostropovic, Vadim
Repin, Lynn Harrell, Viktoria Mullova, Han-Na Chang, Sarah Chang, Midori, Alexander Kobrin, JeanYves Thibaudet, Nelson Freire, Salvatore Accardo, Mario Brunello, Alexander Toradze, Hilary Hahn,
Radovan Vlatkovic, Enrico Dindo, Domenico Nordio, Yefim Bronfman, Massimo Quarta.
Oltre alla ricca Stagione sinfonica nella propria sede a Milano, l’Orchestra è invitata spesso in sale
prestigiose in Italia e all’estero.
Il 24 aprile 2008 l’Orchestra e il Coro della Verdi, diretti da Oleg Caetani, si sono esibiti nella Sala
Nervi in Vaticano alla presenza di Benedetto XVI e del Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano, in un concerto offerto dal Presidente per celebrare il III anniversario del Pontificato di
Benedetto XVI.
Il 12 e 13 dicembre 2008 l'Orchestra il Coro sono stati invitati a Baku, Azerbaijan, nell'ambito del II
Mstislav Rostropovich International Festival. Diretti dal Maestro Eugene Kohn, hanno eseguito la
Messa da requiem per soli, coro e orchestra di Giuseppe Verdi e hanno preso parte all'Opera Gala
"World Stars" eseguendo arie da opere di Verdi, Puccini, Mascagni e Bizet.
Oltre a questa 52° edizione, la Verdi è già stata orchestra residente al Festival dei 2 Mondi di
Spoleto nell’anno 2002.
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Teatro Caio Melisso 8 e 9 luglio
Pamela Villoresi e David Sebasti
in
APPUNTAMENTO A LONDRA
di Mario
Vargas Llosa
Traduzione Ernesto Franco
Scene Francesco Ghisu
Costumi Lucia Mariani
Musiche Germano Mazzocchetti
Luci Emiliano Pona
Regia Maurizio
Panici
Associazione Teatrale Pistoiese e Argot Produzioni
In collaborazione con Spoleto52 Festival dei 2Mondi
Appuntamento a Londra è una novità assoluta per il teatro, scritta da Mario Vargas Llosa, uno dei
più apprezzati scrittori di fama mondiale, che anche in questo testo propone alcune delle
suggestioni a lui più care.
La storia che racconta è un’acuta e profonda riflessione sul tema dell’identità e sulla vita segreta
delle persone.
Lo spettacolo è anche un’indagine sui valori dell’amicizia e dei sentimenti, su quel sottile filo che ci
lega come esseri umani, come attrazione profonda dell’uomo per l’altro da sé.
Due amici d’infanzia e gioventù, entrambi peruviani, si ritrovano a Londra dopo molti anni durante i
quali non avevano avuto più contatti. Nel loro incontro rivivono il passato, mescolando bei ricordi
con brutte storie che credevano oramai sotterrate o delle quali, forse, ignoravano l’esistenza.
Un teatro fortemente ispirato dalla letteratura in uno scambio fertile tra i diversi linguaggi espressivi.
Il cast attoriale dello spettacolo vede ancora una volta la presenza di un’attrice protagonista
indiscussa del teatro italiano, Pamela Villoresi insieme a David Sebasti.
Un uomo, realizzato, pienamente occupato, apparentemente felice, in una pausa tra un viaggio e
una riunione di lavoro, viene sopraffatto da una inquietudine che mette in moto un viaggio
soggettivo e interiore, fortemente onirico che lo pone di fronte a se stesso, alle sue fantasie più
segrete, a un gioco di specchi e rifrazioni nel quale stenta a ri/trovarsi.
Le proiezioni fantastiche che affiorano dal profondo del suo essere, prepotenti e inarrestabili,
attivano e generano un “altro” da sé, attrattivo e repulsivo, fortemente seduttivo.
L’incontro pone l’uomo di fronte alla sua possibile altra identità: come un giano bifronte egli si
specchia, “la sua vita segreta” esplode in una serie di variazioni possibili, tutte vengono esplorate,
ri/vissute o ri/create.
Lungo tutto il tempo dello spettacolo le “identità” si rincorrono, si fronteggiano fino a una soluzione
possibile, sempre e comunque aperta.
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L’identità: è questo il tema centrale del testo.
E quel complesso di pulsioni/emozioni sogni e comportamenti che formano nel corso della nostra
vita quella che chiamiamo “personalità”, nel protagonista dello spettacolo trovano la più aperta
delle rappresentazioni; le possibili vie, le diverse possibilità sono percorse con ansia e desiderio fino
a una conclusione non banale, affascinante, temuta, desiderata.
T. S. Eliot nei “Quattro quartetti” scrive: “… ciò che poteva essere e ciò che è stato / tendono a un
solo fine che è sempre presente. /Passi echeggiano nella memoria / lungo il corridoio che non
prendemmo / verso la porta che non aprimmo mai / sul giardino delle rose…”
È in questo crinale, in questa zona di confine, che i protagonisti si muovono continuamente, in
bilico tra un mondo reale e uno immaginario altrettanto concreto e vissuto con la stessa intensità
della vita vera.
Il testo di Vargas Llosa è un enigma, uno scandagliare la parte più profonda e nascosta di ogni
essere umano: come egli stesso afferma “un argomento che mi ha sempre appassionato …la
finzione e la vita, il ruolo che quella gioca in questa, la maniera con cui l’una e l’altra si alimentano
e si confondono, si respingono e si completano in ogni destino individuale … e il palcoscenico è lo
spazio privilegiato per rappresentare quella magia di cui è fatta anche la vita della gente:
quell’altra vita che inventiamo perché non possiamo viverla davvero, ma solo sognarla grazie alle
splendide bugie della finzione”.
Il nostro spettacolo è un gioco teatrale che si avvale anche di linguaggi complessi, immagini
proiettate e percepite come fantasmi, che aiutano a rivelare scomode verità sepolte nel profondo
del protagonista.
La scena è uno spazio concreto che continuamente apre a una serie di altre possibili visioni,
creando così nello spettatore una vertigine, aiutandolo a rompere una visuale del quotidiano
verso un altrove possibile, verso un mondo diverso da quello reale.
Le musiche originali sostengono questo progetto evocando altri mondi possibili, nostalgie e luoghi
perduti, un giardino della memoria che mai risulta essere consolatorio.
La macchina teatrale asseconda e sostiene gli attori impegnati in questo difficile percorso al fine di
aiutarli a creare e ri/creare continuamente quella complessità che risponde al nome di identità.
Maurizio Panici
“Appuntamento a Londra” non si svolge nel mondo del reale, del veritiero, ma trasloca
nella pura soggettività del protagonista; un territorio che, nonostante al principio sembri essere
fatto solo di ricordi dolorosi e teneri, alla fine scopriamo che è fatto soprattutto di invenzioni: un
mondo di finzione. In questo modo, anche in questa opera, al di sopra e al disotto di quelli che io
volevo fossero i temi centrali della storia – l’amicizia, la forgiatura dell’identità come atto vitale
creativo e ribelle, i riti e i malefici del sesso nella vita segreta della persone – mi si impose un
argomento che mi ha appassionato in maniera ricorrente in vari dei miei romanzi e tutte le opere
teatrali che ho scritto: la finzione e la vita, il ruolo che quella gioca in questa, la maniera in cui l’una
e l’altra si alimentano, si confondono, si respingono e si completano in ogni destino individuale.
Senza dubbi, il palcoscenico è lo spazio privilegiato per rappresentare quella magia di cui è fatto
anche la vita della gente: quell’altra vita che inventiamo perché non possiamo viverla davvero,
ma solo sognarla grazie alle splendide bugie della finzione.
Mario Vargas Llosa
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Maurizio Panici
Studia architettura, dal 1976 si dedica al teatro. Dal 1979 al 1990 è attore e si occupa in particolare
di un progetto sul filosofo Friederich Nietzsche. Nel 1986 fonda la Cooperativa Argot, che si
afferma come essenziale punto di riferimento per la drammaturgia contemporanea. Ed è proprio
per l'attività svolta a favore della drammaturgia contemporanea,da sempre centrale nel suo
lavoro, che riceve tre Biglietti d'Oro AGIS. Riceve inoltre nel 1993 il riconoscimento speciale IDI
(Istituto del Dramma Italiano), nel 1994 il Premio Equa Mercede assegnato dal Sindacato Autori
Drammatici, nel 1997 il Premio della Critica dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro e nel 2007
il premio Franco Enriquez per la regia.
Testimoniano il suo costante impegno in questo settore la regia di numerosi testi di autori italiani:
da Giuseppe Manfridi (L'inno dell'ultimo anno) ad Alberto Bassetti (Sopra e sotto il ponte),da
Edoardo Erba (Vaiolo) a Pierpaolo Palladino (II cappello del papa), da Remo Binosi (Che
magnifica serata) a Luca De Bei (La Spiaggia, Premio Flaiano 2001)a Sergio Pierattini (La Maria
Zanella) i cui interpreti sono oggi alcuni tra i più interessanti protagonisti della scena italiana tra
cinema e teatro (tra gli altri,Valerio Mastandrea, Massimo Wertmuller, Marco Giallini, Rolando
Ravello, Paolo Triestino, Sabrina Impacciatore).
Una parte importante del suo impegno di regista è rivolta anche a restituire ai classici la loro
originaria dimensione popolare : esemplari in tal senso Romeo e Giulietta del 1995 (debutto al
festival di Borgio Verezzi) e Troilo e Cressida che inaugura la Biennale 1999 dei Giovani Artisti
dell’Europa e del Mediterraneo , protagonisti Antonio Latella e Danilo Nigrelli .
Dalla collaborazione artistica con Pamela Villoresi e Arnaldo Pomodoro nascono nel 1996
Antigone di Anouilh e la riscrittura di Orestea/Atridi come guerra di mafia ( Teatro Olimpico di
Vicenza1998).
La Locandiera di Carlo Goldoni, protagonista Pamela Villoresi è ospite al Théatre des Italiens nel
2000 ,la commedia musicale Liliom di Ferenc Molnar con Massimo Venturiello, Fiorella Rubino e la
partecipazione del Coro Le mystère des voix Bulgare debutta a Taormina Arte nell’agosto dello
stesso anno, I Giganti della Montagna di Luigi Pirandello, con Mariano Rigillo e Anna Teresa Rossini
inaugurano la Settimana Pirandelliana di Agrigento nel 2001.
Medea di Euripide va in scena al Teatro Antico di Taormina il 21 maggio 2003, ancora
protagonista Pamela Villoresi, con la quale mette in scena successivamente una versione
musicale di Lisistrata di Aristofane e Tre Sorelle di Anton Checov, ospitati nei più importanti teatri
italiani.
Nell’estate 2004 inizia la sua collaborazione con l’Istituto del Dramma Popolare di San Miniato per il
quale allestisce in prima rappresentazione in Italia Il Dilemma del Prigioniero di David Edgard –
protagonisti Maria Paiato e Bruno Armando - e l’anno successivo Il Custode dell’Acqua dal
romanzo di Franco Scaglia, vincitore SuperCampiello 2002, protagonisti Maurizio Donadoni e Carlo
Simoni.
L’estate 2006 segna la ripresa della collaborazione con il Festival dei due Mari per il quale allestisce
una Fedra di Seneca - protagonista quella Maria Paiato con la quale il percorso era iniziato anni
addietro, prima con La Spiaggia di Luca de Bei, poi Cinema Impero di Roberto Cavosi coprotagonista Mascia Musy - e infine La Maria Zanella di Sergio Pierattini per il quale l’attrice ha
ricevuto nel 2005 il PremioUbu. Nel 2007 va in scena, sempre al Teatro Antico di Tindari, Antigone
da Sofocle protagonisti Edoardo Siravo e Silvia Siravo .
L’estate 2006 è anche l’anno di Sul Lago Dorato con Arnoldo Foà e Erica Blanc ,che debutta al
Festival di Borgio Verezzi.
Nella stagione 2007/2008 ancora due regie che tracciano un percorso articolato ma sempre rivolto
al contemporaneo: da un lato l’allestimento di Sinfonia d’autunno di Ingmar Bergman con le
straordinarie Rossella Falk e Maddalena Crippa, dall’altro la messa in scena di una commedia
francese di Jean – Marie Chevret che ha ricevuto il Premio de la Solidarité et de l’Anti-Racisme
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attribuito dalle ONG dell’ONU (un premio per la prima volta assegnato a un autore teatrale),
L’appartamento è occupato! (Le Squat) protagonista Paola Gassman.
Infine nella stagione 2008/2009- al Teatro Manzoni di Pistoia- debutta con Marlene, novità assoluta
di Giuseppe Manfridi , protagonista Pamela Villoresi insieme a Orso Maria Guerrini e David Sebasti :
una commedia che, penetrando nel “dietro le quinte” della vita della Dietrich, scandisce in tre
capitoli le vicende di un’avventura umana sensazionale.
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San Nicolò 11 e 12 luglio
Paolo Bonacelli
in
DE PROFUNDIS
di Oscar Wilde
regia Riccardo Massai
traduzione e riduzione Masolino d’Amico
violoncello Simonpietro Cussino
azione mimica di Simone Rovida direzione organizzativa Raoul Gallini
Produzione Archètipo associazione culturale
Prima italiana
Lunga quasi cento pagine nella versione integrale, De profundis (il titolo le fu dato quando fu
pubblicata parzialmente la prima volta cinque anni dopo la morte del suo autore) è una delle più
celebri lettere mai scritte. Destinata in originale solo ad una persona, il giovane Lord Alfred Douglas
detto Bosie, fu scritta durante il secondo dei due anni di carcere duro cui Oscar Wilde fu
condannato per omosessualità e contiene tutta la storia della fatale amicizia fra il celebre scrittore
e il giovane aristocratico, vizioso, egoista e capriccioso. La vivida rievocazione della vita lussuosa e
amorale condotta dalla coppia è vista adesso con gli occhi di un uomo che la sofferenza ha
profondamente cambiato – non nel senso di farlo diventare un pentito bigotto, bensì di fargli
comprendere l’importanza di quei valori, soprattutto artistici, che l’avidità di esperienze mondane
gli aveva fatto trascurare.
Di qui l’interpretazione di Cristo come artista supremo, la cui esistenza è stata un poema. Anche da
peccatore redento Wilde rimane un esteta, mentre l’eloquenza del drammaturgo, che non gli
viene mai meno, trasforma il torrenziale sfogo in una performance da grandissimo intrattenitore.
Masolino d’Amico
La lunga lettera di Wilde è un dialogo in assenza di/con Bosie che non solo negò sempre di aver
ricevuto questa missiva, ma anche di esserne mai stato al corrente dell’esistenza della stessa. La
cella dove Wilde è detenuto diventa così il cervello stesso di Wilde che scavando nella profondità
fra ricordi e presente, si riconosce più maturo della sua età anagrafica ed arriva ad una
consapevolezza che è propria di un’età più avanzata della sua, non a caso Wilde sopravvivrà di
poco all’esperienza carceraria. Egli dunque scopre il senso del dolore permettendo a questa
epistola scritta “in carcere et vinculis” di renderlo libero.
Nel nostro spettacolo le proiezioni e gli aiuti audio accompagnano il racconto
interpretativo, così come le luci che scandiscono il tempo interno più dello spazio: i contributi
musicali creano un respiro, quasi a segnare gli appuntamenti di Wilde con la stesura della lettera
che si protrasse per quasi tre mesi.
La lettera è stata rivelata nella sua completezza solo nel 1959, nel tentativo di proteggere
fino all’ultimo l’intimità di un uomo resa pubblica per troppo tempo quando era in vita, in un
mondo forse molto più libero da pregiudizi. Ma ancora oggi questo scritto fa riflettere su temi
attualissimi come la mancata ratifica della mozione avanzata all’Onu dalla Francia che ha
proposto una risoluzione per la depenalizzazione dell’omosessualità. Tempi e situazioni che ci
sembrano estremamente lontani e inaccettabili, sono ancora (purtroppo) realtà in molte parti del
mondo, ma anche in molte parti di noi dove considerare “il peccato e la sofferenza alla stregua di
cose sante, suona molto pericoloso”.
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Riccardo Massai
Teatro Caio Melisso 27 giugno e dal 2 al 5 luglio
Samuel Beckett / Robert Wilson
Adriana Asti in
GIORNI FELICI
di Samuel Beckett
Regia, scene e ideazione luci Robert Wilson
Costumi e trucco Jacques Reynaud
Drammaturgia Ellen Hammer
Disegno luci A.J. Weissbard
Suono Emre Sevindik
Con
Adriana Asti nel ruolo di Winnie
Yann de Graval nel ruolo di Willie
Assistente alla regia Christoph Schletz
Assistente alla scenografia Valentina Tescari
Direttore di scena Sue Jane Stoker
Direttore tecnico Amerigo Varesi
Assistente ai costumi Lara Friio
Supervisione luci Marcello Lumaca
Truccatrice Laura Tosini
Delegata di produzione Kristine Grazioli
Un progetto di Change Performing Arts
commissionato da Spoleto52 Festival dei 2 Mondi e Grand Théâtre de Luxembourg
prodotto da CRT Artificio, Milano
Prima italiana
In questa commedia scritta nel 1960/61, Samuel Beckett esplora un soggetto melanconico, intriso
di umorismo, che al giorno d’oggi ancor più che in passato richiama la nostra attenzione e muove i
nostri animi: nel cammino verso la senescenza, quando ci sentiamo più fragili a causa degli effetti
del tempo, come possiamo vivere, sentire, sperare nella felicità?
Beckett ci introduce al mondo di Winnie, una donna di mezza età, interrata fino alla vita in un
tumulo. Nella visione di Robert Wilson questo è il risultato di un’eruzione nell’asfalto. La parte
inferiore del suo corpo è immobile e nascosta alla vista. Winnie comunica unicamente con le
braccia, le mani, il viso, le parole e i suoi occhi pieni di espressività. Winnie cerca di tramutare ogni
giorno in un giorno felice, cerca di trovare momenti di felicità attraverso rituali che lei stessa ha
creato: raccoglie gli oggetti quotidiani che la circondano, parla con loro e ricorda con un sorriso
momenti della sua vita passata. Questi rituali le danno la forza per trovare un significato nella vita,
nonostante la sua mobilità peggiori fino al punto in cui solo la sua testa emerge dal tumulo.
Particolarmente importante per la donna è la presenza del marito Willie, che dimostra affetto nei
suoi confronti nonostante sia di poche parole. Infine, forse al termine dell’ultimo giorno, non
sorprende che Winnie canti la loro melodia preferita, lo struggente motivo de La vedova allegra…
“Lippen schweigen”… (Ellen Hammer)
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“Ho avuto l’onore di ricevere una visita di Samuel Beckett in camerino in occasione di uno dei miei
primi spettacoli, A letter for Queen Victoria.
Si complimentò con me per il testo frammentato e non sequenziale. Quando Eugene Ionesco
recensì il mio primo spettacolo, Deafman Glance, scrisse: ‘Wilson è andato più lontano di Beckett’,
quindi quando finalmente lo incontrai ne fui molto intimidito.
Ho sempre sentito una certa affinità con il mondo di Beckett. Per alcuni versi l’ho sempre sentito
vicino al mio lavoro, ma solo adesso, dopo trentacinque anni, ho deciso di accettare la sfida e
confrontarmi con lui.
Mi piace Giorni Felici perché è allo stesso tempo molto semplice ed estremamente complesso. Si
comprende immediatamente la situazione. Se compri il biglietto di uno spettacolo intitolato Giorni
Felici, entri in teatro e vedi una donna sepolta fino al collo, puoi dimenticare la situazione e sentirti
liberamente coinvolto.
Agli inizi della mia carriera, ho visto più volte Madeleine Renaud interpretare Giorni Felici a Parigi.
Ne ammiravo la recitazione ed ero preoccupato che non avrei mai trovato un’attrice come lei e
mai avrei potuto dirigere uno spettacolo altrettanto bello.
Nella mia messinscena vedo lo spazio come una giungla di asfalto e Winnie vi è intrappolata. Le
linee sono molto severe, nette. Blu e nere. Ma c’è anche un paesaggio magico… una sorpresa.
È la prima volta che lavoro con Adriana. La comicità è tutta questione di ritmo e Adriana ha uno
straordinario senso del ritmo, il che significa che è anche una grandissima attrice comica. Adoro i
suoi enormi occhi, che sono sempre in ascolto.”
