“La formazione in servizio dei docenti e l’e-learning” Punto Edu Europa G. Biondi Direttore I.N.D.I.R.E. Istituto Nazionale di Documentazione per l'Innovazione e la Ricerca Educativa Via M. Buonarroti, 10 - 50122 FIRENZE Puntoedu Europa è l’ambiente di apprendimento progettato e realizzato dall’Indire dedicato alla formazione dei docenti sui temi della Cittadinanza europea che mira a facilitare l’attività tra pari e la costruzione di comunità comunità professionali basate sul principio della condivisione delle conoscenze, utilizzando come risorse le esperienze didattiche delle scuole. Grazie alle precedenti esperienze di formazione degli insegnanti su scala nazionale, l’INDIRE ha potuto mettere a punto un ambiente di apprendimento che utilizza la metodologia del blended elearning caratterizzata da momenti in presenza e momenti on line e da autonomia di fruizione dei materiali da parte dei corsisti; da una personalizzazione rispetto alla scelta dei contenuti. L’elearning può infatti garantire quella continuità nell’intervento formativo che non può essere assicurata dalla formazione tradizionale, dando il via al processo di trasformazione profonda dei comportamenti alla base di ogni percorso formativo. Elemento di unione tra il momento di formazione online e gli incontri in presenza è l’e-tutor, il cui compito è quello di aiutare il corsista ad orientarsi nell’offerta formativa e a personalizzare il proprio percorso formativo. Le funzioni (aree corsi, community, attività o Learning Object) di PuntoEdu Europa permettono all’insegnante di diventare protagonista della propria formazione attraverso un percorso basato sul learning by doing e non centrato sulla semplice erogazione dei contenuti. Tali attività, orientate al perseguimento degli obiettivi formativi, sono state realizzate secondo strategie didattiche tipiche dell’elearning (studi di caso, role paly, simulazioni e webquest) a partire dalla progettazione didattica realizzata dalle reti di scuole coinvolte nel progetto nel corso dell’anno scolastico 2003/04. L’ambiente è suddiviso in 5 aree tematiche (Intercultura, Cittadinanza Europea, Diritti umani ed Educazione alla pace, Identità e appartenenza e Cittadinanza attiva e solidarietà agita), all’interno di ciascuna delle quali si trovano materiali di studio, risorse culturali e attività. I contenuti della formazione dei docenti sono proposti in chiave problematica e utilizzano conoscenze che derivano dalla pratica educativa quotidiana. Tuttavia, non hanno un carattere di esaustività, ma verranno arricchiti in modo progressivo e interattivo. Pertanto, gli insegnanti non sono solo utenti della formazione, ma anche autori dei contenuti e delle attività. Le attività costituiscono il cuore della formazione dell’insegnante anche perché sono oggetti didattici progettati da insegnanti e che possono essere utilizzati dagli insegnanti in formazione in classe con i loro studenti. A supporto delle attività da svolgere, il corsista ha a disposizione una vasta gamma di risorse culturali e informative che creano lo sfondo di conoscenze dell’attività. I corsisti sono divisi in classi, ciascuna delle quali è affiancata da un e-tutor. La classe virtuale è l’area riservata in cui il corsista può comunicare con la propria classe e con il proprio e-tutor per approfondire i dibattiti degli incontri in presenza e socializzare le diverse attività, condividere gli elaborati, trovare informazioni di interesse comune alla classe. L’e-tutor ha il compito di facilitare l’uso delle risorse nell’ambito del percorso formativo; dare continuità agli incontri in presenza e all’attività on line, stimolare e coordinare la discussione. L’ambiente di formazione offre uno spazio ai contributi regionali accessibili attraverso l’Area di Sviluppo Regionale. In questa area ciascuna regione potrà segnalare con il progetto realizzato dalla singola scuola o dalle reti di scuole su una delle tematiche. L’insegnante non è l’unico soggetto