Comunicato 3 L'astronomia a raggi X. Giacconi, l'illustre figlio di Genova. Genova, 29 ottobre 2010. La sala del Maggior Consiglio, a Palazzo Ducale, ha ospitato quest'oggi la lectio magistralis del Premio Nobel per l'astrofisica Riccardo Giacconi. Genovese di nascita, americano di adozione, il professor Giacconi è tornato dopo tanti anni nella sua città natale per ricevere il celebre Grifo d'oro, riconoscimento attribuito solo ''ai migliori, a coloro che si sono distinti in ambito scientifico e morale e che con il proprio talento e sacrificio hanno portato il nome di Genova oltre il tempo e lo spazio''. Così la sindaco, Marta Vincenzi, ha dato il benvenuto al padre dell'astronomia a raggi X. Un pubblico divertito e commosso ha ascoltato le parole di Giacconi che nel ringraziare la città, con un pizzico di nostalgia, ha ricordato quando da bambino ''bigiava'' la scuola per andare a pescare, attratto irresistibilmente da quel mare inquieto che delimita e modella il capoluogo ligure. ''Genova è una città di grande libertà. E io ero uno studente terribile che preferiva l'aria aperta ai libri”. Seppur studente ribelle, Giacconi si laurea all'università degli studi di Milano e nel 1962, mentre si trova negli Stati Uniti per una borsa di studio, scopre che alcuni oggetti celesti emettono raggi X, rivoluzionando completamente lo studio dell'universo e le teorie sulla sua evoluzione. Durante la conferenza, il Premio Nobel genovese ha ripercorso i punti salienti della storia dell'astrofisica, spiegando con leggerezza e disinvoltura ad un pubblico anche di non esperti, l'evoluzione del pensiero scientifico da Tolomeo a Newton, passando attraverso l'oscurantismo e la strenua opposizione degli estremismi religiosi. “L'astronomia oggi sta ponendo quesiti che la fisica dovrebbe risolvere, ma avremmo bisogno di un nuovo Newton o un altro Einstein. Stiamo vivendo in un momento storico decisivo: o si torna al medioevo o scoppia una nuova rivoluzione scientifica, ma vista la situazione politico-religiosa attuale, è più probabile che si vada verso la prima. ”Così il Nobel genovese ha salutato la sua città, in tono pacatamente critico, ma con la speranza che il capoluogo ligure possa fare da cassa di risonanza e smuovere l'Italia intera a nuove consapevolezze e responsabilità verso la ricerca e la scienza. Tra le righe, il rammarico tipico di ogni cervello in fuga, diviso tra l'amore per il proprio Paese e l'amarezza per l'abbandono.