Robert Wilson
Samuel Beckett
Nato a Dublino il 13 aprile 1906 e morto a Parigi il 22 dicembre 1989, scrittore, drammaturgo e
regista irlandese. Studiò lingue e letterature romanze al Trinity College di Dublino, laureandosi con
una tesi, successivamente pubblicata, su Proust. Trasferitosi a Parigi, fu nominato lettore d'inglese a
l'Ecole Normale Supérieure divenendo il segretario di James Joyce. Frequentò gli ambienti dei
surrealisti e pubblicò alcuni romanzi tra cui Molloy (1951), Malone muore (1951) e L'innominabile
(1953). Secondo una felice intuizione di Martin Esslin, Beckett fu considerato fra i massimi esponenti
del teatro dell'assurdo, insieme a Eugène Ionesco e a Arthur Adamov. Per il teatro scrisse
Aspettando Godot nel 1952 (opera scritta prima in francese e poi tradotta da lui stesso in inglese)
che venne rappresentata per la prima volta il 5 gennaio 1953 a Parigi, al Théâtre de Babylone. Di
seguito scrisse Fin de partie (Finale di partita, 1957) e Oh les beaux jours (Giorni felici, 1960). Per il
cinema scrisse nel 1963 la sceneggiatura di Film (distribuito nel 1965) con Buster Keaton. Per la TV
tedesca realizzò come autore e regista cinque "teleplay", di notevole impatto visivo per la
sperimentazione del linguaggio e l'ideazione registica (in particolare segnaliamo Quad (1981) e
Nacht und Träume (1982). Nel 1969 ricevette il Premio Nobel per la letteratura, ma non si presentò
per ritirarlo.
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Adriana Asti
Al Piccolo Teatro di Milano, sotto la direzione di Giorgio Strehler, ha preso parte a Elisabetta
d’Inghilterra di Bruckner, Revizor di Gogol, e Arlecchino servitore di due padroni di Goldoni.
È stata diretta da Luchino Visconti in Le vergini di Salem di Arthur Miller, Angelo guarda il passato di
Thomas Wolfe, Tanto tempo fa di Harold Pinter e Teresa di Natalia Ginzburg.
Ha recitato negli spettacoli di Pirandello: Questa sera si recita a soggetto, Vestire gli ignudi, Trovarsi
e Come tu mi vuoi diretta da Susan Sontag.
È stata la Cleopatra di Shaw, Rosa Luxembourg di Squarzina ed Eva Perón di Copi.
Sotto la direzione di Luca Ronconi ha interpretato Santa Giovanna di George Bernand Shaw e
Orlando Furioso di Ariosto.
Nel 1997 ha interpretato Ceneri alle ceneri sotto la direzione di Harold Pinter.
Il suo primo ruolo in lingua francese risale al 1987 quando ha interpretato Mirandolina ne La
locandiera di Goldoni, diretta da Alfredo Arias al Théâtre de la Commune di Parigi.
Successivamente ha recitato in lingua francese in Teresa di Natalia Ginzburg al Teatro Petit
Montparnasse con la regia di Giorgio Ferrara, Emma B. vedova Giocasta di Alberto Savinio, al
Théatre du Rond-Point diretta da Pierluigi Pizzi, Nina di Roussin al Teatro Gaîté Montparnasse con la
regia di Bernard Murat e Ferdinando di Ruccello, al Théâtre du Rond-Point con la regia di Marcello
Scuderi.
Per il cinema ha recitato in oltre 50 film, diretta dai principali registi italiani, tra le sue interpretazioni:
Rocco e i suoi fratelli e Ludwig con la regia di Visconti, Accattone e Capriccio all'italiana di
Pasolini, Prima della rivoluzione di Bertolucci e altre collaborazioni con De Sica e Bolognini.
In Francia ha lavorato con Buñuel ne Il fantasma della libertà, Claire Devers in Chimère, Mathieu
Amalric in Mange ta soupe, Frederic Fisbach in La pluie des prunes, Jacques Hertaud in Les
Allumettes suédoises e Gérard Vergez in Dans un grand vent de fleurs.
Di recente è stata diretta da Marco Tullio Giordana ne La meglio gioventù.
Tra i premi ed i riconoscimenti ricevuti nel corso della sua carriera teatrale e cinematografica
ricordiamo il Premio Eleonora Duse Award, il Premio Ennio Flaiano, tre Maschere d’Oro, una Grolla
d’Oro, un David di Donatello, tre Nastri d’argento della Critica Cinematografica Italiana e il Premio
Vittorio De Sica.
Robert Wilson
Il New York Times ha definito Robert Wilson “una pietra miliare del teatro sperimentale mondiale”. Il
suo lavoro si serve di diverse tecniche artistiche integrando magistralmente movimento, danza,
pittura, luce, design, scultura, musica e drammaturgia. I suoi spettacoli sono di un’altissima intensità
estetica e di grande potenza emotiva e gli hanno procurato il consenso generale del pubblico e
della critica in tutto il mondo.
Ha ricevuto numerosi premi e onorificenze, tra cui due premi Guggenheim Fellowship (1971, 1980),
il premio Rockefeller Foundation Fellowship (1975), la nomination per il Premio Pulitzer (1986), il
Leone d’Oro per la scultura alla Biennale di Venezia (1993), il premio Dorothy and Lillian Gish alla
carriera (1996), il Premio Europa di Taormina Arte (1997), l’elezione all’American Academy of Arts
and Letters (2000) e il premio del National Design alla carriera (2001). È stato nominato
Commandeur des Arts et des Lettres (2002).
Nato a Waco, Texas, Wilson compie i suoi studi all’Università del Texas e nel 1963 arriva a New York
per frequetare l’Istituto Pratt di Brooklyn. Nel 1968 fonda la Byrd Hoffman School of Byrds, dove ha
ideato i suoi primi spettacoli. Nel 1969 Wilson presenta a New York due grandi produzioni: The King
of Spain al Teatro Anderson e The Life and Times of Sigmund Freud che debutta alla Brooklyn
Academy of Music. Nel 1971 ottiene il successo internazionale con il rivoluzionario Deafman
Glance, opera creata in collaborazione con Raymond Andrews, un ragazzo sordomuto che Wilson
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ha adottato. Dopo il debutto parigino dell’opera, l’artista surrealista Louis Aragon ha scritto di
Wilson: “Lui rappresenta ciò che noi speravamo venisse dopo e oltre noi, dal momento in cui il
Surrealismo è nato”. Considerato come figura di spicco della nascente avanguardia newyorkese,
Wilson si dedica a opere in grande scala e, con Philip Glass, crea la monumentale Einstein on the
Beach, che diviene un successo planetario cambiando la concezione convenzionale dell’opera
come forma artistica. L’opera è presentata al Festival d’Avignone e al Metropolitan di New York ed
è quindi riproposta in due tour mondiali nel 1984 e nel 1992. Dopo Einstein, Wilson ha moltiplicato le
collaborazioni con i teatri e gli enti lirici europei. Insieme a scrittori e performer di fama
internazionale, Wilson ha creato lavori originali che sono diventati pietre miliari e sono stati
presentati al Festival d'Automne a Parigi, alla Schaubühne a Berlino, al Thalia Theatre di Amburgo e
al Festival di Salisburgo. Alla Schaubühne ha creato Death Destruction & Detroit (1979) e Death
Destruction & Detroit II (1987); al Thalia ha presentato le pionieristiche/innovative opere musicali
The Black Rider (1991) e Alice (1992). All’inizio degli anni Ottanta Wilson sviluppa quello che rimane
il suo progetto più ambizioso: l’epico the CIVIL warS: a tree is best measured when it is down.
Creato in collaborazione con un gruppo internazionale di artisti, Wilson l’ha concepito come opera
centrale del 1984 Olympic Arts Festival a Los Angeles; sebbene non sia mai stato completata,
singole parti sono state presentate negli Stati Uniti, in Europa e in Giappone.
Negli ultimi due decenni Wilson ha introdotto la sua specifica sensibilità per luci, senso dello spazio
e del movimento nel repertorio teatrale tradizionale e operistico, ideando e dirigendo opere al
Teatro alla Scala, al Metropolitan, all’Opéra Bastille di Parigi, all’Opera di Zurigo, alla State Opera di
Amburgo, alla Lyric Opera di Chicago, e al Houston Grand Opera. Per citare solo alcuni titoli:
Parsifal di Wagner (Amburgo, 1991); Il Flauto Magico di Mozart (Parigi, 1991-99); Lohengrin di
Wagner (Zurigo, 1991; New York, 1998); Madama Butterfly di Puccini (Parigi,1993-98; Bologna, 1996;
Hamamatsu, 1999; Amsterdam, 2003; Los Angeles, 2004); Pelléas et Mélisande di Debussy
(Salisburgo, 1997; Parigi 2004). Ha inoltre portato in scena adattamenti innovativi di opere di scrittori
quali Virginia Woolf, Henrik Ibsen e Gertrude Stein. Nella sua carriera Wilson ha collaborato con
artisti come Heiner Müller, Tom Waits, William S. Burroghs, David Byrne, Lou Reed, Allen Ginsberg,
Laurie Anderson, Jessye Norman e Susan Sontag.
Recentemente Wilson ha completato una produzione completamente nuova, basata su un
poema epico dell’Indonesia, intitolata I La Galigo, che ha fatto un lungo tour ed è andata in
scena al Lincoln Center Festival nell’estate 2005.
Wilson continua a dirigere riprese delle sue produzioni più celebrate, tra cui The Black Rider a
Londra, San Francisco e Sydney; The Temptation of Saint Anthony a New York e Barcellona,
Erwartung a Berlino, Madama Butterfly al Bolshoi Opera di Mosca, e The Ring di Wagner al Teatro
Chatelet di Parigi.
Oltre a essere conosciuto e acclamato universalmente per le sue opere teatrali, il lavoro di Wilson
continua a essere legato al mondo dell’arte contemporanea. Complete retrospettive sono state
presentate al Museum of Fine Arts di Boston e al Centre Pompidou di Parigi. Ha curato installazioni
al Stedelijk Museum di Amsterdam, al Clink Street Vaults di Londra e al Guggenheim di New York e
Bilbao. Il suo straordinario tributo a Isamu Noguchi è stato recentemente in mostra al Seattle Art
Museum e la sua installazione per il Guggenheim Giorgio Armani retrospective è stata allestita a
Londra, Roma e Tokyo. Nel 2007 la Galleria Paula Cooper e Phillips de Pury & Co a New York hanno
presentato la sua ultima avventura artistica, VOOM Portraits, ritratti che includono personggi come
Gao Xingjian, Winona Ryder, Mikhail Baryshnikov e Brad Pitt. La mostra è stata poi presentata alla
Galleria ACE di Los Angeles, a Napoli e Spoleto. I suoi disegni, i suoi video e le sue sculture sono
conservate in collezioni private e musei in tutto il mondo. È rappresentato dalla Galleria Paula
Cooper di New York.
Wilson è anche il fondatore e il direttore artistico del Watermill Center, che ogni estate ospita
studenti e professionisti di diversi ambiti artistici da tutto il mondo, un laboratorio interdisciplinare per
le arti. Nel luglio del 2006, il Watermill Center ha costruito un nuovo edificio con alloggi e spazi per
le prove ed ha inaugurato un programma di studi della durata di un anno.
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Teatro Caio Melisso 28 e 29 giugno
Samuel Beckett / Robert Wilson
Robert Wilson in
L’ULTIMO NASTRO DI KRAPP
di Samuel Beckett
Regia, scena e ideazione luci Robert Wilson
Costumi e collaborazione alla scenografia Yashi Tabassomi
Disegno luci A.J. Weissbard
Disegno suono Peter Cerone / Jesse Ash
Assistente alla regia e direttore di scena Sue Jane Stoker
Aiuto regia Charles Chemin
Assistente alle luci Xavier Baron
Direttore tecnico Amerigo Varesi
Capo elettricista Aliberto Sagretti
Delegata di produzione Kristine Grazioli
Un progetto di Change Performing Arts
commissionato da Spoleto52 Festival dei 2Mondi e Grand Théâtre de Luxembourg
prodotto da CRT Artificio, Milano
Prima assoluta
Spettacolo in inglese con sottotitoli in italiano
L’ultimo nastro di Krapp, atto unico di Samuel Beckett, debutta il 28 ottobre 1958 al Royal Court
Theatre di Londra.
Krapp, un uomo anziano, è seduto da solo nella sua stanza a notte fonda. È il suo settantesimo
compleanno. Si prepara a fare una registrazione su bobina delle sue considerazioni rispetto
all’anno trascorso, così come ha fatto ogni anno il giorno del suo compleanno sin da quando era
giovane. Gli eventi registrati su ciascun nastro sono annotati meticolosamente in un enorme
registro, che gli consente di accedere facilmente ai ricordi del suo passato. Nel prepararsi alla
nuova incisione, ascolta una registrazione che aveva inciso circa trenta anni prima. Sente la voce
dell’uomo fiducioso e speranzoso nel fiore degli anni, e stenta a riconoscersi. Ride con ironia nel
risentire le sue vecchie ambizioni e i suoi sogni di gioventù.
In particolare c’è un passaggio che riascolta più volte, nel quale il giovane Krapp parla in modo
calmo e filosofico della fine della relazione con una donna che potrebbe chiamarsi Effi. Ai tempi
della registrazione il giovane Krapp vedeva la rottura come inevitabile e pregustava nuove
conquiste e trionfi. Ora, guardando indietro, si rende conto che quella donna è stata l’ultimo
grande amore della sua vita, e nel rinunciare a lei ha perduto, tanti anni prima, la possibilità di
essere felice.
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Robert Wilson, oltre a firmare la regia e l’allestimento, recita sulla scena.
Questa è la sua più recente apparizione nei panni di attore dall’ultimo Hamlet: a monologue.
Questo lavoro regala un’opportunità unica per apprezzare le qualità interpretative dell’artista,
offrendo una miscela del suo stile che integra con precisione e rigore movimento, luce e suono.
All’interno di questa cornice si sviluppa una struttura che lascia spazio alla libera interpretazione del
pubblico, cosa che rende emozionanti le sue rappresentazioni dal vivo.
Wilson è stato spesso paragonato a Beckett, essendo entrambi maestri della nuda semplicità che è
uno dei risultati artistici più difficili da ottenere. Niente è inessenziale, non una parola, non un
movimento.
Nella breve durata di un’ora e con poche pennellate Beckett e Wilson dipingono una visione del
mondo estremamente particolare e allo stesso tempo universale. (Sue Jane Stoker)
“Quando dirigo uno spettacolo creo una struttura nel tempo. Solo nel momento in cui tutti gli
elementi visivi sono al loro posto viene creata una cornice che gli attori devono riempire.
Se la struttura è solida, allora si può essere liberi al suo interno.
In questo caso la struttura è data per la maggior parte dal testo e spetta a me trovare la mia
libertà all’interno della struttura di Beckett. Egli descrive minuziosamente come appare la
scenografia, quali sono i movimenti, ecc.
Tutto è scritto nero su bianco.”
Robert Wilson
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Teatro San Nicolò dal 7 al 9 luglio
I PRODOTTI
teatro fisico per sei acrobati di Nairobi e danzatori anomali
Ideazione e regia Michela Lucenti e Leonardo
Coreografia Michela Lucenti/Balletto Civile
Pischedda
Con
Emanuele Braga
Maurizio Camilli
Michela Lucenti
Asamba Peter Willis Kuria
Were Stephine Odhiambo
Onaacha Erik Odida
Agero Nicholas Onyango
Raudo Hamphrey Omondi
Emanuela Serra
Mboka Churchill Wandanda
Disegni luci Tiziano Scali
Disegno sonoro Tiziano Scali, Michela Lucenti, Leonardo Pischedda, Maurizio Camilli
Immagini video Leonardo Pischedda, Emaunele Braga e Uovoquadrato
Scena Michela Lucenti e Leonardo Pischedda
Costumi Federica Genovesi
Assistente alla coreografia Emanuela Serra
Assistente alla regia Francesco Traverso
Prima italiana
Produzione BALLETTO CIVILE/ARTIFICIO23
In collaborazione con P.e.p.e Produzioni, Afro Jungle Jeegs, Fondazione Teatro Piemonte Europa
Il progetto teatrale I Prodotti vede coinvolto un gran numero di persone, fra cui, in primo luogo, un
gruppo di giovani acrobati kenioti, gli Afro Jungle Jeegs, che sono arrivati in Italia portando piccoli
spettacoli di elevata e divertente acrobazia fisica, grazie al sostegno di Artificio23 e P.e.p.e.
Produzioni.
Leonardo Pischedda, di Artificio23, gruppo che fa dell’incrocio dei generi il centro della sua
ricerca, ha proposto agli acrobati africani di interagire con altri artisti come quelli del Balletto
Civile, compagnia italiana di teatro fisico capitanata da Michela Lucenti che lavora da anni
privilegiando quasi esclusivamente il linguaggio del corpo, del canto e della danza.
Ne è nato un lungo percorso di formazione e di lavoro ancora in atto, un percorso tra Europa e
Africa, che si è sviluppato nell’arco di due anni, ottenendo un primo risultato compiuto con lo
spettacolo I Prodotti, messo in scena grazie alla collaborazione artistica fra Michela Lucenti e
Leonardo Pischedda.
Lo spettacolo è fatto di individui e dei loro corpi, e racconta una storia immersa nel bianco, che è il
colore delle cose sospese. Gli individui danzano e parlano, e il loro agire ha bisogno di mostrarsi, di
rivelarsi con strumenti semplici e diretti. Lo spettacolo parla di una specie di rumore di fondo, che si
può ascoltare spesso, quando tutto il resto tace, e di come le vite siano immerse nel freddo, anche
a Nairobi.
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Leonardo Pischedda
E’ assistente alla regia di Carlo Cecchi nell’Amleto della Trilogia Shakespeariana di Palermo dove
incontra, tra gli altri, Spiro Scimone, Francesco Sframeli e Valerio Binasco. Con quest’ultimi
partecipa alla nascita di 3 produzioni come collaboratore alla regia: Bar e La Festa e Il cortile, e
attiva un rapporto tutt’ora fecondo.
Nel 1998 (Anfitrione con Fausto Paravidino e Franco Ravera), debutta come regista, e presto
rivolge la sua attenzione a spettacoli per luoghi pubblici e luoghi non convenzionali, anche perché
dal 1999 è direttore artistico dell’Andersen Festival e dal 2007 di ARIA _ festival internazionale di
spettacolo per luoghi pubblici. Nel 2003 crea Artificio23 assieme a Marina Petrillo e Alessandra
Traini, una struttura che si occupa di festival e di produzione di spettacoli all’incrocio tra discipline e
culture teatrali: nascono i progetti La caduta perfetta, Horror vacui (diretto insieme a Michela
Lucenti) e numerose altre produzioni, tra cui il progetto di collaborazione con il gruppo keniota
degli Afro Jungle Jeegs che porta alla realizzazione di un documentario, oltre che allo spettacolo I
Prodotti (2009).
Michela Lucenti
Michela Lucenti nasce a La Spezia nel 1971, inizia a studiare danza classica e contemporanea al Centro
Studi Danza di Loredana Rovagna. Incontra il lavoro della compagnia di Pina Bausch, conoscenza
importante che segnerà profondamente le sue scelte. Nel 1990 inizia a frequentare la scuola biennale del
Teatro Stabile di Genova. Contemporaneamente nel 1991 incontra l’ultima fase del lavoro di ricerca di
Jerzy Grotowski. Nel 1993 vince una borsa di studio che la mette in contatto con Raffaella Giordano,
Giorgio Rossi, Michele Abbondanza, Adriana Boriello e Julien Anzillotti. Nel 1995 affianca Moni Ovadia
Teatro Biondo di Palermo nello spettacolo Diario ironico dell’esilio, regia di Roberto Andò. Nello stesso
anno, dalla collaborazione con Alessandro Berti, nasce a Bologna la compagnia L’Impasto. Con la Trilogia
L'Impasto compie la sua prima, lunga tournée nazionale. Dal 1995 al 2003 realizza diversi spettacoli. Nel
2003 nasce il progetto Balletto Civile, un'equipe di lavoro per la produzione e la formazione, creata per
approfondire l’idea di un proprio teatro totale, privilegiando il canto dal vivo originale e il movimento
fondato sulla relazione profonda tra gli interpreti. All’interno di questa esperienza nasceranno gli spettacoli
I Topi e KetchupTroiane, oltre a numerosi progetti pedagogici in collaborazione con le Università di Torino,
Milano, Brescia, Perugia, Bologna, Udine, Trieste e Gorizia. Con Balletto Civile realizza numerosi spettacoli.
Solo l’anno scorso debutta a Torino il Macbeth di William Shakespeare di cui Michela Lucenti firma le
coreografie con regia di Valter Malosti, a maggio 2007 debutta al Festival Andersen lo spettacolo
Battesimi; a giugno 2007 il direttore della Biennale di Venezia Settore Danza Ismael Ivo chiama Michela
Lucenti al suo fianco per lo spettacolo Il mercato del corpo e nell'estate-autunno 2007, grazie anche al
sostegno di Artificio23, prende il via lo studio e la ricerca del Progetto installativo Creature, di cui Michela
Lucenti cura l'ideazione e la coreografia con la collaborazione di Uovoquadrato mediadesign e il pittore
Mirko Baricchi.
