1 SACERDOZIO MINISTERIALE Dimensione missionaria del sacerdozio ministeriale La vocazione sacerdotale, la consacrazione e la missione sono una partecipazione e un prolungamento della realtà di Cristo Sacerdote e Buon Pastore (PO 1-3). La dimensione missionaria della vita e del ministero sacerdotale ha la sua origine nel fatto di essere partecipazione speciale alla stessa missione di Cristo, che si prolunga nella Chiesa come comunità missionaria e madre (PO 6 e 10). La presenza del sacerdote ministro nella comunità è, per tanto, un servizio per rendere missionaria tutta la comunità ecclesiale. E' una presenza attiva e fondamentale nel campo dell'animazione missionaria. Per il fatto di essere segno speciale della presenza di Cristo, il sacerdote si converte in segno e stimolo della missionarietà della Chiesa. Questa dimensione missionaria del sacerdozio proviene dall'essenza del sacerdozio stesso e dalla "sequela Christi" o "vita apostolica", che è consacrazione alla missione, partecipata dal Signore. Così, infatti, la missionarietà universale è parte della sua identità. L'enciclica Fidei donum di Pio XII (1957) è stata uno strumento provvidenziale per il risveglio missionario del sacerdozio; è stato, però, il concilio Vaticano II (1965) che ha raccolto questo frutto e gli ha tracciato un cammino ancora più chiaro e deciso. In effetti, il dono ricevuto nell'ordinazione sacerdotale ha come obiettivo la missione universale di Cristo (PO 10; cfr AG 38-39; LG 28). I documenti postconciliari hanno sottolineato questo impegno missionario del sacerdote (EN 68; can. 529). "La vocazione sacerdotale è anche missionaria" (Giovanni Paolo II, Lettera del Giovedì Santo 1979). La chiamata apostolica dei dodici, dei loro successori e immediati collaboratori, ha come finalità immediata la "sequela Christi" e la partecipazione alla consacrazione e missione di Cristo. Lo "stare con Lui" (seguirlo) è intimamente relazionato 2 con l'"essere inviati a predicare" (Mc 3,14). E' tutta la vita dell'apostolo che è inserita nella vita e nella missione di Cristo, sotto l'azione dello Spirito Santo: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi... ricevete lo Spirito Santo" (Gv 20,21-22). La spiritualità sacerdotale è in relazione con il ministero: "I presbiteri raggiungeranno la santità nel loro proprio modo se, nello spirito di Cristo, eserciteranno le proprie funzioni con impegno sincero e instancabile" (PO 13). Questo orientamento conciliare sulla spiritualità comprende la disponibilità per la missione universale, come parte integrante della "vita apostolica": generosità evangelica, fraternità, disponibilità missionaria. Il ministero diaconale, anche quando si tratta del diaconato permanente, si inquadra analogicamente nel ministero sacerdotale, proprio perché si tratta del primo gradino del sacramento dell'ordine. La sua dimensione missionaria è nella linea del Presbiterio e del Vescovo. Il suo servizio particolare della Parola, dell'Eucaristia, della carità e della organizzazione ecclesiale, ha la caratteristica della grazia sacramentale; in questo si differenzia dai ministeri laicali, anche se, apparentemente, questi svolgano le "stesse" funzioni. Partecipazione alla stessa missione universale di Cristo La vita sacerdotale è partecipazione alla missione di totalità e di universalismo del Buon Pastore: "dare la vita", servire tutti senza dimenticare le "altre pecorelle" (Gv 10,1-18; 15,1-7). I documenti conciliari del Vaticano II, che raccolgono la tradizione biblica ed ecclesiale, presentano il sacerdozio come partecipazione all'essere, alla missione e allo stile di vita del Buon Pastore. La configurazione ontologica con Cristo, come "partecipazione alla sua consacrazione e missione" (PO 2), ha come finalità l'essere suo "strumento vivo" (PO 12). Questa configurazione sacerdotale a Cristo ha l'obiettivo di 3 "far crescere e edificare tutto il suo Corpo, che è la Chiesa" (PO 12). Solo alla luce di questa dimensione missionaria si può comprendere pienamente la realtà di "operare in nome e nella persona" di Cristo Capo e Buon Pastore (cfr PO 2-6). Senza questa derivazione missionaria, il sacerdozio sarebbe un'astrazione con il rischio di convertirsi in un posto di privilegio. Gesù si presenta como "consacrato e inviato dal Padre" (Gv 10,36), "consacrato e inviato dallo Spirito" (Lc 4,18). Tutta la Chiesa partecipa a questa consacrazione e missione di Gesù (PO 2; AG 4). Il giorno di Pentecoste, nel cenacolo "tutti furono pieni di Spirito