coinvolto dalle nuove modalità didattiche: le connessioni, i rapporti tra docenti e alunni nella mediazione dell’oggetto didattico creano uno spazio di apprendimento, un ambiente dove i contributi di entrambi gli attori sono stimolati e valorizzati. Per poter comprendere una nuova realtà non bastano la validità delle teorie e le conferme dalle pratiche, è necessario che i promotori di uno sviluppo ottengono disponibilità e collaborazione ai cambiamenti in atto. La scuola, con le potenzialità delle nuove tecnologie e dei learning object, non può cambiare solo nelle formule didattiche: qualsiasi progettazione deve essere accolta con propensione continua alla ricerca. Ambiente di apprendimento ed e-learning: linee di sviluppo e problemi aperti Se analizziamo il fenomeno dell’e-learning e quindi dell’apprendimento in rete, si possono introdurre una serie di considerazioni che mi limito in conclusione, ad elencare ma che rappresentano elementi di criticità per un reale sviluppo dell’e-learning: anche nell’e-learning valgono quindi le osservazioni fatte circa l’inserimento delle ICT nella scuola: se si limitano ad riproporre lo stesso ambiente rappresentano l’ennesima occasione mancata; all’interno dell’espressione ormai largamente utilizzata in contesti diversi, coesistono modelli e soluzioni anche estremamente diverse: in alcuni casi si parla di e-learning come nuova generazione della FAD e quindi sempre nell’ambito della formazione e dell’insegnamento, in altri casi si cercano invece nuove modalità centrate sull’apprendimento. Questa distinzione può apparire forse una sfumatura, ma è invece sostanziale se letta alla luce delle considerazioni prima introdotte sugli ambienti di apprendimento; è un grave errore utilizzare come paradigma discriminativo tra l’insegnamento in aula, basato sulla lezione, e l’e-learning il parametro distanza-presenza. Da questo punto di vista anche il libro rappresenta infatti una modalità a distanza ma fa parte di un modello, di un ambiente di insegnamento che viene considerato in presenza. Non è quindi questo un parametro utile perché riduttivo ancora una volta di un problema impostato senza metterne in discussione gli elementi fondamentali. Da questo punto di vista, infatti, un qualunque media frapposto tra un insegnante che spiega ed uno studente che ascolta non può che risultare un impoverimento, una riduzione della comunicazione; le soluzioni di e-learning, anche da un punto di vista tecnologico, ripropongono spesso un modello erogativo, centrato quindi sugli oggetti (i contenuti, la lezione) con contorni più o meno variegati di forum, chat, videoconferenze etc.. Anche gli standard internazionali da questo punto di vista si preoccupano di tracciare l’apertura e chiusura delle singole pagine di un corso, secondo una logica centrata appunto sugli oggetti: i contenuti; il modo con cui sono definiti i così detti learning object, che si dice debbano costituire i mattoncini con i quali costruire questo nuovo edificio, di fatto evidenzia numerose ambiguità e risulta più una preoccupazione di riusabilità dettata da motivazioni commerciali e di salvaguardia degli investimenti che non una vera innovazione capace di incidere sui meccanismi e le strategie dell’apprendimento. Questo non significa sminuire il valore dei learning object quali simulazioni, dimostrazioni animate, video esemplificativi quanto riproporre il problema dell’architettura formativa nella quale inserirli. In particolare la riusabilità e la metafora del lego, sono stati alla base dello sviluppo dell’e-learning nelle aziende. Certamente la metafora è suggestiva e permette di cogliere un fenomeno complesso scomponendolo nelle sue varie parti ma alla base di questa impostazione c’è soprattutto il bisogno di salvaguardare gli investimenti fatti nella produzione di oggetti didattici. Questi hanno dimensioni, strutture concettuali e multimediali tra le più diverse e varie. Si definiscono LO (Learning Objects) anche