A giugno 2008 debutta lo spettacolo Creatura alla Biennale di Venezia Festival Danza ideazione e
coreografia Michela Lucenti.
Insieme a Leonardo Pischedda cura la regia e l’ideazione di Horror Vacui (2008) e I Prodotti (2009) di cui
Michela Lucenti firma anche le coreografie.
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Fonti del Clitunno 3 e 4 luglio
IN ALTO MARE
di Slawomir
Mrozek.
Allestimento e regia Stefano Alleva.
Con
Michele Nani Naufrago Grosso
Francesco Rossini Naufrago Medio
Andrea Dezi Naufrago Piccolo
Ewa Spadlo Il Postino
Igor Horvat Il Servitore
Associazione Culturale Harvey in collaborazione con Comune di Campello sul Clitunno
In Alto Mare è un atto unico scritto dal grande autore polacco Slawomir Mrozek nel 1961.
Testo imperniato sul rapporto carnefice-vittima in una situazione senza vie d’uscita, rappresenta
con mirabile ironia e divertimento l’aspetto assurdo e, a volte grottesco dell’esistenza.
Si narra la vicenda umana di tre naufraghi a bordo di una zattera: il Naufrago Grosso, il Naufrago
Medio e il Naufrago Piccolo. I tre personaggi devono affrontare il terribile problema della
mancanza di viveri e la conseguente necessità di procurarseli nel modo più atroce: decidere
quello dei tre che dovrà essere sacrificato per la sopravvivenza degli altri due.
Il testo si snoda sorretto meravigliosamente da un’ironia acuta e intelligente, senza mai scadere
nella farsa o, peggio ancora, nella volgarità.
Nel suo dipanarsi rappresenta un continuo rincorrersi tra realismo e surrealismo, tra concreto e
astratto, tra poetico e grottesco.
Pur trattandosi di una piéce che si muove sul filo di una sottile acutezza, non si corre mai il rischio di
addentrarsi in forme intellettualistiche destinate ad un pubblico limitato ed elitario, bensì il testo
consente l’approccio diretto e il coinvolgimento di ogni tipo di spettatore.
Per la 52ma edizione del Festival dei 2Mondi di Spoleto lo spettacolo viene presentato in un
suggestivo e particolare allestimento: si svolgerà a bordo di una vera e propria zattera
galleggiante nel meraviglioso contesto delle Fonti del Clitunno a Campello, a pochi chilometri dal
centro di Spoleto.
Della messa in scena fanno parte anche tre musicisti che vogliono rappresentare l’estensione
metaforica delle anime dei tre personaggi.
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Teatro Nuovo dal 9 al 12 luglio
Aristofane
LE NUVOLE
Traduzione Letizia Russo
Regia Antonio Latella
Con
Marco Cacciola, Annibale Pavone,
Maurizio Rippa, Massimiliano Speziani
Scene e costumi Annelisa Zaccheria
Suono e musiche Franco Visioli
Ideazione luci Giorgio Cervesi Ripa
Produzione Teatro Stabile dell’Umbria diretto da Franco Ruggieri
in collaborazione con Spoleto52 Festival dei 2Mondi
Prima italiana
La partecipazione del Teatro Stabile dell'Umbria a Spoleto 52 Festival dei Due Mondi nasce dal
legame ideale che unisce le due Istituzioni, da sempre votate al sostegno e alla promozione delle
arti sceniche: con questo spirito, lo Stabile umbro presenta in prima assoluta al cinquantaduesimo
Festival di Spoleto Le Nuvole di Aristofane, per la regia di Antonio Latella.
Nel 423 a. C., quando Le Nuvole va in scena per la prima volta, Aristofane (presumibilmente 450 –
388 a.C.) è un giovane commediografo già affermato che coglie con la nuova opera, forse, il suo
successo più importante. Ancora oggi Le Nuvole è la commedia antica più rappresentata,
assieme a Gli Uccelli, a Lisistrata e a Le Rane, appartenenti alla maturità del commediografo.
Il suo esordio era avvenuto, più o meno, quattro anni prima, quando Atene, sfiancata da una
violenta epidemia di peste, era già nel pieno della guerra del Peloponneso. Le sue prime due
commedie non ci sono pervenute ma ne conosciamo l’argomento e sappiamo che, fin dai suoi
inizi, Aristofane calò la realtà contemporanea nel genere comico e, più di una volta, personaggi
pubblici dell’epoca hanno agito nel suo teatro, fatti oggetto dal commediografo di una satira
aggressiva e pragmatica. Il giovane Aristofane viveva il suo presente come decadenza dell’età
d’oro di Atene e contestava sia la politica della supremazia ad ogni costo, sia la filosofia e la
poesia che si erano allontanate dalla tradizione e ricercavano nuovi metodi e nuovi linguaggi.
Socrate, suo contemporaneo, anche se più vecchio di quasi vent’anni, è il personaggio centrale
de Le Nuvole, rappresentato come un buffo vecchio, che però parla da sofista ed è maestro di
disonestà intellettuale. L’involontario protagonismo di Socrate in questa commedia ha da sempre
suscitato curiosità e divertimento nei lettori e negli spettatori.
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“LE NUVOLE sono tutto e non sono niente, sono i nostri desideri e le nostre paure, le nostre gioie e i
nostri orrori, e diventano tutto ciò che vogliamo ma non potranno mai essere. Eppure in quel gesto
estremo compiuto dall’uomo (la distruzione per la sopravvivenza) la sola cosa che si salverà sono
LE NUVOLE che non sono mai state e mai esistite, quindi sono indistruttibili, come i pensieri, LE IDEE
[…]
Il gi uo c o del Te at r o si m ol t i p l i ca i n que st a c om m edi a u m ana, la port a d ell a
con o sc en za si è f at t a m i n usc ol a, va rca rla è i m pegnat i vo m a è di et ro a q u el
cancell o di v el l ut o r o ss o ch e si i m parano i t r ucchi d ella f i nz i one, a bl uf f are s ull a
veri t à o a s ap e rl a ri con o sce r e […]
Q ue st a c om m edi a a n t i ca n on m et t e i n scena un p er s ona ggi o m a l’I C O N A di un
PE RS O N A G GI O, ch e h a n om e S O C R A TE e i l lu og o che l o o spi t a, IL PE N S A T OIO, è i l
ver o p er s ona ggi o c o n i l q ual e St re psi ade si dev e c onf r ont ar e : un l u og o n o n lu o g o,
un o sp azi o ch e h a p ort e da v arc are m a non ha par et i , una st anza d o ve i l Ma est r o
pu ò s osp en der si n el l ’ari a, l on t an o d alla banali t à della f o rz a di gravi t à; s ol o c os ì
pu ò pen sa re, ri f l et t ere, cr ear e, p r epar ar e di sc or si gi ust i e i ngi ust i , un l u og o d ov e
l ’i naf f erra bi le di ven t a f orm a m a rest a i ncom pr en si bi le per i l s u o cont i nu o m ut ar e
es se nz a. Il Pen sat oi o, p er s on a ggi o ch e non è m a schi le né f em mi ni le, non pu ò
es se re, c om e i ron i ca m en t e Ari st of an e f a di re a S oc rat e, n é p oll o n é p oll a. […]”.
Antonio Latella
Antonio Latella
Antonio Latella nasce a Castellammare di Stabia nel 1967. Dopo aver frequentato la scuola del
Teatro Stabile di Torino diretta da Franco Passatore e la scuola de La Bottega Teatrale di Firenze
diretta da Vittorio Gassman, inizia la sua professione teatrale come attore. Dal 1986 al 2000, lavora,
fra gli altri, con: Pagliaro, Di Marca, Ronconi, Gassman, Castri, De Capitani, Syxty, Bruni, Piscitelli. Fra
il 1997 e il 1998, mette in scena i suoi primi spettacoli come regista. Nel 1999, con Otello, affronta
per la prima volta il teatro di Shakespeare; a questa, seguono le messinscene di: Macbeth, Romeo
e Giulietta, Amleto. Nel 2001 vince il premio speciale Ubu per il progetto “Shakespeare e oltre”.
Torna a Shakespeare, una prima volta nel 2001, con uno studio sul Riccardo III, poi, nel corso del
2003, mette in scena La dodicesima notte, La tempesta, La bisbetica domata. Parallelamente, dal
2001 al 2004, si dedica anche a Genet (Stretta sorveglianza, I negri, Querelle) e a Pasolini ( Pilade,
Porcile, Bestia da stile). Nella primavera 2004 è all’Opéra di Lione con l’Orfeo di Monteverdi, sua
prima regia lirica, alla quale seguono, nell’autunno dello stesso anno, la regia dell’Orfeo e Euridice
di Gluck al Piccinni di Bari e, nel luglio 2005, la regia della Tosca di Puccini allo Sferisterio di
Macerata. Nel 2004, riceve il premio Vittorio Gassman come miglior artista dell’anno. Nel novembre
dello stesso anno, con Edoardo II, affronta per la prima volta il teatro di Christopher Marlowe. A
ottobre 2005, porta in scena un testo filosofico di Giordano Bruno mai rappresentato prima, La
cena de le ceneri, premiato dall’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro: “Spettacolo
dell’anno”, nel settembre 2006. Nel giugno 2006, al Festival delle Colline Torinesi, a conclusione di
un intenso lavoro di sperimentazione iniziato nell’inverno 2004 a Berlino, Latella presenta al
pubblico italiano lo Studio su Medea, un racconto in tre capitoli del mito di Medea. Premio UBU
2008, come migliore spettacolo dell’anno. Durante l’estate 2006, ha condotto l’Atelier su Pericle,
nell’ambito della terza edizione del Progetto Thierry Salmon, diretto da Franco Quadri per l’Ecole
des Maîtres. Dal lavoro dell’Atelier è scaturito lo spettacolo Pericle, da William Shakespeare, di cui
Latella ha curato adattamento e regia, presentato come “Creazione del Progetto Thierry Salmon –
la nuova Ecole des Maîtres 2006 - 2007 diretto da Franco Quadri”, che ha debuttato nel luglio 2007
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al Festival del Teatro della Biennale di Venezia – 39. Nella Stagione Teatrale 2006/2007, ha messo in
scena Le lacrime amare di Petra von Kant di Rainer Werner Fassbinder, con Laura Marinoni
protagonista e con alcune delle attrici del suo gruppo comprimarie, e Aspettando Godot di
Samuel Beckett, con un quartetto dei suoi attori nei ruoli principali. A ottobre 2007, ha debuttato in
prima assoluta al San Nicolò di Spoleto con Moby Dick da Herman Melville. L’elaborazione
drammaturgica del romanzo, pubblicato nel 1851, è stata curata da Federico Bellini. Lo spettacolo
ha segnato l’incontro fra Latella e Giorgio Albertazzi, interprete ideale del Capitano Achab,
circondato da un bel gruppo di attori, assidui compagni di lavoro del regista. Nel marzo 2008,
Latella ha messo in scena a Colonia La trilogia della villeggiatura, con attori tedeschi e italiani.
Intanto, fin dall’inizio del 2007, aveva cominciato a lavorare con tutto il gruppo su un progetto di
studio e smontaggio di Amleto, che ha debuttato nel giugno 2008 al Teatro Astra di Torino,
nell’ambito del Festival delle Colline Torinesi, con il titolo: NON ESSERE progetto Hamlet's Portraits.
Da sempre Antonio Latella vive il suo lavoro come un bisogno primario: si avvicina a un autore, al
suo mondo, al suo tempo e vi si ferma a lungo. Comunque, arriva alla messinscena sempre
attraverso un percorso laboratoriale di conoscenza. Questo suo modo di lavorare fa sì che ogni
sua regia sia, al contempo, uno spettacolo a sé e parte di un progetto di ricerca e ha favorito, nel
tempo, la formazione di un gruppo di attori e di collaboratori con i quali egli mantiene un rapporto
di elezione.
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Teatro Caio Melisso 11 luglio ore 17.00
SERIAL PLAIDEUR
di e con Jacques
Vergès
Spettacolo in francese con sottotitoli in italiano
Prima italiana
Il famoso avvocato francese Jacques Vergès sale sul palcoscenico per dirci che difendere è un
modo di vivere. Ci spiega che durante un processo, sotto i nostri occhi si svolge un vero e proprio
dramma, un duello fra l’accusa e la difesa. L’avvocato e il pubblico ministero raccontano due
storie non vere ma verosimili. E quando anche l’ultima eco dell’eloquenza è svanita, nell’aula non
si tratta tanto di affermare il diritto alla verità, quanto di proclamare il vincitore.
Si può affermare dunque che la verità non è alla portata della Giustizia?
Jacques Vergès
Nato nel 1925 a Ubon Rachtani (nell’attuale Thailandia) da padre di Réunion e madre vietnamita.
Fin dall’adolescenza è molto sensibile alle questioni politiche, e una volta ottenuto il diploma
superiore lascerà l’isola di Réunion per unirsi alla Resistenza in Francia. Nel 1945 aderisce al Partito
Comunista Francese, che lascerà nel 1957. Si laurea in giurisprudenza, e la sua attività di avvocato
sarà sempre influenzata dalle sue posizioni politiche. Dal 1970 al 1978 è letteralmente sparito, e non
ha mai voluto rivelare dove avesse trascorso quegli anni, sebbene si sia ipotizzato che potesse
trovarsi in Libano, a Mosca o a collaborare con i khmer rossi di Pol Pot.
Noto per il suo anticolonialismo, nella sua carriera ha difeso i guerriglieri algerini come Djamila
Bouhired, il criminale di guerra nazista Klaus Barbie, il terrorista Carlos, impostando le sue difese in
modo del tutto originale: il processo definito “di rottura” vede l’accusato mettere sotto accusa
coloro che lo processano, chiamando l’opinione pubblica a testimoniare.
Teatro Caio Melisso 10 luglio ore 16.00
L’AVOCAT DE LA TERREUR
Un film di Barbet Schroeder
FRANCIA 2007
Comunista, anticolonialista, di estrema destra? Un’indagine appassionante sulla vita
del grande avvocato Vergès
Teatro Caio Melisso 10 luglio ore 18.30
INCONTRO con Jacques Vergès
Come può un avvocato difendere tali criminali?
“Con lo stesso animo con cui un medico non potrebbe rifiutarsi di curarli.
…La professione di avvocato non è soltanto l’esercizio di una tecnica ma anche e soprattutto una
attitudine ad assumere su di sé l’umanità di tutti gli uomini, colpevoli o no che essi siano.”
Jacques Vergès
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(da una intervista di Frédéric Franck a Jacques Vergès)
Una scena di teatro è esattamente il luogo dove possono svolgersi i processi impossibili nella
realtà. Se dopo la guerra si fosse potuto celebrare il suo processo, avrebbe accettato di difendere
Adolf Hitler? E se sì, a cosa sarebbe potuto assomigliare un processo di rottura (n.d.t., un processo
in cui l’accusato si fa accusatore e chiama a testimone l’opinione pubblica) nei confronti di un
uomo simile, che avrebbe avuto in primo luogo fra i capi d’accusa il concetto di “soluzione finale”,
lo sterminio degli ebrei d’Europa, degli omosessuali, dei gitani?
Difendere Hitler è ovviamente il sogno di qualsiasi avvocato degno di questo nome, di un artista
giudiziario e non di un esperto dell’arrampicata sociale. E per istruire il suo caso, ci si dovrebbe
basare non su Mein Kampf, opera di circostanza e luogo comune di tutti i razzismi dell’epoca, ma
sulle conversazioni raccolte con precisione da Martin Bormann, dalle quali viene fuori un eroe
dostojveskiano, un posseduto, uno Stavrogin in grado di realizzare tutte le sue sfide alla morale
corrente, più preoccupato dell’estetica che della razionalità. E’ il genere di personaggio ambiguo
fatto per dare origine ai miti più contraddittori.
Aprile 2009: Osama Bin Laden viene catturato nelle montagne pachistane nella zona di confine
dell’Afghanistan dall’esercito americano. Non oppone alcuna resistenza. La sceglie come
avvocato difensore. Accetta? Quale processo di rottura per l’uomo dell’undici settembre? Come
penserebbe di difenderlo?
Accetterei di sicuro. In questo caso la difesa è semplice. Voi occidentali occupate materialmente
parte della comunità dei musulmani e spiritualmente la totalità, visto che capi di stato e re sono
pedine nelle vostre mani. Noi portiamo la guerra da voi come voi la portate da noi. E gli attentati
che noi commettiamo non sono diversi dai bombardamenti e dagli embargo di cui sono vittime i
civili da noi.
Una notizia, dopo l’invasione dell’Iraq da parte dell’esercito americano, diceva che in un paese
dell’Africa del Nord si pensava a un processo contro l’uomo più potente del mondo, il presidente
americano George W. Bush. Un processo simile oggi è evidentemente impossibile, tranne che in un
solo posto al mondo: una scena di teatro. Di più, non di in un teatro di stato, ma di un teatro privato,
il Théâtre de la Madeleine. Lei ha dichiarato che assumerebbe anche la difesa di Bush. Come
imposterebbe la sua difesa? Come spiegherebbe l’intervento in Afghanistan, l’intervento in Iraq e il
campo di Guantanamo? Anche in questo caso, come sarebbe un processo di rottura contro
George Bush?
Il processo Bush non può essere un processo di rottura, perché la sua azione corrisponde alla
morale dell’Occidente. C’è un mondo del Bene, il nostro, e un mondo del Male, quello degli altri, e
la terra è troppo piccola perché possano coesistere. E’ necessario che uno dei due scompaia. Dal
momento che siamo noi i più forti sarà il mondo degli altri. E non c’è da stupirsi che i nostri metodi
non corrispondano a quello che dichiariamo di credere, poiché in una situazione di guerra non
vigono le stesse regole che scandiscono la normalità.
Ci sembra che uno dei fili conduttori della sua opera di avvocato attraverso i suoi incarichi
successivi e contraddittori siano le pressanti domande rivolte alle certezze e alla buonafede del
mondo occidentale. E’ come se lei obbligasse i potenti del mondo a guardarsi in uno specchio.
Nel ripensare alla sua vita, non è questo che l’ha guidata? Consapevolmente o
inconsapevolmente? Oppure questa è una visione troppo riduttiva?
Come Tolstoi è stato secondo Aragon lo specchio della rivoluzione russa e Chrétien de Troyes
quello della società feudale, dei suoi costumi, delle sue grandezze e delle sue debolezze, i processi
sono effettivamente lo specchio della nostra società. Ogni epoca ha lo specchio che si merita, ma
c’è della Bellezza nell’orrido e Goya non è meno umano di Raffaello.
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L’approccio ludico ed estetizzante che le è proprio rivela una distanza riguardo alla ricerca della
verità? E se sì, è perché ai suoi occhi non c’è verità? O piuttosto perché ai suoi occhi coesistono
allo stesso tempo riguardo alla stessa azione una pluralità di verità, nessuna delle quali lo è più
delle altre?
Dovrei citare Pascal: “Verità di qua dai Pirenei, errore al di là”. Nessuna verità può emergere da un
processo, perché più importante dei fatti è l’uomo e quell’uomo sfugge alle lenti offuscate dei
nostri giudici, alla logica binaria degli interrogatori. Da questo viene la bellezza ambigua dei
personaggi nei processi riusciti, pronti a tutte le metamorfosi. Giovanna d’Arco, comandante di
soldati, diventa strega, poi santa; il contrabbandiere Mandrin diviene un cavaliere senza re;
Raymond la Science non è lo stesso agli occhi di un banchiere e agli occhi di un proletario.
Quando lei sostiene che il ruolo dell’avvocato arriverebbe fino a dare un senso alla vita
dell’accusato, non si rivela un insospettato umanista?
Se si intende per umanesimo il fatto di considerare l’uomo come fine unico, sono un umanista. Ma
quando l’umanesimo diventa umanitarismo e l’umanitarismo dà il diritto di giudicare gli altri sulla
base dell’immagine ideale che si ha di sé, non sono un umanista. Il vero umanista è un pacifista.
L’umanitarista, un aggressore in buonafede.
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San Nicolò 10 luglio
SIGNORA MADRE, PADRE MIO CARO
da Post Mortem di Albert Caraco
e Lettera al padre di Franz Kafka
Versione scenica Furio Bordon
Con
Sandro Lombardi e Massimo Verdastro
Produzione Mittelfest 2009
Prima assoluta
Post Mortem
Albert Caraco nasce a Costantinopoli in una ricca famiglia ebraica. La sua vita è all’insegna del
nomadismo, delle sterminate letture e della solitudine. I numerosi libri da lui pubblicati non ebbero,
finché l’autore visse, alcuna eco. Caraco si uccide nel 1971, il giorno dopo la morte del padre.
