CENTRO STUDI PER LA SCUOLA CATTOLICA
Quinta Giornata pedagogica della Scuola Cattolica “Educare nella fede”
Roma, 20 ottobre 2102
Introduzione
La “giornata pedagogica” di Gesù ispira la nostra
Don Maurizio Viviani
Presidente
La “giornata pedagogica” sta diventando anno dopo anno un appuntamento tradizionale.
È un piacevole incontro con quanti hanno a cuore l’istituzione scolastica e la qualità formativa
della scuola cattolica. Con esperti e colleghi, si riflette sulla dimensione pedagogica della scuola
e di quella scuola che si ispira ai valori del Vangelo e alla tradizione educativa della Chiesa.
Chi ha una certa familiarità con i Vangeli e con l’esegesi degli stessi, non fatica molto a
realizzare un collegamento tra l’espressione “giornata pedagogica” e alcune giornate vissute da
Gesù, così pedagogicamente caratterizzate che, senza forzature, possono essere considerate
delle vere e proprie “giornate pedagogiche”. Ad esse i credenti possono far riferimento per
cogliere la valenza formativa degli atteggiamenti e degli insegnamenti del Maestro.
In verità, tutte le giornate della missione pubblica di Gesù possono a pieno titolo
fregiarsi della denominazione “giornata pedagogica”. Tuttavia, alcune giornate, puntualmente e
ampiamente descritte dagli evangelisti, lasciano trasparire un messaggio salvifico e, non da
ultimo, pedagogico, che traspare dall’insieme delle parole e dei gesti di Gesù.
Molti esegeti concordano nel classificare la memorabile giornata di Cafarnao (Mc 1,2134) come la “giornata di Gesù”. L’evangelista Marco la colloca nel primo capitolo del suo
Vangelo, proponendola come paradigmatica di tutte le successive giornate della missione
pubblica di Gesù.
«Giunsero a Cafarnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava.
Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha
autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo
posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: “Che vuoi da noi,
Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!”. E Gesù
gli ordinò severamente: “Taci! Esci da lui!”. E lo spirito impuro, straziandolo e
gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a
vicenda: “Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda
persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!”. La sua fama si diffuse subito
dovunque, in tutta la regione della Galilea. E subito, usciti dalla sinagoga,
andarono nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La
suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si
avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li
serviva. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli
indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano
affetti da varie malattie e scacciò molti demoni; ma non permetteva ai demoni di
parlare, perché lo conoscevano».
L’evangelista Marco, nel raccontarcela, ci descrive una serie di azioni compiute dal
Maestro nell’arco di un giorno (che è uno shabbat, il più importante della settimana): l’arrivo in
città, l’insegnamento nella sinagoga, il miracolo dell’ossesso, la visita alla casa di Pietro, la
guarigione della suocera e, dopo il tramonto, la guarigione di numerose persone afflitte da varie
malattie e da demoni, a lui condotte per ottenere un gesto di guarigione. Tale giornata, che
riflette le “giornate della Creazione” e ne mostra un’evidente continuità nel piano della
salvezza, evidenzia l’inconfondibile qualità pedagogica dell’azione evangelizzatrice di Gesù.
Soffermandosi un istante sulla scena della guarigione della suocera di Pietro, descritta
sinteticamente dall’evangelista Marco, si trovano quattro verbi, ovvero altrettante azioni di
Gesù, che possono riguardare da vicino la nostra missione educativa e darle ulteriore luce. Li
troviamo contenuti in un unico versetto: «Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per
mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva» (Mc. 1,31).
Avvicinarsi. Il primo gesto di Gesù è porsi in prossimità, farsi vicino alla persona
ammalata. La vicinanza di Gesù è l’immediata risposta alla richiesta fatta da Pietro e dagli altri
tre apostoli. Far alzare. È lo stesso verbo usato per descrivere la resurrezione (eghèiro). È ben
più di un sollevare fisicamente il corpo della malata. Lascia trasparire un gesto di
coinvolgimento dell’intera persona, che viene immediatamente ristabilita nella sua piena
integrità. Prendere per mano. Il gesto del far alzare avviene contemporaneamente al contatto
fisico tra due mani: l’una accoglie e l’altra viene accolta. Servire. Ristabilita, la donna viene
messa nella condizione di servire. Il suo porsi a servizio è una sorta di restituzione del dono
della guarigione appena ricevuto.
Se è permessa l’analogia tra quanto descritto dall’evangelista e il compito che ci viene
chiesto, potremmo ricavare da questo frammento della “giornata di Cafarnao” di Gesù delle utili
indicazioni per l’approfondimento della nostra missione educativa, obiettivo del nostro
convenire.
Avvicinarsi; far alzare; prendere per mano. Sono azioni che quotidianamente cerchiamo
di compiere nella scuola cattolica. Sono declinazioni di uno stile educativo che guarda
soprattutto alla valorizzazione della persona, con l’intento di porla nella migliore condizione di
esprimersi e di diventare adulta. Gli atteggiamenti del Maestro possono ispirare lo stile
educativo di quanti a diverso titolo (alunni, insegnanti, genitori, dirigenti scolastici e altri)
vivono nelle nostre scuole. In quegli atteggiamenti intravediamo la finalità del nostro educare e
gli obiettivi che intendiamo perseguire.
Per educare con stile evangelico risulta necessario riferirsi allo stile pedagogico di Gesù,
facendolo proprio con l’atteggiamento tipico del discepolo. «Educare alla vita buona del
Vangelo significa in primo luogo farci discepoli del Signore Gesù, il Maestro che non cessa di
educare a una umanità nuova e piena. Egli parla sempre all’intelligenza e scalda il cuore di
coloro che si aprono a lui e accolgono la compagnia dei fratelli per fare esperienza della
bellezza del Vangelo»1.
Riprendo il quarto verbo: servire. Il servizio è una dimensione che ha un suo spazio
nell’“Educare nella fede”, il tema del nostro incontro di oggi. La scuola cattolica considera la
dimensione del servizio come un elemento imprescindibile della propria azione educativa.
Pertanto, si adopera che gli studenti imparino a poco a poco a vivere con generosità nella
società e nella Chiesa.
La “Giornata di Cafarnao”, dallo squisito contenuto pedagogico, ispiri la giornata di oggi
e ogni nostra giornata di scuola.
1
CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti Pastorali
dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, Introduzione.