Santo" (At 2,4). Ogni credente riceve "il sigillo" o "caparra" dello Spirito (Ef 1,13-14), per configurarsi a Cristo e prolungare la sua missione. I sacerdoti ministri, "in virtù dell'unzione dello Spirito Santo, sono segnati da uno speciale carattere che li configura a Cristo Sacerdote, in modo da poter agire in nome di Cristo, Capo della Chiesa" (PO 2). Il rinnovamento spirituale e pastorale del sacerdote consiste nel "ravvivare la grazia di Dio" ricevuta nell'ordinazione (2Tim 1,67), per evangelizzare con la forza dello stesso Spirito (cfr 1Tim 4,14). La disponibilità missionaria del sacerdote ha origine nell'ordinazione sacerdotale, che è partecipazione al sacerdozio e alla missione di Cristo, per servire nella e dalla Chiesa particolare. "Il dono spirituale che i presbiteri hanno ricevuto nell'ordinazione non li prepara ad una missione limitata e ristretta, bensì ad una vastissima e universale missione di salvezza 'fino ai confini della terra' (At 1,8), dato che qualunque ministero sacerdotale partecipa della stessa ampiezza universale della missione affidata da Cristo agli apostoli. Infatti, il sacerdozio di Cristo, di cui i presbiteri sono resi realmente partecipi, si dirige necessariamente a tutti i popoli e a tutti i tempi, né può subire limite alcuno di stirpe, nazione o età... Ricordino, quindi, che ad essi incombe la sollecitudine di tutte le Chiese" (PO 10). "Tutti i sacerdoti debbono avere cuore e 4 mentalità missionaria" (RMi 67). "Per la natura stessa del loro ministero, essi debbono dunque essere penetrati e animati di un profondo spirito missionario e di quello spirito veramente cattolico che li abitua a guardare oltre i confini della propria diocesi, nazione o rito, e ad andare incontro alle necessità della Chiesa intera, pronti nel loro animo a predicare dovunque il Vangelo" (Pastores dabo vobis 18). Questa "sollecitudine per tutte le Chiese" (2Cor 11,28) equivale alla disponibilità che deriva dal carisma sacerdotale. Come ministri di Cristo e della Chiesa, "la loro vita è stata consacrata anche per il servizio delle missioni" (AG 39; can. 529). La missione sacerdotale abbraccia "tutta la diocesi e tutta la Chiesa" (LG 28). In questo modo, in ogni comunità ecclesiale il sacerdote "rende visibile la Chiesa universale" (LG 28). L'animazione missionaria della comunità Nel sacerdote ministro, il servizio profetico di annunzio consiste nell'insegnamento che richiede la testimonianza della vita (PO 4; can. 767-780). Il servizio cultuale (specialmente nella celebrazione eucaristica) fa sì che tutti i fedeli possano esercitare il sacerdozio comune che è anche immolazione con Cristo per la vita del mondo (cfr PO 5). Il servizio di costruire la comunità, secondo il comandamento dell'amore, si converte in principio attivo di unità e di missionarietà (LG 23; PO 6 e 9). Le tre dimensioni del ministero e della missione sacerdotale si esercitano con l'equilibrio tra la contemplazione e la missione, di modo che Cristo si prolunghi nella comunità ecclesiale e in tutta l'umanità. Per questo la finalità della missione sacerdotale consiste nel riunire la famiglia di Dio per formarla ed edificarla come "strumento efficace per indicare o per agevolare il cammino che porta a Cristo e alla sua Chiesa" (PO 6). Il sacerdote è animatore qualificato della comunità ecclesiale missionaria, specialmente a partire dalla Chiesa particolare o diocesi, sempre nella prospettiva della Chiesa 5 universale. Il servizio ministeriale nella Chiesa particolare ha l'obiettivo di renderlo un'eco e una concretizzazione di tutta la Chiesa poiché "la Chiesa particolare è obbligata a riprodurre il più perfettamente possibile la Chiesa universale" (AG 20). E' in essa che "è presente e opera la Chiesa di Cristo, una, santa, cattolica e apostolica" (CD 11). Il sacerdote aiuta la comunità ecclesiale a raggiungere la maturità di essere Chiesa "piantata" e per ciò stesso responsabile della missionarietà universale (cfr AG 6). Parte integrante del ministero sacerdotale è la responsabilità di suscitare tutte le vocazioni (PO 6), il che suppone risvegliare la dimensione missionaria propria di ciascuna di esse. Egli è il primo responsabile per risvegliare la coscienza missionaria di ogni fedele. In questo senso si comprende meglio il servizio di essere principio di unità in una comunità ecclesiale concreta e nella prospettiva della comunione e della missione universale. Questa stessa dimensione missionaria deve essere rispettata in tutti e in ciascuno