Oggi egli viene scoperto come uno dei pensatori più singolari ed estremi dei nostri anni.
Post mortem, da cui è tratta la prima parte dello spettacolo, fu scritto da Caraco subito dopo la
morte della madre, a cui lo legava un tropicale rigoglio di amore, disamore, odio, dipendenza,
passione. Così, in “linguaggio amoroso”, e quasi scandendo un’omelia funebre, Caraco ha
raccontato un rapporto terribile per intensità e ambivalenza. Sua madre, donna frivola, devota a
ciprie e belletti, ornamento di feste in consolati sudamericani, era al tempo stesso “madre
divoratrice” e “Mater Gloriosa”. Caraco la celebra come un sacerdote, conscio di essere stato
sessualmente mutilato dalla dea. Ma quella mutilazione aveva segnato anche la sua iniziazione. E
il figlio aveva rincarato sui precetti della madre: lei voleva solo fargli rifiutare il sesso (quindi le altre
donne), lui si spinse fino a rifiutare la vita e passò i suoi anni a scandagliare, in perfetta solitudine, e
nella più pura prosa classica, il Nero dell’esistenza. In lui il nulla aveva preso il posto di Dio.
“Attendo la morte con impazienza ed arrivo ad augurami il decesso di mio padre, poiché non oso
uccidermi prima che se ne vada. Il suo corpo non sarà ancora freddo quando io non sarò più al
mondo” scriveva Albert Caraco in Ma confession. E nel settembre 1971 questo si avverò.
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Lettera al padre
La narratività, o la drammaticità quasi teatrale, della Lettera al padre- seconda parte dello
spettacolo- non è data solo da lacerti di dialogo, e nemmeno da allusioni più o meno velate a
opere gloriose della narrativa kafkiana. Questo sapore, che a noi pare fortissimo, è diffuso ovunque
e costituisce la vera caratteristica del presente scritto: che è, non meno che nelle novelle La
condanna o La metamorfosi, uno scontro “sceneggiato” tra padre e figlio, oltre che,
naturalmente, confessione autobiografica e esercizio di autoanalisi. Forse fin dall’inizio Kafka
sentiva che quella lettera non era indirizzata al padre oggettivo ed esterno ma a quello soggettivo
e interno: un ennesimo colloquio con uno spettro interiore. Come si dice dei pazzi, insomma, Kafka
“parlava da solo”: e questa lettera non sarebbe che un angoscioso soliloquio affidato alla carta
scritta.
Noi oggi leggendo queste pagine siamo fortemente indotti a parteggiare: ovviamente per il figlio,
geniale, la vittima, contro il padre ottuso, il carnefice. E’una tentazione quasi fatale, ma che va
rifiutata. Del resto lo stesso Kafka non l’avrebbe gradita. Pur lanciando al padre accuse di enorme
gravità, si premura tuttavia di mettere in luce i lati positivi del genitore, ma più ancora di
evidenziare i lati negativi di se stesso. I buoni e i cattivi, in questo testo, non sono divisi da un taglio
netto, così come non lo sono i felici e gli infelici. Se mai si potrebbe ritenere che tutti, padre figli
moglie, sono ugualmente infelici, che tutti nutrono ottime intenzioni pessimamente realizzate. Circa
l’origine di tutto ciò, non resta che ipotizzare “qualcosa che non funziona o che funziona male
nella macchina uomo”. E questa Lettera al padre è un documento terribile e per nulla letterario di
questa spaventosa incongruenza, di questa ostinata follia “senza metodo” che fin dalla notte dei
tempi avvelena ogni nostra più promettente giornata.
Italo Alighiero Chiusano
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Chiostro San Nicolò dal 27 giugno all’11 luglio
The Kitchen Company
Gerald Sibleyras e Jean Dell
UN PICCOLO GIOCO SENZA CONSEGUENZE
Traduzione di Giulia Serafini
Adattamento e Regia Eleonora D’Urso
Con
Luca Avagliano
Daria D’Aloia
Ilaria Falini
Daniele Parisi
Diego Venditti
Scene e costumi Roberta Airoldi
Musiche originali Maria Pierantoni Giua
Luci Raffaele Perin
Aiuto regista Vanessa Angeli
5 Premi Molière 2003
Prima Italiana
Un piccolo gioco senza conseguenze di Gerald Sibleyras e Jean Dell è un testo teatrale
incredibilmente comico, una macchina perfetta che vede in scena 5 giovani personaggi di circa
26 anni i quali, per una piccola bugia detta per scherzo, si ritrovano coinvolti in un meccanismo a
domino che cambierà radicalmente le loro vite.
Il titolo è appunto ironico, poiché il gioco a cui si fa riferimento è quello che la protagonista,
Chiara, innesca fin dalle prime battute, un gioco che, articolato in un susseguirsi di colpi di scena,
avrà, di fatto, delle conseguenze catastrofiche.
La vicenda è molto semplice: durante la festa che celebra la vendita del casale di campagna
della famiglia del protagonista (Bruno), la sua fidanzata (Chiara), pur di mettere a tacere il cugino
di Bruno (Patrizio), da sempre sostenitore agguerrito della coppia e rompiscatole sopraffino, gli
confessa che la sua storia con Bruno si è appena conclusa. La notizia rimbalza sulla bocca di tutti
gli invitati e Bruno, preso di sorpresa, si ritrova, suo malgrado, a dover reggere il gioco iniziato da
Chiara. Entrambi, però, sono ignari di quanto questa piccola bugia riuscirà a scatenare poiché, già
da tempo, c’è chi aspetta la fine del loro fidanzamento apparentemente perfetto per approfittare
della situazione.Ed ecco entrare in gioco gli atri due personaggi della commedia: la migliore
amica di Chiara (Alessia), e un amico d’infanzia di Bruno (Sergio).
Se Alessia si scoprirà essere stata oggetto del tradimento di una notte da parte di Bruno e da quel
dì segretamente innamorata di lui, Sergio giocherà una partita sporchissima, poiché sotto la
maschera da bravo ragazzo e amicone di famiglia nasconde invece un unico intento: conquistare
Chiara.Alessia e Sergio saranno il motore che porterà alla rottura definitiva del fidanzamento tra
Bruno e Chiara. Abilissimi, tesseranno la loro tela per accalappiare i sempre più confusi protagonisti
finché riusciranno ad ottenere esattamente ciò che volevano: Sergio farà sua Chiara nel capanno
degli attrezzi e la rapirà con lo scooter, mentre Alessia consolerà Bruno il quale, passivamente,
accetterà l’amore di lei. Il meccanismo comico è ben condotto da Patrizio, il quale, con continue
gags, creerà imbarazzi, equivoci e farà disastri irreparabili.
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Il finale riserva un contentino anche al pedante Patrizio poiché, nullafacente e nullatenente,
sfrattato dal casale ora in vendita e senza un luogo dove andare, approfitterà scaltramente della
situazione per insediarsi in casa di Bruno e Chiara, casa che, viste le conseguenze del piccolo
gioco, i due protagonisti ormai divisi non abiteranno più.
Una commedia tipicamente francese, affidata alla bravura dei 5 interpreti, un testo che affronta
un tema certamente attuale e che coinvolge tutti, poiché rispecchia le dinamiche relazionali della
coppia, indaga l’autenticità dei rapporti e si interroga sul valore dell’amicizia, soprattutto quando
questa lascia inesorabilmente posto al desiderio. La scena è semplice ed è ambientata in esterno
per tutti e tre gli atti. Il I° e il III° si svolgono davanti alle scale del retro del casale di campagna; il II°
in un prato poco distante.
Eleonora d’Urso
Sono ormai 20 anni che produco spettacoli teatrali, ho iniziato nel maggio del 1989.
Da allora ho fatto nascere circa 60 spettacoli.
Alla fine di questa stagione, gli spettatori che avranno visto i miei spettacoli saranno circa
3.000.000. Non pochi. Si sono divertiti, si sono commossi, si sono scandalizzati, hanno conosciuto
autori nuovi e hanno evitato per qualche sera di guardare una delle peggiori televisioni del
mondo.
Alcuni spettacoli sono venuti particolarmente bene, altri meno, ma credo che sia normale.
Ho avuto la fortuna di incontrare e di lavorare con artisti di grande talento:
Ricky Tognazzi, Lino Capolicchio, Simona Izzo, Carlo Delle Piane, Anna Bonaiuto, Ombretta Colli,
Massimo Venturiello, Simona Marchini, Claudio Bisio, Bebo Storti, Gastone Moschin, Marzia Ubaldi,
Sergio Castellitto, Margaret Mazzantini, Lauretta Masiero, Luigi Pistilli, Luca Barbareschi, Marcello
Bartoli,Andrea Brambilla, Nino Formicola, Nancy Brilli, Giobbe Covatta, Paolo Graziosi, Enrico
Montesano, Alessandro Gassman, Johnny Dorelli, Paolo Villaggio, Claudia Gerini, Gianmarco
Tognazzi, Pierfrancesco Favino, Stefania Sandrelli, Luciano Virgilio, Claudia Cardinale, Marina
Massironi, Antonio Catania, Peter Stein (solo per una lettura del Faust), Stefano Accorsi e Lucilla
Morlacchi.
Ho deciso di cambiare rotta, qualche mese fa ho incontrato circa 150 giovani attori e attrici tutti
diplomati nelle principali Scuole Italiane, ne ho selezionati una trentina, con loro ho dato vita a una
nuova Compagnia la THE KITCHEN COMPANY. Il nucleo di questa compagnia è formato da 15
attori e 15 attrici (quasi tutti diplomati all’Accademia Silvio d’Amico e con un’età media di 24 anni).
Mi impegnerò affinché gli attori della TKC possano interpretare almeno due/tre personaggi
all’anno e vengano diretti da registi molto diversi tra loro, di modo che questi li aiutino a crescere.
Ho diviso il lavoro da affrontare in 3 fasi.
La PRIMA FASE è quella composta dagli spettacoli pensati per la stagione teatrale 2009-2010,
ovvero THE KITCHEN di Arnold Wesker, NEMICO DI CLASSE di Nigel Williams, UN PICCOLO GIOCO
SENZA CONSEGUENZE di Gerald Sibleyras e Jean Dell e MEA CULPA di Eleonora d’Urso.
Nella SECONDA FASE, che dovrebbe coincidere con la stagione 2010/2011, mi piacerebbe che
Sergio Castellitto, Sergio Rubini, Ricky Tognazzi, Luca Barbareschi e Carlo Verdone firmassero una
regia per TKC. Nella TERZA FASE vorrei che ci fosse un’apertura verso l’estero, vorrei vedere gli attori
diTKC diretti da Edward Hall, da Debora Warner, da Luc Bondy, da Janusz Kica, e da tanti altri.
Tutto ciò non si potrà mai realizzare senza l’aiuto concreto dei direttori dei teatri, dei circuiti teatrali,
dei festival e, in molti casi, anche degli assessori alla cultura, ed ovviamente dei giornalisti;
naturalmente sarà un cammino arduo e complesso, eppure ho la sensazione che provare a far
nascere una Compagnia di questo tipo proprio adesso, in un periodo in cui l’Italia è attanagliata
da una crisi profonda non solo economica ma anche e, soprattutto, culturale, ebbene, credo che
provarci sia giusto e per me indispensabile. Confido molto nella voglia di reagire, di dare uno
scossone ad un teatro che sembra in letargo ma con il serissimo pericolo di non svegliarsi più.
Massimo Chiesa
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Luca Avagliano
Nasce a Prato nel 1982.
Nel 2008 si diploma presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico di Roma.
TEATRO
Nemico di Classe, di Nigel Williams (debutto maggio 2009), regia Massimo Chiesa. Produzione The
Kitchen Company.
The Kitchen, di Arnold Wesker, regia Massimo Chiesa. Produzione The Kitchen Company.
Ichundich, di Else Lasker-Schüler, regia Cesare Lievi.
Kvetch, di Steven Berkoff, regia Massimiliano Farau.
La Trilogia di Ircana, di Carlo Goldoni, regia Lorenzo Salveti (Biennale Teatro di Venezia).
San Diego, di David Greig, regia Renata Palminiello (Festival Intercity Edinburgh; Teatro della
Limonaia di Sesto Fiorentino).
I Cognati, di M. Tremblay, regia Barbara Nativi.
CINEMA
Dieci Inverni, regia Valerio Mieli
Daria D’Aloia
Nasce a Napoli nel 1985.
Nel 2006 frequenta un corso di studi presso l’American Conservatory Theatre of San Francisco.
Nel 2008 si diploma presso l’Accademia Nazionale D’arte Drammatica Silvio D’Amico di Roma.
TEATRO
The Kitchen, di Arnold Wesker, regia Massimo Chiesa. Produzione The Kitchen Company.
Mea Culpa, scritto e diretto da Eleonora d’Urso, debutto AstiTeatro 2008.
Sogno di una notte di Mezza estate, di W. Shakespeare, regia Maurizio Panici.
Manto di Luna, di P. Ridley, regia Massimiliano Farau.
Nuovo Ordine del Mondo, di H. Pinter, regia Massimiliano Farau.
Amata Mia, regia Giancarlo Sepe.
CINEMA
Guardami dentro, regia Corrado Veneziano.
Daniele Parisi
Nasce a Roma nel 1982.
Nel 2008 si diploma presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico di Roma.
TEATRO
Nemico di Classe, di Nigel Williams (debutto maggio 2009), regia Massimo Chiesa. Produzione The
Kitchen Company.
The Kitchen, di Arnold Wesker, regia Massimo Chiesa. Produzione The Kitchen Company.
Svenimenti, dagli Atti Unici di A. Čechov, regia Lilo Baur.
Hey girl!, regia Romeo Castellucci – Societas Raffaello Sanzio.
La trilogia di Ircana, di Carlo Goldoni, regia Lorenzo Salveti (Biennale Teatro di Venezia).
Arresto in seguito a un guasto, da F. Dürrenmatt, regia Giulia Dietrich, Teatro Vascello.
Diyalog Strabenkinder 06, regia Lorca Renoux, Diyalog TheaterFest di Berlino.
CINEMA
Aspettando Godard, regia Alessandro Aronadio; A-movie production – Lucky Red
Il grande sogno, regia Michele Placido.
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Diego Venditti
Nasce a Napoli nel 1982.
Nel 2008 si diploma presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico di
Roma.
TEATRO
The Kitchen, di Arnold Wesker, regia Massimo Chiesa. Produzione The Kitchen Company.
Oreste, di Vittorio Alfieri, regia Mario Ferrero.
La trilogia di Ircana, di Carlo Goldoni, regia Lorenzo Salveti (Biennale Teatro di Venezia).
Ioeio, di E. Lasker-Shuler, adattamento e regia Cesare Lievi.
ILARIA FALINI
Nasce a Marsciano (Perugia) nel 1980.
Nel 2001 si diploma presso la Scuola d’Arte Drammatica del Teatro Stabile dell’Umbria (C.U.T.)
TEATRO
The Kitchen, di Arnold Wesker, regia Massimo Chiesa. Produzione The Kitchen Company.
L’Ospite desiderato, di Pier Maria Rosso di San Secondo, regia Ninni Bruschetta
A Memoria, drammaturgia e regia Anna Ferruzzo e Massimo Wertmüller
Quaderni di serafino Gubbio operatore, di L. Pirandello, regia Renato Carpentieri
La Mente da sola. Mosaico di lettere, regia Luca Ronconi
Plautus, antologia di testi di Plauto, regia Ninni Bruschetta
La forma delle cose di Neil Labute, regia Marcello Cotugno
Don Giovanni involontario, di Vitaliano Brancati, regia Ninni Bruschetta
Il raggio Verde…o delle esequie della luna, antologia poetica di Lucio Piccolo, regia Ninni
Bruschetta
Medea di F.Grillparzer, regia Ninni Bruschetta
Beckettiana, antologia di testi di S. Beckett, regia Ludwik Flaszen
ELEONORA D’URSO
Nasce a Napoli nel 1975.
Nel 1998 si diploma presso il Centro Sperimentale per la Cinematografia di Roma
Nel 2004 Anna Strasberg le conferisce una borsa di Sudio presso il Lee Strasberg Theatre Institute
(New York)
È vincitrice del Premio Hystrio Alla Vocazione 2000; del Concorso Nazionale Prova D'Attore 2000; del
Concorso Teatrale Femminile “La Parola e Il Gesto” 2003; del Premio Miglior Attrice non
protagonista per Gabriele di Fausto Paravidino; del Premio Miglior Attrice Giovane per Doppia
Emme di E. d’Urso e D. Prato; del Premio Miglior Interpretazione al Valdarno Cinema fedic 2003 e
del Premio Miglior Attrice al Sonar Film Festival 2003 con RadioPortoGutemberg di A. Vannucci
(Protagonista); del Premio Miglior Attrice al Festival di Trevignano “La cittadella del corto” 2003 con
A Occhi Aperti regia di Enrico Bisi (Protagonista).
TEATRO
Scherzi, dagli Atti Unici di A.Cechov regia Massimo Chiesa. Compagnia Zuzzurro&Gaspare
Volammo Davvero, tratto da Volammo Davvero di E.Valdini, prodotto dalla Fondazione Fabrizio De
André Onlus e I.R.M.A. Spettacoli.
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Sarto per Signora, di G.Feydeau, regia Massimo Chiesa. Compagnia Zuzzurro&Gaspare
Ciò che vide il maggiordomo, di Joe Orton, regia Andrea Brambilla. Compagnia Zuzzurro&Gaspare
Parenti apparenti, di A.Aykbourn, regia Andrea Brambilla. Compagnia Zuzzurro&Gaspare
Gabriele, di Fausto Paravidino, regia Giampiero Rappa e Fausto Paravidino
Zoo Venice 2002, regia Fabio Iaquone. Compagnia di Giorgio Barberio Corsetti (Biennale di
Venezia 2002)
Caput LVIII Merlyn, regia Fabio Iaquone. Compagnia di Giorgio Barberio Corsetti (Festival di
Volterra 2000)
Ppetali, scritto e diretto da Mario Gelardi.
REGIE
Mea Culpa, di Eleonora d’Urso. Debutto ASTI TEATRO 2008
Cinque Donne, di E. d’Urso. Progetto Finalista Bando Nuove Sensibilità, FESTIVAL TEATRO ITALIA 2007
– IL PROLOGO
La bambina con la pelliccia (di anoressia si può guarire), di E. d’Urso e Federica Bognetti.
Liberamente tratto da “Tutto il pane del mondo” di F. De Clercq. Patrocinato dall’A.B.A.
Associazione per lo studio e la ricerca sull’ Anoressia, la Bulimia e i disordini alimentari
E’ da tanto che volevo dirvi (storia di un abuso), di E. d’Urso e Davide Carnevali. (Patrocinato dalla
Fondazione Fabrizio De André)
Doppia Emme di E. d’Urso e Daniele Prato. Premio Miglior Attrice Giovane al Festival di
Drammaturgia Contemporanea/Teatro Tordinona, Roma
CORTOMETRAGGI
RadioPortoGutemberg, regia Alessandro Vannucci (Protagonista) (Nomination ai David di
Donatello 2003; Premio Universal Festival Arcipelago-Roma; premio Short Village Festival di Genova;
Mensione Speciale Festival Cortocircuito–Napoli; Premio miglior opera prima Valdarno Cinema
fedic 2003; Selezionato ai Festivals di: New York; Montreal; Londra; Edimburgo; Glasgow; Siena;
Bologna
A Occhi Aperti, regia Enrico Bisi (Protagonista) Premio Miglior Fotografia all’International Film
Festival “Il Ciuco D’Oro”
CINEMA
Euclide era un bugiardo regia Viviana di Russo (Uscita prevista autunno 2009)
Fate come noi regia Francesco Apolloni
Giorni Dispari regia Dominique Tambasco
TV
Il Maresciallo Rocca; Una donna per amico (Protagonista puntata); Operazione Odissea; Stiamo
Bene Insieme (Protagonista); Don Matteo (Protagonista Puntata); Cuori Rubati (Protagonista); Caro
Domani (Protagonista); Un Difetto di Famiglia. Carabinieri (Protagonista Puntata)
RADIO
La governante, di Vitaliano Brancati. Adattamento e regia Walter Malosti. Con E. Fantastichini.
P.Caruso. N.Bruschetta. C.Dazzi. F.Loliée. (Radio Rai 3)
CONDUCE LABORATORI TEATRALI presso: Scuola Nazionale di Cinema di Roma; Distretto Cinema –
Torino; Teatranzartedrama – Moncalieri; Tangram Teatro – Torino; Teatro Officina – Milano; Dedalo
Teatro – Milano; Teatri Possibili – Roma.