dei semplici schemi o programmazioni didattiche, simulazioni o schede di valutazione, corsi completi o spiegazioni, dimostrazioni di teorie che si vogliono riusabili in contesti diversi nel modo più libero. Le condizioni per ricollegarle ad un nuovo contesto sono appunto stabilite e garantite dagli standard (scorm in particolare). La labilità dei confini che definiscono un learning object che può essere costituito anche da una immagine così come da una questionario, finiscono per confondere più che aiutare ad identificare. La fiducia che il sistema dei ‘meta data’ possa risolvere il problema dell’identificazione e della descrizione in funzione della ricerca, svanisce rapidamente se solo consideriamo che i meta data non trattano il contenuto semantico di un LO. A questo problema è riservato, infatti, un campo che rinvia all’uso di un linguaggio controllato (lista di descrittori o thesaurus). Ma questo è il vero problema: la ricerca avviene infatti sui contenuti molto più marginalmente sui ‘contenitori’ (se cioè il materiale è su cd-rom o su carta…) o sugli altri aspetti descrittivi di cui si occupano i meta data. L’ambiguità del linguaggio libero, i problemi descritti dalla letteratura della documentazione scientifica del rumore o del silenzio, restano di fatto non risolti dai meta data che pure hanno un ruolo centrale nella definizione degli standard. Ci preoccupiamo, cioè, più di corrispondere agli standard internazionali che di analizzarne gli aspetti qualificanti; il mercato potenziale in questo ambito, come deriva da studi di settore, promette una grande espansione nei prossimi anni. L’investimento che sta avvenendo nel settore aziendale è certamente imponente e si basa sulla possibilità di abbassare i costi della formazione sia quelli diretti che quelli indiretti. La formazione tradizionale in aula, oltre ai costi che derivano dalla necessità di spostare le persone, comporta anche interruzioni prolungate del lavoro, costi organizzativi logistici, continuità di impegno, non compatibilità quindi con le normali attività, etc. E’ quindi comprensibile che l’e-learning sia stato immediatamente accolto dalle grandi multinazionali che hanno problemi di formazione sugli stessi ‘oggetti’, procedure, tematiche con una utenza numerosa, dislocata geograficamente in aree anche molto distanti tra loro e, a volte, anche con lingue diverse. Da questo punto di vista la formazione in rete che deterritorializza e rende indipendente dai tempi (nel senso che possono essere scelti dall’utente) la formazione, è sembrata la risposta al problema. Ma questa è solo una dimensione del problema funzionale ad obiettivi che non sono comunque gli stessi della scuola. Certamente nella formazione professionale di un neo-assunto di una azienda prevale la centralità degli oggetti così come per un professionista che deve aggiornarsi su un nuovo prodotto. Aspettative economiche e grandi investimenti fatti nel settore tecnologico portano, anche nei settori più distanti da quelli aziendali che avrebbero quindi aspettative e bisogni diversi, ad organizzare le attività sulla base delle piattaforme scelte e dei servizi che queste offrono. Anche per questo, anche in settori che avrebbero altre esigenze formative, prevale lo stesso modello; in termini di benefici non possiamo ridurre il discorso agli aspetti economici, ai tempi (all’on line si accede quando si vuole) o ai luoghi (portare la formazione all’utente e non l’utente alla formazione). Si tratta di aspetti comunque importanti ed a loro modo anche rivoluzionari, ma in questo modo rimaniamo sempre alla cornice esterna e non tocchiamo il quadro: ci limitiamo, cioè, ad esaminare quello che avviene erogando un corso in presenza o a distanza o meglio in modo tradizionale o attraverso la rete; l’apprendimento avviene generalmente all’interno di in ambiente sociale dove questa dimensione, le interazioni, l’aspetto costruttivista del sapere, l’apprendimento collaborativo risultano