dei servizi apostolici e ministeri. Il sacerdote ministro è l'animatore della comunità cristiana, fino a renderla cosciente della chiamata alla perfezione e alla missione senza frontiere. In rapporto alla Chiesa particolare, al Vescovo e al Presbiterio La missione sacerdotale si esercita come cooperazione con l'ordine episcopale (cfr LG 28; AG 39), nella Chiesa particolare e nella fraternità del Presbiterio. Il Vescovo, la diocesi e il Presbiterio, per loro natura, tendono all'azione missionaria locale e universale. In questo senso, si può comprendere la responsabilità missionaria del Vescovo, come capo della Chiesa particolare e del Presbiterio: "I Vescovi, in quanto garanti della Chiesa universale e di tutte le Chiese, abbiano una peculiare sollecitudine per l'opera missionaria, soprattutto suscitando, favorendo e sostenendo le iniziative missionarie nella propria Chiesa particolare" (can. 782). 6 Tutta la Chiesa particolare (diocesi) deve prendere "coscienza di essere inviata" a tutte le genti (AG 20; cfr AG 37; can. 782 e 791). Il ministero sacerdotale è uno strumento privilegiato per animare missionariamente tutta la comunità ecclesiale. Per il fatto di essere necessari cooperatori del Vescovo e dell'ordine episcopale (LG 28; CD 28; AG 39), i sacerdoti sono chiamati a realizzare la responsabilità missionaria del Vescovo e della Chiesa particolare. Il Vescovo "rappresenta la Chiesa" (LG 23). "La sollecitudine di annunciare il Vangelo in tutto il mondo appartiene al corpo dei Pastori" (LG 13; cfr CD 5-6; AG 19-20, 3839; can. 782,2). Ogni volta che, nel concilio Vaticano II, si invitano i Vescovi a mettere in atto la loro responsabilità missionaria universale, si parla anche della necessaria cooperazione dei sacerdoti: "Facciano ogni possibile sforzo, perché alcuni dei loro sacerdoti si rechino in terra di missione o nelle diocesi predette a esercitare il sacro ministero per tutta la loro vita, o almeno, per un determinato periodo di tempo" (CD 6; cfr CD 1-3, 5-6, 11, 22-23, 30-36). Il clero chiamato "diocesano" (secondo la terminologia conciliare: LG 28; CD 28; PO 8), tanto nella sua modalità di "secolare" come in quella di "religioso", è al servizio di "tutta la diocesi e tutta la Chiesa" (LG 28; CD 30). Il sacerdote deve far maturare la Chiesa locale fino a farla diventare missionaria (AG 6). "L'appartenenza e la dedicazione alla Chiesa particolare non rinchiudono in essa l'attività e la vita del presbiterio: queste non possono affatto esservi rinchiuse... (cita PO 10). Ne deriva che la vita spirituale dei sacerdoti dev'essere profondamente segnata dall'anelito e dal dinamismo missionario" (Pastores dabo vobis 32). Il sacerdote ministro è sempre membro del Presbiterio, il cui capo è il Vescovo come successore degli Apostoli. La "fraternità sacramentale" del Presbiterio di una diocesi (PO 8) trova la sua 7 origine nel sacramento dell'Ordine e nella natura sacramentale e missionaria della Chiesa. La comunità sacerdotale del Presbiterio ha una sua configurazione e carisma, sia nel campo della santificazione come in quelle dell'azione apostolica. In questa realtà ecclesiale del Presbiterio diocesano troviamo alcuni elementi fondamentali che costituiscono un'armonia e comunione salvifica: un principio di unità che è il Vescovo (LG 23,28; PO 7-8), una fraternità responsabile per la pastorale e per la spiritualità (LG 28; PO 8), una linea de generosità evangelica (PO 15-17) e una prospettiva missionaria senza frontiere (PO 10; LG 28). BIBLIOGRAFIA Y.M., CONGAR, Sacerdoce et laïcat, devant leur tâches d'évangélisation et de civilisation, Paris, Cerf 1965; J. ESQUERDA BIFET, Teología de la espiritualidad sacerdotal, Madrid, BAC 1991 (cap. 7: Ministros del Evangelio); Idem, Spiritualità e missione dei presbiteri, Casale Montferrato, PIEMME 1990 (cap. 6: Sacerdoti al servizio della Chiesa particolare e universale); Idem., Presenza e animazione missionaria del sacerdote nella comunità ecclesiale, "Rivista Vita Spirituale" 40 (1986) 437-460; J. LOPEZ GAY, La dimensione missionaria nel ministero sacerdotale, in: La dimensione missionaria..., Roma, PUM 1978, 15-38; J. SARAIVA, Il dovere missionario dei Pastori, in: Chiesa e Missione, Roma, Pont. Univ. Urbaniana 1990, 141-157; I. TRUJILLO, En torno a la identidad misionera del clero diocesano, "Misiones Extranjeras" 88-89 (1985) 311-322; R. ZECCHIN, I sacerdoti fidei donum, una maturazione storica ed ecclesiale della chiesa, Roma, Pont. Opere Missionarie 1990. missionarietà della