MARIA PIERANTONI GIUA
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Nasce a Rapallo nel 1982.
È musicista, compositrice e interprete.
Vincitrice del Premio Lunezia Giovani Cantautori e del Premio Castrocaro Voci e Volti Nuovi.
Vincitrice del Premio Recanati e del Premio Regione Liguria Giovani Talenti
Vincitrice del Premio Mantova Musica Festival Artisti Esordienti
Nel 2007 esce l'album "GIUA" (Sony Bmg) prodotto da Beppe Quirici e Adele di Palma
Interpreta "Ho visto Nina volare" nell'album di canzoni di Fabrizio De Andrè "Il diverso sei tu" diretto e
realizzato dai Gnu Quartet con la collaborazione di altri artisti italiani.
Sempre nel 2007 partecipa ad alcuni concerti degli Avion Travel nel tour estivo "Danson Metropoli –
Canzoni di Paolo Conte".
Nel 2008 Partecipa alla 58° Edizione del Festival di Sanremo con il brano "Tanto Non Vengo" inserito
in una riedizione dell'album "GIUA", arricchito con tre canzoni inedite e una versione "chitarra e
voce" de "La donna cannone" di F. De Gregori.
Sempre nel 2008 riceve una targa di riconoscimento in occasione della IV Edizione del Premio
Internazionale "GENOVA: UNA DONNA FUORI DAL CORO", la prestigiosa manifestazione dedicata a
"quelle donne che attraverso la loro opera contribuiscono in ogni settore allo sviluppo dei valori
della società".
La sua evoluzione artistica muove da una formazione che ha radici nella musica mediterranea, è
contaminata dalla tradizione popolare internazionale e dalla "canzone d'autore" e passa
attraverso una rielaborazione personale con la quale ha sempre conquistato il pubblico nelle
numerosissime esibizioni "dal vivo", ottenendo la considerazione e la collaborazione di grandi
musicisti.
Il 2009 la coglie in un momento artistico particolarmente fiorente: tra la scrittura di testi per le
prossime produzioni di importanti nomi della musica italiana; la realizzazione del nuovo progetto
"live" DOMINANTE ROSSO (un'originale formula di concerto/spettacolo che ha già iniziato il suo
viaggio in Italia e all'estero insieme a musicisti di primo piano); e i consensi ottenuti per
l'interpretazione delle canzoni di Fabrizio De Andrè con la partecipazione ad alcuni eventi, tra i
tanti organizzati con la collaborazione dell'omonima Fondazione, in occasione del decimo
anniversario della scomparsa del grande Cantautore.
La personale ricerca espressiva e stilistica nella pittura, alla quale si dedica da sempre
parallelamente alla musica, oltre a consentirle l'esposizione permanente delle sue opere presso
l'archivio internazionale di arte contemporanea "Ellequadro" di Palazzo Ducale - Genova, la
conduce a Shanghai, nell'ambito del format internazionale "Artour-o", ideato da Tiziana Leopizzi.
San Simone dal 27 al 29 giugno
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Luca Ronconi
UN ALTRO GABBIANO
da Anton Cechov
Con
Riccardo Bini, Francesca Ciocchetti, Clio Cipolletta, Gabriele Falsetta, Elena Ghiaurov,
Andrea Luini, Stefano Moretti, Pilar Perez Aspa, Paolo Pierobon e Luca Ronconi
A cura del Santacristina Centro Teatrale in collaborazione con Spoleto52 Festival dei 2Mondi
Prima assoluta.
Con l’edizione 2009 del Festival di Spoleto prosegue l’importante collaborazione iniziata nel 2008
con Luca Ronconi e il Centro Teatrale di Santacristina. che presenterà ogni anno al Festival alcuni
momenti del proprio lavoro.
Per il 2009 Luca Ronconi continuerà a lavorare con un gruppo di attori con cui ha condiviso anni di
ricerca e formazione. L’anno scorso si è puntata l’attenzione su cinque testi di Ibsen, quest’anno
Ronconi sceglie di lavorare su un altro grande testo: Il gabbiano di Anton Cechov.
Fra i miei spettacoli c’è un solo Cechov, Tre sorelle, peraltro messo in scena in un modo
abbastanza anomalo. Perché mai ritornare a quest’autore, allora? Il primo motivo è, per così dire,
strutturale: quando ci riferiamo a testi elisabettiani o a Goldoni, per esempio, ci si rende conto che
la convenzione teatrale è in loro talmente presente che non ci si pone neppure lontanamente il
problema della verosimiglianza, dell’autenticità. Quando invece ci confrontiamo con la
drammaturgia dell’Ottocento, Ibsen e Cechov, per esempio, ma anche con molto teatro
contemporaneo, ecco che le categorie della credibilità e della verosimiglianza sembrano
imprescindibili. A me invece, da spettatore, pare che con il passare degli anni dalla creazione di
questi testi, di questi personaggi, quel tipo di credibilità si trasformi in una falsa convenzione senza
avere più nulla di originario. Oggi di fronte a uno spettacolo cecoviano non riesco minimamente a
credere agli sforzi che si fanno per renderlo vero, autentico: mi sembra del tutto chimerico pensare
di rintracciarvi delle figure umane, reali “come nella vita”.
Qui a Spoleto lavorerò con degli attori su dei pezzi de Il gabbiano senza pensare alla
rappresentazione di questo testo e senza affrontarli nell’ordine in cui sono stati scritti, ma
raggruppandoli per temi, per esempio mettendo tutte in fila le scene in cui appare Masha senza
pretendere di dare l’impressione che “veramente” quel giorno d’estate nella tenuta di Sorin…
Sorin la sua tenuta non ce l’ha più, e quel mondo e quella società non esistono più. Ma allora che
cosa c’è nel Gabbiano che voglio mettere in luce e che lo rende un “altro” Gabbiano rispetto alla
tradizione? C’è che tutti i personaggi sono completamente viziati di teatro o di letteratura.
Nei frammenti che presentiamo a Spoleto mi preme, dunque, mettere in luce la profonda
inautenticità dei personaggi che si riconoscono tali per un’identità che li differenzia dagli altri:
l’identità di Kostja sta nel suo differenziarsi da Trigorin, quella di Nina nell’imitare Arkadina, quella di
Masha nell’inventarsi dei sentimenti in modo romanzesco… In questo Gabbiano, in cui sarò Dorn, il
dottore, farò qualcosa che ho fatto solo a Spoleto l’anno scorso con Ibsen: parlare in pubblico di
quello che sto facendo mentre lo sto facendo e perché, dare le battute magari assumendo ruoli
diversi mentre il pubblico assiste al nostro incontro con le difficoltà, i problemi posti da questo testo.
Niente a che fare con una lezione: noi, con i nostri abiti di tutti i giorni, saremo in palcoscenico con
le nostre parti a memoria ma lasciando spazio all’improvvisazione seppure all’interno di
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determinate regole. È un puro esperimento che magari potrà fare apparire il Gabbiano più greve
e “cattivo” di quanto siamo abituati ad aspettarci da un testo di Cechov.
Avere a che fare con il frammento permetterà inoltre agli attori ampi spazi di libertà: potranno
rendersi conto che una cosa si può fare in cento modi diversi, ma mai arbitrari. Il mio compito sarà
proprio quello di spingerli verso la maggiore libertà possibile, fargli comprendere, per esempio, che
c’è un’enorme differenza fra una persona che nella vita è davvero infelice per amore e un
personaggio teatrale che soffre per amore. Il personaggio è una funzione letteraria e, come tale,
non ha il passaporto per la vita vera.
Luca Ronconi
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Centro Teatrale di Santacristina
La collaborazione con Spoleto nasce a seguito di anni di lavoro sul territorio umbro del Centro
Teatrale Santacristina, che nato nel 2002 ha, tra i suoi obiettivi primari, quello di portare un
contributo concreto e attivo al teatro attraverso la formazione professionale degli attori.
Con questo intento, nel 2004 è stato realizzato il Primo Corso di perfezionamento per attori, al quale
hanno partecipato 25 attori, selezionati tra le circa 600 richieste pervenute. Nel 2005 il Corso si è
svolto grazie alla collaborazione con il Teatro Stabile di Torino, e nel 2006, il corso di
perfezionamento è stato realizzato con l’Università per Stranieri di Perugia. Priva di intenti
accademici, la Scuola di Santacristina, diretta da Luca Ronconi e Roberta Carlotto, imposta
l’insegnamento sulla trasmissione dell’esperienza artistica e sul confronto diretto tra le divesre
generazioni. Molti dei giovani che hanno avviato in questi anni la loro esperienza con Luca
Ronconi, hanno trovato un seguito alla loro carriera: un risultato di cui l’Associazione Santacristina è
particolarmente fiera e che conferma la necessità di dare ai giovani attori un’occasione concreta
di inserimento nel mondo del teatro.
Proprio nella linea della continuità tra scuola di teatro e attività scenica professionale, Ronconi –
che nel 2002, come prima attività del Centro Teatrale Santacristina ha realizzato lo spettacolo
Amor nello specchio dell’Andreini con attori allievi e con Mariangela Melato – nel 2007, grazie
all’azione congiunta del Centro Teatrale Santacristina e del Teatro Comunale di Ferrara ha
pensato un lavoro sull’Odissea e sulla figura di Ulisse. Ne sono nati due spettacoli, Itaca di Botho
Strauss e L’antro delle Ninfe da una drammaturgia di Emanuele Trevi, che sono stati il luogo del
confronto tra attori di formazione e generazioni diverse.
Nel 2008, l’attività della scuola viene presentata nell’ambito del Festival dei 2 mondi di Spoleto con
delle lezioni aperte su testi di Ibsen, e prosegue la sua attività con la produzione dello spettacolo
Nel bosco degli spiriti da un progetto di Luca Ronconi, Cesare Mazzonis e Ludovico Einaudi, su
commissione del Teatro Cucinelli di Solomeo.
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Teatrino delle 6 dal 27 giugno al 12 luglio
Progetto ACCADEMIA
Studi, proposte, incontri e liberi esperimenti
degli allievi dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”
Il festival ospita quest’anno l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” al
“Teatrino delle 6” per tutta la durata della manifestazione.
Questo progetto, fortemente voluto dal Presidente del Festival Giorgio Ferrara, dal Direttore
dell’Accademia Lorenzo Salveti e dal Ministero dei Beni Culturali, vuole essere una risposta
all’esigenza sempre più sentita di porre le giovani generazioni che studiano e pensano il teatro del
futuro al centro di una rete di scambi e condivisioni transnazionali e transgenerazionali.
Protagonisti del progetto saranno gli stessi allievi dell’Accademia, circa 70, del I, II e III anno del
Corso di Recitazione e del II e III anno del Corso di Regia.
Gli allievi attori del III anno rappresenteranno il loro saggio finale guidati dal M° Carlo Cecchi, gli
allievi registi le loro esercitazioni: “Psicosi delle 4 e 48” di Sarah Kane, Luca Bargagna e Anastasia
Sciuto (II anno), “Grand Hotel Schnitzler”, Valentina Rosati (III anno) e “Tiergartenstrasse 4 – Un
giardino per Ofelia” di Pietro Floridia, Daniele Muratore (III anno).
Insieme ad una nutrita rappresentanza di neodiplomati 2008, gli allievi proporranno, in più
appuntamenti, una rassegna di “Liberi esperimenti”, monologhi, scene e microdrammi
autonomamente scelti e realizzati.
Oltre ai momenti di rappresentazione, si svolgeranno incontri e attività di studio: la mattina “Studi”
di mimo, a cura di Michele Monetta, e di “Teatro – Danza” a cura di Monica Vannucchi; il
pomeriggio “incontri tra generazioni” con attori e registi già allievi dell’Accademia e oggi
protagonisti delle scena e del cinema italiano (previsti incontri con: Luigi Lo Cascio, Michele
Placido, Massimo Popolizio).
Con Paolo Bonacelli, un laboratorio su Pinter a cura di Roberto Canziani e un “Reading Pinter” con
lo stesso Bonacelli, Carlo Cecchi, Anna Bonaiuto e Massimo Popolizio a cura di Gianfranco Capitta:
un omaggio a Pinter ed un approfondimento degli studi svolti durante l’anno che si concluderà
incontrando Adriana Asti, preziosa testimone di due storiche rappresentazioni, “Tanto tempo fa”,
regia di Luchino Visconti e “Ceneri alle ceneri”, regia di Harold Pinter. Verrà proiettato il
documentario di Giorgio Ferrara sullo spettacolo di Visconti e una documentazione video dello
spettacolo di Pinter.
La sera del 1° Luglio si festeggia Mario Ferrero, ex allievo e da sempre insegnante dell’Accademia:
video delle regie teatrali e televisive del Maestro e lettura di allievi ed ex allievi.
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Programma
1.
“Sogno di una notte d’ estate”
di Wiliam Shakespeare
Regia Carlo Cecchi
Saggio di Diploma degli allievi del III anno del Corso di Recitazione curato dal M° Carlo Cecchi.
Domenica 28 giugno: Ore 18.00 e ore 22.00
Lunedì 29 giugno: Ore 18.00 e ore 22.00
2.
“Incontro con Luigi Lo Cascio”
Martedì 30 giugno ore 12.00
3.
“Liberi esperimenti 1”
Monologhi, scene e microdrammi,
liberamente scelti e realizzati dagli allievi dell’Accademia
Martedì 30 giugno dalle ore 19.00
4.
“Omaggio a Mario Ferrero”
Omaggio a Mario Ferrero, allievo e insegnante storico dell’Accademia.
Mercoledì 1 luglio ore 21.00
5.
“Incontro con Michele Placido”
Sabato 4 luglio ore 12.00
6
“Grand Hotel Schnitzler”
Regia Valentina Rosati
Esercitazione dell’allieva regista del III anno del Corso di Regia
Sabato 4 luglio ore 18.00
Domenica 5 luglio ore 21.00
7
“Tiergartenstrasse 4 – Un giardino per Ofelia”
di Pietro Floridia
Regia Daniele Muratore
Esercitazione dell’allievo regista del III anno del Corso di Regia
Sabato 4 luglio ore 21.00
Domenica 5 luglio ore 18.00
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8
“Esercizi”
Composizioni, figure ed elementi di base di mimo e movimento
con gli allievi del I anno del Corso di Recitazione
Open Class a cura di Michele Monetta
Domenica 5 luglio ore 12.00
9
“Liberi esperimenti 2”
Monologhi, scene e microdrammi,
liberamente scelti e realizzati dagli allievi dell’Accademia
Lunedì 6 luglio dalle ore 21.00
10
“Psicosi delle 4 e 48”
di Sarah Kane
Esercitazioni degli allievi registi del II anno del Corso di Regia
Regia Luca Bargagna
Martedì 7 luglio ore 21.00
Mercoledì 8 Luglio ore 21.00
e
Regia Anastasia Sciuto
Martedì 7 luglio ore 22.30
Mercoledì 8 Luglio ore 22.30
11
“Studio”
Studi di teatro-danza dal racconto di Alice Munro “Il sogno di una mamma”
Con gli allievi del III anno del Corso di Recitazione
Open Class a cura di Monica Vannucchi
Giovedì 9 luglio ore 12.00
12
“Incontro con Paolo Bonacelli”
Laboratorio su testi di Harold Pinter
Open Class a cura di Paolo Bonacelli e Roberto Canziani
Giovedì 9 luglio ore 18.00
13
“Reading Pinter”
con
Paolo Bonacelli, Anna Bonaiuto, Massimo Popolizio e Carlo Cecchi
Venerdì 10 luglio ore 18.00
A cura di Gianfranco Capitta e Roberto Canziani
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“Incontro con Massimo Popolizio”
Sabato 11 luglio ore 12.00
15
“Incontro con Adriana Asti”
Le interpretazioni pinteriane di Adriana Asti:
“Tanto tempo fa” regia di Luchino Visconti
“Ceneri alle ceneri” regia di Harold Pinter
videoproiezioni:
estratti dal documentario “Luchino Visconti” di Giorgio Ferrara
video documentazione dello spettacolo “Ceneri alle ceneri”
Interviene Alessandra Serra
A cura di Gianfranco Capitta
Sabato 11 luglio ore 18.00
16
“Liberi esperimenti 3”
Monologhi, scene e microdrammi,
liberamente scelti e realizzati dagli allievi dell’Accademia
Sabato 11 luglio dalle ore 21.00
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“En Plein Aire”
Performance, azioni teatrali, improvvisazioni, in diversi luoghi della città
Domenica 12 luglio
A cura dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”
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Auditorium della Stella 27 e 28 giugno, dall’1 al 5 luglio e dall’8 al 12 luglio
ACCADEMIA PERDUTA
ROMAGNA TEATRI
Teatro Stabile d’Arte Contemporanea
Accademia Perduta/Romagna Teatri, oggi Teatro Stabile d’Arte Contemporanea diretto da
Ruggero Sintoni e Claudio Casadio, riconosciuta come una delle Imprese di Teatro più affermate in
Italia, Francia, Spagna, Svizzera, Portogallo, viene fondata da un gruppo di giovani attori nel 1982
come Compagnia di Teatro Ragazzi.
Dal momento della sua fondazione a tutt’oggi, Accademia Perduta è impegnata in un’intensa e
fertile attività di produzione di Teatro per ragazzi.
Gli spettacoli di Accademia Perduta, scritti, diretti e spesso interpretati da Claudio Casadio, sono
contraddistinti da una precisa, originale cifra stilistica, divenuta col tempo ben riconoscibile.
Un Teatro Ragazzi che va oltre il “genere” per diventare una vera e propria forma d’arte,
elaborata su alcuni tratti fondamentali quali l’attenzione al fantastico, all’immaginario onirico ed
evocativo, al coinvolgimento emotivo di tutti gli spettatori: il Teatro Ragazzi di Accademia Perduta
è capace di far sognare i bambini, ma anche di far tornare un po’ bambini gli adulti.
POLLICINO
di Marcello Chiarenza
con Claudio Casadio
musiche originali Beppe Turletti
regia Gianni Bissaca
Pollicino offre al pubblico dei bambini un’occasione per confrontarsi con il sentimento della paura.
La storia di Pollicino è, infatti, una “fiaba scura”: “Come fate a dormire? Sarà la paura, ma io non ci
riesco”, dice Pollicino ai fratelli maggiori.
Il protagonista della vicenda è piccolo, il più piccolo, ma la sua paura, grande, non lo annichilisce.
Ciò che, al contrario, lo rende vincitore di fronte alle avversità della vita è la curiosità ed il suo
coraggioso desiderio di conoscere la realtà, anche nei suoi aspetti più crudeli.
È la curiosità che spinge Pollicino a vigilare su quanto dicono e fanno i genitori ed egli è in grado di
avvertire con tempestività il pericolo e di attrezzarsi per farvi fronte.
Claudio Casadio vive e racconta, al tempo stesso, la vicenda, evocandola e rapportandosi, a
volte direttamente, al pubblico. Con pochi oggetti in scena, Pollicino condurrà i piccoli spettatori
in un mondo magico e onirico, con la complicità di una narrazione ironica, a tratti di stile
popolaresco.
Età consigliata: 5 – 10 anni
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HÄNSEL E GRETEL
di Marcello Chiarenza
con Claudio Casadio, Daniela Piccari
musiche originali Cialdo Capelli
canzoni Giampiero Pizzol
regia e oggetti Marcello Chiarenza
Nella casetta all’inizio del bosco la fame si fa sentire. La tavola vuota è il simbolo della difficoltà e
degli stenti affrontati dal povero taglialegna, occupato a mantenere la sua famiglia. La Fame che
s’insinua in tutte le fessure, scivola tra le pieghe della mente, porta disperazione e follia, così
l’ossuta matrigna vince la debole resistenza affamata del marito fino a convincerlo a liberarsi dei
figli, abbandonandoli nel bosco…
Hänsel e Gretel è un classico senza tempo che ancora oggi affascina i più piccini, riuscendo a
coinvolgere anche il pubblico adulto.
Fascia d’età: 6 – 10 anni
IL PIFFERAIO MAGICO
di Claudio Casadio, Giampiero Pizzol e Marina Allegri
con Maurizio Casali, Mariolina Coppola
scene Maurizio Bercini
regia Claudio Casadio
C’è un patto segreto tra il Signore dei topi e il Re della città di Hamelin.
I topi sono dappertutto e la città cade in rovina; solo il suono del flauto fatato può riportare la
speranza su Hamelin. Ma il magico pifferaio, per catturare l’enorme Capo dei topi, ha bisogno
dell’aiuto dei bambini…
Non solo una fiaba, ma un gioco di rime, di musica e di teatro che coinvolge gli spettatori come
avveniva un tempo su tutte le piazze dove la realtà si mescolava alla fantasia.