centrali e fondamentali. La rete, inoltre, disperde e chi ha motivazioni deboli, abbandonato ad una logica di autoistruzione, molto spesso abbandona. L’ambiente di apprendimento come sistema sociale è, quindi, parlando di elearning, un tema centrale anche per questa sua dimensione fondamentale. Un’unica eccezione può essere rappresentata dall’aggiornamento professionale o da percorsi del tipo “istruzione all’uso o all’addestramento tecnico di specifiche procedure”, software, operazioni e sequenze tecniche, dove prevalgono gli oggetti sull’attività. La sfida reale posta dalle nuove tecnologie è piuttosto quella della trasformazione degli ambienti e delle strategie cognitive che queste attivano e che ormai coinvolgono largamente le nuove generazioni. Siamo ormai di fronte ad una generazione digitale, che è abituata a rapportarsi con immagini, suoni e schemi reticolari delle conoscenze, a considerare l’errore assolutamente funzionale all’apprendimento, necessario per aggiustare il tiro che si trova di fronte a schemi sequenziali (il programma, il libro di testo), alla lezione frontale, ad ambienti dominati dalla scrittura come unico canale di comunicazione. Inserendosi in questo ambiente dal punto di vista strumentale ed anzi sforzandosi di riprodurlo per via telematica (e-learning o meglio e-teaching), le ICT che hanno trasformato radicalmente la nostra vita, non riusciranno invece neppure a scalfire la scuola nella sua struttura portante. Anche i ruoli resteranno gli stessi: insegnanti impegnati a trasmettere i contenuti davanti ad una telecamera magari usando lavagne elettroniche, tutor concepiti come assistenti in presenza, con il compito di ridurre i disagi della distanza. Questa ‘impalcatura’, che sotto il nome di e-learning comprende ed accomuna impostazioni spesso opposte, promette innovazioni profonde, in realtà è prigioniera di un peccato originale che rischia di condizionarne lo sviluppo. Bibliografia di riferimento Alessi M., Trollip S. R., Multimedia for learning, Needham Heights – Massachussetts, Allyn & Bacon, 2001. Bednar, A.K., Cunningham, D., Duffy, T.M., Perry, J.P. Theory into practice: How do we link? In G.J. Anglin (Ed.), Instructional technology: Past, present and future. (2nd ed., pp. 100-111)., Englewood, CO: Libraries Unlimited, Inc. 1995. Bereiter Carl (2002) Knowledge Building Approach: Development of Learning Theories http://www.observatory.com/carlbereiter Clarck R. C., Mayer R. E., E-learning and the science of instruction, San Francisco, Pfeiffer, 2003. Cunningham, D. J. Assessing constructions and constructing assessments: A dialogue. Educational Technology, May, 13-17, 1991. Jonassen, David, Myers, & McKillop, Alan, From constructivism to constructionism: Learning with hypermedia/multimedia rather than from it. In B. G. Wilson (Ed.), Constructivist learning environments: Case studies in instructional design. Englewood Cliffs NJ: Educational Technology Publications,1996. Jonassen David, Peck H., Wilson K. L.,(1999) Learning with technologies. A constructivistic perspective. Hupper Saddler River, NJ:Merril-Prentice Hall. Lave J., Wenger, E., Situated Learning: legitimate peripheral participation, Cambridge University Press, New York, 1991. Mandl, H., & Renkl, A. A plea for "more local" theories of cooperative learning. Learning and Instruction, 1992. Merrill, M. D. Constructivism and instructional design. Educational Technology, May, 1991. Papert, S. Situating constructionism. In Constructionism, Harel and Papert, eds., Ablex, Norwood, New Jersey, 1991. Reigeluth C.M. (a cura di), Instructional-design theories and models: a new paradigm of Instructional Theory, vol II, Mahwah, L. Erlbaum Ass., 1999. Scardamalia M. And Bereiter C. Knowledge Building. In Encyclopedia of Education (2nd ed. Pp1370-1373). New York Macmillian reference, USA, 2003. Vygotsky, L. Mind in Society: The Development of Higher Psychological Processes. Cambridge, MA: Harvard Univ. Press, 1978.