Uno spettacolo magico e divertente che conduce il pubblico ad una riflessione profonda
sull’importanza dell’onestà di chi governa un paese.
Gli attori, accompagnati in scena da musiche eseguite dal vivo, danno vita ad innumerevoli
personaggi in una scenografia che, come una scatola magica, si trasforma, dando vita a
suggestive ambientazioni e continue sorprese.
Fascia d’età: 5 – 10 anni
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BANDIERA
ballata per una foglia
tratto dal racconto Bandiera di Mario Lodi
drammaturgia e regia Claudio Casadio
con Maurizio Casali, Mariolina Coppola
allestimento scenico Marcello Chiarenza
Una tenera favola musicale sul ciclo delle stagioni. Bandiera è una foglia di ciliegio che,
imperterrita, resiste al sopraggiungere dell’inverno, attaccata al suo ramo, incurante del freddo.
Questa lotta impari con la natura durerà fino all’arrivo della primavera, quando nasceranno delle
nuove foglioline.
Tema centrale è la poesia della vita, nella sua gioia e nella sua malinconia, in una tenera e
delicata accettazione del suo ciclo naturale.
Un suggestivo gioco di oggetti crea uno spazio scenico magico, dove un albero viene trasformato
dagli attori col susseguirsi delle stagioni.
La musica e le canzoni, eseguite dal vivo, creano la colonna sonora che accompagna la
fascinazione del racconto.
Fascia d’età: 5 - 10 anni
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Ruggero Sintoni
Ruggero Sintoni nasce a Faenza (RA) nel 1955. Dopo un’importante esperienza artistica con il Living
Theatre di Julian Beck e Judith Malina, frequenta l’Accademia Antoniana di Arte Drammatica di
Bologna, conseguendone il diploma nel 1981. L’anno successivo è socio fondatore della
compagnia Accademia Perduta che diviene, negli anni, un Teatro Stabile d’Arte Contemporanea
di cui Sintoni è tuttora Presidente. Nel corso di questa esperienza è autore ed interprete di alcuni
spettacoli di Teatro Ragazzi, ruolo che in seguito abbandona per dedicarsi alla direzione artistica,
insieme all’attore/regista Claudio Casadio, di una “rete” di Teatri in Romagna (Masini di Faenza,
Goldoni di Bagnacavallo, Il Piccolo di Forlì, Dragoni di Meldola, Comunale di Cervia) e di varie
rassegne estive in provincia di Ravenna.
Nel 1993 e 1997 progetta e realizza Teatri per la verità, rassegne di spettacoli i cui incassi sono stati
interamente devoluti all’Associazione dei Parenti delle Vittime della Strage di Ustica. L’impegno e il
coinvolgimento di Ruggero Sintoni in questa causa continua negli anni, prima con la produzione
nell’ambito di Bologna 2000 Capitale Europea della Cultura di I-tigi Canto per Ustica con Marco
Paolini ed il Quartetto Vocale Giovanna Marini, poi con la fondazione nel 2003, assieme all’Ass.ne
Scenario e all’Ass.ne dei Parenti delle Vittime della Strage di Ustica, del “Premio Ustica per il Teatro
di impegno civile e sociale”.
Nel 1994/95 frequenta il master per la “Gestione delle Attività Artistiche e Culturali” della S.D.AUniversità L.Bocconi di Milano. Dal 1998 è docente in corsi di formazione professionale presso
alcune delle più prestigiose Università italiane quali il D.A.M.S. di Bologna e Bocconi di Milano.
Nel 2004 viene eletto Presidente dell’Associazione delle Imprese dello Spettacolo dal vivo (musica,
teatro, danza) dell’AGIS Emilia-Romagna. Ancora nel 2004 progetta e realizza, insieme ad
Alessandro Serena, un’inedita ed innovativa forma di circo/teatro nelle piazze: spettacoli in cui
acrobati provenienti da tutto il mondo interagiscono con monumenti e palazzi. Il progetto si
concretizza con le due edizioni de La notte delle Creature in Piazza del Popolo a Ravenna e con
La Compagnia di Icaro in Piazza Saffi a Forlì. Nell’estate del 2006 produce e porta in tournée nelle
più belle Pievi romagnole La Passione di Mario Luzi. Nello stesso anno diventa membro
dell’Esecutivo Nazionale dell’A.N.T.A.C., Associazione Nazionale dei Teatri Stabili d’Arte
Contemporanea dell’AGIS.
Nel 2007, in collaborazione con l'Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica, Regione
Emilia-Romagna, Provincia e Comune di Bologna e Orchestra Sinfonica “A.Toscanini”, progetta e
produce Ultimo volo - Orazione Civile per Ustica, opera di teatro musicale di Pippo Pollina che
debutta il 27 giugno al Teatro Manzoni di Bologna in occasione del 27° anniversario della strage di
Ustica. Dallo stesso anno realizza, in collaborazione con Alessandro Serena per il Comune di
Bagnacavallo, Il Circo della Pace, un progetto di straordinaria valenza artistica, culturale e sociale
(che va in scena durante tutto l'arco delle festività natalizie) coinvolgendo in modo corale l'intera
città. La prima edizione ha visto protagonisti Parada e i ragazzi di Bucarest; la seconda, del 2008,
l’associazione Sarakasi e gli acrobati di Nairobi. Nel maggio 2008, in occasione del Festival Arte
Contemporanea di Faenza (RA), produce l’anteprima dell’architectural visual show Natività a
Faenza, un teaser che prelude alla produzione di un presepe multimediale proiettato sul Teatro
Masini di Faenza durante le festività natalizie 2008/09. A questo innovativo e straordinario
spettacolo che assembla cinema, teatro, musica, animazione, danza e architettura hanno
collaborato i più importanti artisti faentini delle varie discipline ed hanno contribuito il Comune e la
Diocesi di Faenza, Festival Arte Contemporanea, Confcooperative e Confindustria di Ravenna.
Natività a Faenza è stato invitato, nel febbraio 2009, a DivinaMente New York (USA) e, nell’aprile
2009, a DivinaMente Roma, Festival Internazionali della Spiritualità.
Insieme a RosettaFilm ha poi co-prodotto due documentari diretti da Roberta Torre, Itiburtino terzo
e La notte quando è morto Pasolini, presentati in anteprima al Festival dell’Arte Contemporanea di
Faenza nell’aprile del 2009.
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Claudio Casadio
Claudio Casadio nasce a Ravenna nel 1958. Nel 1982 si diploma presso l’Accademia Antoniana di
Arte Drammatica di Bologna. Nello stesso anno è socio fondatore della compagnia Accademia
Perduta che diviene, negli anni, un Teatro Stabile d’Arte Contemporanea di cui Casadio è codirettore artistico assieme a Ruggero Sintoni.
Claudio Casadio inizia fin da subito la sua intensa attività artistica: già nel 1982 è infatti coautore
ed interprete de La fiaba dell’oro e del sapone, spettacolo di Teatro per Ragazzi che, negli anni,
supera le mille repliche. Nel 1983 è co-autore e interprete de L’isola del tempo, ovvero il pomo
d’oro del trono del re. Negli anni successivi, oltre ad essere autore ed interprete, inizia a dirigere
numerosi spettacoli di Teatro per Ragazzi prodotti da Accademia Perduta che si
contraddistinguono grazie ad una originale “cifra stilistica” riassumibile in alcuni tratti ben precisi:
attenzione al fantastico, ad una dimensione magica, onirica ed evocativa, coinvolgimento
emotivo di tutti gli spettatori. Per ricordare alcuni titoli: Marinai; Il falso figlio del principe pazzo; La
macchia – pantomima per un fumetto; Cipì: il nido incantato; La biblioteca di Omero; Il bosco
delle storie; Turandot; L’angelo, il soldato e il diavolo; La fiaba nell’armadio; Hänsel & Gretel;
Bandiera. Ballata per una foglia; Il pifferaio magico.
Nel 2002 è co-autore e regista de I musicanti di Brema, spettacolo che, nello stesso anno, vince il
Premio “L’uccellino azzurro” all’ottava edizione del Festival “Ti fiabo e ti racconto” di Molfetta (BA).
Lo spettacolo riceverà anche il prestigioso Premio ETI “Stregagatto” come “Miglior spettacolo di
Teatro Ragazzi”.
Nel 2004 Claudio Casadio è impegnato nella sua prima tournée internazionale: Hänsel & Gretel,
tradotto in varie lingue, viene rappresentato nelle principali città francesi e spagnole (tra le altre:
Madrid, Siviglia, Barcelona, Narbonne, Dijon, Nanterre, Brest, Reims). Nelle Stagioni Teatrali
successive, la richiesta dello spettacolo da parte di Teatri e Festival europei aumenta ed Hänsel &
Gretel arriverà, nel novembre 2008, a rappresentare l’Italia al “THEATER/TEATRO Theaterherbst in
Berlin”, importante Festival organizzato dal’ETI in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura a
Berlino.
Ancora nel 2004 inizia “l’avventura” di Pollicino, pièce scritta da Marcello Chiarenza e diretta da
Gianni Bissaca. Con questo spettacolo, ad oggi uno dei più rappresentati e premiati della sua
carriera, Casadio compie lunghe tournée nei più prestigiosi Teatri italiani (ne sono esempi Il Piccolo
di Milano e l’Eliseo di Roma) e, sempre tradotto nelle rispettive lingue, in Francia, Spagna, Svizzera e
Portogallo. Nel 2005 Pollicino è ospite al “Teatralia”, il più importante Festival delle Arti Sceniche di
tutta la Spagna; due anni dopo vince il primo premio al Festival Momix di Kingersheim (Francia) e,
nel 2008, il prestigioso Biglietto d’Oro AGIS – ETI come “Spettacolo di Teatro Ragazzi più visto nella
Stagione 2007/2008”.
Con un talento oramai riconosciuto nell’ambito teatrale europeo, viene chiamato a progettare,
realizzare e dirigiere la versione in lingua spagnola de I musicanti di Brema, che prende il titolo de
Los musicos de Bremen.
Nel 2009 esordisce in ambito cinematografico, interpretando il ruolo del protagonista maschile nel
film di prossima uscita L’uomo che verrà, diretto da Giorgio Diritti.
Daniela Piccari
Daniela Piccari studia canto, privilegiando la musica classica, jazz e rock, e a 18 anni inizia a
lavorare come attrice. Nel 1980, laureata in lettere, si trasferisce in Danimarca per far parte del
gruppo teatrale Farfa fondato da Iben Nagel Rasmussen e fa parte del Nordisk Teaterlaboratorium
diretto da Eugenio Barba (Odin Teatret).
Nel 1985 con l'attrice Tove Bornhoft fonda la compagnia Teater Rio Rose che dirige tuttora.
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Nel 1995, tornata in Italia, inizia la collaborazione con Accademia Perduta/Romagna Teatri.
Turandot è l'opera per ragazzi che rende stabile la sua partecipazione alle produzioni di
Accademia Perduta e inaugura l'ottima intesa artistica con Claudio Casadio.
Dal 2005, a Forlì, inizia in veste di docente, il progetto triennale “Teatro in Corso”, una scuola
teatrale istituita in collaborazione con il polo scientifico-didattico di Forlì dell’Università di Bologna,
la Fondazione della Cassa dei Risparmi di Forlì e Accademia Perduta/Romagna Teatri.
Nell’estate 2006 è protagonista, insieme a Lucia Vasini, de La Passione di Mario Luzi, spettacolo
prodotto da Accademia Perduta/Romagna Teatri e diretto da Velia Mantegazza.
Nel 2007 è interprete di Ultimo volo - Orazione Civile per Ustica, opera di teatro musicale di Pippo
Pollina che debutta il 27 giugno al Teatro Manzoni di Bologna in occasione del 27° anniversario
della strage di Ustica. Nello stesso anno continua la collaborazione con Lucia Vasini per la
produzione di un nuovo spettacolo: Crepa (testi di Ilaria Milandri, musiche di Luciano Titi) con la
partecipazione della danzatrice Giorgia Maddamma. Nel giugno 2008 porta in scena alla Rocca
Brancaleone per Ravenna Festival La Persa, un testo di Nevio Spadoni con musiche originali di
Luciano Titi. Alla produzione partecipano il danzatore-coreografo Roberto Di Camillo e Ezio
Antonelli per le immagini virtuali. L’incontro con il poeta Nevio Spadoni porta a una nuova
proposta di lettura poetica: Per tutti i versi, concerto di poesia romagnola. Da gennaio 2009 è
docente e coordinatrice del nuovo Biennio di Specializzazione in Discipline e Tecniche dello
Spettacolo dal Vivo istituito a Forlì, presso la Fabbrica delle Candele, dall’Accademia di Belle Arti di
Bologna.
Maurizio Casali
Maurizio Casali frequenta l'Istituto Statale d'Arte di Forlì e la facoltà universitaria di Architettura di
Firenze.
Nei primi anni '80 si è diplomato come attore di Teatro a Bologna.
La sua specializzazione è continuata con seminari in Italia e Francia su mimo e clown.
Suona il flauto traverso e il saxofono. Oltre al lavoro d'attore si è sempre interessato alla
scenografia, disegnando e realizzando vari progetti.
Nel 1985 inizia la sua collaborazione con Accademia Perduta/Romagna Teatri e fin da subito
abbraccia totalmente il lavoro della compagnia, assumendo vari incarichi e impegni che spaziano
dalla scenografia, alla scrittura, alla conduzione di seminari, letture e narrazioni.
Col tempo il suo impegno si è concentrato nel lavoro di attore.
Carmela Coppola, in arte Mariolina
Terminati gli studi universitari classici a Bologna, Carmela Coppola, in arte Mariolina, comincia ad
interessarsi di teatro e si diploma come attrice nel 1982 a Bologna.
In seguito perfeziona la sua formazione seguendo seminari di recitazione, danza e canto.
Nel 1986 entra a far parte di Accademia Perduta/Romagna Teatri, portando gli spettacoli della
compagnia nelle principali rassegne di teatro per ragazzi.
Ha inoltre lavorato in produzioni teatrali dirette da Tonino Conte, Francesco Macedonio, Marco
Baliani, Ferruccio Soleri, Dominique Durvin e dalla famiglia d'Arte Carrara di Vicenza. A questa sua
attività teatrale ha affiancato esperienze cinematografiche con, tra gli altri, Carlo Mazzacurati.
Ha inoltre prestato la sua voce per il doppiaggio, pubblicità, narrazioni e letture.
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SPOLETO IDEE
A cura di Ernesto Galli della Loggia
Anche quest’anno “Spoleto Idee” intende rappresentare, accanto alle manifestazioni artistiche
del Festival, un piccolo spazio di riflessione, quasi un metaforico, sommesso, contrappunto, volto a
ribadire la sostanziale unità di ogni aspetto di quella cosa sfuggente che chiamiamo cultura. Tra
un’opera lirica e una poesia, tra una pièce teatrale e e una pagina di filosofia, mutano le forme
espressive ma eguale è la tensione di pensieri, di sentimenti, di immagini e di passioni che esse
implicano e suscitano. Eguale è il desiderio di andare oltre l’immediatezza, di dare voce a un
umano “altro”.
La poesia e la riflessione sulla più incombente contemporaneità saranno al centro del programma
di “Spoleto Idee” di questa edizione.
Letture poetiche
BENCHÈ IL PARLAR SIA INDARNO…
Sala Frau
27/28 giugno ore 17.00
10/11 luglio ore 17.00
RISORGIMENTO
Un piccolo omaggio all’Unità d’Italia, di cui come è noto sta per scoccare il 150° anniversario,
una silloge di poesie aventi come tema il nostro Risorgimento. Sarà l’occasione per sentire
riecheggiare il suono antico di versi ascoltati quasi sempre la prima volta in lontane aule
scolastiche, ma anche l’occasione per cogliere – come allora non riuscimmo forse a fare l’autentico empito patriottico e l’alta dignità civile, se si vuole anche l’ingenuità, di poeti noti e
meno noti che fecero coinvolgere nella lotta degli Italiani per la libertà e l’indipendenza del loro
paese.
NOVECENTO
Una scelta di poesie di argomento civile e politico tratte dal nostro Canzoniere del Novecento. Da
Pascoli a Ungaretti, da Montale a Pasolini, la forte vocazione alla politica dei letterati italiani si
conferma anche nelle prove poetiche, offrendo lo spunto più di una volta per scoperte inaspettate.
Conversazioni
SEGNI DEI TEMPI
Sala Nicolò
4/5 luglio ore 20.00
in collaborazione con SIGMA-TAU
La vita e la morte e i grandi mutamenti, a cui con molta probabilità andranno incontro le nostre
democrazie per effetto della crisi economica, saranno oggetto di conversazioni guidate da Ernesto
Galli della Loggia con importanti personalità della scena pubblica italiana, ospiti per l’occasione a
Spoleto.
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FONDAZIONE SIGMA-TAU
XXI SPOLETOSCIENZA
“ENERGETICAMENTE”
Spoleto, Chiostro San Nicolò – Sala Frau
4 e 5 luglio – 11 e 12 luglio 2009 - ore 10,30
Roma, 15 aprile 2009 – A luglio l’iniziativa principe di Fondazione Sigma-tau, Spoletoscienza, nell’ambito del celebre Festival dei
Due Mondi di Spoleto, rinnova la sua centralità nel dibattito scientifico nazionale. Quest’anno, il programma per la ventunesima
edizione proporrà una galleria di incontri, colloqui, lezioni, dibattiti nella cornice del più antico e oggi rinnovato, festival di arte,
cultura e spettacolo del nostro Paese, fondato dal Maestro Gian Carlo Menotti, ora alla sua 52° edizione sotto la guida di Giorgio
Ferrara.
Nei tradizionali spazi di San Nicolò, ma quest’anno anche alla Sala Frau, Spoletoscienza ritroverà il suo pubblico dal
weekend del 4 e 5 fino a quello conclusivo dell’11 e 12 luglio.
L’Energia, il Mondo e il Corpo, la Malattia sono i protagonisti di “ENERGETICAMENTE” in un mix di tradizionali
conferenze e tavole rotonde alternate con nuove ed originali proposte tra musica, materiali di repertorio cine-televisivi e
recitazione.
L’inaugurazione del XXI Spoletoscienza verterà sull’aspetto propriamente vitale e umano dell’energia come “carburante” nel corpo e
per il corpo di ogni sistema vivente, dalle cellule nervose a quelle motorie, alle cellule del sangue. Quello delle risorse è infatti un
tema tipicamente bio-chimico che investe le migliori risorse intellettuali e di ricerca medico-scientifico nel tentativo di comprendere,
con la maggiore accuratezza possibile, i modi del funzionamento della centrale energetica della cellula, le caratteristiche del
dispendio biologico, le strategie per l’ottimizzazione dell’approvvigionamento energetico di ogni singolo organismo: a partire dal
rapporto tra paleo-dieta ed alimentazione evoluzionistica oppure dallo studio dei danni che un cattivo funzionamento energetico
determina a confronto con la natura del cancro e delle sindromi metaboliche e, in generale, nel processo dell’invecchiamento. "Il
danno ossidativo da parte dei radicali liberi - sottolinea Claudio Franceschi, immunologo, studioso della longevità che sarà ospite
a Spoleto - è ritenuto uno dei fattori principali nel processo di invecchiamento, capace di determinare, quindi, anche la durata della
vita. E i radicali liberi vengono generati soprattutto nei processi attraverso i quali la cellula produce l'energia necessaria alla sua
sopravvivenza. Queste reazioni avvengono proprio nei mitocondri, organelli cellulari specificamente predisposti a questo compito di
‘centrali energetiche’, con la formazione della molecola ATP”. Tra gli ospiti previsti e coordinati da Menotti Calvani, oltre a
Franceschi, il nostro Gianfranco Peluso insieme al biologo cellulare francese Jean-Claude Ameisen e ancora Francesco
Negro, alla Sala Frau, con la sua originale conferenza spettacolo tra musica e medicina.
Ma l’Energia, nelle fasi di stabilità e di crescita come nel periodo di crisi globale che stiamo vivendo, è uno dei temi ineludibili che
interroga qualunque aspetto della vita delle nazioni e dei popoli insieme a quella di ogni singolo individuo. Negli ultimi anni ha
tenuto banco, a misura dei dati empirici che testimoniavano l’emergenza ambientale, il tema della sostenibilità dei modelli di
sviluppo. I temi della sostenibilità, dell’adesione ai protocolli internazionali, si sono intrecciati con la maggiore o minore dipendenza
da fonti estere di approvvigionamento per molti Paesi, compresa l’Italia, e con la difficoltà di coniugare necessità strategiche di tipo
economico con quelle ambientali mentre anche nel nostro paese si riapre il dossier nucleare.
In chiusura del Festival, Spoletoscienza proporrà dunque un incontro dibattito con Roger Pielke Jr., editorialista di Nature,
esperto di rapporti tra Politica e Scienza, della Bolder University in Colorado, John Tierney, corrispondente del NYT e
Richard Tol dell’Economic and Social Research Institute di Dublino.
Ingresso libero, è previsto un servizio di traduzione simultanea.
Ufficio Stampa Fondazione Sigma-Tau
Fabio Fantoni mobile 339-323581 - e-mail: [email protected]
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Sala Frau
Dal 27al 29 giugno ore 20
FRÉDÉRIC MITTERRAND
DOCUMENTARISTE
LES AIGLES FOUDROYÉS
Dal 1896 al 1918, da Londra a Ekaterinenbourg, passando per Copenhagen, Vienna, Berlino,
Sarajevo o Verdun, Frédéric Mitterrand racconta, fra il romanzo d’appendice e la lezione di storia,
gli ultimi anni della dominazione in Europa delle secolari dinastie dei Romanov, degli Asburgo, degli
Hohenzollern, di cui “Le Aquile” erano il simbolo.
MÉMOIRES D’EXIL
1918: L’Europa delle famiglie imperiali viene spazzata via. Feriti, umiliati, in rovina, persi in un mondo
nuovo, i sopravvissuti di queste famiglie, scampati a tale distruzione, si disperdono in esilio.
Frédéric Mitterrand ne ripercorre le vicissitudini, li incontra personalmente e ci guida in un viaggio
appassionato fra i loro ricordi. LA DÉLIVRANCE DE TOLSTOÏ
Il film, girato in Russia a Iasnaïa Poliana dove Tolstoï visse, e alla stazione di Astapovo dove il geniale
scrittore morì, si basa sulle lettere, sui diari dei protagonisti e sui filmati orginali dell’epoca.
Limonaia Poli
27 giugno • ore 12,00
INCONTRO
con Frédéric Mitterrand
Partecipano Sforza Ruspoli
Emanuele Filiberto di Savoia
Con Laura Laurenzi
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Sala Frau 11 luglio
LE CHANT DES MARIÉES IL CANTO DELLE SPOSE
2009, Francia - 35mm, 100 min, col.
Regia, soggetto,sceneggiatura Karin Albou
Fotografia Laurent Brunet
Montaggio Camille Cotte
Scenografia Khaled Joulak
Costumi Tania Shebabo-Cohen
Musica François-Eudes Chanfrault
Suono François Guillaume
Produttori Laurent Lavolé, Isabelle Pragier
Produzione Gloria Films
Coproduzione France 3 Cinéma
Distribuzione Archibald Enterprise Film Srl
Anteprima italiana
SEGUE INCONTRO Con Fiamma Nirenstein e Andrea Purgatori
Con
Lizzie Brocheré (Myriam), Olympe Borval (Nour), Najib Oudghiri (Khaled), Simon Abkarian (Raoul),
Karin Albou (Tita)
Tunisi, 1942. Le sedicenni Nour e Myriam sono amiche d’infanzia e abitano in un quartiere popolare
in cui ebrei e musulmani convivono in armonia. Entrambe desiderano segretamente vivere la vita
dell’altra: mentre Nour rimpiange di non andare a scuola come l’amica, Myriam invidia la
relazione sentimentale tra Nour e Khaled. Quando l’esercito nazista fa il suo ingresso a Tunisi,
entrano in vigore le leggi razziali contro gli ebrei e a Tita, la madre di Myriam, viene impedito di
lavorare. Decide così di dare la figlia in sposa a un ricco medico, distruggendo i suoi sogni
d’amore.
“Ho scritto questo film perché mi è successo spesso, dopo il matrimonio, di perdere di vista degli
amici intimi. Non che io la viva come una fatalità, ma questa cosa mi ha spinto a riflettere sulla
forza delle amicizie di gioventù, segnate da un desiderio incosciente e da un pressante bisogno di
identificazione. Ho voluto estendere la mia esplorazione cinematografica dei rapporti intimi tra i
personaggi ai loro corpi e alla loro sensualità. È un film sulla femminilità, la scoperta dell’erotismo, il
rapporto con l’altro.”
Karin Albou
Karin Albou
Nata nel 1968, dopo aver frequentato corsi di arte drammatica, danza e lingue e letteratura
araba, ebrea e francese, ha studiato cinema a Parigi. Il suo primo cortometraggio, Chut (1992), ha
vinto il premio per la Miglior opera prima di Cinécinéma. Dopo una breve esperienza nel
documentario con Mon pays m’a quitté (1995), ha deciso di occuparsi dell’Algeria, il paese di cui
è originario il padre, con il mediometraggio Aid el kébir (1999), vincitore del Gran premio della
giuria al Festival di Clermont-Ferrand. La Petite Jérusalem, il suo primo lungometraggio, è stato
selezionato all’interno della Settimana della critica al Festival di Cannes nel 2005, dove ha vinto il
premio per la Miglior sceneggiatura, e ha ricevuto due nomination ai César.
Filmografia
Chut (cm, 1992), Mon pays m’a quitté (mm, doc., TV, 1995), Aid el kébir (mm, 1999), Innocente (TV,
2000), La Petite Jérusalem (2005), Le Chant des mariées (2008).
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ROBIN HEIDI KENNEDY
Inaugurazione della scultura di Robin Heidi Kennedy raffigurante il coreografo Jerome
Robbins.
Teatro Nuovo 5 luglio
INAUGURAZIONE della Terrazza Robbins
e dell’opera scultorea di Robin Heidi Kennedy
L’artista Robin Heidi Kennedy è nata in Messico a Coyoacàn da madre tedesca e padre irlandese.
Mentre viveva ancora a Città del Messico ha cominciato la sua attività artistica con il “ritratto”,
disegnando caricature nei bar degli alberghi della Zona Rosa a soli diciassette anni. Poco dopo
arriva in Italia per studiare scultura. Terminati gli studi, lavora quasi un decennio in teatro e nel
cinema, fra l’Italia e gli USA, come artista scenografa. Ritorna a dedicarsi alla scultura che
rappresenta la sua principale attività, producendo opere nel suo studio situato nella campagna di
Spoleto ed in quello di Red Hook a Brooklyn.
La terrazza monumentale dedicata a Jerome Robbins è stata proposta alla Kennedy nel 2005 dalla
Fondazione Robbins di New York. Ciò avvenne in occasione del decimo anniversario della
scomparsa del grande coreografo, che cadeva nel 2008. Robbins ha sempre portato Spoleto nel
suo cuore come luogo di elezione e questo rende essenziale la presenza di un’opera che lo
rappresenti. In quel periodo il Teatro Nuovo era in via di restauro ed il Sindaco Brunini ha accolto
con entusiasmo l’idea di un monumento a Robbins nel teatro principale della città. Quest’anno si
chiude l’anno dedicato a Jerome Robbins con la partecipazione da parte di tanti teatri di tutto il
mondo (Principalmente l’Opera di Parigi, e il New York State Theatre al Lincoln Center. Dal luglio
2008 al luglio 2009). A Spoleto, nel Teatro Nuovo, gli viene dedicata la terrazza con un progetto
che consiste in un complesso monumentale ideato ed eseguito dalla Kennedy, che comprende
una statua in bronzo a grandezza naturale ed una “libreria teatrale”. La libreria su tre piani
contiene 28 figure che rappresentano alcuni personaggi presi dai balletti più conosciuti di Robbins
e altri creati apposta da lui per Spoleto per varie edizioni del Festival dei Due Mondi.
Il modello della “libreria teatrale” o “theater cabinet” a grandezza reale è stato gia esposto al
Lincoln Center in occasione della mostra sulla vita di Jerome Robbins ed è ora destinata ad essere
installata nel Baryshnikov Arts Center adiacente al teatro che porta il nome di Jerome Robbins.
L’artista Robin Heidi Kennedy ha lavorato più volte con la Galleria Bonomo che ne ha seguito il
procedere e lo sviluppo legato principalmente alla scultura. A Roma negli anni ’90 hanno avuto
luogo due grandi mostre alla galleria Bonomo. Nella Galleria Bonomo di Bari si sono susseguite
ripetute esposizioni anche recentemente il rapporto di lavoro è continuativo. Le sue mostre
dedicate principalmente alla scultura si accompagnano a progetti e disegni di rara espressività.
La “libreria teatrale” già inserita nel muro della terrazza del teatro, descrive con la leggerezza della
danza e la forza del segno della Kennedy alcuni momenti delle rappresentazioni. La statua che
riproduce la figura di Robbins emana una particolare magia perché esprime la tensione plastica
del soggetto unitamente ad una interiore ansia di ricerca nel mistero dell’arte della danza e nella
sua spiritualità
18:30 Cocktail, Terrazza Robbins, Teatro Nuovo
20:30 Inaugurazione Terrazza Robbins e opera scultorea di Heidi Robin Kennedy, Teatro Nuovo
22:00 Spettacolo, Omaggio a Jerome Robbins, Teatro Romano
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Teatro Romano 3 luglio ore 21.30
PREMIO SIAE
SIAE e Spoleto52 Festival dei 2Mondi
La collaborazione tra la SIAE e il Festival dei Due Mondi di Spoleto è il risultato di
una straordinaria sequenza di “affinità elettive”: da una parte la SIAE, da sempre
in primo piano sul fronte della valorizzazione del patrimonio culturale del nostro
Paese, dall’altro il Festival dei Due Mondi, una tra le più prestigiose manifestazioni
della cultura e dello spettacolo in Italia, che sin dall’anno della sua fondazione ha
posto l’accento soprattutto sull’importanza dell’innovazione e della ricerca negli
ambiti della musica, dell’opera lirica, della danza e del teatro.
Da tale incontro di valori condivisi, è nata l’idea di un Premio, che verrà attribuito
ogni anno, a partire dal 2010 da un Comitato di esperti, scelto dal Festival dei Due
Mondi, quale sostegno delle “nuove carriere” di giovani autori italiani di:
coreografie, scenografie e scrittura di testi teatrali.
In un’epoca, in cui la vita teatrale in senso lato assume sempre più spesso il
carattere di una riproposta del repertorio già noto – sia pure in molti casi
autorevole – appare essenziale incoraggiare il lavoro creativo di nuovi autori
focalizzando lo sguardo sugli orizzonti di un linguaggio artistico “in divenire”, che
rappresenti l’idea di una continuità e nello stesso tempo di un progresso
nell’ambito dell’espressione artistica.
Alessandra Ferri
Un mito della danza al di là della danza
Un Premio speciale della SIAE viene attribuito quest’anno ad Alessandra Ferri,
straordinaria étoile internazionale e instancabile promotrice della danza e della
coreografia italiana nel mondo.
Oltre a danzare tutti i classici del repertorio romantico e i più importanti capolavori
coreografici del Novecento, Alessandra Ferri è stata sospinta dalla sua inesauribile
curiosità di artista verso orizzonti sempre nuovi e sorprendenti, dando prova di
straordinario talento, generosità e passione.
Alessandra Ferri è diventata un mito della danza al di là della danza,
trasformandosi – nel nostro immaginario collettivo – in una magnifica incarnazione
moderna della vitalità e della leggerezza.
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QUESTIONI DI IDENTITÀ
L’immagine di Edipo che interroga la sfinge è divenuta – per tutto il Novecento –
l’allegoria della moderna condizione dell’essere umano. È con la pubblicazione
de L’interpretazione dei sogni (1899), infatti, che Sigmund Freud metaforicamente
apre il secolo forse più tragico della storia umana. Si diceva che un’immagine
presa dal mito greco definisce meglio di ogni altra la modernità come condizione
dell’incertezza. L’uomo è sempre più solo e sempre più estraneo: una sorta di
naufrago parzialmente straniero in ogni luogo ed in ogni ruolo. Egli è anche
straniero a casa propria: come dice Sigmund Freud egli è anche spogliato della
certezza del proprio essere, abitato da un inconscio che lo disturba e lo disorienta.
La storia di Edipo – e in questo è la sua grande modernità – è la storia della ricerca
di origine e identità; di un esiliato che – inconsapevolmente scacciato dalla
propria casa – vi ritorna di nuovo inconsapevolmente; ritorna da estraneo eppure
ne prende il governo. La sua saggezza – che lo rende re – è immersa
nell’inconsapevolezza. Il suo destino è una ricerca che lo avvicina alla verità e che
al contempo lo perde.
Forse non a caso nel mito di Edipo assume un ruolo fondamentale un’altra figura,
la cui saggezza è figlia della sua ambiguità: Tiresia, colui che uomo visse sette anni
come donna.
Il Novecento, almeno per coloro che si sono formati nell’alveo del pensiero
psicoanalitico, è secolo che nasce sotto l’influsso di queste riflessioni. Paul Ricoeur
ci dice che l’aura di sospetto che caratterizza il pensiero novecentesco è figlia
non solo della psicoanalisi ma anche del contributo di due pensatori così
radicalmente diversi e così radicalmente capaci di minare le solidità delle
consuetudini: Karl Marx e Friedrich Nietzsche. È il sospetto, quindi, la vera chiave
dell’uomo moderno: nulla è dato; nessun punto su cui stare saldi. Ogni ricerca di
fondamento si scioglie sotto l’incalzare dello scandaglio del pensiero e, forse, sotto
l’incalzare di una velocità delle trasformazioni sociali che rende ogni affermazione
desueta un secondo dopo l’essere stata pronunciata.
Tuttavia, così come nel caso di Edipo, la sua caduta e il compimento del suo
tragico destino si realizzano proprio giungendo là dove egli credeva di trovare
scampo. Così il Novecento ha costruito e riproposto il tema dell’identità, proprio
forse per consentire che se ne compisse il tragico destino. Siamo oggi tutti
“disidentici”, per utilizzare una bella espressione di Giampaolo Lai. Più che di
identità viviamo costantemente immersi in una sorta di “disidentità”: sessuale,
sociale, culturale, religiosa.
È questa identità/disidentica con nella quale ci imbattiamo nel nostro agire di
terapeuti, sociologi, antropologi e certamente anche di scrittori.
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Mario Vargas Llosa ha scritto una piéce teatrale che combina l’arte della finzione
propria della letteratura con un suggestivo ricercare analitico, in cui ogni desiderio
ha forza e chiarezza e contemporaneamente fragilità e ambiguità. Ogni essere
umano oscilla tra Oblomov e Stravogin; tra sogno e delirio. Tra affermazione della
propria identità e smarrimento nella propria ambiguità. Egli inoltre coglie a pieno
uno dei temi della riflessione analitica sull’amore omosessuale: sospeso tra
inversione (il voler appartenere all’altro sesso), e il suo opposto ovvero la ricerca
del simile, secondo alcuni quale espressione della paura del diverso, secondo altri
quale rimozione della paura del simile.
Eppure, come accade spesso ai grandi scrittori, egli offre una chiave per
guardare al tema dell’identità anche in altre discipline e riflettere su cosa renda
questo concetto indispensabile ed inservibile allo stesso tempo. Così come il
personaggio di Vargas Llosa cerca un fondamento al suo amore e proprio nel
cercarlo lo perde, così le questioni di identità che oggi ci aggrediscono, mostrano
la limitatezza di questo concetto e proprio nella sua limitatezza la possibilità di un
utilizzo non violento. In cui l’identità non sia ragione di costruzione di pensieri
normativi, esclusivi, marginalizzanti, ma al contrario di pratiche di tolleranza e di
accoglienza.
Il tema dell’identità, tuttavia, oggi si declina anche e soprattutto in riferimento alla
compatibilità di identità culturali eterogenee e alla sostenibilità sociale di società
sempre più complesse e multiple. Per la prima volta è stata realizzata, nel nostro
paese, una grande indagine su questo tema, intervistando 12.000 immigrati in
Italia. L’ISMU, con l’aiuto di 15 centri di ricerca, ha indagato il livello di integrazione
della popolazione immigrata: quasi quattro milioni di uomini, donne, bambini che,
come ben sappiamo, sono una delle parti più vive della nostra società.
L’anticipazione dei dati di questo grande lavoro costituisce l’occasione per
ricordare come la riflessione sull’identità si faccia più forte laddove i flussi migratori
consentono a milioni di uomini e donne con origini, storie, lingue, costumi diversi di
vivere l’uno accanto all’altro.
Il secondo appuntamento muove dalla presenza di Vargas Llosa a Spoleto e
quindi dalla possibilità di ascoltare la sua lectio magistralis su identità e letteratura,
che aprirà la giornata di riflessione multidisciplinare, con psicoanalisti, sociologi,
antropologi, studiosi delle religioni. Questioni di identità, infatti, si impongono,
come detto in precedenza, con forza inusitata, e non c’è scienziato sociale, ma
neppure biologo o medico che non sia in qualche modo chiamato a riflettere su
questo tema. Tra i molti aspetti su cui indirizzare il lavoro di confronto si cercherà di
privilegiare, anche a ragione del tema che percorre l’opera teatrale di Vargas
Llosa, nonché delle sfide poste dai fenomeni migratori, la possibilità di
cambiamento, i sincretismi, le abiure ed le conversioni.
Le identità culturali, religiose, linguistiche, politiche ci hanno mostrato che, seppur
con sofferenza, con lotte, talvolta massacri, sono possibili, forse, affrancamenti e
trasformazioni. L’identità sessuale e di genere, seppur in modo diverso, è stata
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invece “biologizzata”, “naturalizzata”, divenendo di fatto immodificabile, se non a
ragione di un atto contro natura. Tutto ciò oggi non è più vero: il limite è stato
passato e le nostre città non sono state distrutte come Sodoma e Gomorra.
È del resto questo il tema da cui, come si diceva, muove Vargas Llosa: così non
stupisca che su questo si ritorni, proponendo una lettura, a cura di Pino Micol, di un
testo, anch’esso teatrale, Ma il mio nome è Marilyn, di uno psicoanalista e autore
di teatro – Sandro Gindro – che agli inizi degli anni Ottanta ha affrontato e messo
in relazione in modo assai originale travestitismo, omosessualità ed una rilettura
dell’Edipo. Quasi una sorta di controcanto del lavoro di Vargas Llosa. Che, infine,
con Pamela Villoresi per la regia di Maurizio Panici, chiude questo percorso ideale,
Appuntamento a Londra.
QUESTIONI DI IDENTITÀ
Programma Degli Eventi
A cura di
Istituto Psicoanalitico per le Ricerche Sociali
Università Cattolica
Fondazione ISMU – Iniziative e Studi sulla Multietnicità
QUESTIONI DI IDENTITÀ, QUESTIONI DI INTEGRAZIONE.
Presentazione dei dati della prima ricerca nazionale sui processi di integrazione dei
cittadini stranieri in Italia, coordinata da ISMU.
Martedì 7 – ore 17.30 (luogo da definire)
Intervengono: Prof. Vincenzo Cesareo, Prof. Giancarlo Blangiardo, Dott. Maurizio Silveri,
coordina Raffaele Brancalenti presidente IPRS
Conclusioni: Dott. Maurizio Silveri, Direttore Generale Immigrazione del Ministero del
Lavoro e Politiche Sociali
CONVEGNO SCIENTIFICO
Mercoledì 8 – ore e luogo da definire
QUESTIONI DI IDENTITA’
CONVEGNO MULDISCIPLINARE SU CONVERSIONI, SINCRETISMI, ABIURE
Lectio magistralis: Mario Vargas Llosa
29 aprile 2009
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Ne discutono: Prof. Andrea Bixio, Padre Paolo Gamberini S. J., Prof. Franco Voltaggio,
Prof.ssa Annamaria Giannini, Dott. Massimo Fini, Dott. Raffaele Bracalenti, Prof. Efrain
Kristal
Ore 17.30 Pino Micol legge Ma il mio nome è Marilyn, di Sandro Gindro
Mercoledì 8, ore 20. 00 o Caio Melisso
Prima: Mercoledì 8 luglio - ore 20 - Caio Melisso
Replica: Giovedì 9 luglio - ore 21 - Caio Melisso
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Appuntamento a Londra, di Mario Vargas Llosa
con Pamela Villoresi, David Sebasti,
Regia di Maurizio Panici
“Appuntamento a Londra” non si svolge nel mondo del reale, del veritiero, ma trasloca nella pura soggettività
del protagonista; un territorio che, nonostante al principio sembri essere fatto solo di ricordi dolorosi e teneri,
alla fine scopriamo che è fatto soprattutto di invenzioni: un mondo di finzione. In questo modo, anche in
questa opera, al di sopra e al disotto di quelli che io volevo fossero i temi centrali della storia – l’amicizia, la
forgiatura dell’identità come atto vitale creativo e ribelle, i riti e i malefici del sesso nella vita segreta della
persone – mi si impose un argomento che mi ha appassionato in maniera ricorrente in vari dei miei romanzi
e tutte le opere teatrali che ho scritto: la finzione e la vita, il ruolo che quella gioca in questa, la maniera in cui
l’una e l’altra si alimentano, si confondono, si respingono e si completano in ogni destino individuale. Senza
dubbi, il palcoscenico è lo spazio privilegiato per rappresentare quella magia di cui è fatto anche la vita della
gente: quell’altra vita che inventiamo perché non possiamo viverla davvero, ma solo sognarla grazie alle
splendide bugie della finzione.
Mario Vargas Llosa
Pubblicazioni
Pubblicazione de “Appuntamento a Londra” traduzione di Ernesto Franco per Einaudi.
Pubblicazione di “Questioni di identità” (editore da definire)
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Partecipano
(in ordine alfabetico)

Prof. Andrea Bixio, Professore Ordinario di Sociologia, Università La Sapienza
Roma

Prof. Giancarlo Blangiardo, Ordinario di demografia all’Università di Milano
Bicocca

Dott. Raffaele Bracalenti, Presidente I.P.R.S.

Prof. Vincenzo Cesareo, Professore Università Cattolica del Sacro Cuore.

Dott. Massimo Fini, giornalista, scrittore e drammaturgo

Padre Paolo Gamberini S. J., Professore Associato di Teologia presso la
Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale

Prof.ssa Anna Maria Giannini, Ordinario di Psicologia, Università La Sapienza
Roma

Prof. Efrain Kristal Capo Dipartimento di letteratura comparata U.C.L.A.
University College Los Angeles

Signor Pino Micol, Attore

Signor Maurizio Panici attore, autore e regista teatrale

Signor David Sebasti attore teatrale

Dott. Maurizio Silveri, Direttore Generale Immigrazione del Ministero del
Lavoro e Politiche Sociali

Sig.ra Pamela Villoresi attrice e regista teatrale

Prof. Franco Voltaggio, Storico della filosofia e della scienza
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Palazzo Collicola dal 27 giugno
Ingresso via Loreto Vittori
Andrea de Carvalho
CIRCUS ERRANS
Promossa dal Comune di Spoleto
Inaugurazione 27 giugno ore 12.00
Acrobati, cavallerizzi, fachiri, pagliacci, freak.
Nell’arena circolare, ad ogni apparizione, alcuni soggetti si assumono il rischio, giocando con
l'identità, spingendo il corpo oltre i limiti; in bilico tra meraviglia e desolazione, polvere e stelle,
angeli e demoni. L'azione circense catapulta l'atleta oltre frontiera, beffando le leggi e la forza di
gravità dei comuni mortali.
Il Circo soprattutto è un monumento all'assurdo, un'apparizione anacronistica ma anche una
piazza aperta al nomadismo in mezzo alla giungla di cemento delle nostre metropoli. In questa
epoca di globalizzazione e di disagio, il circo itinerante è un prova di resistenza, di trasgressione del
nuovo ordine, che trasforma il luogo in cui si trova in un universo incantato.
E’ questa l’immagine che Andrea de Carvalho vuole usare ricreando nell'immaginario personaggi
veri, la chiassosa banda di coloro che tutte le sere si misurano con la crudeltà della pista e con sua
ritualità magica.
Elemento base delle opere murali sarà la fotografia: una serie di artisti contemporanei saranno
invitati ad essere fotografati travestiti da personaggi circensi in una epopea dell’identità mutante.
Con queste foto saranno realizzati dei tappeti scenografici del così detto circo.
Delle sculture rappresenteranno acrobati, cavallerizzi, fachiri, creando una serie di lavori assemblati
con materiali eterogenei (foto, oggetti, ceramiche, materiali comunque poveri o del quotidiano...)
Il circus di Andrea de Carvalho è un gioco d'equilibrio tra la leggerezza del sogno e la profondità
della memoria. Nei suoi lavori viene evocato lo spazio magico in cui gli oggetti trovati, le
simbologie sublimate in puri segni e colore, persino le memorie intime si articolano in un insieme
compatto e sontuoso.
La capacità di manipolazione e la solarità dell'artista brasiliana, la naturalezza con cui costruisce
immagini sorprendenti, come se già esistessero allo stato fluido, come se gli oggetti disparati
fossero stati creati e poi dispersi nel mondo nell'attesa di essere riuniti per creare l'immagine (il
Circo), trova in queste opere il suo risultato più alto.
Andrea de Carvalho
Via Buglicheto,3
06031 Bevagna (PG)
346-1573336
[email protected]
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Palazzo Collicola dal 5 luglio al 4 ottobre
Palazzo Collisola, Piano nobile, Spoleto
MAURIZIO MOCHETTI
a cura di Giovanni Caradente
Incontro tra Arte, Fisica, Progresso Tecnologico e… Velocitá.
Promossa dal Comune di Spoleto
Inaugurazione 5 luglio ore 12.00
Un Maestro tra i più originali e sorprendenti dell’odierna ricerca artistica.
Maurizio Mochetti è l’artista della nuova dimensione dell’arte, determinata dal suo confluire nel
progresso scientifico e dal fatto che l’opera diventa un insospettato evento tecnologico.
La rivoluzione elettronica che a grandi passi ha conquistato l’etere dell’ultimo ventennio – telefonia
cellulare, e-mail, raggi laser, comunicazioni lampo - non poteva lasciare indifferente il mondo
dell’arte. Fin dal 1968, quarant’anni fa, Mochetti è in tal senso sulla breccia spesso con un risultato
pressoché divinatorio. In quell’anno, nella sua prima mostra personale alla Galleria La Salita di Gian
Tomasso Liverani egli presentò dieci progetti nei quali veniva affrontato per la prima volta l’analisi
mentale di una esperienza visiva. A presentare quella mostra fu Marisa Volpi che scrisse il primo
testo critico sul lavoro del giovane esordiente. Il cammino di Mochetti è stato da allora lucido e
costantemente avveniristico. Alla Biennale del 1988, diretta da Giovanni Carandente, egli era
presente con una spettacolare sala personale, accanto a quelle di Kounellis e di Marisa Merz. Sue
personali si sono susseguite in tutto il mondo e l’ultima che ha prodotto un volume monografico
con il bel testo critico di Germano Celant è stata lo scorso anno a Sassuolo in quel palazzo Ducale,
ordinata dal Soprintendente Filippo Trevisani. Dal 2003 Mochetti insegna nella Facoltà di
Architettura dell’Università di Roma.
La mostra a Spoleto, voluta da Giovanni Carandente, presenta un insieme cronologico dello
sviluppo progettuale dell’opera dell’artista inserito nelle sale dell’appartamento nobile del Palazzo
Collicola, una bella sfida tra antico storico e moderno elettronico.
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San Simone dal 2 al 12 luglio
Raul Gabriel
Xfiction
Opera video
Durata 13’39’’
Elaborazione finale: 2008-2009
Inaugurazione 2 luglio ore 18.00
Promossa dal Comune di Spoleto
Il titolo dell’opera sta ad indicare la compresenza di una duplice interpretazione, una riferita a “crucifixion” ed
una riferita a “racconto X”. La compresenza come segno della indecifrabilità insita nell’opera poetica, che
non può prescindere dalla partecipazione personale per una comprensione “orientata”.
Xfiction nasce come pensiero sul modo di affrontare il video eliminando progressivamente tutto ciò che ne fa
un oggetto referente. Cronaca, cromatismi, montaggi, velocità, colpi di scena, alta definizione è ciò che
rappresenta la moda del fare video, è esattamente ciò da cui Xfiction è epurata.
Videoarte è cattura di un’altra frequenza rispetto alla cinematografia, esattamente come la poesia sta al
romanzo.
Xfiction nasce da trenta secondi di video originale, e i suoni apocalittici, quasi di respiro cosmico, non sono
altro che i suoni della banale realtà di quel momento, ripresi e “geneticamente modificati” nella loro struttura
intima ma – per mantenere il parallelo biochimico – senza alterarne le componenti. Trarre dalla realtà
quotidiana la visione, la possibilità di lettura altra, la profezia di babilonia nascosta tra le trame
dell‘immondizia metropolitana. In questo percorso, però, a differenza di altre esperienze, si rifiuta la
“citazione” del banale e quotidiano, per ricondurre invece l’immagine ad un archetipo primordiale, paleoespressivo, essenziale, con un rigore iconico “feroce” ed una totale non collocabilità storica.
Messaggio diretto, in intermediario, senza alcun compiacimento, ibrido formale che non rifiuta la tecnologia,
ma che ha la pretesa di superarne la dittatura che trova fin troppi servili adepti in critici e artisti nel
contemporaneo.
Raul Gabriel
Artista italo-argentino nato nel 1966 a Ensenada (Buenos Aires).
Vive e lavora tra Londra, Milano e Roma.
Principali mostre personali
Milano, Fabbriche Eos, maggio-giugno 2000: Angeli
Milano, Galleria San Carpoforo, giugno-settembre 2000
Ravenna, Galleria Poggi, novembre 2001-gennaio 2002: Fierce Painting
Bologna, Fondazione Ca’ La Ghironda, dicembre-gennaio 2003: Il Corpo e l’anima
Milano, Fondazione Mudima, febbraio 2003
Londra, Battersea Park, febbraio 2005: video installazione
Milano, Chiesa Rossa, aprile 2005: installazione pittura
Milano, Grossetti arte contemporanea, Miart 2006: Project room
Londra, Broadbent Gallery, luglio settembre 2006: Welcome to his world
Torino, Ex Cappella Reale, settembre 2006: Xfiction, video installazione
Roma, Studio Pino Casagrande, marzo-aprile 2007: Cerchi di grana
Milano, Grossetti arte contemporanea, settembre-ottobre 2007: Urban Trash
Perugia, Galleria Armory Contemporanea, marzo-aprile 2008: Colorenoncolore
Roma, Wunderkammern, ottobre-novembre 2008: Lateral: beauty is a sidewhore eating my liver out
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Eventi
Milano, Spazio Oberdan, Rassegna Internazionale Mostrainvideo, novembre 2006: Gm Traffic lights
Concert, performance videosonora
Roma, Teatro Vascello, marzo 2007: Gm Traffic lights Concert, performance videosonora
Firenze, Fortezza da Basso, ottobre 2008: Bak2Berlin, video installazione
Principali Mostre Collettive
Milano, Palazzo delle Stelline: Periscopio 2000
Rimini, agosto 2000: Personae, a cura di Luciano Caramel
Assisi, Basilica della Porziuncola luglio-ottobre 2000: Per-dono
Postumia, 2002: III Biennale di pittura
Monza, Villa Reale, 2002: Biennale di pittura (premiato)
Roma, 2003-2005: XIV Quadriennale
Londra, Broadbent Gallery, febbraio-marzo 2004: Will and compulsion
Londra, Chisenhale Studios, settembre 2004: Open studios
Londra, Bow arts studios, giugno 2005: Open studios
Viterbo, settembre 2005: Genius Loci, installazione pittorica Piazza dei Papi
Milano, Grossetti arte contemporanea, giugno 2006: Surprise
San Gabriele, Fondazione Stauros, luglio 2006: XII Biennale d’arte Sacra Contemporanea
Colonia, novembre 2006: Art fair 2006
Milano, Galleria Derbylius, giugno settembre 2006: Leggere non leggere
Milano, Grossetti arte contemporanea, gennaio 2007: Gallery artists
Londra, Bow arts, giugno 2007: Open studios
Berlino, settembre 2007: Berlin Art Fair
Berlino, Artmbassy Gallery, ottobre 2007: SPQR
Berlino, Flughafen Berlin Tempelhof, ottobre 2008
Miami, Miami Scope, dicembre 2008
Milano, Università Cattolica ,Chiostro del Bramante,installazione pittorica, marzo-maggio 2009
Interventi
Università di Bergamo, Dipartimento di Storia dell’Arte, aprile 2004
Accademia di Brera, Milano; Dipartimento arte sacra contemporanea, giugno2005
Università Cattolica, Milano, Dipartimento di Storia dell’Arte, ottobre 2005
Facoltà Teologica dell’Italia Centrale, Firenze, Master di Architettura, marzo 2006
Mary Mount International School, Roma, febbraio 2007
Progetti futuri
giugno 2009, La Poesia di Dio, monografia sull’opera di Raul Gabrielprodotto ed edito da FMR (Franco
Maria Ricci) con testi di
Mons. P. Sequeri, F. Holderlin, F.W. Nietzche, D.M. Turoldo, C. Peguy, H. Michaux, B. Pasternak, J. Donne,
G. Ungaretti, edizione limitata.
Berlino, autunno 2009, Artmbassy Gallery e Studio Casagrande: Mostra personale, Bak2Berlin
Articoli recenti
Repubblica, 03 04 2007 (Linda De Sanctis)
Messaggero, 25 03 2007
Espresso, aprile 2007
Terzo occhio, aprile giugno 2007 (Gabriele Simongini)
Next Exit, aprile 2007 (Gianluca Marziani)
Exhibart, aprile 2007 (Angel Moya Garcia)
Vernissage (Il Giornale dell’Arte) autunno 2007
Collezioni pubbliche e private
Collezione Schellekens London
Collezione Davenport London
Collezione Richards London
Collezione Boughart Mougins-London
Collezione Nathalie Hambro London
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Collezione Civica di Arte Contemporanea Palazzo Reale Monza
Collezione Muller Switzerland
Collezione Amparo Madrid
Collezione Colombo Milano
Collezione Stramezzi Milano
Fondazione Mudima Milano
Fondazione Cà La Ghironda Bologna
Museo Stauros Arte Sacra Contemporanea
Fiere
Milano e Bologna 2002, 2003,2004,2005,2006,2007
Colonia 2006,2007
Berlino 2007, 2008
Miami, 2008
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…and you tool me
mostra personale di
GIANNI POLITI
a cura di Gianluca Marziani e Maria Letizia Bixio
Inaugurazione: Sabato 4 luglio ore 18:00
Fino al 12 luglio 2009
lun-ven 17-20 e sab e dom 17-21
CO2 contemporary art, Roma
c/o Via Fontesecca e via della Ponzianina, 61 Spoleto
Sabato 4 luglio alle ore 18.00, la galleria CO2 contemporary art di Roma, ha il piacere di presentare in
occasione del Festival dei 2 Mondi di Spoleto, una personale dell’artista GIANNI POLITI, a cura di Gianluca
Marziani e Maria Letizia Bixio, dal titolo “…and you tool me”.
“e tu mi usi”, è l’ironica risposta allo slogan “I tool U”, con cui a marzo 2009 si era presentato al pubblico il
giovanissimo artista Gianni Politi, nella sua prima personale per la galleria CO2 contemporary art.
Dall’elaborazione del romantico “I love you”, ad una acerba traslazione utilitaristica, meno amore e più
pragmatismo. Intrigante e provocatore, volutamente ambiguo e trasversale, Politi incentra (o forse centra) il
suo lavoro nel vuoto spazio infinito della carta intelata, dove la violenza di un tratto gestuale a grafite cela e
svela null’altro che puri strumenti da lavoro. Oggetti familiari che si trasformano senza trasformarsi,
semplici congegni manuali che agiscono sui nostri meccanismi emotivi in modo complesso e detonante.
La ricerca muove dal desiderio di ritrarre, nobilitati in nuove sembianze totemiche, oggetti d’uso comune,
banali strumenti da lavoro per l’appunto, una rappresentazione realistica che in virtù della dilatazione
spaziale diviene creazione e allo stesso tempo distruzione, senso e controsenso in una sola forma
evocativa. Dice Gianluca Marziani: “Le apparizioni iconiche si trasformano in oggetti alieni dalle fattezze
plausibili. Richiamando il cortocircuito surrealista di Konrad Klapheck, Politi indaga la metafisica ribollente
della forma statica, scovando il fuoco interiore degli archetipi da lavoro manuale. Lo sguardo sul suo
armamentario ci impone un’azione privata sui meccanismi del giudizio e del pregiudizio, sui sistemi che
regolano il nostro volume morale”.
Enormi grafiti su carta intelata e fusaggini su carta da spolvero, due tra le tecniche impiegate per sintetizzare
la forza dei suoi segni verticali, via via quasi automatici: tagli geometrici e profondi indagano oltre la
superficie, spaziano nella tridimensionalità, portando la durezza dell’azione ad essere mezzo per cogliere la
piacevolezza della percezione visiva. Ciò che più colpisce è la capacità di trasformare la bidimensionalità del
disegno su carta in una sorta di scultura tridimensionale: ove ciò che solitamente è sottile e leggero, come
una linea di grafite, riappare solido, pesante, sporco. In ogni opera restano impresse le tracce di un forte
contatto fisico. Lo spettatore vedrà un microcosmo di oggetti riconoscibili che mutano in qualcosa di
macroscopico e imponente, così da rendere un’innocua forbice più crudele e spaventosa di una granata.
Nell’immaginario di Politi gli “strumenti da lavoro” prescindono dalla tipologia del loro uso primario, dunque
anche la guerra offre ai suoi operai/soldati un degno “armamentario” di Tools. Per l’occasione l’autore
realizzerà un progetto installativo site specific, congiungendo il dolce e l’amaro di un feticcio bellico in un
insolito binomio.
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Biografia
Nato a Roma nel 1986, ha lavorato presso lo studio di noti artisti romani, come Gianluigi Mattia, Piero Pizzi
Cannella.
Studiando filosofia ha scoperto il suo profondo interesse estetico per la modernità, analizzata e sviscerata
attraverso l’uso di molteplici media artistici.
Nella serie “Tools”, l’artista inizia la sua ricerca sulle icone inorganiche del contemporaneo, sia dal punto di
vista estetico, che politico, attraverso la rappresentazione e deflagrazione degli strumenti che sono utilizzati
ogni giorno per difendere lo “status quo” dell’economia occidentale. Gli oggetti sono scelti tra le armi più
letali usate dagli eserciti occidentali ma anche tra gli utensili che Politi impiega nei suoi lavori. Questa
contrapposizione esprime sia la fascinazione per i materiali che la metafora del lavoro come mezzo di
sopravvivenza contro il potere distruttivo delle armi e della politica aggressiva. Le due tipologie di strumenti
sono utilizzate per raggiungere lo stesso fine: il beneficio di chi li utilizza. Uno però di ordine morale ed
innocuo, l’altro violento ed irrispettoso. Nella serie “Red Flags”, invece, gioca ambiguamente con il
terrorismo di stampo comunista dei decenni passati, che sta alla base del pensiero organico occidentale dei
giorni nostri.
L’artista vive e lavora tra Roma e Milano.
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Biglietteria
Informazioni:
Servizio Informativo: +39.0743.77.64.44
(attivo dal lunedì al venerdì con orario 10:00/13:00 – 15:00/19:00; durante il Festival attivo tutti i giorni dalle
10:00 alle 19:00)
Fax: +39.0743.23.40.27
E-mail: [email protected]
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Acquisto Biglietti:
(Inizio vendite dalle ore 16:00 di mercoledì 29 aprile 2009)
Acquisto on-line: www.ticketone.it
Punti vendita TicketOne in tutta Italia (per conoscere il più vicino è possibile chiamare il numero 892.101 o
consultare il sito www.ticketone.it nell’area punti vendita)
Call Center TicketOne 892.101* attivo dal lunedì al venerdì dalle 9:00 alle 20:00 e il sabato dalle 9:00 alle
17,30; Pronto Pagine Gialle 89.24.24** (attivo 24 ore su 24); 892.412*** Trovatutto di Telecom Italia (attivo
24 ore su 24)
* costo massimo della chiamata al minuto da rete fissa Telecom Italia € 1 senza scatto alla risposta. Per la
telefonia mobile le tariffe variano a seconda dell’operatore.
** costo massimo della chiamata al minuto da telefono fisso Telecom Italia € 0,36 alla risposta + € 1,56 al
minuto. Per la telefonia mobile le tariffe variano a seconda dell’operatore.
*** da telefono fisso Telecom Italia e Wind: € 0,36 alla risposta + 1,56 € al minuto. Da telefono pubblico
Telecom Italia: 4 scatti alla risposta + 1 scatto ogni 2,6 secondi (1 scatto = € 0,10). Gli scatti successivi a
quelli alla risposta sono addebitati all’inizio dell’intervallo di tempo previsto dal ritmo di tariffazione. Per la
telefonia mobile le tariffe variano a seconda dell’operatore.
Promozioni e Riduzioni:
Tariffa Promozione
(applicata a coloro che acquisteranno i biglietti entro il 31 maggio 2009 su tutti i canali di vendita)
Residenti a Spoleto
Under 30 - Over 60
Convenzionati / Gruppi
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Ufficio Stampa – VerbaVolant
Marco Guerini
Tel. 02/84891579 Fax 02/89545278
Via Imperia, 16 – 20142 Milano
e-mail [email protected]
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